mercoledì 25 settembre 2019

04-01-T1 – Adolphe THIERS

ADOLPHE THIERS

  


Marie Joseph Louis Adolphe Thiers è stato un politico, storico e avvocato francese, primo presidente della Terza Repubblica francese.

È nato a Marsiglia il 15 aprile 1797, negli ultimi giorni della Rivoluzione, da una famiglia di commercianti. La sua vita fu dominata dall'ambizione del successo e dal desiderio smodato di arricchirsi. Dopo aver frequentato il liceo nella città natale, studiò legge ad Aix-en-Provence[1] e a ventitré anni divenne avvocato. Esercitò per poco la professione forense e nel 1821 si trasferì a Parigi dove in breve divenne una figura ben nota negli ambienti antiborbonici e liberali. Sostenitore di una monarchia parlamentare sul tipo di quella inglese, condusse la sua battaglia politica sul giornale Le Constitutionnel,  il giornale della borghesia finanziaria che premeva per la caduta del reazionario Carlo X.

Tra il 1823 e il 1827 pubblicò i dieci volumi dell'Histoire de la Révolution française che, inizialmente gli dettero grande fama in Francia e in Europa dove venne presto tradotta in inglese, tedesco, italiano, spagnolo, ma che ben presto venne giustamente dimenticata, dato che era un inno ai Borboni dai quali sperava di acquistare gratifiche, e rappresentò la prova, come storico, “della sua capacità di mentire [2]”.

Nel 1830 fu tra i fondatori del giornale Le National, ostile alla monarchia di Carlo X.

In occasione della Rivoluzione di Luglio (27-29 luglio 1830) che portò al rovesciamento di Carlo X, fu tra le personalità che convinsero l'apparentemente esitante Luigi Filippo d'Orléans ad accettare il trono di Francia, diventando, in questo modo, un suo futuro ministro. Il suo sogno è quello di una monarchia parlamentare ("Il re regna e non governa", scrive).

Eletto deputato nel 1830 nel collegio Bouches-du-Rhône[3], Thiers fu, inizialmente, sottosegretario alle finanze dal novembre 1830 al marzo 1831, quindi nel 1832 divenne ministro degli interni e poi, tra il 1832 e il 1834, dei lavori pubblici e commercio. "Entrato povero come Giobbe nel suo primo ministero, ne uscì milionario[4]”.

Nel 1833 ottenne un seggio all'Académie française e l'8 novembre dello stesso anno si sposò con Elise Dosne, figlia maggiore della sua amante, Euridice Dosne, moglie di un ricco agente di cambio. Questo matrimonio gli valse una grande fortuna.

Nell'aprile 1834 venne nuovamente nominato ministro degli interni e fu responsabile del massacro che represse duramente la seconda rivolta dei canuts, gli operai della seta di Lione, e i moti popolari, avvenuti dal 9 al 15 aprile, dei lavoratori lionesi che si erano permessi di scioperare, protestando per i loro bassi salari. Alla repressione sanguinosa, furono uccisi 600 operai, seguirono 10.000 arresti: fu una sorta di prova generale della «Settimana sanguinante» del maggio 1871. Negli stessi giorni, il 13 aprile, avveniva a Parigi la strage di rue Transnonain.

L'anno seguente, dopo il fallito attentato di Giuseppe Fieschi contro Luigi Filippo, impose con le "leggi di settembre" forti restrizioni alla libertà di stampa.

Nel 1836, quando era presidente del consiglio e ministro degli esteri, rassegnò le dimissioni a favore di François Guizot[5]. Dopo un soggiorno in Italia, nel 1838 tornò alla politica attiva, come influente membro dell'opposizione.

Nel marzo del 1840 fu nuovamente al governo come presidente del consiglio e ministro degli esteri, ma pochi mesi dopo, il 29 ottobre, rassegnò nuovamente le dimissioni per disaccordi con il re sulla politica estera in Medio Oriente. Rimasto deputato, tornò all'opposizione e iniziò a maturare convinzioni repubblicane. Nel 1840 dette alle stampe il primo dei venti volumi della Histoire du Consulat et de l'Empire che fu terminata nel 1862.

Quando re Bomba (Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie) fece le sue prove con Palermo nel gennaio 1848[6], Thiers, che da un pezzo non era più ministro, di nuovo si levò alla Camera dei deputati:

"Voi sapete, signori, egli disse, quello che sta succedendo a Palermo. Voi tutti, fremete (in senso parlamentare) nell'apprendere che una grande città è stata bombardata per quarantott'ore. E da chi? Da un nemico straniero, che applicasse diritti di guerra? No signori; dal suo proprio governo. E perchè? Perchè l'infelice città reclamava i suoi diritti. Ebbene, per aver reclamato i suoi diritti si prese quarantott'ore di bombardamento... Permettetemi di far appello all'opinione pubblica d'Europa. É rendere un servizio all'umanità levarsi e far echeggiare, da quella che è forse la tribuna più alta d'Europa, alcune parole (soltanto parole, in verità) di sdegno contro atti simili... Quando il reggente, Espartero, che pure aveva reso dei servizi al suo paese (il che Thiers non ha mai fatto), volle bombardare Barcellona per reprimere quell'insurrezione[7], da ogni parte del mondo si levò un generale grido di sdegno”.

Diciotto mesi più tardi il signor Thiers fu tra i più accaniti difensori del bombardamento di Roma da parte di un esercito francese. Tirando le somme a quanto pare per Thiers, dal nostro punto di vista, l'errore che trovò in re Bomba consistette soltanto nell'aver limitato il bombardamento a quarantott'ore.

Alla Camera dei deputati, si proclamò «del partito della rivoluzione» per provocare la caduta del suo ministero, senza immaginare che con esso sarebbe caduto anche il trono di Luigi Filippo. Quando questi decise di prendere la via dell'esilio, Thiers gli consigliò invano di reprimere nel sangue la Rivoluzione del febbraio 1848, lanciando una proposta per la riconquista di Parigi da parte dell'esercito e la liquidazione della folla rivoluzionaria e socialista. Analogo il suo comportamento in occasione della rivolta operaia di giugno sempre 1848, che egli avrebbe voluto fosse soffocata in modo ancora più brutale.

Venne proclamato il governo provvisorio che dette vita alla Seconda Repubblica francese. Thiers, nel frattempo divenne repubblicano e fece una campagna per la destra contro i socialisti e sostenne Luigi Napoleone Bonaparte e il Partito dell'Ordine. Bonaparte divenne presidente il 10 novembre fu eletto Luigi Napoleone Bonaparte con l'appoggio di Thiers che credeva di poterlo manovrare, ma venne emarginato e passò all'opposizione, continuando intanto ad arricchirsi con le miniere di Anzin[8].

Nel nuovo assetto istituzionale della Francia Thiers si schierò con l'ala conservatrice e contro la sinistra socialista e votò a favore dell'invio di truppe francesi contro la Repubblica Romana.

Thiers si oppose al colpo di Stato del 2 dicembre 1851 di Luigi Napoleone e venne arrestato ed esiliato. Nel 1852 ottenne il permesso di tornare in patria, ma si tenne lontano dalla politica attiva del Secondo Impero francese fino a quando il regime dette segni di apertura in senso liberale.

Nel 1863 venne eletto deputato a Parigi; fece un discorso sulle "necessarie libertà" e divenne il capo dell'opposizione liberale. Fu uno dei 16 deputati che votarono contro la guerra con la Prussia. Intuì che lo scontro con la Prussia era un fallimento e soprattutto non avrebbe portato guadagni alla borghesia degli affari, e la non difficile profezia, unitamente alla sua verbosa oratoria, gli procurò la fama di statista consumato e gli riaprì le porte di una nuova carriera politica.

Dopo la caduta di Napoleone III in seguito alla disfatta di Sedan nel 1870, Thiers, con l'aiuto di Jules Favre, negoziò l'armistizio con la Prussia e, in particolare, la cessione territoriale francese, contro l'assicurazione di una pace immediata. L’armistizio fu firmato il 28 gennaio 1871. Il 17 febbraio 1871 fu eletto a capo dell'esecutivo dall'Assemblea nazionale riunita a Bordeaux, e il 1º marzo 1871 fece ratificare dall'Assemblea stessa gli accordi preliminari che il 10 maggio portarono alla firma del Trattato di Francoforte[9], il quale imponeva la cessione di Alsazia e Lorena, e la permanenza in Francia di truppe di occupazione fino al completo pagamento di 5 miliardi di franchi oro come indennità di guerra.

Le pesanti condizioni del trattato e le misure impopolari prese dal governo Thiers, come la decisione di trasferire il parlamento a Versailles, anziché a Parigi, furono tra le cause della rivolta popolare nella capitale che dette vita alla Comune di Parigi.

Pronto a fare qualsiasi cosa per disarmare il popolo di Parigi, fu ancora lui che ordinò di impossessarsi delle armi della Guardia Nazionale il 18 marzo.

All'età di settantatre anni, il monarchico convertito alla repubblica si importerà come difensore del paese, che aveva già tradito tramando con Bismarck, e in particolare paladino delle brave persone. La borghesia, gli uomini d'affari e l'aristocrazia imperiale erano pronti a fare qualsiasi cosa per soffocare la Comune, una vera rivoluzione sociale capace di scuotere le fondamenta della società francese, e trovarono in Thiers un servo devoto.

Thiers non si ritirò davanti ad alcuna bassezza per fermare Parigi. Dichiarò ufficialmente guerra alla "sommossa" e assediò e bombardò la capitale con l'esercito. Dal 25 aprile ha messo in atto un blocco alimentare della città, che vece aumentare i prezzi degli alimenti di base e travolse i parigini più poveri. La borghesia fu pronta a far morire di fame Parigi, per impedire alla gente di reclamare il dovuto! Thiers poté contare anche sugli agenti di polizia e sulle spie rimaste in città, delle quali sovvenzionava le denunce.

L'8 maggio aveva persino osato esibire a Parigi un appello a radunare l'esercito dell'ordine, in cui negava i bombardamenti, anche se nella città tutti gli uomini e le donne, erano vittime dei bombardamenti di Versailles. Il Comitato di salute pubblica rispose in un proclama che se Thiers è costretto a "fare appello al tradimento" per sottomettere la grande città, è che per lui è impossibile "superare con le armi la popolazione eroica di Parigi". La Comune di Parigi venne repressa da Thiers con estrema durezza tra il 21 e il 28 maggio del 1871.

Maestro di piccole truffe di Stato, virtuoso dello spergiuro e del tradimento, artista in tutti i bassi stratagemmi, nelle astuzie furbesche e nelle vili perfidie delle lotte di partito [...] con pregiudizi di classe al posto delle idee e con la vanità al posto del cuore; con una vita privata altrettanto infame quanto è odiosa la sua vita pubblica[10]”: questo fu l'uomo che guiderà la lotta della borghesia francese contro il proletariato di Parigi. Non ci volle molto, ad un siffatto uomo politico, per capire che le rivendicazioni della plebe parigina erano incompatibili con certi obiettivi. Bisognava liquidare al più presto le bardature giacobine, rassicurare i possidenti ai quali si doveva chiedere di sottoscrivere il prestito per pagare l'indennità di miliardi di franchi imposta da Bismarck, fare in modo che le manifatture riprendessero a produrre e che il bilancio della Francia stesse in ordine come quello delle singole aziende. La «vile moltitudine» (così Thiers definiva la plebe parigina) doveva rientrare nella legalità.

Il 31 agosto 1871 venne eletto primo presidente della Terza Repubblica francese. Durante il suo mandato portò avanti riforme di natura fiscale e militare, e lanciò con successo un prestito nazionale che permise di pagare al più presto il debito di guerra e liberare così il territorio francese dalle truppe di occupazione. La composizione politica dell'Assemblea giocava però contro di lui: trenta bonapartisti, duecento repubblicani, quattrocento monarchici, divisi questi ultimi tra legittimisti e orleanisti. Il 19 maggio 1873 il governo venne sciolto e ricostituito, ma il 24 maggio Thiers venne messo in minoranza e si dimise dalla carica di Presidente. A settembre dello stesso anno l'ultimo soldato prussiano lasciava la Francia. Thiers continuò a essere membro dell'Assemblea, e poi della Camera dei deputati, e nel 1875 votò a favore della nuova Costituzione. Morì a Saint-Germain-en-Laye[11] il 3 settembre 1877 e venne sepolto con solenni funerali di stato nel cimitero parigino del Père Lachaise.



[1] Nel dipartimento delle Bocche del Rodano, nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

[3] Dipartimento della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

[5] François Pierre Guillaume Guizot (Nîmes, 4 ottobre 1787 – Abbazia di Val-Richer, 12 settembre 1874) è stato un politico e storico francese.

[6] Il 1848 è famoso nella storia come l’anno delle rivoluzioni europee. La prima città che si sollevò contro i suoi governanti, i Borbone, fu Palermo, dove il moto iniziò il 15 gennaio. L’esercito borbonico, per tentare di sedare l’insurrezione, intervenne violentemente. La rivolta siciliana, nonostante tutto, ebbe successo ed ottenne l’indipendenza dal regno borbonico napoletano, fino al 15 maggio del 1849, quando le truppe regie napoletane entrarono a Palermo e posero fine alla secessione dell’isola. Nel settembre 1848 la città di Messina, assediata dell’esercito di Ferdinando II di Borbone, fu tempestata da numerosi bombardamenti, ciò valse al sovrano l’epiteto di “re bomba”.

[7] Il 3 dicembre del 1842 le manifestazioni di protesta di Barcellona, causate dalla politica fiscale del reggente Baldomero Espartero, furono represse sanguinosamente dallo stesso Espartero che, ordinò un attacco indiscriminato alla città, il cui bombardamento causò numerose vittime.

[8] Nel dipartimento del Nord nella regione dell'Alta Francia.

[9] Il trattato di Francoforte  fu firmato nella città tedesca il 10 maggio 1871 e mise fine alla guerra franco-prussiana del 1870-1871. Il trattato venne alla fine di negoziazioni condotte tra Adolphe Thiers e il cancelliere Otto von Bismarck il 26 febbraio 1871 e dopo la ratifica del trattato da parte del parlamento francese il 1º marzo.

[11] Nel dipartimento degli Yvelines, nella regione dell'Île-de-France.