L’INSURREZIONE REPUBBLICANA DI
PARIGI DEL GIUGNO 1832
L’insurrezione repubblicana di Parigi del giugno 1832 fu un fallito
tentativo di rovesciare la monarchia di luglio, avvenuto nei giorni del 5 e 6
giugno 1832.
Trentanove deputati dell'opposizione, alcuni repubblicani e molti
orleanisti dissidenti, si riunirono in casa del politico e banchiere Jacques
Laffitte il 22 maggio 1832, decidendo di rendere pubblico ai loro elettori un Compte
rendu, una sorta di bilancio della loro azione politica che costituiva nei
fatti una requisitoria contro il governo di Casimir Perier. Tale rendiconto fu
redatto da una commissione formata da Comte, dal generale e politico La
Fayette, Laffitte e altri e approvato il 28 maggio.
Questo "rapporto" non condannava l'istituzione monarchica in
se stessa in quanto, secondo gli estensori, essa si conciliava con i principi
liberali, ma enumerava le promesse che il governo Perier, formato il 13 marzo
1831, non aveva mantenuto. Il governo aveva violato ripetutamente le libertà
civili, provocato agitazioni e disordini, rifiutato di sostenere, sul piano
internazionale, i popoli, come quello polacco, oppressi dalle potenze
reazionarie della Santa Alleanza che perseguivano i principi illiberali
espressi dal Congresso di Vienna.
Si affermava che la controrivoluzione era in marcia e che essa poteva
vincere: «La Restaurazione e la
Rivoluzione si confrontano; la vecchia lotta che credevamo finita ricomincia».
In definitiva, se il Compte rendu non menzionava mai i termini Repubblica
e repubblicano, costituiva la più drastica condanna della monarchia di
luglio mai formulata prima da personalità che pure avevano contribuito a
costituirla, tanto che quella perorazione poteva essere letta come un implicito
appello a rovesciare il regime di Luigi
Filippo per stabilire al suo posto la repubblica: «Uniti nella dedizione a questa grande e nobile causa per la quale la
Francia combatte da quaranta anni, [...] noi le abbiamo consacrato la nostra
vita e abbiamo fede nella sua vittoria»
Una volta pubblicato, il manifesto fece l'effetto di una bomba,
galvanizzando l'opposizione repubblicana e ricevendo, come spesso accadde
durante la monarchia di luglio, anche l'appoggio dei legittimisti che, da parte
loro, cercavano di sfruttare qualunque occasione per favorire il ritorno dei
Borbone sul trono di Francia.
I funerali
del generale Lamarque
Già il 2 giugno 1832, i funerali del giovane matematico repubblicano
Évariste Galois, rimasto ucciso in duello, avevano acceso l'opposizione, i cui
dirigenti attendevano i funerali del generale Lamarque, altro rappresentante
del partito repubblicano, morto nella grande epidemia di colera che aveva
imperversato in maggio, che dovevano tenersi il 5 giugno. Poiché si attendeva
un ampio concorso di popolo, l'occasione di una rivolta, preparata segretamente
dai circoli repubblicani, appariva propizia.
Il 5 giugno, in testa al convoglio funebre che percorreva i grandi viali
di Parigi diretto al ponte d'Austerlitz apparvero le bandiere rosse e il
funerale si trasformò in una manifestazione che degenerò in un conflitto con la
truppa mandata a reprimere la temuta rivolta. Una parte della Guardia
Nazionale si unì ai manifestanti e i combattimenti si prolungarono fino
alla sera.
L'insurrezione
Il 1º giugno Luigi
Filippo, dopo aver ricevuto il re del
Belgio Leopoldo a Compiègne, si era trasferito a Saint-Cloud dove il 5 giugno
fu avvertito della situazione dal suo aiutante di campo, il generale Heymès.
Rientrò subito a Parigi con la regina Marie-Amélie e con la sorella Adélaïde.
La sera, alle Tuileries[1],
passò in rivista le truppe di linea e le legioni della Guardia
Nazionale per mostrare la propria calma e determinazione.
Barricata di rue Saint-Denis – dallo sceneggiato I Miserabili |
Nella notte, le truppe comandate dal maresciallo
Mouton riuscirono a respingere gli insorti dal centro di Parigi. La mattina,
gli scontri si sviluppano nel quartiere Saint-Merril dove la Guardia
Nazionale oppose una forte resistenza: vi furono almeno
800 morti.
Mentre La Fayette si nascose in provincia e
diversi capi dell'opposizione vennero arrestati, la sera del 5 giugno i
deputati dell'opposizione monarchica firmatari del Rendiconto, come
Laffitte e Barrot, decisero di trattare con il re la fine dello spargimento di
sangue e una correzione della politica fin lì seguita. Luigi Filippo ricevette nel pomeriggio del 6 giugno Laffitte, Barrot e Arago
annunciando loro che le ultime resistenze degli insorti erano vinte e non c'era
nulla da negoziare. A chi gli fece notare che il suo regno non aveva mantenuto
le promesse della Rivoluzione
di Luglio che l'aveva portato sul trono, rispose che non solo la
Costituzione del 1830 era stata rispettata ma persino migliorata, e non
esistevano altri programmi da applicare: «L'ho
detto più volte al signor de La Fayette, e sono ben felice di dichiararvi
ancora che questo preteso programma è un'invenzione completa e un'assurda
menzogna».
Monumento alle vittime dell’insurrezione del 6 giugno 1832 |
La
repressione
Quel 6 giugno fu dichiarato lo stato d'assedio: i combattimenti erano
cessati ma l'ordinanza fu emessa egualmente per poter trasferire i processi
contro gli insorti dai tribunali civili a quelli militari, molto più severi.
Alla prima condanna a morte, pronunciata il 18 giugno, fece seguito il ricorso
alla Corte di Cassazione, che il 29 giugno annullò la sentenza del tribunale
militare a motivo della violazione degli articoli 53, 54 e 56 della Carta
costituzionale che proibiva i tribunali speciali, conservando il giudizio ai
tribunali civili.
Luigi Filippo fu così costretto a revocare l'ordinanza del 6 giugno,
considerata dall'opposizione repubblicana un vero e proprio tentativo di colpo
di Stato. I tribunali civili comminarono 82 condanne, delle quali sette
capitali, commutate dal re nella deportazione.
La rivolta
nella letteratura
L'insurrezione del 1832 gioca un ruolo importante
nel romanzo Les Misérables di Victor
Hugo. È davvero sulla barricata di rue Saint-Denis che vediamo convergere
la maggior parte dei personaggi principali del romanzo; molti lasceranno
la loro vita lì.