LA COMUNE E I CONTADINI
Uno dei tanti mezzi, di cui si
valevano le classi privilegiate ed i governi loro rappresentanti, per porre
ostacolo all’emancipazione della classe operaia, consisteva nel suscitare le
diffidenze degli operai delle campagne contro gli operai delle città. Mentre i
diritti e gl’interessi degli uni e degli altri erano gli stessi, si faceva
credere agli operai delle campagne che quelli delle città volevano spogliarli
della terra, su cui versavano il loro sudore, o soffocare la loro libertà di
coscienza.
Michail Bakunin |
Nel settembre
del 1870 Bakunin aveva
sollevato la questione nelle sue Lettere
ad un francese sulla crisi presente, in cui ha esortato i rivoluzionari
ad incoraggiare i contadini e lavoratori agricoli a «prendersi la terra
e buttare fuori quei proprietari che vivono del lavoro altrui»,
incitandoli «a distruggere, con l’azione diretta, ogni istituzione
politica, giuridica, civile e militare», stabilire «l'anarchia in tutta la campagna». Era necessario,
dunque, convincere i contadini alla causa della rivoluzione, Bakunin aveva invitato
ancora una volta i rivoluzionari parigini ad andare nelle campagne a provocare
un'insurrezione contadina, offrendo ai contadini «subito i grandi
vantaggi materiali» che deriverebbero da una rivoluzione sociale, come
l’appropriazione della stessa terra, e l'abolizione dei debiti. Bakunin sosteneva che una “rivoluzione
che si impone sul popolo, sia per decreto ufficiale o con la forza delle armi,
non è una rivoluzione, ma il suo contrario, perché provoca necessariamente la
reazione”.
La Comune, intesa
all’emancipazione di tutti gli operai, comprese quanto fosse importante che i
lavoratori delle campagne aprissero gli occhi ed avessero chiara coscienza dei
loro rapporti coi lavoratori di Parigi: tanto più che era soprattutto sulle
masse contadine che il Thiers
si appoggiava per soffocare la rivoluzione comunale. Perciò un manifesto,
stampato a più di centomila copie, fu sparso per le campagne. Esso conteneva il
programma della Comune spiegato al popolo.
Dopo aver proclamato la
solidarietà, data l’uguaglianza delle loro condizioni reciproche, fra gli
operai delle città e gli operai delle campagne; dopo aver detto che se fosse
vero che la proprietà è frutto del lavoro, “Il contadino, che ha lavorato tanto, sarebbe proprietario,
possederebbe la casa, con un giardino ed una siepe, che è il sogno, la passione
di tutta la vita dei contadini, ma che non possono, purtroppo, acquistar mai, o
non acquisteranno, forse, se non contraendo debiti che risulteranno impossibili
da pagare”; il manifesto continuava dicendo che:
“[…] per mettere fine
a tante ingiustizie ed a tante disuguaglianze sociali, Parigi s’agita, reclama,
si solleva e vuol cambiate le leggi, che danno ai ricchi ogni potere sui
lavoratori.
Parigi
vuole che il figlio del contadino sia altrettanto istruito quanto il figlio del
ricco, e lo sia per nulla, perché la scienza umana è il bene comune di tutti
gli uomini e non è meno necessaria per ben condursi nella vita di quel che lo
siano gli occhi per vedere.
Parigi
vuole che non si sperperino milioni e milioni in famiglie principesche, nei
loro favoriti, nei loro servi; Parigi vuole che, abolita questa grossa spesa,
le tasse diminuiscano grandemente; Parigi vuole abolita la tassa del Sangue, la
leva; Parigi vuole che non ci siano più degl’impieghi pagati 20 mila, 30 mila,
100 mila franchi, che danno da mangiare ad un uomo, in un anno, la fortuna di
parecchie famiglie; Parigi vuole che questi denari, invece di essere spesi così
male, servano a fondare degli asili per la vecchiaia dei lavoratori.
Parigi
domanda che ogni uomo che non è proprietario non paghi un soldo di tasse; che
colui che non possiede più di una casa o di un campo non paghi nulla ancora;
che i piccoli proprietari paghino poco, e che tutto il peso delle tasse gravi
sui ricchi che possono pagare.
Parigi
vuole che siano i deputati, i senatori e i bonapartisti, che approvarono la
guerra, quelli che debbono pagare i cinque miliardi alla Prussia, e non la
nazione che quella guerra non la voleva.
Parigi
domanda che la giustizia non costi più nulla a quelli che ne hanno bisogno, e
che sia il popolo stesso quello che sceglie i giudici fra gli uomini onesti del
paese.
Parigi
vuole che la terra appartenga al contadino che la coltiva; che gli strumenti dl
lavoro appartengano all’operaio che li mette in opera; che il lavoro e il pane
siano assicurati a tutti.
La
guerra che fa Parigi è la guerra all’usura, alla menzogna, all’ozio”.