mercoledì 19 febbraio 2020

04-01-H1-01 – Viro Major

Viro Major
l’omaggio di Victor Hugo a Louise Michel


Ayant vu le massacre immense, le combat
Le peuple sur sa croix, Paris sur son grabat,
La pitié formidable était dans tes paroles.
Tu faisais ce que font les grandes âmes folles
Et, lasse de lutter, de rêver de souffrir,
Tu disais: "j’ai tué!" car tu voulais mourir.

Tu mentais contre toi, terrible et surhumaine.
Judith la sombre juive, Aria la romaine
Eussent battu des mains pendant que tu parlais.
Tu disais aux greniers: "J’ai brûlé les palais!"
Tu glorifiait ceux qu’on écrase et qu’on foule.
Tu criais: "J’ai tué! Qu’on me tue!" - Et la foule
Ecoutait cette femme altière s’accuser.
Tu semblais envoyer au sépulcre un baiser;
Ton oeil fixe pesait sur les juges livides;
Et tu songeais pareille aux graves Euménides.

La pâle mort était debout derrière toi.
Toute la vaste salle était pleine d’effroi.
Car le peuple saignant hait la guerre civile.
Dehors on entendait la rumeur de la ville.
Cette femme écoutait la vie aux bruits confus
D’en haut, dans l’attitude austère du refus.
Elle n’avait pas l’air de comprendre autre chose
Qu’un pilori dressé pour une apothéose;
Et, trouvant l’affront noble et le supplice beau
Sinistre, elle hatait le pas vers le tombeau
Les juges murmuraient: "Qu’elle meure! C’est juste!"
Elle est infâme - A moins qu’elle ne soit Auguste "
Disait leur conscience. Et les jugent, pensifs
Devant oui, devant non, comme entre deux récifs
Hésitaient, regardant la sévère coupable.

Et ceux qui, comme moi, te savent incapable
De tout ce qui n’est pas héroisme et vertu,
Qui savent que si l’on te disait: "D’ou viens tu?"
Tu répondrais: "Je viens de la nuit où l’on souffre";
Oui, je sors du devoir dont vous faites un gouffre!
Ceux qui savent tes vers mystérieux et doux,
Tes jours, tes nuits, tes soins, tes pleurs donnés à tous,
Ton oubli de toi-même à secourir les autres,
Ta parole semblable aux flammes des apôtres;
Ceux qui savent le toit sans feu, sans air, sans pain
Le lit de sangle avec la table de sapin
Ta bonté, ta fierté de femme populaire.
L’âpre attendrissement qui dors sous ta colère

Ton long regard de haine à tous les inhumains
Et les pieds des enfants réchauffés dans tes mains;
Ceux-la, femme, devant ta majesté farouche
Méditaient, et malgré l’amer pli de ta bouche
Malgré le maudisseur qui, s’acharnant sur toi
Te jetai tout les cris indignés de la loi
Malgré ta voix fatale et haute qui t’accuse
Voyaient resplendir l’ange à travers la méduse.

Tu fus haute, et semblas étrange en ces débats;
Car, chétifs comme tous les vivants d’ici-bas,
Rien ne les trouble plus que deux âmes mêlées
Que le divin chaos des choses étoilées
Aperçu tout au fond d’un grand coeur inclément
Et qu’un rayonnement vu dans un flamboiement.

Victor Hugo
Décembre 1871
Dopo aver visto l'immenso massacro, la lotta
Il popolo sulla sua croce, Parigi sul suo giaciglio,
La formidabile pietà era nelle tue parole.
Hai fatto quello che fanno le grandi anime pazze
E, stanca di lottare, di sognare, si soffrire,
Hai detto "Ho ucciso!" perché volevi morire.

Stavi mentendo contro di te, terribile e sovrumano.
Judith l'ebrea oscura, Aria la romana
Hanno battuto le mani mentre parlavi.
Hai detto ai giudici, "Ho bruciato i palazzi!"
Hai glorificato quelli che sono schiacciati e la folla.
Hai urlato: "Ho ucciso, uccidetemi!" - E la folla
Ho ascoltato questa donna altezzosa accusarsi.
Sembravi inviare un bacio alla tomba;
Il tuo occhio fisso pesante sui giudici lividi;
E tu pensavi alle serie Eumenidi[1].

La pallida morte era in piedi dietro di te.
Tutta la vasta stanza era piena di terrore.
Perché i sanguinari odiano la guerra civile.
Fuori sentimmo la voce della città.
Questa donna ha ascoltato la vita con rumori confusi
Dall'alto, nell'austero atteggiamento di rifiuto.
Non sembrava capire nient'altro
Che una gogna preparata per un'apoteosi;
E, trovando nobile l’affronto e bella la tortura
Sinistramente, affrettava il passo verso la tomba
I giudici mormorarono: "Che muoia! È giusto!"
È infame - a meno che non sia Augusto "
Ha detto la loro coscienza E li giudica, pensieroso
Davanti la loro coscienza, come tra due scogliere
Esitando, guardando la severa colpevole.

E quelli che, come me, ti sanno incapace
Di tutto ciò non è eroismo e virtù,
Chissà che se ti venisse chiesto, "Da dove vieni?"
Risponderesti: "Vengo dalla notte in cui soffriamo”;
Dove, esco dal dovere di cui voi fate un baratro!
Quelli che conoscono i tuoi versi misteriosi e dolci,
I tuoi giorni, le tue notti, le tue cure, le tue lacrime donate a tutti
Trascuri te stessa per aiutare gli altri,
La tua parola è come le fiamme degli apostoli;
Quelli che conoscono una casa senza fuoco, senza aria, senza pane
Il letto di cinghie con il tavolo di abete
La tua bontà, il tuo orgoglio di donna popolana.
L'amara tenerezza che dorme sotto la tua rabbia

Il tuo lungo sguardo di odio verso tutti gli inumani
E i piedi dei bambini si scaldarono nelle tue mani;
Questa, donna, davanti la tua fiera maestà
Meditante, e nonostante l'amara piega della tua bocca
Nonostante il maledetto che, facendoti del male
Ti ha gettato addosso ogni grido oltraggioso della legge
Nonostante la tua voce fatale e acuta che accusa te stessa
Guarda risplendere l'angelo attraverso la medusa.

Eri alta e sembrava strano in questi dibattiti;
Perché, gracilicome tutti quelli che vivono qui sotto,
Niente li turba più di due anime mescolate
Possa il caos divino delle cose stellate
Apertura in fondo a un grande cuore inclemente
E quell’irraggiamento visto in un bagliore.

Victor Hugo
Dicembre 1871




[1] Le Erinni (in greco: Ερινύες) sono, nella religione e nella mitologia greca, le personificazioni femminili della vendetta (Furie nella mitologia romana) soprattutto nei confronti di chi colpisce la propria famiglia e i parenti. Erano chiamate anche Eumenidi (ossia “le benevole”) quando erano in atteggiamento positivo.




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