martedì 3 settembre 2019

02-20-83 - Le Père Duchêne

LE PÈRE DUCHÊNE (IL PADRE DUCHÊNE)


Le Père Duchêne n° 4
19 ventoso anno 79 – 10 marzo 1871
Giornale quotidiano
Opuscolo di otto pagine in formato 16x25 cm.
Stampato da Sornet, rue du Croissant 10.
68 numeri, dal 16 ventoso anno 79 (7 marzo 1871), al 3 pratile (22 maggio). Prezzo: 1 soldo (5 centesimi).
Il numero 1 è apparso il 7 marzo 1871. Le sue 30.000 copie furono ben presto esaurite, così ne furono ristampate 25.000. L'11 marzo, il giornale fermò la sua pubblicazione col numero 5. Riapparve il 21 marzo e pubblicato per altri 63 numeri fino al 22 maggio. La sua stampa variava da 60.000 a 70.000 copie.
In testa alla prima è situata una vignetta con su scritto: «La Repubblica o la morte». Nell’ultima pagina porta la firma: Le Pere Ducheine, rivenditore di forni. Gli editori erano tre: Alphonse Humbert, Eugene Vermersch, Maxime Vuillaume i cui nomi compaiono solo negli ultimi 3 numeri.
Le Père Duchêne è stato un giornale apparso durante i periodi rivoluzionari avvenuti in Francia; venne pubblicato la prima volta durante la rivoluzione francese, poi durante i movimenti rivoluzionari del XIX secolo e anche nel XX secolo.
Prese il titolo richiamandosi al periodico Le Père Duchesne pubblicato durante la Rivoluzione francese, il giornale degli Hebertisti, con redattore capo Jacques-René Hébert[1]; veniva stampato ogni tre giorni con una tiratura di cinquemila copie. Dopo la morte di Hébert, il titolo è riapparso con tutti i tipi di varianti (La mère Duchesne - la madre Duchesne, Les fils du père Duchesne - I figli di padre Duchesne, Le fils du père Duchêne Illustré, ecc.) almeno un centinaio di volte dal 1790, soprattutto durante la Rivoluzione del 1848 e la Commune di Parigi del 1871. Alla fine di questo capitolo potete trovare notizie più dettagliate di Hérbert e del suo Le Père Duchesne.
Fu uno dei sei giornali soppressi dal generale Vinoy prima della nascita della Comune. Soppresso dopo l’uscita del suo quinto numero, l’11 marzo. Dopo una breve interruzione, il numero 6 e i seguenti uscirono durante il periodo della Comune.
Secondo Maxime Vuillaume, il disegno che appare alla testa di ogni numero è dovuto a Federico Régamey[2], disegnatore e incisore. Possiamo vedere le sue iniziali, a sinistra. Egli scrive: "Seduto su una pila di ciottoli, tenendo il triangolo egualitario della mano destra, abbracciando un cannone col braccio sinistro, un sans-culotto, berretto frigio in testa, si appoggia sul leone popolare. Ai suoi piedi giacciono corone, mitre .. e bastoni pastorali di uno stormo di uccelli neri fuggiti verso l'orizzonte. Sul cielo chiaro sorge il motto immortale dei grandi antenati: La Repubblica o la morte!
Manifesto che annuncia la pubblicazione del primo numero de
Le Père Duchéne
Ogni numero aveva un sottotitolo «La gran collera ...», «Le buone opinioni ...» ed un altro sottotitolo indicava l'argomento del giorno: «Perché i cittadini membri della Comune sopprimano il trattamento dei mascalzoni»; «Perchè fare pagare l'affitto dei loro negozi chiusi ... (numero 17)», «Contro i cittadini membri della Comune che non sono andati alle elezioni e che hanno quello sguardo cagnesco, cazzo (numero 27)». Le Père Duchêne è stato il giornale più letto in città insieme a Le Cri du Peuple.
Il 5 marzo i muri di Parigi erano tempestati di manifesti rossi che annunciavano la pubblicazione del primo numero di Père Duchéne.
Il primo giorno Le Père Duchéne è apparso senza il numero di uscita. La seconda stampa, che è stata fatta pochi giorni dopo, portava in testa: n° 1.
Fu Vermersch a scrivere quasi interamente Père Dujchêne, almeno i primi articoli. Solo due o tre numeri sono stati scritti da Vuillaume, che era responsabile della redazione de La Sociale.
Di tendenza blanquista, estremamente radicale e senza compromessi, utilizza il linguaggio oltraggioso dei suoi predecessori. Il 20 ventoso (11 marzo), Père Duchêne venne soppresso per ordine del generale Vinoy. È apparso solo il 30 ventoso (21 marzo) dopo l'insurrezione, e presto è diventato il giornale più violento della Comune. Élie Reclus considerava Le Père Duchêne come “le plus ignoble, parce qu'il veut l'être (il più ignobile, perché vuole esserlo)”. Tutte le misure più odiose decretato che ha decretato il Comitato di Salute pubblica sono state proposte da Vermersch nel suo giornale ed è stato nelle feste fraterne dell'Hôtel-de-Ville, di cui è stato ospite frequente, che ha disegnato ogni sera le sue ispirazioni.
Il 5 marzo i muri di Parigi furono tappezzati da manifesti rossi che annunciavano l’uscita del primo numero.
Di Père Duchêne è uscito anche un numero 69, ma è un falso, ricercato da bibliofili, ne furono pubblicate 100 copie nel 1882 a Rotterdam.
Le Père Duchêne fu anche un del giornale Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale.
  




Le Père Duchesne – (L’edizione della Rivoluzione francese)

Le père Duchesne

Con Le Père Duchesse si indicano differenti giornali apparsi durante la Rivoluzione francese. Il più popolare fu il Je suis le véritable père Duchesne, foutre di Jacques-René Hébert[1], che pubblicò 355 numeri dal mese di settembre1790 fino al 14 marzo 1794, dieci giorni prima della sua morte sulla ghigliottina, avvenuta il 24 marzo 1794.
Pressoché contemporanei furono il Je suis le véritable père Duchesne, moi, foutre di Jean-Charles Lamel e le Lettres bougrement patriotiques du véritable père Duchesne, marchand de fourneax, di Antoine Lemaire[3], seguiti da decine di altri giornali il cui titolo faceva riferimento al personaggio del Père Duchesne.
Copertina del 25° numéro del Père Duchesne
di Jacques René Hébert
Nato nelle fiere del 'Settecento, il père Duchesne (padre Duchesne) era un personaggio tipo che rappresentava l'uomo del popolo sempre intento a denunciare gli abusi e le ingiustizie. Troviamo questo personaggio immaginario in un testo intitolato le plat de Carnaval (il piatto di Carnevale) e in un opuscolo anonimo del febbraio 1789 dal titolo Voyage du père Duchesne à Versailles (Viaggio di papà Duchesne a Versailles) o la Colère du père Duchesne, à l'aspect des abus (la rabbia di papà Duchesne, di fronte agli abusi) dello stesso anno. Nel 1789 diversi opuscoli sono stati pubblicati sotto questo nome. Nel 1790, un dipendente delle poste dal nome di Antoine Lemaire e l'ex abate Jean-Charles Jumel avevano lanciato dei giornali utilizzando lo pseudonimo fittizio di père Duchesne, ma quelli di Hébert, che i venditori ambulanti vendevano in strada gridando: “Il est bougrement en colère aujourd'hui le père Duchesne! (È dannatamente arrabbiato Padre Duchesne oggi!)”, si distinguono per la violenza che ha caratterizzato il suo stile di scrittura.
Dal 1790 al 1791, il père Duchesse era costituzionale e faceva gli elogi del Re Luigi XVI e di La Fayette, deplorando Maria Antonietta d'Austria e Marat e riservando la sua ira all'abate Maury, grande difensore dell'autorità papale contro la Costituzione civile del clero. Il governo stampò nel 1792 alcuni suoi numeri a spese della Repubblica, al fine di distribuirlo tra le forze armate con lo scopo di scuotere i soldati da un torpore considerato pericoloso per la salvezza della cosa pubblica.
In origine, la pubblicazione, effettuata presso la stamperia Tremblay, era su otto pagine non numerate nel formato in ottavo, che si pubblica quattro volte per decade e ad un costo di cinquanta centesimi al mese. La prima pagina di ogni numero era sormontata da una vignetta rappresentante il "père Duchesne" con una pipa e una conezione di tabacco in mano con questo motto: «Io sono il vero padre Duchesne, cazzo!» e due croci di Malta su ogni lato. La numerazione della rivista iniziò col primo numero di gennaio 1791. Dal numero 13, copiò la miniatura di un altro «père Duchesse», che si pubblicava in via del Vieux-Colombier, che rappresenta un uomo con i baffi, sciabola al fianco e un'ascia sollevata su un sacerdote che lo implora con entrambe le mani, a cui rivolge la minaccia «memento mori (ricorda che sei mortale)». Alla fine di ogni foglio vi sono due forni, uno dei quali è rovesciato. Quest'ultimo emblema rappresentava la professione del «padre Duchesse», che si diceva fosse un vecchio mercante di forni.
A partire dal numero 138, Hébert si separa dal suo editore Tremblay, che pubblica lui stesso qualche falso. Una volta ghigliottinato Hébert, i suoi nemici con sollievo si dedicano con gioia a parodie, come «La Grande Colère du père Duchesne, en voyant tomber sa tête par la fenêtre nazionale (la grande collera del padre Duchesne, quando vide la sua testa cadere dal davanzale pubblico)». Altri, come Saint-Venant con «Baffi senza paura», si sforzano di scrivere nello spirito dei tempi con parodie nuove nello stesso stile triviale che lo caratterizzava. Lebon ne pubblica uno nel 1797. Damane pubblica trentadue numeri con questo nome a Lione - Comune Affrancato.
Il titolo è stato ripreso più volte nel XIX secolo, soprattutto durante la Rivoluzione del 1848 e la Comune di Parigi nel 1871, con il nome Le Père Duchêne.
Destinato ad essere gridato per le strade, i sommari che precedevano i numeri di "Padre Duchesne" erano concepiti specificamente per catturare la curiosità del pubblico. Così si urlava: «La grande colère du père Duchesne contre le ci-devant comte de Mirabeau, qui a foutu au nez de l'Assemblée nationale une motion contraire aux intérêts du peuple (La grande rabbia di papà Duchesne contro sua signoria il conte di Mirabeau, che ha sostenuto di fronte all'Assemblea nazionaleuna mozione contraria agli interessi del popolo)» - «Les bons avis du père Duchesne à la femme du roi, et sa grande colère contre les jean-foutre qui lui conseillent de partir et d'enlever le dauphin (I saggi consigli di papà Duchesne alla moglie del re e la sua grande rabbia contro i pinco pallini che gli consigliano di partire e portar via il delfino)».
Essere segnalato come nemico della Repubblica nel le Père Duchesse si traduce spesso in una fine alla ghigliottina. Non esitò mai a chiedere, secondo le sue parole, che la «carrosse à trente-six portières (carrozza a trentasei porte)» trasportasse questo o quel «crapaud du Marais (rospo della palude - della piana)» «éternuer dans le sac (starnuto nel sacco)», «demander l'heure au vasistas (chiedere l'ora al finestrino)», «essayer la cravate à Capet (provare la cravatta a Capeto)», tutte metafore del ghigliottinamento.
"Le père Duchesne" esprime la sua gioia alla notizia della ripresa di Tolone (1793) con questi termini:
«Che carmagnole vi facciamo danzare, Austriaci, Prussiani, Inglesi!... Briganti coronati, orsi del Nord, tigri di Germania, voi credevate che bastasse abbassarsi e prendere delle città!... Vittoria, cazzo! vittoria! Aristocratici, che andiate a mangiare del formaggio! Sanculotti, gioite; cantate, bevete alla salute dei nostri valorosi guerrieri e della Convenzione. I nostri nemici sono ammutoliti. Tolone è ripresa, cazzo! Briganti monarchici, mangiatori di uomini, principi, re, imperatori, papa, che vi disputate i resti della Repubblica, tutti i vostri progetti se ne sono andati in un brodo di sangue…».





[1] Jacques-René Hébert (Alençon, 15 novembre 1757 – Parigi, 24 marzo 1794) è stato un giornalista e rivoluzionario francese. Fondatore nel 1790 del giornale Le Père Duchesne, iscritto al Club dei Cordiglieri e a quello dei Giacobini, divenne il rappresentante, dopo gli arrabbiati, dell'ala più radicale della Rivoluzione francese, dagli avversari chiamata "gruppo degli esagerati" o hébertisti. Fu arrestato e giustiziato durante il Regime del Terrore di Robespierre.
[2] Frédéric Régamey ( Parigi il 4 luglio 1849 - Parigi 1925) è stato un artista e scrittore francese, allo stesso tempo pittore di discipline sportive, in particolare scherma ed equitazione, paesaggista, acquarellista, pastellista , illustratore, incisore e litografo.
[3] Antoine Lemaire (Montargis, ... ...) è stato un giornalista e rivoluzionario francese. Impiegato alle poste e giornalista hebertista, fu tra gli autori originari della brochure Les Vitres cassées par le véritable père Duchêne député aux États généraux (I Vetri rotti dal vero padre Duchêne deputato agli Stati Generali) nel 1789, poi del giornale Lettres bougrement patriotiques du Père Duchêne (Lettere maledettamente patriottiche di Padre Duchêne) nel 1790.