OLIVIER SOUÊTRE
Olivier Marie Souêtre, detto
Souvestre, è nato il 27 dicembre 1831 a Plourin-lès-Morlaix[1]
ed è stato un poeta e cantante bretone. Partecipò attivamente alla Comune di
Parigi e al movimento anarchico, di cui ne divenne il cantante. Scrisse poesie e canzoni rivoluzionarie e pacifiste: La
Marianne, La Commune ressuscitée, Crosse en l’air, Le
premier Mai du Père Peinard, Le Massacre de Fourmies, Le chant
d'un soldat.
Venne dichiarato all’anagrafe
sotto il nome di Souêtre, ma, secondo le indagini del sindaco del suo comune
fatto su sua richiesta, Souvestre era il nome di suo nonno e fu nel 1800 che fu
fatta la sostituzione. Dal 1850 al 1862, firmò Souvestre in riferimento al nome
apparso nelle locazioni di suo padre. Nel 1862, decise di riprendere il suo
nome legale per la pubblicazione del suo romanzo a Parigi.
Foglio volante del gwerzGralon ha Kear Is |
Nacque da Maurice Souêtre
(1796-1854), mugnaio al Moulin de la Pierre e sua moglie, Catherine Razer.
La sua intelligenza è stata
notata dal poeta bretone Jean Pierre Marie Le Scour, che lo incontrò nel
presbiterio di Plourin[2]
e lo mandò a Quimper[3]
nel
seminario maggiore.
A quell'età, all'età di 19
anni, avrebbe composto la cantilena in bretone Ar Roue Gralon ha Kear Ys,
ispirata alla città perduta di Is, l'«Atlantide Bretone» (canzone ripresa anche
da Alan Stivell[4])
e che fu uno dei principali diffusori della leggenda del re Gradlon e della
città di Ys, una falsa contraffazione di un testo antico.
Questo testo
venne pubblicato nel 1850 accompagnato da un poema di Jean Pierre Marie Le
Scour[5]
sul passato leggendario di Rumengol. Le Scour, lo prese sotto la sua protezione
e gli fornirà i mezzi per vivere per più di 12 anni.
Souêtre
rinunciò al sacerdozio alla fine di un anno, a causa di una storia d'amore, e
scoprì le opere del presbitero, teologo e filosofo francese, Félicité de
Lamennais, che sosteneva un ruolo più sociale della Chiesa e che subì, per
questo motivo, una condanna papale. Prestò servizio nella fanteria navale a
Rochefort[6],
ma rimase lì solo per due anni, fino alla fine del 1854, poiché suo padre era
appena morto, e Olivier era il figlio maggiore di una vedova che aveva anche
una figlia. Sua madre andò a gestire un negozio di liquori a Morlaix[7],
grazie
a Le Scour, che diede al figlio, considerato un amico molto intimo, un lavoro
come commesso.
Le Scour mise la sua fortuna
al servizio della letteratura bretone e sostenne molti scrittori e cantanti.
Nel 1858, volendo farsi un
nome nelle lettere e prima in teatro, Olivier Souêtre andò a lavorare a Parigi
per conto della compagnia ferroviaria Graissezac, a Béziers[8]
per gli archivi della Compagnie d'Orléans e pubblicò, nel 1862, a spese di
Jean-Pierre Le Scour[5], un romanzo in francese, "Mikaël, kloarek
breton" che non conseguì alcun successo, tanto più che l'editore,
Poulet-Malassis, fallì poco dopo.
La sua corrispondenza con Le
Scour, lo mostra sempre più sensibile alle idee rivoluzionarie e sempre più
critico nei confronti della Chiesa cattolica, che sembrò distorcere i legami
con Jean Pierre Le Scour[5], dal momento che non dedicò più, nel 1868, la sua
canzone An hini a garan al suo amico, ma a sua moglie, nella sua
raccolta di poesie e canzoni "Telenn Remengol".
Partecipò alla Comune nel
1871 e fu ferito nei combattimenti di Issy-les-Moulineaux nel gennaio 1871.
Ricevette un proiettile in gola, ma riuscì a sfuggire al plotone di esecuzione.
Licenziato dalla Compagnia di
Orleans, trovò lavoro, prima come correttore di bozze, poi come impiegato al
Banco nazionale di sconto di Paris.
Una volta che
la Repubblica si stabilizzò e la repressione anti-Comunarda si fermò, iniziò a
scrivere i testi di diverse canzoni rivoluzionarie e anarchiche in francese,
tra cui, nel 1883, "La Marianne", con la musica di Léon Trafiers,
pseudonimo di Saint Ferréol, che vene tradotta in più lingue ed è stato una
canzone emblematica dei movimenti sociali europei prima del trionfo
dell'Internazionale.
Nel 1888
venne eseguita l'opera "Le Roi d'Ys"
su musica di Edouard Lalo, liberamente ispirata all'opera di Souêtre.
Venne ascoltata ovunque nella
Bretagna occidentale e Soutre disse di averla sentita cantare dai suoi
avversari del 1871: le guardie mobili bretoni.
Nel 1896, proprio l'anno della
sua morte, pubblicò "La Cité de l'Egalité", un dialogo di 30
pagine che rendeva omaggio al lavoro della Comune,
invocando una rivoluzione Comunalista anti-autoritaria che si sarebbe
realizzata nel 1930 e proponeva una Francia totalmente federale basata sulla
"reciproca indipendenza dei comuni" in una prospettiva anarchica. In
appendice, 20 pagine di "poesie varie" contengono gran parte della
sua produzione poetica. C'è il testo di "la Marianne" e del
"Massacre de Fourmies". A proposito di "la Marianne",
"l'editore" scrisse di essere stato sorpreso di averla sentita a
Bruxelles perché era diventata l'inno del Partito socialista belga.
Olivier Souêtre è morto a
Parigi il 30 dicembre 1896.
Le chant d'un soldat
(Il canto di un soldato)
Testo di Olivier Maria Souêtre
Musica di M.me Souêtre
1885
Le Chant d'un soldat descrive
sia crudamente le torture inflitte ai soldati ribelli nei “Biribi”, le
compagnie di disciplina militare, sia protesa contro l'utilizzo della truppa
negli scontri sociali. La canzone fu scritta il 26 febbraio 1885, ma fu
pubblicata solo l'anno seguente da A. Le Roy (senza indicazione dell'autore)
sotto il titolo con il quale è generalmente nota. La musica fu scritta dalla
moglie di Olivier Maria Souêtre, indicata soltanto come “M.me Souêtre”.
Alla sua
«riscoperta» ha senz'altro contribuito la menzione che ne fa l'anarchico
italiano Armando Borghi[9]
nelle
sue memorie «Mezzo secolo d'Anarchia
1898-1945», che nel 1912, rifugiato in Francia, vide cantare e
rappresentare durante la vague antimilitarista che precedette di poco lo scoppio
della prima guerra mondiale.
Testo in francese
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Testo in italiano
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Je suis le serf de la caserne,
Misérable porte-giberne,
Plus à plaindre qu'un portefaix;
Car nos bourgeois, race bâtarde,
Ont fait de moi leur chien de
garde.
Prudhommes, digérez en paix!
Mais si le vent dresse des
barricades,
Si les pavés ont des couleurs
d'éclair,
Devant le peuple, camarades,
La crosse en l'air! La crosse en
l'air!
Là-bas, de son baiser de flamme,
Marianne enivrait mon âme!
Aux jours de douce liberté;
Ici, comme un forçat au bagne,
J'ai la consigne pour compagne:
Triste compagne, en vérité!
Mais si le vent dresse des
barricades,
Si les pavés ont des couleurs
d'éclair,
Devant le peuple, camarades,
La crosse en l'air! La crosse en
l'air!
Pour apprendre à plier l'échine,
J'ai passé par la crapaudine,
Secoué d'un haineux frisson!
Et l'officier puant la gomme
S'amuse à meurtrir mon coeur
d'homme;
La brute n'a pas la raison!
Mais si le vent dresse des
barricades,
Si les pavés ont des couleurs
d'éclair,
Devant le peuple, camarades,
La crosse en l'air! La crosse en
l'air!
Aux champs labourés par nos
bombes,
Germains, pour qui tant
d'hécatombes?
Pour les vautours, ces oiseaux
gras!
Une guerre plus légitime,
C'est la guerre à qui nous
opprime:
La seule que je ne fais pas!
Mais si le vent dresse des
barricades,
Si les pavés ont des couleurs
d'éclair,
Devant le peuple, camarades,
La crosse en l'air! La crosse en
l'air!
Qui donc me parle de patrie?
Ces galonnés, graine pourrie
Des plus lâches capitulards!
Le sang français souille leurs
armes,
Et je dois leur cacher mes
larmes:
Toujours, malheur aux
communards!
Mais si le vent dresse des
barricades,
Si les pavés ont des couleurs
d'éclair,
Devant le peuple, camarades,
La crosse en l'air! La crosse en
l'air!
Un grand cri monte de la terre,
Le cri du sombre prolétaire,
Écho d'un monde douloureux...
A ces affamés en guenilles
II faut le pain de leurs
familles:
Et c'est du plomb que j'ai pour
eux!
Mais si le vent dresse des
barricades,
Si les pavés ont des couleurs
d'éclair,
Devant le peuple, camarades,
La crosse en l'air! La crosse en
l'air!
Sur les ruines de ce monde,
Je voudrais bien mener la ronde,
En écrasant tous les Chagots!
Trop fier encor, pour me
soumettre,
Ma devise est: "Ni Dieu, ni
maître!"
Je suis le soldat des Égaux!
Mais si le vent dresse des
barricades,
Si les pavés ont des couleurs
d'éclair,
Devant le peuple, camarades,
La crosse en l'air! La crosse en
l'air!
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Sono lo schiavo della caserma,
Un miserabile portagiberna,
Da commiserare più d'un facchino;
Ché i nostri borghesi, razza bastarda,
Han fatto di me il loro cane da guardia.
Borghesucci, digerite in pace![10]
Ma se il vento alza barricate,
Se i selciati son color del lampo,
Dinanzi al popolo, compagni,
Fucile alzato! Fucile alzato!
Laggiù, coi suoi baci ardenti
Marianna[11]
m'inebriava l'anima
Nei giorni di dolce libertà!
Qui, come un forzato al bagno
Ho la consegna come compagna;
Triste compagna, in verità!
Ma se il vento alza barricate,
Se i selciati son color del lampo,
Dinanzi al popolo, compagni,
Fucile alzato! Fucile alzato!
Per imparare a piegar la schiena
Sono passato per l'incaprettamento[12],
Scosso da un fremito d'odio!
E l'ufficiale che puzza di gomma[13]
Si diverte a umiliare la mia umanità;
Quel bruto è del tutto pazzo!
Ma se il vento alza barricate,
Se i selciati son color del lampo,
Dinanzi al popolo, compagni,
Fucile alzato! Fucile alzato!
Nei campi arati dalle nostre bombe,
Fratelli, perché sì tante ecatombe?
Per gli avvoltoi, quegli uccelli grassi!
Una guerra più legittima
E' quella fatta a chi ci opprime:
La sola che non faccio!
Ma se il vento alza barricate,
Se i selciati son color del lampo,
Dinanzi al popolo, compagni,
Fucile alzato! Fucile alzato!
Chi dunque mi parla di patria?
Questi ufficiali, semenza marcia
Dei più vigliacchi capitolardi![14]
Di sangue francese son sporche le loro armi
E io devo nascondere le mie lacrime:
Sempre sventura per i Comunardi!
Ma se il vento alza barricate,
Se i selciati son color del lampo,
Dinanzi al popolo, compagni,
Fucile alzato! Fucile alzato!
Un grande grido sale dalla terra,
Il grido dell'oscuro proletario,
Eco d'un mondo doloroso...
A questi affamati cenciosi
Occorre il pane per le loro famiglie:
Ed io per loro non ho che piombo!
Ma se il vento alza barricate,
Se i selciati son color del lampo,
Dinanzi al popolo, compagni,
Fucile alzato! Fucile alzato!
Sulle rovine di questo mondo
Vorrei davvero ballare in tondo
Schiacciando tutti gli Chagot![15]
Troppo fiero per sottomettermi
Il mio motto è «Né dio né padrone!»,
Io sono il soldato degli Eguali![16]
Ma se il vento alza barricate,
Se i selciati son color del lampo,
Dinanzi al popolo, compagni,
Fucile alzato! Fucile alzato!
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Il Chant d'un soldat nelle memorie
dell'anarchico italiano Armando Borghi[9]
Armando
Borghi[9], nelle sue memorie Mezzo secolo d'anarchia 1898-1945
ricorda anche il "Chant d'un soldat"; non c'è infatti alcun dubbio
che la "Crapaudine" menzionata da Borghi si riferisca proprio a
questa canzone (trascrizione da pag. 124 dell'opera):
"Equipes di questi
artisti davano spettacoli in giro per la Francia. La propaganda antimilitarista
sfolgorava. Tutti acclamavano la canzone "La Crapaudine", che
descriveva la tortura inflitta in Biribi (sinonimo di compagnia di disciplina
militare) al soldato ribelle. Il "chansonnier" cantava, e ai suoi piedi un uomo in divisa
militare giaceva, mani e piedi legati da una catenella al disopra del dorso, in
modo da dare l'idea del pollo in casseruola: da cui il nome di "crapaudine".
[1] Nel
dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna.
[4] Alan Stivell, nome d'arte in bretone
di Alain Cochevelou (Riom, 6 gennaio 1944), è un cantautore e arpista francese di
celtic fusion. A lui si deve in gran parte la rinascita ed il rinnovamento della
musica tradizionale bretone, che, a partire dagli anni settanta, lo ha reso celebre
nel mondo intero. Il suo nome è legato indissolubilmente all'arpa celtica, strumento
del quale non solo è un virtuoso, ma che è letteralmente rinato con lui e con la
sua famiglia.
[5] Jean-Pierre-Marie Le Scour, più semplicemente
Jean-Pierre Le Scour o Lescour, nato a Hanvec (Finistère), il 2 marzo 1811 e
morto il 19 agosto 1870 a Morlaix, era un poeta bretone.
[6] Un arrondissement
dipartimentale della Francia situato nel dipartimento della Charente Marittima,
appartenente alla regione della Nuova Aquitania.
[9] Armando Borghi (Castel Bolognese,
6
aprile 1882 - Roma, 21 aprile 1968) è
stato scrittore, sindacalista e anarchico antiorganizzatore italiano.
[10] Il termine di prudhommes usato per «borghesi, borghesucci, benpensanti» sembra
riflettere un uso dell'epoca (il termine è antico: preud'hommes «prodi, uomini valorosi»). Attualmente i prud'hommes sono magistrati elettivi di primo grado che si occupano
di diritto del lavoro (questioni e rotture contrattuali ecc.)
[11] Marianna (Marianne) è la
fanciulla col berretto frigio che simboleggia la Repubblica Francese così come
nata dalla Rivoluzione. Olivier Maria Souêtre scrisse una canzone assai celebre
intitolata La Marianne.
[12] Così è stata tradotta la
«crapaudine», la tortura riservata ai soldati insubordinati nelle compagnie di
disciplina militare, i «Biribi» di triste memoria. La tecnica della
«crapaudine» è visibile nella seguente illustrazione:
«Crapaudine» significa, alla
lettera, «rospa»; ma, come avverte Armando Borghi, che vide rappresentare la
canzone, l'immagine è quella del «pollo in casseruola». La «crapaudine» è in
effetti una maniera di preparare e presentare il pollo in pentola, che ricorda
da vicino la posizione della terribile tortura militare.
[13] L'espressione si riferisce
senz'altro al puzzo di gomma che emanavano gli stivali in dotazione agli
ufficiali; ma è da tenere presente anche che l'espressione gergale à
la gomme significa «buono a nulla, essere
inutile». «Puer la gomme» significa anche «puzzare di buono a nulla».
[14] Il termine «capitolardi» è stato
creato ad hoc per questa traduzione, anche
stante la rima con «Comunardi». Capitulard
significa «chi capitola ignominiosamente» ed è un termine nato precisamente con
la sconfitta nella guerra
franco-prussiana del 1870 dalla quale scaturì poi la Comune di
Parigi. Fu coniato in primis per l'«imperatore» Napoleone
III,
l'ignobile e vile capitulard per eccellenza
(da ricordare che era salito al potere come presidente della Repubblica, e che
si proclamò «imperatore» in seguito al colpo di stato del 2 dicembre 1851).
[15] Il riferimento è a Jules Chagot,
industriale minerario che, nel suo periodo di massimo fulgore ebbe ad avere
sotto di sé circa 4700 minatori. Celebre per il suo paternalismo, non esitò
neanche un momento a far intervenire la truppa in occasione di duri scontri
sociali. Qui «Chagots» è usato come sinonimo di «sfruttatori».
[16] Chiaramente il riferimento è qui
alla «Congiura degli Eguali» di Gracco Babeuf.