LE PÈRE DUCHÊNE (IL PADRE DUCHÊNE)
Le Père Duchêne n° 4 19 ventoso anno 79 – 10 marzo 1871 |
Giornale quotidiano
Opuscolo di otto pagine in
formato 16x25 cm.
Stampato da Sornet, rue du Croissant 10.
68 numeri, dal 16 ventoso anno
79 (7 marzo 1871), al 3
pratile (22 maggio). Prezzo: 1 soldo (5 centesimi).
Il numero
1 è apparso il 7 marzo 1871. Le sue 30.000 copie furono ben presto
esaurite, così ne furono ristampate 25.000. L'11 marzo, il giornale fermò la
sua pubblicazione col numero 5. Riapparve il 21 marzo
e pubblicato per altri 63 numeri fino al 22
maggio. La sua stampa variava da 60.000 a 70.000 copie.
In testa alla prima è situata
una vignetta con su scritto: «La
Repubblica o la morte». Nell’ultima pagina porta la firma: Le Pere Ducheine, rivenditore di
forni. Gli editori erano tre: Alphonse
Humbert, Eugene
Vermersch, Maxime
Vuillaume i cui nomi compaiono solo negli ultimi 3 numeri.
Le Père
Duchêne è stato un giornale apparso durante i periodi rivoluzionari
avvenuti in Francia; venne pubblicato la prima volta durante la rivoluzione
francese, poi durante i movimenti rivoluzionari del XIX secolo e anche nel XX secolo.
Prese il titolo richiamandosi
al periodico Le Père Duchesne pubblicato durante la Rivoluzione
francese, il giornale degli Hebertisti, con redattore capo Jacques-René
Hébert[1]; veniva
stampato ogni tre giorni con una tiratura di cinquemila copie. Dopo la morte di
Hébert, il titolo è riapparso con tutti i tipi di varianti (La mère Duchesne
- la madre Duchesne, Les fils du père Duchesne - I figli di padre
Duchesne, Le
fils du père Duchêne Illustré, ecc.) almeno un centinaio di volte dal
1790, soprattutto durante la Rivoluzione
del 1848 e la Commune di
Parigi del 1871. Alla fine di questo capitolo potete trovare notizie più
dettagliate di Hérbert e del suo Le Père Duchesne.
Fu uno dei sei giornali
soppressi dal generale Vinoy
prima della nascita della Comune.
Soppresso dopo l’uscita del suo quinto
numero, l’11 marzo. Dopo una breve interruzione, il numero
6 e i seguenti uscirono durante il periodo della Comune.
Secondo Maxime
Vuillaume, il disegno che appare alla testa di ogni numero è dovuto a
Federico Régamey[2],
disegnatore e incisore. Possiamo vedere le sue iniziali, a sinistra. Egli
scrive: "Seduto su una pila di ciottoli, tenendo il triangolo
egualitario della mano destra, abbracciando un cannone col braccio sinistro, un
sans-culotto, berretto frigio in testa, si appoggia sul leone popolare. Ai suoi
piedi giacciono corone, mitre .. e bastoni pastorali di uno stormo di uccelli
neri fuggiti verso l'orizzonte. Sul cielo chiaro sorge il motto immortale dei
grandi antenati: La Repubblica o la morte!”
Manifesto che annuncia la pubblicazione del primo numero de Le Père Duchéne |
Ogni numero aveva un
sottotitolo «La gran collera ...», «Le buone opinioni ...» ed un
altro sottotitolo indicava l'argomento del giorno: «Perché
i cittadini membri della Comune
sopprimano il trattamento dei mascalzoni»; «Perchè fare pagare l'affitto
dei loro negozi chiusi ... (numero
17)», «Contro i cittadini membri della Comune che
non sono andati alle elezioni e che hanno quello sguardo cagnesco, cazzo (numero
27)». Le Père Duchêne è
stato il giornale più letto in città insieme a Le
Cri du Peuple.
Il 5 marzo i muri di Parigi
erano tempestati di manifesti rossi che annunciavano la pubblicazione del primo
numero di Père Duchéne.
Il primo giorno Le Père
Duchéne è apparso senza il numero di uscita. La seconda stampa, che è stata
fatta pochi giorni dopo, portava in testa: n° 1.
Fu Vermersch
a scrivere quasi interamente Père Dujchêne, almeno i primi articoli.
Solo due o tre numeri sono stati scritti da Vuillaume,
che era responsabile della redazione de La Sociale.
Di tendenza blanquista, estremamente radicale e
senza compromessi, utilizza il linguaggio oltraggioso dei suoi predecessori. Il 20
ventoso (11 marzo), Père Duchêne venne soppresso per ordine del generale
Vinoy.
È apparso solo il 30
ventoso (21 marzo) dopo l'insurrezione, e presto è diventato il giornale
più violento della Comune. Élie
Reclus considerava Le Père Duchêne come “le plus ignoble, parce
qu'il veut l'être (il più ignobile, perché vuole esserlo)”. Tutte le misure più
odiose decretato che ha decretato il Comitato
di Salute pubblica sono state proposte da Vermersch
nel suo giornale ed è stato nelle feste fraterne dell'Hôtel-de-Ville,
di cui è stato ospite frequente, che ha disegnato ogni sera le sue ispirazioni.
Il 5 marzo i muri di Parigi
furono tappezzati da manifesti rossi che annunciavano l’uscita del primo
numero.
Di Père Duchêne è
uscito anche un numero 69, ma è un falso, ricercato da bibliofili, ne furono
pubblicate 100 copie nel 1882 a Rotterdam.
Le Père
Duchêne fu anche un del giornale Resistenza francese durante la seconda
guerra mondiale.
Le Père
Duchesne – (L’edizione della Rivoluzione francese)
Le père Duchesne |
Con Le
Père Duchesse si indicano
differenti giornali apparsi durante la Rivoluzione
francese. Il più popolare fu il
Je suis le véritable père
Duchesne, foutre di Jacques-René Hébert[1], che pubblicò 355
numeri dal mese di settembre1790 fino
al 14 marzo 1794, dieci giorni prima della sua morte sulla ghigliottina, avvenuta il 24 marzo 1794.
Pressoché
contemporanei furono il Je suis le véritable père Duchesne, moi,
foutre di Jean-Charles Lamel e le Lettres
bougrement patriotiques du véritable père Duchesne, marchand de fourneax,
di Antoine Lemaire[3],
seguiti da decine di altri giornali il cui titolo faceva riferimento al
personaggio del Père Duchesne.
Copertina del 25° numéro del Père Duchesne di Jacques René Hébert |
Nato nelle fiere del
'Settecento, il père Duchesne (padre Duchesne) era un personaggio tipo che rappresentava l'uomo del popolo sempre
intento a denunciare gli abusi e le ingiustizie. Troviamo questo personaggio
immaginario in un testo intitolato le
plat de Carnaval (il piatto di
Carnevale) e in un opuscolo anonimo del febbraio 1789 dal titolo Voyage du père Duchesne à Versailles (Viaggio di papà Duchesne a Versailles) o la Colère du père Duchesne, à l'aspect
des abus (la rabbia di papà
Duchesne, di fronte agli abusi) dello stesso anno. Nel 1789 diversi opuscoli
sono stati pubblicati sotto questo nome. Nel 1790, un dipendente delle poste
dal nome di Antoine Lemaire e l'ex abate Jean-Charles Jumel avevano
lanciato dei giornali utilizzando lo pseudonimo fittizio di père Duchesne, ma quelli di Hébert,
che i venditori ambulanti vendevano in strada gridando: “Il est bougrement en colère aujourd'hui le père Duchesne! (È
dannatamente arrabbiato Padre Duchesne oggi!)”, si distinguono per la
violenza che ha caratterizzato il suo stile di scrittura.
Dal 1790 al 1791, il père Duchesse era costituzionale e faceva gli elogi del Re Luigi XVI e di La Fayette, deplorando Maria Antonietta d'Austria e Marat e riservando la sua ira all'abate Maury,
grande difensore dell'autorità papale contro la Costituzione civile del clero.
Il governo stampò nel 1792 alcuni suoi numeri a spese della Repubblica, al fine
di distribuirlo tra le forze armate con lo scopo di scuotere i soldati da un
torpore considerato pericoloso per la salvezza della cosa pubblica.
In origine, la pubblicazione,
effettuata presso la stamperia Tremblay, era su otto pagine non numerate nel formato in ottavo, che si pubblica quattro volte
per decade e ad un costo di cinquanta centesimi al
mese. La prima pagina di ogni numero era sormontata da una vignetta
rappresentante il "père Duchesne" con una pipa e una conezione di
tabacco in mano con questo motto: «Io
sono il vero padre Duchesne, cazzo!» e due croci di Malta su ogni lato. La numerazione della rivista
iniziò col primo numero di gennaio 1791. Dal numero 13, copiò la miniatura di
un altro «père Duchesse», che si pubblicava in via del Vieux-Colombier, che
rappresenta un uomo con i baffi, sciabola al fianco e un'ascia sollevata su un
sacerdote che lo implora con entrambe le mani, a cui rivolge la minaccia «memento mori (ricorda che sei mortale)».
Alla fine di ogni foglio vi sono due forni, uno dei quali è rovesciato.
Quest'ultimo emblema rappresentava la professione del «padre Duchesse», che si
diceva fosse un vecchio mercante di forni.
A partire dal numero 138,
Hébert si separa dal suo editore Tremblay, che pubblica lui stesso qualche
falso. Una volta ghigliottinato Hébert, i suoi nemici con sollievo si dedicano
con gioia a parodie, come «La
Grande Colère du père Duchesne, en voyant tomber sa tête par la fenêtre
nazionale (la grande collera del
padre Duchesne, quando vide la sua testa cadere dal davanzale pubblico)».
Altri, come Saint-Venant con «Baffi senza paura», si sforzano di scrivere nello
spirito dei tempi con parodie nuove nello stesso stile triviale che lo
caratterizzava. Lebon ne pubblica uno nel 1797. Damane
pubblica trentadue numeri con questo nome a Lione - Comune Affrancato.
Il titolo è
stato ripreso più volte nel XIX
secolo, soprattutto durante la Rivoluzione
del 1848 e la Comune di Parigi nel 1871, con il nome Le Père Duchêne.
Destinato ad essere gridato
per le strade, i sommari che precedevano i numeri di "Padre Duchesne"
erano concepiti specificamente per catturare la curiosità del pubblico. Così si
urlava: «La grande colère du père
Duchesne contre le ci-devant comte de Mirabeau, qui a foutu au nez de
l'Assemblée nationale une motion contraire aux intérêts du peuple (La grande
rabbia di papà Duchesne contro sua signoria il conte di Mirabeau, che ha sostenuto di fronte
all'Assemblea nazionaleuna mozione contraria agli interessi del popolo)» -
«Les bons avis du père Duchesne à la
femme du roi, et sa grande colère contre les jean-foutre qui lui conseillent de
partir et d'enlever le dauphin (I saggi consigli di papà Duchesne alla moglie
del re e la sua grande rabbia contro i pinco pallini che gli consigliano di
partire e portar via il delfino)».
Essere segnalato come nemico
della Repubblica nel le Père
Duchesse si traduce spesso in una
fine alla ghigliottina. Non esitò mai
a chiedere, secondo le sue parole, che la «carrosse à trente-six portières
(carrozza a trentasei porte)» trasportasse questo o quel «crapaud du Marais (rospo della palude - della piana)»
«éternuer dans le sac (starnuto nel sacco)», «demander l'heure au vasistas
(chiedere l'ora al finestrino)», «essayer la cravate à Capet (provare la
cravatta a Capeto)», tutte metafore del ghigliottinamento.
"Le père Duchesne"
esprime la sua gioia alla notizia della ripresa
di Tolone (1793) con questi termini:
«Che carmagnole vi facciamo danzare, Austriaci, Prussiani, Inglesi!...
Briganti coronati, orsi del Nord, tigri di Germania, voi credevate che bastasse
abbassarsi e prendere delle città!... Vittoria, cazzo! vittoria! Aristocratici,
che andiate a mangiare del formaggio! Sanculotti, gioite; cantate, bevete alla
salute dei nostri valorosi guerrieri e della Convenzione. I nostri nemici sono
ammutoliti. Tolone è ripresa, cazzo! Briganti monarchici, mangiatori di uomini,
principi, re, imperatori, papa, che vi disputate i resti della Repubblica,
tutti i vostri progetti se ne sono andati in un brodo di sangue…».
[1] Jacques-René
Hébert (Alençon, 15 novembre 1757 – Parigi, 24 marzo 1794) è stato un
giornalista e rivoluzionario francese. Fondatore nel 1790 del giornale Le
Père Duchesne, iscritto al Club dei Cordiglieri e a quello dei Giacobini,
divenne il rappresentante, dopo gli arrabbiati, dell'ala più radicale
della Rivoluzione francese, dagli avversari chiamata "gruppo degli esagerati"
o hébertisti. Fu arrestato e giustiziato durante il Regime del Terrore
di Robespierre.
[2] Frédéric Régamey ( Parigi il 4
luglio 1849 - Parigi 1925) è stato un artista e scrittore francese, allo stesso
tempo pittore di discipline sportive, in particolare scherma ed equitazione,
paesaggista, acquarellista, pastellista , illustratore, incisore e litografo.
[3] Antoine Lemaire (Montargis, ... – ...) è stato un giornalista e rivoluzionario francese. Impiegato alle poste e giornalista hebertista, fu tra gli autori originari della brochure Les Vitres cassées par le véritable père Duchêne député aux États généraux (I Vetri rotti dal vero padre Duchêne deputato agli Stati Generali) nel 1789, poi del giornale Lettres bougrement patriotiques du Père Duchêne (Lettere maledettamente patriottiche di Padre Duchêne) nel 1790.