mercoledì 21 novembre 2018

01-03-B - I Canut lyonnesi

I CANUT LYONNESI


La rivolta dei Canuts a Lyon


A Lyon[1], nel 19° secolo, l'attività principale era l'industria della seta: i suoi operai, i Canut, erano tessitori della manifatture della seta che operavano con i telai. Vivevano e lavoravano principalmente nel quartiere della Croix-Rousse situato sulla collina cui ha preso il nome, sulla riva destra del fiume Rodano. La parola Canut deriva da canne (canna) e dal suffisso - ut. Il Canut è quindi colui che usa la canne, un piccolo tubo di legno con il filo di seta e che serviva per formare la trama di un tessuto.
Il telaio Jacquard
Noti soprattutto per le loro rivolte, i Canut influenzarono i grandi movimenti del pensiero sociale del 19° secolo, dai Saint-Simoniani[2] a Karl Marx, attraverso Fourier[3] o Proudhon.
La così detta rivolta dei Canut indica diverse insurrezioni operaie che si svolsero a Lyon nel 1831, nel 1834 e nel 1848 contro lo sfruttamento e i salari da fame a cui erano costretti gli operai in genere e i setaioli in particolare, rivolte che sono state brutalmente represse. Fu una delle prime rivolte sociali seguite alla rivoluzione industriale e fu preceduta, tra le altre nel 1819, dalle sommosse soffocate dall’esercito a Vienne[4], quando furono introdotte nuove macchine per tagliare i drappi di stoffa. In quell'occasione gli operai tessili ruppero le nuove macchine per tessere, in puro stile luddista[5], perché ritenevano che quelle macchine fossero in concorrenza con loro e li avrebbero privati del loro sostentamento.


La fabbrica lyonnese

Dal 18° secolo, la «fabbrica» (vale a dire l'industria della seta) ha fatto di Lyon, la prima città operaia della Francia.
Agli inizi del 19° secolo, il tessile era la principale industria francese e la fabbrica di seta di Lyon dava da vivere a metà degli abitanti della seconda città del regno con oltre 30.000 telai e ad altri lavoratori intorno a Lyon. L'arrivo di grandi telai per tessitura (come il telaio Jacquard) cambiò profondamente il lavoro della seta, ma anche il modo di vivere degli operai. Questi telai erano troppo alti per essere utilizzati nelle unità abitative di Saint-Nizier, Saint-Georges e Saint-Jean. I vecchi conventi della Croix-Rousse, con soffitti molto alti, erano perfetti per ospitare i primi telai meccanici
Il quartiere era diventato un centro industriale della seta. L'immigrazione massiccia di operai cambiò profondamente la Croix-Rousse, segnando la sua storia e la sua pianificazione territoriale. Presto ci vollero nuovi edifici per installare i telai.
Per accogliere gli operai e le loro famiglie, si accelerò la costruzione di case. Gli edifici erano costruiti secondo le funzioni di quegli imponenti strumenti, erano principalmente palazzi da 5 o 6 piani, che ospitavano appartamenti-officina con soffitti molto alti per ospitare gli imponenti telai Jacquard che erano alti in media 4 metri. Gli appartamenti erano dotati di grandi finestre poiché la luce facilitava il lavoro e di un ammezzato per ospitare la famiglia. I soffitti erano rafforzati di travi in quercia per fissarvi saldamente l'imponente telaio. In un angolo, si trovava spesso un uccello dentro una gabbia. La sua buona salute garantiva l'assenza di gas tossici.

Interno di una casa canut

I laboratori erano per lo più fissi nelle case di Pentes della Croix-Rousse, risiedevano e lavoravano nel quartiere dei Traboules[6], caratterizzati da passaggi coperti, vie e piazze strettissime tra altissimi palazzi. ma anche a Saint-Georges in Vieux Lyon, Bourgneuf (Pierre Scize), La Guillotière e Vaise. Una singola fabbrica di tipo industriale, la fabbrica della seta di Sauvagère, con 600 operai, esisteva a Saint-Rambert-l'Ele-Barbe, che divenne il distretto settentrionale di Lyon.
La produzione della seta, come qualsiasi attività di lusso, era altamente soggetta ai capricci dell'economia.
Nel 1831, la produzione della seta di Lyon rimaneva organizzata secondo un modello di tipo preindustriale:
Nella parte superiore della piramide, c'era la «grande fabbrica», composta da circa 400 commercianti-banchieri chiamati «fabbricanti» o «setaioli», che ordinavano e finanziavano la fabbricazione di pezzi e garantivano il loro commercio ai clienti.
I fabbricanti facevano lavorare 8.000 maestri artigiani tessitori, i Canut (metà dei quali alla Croix-Rousse), che lavoravano su ordinazione e sui pezzi. Possedevano i loro telai (colloquialmente chiamati «bistanclaques»), da due a sei a seconda delle dimensioni del laboratorio.
I Canut impiegavano circa 30.000 compagnons, lavoratori che erano stipendiati di giorno in giorno, ma generalmente vivevano con i Canut, che li ospitavano, li nutrivano e con cui condividevano le condizioni di vita.
Lavoravano anche le donne, meno pagate, e gli apprendisti o adolescenti, che costituivano tutti una vasta gamma di mestieri: vogatrici, rasatrici, lanciatrici di spolette, pastori, produttrici di mappe, lettrici di disegni, allevatrici di bachi da seta, assemblatrici, cucitrici, piegatrici, smerigliatrici, orditoi, ovaliste, ...



Situata ad ovest delle Alpi e alla confluenza dei fiumi Saone e Rodano, nella Francia sud-orientale, Lyon divenne la canale naturale per la lavorazione della seta e di altri beni nella Francia intera ed anche nell'Europa settentrionale e meridionale. L'apertura della Via della Seta dalla Cina, attraverso l'Asia centrale, attraverso il Medio Oriente e nel Nord Italia e Venezia, è stata parte del rinascimento europeo in generale tra il XIV e il XVII secolo. Il commercio tra Estremo Oriente e parti del Medio Oriente andava avanti da centinaia di anni ma, con il miglioramento dei trasporti, la Via della Seta alla fine ha esteso la sua portata in Europa attraverso l'Italia settentrionale e altrove. Quest’apertura ha portato molti prodotti ricercati dall'Estremo Oriente ed ha anche esportato beni materiali dall'Europa nella direzione opposta. Lo sviluppo del commercio, lo scambio di cultura, la tecnica e persino le idee hanno dato un ulteriore stimolo alle rivoluzioni borghesi in arrivo che hanno visto il rovesciamento di un sistema feudale dopo l'altro. Con tutto questo è arrivata seta.
Lyon vista da Croix-Rousse nel 1800
Mappa di Lyon, che mostra la crescita della città tra il 1805 e il 1911



La seta

La seta, come materiale finito, era, ed è tuttora, un panno molto desiderabile da indossare. Era anche molto costoso da comprare ed era quindi l'unica riserva dei ricchi, essendo molto apprezzato e ricercato in tutte le corti reali e le case dell'Aristocrazia francese e oltre. La tessitura della seta a Lyon era cresciuta esponenzialmente per oltre 200 anni da quando i primi telai furono introdotti da un certo Etienne Turquet, originario del Piemonte e commerciante di stoffe nel 1536.
Man mano che l'industria cresceva, cominciò a emergere una delle divisioni chiare e distinte tra i commercianti (marchands, coloro che compravano e vendevano i prodotti finiti nei mercati in via di sviluppo), i maestri mercantili (maitres-ouvriers marchands, che compravano e vendevano tessuti in commercio e supervisionavano anche la produzione locale sui telai), i maestri tessitori (maitres-ouvrier a façon), gli artigiani che possedevano i telai e li curavano con contratti a breve termine con i commercianti.
Un tipico laboratorio di canuts nel 16° secolo


Contesto storico

Nell’anno della Rivoluzione francese, su una popolazione di 143.000 abitanti di Lyon, c'erano 34.762 persone impiegate nella produzione di seta, di gran lunga la più grande industria della città. Controllando la vendita del prodotto finito, c'erano solo 308 mercanti di seta e solo 42 mercanti rimasti in tutta la città. Sotto entrambi c’erano i Canut, come erano ormai conosciuti; un termine a loro imposto. Questi erano costituiti da quanto segue:
elaio Jacquard
5.575 mastri tessitori,
3.924 delle loro mogli che lavoravano ai telai,
5.575 dei loro bambini che tessevano,
   507 apprendisti,
1.796 lavoratori,
1.015 altre tessitrici,
2.236 cordoni maschili e femminili,
4.993 ribobinatrici,
1.355 donne tiratori.
C'erano anche altre migliaia di persone impegnate nel filare e nel cardare il filo di seta. Pertanto, solo 308 commercianti stabilivano i prezzi per i 5.575 tessitori che, a loro volta, gestivano i salari e il sostentamento di altri 20.000 lavoratori della seta, operando all'interno di distretti specificatamente designati nella città e lavorando in unità industriali e officine strettamente organizzate. Così, al tempo della grande Rivoluzione francese, le relazioni di classe in tutta la città si stavano cristallizzando in moderne forme borghesi e proletarie.
Una delle conseguenze della rivoluzione industriale fu il progressivo abbandono della terra da parte dei contadini e il trasferimento di migliaia e migliaia di uomini e donne dalla campagna alle città, solleticati dalle promesse di un miglioramento del loro tenore di vita. Dietro queste promesse si nascondeva però la terribile realtà che li aspettava: fame, quartieri degradanti, sfruttamento, immoralità crescente, violenza sulle donne e sui bambini (aumento del numero delle nascite illegittime, dei bambini abbandonati e degli infanticidi) ed ubriachezza molesta. Padri, madri e bambini lavoravano nell’industria tessile dalle 13 alle 15 ore al giorno; tre quarti dei bambini morivano prima di diventare adulti. Per l’operaio della manifattura «vivere è non morire», lo sciopero era vietato, il libretto operaio obbligatorio. Il povero era considerato immorale, brutto, sporco e cattivo, nonché pericoloso: «I barbari che minacciano la società non vengono dal Caucaso né dalle steppe della Tartaria. Stanno nei sobborghi delle nostre città industriali (Journal des Dèbats, 1831)».
Contemporaneamente però, con la nascita del movimento operaio, sorse anche uno spirito nuovo, rivoluzionario, che intendeva non accettare questo stato di cose e si riprometteva di cambiarle (in Gran Bretagna è del 1810 lo slogan «Pane o sangue»). Fu questa la seconda rivolta dei "setaioli", dopo quella di Vienne[4] del 1819, quando gli operai fecero sentire la propria voce contro l'introduzione di nuovi macchinari che, oltre ad essere alienanti, minacciavano seriamente il posto di lavoro di tanti operai e operaie. Molti di questi macchinari, in perfetto stile luddista, furono letteralmente distrutti dalla rabbia popolare.


La condizione di vita dei Canut

Il comune della Croix-Rousse, che non era ancora collegato alla città di Lyon, offriva altri vantaggi: era una zona esente dall’octroi (permessi)[7], riparata dalle inondazioni e le cui rendite erano inferiori a quelli di Lyon.
Ma le condizioni di vita dei Canut non erano sempre facili: in base alle leggi del mercato, alla domanda e all'offerta, la loro situazione era spesso precaria. A volte il lavoro veniva a mancare ed era la stagione morta.
Ed in questi periodi di magra, in particolare le donne, che erano meno pagate, e gli apprendisti o gli adolescenti, che venivano chiamati nelle brasseroteche a Lyon, venivano ancora meno pagati, mentre i colli di tessuto erano ugualmente pesanti per loro. Anche se l'installazione di telai Jacquard aveva fatto sparire i tiratori dei fili dell’ordito, nelle seterie, non ci si limitava a tessere con i gareurs[8], i rasoisti, i lanciatori, i battandieri ... c'erano anche i produttori di carta, i disegnatori, gli assemblatori, i macinatori, gli orditori, le ovaliste ...
E davanti a loro, i padroni che a Lyon venivano chiamati produttori di seta, o di setaioli, ma non producevano nulla. Erano in realtà commercianti, che facevano avanzare il capitale procurandosi la materia prima e si accontentavano di emettere ordini ai Canut.
Oltre a tutti questi laboratori situati negli appartamenti dei pendii e de la Croix-Rousse, ce ne erano anche a St- Georges, a Bourgneuf, a Guillotière e Vaise, un unico tentativo di concentrazione industriale esisteva a St-Rambert l’ile Barbe, ora distretto settentrionale di Lyon. Lì, la fabbrica della seta di Sauvagère, ora una scuola professionale, impiegava 600 lavoratori, molti dei quali si unirono agli insorti della Croix-Rousse.


Coscienza di classe

Mentre l'industria della seta cambiava e si espandeva e si trascinava a calci e urla lontano dalle relazioni feudali, la composizione dei Canut divenne sempre più cristallizzata in una classe proletaria. Originariamente sotto le relazioni medievali, i maestri tessitori erano responsabili della propria produzione e vendita e potevano determinare gran parte del proprio destino economico ma, con l'avvento di nuove relazioni commerciali e progressi nella tecnologia, vi furono importanti cambiamenti nella produzione del tessuto stesso. I nuovi telai potevano produrre un buon tessuto più rapidamente e gli investimenti sotto forma di prestiti ai padroni vedevano una rapida espansione della produzione e buoni profitti per i commercianti. Le fluttuazioni nel prezzo della seta erano anche un riflesso del mercato in continua evoluzione per i tessuti finiti.
Tra il 1824 e il 1826 la quantità di seta registrata diminuì di quasi il 25%, si minacciava la bancarotta per molti commercianti e la disoccupazione o tassi più bassi per i tessitori. Tra il 1828 e il 1830 anche i beni di seta inglesi a basso costo aumentarono l'instabilità dell'industria della seta di Lyon con importazioni che passarono da 119.570 franchi a 643.730. Tuttavia, vi era una certa solidità nell'industria di Lyon che continuava a esportare 111.118.802 franchi di prodotti finiti, esportandoli negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Germania.
La vita del Canut, determinata da queste nuove relazioni economiche e di classe, era varia e dipendeva soprattutto dallo status dei diversi strati sociali all'interno della comunità dei lavoratori della seta. Come affermato sopra, c'erano 5.575 maestri tessitori al tempo della rivoluzione del 1789 ma, nel 1831, furono ridotti a 3-4000. All'interno di questo strato di tessitori più facoltosi (chef d'atelier) c'era solo uno che possedeva e gestiva fino a 13 telai, solo 4 maestri tessitori che possedevano 12 telai fino ai 614 tessitori che possedevano solo 4 telai. Ciò rifletteva anche le gradazioni della prosperità o la solidificazione di un'aristocrazia del lavoro all'interno dell'industria.
Tuttavia, con il potere sempre crescente dei mercanti e l'imposizione di eventi esterni e continui cambiamenti nel prezzo e nella domanda, la posizione economica dei maestri tessitori fu erosa e continuamente minata, portando al maggior impoverimento di più ampie sezioni dei Canut.
Ecco una conversazione drammatizzata apparsa sul giornale del tessitore, L'Echo de la Fabrique:
Un tessitore di Unies ha appena consegnato un ordine urgente ad un commerciante, che è seduto dietro la griglia di ferro del suo magazzino:
Tessitore: "Ecco il pezzo che vi ho portato".
Commerciante: "Bene, era ora. Era previsto alle otto di stamattina ed è già mezzogiorno. Grazie a voi, non potrò spedire l'ordine oggi".
Tessitore: "Per favore scusatemi, signore, ma io e mia moglie non abbiamo lavorato su nient'altro negli ultimi dodici giorni. Non abbiamo lasciato il telaio per mangiare. Abbiamo avuto molti problemi perché il filo era così povero e la trama così bella. E mia moglie, che è incinta, intendeva tessere tutta la notte, ma si addormentò al telaio. Ecco perché sono in ritardo".
Commerciante: "Va tutto bene. Tuttavia avete fatto ritardare il mio ordine. "(Guarda il tessuto)" Ecco una macchia. Che cosa avete fatto, avete mangiato il vostro stufato sul telaio?"
Tessitore: "Oh signore! Se è lì è perché eravamo così pigiati per il tempo che mia moglie non aveva nemmeno il tempo di preparare la zuppa. Non abbiamo mangiato altro che pane mentre lavoravamo al tuo ordine".
Commerciante: "Ah, ecco un filo fuori linea." (Al suo commesso) "Monsieur Leon, segnate a quest'uomo in meno di un centesimo di meno per ogni spreco".
Tessitore: "Ma signore, non avete coscienza? Dopo aver lavorato tutta la notte con un filo così povero, ci sono sicuramente degli errori. Non è giusto segnarci per questo".
Commerciante: "Giusto o no, è così che sarà. Quando pago un buon prezzo, mi aspetto un buon lavoro. E se siete mal pagato come intendete, lasciate che vi ricordi che potevate non prendere il lavoro. Avreste dovuto rifiutato".
Tessitore: "Ma Voi sapete molto bene che non ho lavorato per tre mesi e l'ho preso perché i miei risparmi sono andati via. Non potevo rifiutarlo perché mia moglie è incinta".
Commerciante: "Non è affar mio. Sono in affari per fare soldi, non per darvi beneficenza. Quello che state dicendo significa poco per me".
Tessitore: "Mi darete un altro ordine?"
Commerciante: "Vi do un altro ordine? Dopo il modo in cui mi avete reso in ritardo su una commissione! Osate chiedere un altro ordine. No, mio caro amico. Diamo solo ordini a coloro che apprezzano ciò che gli diamo. Ecco il vostro pagamento".
Tessitore: "Cane di un mercante! Se i bei tempi arrivano, mi sentirai di nuovo".
Commerciante: (Ai suoi impiegati) "Messieurs, sarete un giorno dei capi del commercio. Non posso che raccomandare una tale severità con i lavoratori ... È l'unico modo per costringerli a tessere bene. È l'unico modo in cui il nostro settore può prosperare".
All'interno di questa singola conversazione si possono vedere gli aspri antagonismi che esistevano tra la comunità del maestro tessitore, che stava continuamente perdendo il suo status, e una classe mercantile che si preoccupava solo di fare sempre più profitti. I tessitori di maggior successo, tuttavia, detenevano uno status molto più elevato e prosperavano con l'accesso ai contratti più redditizi, ma non erano immuni dai venti dei cambiamenti e delle crisi economiche.
I tessitori degli operai, d'altro canto, formavano l'ossatura della comunità dei tessitori militanti. Generalmente peggio dei mastri tessitori, questa sezione della società lionnese, profondamente sfruttata, era continuamente impoverita e dipendeva dai padroni stessi per i loro stipendi e sussistenza. Molti di loro vivevano con i maestri nelle loro case, spesso assumendo una stanza ammobiliata all'interno della casa di famiglia del padrone. Molti di loro hanno mangiato, lavorato e vissuto con i maestri ed hanno cresciuto insieme le loro famiglie. Questi operai erano una parte molto fluida della comunità, spesso composta da manodopera straniera, che si muoveva a cavallo tra Lyon e le loro terre d'origine e molti di loro non erano in grado di parlare francese fino a quando non vi si fossero stabiliti.
A causa di questa relazione ravvicinata e della natura integrata delle loro disposizioni di vita, non sempre gli operai si sono scontrati direttamente con i maestri. Ciò non toglie che comunque esistevano attriti tra alcuni tessitori e operai, in fondo il maestro era un artigiano piccolo borghese la cui proprietà (i suoi telai) lo poneva in costante conflitto con l'operaio, una specie di proletario con il solo lavoro da vendere. Eppure hanno lavorato fianco a fianco e il loro reddito è stato determinato da una terza parte, il commerciante.
Così, quando si trattò delle insurrezioni del 1831 e del 1834, i maestri tessitori e gli operai, nonostante tutti gli antagonismi economici, furono insieme in completa opposizione al loro comune nemico, i mercanti. Ciò si manifestava anche nell'emergere di una cultura comune all'interno dei distretti della classe operaia, in cui le comunità si riunivano per cantare, ballare, guardare le produzioni teatrali e persino avere i loro giornali che riflettevano le prove e le tribolazioni delle vite di Canut. Di conseguenza, c'era una crescente consapevolezza che tutti avevano interessi economici e sociali comuni e un maggiore riconoscimento di un nemico comune che era parte integrante del processo di una coscienza di classe in via di sviluppo.


Il mutualismo

Dopo la crisi economica del 1825, i Canut e i loro compagni, incoraggiati dai cattolici, crearono società di mutuo soccorso, mentre le associazioni di carattere professionale (sindacati) erano proibite dalla legge Le Chapelier.
Le società mutualistiche comprendevano i lavoratori che, a fronte di un contributo mensile, ricevevano assistenza in caso di malattia, disoccupazione o vecchiaia.
Nel 1828, i capi dell’atelier fondarono il «Devoir mutuel (dovere mutuale)». Per aggirare le disposizioni del codice penale che vietavano le coalizioni e reprimevano raduni di più di venti persone, venne organizzato come una società segreta e suddiviso in laboratori di venti membri.
Nel febbraio del 1832 gli operai compagnons e gli apprendisti crearono la propria struttura mutualista: la "Société des Ferrandiniers". L'idea delle mutue era di prevedere i periodi di magra per remunerare i disoccupati con le risorse dei contributi. Era persino previsto di fondare una cooperativa di produzione che avrebbe fatto a meno dei produttori di seta, che vivevano nell'opulenza ... Ma non riuscirono ad andare oltre le previsioni.


La stampa dei lavoratori

Il 23 ottobre 1831 (poche settimane prima della grande insurrezione del novembre 1831) apparve l'annuncio della creazione del primo giornale operaio su iniziativa dei Canut: L'Echo de la Fabrique .
A Lyon, quindi, il nome generico di «fabrique» era usato per riferirsi a tutte le industrie il cui risultato era la produzione di tessuti di seta.
L'Echo de la Fabrique pubblicò le sue otto pagine settimanali in due colonne fino al maggio 1834 senza interruzioni. Vari giornali gli succedettero fino alle leggi repressive del 1835 che ne impedirono la pubblicazione.
Attraverso l'Eco della fabbrica, i Canut trovavano quindi informazioni, dibattiti e cercavano di adeguare il regime della fabbrica di Lyon all’evoluzione industriale, in modo da preservarne l'autonomia e la libertà.


Il consiglio industriale

Il primo consiglio industriale fu creato da Napoleone nel 1806 (legge del 18 marzo 1806) e riguardava solo l'industria della seta a Lyon.
Fu di fondamentale importanza per i Canut e il loro giornale, L'Echo de la Fabrique, forniva resoconti settimanali delle sessioni.
Molto rapidamente, i Canut denunciarono il ruolo del consiglio degli industriali "favorevole ai produttori di mercato" e reclamarono al consiglio la parità negoziatori-tessitori.


Le cooperative

Nel 1834, Michel-Marie Derrion, ideatore e creatore delle prime cooperative, espose i principi che sosteneva nel suo libro Le commerce véridique et social.
Il 24 giugno 1835, con l'aiuto di Joseph Reynier (caposquadra, Saint-Simoniano e Fourierista), aprì la prima cooperativa di consumo francese al numero 6 de la montée de la Grande-Côte (attuale numero 95). Ma dopo tre anni di attività, l'esperienza di Derrion si esaurì.
Le cooperative, tuttavia, rinacquero alla Croix-Rousse dopo il 1848.


La situazione di miseria e oppressione

Quello dei Canut era un mestiere costoso da costruire e da mantenere, c’erano i compagnons da pagare, date di consegna da soddisfare, e i giorni di lavoro erano spesso molto lunghi: da quattordici a diciotto ore al giorno, (10 ore per i bambini dai 6 ai 10 anni) o anche di più quando era il giorno di consegnare un ordine in tempo, e tutto per dei salari di povertà, una media di 18 soldi al giorno. Tutto questo mondo operaio era in balìa della mono-industria della tessitura che fluttuava secondo il mercato della seta e in balìa dei setaioli che li ordinavano e si riempivano le tasche di franchi. Normalmente, i Canut avevano due giorni di riposo a settimana. Il lavoro era pagato, non entro il giorno, ma dal pezzo fatto. I maestri-operai erano in competizione tra di loro per il lavoro, e questo andava bene ai fabbricanti e concorreva a mantenere bassi i salari.
Poiché i telai erano molto più produttivi di prima, come il telaio Jacquard, e nonostante la domanda sostenuta, il reddito si era dimezzato rispetto al Primo Impero.
I Canut fecero appello al prefetto del dipartimento, Louis Bouvier-Dumolart, ed ottennero che una commissione congiunta fissasse una tariffa minima. Il prefetto quindi fece affiggere in città dei manifesti con la seguente dichiarazione: «Se per eccezione alcuni operai onesti hanno ancora rimostranze da fare, le vie legittime sono loro aperte, e avranno la certezza di trovare una giustizia benevola». Ma avendo ricevuto i delegati dei lavoratori, si rese reo per aver infranto la legge di Le Chapelier (1791), che proibiva le associazioni dei lavoratori, e per questo fu disconosciuto da Parigi.


Le rivolte dei Canut

Barricata in Place des Bernardines - 22 novembre 1831
Una delle conseguenze della rivoluzione industriale fu il progressivo abbandono della terra da parte dei contadini e il trasferimento di migliaia e migliaia di uomini e donne dalla campagna alle città, solleticati dalle promesse di un miglioramento del loro tenore di vita. Dietro queste promesse si nascondeva però la terribile realtà che li aspettava: fame, quartieri degradanti, sfruttamento, immoralità crescente, violenza sulle donne e sui bambini (aumento del numero delle nascite illegittime, dei bambini abbandonati e degli infanticidi) ed ubriachezza molesta. Padri, madri e bambini lavoravano nell’industria tessile dalle 13 alle 15 ore al giorno; tre quarti dei bambini morivano prima di diventare adulti. Per l’operaio della manifattura «vivere è non morire», lo sciopero era vietato, il libretto operaio obbligatorio. Il povero era considerato immorale, brutto, sporco e cattivo, nonché pericoloso: «I barbari che minacciano la società non vengono dal Caucaso né dalle steppe della Tartaria. Stanno nei sobborghi delle nostre città industriali (Journal des Dèbats, 1831)».
Contemporaneamente però, con la nascita del movimento operaio, sorse anche uno spirito nuovo, rivoluzionario, che intendeva non accettare questo stato di cose e si riprometteva di cambiarle (in Gran Bretagna è del 1810 lo slogan «Pane o sangue»). Fu questa la seconda rivolta dei "setaioli", dopo quella di Vienne[4] del 1819, quando gli operai fecero sentire la propria voce contro l'introduzione di nuovi macchinari che, oltre ad essere alienanti, minacciavano seriamente il posto di lavoro di tanti operai e operaie. Molti di questi macchinari, in perfetto stile luddista[5], furono letteralmente distrutti dalla rabbia popolare.
I Canut, sottoposti a dure condizioni di lavoro (lavoravano diciotto ore al giorno), si ribellarono molte volte. Nel 1831 e 1834, le rivolte, contro lo sfruttamento e i salari da fame a cui erano costretti gli operai in genere e i setaioli in particolare, sono state brutalmente represse.
La loro prima rivolta, nel novembre 1831, è considerata una delle prime rivolte operaie. Occuparono Lyon con le grida di "vivere liberi lavorando o morire combattendo!". Il re Luigi Filippo inviò 20.000 soldati e 150 cannoni per sedare la rivolta.
Il 14 febbraio 1834, i Canut si ribellarono di nuovo, occupando le alture di Lyon, e affrontando per sei giorni 12.000 soldati, approfittando dei traboules, passaggi oscuri che permettevano di passare da una strada all'altra attraverso gli edifici.
Una terza insurrezione ebbe luogo nel 1848, al momento della proclamazione della Seconda Repubblica, fu guidata dalla società operaia dei «Voraces[9]». La repubblica consentì alle società operaie di uscire dalla clandestinità autorizzando associazioni di tipo mutualistico o cooperativo.
Gli stessi Voraces furono i protagonisti di una quarta insurrezione nel 1849, un’eco della rivolta dei repubblicani di Parigi. Circoscritta nel sobborgo della Croix-Rousse, venne violentemente repressa.
Engels descrisse la rivolta di Canut nel 1831 come "la prima ascesa della classe operaia" del primo periodo di sviluppo capitalista. In effetti, era la prima volta nella storia che la classe operaia aveva preso il potere in una grande città.
In Francia, nella città di Lyon nel 1831 e nel 1834 gli operai della seta insorsero nel tentativo di rompere il vecchio sistema, il vecchio ordine. In uno dei primi esempi di solidarietà della classe operaia, lotta collettiva e controllo democratico, i Canut son saliti al potere nella loro città per un periodo molto breve ma significativo nella storia della lotta di classe.
Dopo le rivolte, alcuni setaioli cercarono di produrre in altre città. L'emigrazione dei commerci verso la campagna fu in aumento. Nelle aree rurali, il lavoro a domicilio integrava le entrate provenienti dalla terra. I lavoratori della seta si sparpagliarono e i clienti evitarono il rischio di ribellione.


Combattimento alla barriera della Croix-Rouse a Lione, il 21 e 22 novembre 1831
Novembre 1831 - La prima rivolta

Già alla fine d’agosto del 1830 scoppiarono scioperi un po' dappertutto. Dal gennaio 1831 cominciò ad apparire una certa agitazione. Raduni e manifestazioni si formavano in diverse parti della città, e dappertutto suonava questo grido: «Lavoro, pane o la morte!».
Nel 1831 la previsione economica era tetra con ordini di seta su una spirale discendente. Molti maestri tessitori andarono fuori mercato, gettando così gli operai fuori dal lavoro con una corrispondente pressione al ribasso sui salari. La rivoluzione era già nell'aria con il rovesciamento del re Carlo X l'anno precedente durante la "Rivoluzione di luglio" o "Seconda rivoluzione francese"[10]. Combinato con condizioni di lavoro estremamente lunghe e lunghe ore, il Canut aveva raggiunto il punto di rottura a novembre di quell'anno.
Nel 1831, la situazione economica era fiacca e pesava sulla domanda delle sete. La debolezza dell'attività fece cadere i salari dei lavoratori. Fin dai migliori anni dell'Impero, i salari erano diminuiti drasticamente.
Nell'aprile-giugno 1831, le idee dei sansimoniani[11] e dei fourieristi[12] si diffusero, evocando l'oppressione dei ricchi, i mali della concorrenza esasperata, l'ingiustizia sociale. Lavorare ovunque dalle 14 alle 18, anche fino a 20 ore al giorno e seduto in posizioni scomode nei telai situati in scantinati scarsamente illuminati, con la barra che colpiva costantemente il petto dell'operatore e respirava la polvere generata dalla macchina, avendo tollerato queste condizioni per anni e con i denti stretti, la pazienza degli operai stava cominciando a deteriorarsi. Il generale Roguet, comandante della divisione militare della regione di Lyon, preoccupato contattò i produttori sull'utilità di una tariffa minima. Il vicesindaco Terme, che sostituiva sindaco assente, riunì rappresentanti di entrambe le parti il 12 ottobre, ma i setaioli non si presentarono.
Come ogni situazione esplosiva, era richiesto un catalizzatore, che si presentò sotto forma di rifiuto da parte dei commercianti di accettare una tariffa. Ottomila Canut elessero dei "commissari" che formarono una commissione che richiese una tariffa e che diede un indirizzo al prefetto: "È giunto il momento in cui, cedendo alla necessità imperiosa, la classe operaia deve e vuole cercare di porre fine alla sua miseria".
Il 18 ottobre 1831 i Canut si rivolsero al prefetto del Rodano, Louis Bouvier-Dumolart, per ottenere salari più alti e la riduzione dell’orario giornaliero di lavoro. In realtà, a questo manipolatore borghese interessava solamente cercare di evitare una rivolta che era implicita nella situazione. I Canut avevano perso il diritto ad una tariffa minima che avevano ottenuto sotto l'impero post rivoluzionario del 1804/14 e chiedevano a lui e all'industria di tornare su tale misura per alleviare le loro difficoltà di fronte all'attuale crisi economica.
Il combattimento del ponte Morand a Lione, il 22 novembre 1831; litigrafia di Bardouz
Il prefetto convocò comunque una commissione di padroni e lavoratori che, il 26 ottobre, avrebbe stabilito una tariffa e avrebbe dato al tribunale industriale il compito di controllarne l'applicazione. Il 25 ottobre migliaia di Canut, i capi degli atelier e compagnons (allora si disse che erano circa seimila) provenienti da tutti i sobborghi si riunirono e sfilarono, disciplinati, in silenzio, in corteo dai quartieri operai della Croix-Rousse fino in piazza dei Jacobins, alla piazza centrale di Bellecourt e alla prefettura di Lyon. Bouvier-Dumolart si rivolse alla folla, convincendoli a tornare a casa in pace e concordando che sarebbe stato dato loro un aiuto se non fossero state accolte le richieste dei Canut. Venne firmata una tariffa sviluppata congiuntamente e che doveva entrare in vigore il 1° novembre. Questa organizzazione impeccabile sembrò essere il risultato di una stretta collaborazione tra i volontari del Rhône, i repubblicani e i mutualisti.
Questo è stato visto come una vittoria dei Canut e così iniziò una notte di celebrazioni che portarono a grandi aspettative e molte lodi per il capo della polizia. L'intervento del prefetto venne disapprovato da un certo numero di fabbricanti, che mantennero il loro atteggiamento demagogico; 104 di loro, invocarono la legge Le Chapelier e il decreto Allarde del 1791, che consacravano il principio di non intervento dello Stato nei rapporti di lavoro, rifiutarono così di applicare la tariffa, che considerarono come un ostacolo alla libertà economica e respinsero come esorbitanti le pretese dei Canut per quanto riguarda i salari. I commercianti dal canto loro, alla data stabilita, quella del 2 novembre, per attuare la nuova tariffa, si rifiutarono di applicarla in quanto, a loro dire, la tariffa era stata ottenuta attraverso le minacce dei lavoratori e con una forma di terrore di massa e addirittura fecero appello al governo, che sconfessò l'atteggiamento del prefetto.
Questo rifiuto dei commercianti di accettare la tariffa fissa fu considerato un insulto definitivo che conduceva direttamente alla rivolta. I negoziatori andavano avanti e indietro, tra i mercanti e i capitalisti che resistevano all'imposizione della tariffa, e con la crescente pressione da parte dei Canut per farla attivare. Alla fine, naturalmente grazie anche all’ipocrisia del prefetto che a parole si era dimostrato disponibile a fungere da intermediario con i proprietari, le richieste dei Canut furono respinte ufficialmente.
Il 10 novembre. Bouvier-Dumolart, che a parole si era dimostrato disponibile a fungere da intermediario con i proprietari, fece marcia indietro, a favore dei mercanti, rispetto alla sua promessa originale, visto che molti mercanti avevano chiuso i loro magazzini per impedire il pagamento della tariffa. Avevano, in effetti, messo in scena un blocco che fece arrabbiare completamente gli operai. In quell’occasione il presidente del consiglio Casimir Pèrier dichiarò: “Gli operai si devono mettere in testa che per loro non c’è altro rimedio che la pazienza e la rassegnazione”. Un setaiolo fece fuoco con una rivoltella sulla tempia di un Canut dicendo: "Questa è la nostra tariffa!". Quell'atteggiamento causò il sollevamento degli operai.
Vedendosi ingannati, esasperati dall'intransigenza dei produttori, i Canut persero la pazienza e vollero attaccare il distretto della seta in rue des Capucins. Stiamo parlando di migliaia di lavori e di uno sciopero generale. Aspettarono fino al 20 novembre, quando appresero che erano previsti molte ordinazioni di seta. Decisero di non tornare al lavoro e di manifestare di nuovo in massa davanti alla prefettura (Place des Jacobins). La situazione era esplosiva perché lo stesso 20 novembre una parata con il generale Ordonneau della Guardia Nazionale dei quartieri periferici, dominati dai setaioli, ebbe luogo in Place Bellecour, cioè vicino ai giacobini.
Il 21 novembre, i Canut agirono. "Nel nome dei quindicimila lavoratori, i maestri tessitori sono informati che da lunedì 21 tutti i telai si fermeranno fino a nuovo avviso. Lo stesso giorno i lavoratori si raduneranno nella piazza principale del loro quartiere alle sette del mattino per raggiungere il sobborgo di La Croix Rousse. Si raccomanda un buon ordine (Dal giornale I lavoratori, 1831)".
Già dall'alba, l'agitazione febbrile stava guadagnando l'intera popolazione del quartiere operaio. La maggior parte dei lavori si fermarono. Alle 7 di mattina, più di un migliaio di lavoratori si riunirono sull'altopiano della Croix-Rousse, nella Grande Place, diecimila aspettavano su place Bellecour. E ce ne erano centinaia a La Guillotière.
Si formarono dei cortei che si gonfiavano ora per ora; i tamburi battevano il richiamo. I Canut si fecero avanti con i pugni alzati, inghiottendo le strade, costringendo le autorità a ritirarsi presto.
Ovviamente, la Guardia Nazionale della Croix-Rousse, dove dominavano i Canut, non intesero opporsi all'azione degli operai. La processione dei lavoratori cominciò allora a farsi largo verso la Prefettura. Discesero dalla Croix-Rousse per recarsi alla montée de la Grand-Côte verso rue Vieille-Monnaie. Schermaglie si verificarono in vari punti della piana, la 1ª Legione della Guardia Nazionale di Lyon che incontrò i Canut era costituita principalmente da mercanti, impiegati, negozianti ed altri strati intermedi della società che si radunarono all'ingresso della Grand-Côte (la rue des Capucins era il settore dei setaioli) bloccando il passaggio per impedire ai lavoratori di avanzare. Un comandante della prima legione, un mercante di nome Gentlet, agitò la spada in aria e gridò "Amici miei aiutatemi a spazzare via questa marmaglia". I Canut avanzavano.
Le baionette furono fissate nei fucili mai i Canut avanzavano ancora, questa volta scagliando pietre alle guardie. Alla fine, lo scontro fu inevitabile, la Guardia Nazionale fece fuoco tre operai vennero uccisi, molti furono feriti. I Canut si ritirarono risalendo alla Croix-Rousse e allertarono la popolazione urlando: "Alle armi, uccidono i nostri fratelli”. Da ogni casa arrivavavano combattenti armati di pale, picconi, bastoni e oggetti di scena dei loro telai urlando: "Pane o piombo!", alcuni avevano dei fucili; quelli che non avevano armi portavano dei ciottoli ai piani superiori delle case o ai tetti da cui strappavano le piastrelle, le campane suonavano per una diffusa chiamata alle armi. Con l'aiuto di donne e bambini venero rapidamente erette le barricate ai quattro angoli della penisola tra i fiumi Rodano e Saona, le barche vennero rovesciate sulle banchine formando dighe e barriere. Gli operai a migliaia ripresero la marcia su Lyon, con in testa ai manifestanti alcuni drappi neri su cui i rivoltosi scrissero il loro proclama: «Vivre en travaillant ou mourir en combattant (Vivere lavorando o morire combattendo)».
Stendardo di seta del motto dei Canuts

Sotto il peso dei numeri e dopo un feroce combattimento, con tanto di fuoco dell’artiglieria, costrinsero la guardia ad indietreggiare e occuparono la piazza principale. Con la resistenza militare sedata, i Canut si riversarono in città.
Al municipio e alla prefettura ci fu il panico generale. Il generale Roguet cercò di demolire alcune barricate. Il prefetto, che invitò le «persone oneste» a non farsi coinvolgere nel movimento dei «soggetti cattivi», decise di schierarsi con un battaglione insieme al generale Ordonneau. Il prefetto Bouvier Dumolart si affacciò dal balcone del municipio per fare appello alla calma quando gli spari risuonarono di nuovo. Con un impeto tenace e uno spettacolo di rabbia e forza, i Canut presero prigionieri sia lui che il comandante della guardia Ordonneau e, con le truppe che ormai erano in stato confusionale, i Canut presero il controllo della città. Ciò che restava della Guardia Nazionale rimasta fedele alle autorità era completamente circondata nella zona dell'Hotel-de-Ville. La rivolta si diffuse molto rapidamente in altre parti della città, con le milizie dei ribelli che proliferavano e, con quelle unità della Guardia Nazionale dei quartieri operai, che erano costituiti principalmente da tessitori e che aderirono alla rivolta. Durante i combattimenti del 21 novembre ci furono 275 i morti (75 dalla lato del governo e 200 civili) e 263 feriti.
Nella notte tra il 21 e il 22 novembre 1831, intorno a mezzanotte, un centinaio di lavoratori di Guillotière e Brotteaux decisero di andare rafforzare quelli della Croix-Rousse. Scivolarono su una diga a valle del ponte Guillotière, evitando il posto della Guardia Nazionale sulla testa del ponte. Raggiunsero la confluenza e attraversando il fiume Saona fino al ponte della Mulatière, aggirarono la penisola e salirono lungo i Choulans. Arrivando a Saint-Just, avvertirono, gli operai di Saint-Just, di Saint-Georges, di Gourguillon, gonfiarono il gruppo e continuarono per Trion e Champvert fino a Vaise, dove gli altri si unirono a loro quando vennero fermati dalla Guardia Nazionale
I Canut tornarono indietro e attraversarono il territorio in fondo al castello della Duchère per arrivare al ponte di Rochecardon. Una compagnia della Guardia Nazionale di Saint-Didier-au-mont-d'Or bivaccava lì. "Chi va là?” Esclamarono le guardie nazionali. "Lavoratori" rispose ad alta voce uno quelli che erano alla testa del gruppo alle guardie che facevano la guardia al passaggio. Quella truppa di Canut passò e raggiunse Saint-Rambert, dove si unirono ai lavoratori della Manifattura della Sauvagère. Passarono poi il Saone sul ponte dell’isola Barbe e attraverso la salita di Cook, raggiunsero La  Croix-Rousse. Erano 350 quando apparvero sulla Place de la Croix-Rousse.
L'arrivo di questi uomini, molti dei quali avevano dovuto fare una deviazione di ben venti chilometri, sollevò lo spirito dei coraggiosi abitanti di La Croix-Rousse. Altri lavoratori arrivarono da Collonges, da St Cyr e si aspettava che arrivassero anche da Tarare, Thizy, Vienne[4] e Saint-Étienne ...
Per i rivoltosi che la notte erano rimasti svegli e al freddo, fu come una bicchiere colmo di fraternità che bruciò le vene, fece fuggire l'angoscia e spazzò via lo scoramento. Questo rinforzo spontaneo che segnò il culmine della rivolta Canut, e la grande solidarietà dei lavoratori di Lyon fu la prima e abbagliante illustrazione di una lotta per la giustizia.
Dopo un cessate il fuoco, gli insorti rilasciarono nella notte il prefetto e il generale Ordonneau.
Intorno alle 5 di mattina di martedì 22 novembre, ripresero le ostilità. Gli operai fortificarono le loro posizioni e resistettero vittoriosamente all'assalto delle truppe delle fanterie di linea. Installati in modo sicuro dietro le loro barricate, aggrappati alle finestre delle case alte sui pendii, inflissero terribili perdite ai loro avversari, il cui morale vacillava di ora in ora. Al mattino, nuovi focolai di insurrezione vennero creati in diverse parti di Lyon. I lavoratori di Saint-Just disarmarono il posto di blocco della Guardia Nazionale e presero il controllo del telegrafo, privando il governo d’informazioni accurate da Lyon. Altri lavoratori sulla riva sinistra del Rodano e sulla riva destra della Saone si imbarcarono nella rivolta e un pesante incendio travolse i soldati installati sulle banchine della penisola. Un combattimento sanguinoso si svolse al ponte di Morand.
I lavoratori di tutte le professioni, di tutti i quartieri della città, aumentano a loro volta. L'insurrezione diventò generale. Le campane suonarono a St Paul, ma anche a St Pothin. Le strade, le piazze, le banchine erano irte di barricate. Furono attaccate i posti di guardia occupate dalla Guardia Nazionale o dall'esercito, così come i posti di blocco. Molti diventarono preda delle fiamme. La fanteria tentò invano di fermarli, poi si ritirò, mentre la Guardia Nazionale, della quale un numero di membri era reclutato tra i Canut, passò dalla parte dei rivoltosi. Non era più una rivolta, era una rivoluzione.
I soldati e le guardie nazionali, sconfitti, abbandonarono il controllo della Grande-Côte e la salita di San Sebastián e i Canut, accompagnati dagli operai dei quartieri dei Brotteaux e della Guillotière, presero possesso della caserma di Bon-Pasteur e saccheggiano le armerie. Verso le undici e mezza, nella place des Celestins, si formò un gruppo di quindici o venti giovani, in parte bambini, senza scarpe e armati solo di uno o due assi e uno o due fucili. Da mezzogiorno e mezzo, i ponti del Rodano e della Saona caddero sotto la pressione degli insorti. I negozi di armi vennero saccheggiati, le armi furono prelevate dalla Guardia Nazionale e dai soldati disabili. L'arsenale venne saccheggiato, la polveriera di Serin capitolò, la morsa si strinse attorno all’Hôtel de ville. Il resto della Guardia Nazionale si ritirò da Lyon sotto gli occhi attenti e lasciarono i fucili ai Canut.
I Canut cominciarono a lavorare rapidamente per rafforzare il controllo della città con le milizie che pattugliavano i magazzini e, dopo il saccheggio iniziale di negozi di generi alimentari e altri negozi di merci, erano riusciti a sedare ogni ulteriore comportamento scorretto e ad apportare un senso di ordine alla situazione. Fu notato che, in seguito alla rivolta iniziale che era stata condotta e organizzata dagli operai e sostenuta dai maestri tessitori, furono gli ex soldati e veterani napoleonici a dominare la strategia militare in tutta la città che così rapidamente portò a una pace organizzata. I tentativi delle autorità di rovesciare la vittoria dei Canut erano inevitabili, e il 22 novembre entrarono in città delle truppe dalla vicina Trévoux, nel tentativo di riprendersi il quartiere dei lavoratori della Croix Rousse, ma fu respinto brillantemente e con successo dagli stessi lavoratori.
La notte tra il 22 e il 23 novembre i lavoratori tenevano l'intera città, tranne una zona molto piccola (il quartiere di Terreaux) in cui il municipio era completamente circondato. Verso mezzanotte, il generale Roguet incontrò l'organo municipale (il sindaco Victor Prunelle e le massime autorità cittadine) e diversi ufficiali, in presenza del prefetto, per agire contro la situazione per loro insostenibile. Alle 2 del mattino tutti loro decisero di ritirarsi e fuggire con il resto delle truppe al fort Montessuy. In questo ritiro, ostacolato dalle barricate, i soldati furono presi nel fuoco degli operai che credevano che il movimento dei militari fosse un diversivo.
Nella dura battaglia del 22 novembre, si contarono circa 100 morti e 263 feriti tra i militari, e 69 morti e 140 feriti tra i civili.


Il popolo è padrone della città

Di fronte alla casa Oriol, quai St Clair, il 23 novembre 1831
Il 3 frimaio dell'anno 40 (23 novembre 1831), l'Hotel de Ville di Lyon era occupato dai Canut, dagli operai e da tutti gli insorti, la città era nelle loro mani, la classe operaia arrivò al potere in una città moderna per la prima volta nella storia. Si tentò di istituire una Comune lyonnese, affermando il principio che “Lyon, gloriosamente emancipata dai suoi figli, deve avere magistrati di sua scelta”.
Sul fronte politico, una schiera di attivisti si propose come nuovo Stato maggiore provvisorio, trasferendosi all'Hotel-de-Ville. C'erano repubblicani, volontari del Rodano, vari cospiratori e agitatori che il 24 novembre votarono una dichiarazione congiunta, dopo molti dibattiti ed emendamenti, e proclamò la decadenza e il rovesciamento delle legittime autorità. La dichiarazione iniziava con:
Lionnesi!
I perfidi magistrati hanno perso il loro diritto alla fiducia del popolo; una barriera di corpi è stata sollevata tra noi e loro. Qualsiasi accordo diventa quindi impossibile. Lyon, gloriosamente emancipata dai suoi coraggiosi figli, dovrebbe avere magistrati di sua scelta; magistrati la cui abitudine non è di contaminare il sangue dei loro fratelli.
Coloro che ci hanno difeso nomineranno funzionari per presiedere a tutte le corporazioni per la rappresentanza della città e del dipartimento del Rodano.
Lyon avrà commissioni o primarie assemblee generali; i bisogni delle popolazioni provinciali saranno finalmente ascoltati e sarà organizzata una nuova guardia cittadina. Non ci sarà più imposto il ciarlatanismo ministeriale ...
e terminava con:
Tutti i buoni cittadini si affretteranno a ripristinare la fiducia aprendo i negozi. L'arcobaleno della vera libertà risplende da questa mattina sulla nostra città. Che la sua luminosità non sia oscurata.
Lunga vita alla libertà!"
Lo scopo di questa dichiarazione, giurata, era stabilire una magistratura popolare emanata dalle assemblee primarie.
Nonostante la rapida politicizzazione della rivolta, gli operai, in generale, non possedevano alcuna organizzazione politica di massa. Il Partito Repubblicano aveva solo una o due sedi nella città ed era composto principalmente da intellettuali e professionisti della classe media (l'ala radicale della borghesia); c’erano molti attivi di sinistra negli affari civici come i libertari e i difensori dei poveri, che si fecero avanti come oratori politici, a più riprese, a nome dei Canut.
Una polizia operaia venne frettolosamente costituita. Degli operai furono messi a guardia della banca, mentre i produttori organizzavano la controrivoluzione nel campo del generale Roguet. Gli insorti fecero la guardia affinché fossero evitati i saccheggi, ed in effetti nessun saccheggio ebbe luogo, se non quello deciso collettivamente della casa Oriol, sul quai St Clair, in cui il proprietario aveva autorizzato i soldati a sparare ai lavoratori dalle finestre. Lì i mobili, i libri contabili, le stoffe, tutto bruciava e fu bevuto tutto il vino che c'era in cantina.
Il prefetto, che era rimasto a Lyon al suo posto, cercò di suscitare una divisione tra i lavoratori. Durante tutto il giorno il municipio era in pieno fermento e ci furono forti discussioni tra i sostenitori del rimanere fedeli alle istituzioni e i sostenitori del cambiamento.
Venne immediatamente organizzata la solidarietà tra lavoratori. Un esempio, questa sottoscrizione è stata aperta alle 5 del mattino per le famiglie che ebbero morti o feriti. E ciò che è degno di nota è che questo fondo di solidarietà, istituito in fretta, durò per diversi anni per continuare a sostenere regolarmente le famiglie colpite durante la rivolta dei Canut, come testimoniano i giornali del tempo e soprattutto L’Écho de la fabrique:

Sottoscrizione per lavoratori feriti
- - - - - - - - -
Lyon, 23 novembre 1831, ore 5:00 del mattino.
La sfortunata collisione che volevamo impedire, che avremmo voluto evitare al prezzo del nostro sangue, è finalmente cessata. Dopo un incendio che è durato parte della notte, le truppe si ritirarono e la popolazione lavoratrice rimase padrona della città. Il fuoco era stato appiccato in due case, ma non ha causato il caos; solo alcune botteghe sono state danneggiate.
Il risultato di questi due giorni ha dato grandi disgrazie; le famiglie già in preda alla miseria hanno perso i loro capi, i loro sostegni. Un gran numero di lavoratori sono privati dei membri che servivano a nutrire mogli e figli.
Lionnesi, resteremo insensibili a tanti mali? No: arriveremo con sollecito aiuto per portare loro un rimedio efficace. Cattolici di tutte le classi, ricchi Lionnesi che avete la nobile abitudine di condividere la vostra fortuna con gli sfortunati, è a voi che ci rivolgiamo. Raccoglieremo i soldi per le vedove. Ma il male è grande, e solo voi potete portare un sollievo proporzionato ai bisogni dei nostri fratelli che soffrono.
Una sottoscrizione è già aperta presso l'ufficio de la Gazette du Lyonnais. Sono già assicurate grandi somme. Una commissione delle persone più onorevoli della nostra città sarà responsabile della distribuzione.
Se, come speriamo, questa somma è superiore a quello che può essere necessario per i bisogni più urgenti, una parte può essere utilizzata per ritirare dal monte di pietà gli oggetti che l'inverno rende indispensabili ai lavoratori sfortunati.
- - - - - - - - - -
Lyon, stampato da Th. Pitrat
Giuramento del municipio - 23 novembre 1831

Il giovedì, 24 novembre Lyon era calma, anche se l'effervescenza era visibile ovunque nella città e soprattutto nel municipio, dove le discussioni erano calde tra politici e lavoratori che sembravano imbarazzati dalla loro improvvisa vittoria. Il prefetto Bouvier-Dumolart, mentre continuava il suo lavoro di recupero lusingando gli operai, colse l'opportunità di riunire i maestri tessitori più moderati in un "Consiglio dei sedici" per discutere della crisi e chiedere una sana governabilità. Le tradizioni e l'autorità storica acquisita della città furono usate per mediare e riportare la rivolta su un territorio più "ragionevole". L’Hôtel de Ville era si occupato, ma alcuni di loro, che avevano "scioperato" solo per ottenere la corretta applicazione del contratto collettivo, non sapevano cosa fare di questa vittoria. Sotto l'impulso di alcuni repubblicani, si formò un comitato insurrezionale, ma non intraprese alcuna azione concreta, per mancanza di un vero programma e anche per il mancato sostegno dei Canut, che si rifiutarono di vedere il loro movimento recuperato per fini politici.
A Parigi, come sempre, non capirono cosa stava succedendo a Lyon, e la notizia della rivolta e della presa di controllo della seconda città francese da parte degli insorti fu accolta con grande stupore e costernazione. Nella Camera, l'opposizione, guidata da François Mauguin, ebbe buon gioco nell’evidenziare l'incompetenza del ministero, mentre il presidente del Consiglio, Casimir Perier, il cui governo aveva posto come prima ambizione il ripristino dell'ordine pubblico dopo l'agitazione delle Trois Glorieuses (Tre Gloriose)[11] attribuì i problemi di Lyon alla propaganda dei San-Simoniani[12] in favore delle rivolte sociali e alle azioni dei partigiani di Carlo X. I deputati, che erano tutti ricchi possenti, erano spaventati e si appellarono al re Luigi Filippo, il quale non dubitava che la rivolta fosse il frutto delle azioni repubblicane, chiedendo la severità più estrema. Il 25 novembre, Perier parlò davanti alla Camera dei Deputati: annunciò che il Duca d'Orleans, figlio maggiore del re, e il maresciallo Soult, ministro della guerra, mandati dal re, si sarebbero messi alla testa di un esercito di 20.000 uomini con 150 cannoni per riconquistare Lyon, sciogliere le società operaie, cancellare le tariffe, disarmare la popolazione. Luigi Filippo li esortò alla fermezza, ma proibì loro di ricorrere alle esecuzioni capitali. Il 28 novembre, il Duca d'Orleans e il maresciallo Soult, si stabilirono a Trévoux dove attesero la calma per dirigersi a Lyon.
Nel frattempo a Lyon, coloro che facevano parte dello Stato Maggiore Provvisorio, intuendo che il terreno cominciava a sgretolarsi di fronte a loro, fuggirono dall'Hôtel-de-Ville e furono arrestati mentre il Prefetto e il Consiglio appena costituito organizzarono un'ordinata transizione di potere nelle mani del borghesia. La repressione si mise in rotta verso Lyon. Il 29 novembre il Consiglio dei Sedici restituì il potere nelle mani del Prefetto, così il 3 dicembre, senza spargimento di sangue, ma anche senza alcuna negoziazione e promesse, il Ministro della Guerra e il Duca d'Orleans raggiunsero la città con i loro eserciti, trovarono le porte aperte. La ribellione era finita.


L'amarezza dei lionnesi

Casimir Perier dichiarò che la rivolta era stata organizzata «contro la libertà del commercio e dell'industria» e che la società non si sarebbe lasciata minacciare impunemente.
Il 6 dicembre il prefetto Bouvier-Dumolard fu destituito e sostituito da Gasparin, responsabile dell'enorme repressione che cadde su Lyon: 90 operai furono fermati, 11 di loro arrestati e poi liberati nel giugno 1832. Ci furono altri 600 morti e oltre 10.000 persone espulse dalla città. Il 7 dicembre la tariffa venne abolita per la felicità dei produttori di seta, e si cancelló persino il libretto professionale degli operai.
Pianta di Lyon e il suo agglomerato nel 1833
Louis Blanc[13] esclamò: "Così, dei cannoni per rimediare ai mali della competizione; fortezze per controllare una folla di sfortunati che offrono il loro lavoro senza altra condizione che non morire di fame; soldati, poveri armati per contenere i poveri disarmati ... ministri, deputati, pari di Francia, non sembrano conoscere mezzi migliori di governo".
Ecco come Madame Desbordes-Valmore, poetessa, scrittrice e attrice teatrale, ha raccontato la rivolta dei Canut: "Questo popolo affamato, certo, si è trattenuto dall'essere malvagio. Questo immenso fenomeno non è stato riportato da nessuno, ma mi sono sentita più volte piegare le ginocchia dalla gratitudine e dall'ammirazione. Stavamo tutti aspettando il saccheggio e il fuoco, e non un insulto, non un pane rubato! Fu una vittoria seria, triste per se stessi, che non vollero approfittarne".
Gasparin riferì al re sul completo successo della sua missione: non mancò di raccontare le acclamazioni che furono fatte in «riconoscimento per il re e per il principe» e ai silenzi "un'espressione di tristezza che era evidentemente la testimonianza del pentimento”.


1831 / 1833 - Verso la seconda rivolta dei Canut

Le conseguenze della ribellione del 1831 furono un certo numero di misure repressive dispiegate per cercare di dissipare lo zelo rivoluzionario dei Canut. L'obiettivo era ristabilire l'ordine, creare una pace tra le classi per conto delle autorità e cercare di risolvere le future dispute sulle tariffe e su questioni più ampie dell'industria attraverso la mediazione tra i maestri tessitori e i mercanti, e attraverso una tregua non scritta tra i tessitori più moderati e la borghesia. Quei Canut che erano accusati di crimini più gravi furono arrestati, ma venne dichiarata un'amnistia generale a favore di quella massa di lavoratori che parteciparono alle manifestazioni ed ai combattimenti. La popolazione civile venne sistematicamente disarmata mentre alcuni Canut furono arruolati nell'esercito. Tuttavia, le autorità non si mossero contro gli strati più ampi dei «Volontari del Rodano» per timore di provocare ripercussioni violente, poiché avevano ancora un sostegno tra i lavoratori. Si stimò che esistessero ancora 800 Canut organizzati in unità militari della città che si ritrovavano nelle piazze dei mercati e che si incontravano la domenica nei caffè e negli istituti locali. Il ricordo dell'insurrezione tra il Canut radicalizzati non si dissipò così facilmente, quindi le tensioni tra le classi non erano chiaramente scomparse, nonostante tutte le misure progettate per fermarle.
Rivolata Canut
Da parte borghese, si fecero delle mosse per migliorare le difese della città. La Guardia Nazionale fu sciolta temporaneamente, solo per essere riformata con soldati più affidabili che erano attaccati o più fedeli alla borghesia. Alla nuova Guardia ricostituita furono anche dati più poteri di polizia, il che rese nervosi alcuni strati della piccola borghesia. Il muro che si erigeva tra la città e La Croix Rousse, che era stato danneggiato nei combattimenti, doveva essere ricostruito e una serie di forti distaccati furono commissionati per essere costruiti intorno alla città per separarla da La Croix-Rousse e per combattere meglio il nemico interno (cioè gli operai): Fort Lamothe, Saint-Irénée, Montessuy, Serin, Vaise, da Bron ....
Ma la disfatta del proletariato Lyonse del 1831 non significò l’arresto del movimento operaio francese. Tra il 17 e il 20 dicembre 1831, l'opposizione di estrema sinistra cercò di riportare il caso di Lyon nella Camera dei Deputati. Casimir Perier dichiarò che la rivolta voleva armarsi «contro la libertà del commercio e dell'industria» e il 26 dicembre affermò che «la società non si sarebbe lasciata minacciare dall'impunità». La stragrande maggioranza dei deputati approvò l'azione del ministero e procedette all'ordine del giorno, senza prendere in considerazione le proteste e senza dare seguito alla richiesta di indagine presentata dal deputato dall'estrema sinistra Eusèbe de Salverte.
Una petizione degli operai di Parigi alla Camera dei deputati, nel 1832, pose bene il problema: “La Rivoluzione del 1830 era stata opera del popolo; nondimeno, esso ha sino a ora tratto poco profitto dalla sua vittoria; le riforme sono state senza interesse immediato per il popolo dei laboratori e delle capanne che formano i 29/30 della nazione". Allora, inserendosi nelle società repubblicane o costituendo raggruppamenti autonomi, adattandosi alle dottrine politiche di estrema sinistra o elaborando, in giornali propri, sistemi che esprimevano i loro sentimenti e i loto bisogni, gli operai si organizzarono dovunque e, nella seconda metà del 1833, dovunque si determinarono coalizioni e a poco a poco prese corpo, formulata dall’Echo des fabriques, l'idea dell'unione necessaria di tutti i lavoratori: “Tutta la classe dei lavoratori si mette in moto e marcia alla conquista di un mondo nuovo”. Quando il Governo decise di colpire i raggruppamenti operai rimaneggiando la legge sulle associazioni, i proletari si levarono contro il suo progetto, soprattutto a Lyon, a Saint-Etienne e in tutto il Sud-Est.

Poster raffigurante una scena della rivolta
A Lyon i Canut stavano già incoraggiando idee per fondare cooperative, per separarsi una volta per tutte dai mercanti. Le stesse lotte per salari e contratti migliori continuarono a persistere, senza che nessuno dei contrasti e degli antagonismi fossero stati risolti. Le mutue società, precedentemente esistenti, venivano trasformate in espressioni più profonde dell'organizzazione dei lavoratori. Nacquero associazioni di lavoratori come la «Seconda Loggia del Mutualismo» e la «Società dei Ferrandinieri».
La ribellione aveva stimolato il giovane proletariato alle sue fondamenta. Il senso di sconfitta era sentito ma, molto più di quello, c’era un susseguirsi di domande e di valutazioni su ciò che era accaduto e su ciò che stava accadendo come mai prima. L'amarezza e l'odio verso i mercanti si erano solidificati in un maggiore senso di determinazione, mai toccare di nuovo la sofferenza con le loro mani.
L'ascesa delle associazioni dei lavoratori dopo la rivolta fu utilizzata come strumento da parte dei Canut nelle loro lotte contro i datori di lavoro.
Nel luglio del 1833 ebbe inizio una serie di scioperi per i salari, dove la Società dei Ferrandinieri cercò attivamente di chiudere con i mercanti che erano contrari alle nuove società mutuali. I membri della Società dei Ferrandinieri passarono da un laboratorio all'altro, convincendo i Canut a smettere di lavorare e, con il supporto di un'altra associazione, la Società dei Mutui Servizi, riuscirono a bloccare otto importanti mercanti, prendendone di mira uno in particolare, Monsieur Berlie, che si era rifiutato di pagare la tariffa nel novembre 1831. I capi dello sciopero furono successivamente arrestati e lo sciopero fu sospeso poiché le autorità, agendo per conto dei mercanti, bloccarono le società. La libertà di associazione era un diritto che era stato vinto attraverso successive rivoluzioni e insurrezioni in tutta la Francia nei decenni precedenti, ma la crescita delle associazioni dei lavoratori a Lyon allarmò la borghesia che si trovò costretta a prendere misure severe per arginare l'ondata di coscienza di classe invadente.
Luigi Filippo I, re dei francesi
L'aumento dell'attività del Partito Repubblicano fu anche motivo di preoccupazione tra i commercianti in quanto incrementò lo sviluppo delle associazioni dei lavoratori. Sebbene a quel tempo non esistesse un sostegno di massa per i repubblicani a Lyon, le idee di libertà e libere aspirazioni politiche sposate dai repubblicani, trovarono la loro strada nelle menti di uno strato di Canut. Il giornale repubblicano di Lyon, La Glaneuse, dichiarò l'8 dicembre 1833: "L'operaio al suo telaio è pari a Luigi Filippo seduto sul suo trono".
Ciò che colpisce di più, tuttavia, è il fatto che il senso di solidarietà e la crescente coscienza di classe dei Canut si stava evolvendo come un prodotto naturale della lotta di classe. Le loro organizzazioni e i mezzi di lotta nacquero come risultato diretto della loro battaglia contro la borghesia. A questo riguardo, e con i cambiamenti significativi che hanno avuto luogo nell'economia in generale e le turbolenze politiche in tutta la Francia, la scena era pronta per una prossima fase della guerra Canut contro il mercante borghese di Lyon.


Lo sciopero generale del 1834

Alla fine del 1833, il governo non si aspettava assolutamente una nuova insurrezione a Lyon, dato che la situazione economica era buona e l'industria della seta lyonnese era fiorente.
Eppure all'inizio del 1834 si scatenarono ancora disordini a causa di una diminuzione degli ordini e dell'abbassamento delle aliquote da parte dei commercianti per quegli operai che producevano "shalls" e "peluches" (stoffe economiche per cappelli da uomo) da 1 franchi 50 centesimi a 1 franco 25 centesimi all'anno. Di conseguenza, il 12 febbraio la Società di Mutuo Servizio ha votato a favore di uno sciopero per le tariffe per il giorno 14, che ha avuto un ampio sostegno tra gli operai di Lyon.
Per coincidenza, il 13, 1.000 mutualisti e Ferrandinieri marciarono insieme, con due maestri e due operai che camminavano fianco a fianco in fila durante la processione funebre di un tessitore defunto. Questo fu un grande spettacolo di solidarietà tra le due sezioni dei Canut che terrorizzò il mercante borghese e ha dato il via allo sciopero il giorno successivo.
La memoria del 1831 era ancora fresca nella mente di tutti coloro che avrebbero partecipato, in particolare coloro che erano stati elevati in posizioni di comando all'interno delle mutue. C'era un'atmosfera cauta nella costruzione dello sciopero con ali diverse dei Canut che esprimevano idee diverse su come lo sciopero doveva procedere. In primo luogo, un consiglio esecutivo di 33 Canut (principalmente mastri tessitori) era stato eletto da tutte le mutue per coordinare l'azione, ma era dominato dall'ala più moderata che aveva chiarito che gli obiettivi dello sciopero dovevano essere ottenuti con mezzi pacifici. Il loro punto di vista era che la virtù fosse la sua stessa ricompensa e se lo sciopero potesse essere perseguito in modo pacifico e usando trattative gentili in un'aria di buona condotta, allora tutti avrebbero tratto beneficio da un movimento forte e conciliante basato su una soluzione razionale; questo includeva anche mantenere lo sciopero libero da interferenze politiche. Gli operai, d'altra parte, che avevano opinioni molto contrastanti con i leader moderati, volevano invece vedere il naso dei mercanti sanguinare.
Allo stesso tempo i moderati erano preparati per il tradimento e la trappola dei mercanti. Il desiderio di condurre una lotta con mezzi legali era stato controbilanciato da una comprensione molto chiara che i mercanti agivano come classe, consapevoli del proprio potere, ed erano in grado di fornire colpi dannosi ai Canut se necessario. Per aumentare l'impatto dello sciopero, il Consiglio Esecutivo, a nome di tutti i Canut, chiese che tutti i lavoratori stessero uniti e che nessuna sezione dovesse essere acquistata con una tariffa da qualsiasi datore di lavoro per non dividere lo sciopero. Il beneficio sarebbe stato tratto da tutti o da nessuno! Il Consiglio prese anche misure per incoraggiare quei maestri tessitori che non erano membri delle mutue ad aderire allo sciopero, attraverso un appello alla solidarietà di classe. Attraverso l’unità massima dei lavoratori si sarebbe evitato il ripetersi delle brutalità del 1831, che nessuno sarebbe morto e che la città sarebbe tornata alla pace dopo il successo dello sciopero. Tutti gli interessati sapevano che le tensioni che si erano sviluppate tra le due principali classi antagoniste erano estremamente fragili e, sotto il peso degli eventi, potevano incrinarsi in qualsiasi momento. Così la scena fu preparata per il primo sciopero generale della storia organizzato dalla città proletaria.
La mattina del 14 febbraio il Sindaco, Prunelle, aveva riferito: "Ho camminato oggi nel quartiere di Saint Just e nella parte settentrionale della città dove ci sono i laboratori e non sono riuscito a scoprire un unico telaio in funzione". Le strade erano deserte, i negozi erano chiusi, i teatri erano chiusi e il carnevale annuale era stato cancellato. Alcuni mercanti avevano persino chiuso i loro magazzini e lasciato la città. La situazione di stallo tra le due classi era in corso con messaggi che passavano avanti e indietro tra il Consiglio esecutivo e le autorità, che agivano per conto dei mercanti. La guerra di propaganda era ben avviata anche con entrambe le serie di notizie che davano il proprio resoconto degli eventi, con minacce della stampa borghese verso i Canut e messaggi di solidarietà e relazioni sugli scioperi che si riflettevano nella stampa dei lavoratori. Le classi erano polarizzate e la tensione era alta.
Lo sciopero si trasformò in una guerra di logoramento con entrambe le parti. Erano in gioco anche due ali nella parte della borghesia: l'ala spaventata, che pregava per le loro imprese e che voleva evitare la natura distruttiva del conflitto di classe, chiedevano un accordo, poiché i negoziati erano in corso, ma apparentemente si stavano facendo pochi progressi; l'altra ala della borghesia, le cui priorità prevalevano, voleva risolverla con i Canut. Il loro punto di vista era «Dai loro un centimetro, e loro faranno un miglio». Lo stato d'animo stava cambiando e le forze della reazione, che volevano far interrompere lo sciopero, si stavano raccogliendo. La posta in gioco era alta. Nell'Ordre du jour, il foglio degli ordini giornalieri per i lavoratori del Consiglio Esecutivo del 17, furono scritte le seguenti parole: «Non è più questione di agire saggiamente o meno, piuttosto dobbiamo convincerci che tutte le nostre concessioni, vale a dire riprendere il lavoro senza aver ottenuto nulla, significherebbe distruggere il mutualismo».
Questo, naturalmente, era la vera intenzione della classe dei mercanti, di logorare la determinazione dei Canut e di distruggere le loro organizzazioni.
La situazione per il Canut stava diventando disperata con la scarsità di cibo e altre pressioni che si manifestavano sul movimento sui giovani lavoratori. Il 19 febbraio 300 donne marciarono per le strade manifestando e gridando per il cibo. La Guardia Nazionale fu molto cauta e si trattenne dall'attaccare il corteo, ma fu scritta la sceneggiatura di un potenziale conflitto. Le donne poi minacciarono di portare i bambini con loro la prossima volta, come un atto di sfida; tuttavia, il punto chiave di svolta nello sciopero arrivò lo stesso giorno in cui un mercante decise di aprire il suo magazzino con la protezione della guardia cittadina. Vennero inviate truppe intorno a rue Tolozan, dove era il suo magazzino, e supervisionarono con successo il suo ritorno al lavoro, anche se i lavoratori non si presentarono. Il Consiglio Esecutivo quindi lanciò appelli a tutte le sezioni della classe lavoratrice per sostenere e per aiutare con cibo e denaro gli scioperanti, e inviò anche dei corrieri in altre città per raccogliere fondi. Il Consiglio Esecutivo emise un grido di battaglia e un proclama che diceva: «La nostra causa è quella dell'intera città, di tutta la Francia, persino dell'universo». Ma i borghesi tenevano la situazione in pugno e, sotto la pressione degli eventi, lo sciopero collassò. Il giorno della marcia delle donne, le associazioni mutuali organizzarono delle votazioni per decidere se tornare al lavoro o no. In un’associazione si decise per riprendere il lavoro il 21 con 1.382 voti a favore contro 445. Lo sciopero era finito!


Verso la seconda rivolta

Nei giorni successivi si aprirono divisioni nel movimento operaio. Molti operai che erano stati nell'ala più radicale dello sciopero si rifiutarono di ricominciare a lavorare senza, come loro dicevano, "un risarcimento sufficiente per le loro lotte". Una rissa scoppiò anche nella Croix Rousse tra coloro che volevano continuare lo sciopero e quelli che cercavano di tornare al lavoro. Nel movimento dei lavoratori stavano cominciando a comparire delle crepe. Ci fu un'autoanalisi e una valutazione che cercarono di capire gli eventi che erano appena accaduti e una discussione su un'eventuale via da percorrere si stava aprendo nei Canut. Con l'esecuzione di uno sciopero nacque la necessità di nutrire e sostenere i lavoratori di fronte ad una borghesia ostile, di raccogliere fondi, organizzare una raccolta di cibo, la distribuzione e la cucina e di costruire legami con altri lavoratori e in diversi luoghi. I Canut stavano imparando, ma al centro del movimento c'erano seri problemi, una serie di problemi che dovevano essere risolti.
Le autorità politiche e i loro padroni, i mercanti, cominciarono a preparare una serie di leggi che bandivano le società segrete nella città. La borghesia, usando il pretesto esagerato delle infiltrazioni repubblicane nei Canut, si mosse per chiudere le organizzazioni operaie. Aspettavano l’approvazione della legge per muovere immediatamente contro il Canut e arrestare sei organizzatori dello sciopero. Il percorso approvativo era stato fissato per il 5 aprile e avrebbe svolto un ruolo importante nella costruzione della rivolta.
Altri fattori stavano cospirando per irritare i Canut. La guerra di informazione era già in corso con la stampa borghese che attaccava gli operai, il loro Consiglio Esecutivo e le mutue associazioni per avere l'audacia di condurre uno sciopero. Un particolare articolo fece infuriare i Canut. Un deputato oleanista ed economista liberale, Charles Dupin, attaccò il movimento operaio, accusando il Consiglio Esecutivo di aver paralizzato la città con lo sciopero e di fatto provocato la temporanea «disoccupazione di 50.000 lavoratori per il volere di 50 leader operai». Il Courrier de Lyon, insultando sia i maestri tessitori che i Canut dichiarò: «un povero semplice Canut... che usa solo la sua intelligenza per spingere la spoletta». Questo tono volgare e arrogante era un'espressione del disprezzo che la borghesia aveva per la classe operaia e, combinato con altri fattori, aggiungeva più carburante ai fuochi della rivolta in arrivo.
In realtà, i mercanti e la più ampia borghesia erano terrorizzati dalla classe operaia e dalle sue organizzazioni appena costruite. A Parigi, il ministro degli Interni, il conte d'Argout riferendosi agli avvenimenti nella Francia sud-orientale disse: "C'era armonia in quei disordini e nessuno può negarlo! C'era un sistema, un piano, un progetto organizzato". La minaccia, per i borghesi, era reale. Temevano una rivolta proletaria organizzata, un'insurrezione che doveva essere soppressa a tutti i costi. Mentre i precedenti sconvolgimenti rivoluzionari erano stati caotici, erano spesso disorganizzati e sporadici, il movimento operaio di Lyon, nell’insieme era completamente diverso!
Tuttavia, la paura che circondava il Partito repubblicano era del tutto infondata, in quanto il sostegno al partito era stato piuttosto sporadico durante lo sciopero e, in seguito alla sconfitta, qualsiasi coinvolgimento dei lavoratori in esso era in serio declino. Ciò non ha impedito alle autorità di utilizzare le attività dei repubblicani come scusa per chiudere molte organizzazioni. Le autorità si sono mosse contro i repubblicani direttamente chiudendo il loro giornale.
Nei giorni immediatamente precedenti la rivolta del 9 aprile, una brutale recessione dell'economia stava avanzando ad un ritmo rapido. A marzo una crisi finanziaria negli Stati Uniti causò l'improvvisa cancellazione di tutti i principali contratti per la città. Gli Stati Uniti erano la destinazione principale per l'industria della seta di Lyon, che rappresentava la metà di tutte le esportazioni e, in quanto tali, le cancellazioni rappresentarono un colpo catastrofico alle sorti di molti. I Canut speravano di recuperare le perdite subite durante lo sciopero generale, per recuperare al meglio il reddito che avevano perso. Questa nuova situazione tagliò la speranza di una ripresa e portò alla chiusura di telai dopo telai, laboratori dopo laboratori. Ciò ha portato ad una serie di manifestazioni indette dai mutualisti che entrarono in agitazione per la forte crescita della disoccupazione, ma anche per gli attacchi alle loro società, e colsero l'opportunità per protestare per entrambe le ragioni. All'inizio di aprile parecchie manifestazioni, provenienti dai distretti della classe lavoratrice, confluirono nel centro di Lyon, raccogliendosi in diverse strade e piazze. Gli operai di Les Brotteaux, mentre marciavano verso la città, gridavano "Se vogliono un combattimento, allora ne daremo uno". Anche i Canut più conservatori, i compagnonnages, iniziarono a scendere in piazza con una dimostrazione di 2-3.000 lavoratori.
L'attacco alle mutue e al diritto di organizzazione, l'arresto dei sei leader dei lavoratori e l’imminente processo, il crollo degli ordini dagli Stati Uniti e le più ampie questioni economiche rimaste irrisolte per anni, i ricordi del 1831, l'amarezza dello sciopero generale, la profonda povertà che permeava gli strati più vasti e più ampi degli operai della città, la vile ipocrisia della classe dei mercanti e la sua brama di guadagni a scapito della classe operaia, il totale disprezzo per i Canut da parte dei loro cosiddetto "Maestri", l'era rivoluzionaria attraverso cui tutta la Francia viveva da decenni con le sue richieste di "libertà, uguaglianza e fraternità"; tutti questi elementi si erano riuniti in una rivista rivoluzionaria di potenziale esplosivo.
Il 1° aprile e in una massiccia dimostrazione di solidarietà, il Consiglio Esecutivo scrisse una lettera alle autorità chiedendo di essere processata insieme ai sei leader dei lavoratori carcerati che dovevano essere processati il 5 aprile. Nel giorno del processo, il Consiglio Esecutivo invitò tutti i mutualisti a smettere di lavorare e a riunirsi di fronte al Palazzo di Giustizia per attendere il verdetto. Una folla enorme si era radunata per ascoltare l'esito del processo. L'aula, che era piena e rumorosa, rese difficile per il giudice ascoltare le prove e posticipò la sentenza per 4 giorni, chiedendo a tutti di lasciare l'edificio. La folla fuori, nella confusione, pensò che il processo doveva essere condotto a porte chiuse, il che lo ritenevano inaccettabile. Quando un tessitore, che stava testimoniando contro l'accusato, cercò di andarsene venne assalito insieme al suo rappresentante legale e ad un gendarme che li scortava. Una compagnia di soldati si precipitò nella piazza credendo all’inizio di una sommossa e circondò rapidamente la folla. Scoppiò una risma ma, di fronte a una folla così numerosa e furibonda, i soldati girarono i loro fucili a terra, rifiutandosi di sparare e gridarono: "Lunga vita ai nostri fratelli!" Ciò tranquillizzò la situazione.
Le autorità, dopo aver assistito a un tale immediato collasso di lealtà tra quei soldati, diedero inizio ad un'indagine disperata sullo stato delle sue truppe. Ciò che venne scoperto, secondo i rapporti militari, fu una gamma di sentimenti repubblicani nei ranghi e cercarono di eliminarli il più rapidamente possibile. Il tempo stava per scadere e la città entrò in uno stato di assedio con la distribuzione dell'intera guarnigione sulle strade. Il 9 aprile la guarnigione si trovò in stato di allerta con squadre di fanti che pattugliavano i distretti con 2 giorni di provviste nei loro zaini. Tutte le piazze, i ponti e le intersezioni principali erano sorvegliati, tutti gli edifici governativi e le chiese erano piantonati e l'artiglieria era stata posizionata su siti in rilievo in tutta la città. La scena era pronta per uno scontro tra le classi.


La seconda rivolta dei Canut

La rivolta del 1834
La mattina del 9, quasi 6000 operai occupavano la città tra il Pont de Pierre e il Pont du Concert; i manifestanti iniziarono a radunarsi davanti al Palazzo di Giustizia, per attendere l'esito del processo. Iniziarono a riunirsi anche in Place Saint Jean, nella prefettura di Place des Jacobins e nell'Hotel de Ville in Place des Terreaux, in piazza Bellecourt. Si stavano radunando in migliaia, attirati come falene verso la luce di una candela, in attesa di qualcosa. Dopo un po’ di tempo si verificarono due o tre piccoli incidenti, ma il punto chiave fu quando un uomo cominciò a distribuire volantini del Partito Repubblicano in Place Saint Jean e venne arrestato dai soldati. La folla si precipitò a proteggere l'attivista e riuscì a strapparlo dalle grinfie delle truppe e lo portò via. Alcuni di quei volantini erano stati affissi sui muri all'ingresso della piazza e gli operai costruirono una barricata per impedire ai soldati di staccarli. I soldati, invece di ingaggiare immediatamente un’aperta battaglia con i lavoratori, attesero rinforzi e poi iniziarono a smantellare la barricata. Incontrarono una forte resistenza, con gli operai che li accolsero con lanci pietre. Le truppe aprirono il fuoco e una persona caduta colpita. Per un improbabile scherzo del destino, il primo ad essere ucciso durante la rivolta fu una vera spia della polizia, che fu portato via al Palazzo di Giustizia e che morì nella stanza del giudice. Alle 10 ci fu un altro incidente in Place des Jacobins dove un gruppo di 24 soldati si trovò di fronte ad una grande folla di Canut. Nel panico, i soldati furono ritirati in un cortile, dietro un cancello di metallo. I Canut, che all'inizio si mostrarono pacifici, stavano cercando di distribuire opuscoli sui Diritti dell'Uomo ai soldati intrappolati. Un ufficiale si avvicinò al cancello per parlare con i manifestanti e chiese loro di disperdersi, ma essi rifiutarono. Furono poi minacciati con i rinforzi in arrivo, ma i dimostranti continuarono a rifiutarsi di andarsene e anzi si arrabbiarono. I Canut presero, da un cantiere locale, una grande trave che ha usarono per cercare di abbattere il cancello. Poi scoppiò un colpo d’arma da fuoco che uccise un lavoratore e un altro fu colpito a baionetta. Alle dieci e quaranta le altre truppe si erano fatte avanti, il che portò a una salva di cannone sparata contro il Canut e molti caddero. Nel distretto di La Croix Rousse l'ira del cannone fu sentita sia da civili che dai soldati. Le masse di quel distretto operaio agirono rapidamente ed istintivamente e immediatamente issarono barriere attorno al Grand Place della Croix Rousse. La rivolta di aprile era finalmente iniziata.
Adolphe Thiers, ministro dell'Interno, applicò una tattica che egli ripropose nel 1871 per schiacciare la Comune di Parigi: ritirarsi dalla città, abbandonarla agli insorti, circondarla, quindi riprenderla.
L'esercito occupò la città e i ponti. Scoppiarono le prime sparatorie con la truppa, che sparò sulla folla disarmata. Immediatamente, per le strade furono innalzate le barricate. I lavoratori assalirono la caserma Bon-Pasteur e si barricarono nei quartieri facendo veri e propri campi trincerati, come a La Croix-Rousse.
Durante i primi 2 giorni della rivolta, durata in totale 6 giorni, i militari hanno effettuarono un'azione difensiva e di controllo in tutte le parti della città. I Canut e i loro sostenitori costruirono diverse barricate in varie piazze e si impegnarono in un combattimento diretto contro le truppe, combattendo con coraggio e determinazione. Molti di coloro che avevano partecipato alle dimostrazioni del mattino si erano dissipati verso le loro case e non avevano preso parte al conflitto e non ne uscirono fino a quando la rivolta non fu finita. L'obiettivo militare, che era stato elaborato sulla base delle esperienze del 1831 e dello sciopero generale, era quello di mantenere gli "insorti" in sacche e di limitare i loro movimenti e la loro capacità di comunicare. Le truppe presero il controllo di tutti i principali edifici pubblici e istituzioni, controllarono i ponti e le principali arterie della città e impedirono qualsiasi movimento tra i distretti. Ciò permise ai comandanti militari di mantenere i combattimenti contenuti in aree molto specifiche nei primi 2 giorni e poi, una volta che la situazione fu sotto il loro controllo, iniziò il compito di rompere i gruppi dei combattenti Canut. Oltre a La Croix Rousse, che era la più grande roccaforte Canut, altre concentrazioni di combattenti ribelli si trovavano intorno al distretto commerciale tra Place Bellecour e Place des Terreaux. Erano infatti intrappolati lì, si erano ritirati dalla Prefettura ed avevano eretto una barricata al Passage de l'Argue, direttamente al largo di Place des Jacobins. Barricate furono erette anche in Place Sathoney vicino all'Hotel-de-Ville.
Sebbene i combattimenti fossero feroci e i Canut combatterono con coraggio e tenacia, la strategia militare borghese iniziò a funzionare. Il loro piano era "contenere e controllare", ed era riuscito. I Canut vennero bloccati in posizioni molto specifiche che resero facile alle truppe di manovrare e rifornirsi di munizioni e rifornimenti vari. Alla fine del primo giorno la resistenza era stata isolata in 4 sacche principali: il comune di La Croix Rousse, la collina, e le rive di destra dei fiumi Soane e Rohne. In altre zone i combattimenti si limitarono al fuoco dei cecchini, con singoli Canut che tentavano di interrompere il movimento e il morale delle truppe con colpi molesti e sparatorie in posti chiave. Con ciò i Canut ebbero pochi ma limitati successi e, in una o due occasioni, furono accolti con l’artiglieria pesante che portò alla distruzione di interi edifici. Il secondo giorno, il giorno più intenso della lotta, i Canut furono in grado di prendere il controllo di alcune chiese nei distretti dove erano più forti.
Il 10 aprile, ci furono nuove sparatorie con la truppa. Alle 6 del mattino le campane suonarono da una chiesa occupata dai ribelli, la Saint Bonaventure in Place des Cordeliers. In risposta, diverse altre chiese, occupate in altre zone della città, risposero. Gli insorti si impadronirono del telegrafo, del quartiere della Guillotière, poi di Villeurbanne dove vennero prese le caserme. La bandiera nera fluttuava su Fourvière, sulla chiesa di Saint-Nizier e sull'ospedale Antiquaille. Questo breve barlume di solidarietà e di speranza fu, tuttavia, di breve durata.

Vivre Travaillant Mourir Combattant
Truppe di rinforzo arrivarono da Grenoble e, nonostante avessero incontrato una tenace resistenza da parte del gruppo di La Guillotiere, avevano vinto, congiungendosi ai militari già a Lyon per l'assalto ai ribelli. Un altro evento favorevole al morale dei Canut venne raggiunto nel sobborgo di Vaise, dall'altra parte della città, dove un gruppo di combattenti ribelli riuscì a tagliare i fili del telegrafo, interrompendo i collegamenti con Parigi e impedendo così notizie e aggiornamenti su altri movimenti di truppe governative. Una compagnia di soldati liberati, che dovevano essere mandati in Algeria per punizione, si era unita alla rivolta. Nelle principali sacche di ribellione le barricate si rafforzarono e una ricerca più approfondita di armi venne condotta nelle località.
L'11 aprile, i combattimenti continuarono. Il quartiere di La Croix-Rousse venne bombardato dall’armata francese che, nel frattempo, ricevette i rinforzi, mentre tentativi di insurrezione scoppiavano a Saint-Etienne e a Vienne[4].
Dopo i primi 2 giorni di combattimenti, i Canut, proprio come le forze borghesi, si stavano preparando per la prossima fase di quella che era diventata una campagna strettamente militare.
La borghesia, in quel momento, aveva preso il sopravvento, logorando i Canut e iniziando il compito scrupoloso di sgombrare le strade dai ribelli. Qualche azione dei cecchino Canut continuava a rendere la vita difficile per le truppe e il combattimento di guerriglia casa per casa ebbe luogo nel 3° e 4° giorno ma, con l'arrivo di più artiglieria e più truppe, l'umore insurrezionale cominciò a svanire.
Il 12 aprile, le truppe attaccarono e presero il quartiere insorto della Guillotière, dopo aver distrutto molte case con l'artiglieria. A Vaise, in una casa in rue Projée, i soldati massacrarono 16 abitanti, uomini, donne e bambini, perché un colpo d’arma da fuoco era stato sparato da quella casa.
Sempre più barricate venivano distrutte da incendi e gli operai vennero spinti di nuovo nei loro quartieri. Dal 13 aprile il traffico cominciò a riprendere intorno a quasi tutte le strade cittadine e negozi e bancarelle iniziarono a riaprire. Il 14 aprile, l'esercito ha gradualmente riconquistato la città e attaccato per la terza volta il distretto di La Croix-Rousse, massacrando molti lavoratori. Alla sera le ultime sacche di resistenza furono sedate e la rivolta era finita.
Il 15 aprile segnò la fine della Settimana di sangue a Lyon. La seconda grande rivolta dei Canut fu domata nel sangue.


Conclusione

Il governo impiegò 15 000 uomini di truppa e la cavalleria. In totale, furono scaricati 269.000 colpi di moschetto e 1.729 proiettili di cannone, dalle batterie piazzate sulle colline sovrastanti Lyon, furono lanciati sulle posizioni ribelli (si calcola che perirono 1.200 persone). Si stima che tra 3.000 e 6.000 Canut e loro sostenitori abbiano preso parte alle dimostrazioni iniziali il 9 aprile, ma che un numero molto ridotto si sia impegnato nei combattimenti reali. Sebbene i combattenti più militanti fossero operai della seta e dei mestieri della stoffa, anche lavoratori edili furono coinvolti in uno spettacolo di solidarietà. Dalle relazioni che vennero redatte all'epoca, fu chiaro che la maggior parte di coloro che vi presero parte erano prevalentemente giovani. Il 50-60% delle persone coinvolte nella lotta diretta aveva un'età compresa tra i 15 e i 30 anni, giovani lavoratori che formarono la spina dorsale di questo grande movimento rivoluzionario, e che provenivano per lo più dallo parte degli operai nella comunità Canut. 10.000 ribelli furono fatti prigionieri vennero processati in un «processo mostruoso» a Parigi nell'aprile del 1835 e condannati alla deportazione o, come Charles Lagrange, a pene detentive.
La rivolta fu domata, dopo che Thiers aveva ingiunto ai soldati di agire senza riguardi. Alla notizia della sollevazione lyonnese, le sezioni parigine dei Diritti dell’Uomo presero le armi. Questa insurrezione ebbe per teatro il quartiere di Saint-, tra le vie Beaubourg e e le Halles. Thiers fece subito arrestare tutti i capi e al suo ordine di non concedere quartiere 40.000 soldati, al comando dei generali Bugenud, de Rumigny e Tourlon, e animati dallo stesso piccolo Thiers a cavallo, diedero corso alla repressione che si rivelò durissima: in una sola casa di rue Transnonain furono trovati 12 cadaveri orribilmente mutilati, di donne, vecchi e bambini. “Niente quartiere“ aveva detto Thiers. Il generale Bugeaud aveva detto alla truppa: "Uccidete tutti, non abbiate pietà, non date requie, siate spietati" e a un comandante della Guardia Nazionale: "Dovete abbattere 3.000 faziosi". “È una lezione per tutti coloro che hanno avuto tante volte la criminosa audacia di attaccate il Governo” disse in seguito il re Luigi Filippo ai deputati venuti a ringraziarlo.
La sconfitta della rivolta del 1834 non fu certamente colpa di quei lavoratori che caddero, non per colpa di quei giovani che combatterono coraggiosamente e che soffrirono per mano dei vincitori, la natura di questo movimento insurrezionale differiva radicalmente dalla precedente rivolta del 1831 in due punti chiave. In primo luogo, la strategia militare della borghesia, che si era bruciata le dita in precedenza, fu molto meglio organizzata e molto più preparata. La borghesia aveva infatti pianificato e fornito risorse per un avvenimento del genere per un intero periodo. In secondo luogo, sebbene le dimostrazioni iniziali fossero ben seguite e riflettessero uno stato d'animo molto militante da parte delle masse, si può dire che il livello di preparazione di Canut fosse del tutto inadeguato. Le associazioni mutualistiche, quelle associazioni operaie che avevano mostrato una così grande promessa nel costruire verso e durante lo sciopero generale di febbraio, hanno giocato poco o nessun ruolo ufficiale nel tentativo di organizzare i ribelli una volta che la rivolta era iniziata, e molti dei suoi leader non hanno mostrato livello di partecipazione organizzata ai combattimenti di sorta.
Ma la classe operaia continuò la sua marcia in avanti. A dispetto della magistratura e della polizia, alle quali, nondimeno, la legge sulle associazioni non permetteva di toccare le associazioni di mutuo soccorso, i gruppi corporativi, le corporazioni, gli operai si radunarono attorno a coloro che sopravvissero al disastro del 1834. Altri aderirono alle società segrete, che, tra il 1835 e il 1840, coprirono il paese in una rete clandestina. Talune, reclutate in seno alla classe media e alla classe lavoratrice, erano formate da francesi, come i Diritti dell’Uomo, la Famiglia, le Stagioni, le Falangi democratiche, altre, come la Federazione dei Giusti o la Federazione dei fuoriusciti, riunirono gli esiliati tedeschi e svizzeri e somigliavano, per certi aspetti dei loro metodi tattici, alla Giovine Italia mazziniana, ma erano spesso collegate con società francesi, quali le Stagioni, così che il movimento operaio rilevò sin da allora un carattere nettamente internazionale.
Solo dieci anni dopo questi eventi titanici, i lavoratori della seta di Lyon sarebbero tornati nelle strade ancora una volta per recitare il loro ruolo nei movimenti rivoluzionari del 1848, con la rivolta dei Voraces. La borghesia di Lyon vinse nel 1834 una battaglia, ma fu solo un preludio a maggiori lotte, lotte che avrebbero scosso il mondo intero e fornito lezioni preziose per tutti i lavoratori, dando forma agli eventi alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX.


L'inizio di una nuova era, la nascita del diritto dei lavoratori

Quello dei Canut era diventato, un movimento operaio rivoluzionario che era deciso a distruggere il suo nemico di classe ed era pronto a morire combattendo per raggiungerlo. Fu la natura della coscienza di classe che distinse i lavoratori della seta di Lyon dagli altri in tutta la Francia e nel resto del mondo. La loro posizione unica di lavoratori all'interno di quella grande città, le loro tradizioni, la loro comunità, i rapporti di lavoro e il posto all'interno delle forze produttive della Francia in quel momento, creò un movimento che, per la prima volta nella storia del capitalismo moderno, li mise su un corso diretto di collisione con i nuovi padroni del mondo.
La rivolta dei Canut ebbe un impatto globale e certamente ha aiutato anche la Comune di Parigi e tutte le altre lotte che vennero in seguito. Ma lei stessa non sarebbe probabilmente scoppiata se non fossero già avvenute altre rivolte a Lyon come la grande rebeyne[14], le grand tric degli stampatori[15] ... e tutta la lotta per le tariffe che era stata effettuata dai Canut nelle rivolte del 1744 e 1786.
Per il primo anniversario di questa rivolta, L’Écho de la Fabrique, in un numero incorniciato in nero, pronunciava così l'orazione funebre dei Canut morti mentre combattevano:
«Vivere lavorando o morire combattendo!»
Dormite in pace, vittime di novembre! Possa la terra essere leggera per voi! Il vostro sangue ha fertilizzato il terreno su cui deve crescere l'albero dell'emancipazione dei proletari. Un alone di gloria non circonderà le vostre tombe sconosciute. non avreste voluto una gloria macchiata dal sangue dei vostri concittadini ... La vostra memoria tuttavia non sarà dimenticata nella storia del proletariato ... Il futuro è svelato! ... Ve lo annuncio ... i vostri nipoti si saranno più gli iloti della civiltà ... "


Approfondimenti




[1] Città della Francia centro-orientale nella regione Alvernia-Rodano-Alpi, all'inizio del XIX secolo
[2] Il sansimonismo è stato un movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo. Il movimento prende il nome dal suo ideatore il conte Henri de Saint-Simon, il centro di questo movimento fu l'École polytechnique. La società sarebbe stata gestita da scienziati e industriali che grazie alle scoperte scientifiche e allo sviluppo industriale avrebbero dato vita ad una società che garantisse migliori condizioni di vita ai proletari.
[3] François Marie Charles Fourier (Besançon, 7 aprile 1772 – Parigi, 10 ottobre 1837) è stato un filosofo francese, che ispirò la fondazione della comunità socialista utopista chiamata La Reunion sorta presso l'attuale Dallas in Texas, oltre a diverse altre comunità negli Stati Uniti d'America (tra le quali ricordiamo Brook Farm, fondata nel 1841 vicino Boston e sciolta a seguito d'un incendio, nel 1849). Fourier critica fortemente la società borghese capitalista del tempo, che è fallita perché il libero mercato non ha portato quel benessere che aveva promesso: il mondo capitalista ha ampliato il divario tra pochi che hanno molto e molti che hanno poco. Il capitalismo ha disumanizzato la società esasperando la competizione individuale e reintroducendo la schiavitù (lavoro minorile, alienazione etc…).
[4] Nel dipartimento dell'Isère nella regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.
[5] Il luddismo è stato un movimento di protesta operaia, sviluppatosi all'inizio del XIX secolo in Inghilterra, caratterizzato dal sabotaggio della produzione industriale. Macchinari come il telaio meccanico, introdotti durante la rivoluzione industriale, erano infatti considerati una minaccia dai lavoratori salariati, perché causa dei bassi stipendi e della disoccupazione. La distruzione di macchine industriali come segno di protesta avvenne già alla fine del XVIII secolo, ma solo sotto l'influenza della Francia e dei giacobini inglesi la protesta prese i caratteri di un movimento insurrezionale. Il nome del movimento deriva da Ned Ludd, un giovane, forse mai esistito realmente, che nel 1779 avrebbe distrutto un telaio in segno di protesta
Vecchia Traboule di Lione
[6] I traboule sono elementi caratteristici dello spazio urbano di alcune città della Francia e in particolare della città di Lyon. Si tratta di passaggi pedonali che attraversano corti private di edifici e che permettono il transito diretto da una via cittadina all'altra. Il transito attraverso i traboule consente di seguire itinerari che attraversano la città secondo percorsi alternativi e più brevi prescindendo dalla topologia viaria, e consentono inoltre di beneficiare di tratti coperti, al riparo dall'esposizione agli elementi atmosferici. I traboule hanno avuto un ruolo nelle rivolte dei Canut, le sollevazioni dei tessitori della seta che infiammarono Lyon. Furono anche utilizzati dai partigiani della Resistenza francese durante l'occupazione tedesca della Francia nella seconda guerra mondiale.
[7] L’octroi era un contributo indiretto ricevuto dai comuni per l'importazione di merci nel loro territorio. Questa imposta ha influito sulle merci più importanti e redditizie come vino, olio, zucchero, caffè e così via. Dal 12° secolo a Parigi ed è stato utilizzato per finanziare la manutenzione delle fortificazioni e opere pubbliche.
[8] Coloro che preparano manualmente o usando macchinari i fili (avvolgimento, pressatura, deformazione, ...), l'imballaggio o l'assemblaggio di uno o più telai.
[9] I Vorace indicano un gruppo di lavoratori della società di lavoro con base a Lione (operai della seta), apparso a Croix-Rousse nel 1846, nell'agitato contesto sociale della rivolta dei Canut, e scomparso nel 1849. Il suo nome deriva dalla società Compagnons du Devoir, chiamata «dévoirants (divoratori)» e poi «voraces (voraci) Nel febbraio 1848, dopo l'abdicazione di Luigi Filippo e la proclamazione della Repubblica, i Vorace presero possesso del Municipio, della Prefettura e dei forti di Croix-Rousse. Durante i mesi successivi, il potere ufficiale dovette vivere una convivenza a volte difficile con i voraci. Nel giugno 1849, riecheggiando la rivolta dei repubblicani parigini, i Vorace tentarono di organizzare una nuova insurrezione, che venne violentemente repressa.
[10] La rivoluzione di luglio è stata la seconda rivoluzione francese dopo la storica rivoluzione francese del 1789. Portò al trono un nuovo re, Luigi Filippo I, a capo di un nuovo regime, la monarchia di luglio, che succedette alla Seconda Restaurazione. Questa rivoluzione ebbe luogo nell'arco di tre giorni, il 27, il 28 e 29 luglio 1830, che furono chiamati ì "Tre gloriose".
[11] Il sansimonismo è stato un movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo. Il movimento prende il nome dal suo ideatore il conte Henri de Saint-Simon, il centro di questo movimento fu l'École polytechnique. La società sarebbe stata gestita da scienziati e industriali che grazie alle scoperte scientifiche e allo sviluppo industriale avrebbero dato vita ad una società che garantisse migliori condizioni di vita ai proletari. L'opera di proselitismo, effettuata dai suoi discepoli Saint-Amand Bazard, Barthélemy Prosper Enfantin, Pierre Leroux e Louis Auguste Blanqui, fece diventare il sansimonismo un fenomeno rilevante che coinvolgeva 40 000 aderenti nel mondo. I sansimoniani erano mal visti dal governo francese perché contestavano l'assetto della società borghese e la proprietà privata, e vennero incriminati in numerosi processi.
[12] I fourieristi erano i seguaci delle idee di François Marie Charles Fourier (Besançon, 7 aprile 1772 – Parigi, 10 ottobre 1837). Fourier è stato un filosofo francese, che ispirò la fondazione della comunità socialista utopista chiamata La Reunion sorta presso l'attuale Dallas in Texas, oltre a diverse altre comunità negli Stati Uniti d'America (tra le quali ricordiamo Brook Farm, fondata nel 1841 vicino Boston e sciolta a seguito d'un incendio, nel 1849). Fourier criticava fortemente la società borghese capitalista del tempo, che è fallita perché il libero mercato non ha portato quel benessere che aveva promesso: il mondo capitalista ha ampliato il divario tra pochi che hanno molto e molti che hanno poco. Il capitalismo ha disumanizzato la società esasperando la competizione individuale e reintroducendo la schiavitù (lavoro minorile, alienazione etc…). Da segnalare anche la vicenda della colonia Cecilia, un esperimento di convivenza libertaria che si tenne nel Brasile di fine XIX secolo su iniziativa dell'anarchico pisano Giovanni Rossi, influenzato, tra gli altri, anche dalle letture dei testi utopistici di Fourier.
[13] Louis Jean Joseph Charles Blanc (Madrid, 29 ottobre 1811 – Cannes, 6 dicembre 1882) è stato uno storico e politico francese.
[14] La Grande Rebeyne (rebeyne in Lionnese significa "rivolta") è stata la sommossa del grano che si svolse a Lyon dal 18 al 27 aprile 1529. Scoppiò a causa dell'alto prezzo del grano. In un momento in cui le città non venivano nutrite con i piatti dei paesi circostanti, le autorità (il consolato, nel caso di Lyon), cercarono costantemente di limitare l'aumento del prezzo dei cereali e di garantire l'approvvigionamento dei mercati. Per via di editti e tasse, furono inevitabili forti aumenti che causano le proteste del popolo. Gli anni precedenti al 1529 videro scarsi raccolti e l'inverno del 1528-1529 fu particolarmente grave. Ciò provocò un aumento dei prezzi, mentre le autorità cercano di mantenere le scorte esistenti e di eliminarle a un prezzo onesto. Ma una voce, lanciata da un manifesto, accusò i mercanti di esportare grano in Piemonte. Il 18 aprile dei manifesti affissi nella città: firmati Le Pôvre, chiamavano per riunirsi la domenica 25 aprile dai Cordeliers (nome dato ai francescani che vivevano in Francia) per ottenere il grano dai granai dei ricchi. Domenica pomeriggio quasi duemila persone si riuniscono nei chiostri dei Cordeliers. La campana suonò a Saint-Nizier. Si iniziò a cercare nelle case dei borghesi senza trovare nulla, ma ci furono saccheggi e danni. Consiglieri e notabili del Consolato si rifugiarono con i canonici di Saint-Jean. Per diversi giorni, i quartieri furono in stato di agitazione: il Terreaux, Saint-Marcel, le pendici della Croix-Rousse. I capi della rivolta erano convinti che le riserve di grano destinate ad andare in Italia erano nascoste nell'abbazia di Barbe Island. Lunedì 27 l’abbazia fu invasa, ma la folla dei manifestanti era accompagnata dal luogotenente del Re, oltre che da un distaccamento di soldati, per verificare allo stesso tempo che non ci siano violenze e saccheggi. Non venne trovando nulla, la rivolta finì lo stesso giorno. La repressione fu dura. Alcuni capi rivoltosi furono impiccati, altri inviati alle galee.
[15] Le grand tric è stata una rivolta degli operai tipografici di Lyon nel 1539. La parola tric designa lo sciopero nel 16° secolo. Veniva dal grido di battaglia degli operai per fermare il lavoro. Ed è della stessa famiglia dello "Streik" tedesco o dello "Strike" inglese, cioè: sciopero. Fu forse il primo sciopero nella storia della Francia. Nel mese di aprile 1539, sotto l'influenza di società segrete come la Griffarins, i lavoratori tipografici di Lyon, sottopagati per i loro quindici ore di lavoro al giorno, decisero di smettere di lavorare. Autorizzati a portare armi, intimidirono le autorità e i lavoratori che sarebbero stati tentati di riprendere la produzione. Per quattro mesi, nessuna delle tipografie di Lyon ha lavorato. Lyon era all'epoca uno dei grandi centri della stampa in Europa. I negoziati con i maestri stampatori non riuscirono, allora l'autorità che rappresentava il re a Lyon, il Siniscalco (l’ufficiale al servizio del re), pubblicò una sentenza che dettava i diritti e i doveri dei lavoratori tipografi. La professione era recente a causa del nuovo uso della stampa in Occidente, erano ancora mal definiti. I datori di lavoro furono tenuti a garantire ai propri dipendenti una quantità sufficiente di cibo, di non lavorare nei giorni festivi, e gli operai non dovevano più portare armi o interrompere un lavoro intrapreso o impedire il lavoro ad altri. Gli operai tornarono a lavorare a luglio, ma si attivarono in un lungo processo di negoziazione sull'interpretazione dell'editto fino al chiarimento definitivo nel 1542.