LUNEDÌ 10 APRILE 1871
(20 GERMINALE
ANNO 79)
Parigi insorta è innanzi tutto una città liberata
dalle strutture che sono a fondamento dell'ineguaglianza sociale. Tutti parlano
con tutti. Anche il più modesto lavoratore finalmente vive, dando un senso reale a questo verbo, usato
fino ad allora per indicare chi
respira; vive sentendosi uguale a
tutti gli altri, sentendosi responsabile, insieme agli altri, di tutto.
L'umile muratore del Limousin[1],
Martial Senisse, venuto a Parigi per la fidanzata, trovandosi ancora in città nei giorni della Comune, non esita a lottare
insieme con i compagni Parigini, discutendo poi con questo o quel delegato
nelle differenti commissioni.
Nel suo diario, in data odierna, è riportata una
conversazione, molto interessante, avuta con il colonnello Rossel,
capo di stato maggiore dal 3
aprile. Rossel
spiega come lui, un soldato dell'esercito regolare, sia passato dalla parte dei
ribelli. “Prima di tutto ho voluto
vendicare il tradimento di Metz. Io sono
qui col popolo, perché il popolo è il solo a non aver capitolato davanti ai
prussiani. Sono con la Repubblica popolare contro la borghesia disfattista.
Sono con i soldati del popolo contro quegli ufficiali, vecchi compagni d'arme,
che, disonorandosi, si sono messi al servizio di coloro che hanno consegnato al
nemico l'Alsazia e la Lorena”.
La situazione si aggrava. È indispensabile rompere
l'isolamento di Parigi. In provincia sono state proclamate alcune Comuni, ma
sono nate senza solide basi, incapaci di costruire i legami organizzativi
necessari per coordinare questi vari tentativi rivoluzionari. Inoltre pesa
sulla bilancia l'enorme influenza
delle campagne, egemonizzate dai versagliesi.
Prima della guerra, militanti dell'Internazionale avevano avviato, in particolare nell'area di Marsiglia,
un lavoro di informazione e
propaganda, ma non avevano avuto il tempo di allacciare contatti reali con le
masse rurali, indottrinate dal potere centrale e dal clero. A Parigi viene
fatto qualche tentativo in questa direzione: si spediscono delegati; si
lanciano appelli come quello stilato dalla giornalista comunarda André Léo.
L'appello, pubblicato dai giornali («La Sociale»,
«Le Cri
du peuple»), sarà poi diffuso come volantino, con una tiratura di
100.000 copie, lanciandolo sui villaggi con un pallone
aerostatico. Questo il testo: “Povero
contadino, umile bracciante, è più di un secolo che ti viene ripetuto che la
proprietà è il sacro frutto del lavoro, e tu ci credi... No, fratello, il
lavoro non dà la proprietà. Essa si
acquista con scaltrezza o si eredita per caso. I ricchi non fanno
nulla. I lavoratori sono poveri, e restano poveri. È la regola, salvo qualche
rara eccezione. Ti par giusto? Ecco perché Parigi protesta, si agita, si
solleva, e vuole cambiare le leggi che danno
tutto il potere ai ricchi a discapito dei lavoratori... Se Parigi cade, il
giogo della miseria resterà sui vostro
collo e ricadrà sui vostri figli.
Aiutatela dunque a trionfare, e, qualsiasi
cosa succeda, ricordatevi queste parole, poiché nel mondo ci saranno
rivoluzioni finché non si avvereranno questi principi: la terra al contadino,
l'utensile all'operaio, il lavoro per tutti”.Avviso della Comune |
[1] Il Limousin era una regione della Francia ubicata per la quasi totalità sul Massiccio centrale, con capoluogo Limoges. I suoi abitanti sono chiamati Limousins. Dal 1º gennaio 2016 è confluita nella regione Aquitania-Limosino-Poitou-Charentes che ha poi preso il nome definitivo di Nuova Aquitania.