LUNEDÌ 8 MAGGIO 1871
(18 FIORILE
ANNO 79)
«Le
Père Duchêne» così commenta la decisione di aprire la scuola comunale
di rue d'Homonel: “Diavolo! Ecco che si dà una maledetta-
soddisfazione ai sanculotti! Non c'è che dire! Si fa la rivoluzione. Si veda il
manifesto sull'insegnamento professionale. Certo, è nell'interesse del popolo!
Si può ben bestemmiare. Che colpo, ragazzi miei! Cari concittadini, se dopo
questo i vostri figli non saranno pimpanti, dovrete dire che son nati fottuti. E non è tutto, grandio. È
maledettamente probabile che questo faccia cambiare tutto, che gli uomini sono come le piante, quando il giardiniere sa
averne cura; crescono alte e diritte”.
Che cosa suscitava, nel suo linguaggio colorito,
l’ammirazione de «Le Père
Duchêne?» Innanzi tutto la possibilità per i figli dei lavoratori di
continuare gli studi oltre i dodici anni, mentre la sete di profitto dei
padroni li sospinge normalmente in fabbrica già all'età di 6-8 anni, per 10-12
ore al giorno, a un salario di fame.
Altro punto rivoluzionario: il programma
d'insegnamento è fondato su materie scientifiche o legate al reale (lingue
vive, disegno). Ci si lasciava alle spalle l'insegnamento tradizionale dei
collegi, zeppo di latino, di greco, di mitologia. Inoltre la scuola non è più un luogo chiuso, in cui la faceva da padrone
una minoranza di intellettuali; il manifesto comunardo invita gli operai al di
sopra dei 40 anni. a tenere dei corsi a scuola.
«Le
Père Duchêne» ha ben ragione a scrivere: “Niente più miseria per
questi ragazzi. Niente più fabbriche malsane, ambienti avvelenati! Sono i figli
del popolo, che ora giocano nel verde; studiano in aule ben illuminate, ridono
allegramente negli antichi chiostri”.
Con la caduta
della Comune sarà ripristinato lo sfruttamento della manodopera infantile.
La morsa versagliese si stringe attorno alle fortificazioni di Parigi.
Nonostante l'eroica resistenza, il forte Issy
cade definitivamente nelle mani dei «duri» di Thiers.