lunedì 29 luglio 2019

02-14-RO12 – Louis ROSSEL

LOUIS ROSSEL



Louis Nathaniel Rossel è nato a Saint-Brieuc[1] il 9 settembre 1844, ed è stato un militare francese. È stato l'unico alto ufficiale dell'esercito francese ad aver aderito alla Comune di Parigi nel 1871 (dal 19 marzo) e svolse un ruolo importante come delegato alla guerra. Louis Nathaniel Rossel è stato un personaggio atipico della Comune, una figura chiave che purtroppo, come tutti i Comunardi e, fuori dalla Francia, la Comune stessa, non ha mai avuto un posto nei libri di storia. Il fatto che un ufficiale brillante dell'esercito regolare si unisca ai ribelli della Comune è il tipo di atto che il potere, qualsiasi potere, di qualsiasi nazione, non vuole trasmettere. Rossel aveva deciso di seguire la sua coscienza piuttosto che obbedire ad alcuni uomini. Oggi è ancora un esempio da seguire: rimanere onesto con se stesso e la sua coscienza, non andare fuori strada per l'interesse di alcuni contro l'interesse generale. “Nemico delle rivoluzioni, le circostanze mi hanno gettato dentro una rivoluzione; ho odiato la guerra civile, e sono stato volontario durante la guerra civile". Questa frase di Louis Nathaniel Rossel ben riflette a priori il carattere paradossale dell’adesione di quel giovane ufficiale, rigoroso protestante, alla Comune di Parigi.



Infanzia e carriera militare

Figlio di Louis Rossel e Sarah Campbell (scozzese), Louis Nathaniel crebbe a Nîmes[2] in una famiglia borghese, protestante e repubblicana. Suo padre, un ufficiale, colonnello della Legione d'Onore, rifiutò di giurare fedeltà a Napoleone III. Studiò nelle città di Saint-Brieuc[3], Mâcon[4], Nîmes[5], poi al collegio militare di La Flèche[6] e infine all'École polytechnique di Parigi.
Ha avuto una lunga corrispondenza con sua sorella Bella. In quel momento in cui le ragazze erano considerate inferiori ai loro fratelli, Louis Nathaniel trattò sua sorella da pari a pari e lo sostenne finanziariamente per i suoi studi.
Nel 1867 strinse amicizia con Jean Macé[7] creatore della Lega dell’Istruzione. Rossel, sostenitore dell'educazione della classe operaia, iniziò corsi d’insegnamento di grammatica per le classi svantaggiate e s’impegnò nella scuola laica. Qui ebbe il suo primo vero contatto con la classe operaia.
Appassionato di strategia militare, Rossel scrisse molti articoli e libri sull'arte della guerra, sotto lo pseudonimo di «Randall», e dimostrò nel 1869 che i libri di strategia allora pubblicati e attribuiti a Napoleone I non erano autentici.



Dopo aver scelto il genio, tornò alla scuola di applicazione di Metz[8] da dove uscì col grado di tenente. Nel luglio del 1870 quando venne a sapere che è stata dichiarata la guerra contro la Prussia, Rossel andò a Parigi per il servizio attivo, ma i suoi sforzi non ebbero successo.
Alla notizia dei primi disastri, Rossel escogitò un piano di difesa, che inviò il resoconto al giornale Le Temps. ll suo scritto era molto chiaro ed era pieno di preannunci.
Sul piano strategico, fu un appello alle armi a tutto il paese, e organizzare un enorme arruolamento in piccole bande che agirono separatamente, per fare da supporto all'azione dei corpi dell’esercito regolare.
A Metz[8], prima che questa città capitolasse, fu nominato capitano del genio e combatté con coraggio alla battaglia di Reichshoffen. Carattere pieno e deciso, profondamente patriottico, Rossel non poté vedere senza un’esasperazione profonda come François Achille Bazaine[9] conduceva le operazioni militari. Presto si convinse che, sia per inettitudine, sia per il tradimento dei suoi capi, l'esercito di Metz, e tutta la Francia, andavano verso la sconfitta.
Nataniele Rosel, scriveva a suo padre la lettera seguente, conservata nei suoi scritti postumi:
«Io ho avuto dal principiar della guerra, delle avventure strane e numerose: ma una cosa che ti farà meravigliare è questa, che non sono mai stato mandato alla carica. Ci sono stato, sì, qualche volta; ma per mio piacere, e con minimo pericolo.
A Metz, io non ho tardato a riconoscere l'incapacità dei nostri comandanti, generali e stato maggiore: incapacità senza rimedio, confessata da tutta l'armata; e siccome io ho l'abitudine di spingere le mie deduzioni fino all'estremo, pensavo, prima ancora del 14, ai mezzi di sbarazzare tutta questa massa d'ignoranti.
Io ne avevo immaginati alcuni per questo, che non sarebbero poi così difficili. Mi ricordo che una sera, in compagnia del mio commilitone X, spirito generoso e risoluto, e che era tutto convinto delle mie idee, noi passeggiavamo davanti a questi alloggi magnifici della via Clercs, pieni di cavalli, di vetture, d'intendenti gallonati, e messo sossopra dal solito tumulto d'uno stato maggiore insolente e buontempone.
«Esaminavamo le porte, come erano situate e come con cinquanta uomini risoluti si potevano toglier di mezzo quegli spacconi; e cercavamo questi cinquanta uomini, e non ne abbiamo trovati che dieci!...
Il 14 agosto, verso sera, noi vedemmo dall'alto dei bastioni l'orizzonte da Saint Julien a Quenlen rischiarato dai fuochi di battaglia,
Il 16 l'armata aveva guadata la Mosella e trovava il nemico a faccia a faccia. Appena sbarazzato del mio servizio, i convogli di feriti, che giungevano, annunciavano una grande battaglia. Corsi a cavallo attraverso Moulin e Ghatel fino alla pianura di Gravelotte, dove potei assistere ad una parte dello scontro al fianco di una batteria di mitragliatrici comandata meravigliosamente.
Io ho rivisto una volta ancora, il giorno della capitolazione, il capitano di questa batteria.
Il 18 andai ancora, la sera, ad assistere alla battaglia, ed incontrai il generale Grenier: se ne tornava, dopo aver perso, con 1a sua divisione che si ritirava tranquillamente, avendo combattuto sette ore di seguito senza essere sostituita. Il giorno dopo il blocco era completo.
«d io non continuai neppure a cercare dei nemici per questi generali incapaci.
Il 31 agosto e il primo di settembre, tentarono di dar battaglia, e non sapevano neppure come impegnare le truppe.
Il disgraziato Leboef, cercò, si disse, di farsi uccidere sul campo, e riuscì solo a far uccidere scioccamente molti giovani valorosi.
Andai la sera del 31 a vedere la battaglia al forte di Saint-Julien, e il giorno dopo, 1 settembre, sul campo di battaglia incontrai certo Saillard, divenuto capo squadrone, che attendeva ancora con due batterie, il momento di entrare in azione.
Io ho provato raramente un più grande stringimento di cuore, vedendo le ultime probabilità che ci restavano, abbandonate così vergognosamente; chè ogni volta che ci si batteva, sentivo rinascere la fiducia.» (Scritti postumi di Rossel, raccolti da Giulio Amigues).
Convinto che la guerra potesse essere ancora vinta se solo i capi politici e militari avessero veramente voluto combatterla, vide nella resa della Francia, firmata il 29 ottobre, un autentico tradimento. Egli ritenne che la ragione di questa "abdicazione" nasceva dal desiderio di alcuni politici, come Adolphe Thiers, e marescialli, come Bazaine[9], di ristabilire l'ordine morale, conservatore e persino monarchico, e per prevenire emergere di una repubblica moderna, la migliore forma di sistema politico per Rossel.
Bloccato a Metz[8] con una gran parte dell'esercito francese, cercò di sollevare gli ufficiali patriottici per rovesciare il maresciallo Bazaine[9]. Egli fallì all'ultimo momento, sfuggì, riuscendo ad attraversare le linee tedesche, travestito da contadino, mentre Bazaine[9] capitolava dando un intero esercito intatto al nemico. Rossel passò per il Lussemburgo, poi Belgio (dove tramite il giornale l’Indépendance belge, protestò contro la condotta di Bazaine[9] attraverso due articoli) e infine raggiunse l’Inghilterra. Dall'Inghilterra, andò a Tours[10] per mettersi a disposizione di Gambetta, allora Ministro della Guerra. Per prima cosa, denunciò il tradimento di Bazaine, poi grazie ad un amico del politecnico, Rossel ebbe un incontro con Léon Gambetta, dove, per cercare di convincerlo a proseguire la resistenza,  gli consegnò un serio rapporto che suggeriva l'opportunità di riprendere i combattimenti. Léon Gambetta, che oltre ad aver ricevuto dal governo provvisorio la funzione di ministro della Guerra aveva anche le funzioni di ministro dell'Interno, era già favorevole alla resistenza, ma fu messo in minoranza all’interno del suo governo.
Gambetta organizzò allora un incontro tra Louis Rossel e il delegato del ministro della guerra, Charles de Freycinet[11], protestante come lui. Quest'ultimo, nell’incapacità di inquadrare e di coordinare le armate francesi, assegnò a Louis Rossel il compito di prendersi cura delle armate del Nord e di istruirne gli ufficiali. Louis Nathaniel Rossel andò nei luoghi assegnati e ne tornò dopo due settimane, dicendo che la sua missione non era necessaria. Rossel rivide nuovamente Léon Gambetta redigendo un rapporto in cui proponeva la ripresa dei combattimenti. Ma Léon Gambetta non era più influente, tanto che si dimise il 6 febbraio 1871. Louis Nathaniel Rossel venne inviato, da un generale di campo, nella guarnigione di Nevers, con il grado di colonnello. Rifiutò la decorazione della Legion d'onore.



A quel tempo, i colloqui di pace tra Francia e Prussia vennero intrapresi dal governo di Thiers. Rossel non apprezzò questo atteggiamento e aspettò solo un'occasione per dimostrarlo. Il 18 marzo 1871 Parigi insorse, proclamò la Comune e costrinse il governo di Adolphe Thiers a fuggire a Versailles con l'esercito regolare. Per Louis Rossel, Adolphe Thiers aveva fatto un patto con il nemico abbandonando il popolo, così, appena ricevette la notizia dell’insurrezione, come i 107 parlamentari che hanno votato contro le condizioni di pace, vale a dire la sinistra, Rossel non accettò la sconfitta, né il governo reazionario, quindi raggiunse subito Parigi, il 19 marzo, decidendo di aderire alla Comune. Il giorno dopo Rossel scelse il suo campo di battaglia, spiegandolo in una lettera al ministro della guerra: “Generale, ho l'onore di informarvi che vado a Parigi per mettermi a disposizione delle forze governative che s’istituiranno. Informato da un dispaccio di Versailles reso pubblico oggi, ci sono due parti in lotta nel paese, mi metto senza esitazione dalla parte di chi non ha firmato la pace e non dalla parte dei colpevoli della capitolazione generale”.
Appena arrivato, si mise in contatto con i membri del Comitato del 17° arrondissement, si presentò al Comitato Centrale la cui sede era all’Hôtel de Ville e subito Benoit Malon lo nominò, il 22 marzo, comandante superiore della legione del 17° arrondissement.
Il 30 marzo, al Pont de Neuilly, l'esercito di Versailles attaccò Parigi. Rossel provò a riprendere la posizione. Fallì e tornò nella capitale e venne incarcerato. Cluseret, delegato alla guerra, lo fece liberare e gli affidò il suo staff. Cluseret venne licenziato alla fine di aprile delle sue funzioni e Rossel lo sostituì.
Il 3 aprile divenne capo di Stato maggiore della Comune e vide la necessità di una migliore organizzazione delle forze militari parigine e di una maggiore disciplina nel conflitto con Versailles (in effetti, la maggior parte disertava o rifiutava persino di combattere mentre l'esercito di Versailles, molto disciplinato, si trovava alle porte della capitale). Rossel era sostenuto da gran parte dell'opinione pubblica; quell’ufficiale di 27 anni gettò la maschera interrompendo la sua carriera militare per gettarsi dentro la Parigi rivoluzionaria; la sua reputazione di integrità, i ricordi della sua cospirazione contro Bazaine e la sua fuga da Metz piacquero.
Il 16 aprile, divenne presidente della corte marziale ma si dimise il 24 aprile, urtato dalla mancanza di risorse e di ascolto.
Sin dalle prime battaglie con Versailles, il Comitato centrale della Comune si rese conto rapidamente che doveva cercare di organizzare un esercito. I Comunardi erano coraggiosi ma inesperti e molto sensibili alle tensioni politiche tra le varie correnti della Comune. Questo esercito formato dalla Guardia Nazionale era poco equipaggiato e obbediva soprattutto ai capi eletti per la loro appartenenza politica che per la loro competenza. Il generale Cluseret, che era il comandante dell’esercito all’inizio della Comune, era un incapace e un megalomane che fu sostituito fin dai primi combattimenti.
Nella notte dal 29 al 30 aprile, dopo l'evacuazione del Fort Issy, che fu la conseguenza di un attacco delle truppe versagliesi del generale Faron, la Comune destituì il generale Cluseret, che sembrò incapace e decise di sostituirlo al Ministero della guerra. Fu a questo punto che il Comitato centrale fece un appello a Rossel per provare in un paio di giorni a dare coraggio ad un esercito che cedeva progressivamente quartieri di Parigi all'esercito versaglieise. Rossel, il 30 aprile, venne nominato delegato per la Guerra, posizione che tenne fino al 10 maggio, e incaricato di avviare e dirigere le operazioni militari, mentre il Comitato centrale della Guardia Nazionale si occupò dei diversi reparti dell'amministrazione della guerra. Tuttavia, gli mancavano i mezzi e l'esercito dei Comunardi era stato appena formato per combattere. Dei 200.000 uomini che formavano ufficialmente la Guardia Nazionale, solo alcuni avevano partecipato a delle battaglie.
Rossel diede alla resistenza contro l'esercito di Versailles un vero e proprio impulso e per non trascurare alcuna energia, fece appello alle donne che lo ringraziano per il suo atteggiamento. Centralizzò tutti i poteri e diede tutto la forza possibile ai combattimenti tra gli insorti e l'esercito di Versailles. Purtroppo, la situazione della Comune era disperata e Rossel non era più obbedito, gli ordini che dava non venivano eseguiti con fedeltà. Alcuni elementi della Comune non amavano questo "tecnico patriottico". Rossel mantenne le abitudini dell'ambiente militare da cui proveniva. Pensava che una guerra rivoluzionaria avesse le proprie caratteristiche. Infatti, cercò di mettere un certo ordine in quel disordine popolare.
Rossel scoprì ben presto di essersi esposto all'ostilità di alcuni membri del Comitato di Salute Pubblica tra cui Felix Pyat, a causa della disciplina che volle imporre all’esercito comunardo. Secondo Gaston Da Costa membro della Comune e sostenitore di Blanqui, Rossel, ostacolato nei suoi progetti di riorganizzazione militari dalla lentezza del parlamentarismo della Comune, aderì ad una cospirazione per instaurare una dittatura. Secondo Rossel, questa accusa venne diffusa dal suo avversario più aggressivo, Felix Pyat, che non era d'accordo con le sue convinzioni personali. Sempre secondo Da Costa, Rossel era in trattative con Raoul Rigault che voleva porre le basi e le condizioni per il ritorno di Blanqui che sperava di fuggire dal carcere di Figeac[12].
Moulin Saquet
Dopo che l'esercito di Versailles, l'8 maggio, prese il Moulin Saquet[13] e il Fort Issy, Rossel che cercò invano di organizzare i 7.000 uomini a sua disposizione, dei circa 12.000 doveva deve avere, per difendere il forte, si sentì preso da una rabbia violenta e scrisse un comunicato che dichiarava la perdita del forte e  che denunciava le debolezze della Comune. Di questo manifesto, che finiva con la frase "la bandiera tricolore sventola su Fort Issy", ne fece stampare immediatamente 10.000 copie che fece affiggere sui muri di Parigi, il giorno successivo, e senza avvisare la Comune. Il giornale ufficiale della Comune cercò di negare questa notizia; ma la popolazione apprese presto che Rossel aveva detto il vero.
Così venne ingiustamente propagata contro di lui la notizia di tradimento da parte di Pyat e Miot che ne richiesero in vano il suo arresto, Rossel inviò alla Comune le sue dimissioni, in una lettera in cui spiegava la situazione e gli ostacoli di ogni genere che incontrò nello svolgimento delle sue funzioni e reclamò una cella nella prigione di Mazas: "Il mio predecessore, -si legge al termine della lettera- ha avuto il torto di lottare in mezzo a questa situazione assurda. Illuminato dal suo esempio, conoscendo la forza di un rivoluzionario consiste solo nella nitidezza della situazione, io ho due linee da seguire: rompere l’ostacolo che intralcia il mio lavoro o ritirarmi. Non romperò l'ostacolo perché l'ostacolo siete voi e la vostra debolezza; Non voglio attaccare la sovranità pubblica. Mi dimetto ed ho l'onore di chiedere una cella nel carcere di Mazas".
Il 10 maggio, assistette ad una parata delle truppe in place de la Concorde. In seguito si recò all'Hôtel de Ville. La sua presenza sollevò una tempesta tra i delegati. La Comune voleva mandarlo davanti alla corte marziale. Alcuni membri del Comitato di Salute pubblica lo volevano apertamente morto, mentre altri lo vedono come la loro unica speranza. Lo stesso giorno, Rossel venne arrestato per ordine del Comitato di Salute Pubblica e trasferito in una sala del municipio sotto la custodia molto "soft" e molto amichevole di Varlin e poi di Gérardin. Quasi tutta la stampa si schierò a sua difesa.
Il Fort d’Issy dopo i bombardamenti del 1871
Secondo Da Costa, dopo la caduta di Fort Issy e le dimissioni di Dombroswski, Rossel sperava di approfittare dello shock per convincere le legioni dei Federati, nel corso della parata delle truppe in place de la Concorde, a marciare sull’Hôtel de Ville per rovesciare l’Assemblea della Comune. In tarda mattinata, il numero di uomini delle legioni riuniti nella piazza gli sembrò insufficiente per fare il tentativo, si recò allora all’Hôtel de Ville per valutare la condizione dell'Assemblea, e davanti all’accoglienza ostile di molti delegati, si sarebbe poi dimesso.
Dopo il suo arresto, organizzò la sua fuga con il suo amico Charles Gérardin. Ferito a seguito di un incidente a cavallo, Rossel rimase a Parigi, nascosto fino al 7 giugno presso l’hôtel de Montebello in boulevard Saint-Germain. L’incidente accadutogli gli impedì di continuare a lottare per la Comune. Nelle stanze dell’hôtel, durante la «Settimana sanguinante», egli scrisse parole lucide sulla Comune e la società: "Cosa hanno fatto le classi dominanti per i poveri? Che cosa hanno fatto per rendere le tasse meno pesanti per coloro che guadagnano meno, per dividere in parti uguale a tutti il grande sviluppo della ricchezza pubblica? Non capite che facciamo le rivoluzioni? Ditelo. Leggete alcune righe che riassumono i prodotti dei diversi redditi del paese e vedrete come il legislatore colpisce il necessario e risparmia il superfluo degli altri. Le Camere francesi sono state profondamente egoiste. Hanno sempre favorito i loro parenti, i loro amici, i loro uguali”.


La fucilazione

Il 7 giugno, Rossel venne arrestato dal capo della Sûreté; diede un'altra identità, ma fu formalmente riconosciuto.
Imprigionato a Versailles scrisse; "Qualsiasi governo che avrebbe potuto salvare l'onore della Francia (nella lotta contro la Prussia) avrebbe avuto il mio sostegno".
Il 28 settembre, il 3° Consiglio di guerra lo condannò alla pena di morte ma Rossel, aiutato dalla sua famiglia e dal suo avvocato Maitre Joly, fece annullare per un cavillo quel giudizio. Un nuovo processo ebbe luogo il 7 ottobre 1871. Rossel comparve davanti al 4° Consiglio di Guerra, che lo condannò di nuovo alla morte, all'unanimità.
Petizioni da Nimes, da Metz, da Montauban, dagli studenti parigini, dalle dame della Legione d'Onore, gli appelli del colonnello Denfert-Rochereau - eroe di guerra -, di Victor Hugo, del generale Vergnes e degli ufficiali del campo Nevers, di tutti i notabili protestanti, la richiesta del Consiglio Generale della Senna, l’incontro del padre di Louis-Nathaniel con Adolphe Thiers non furono sufficienti a cambiare la sentenza e di ottenere il suo perdono dalla commissione delle grazie.
Adolphe Thiers propose a Louis Rossel la grazie se avesse accettato l’esilio a vita. Rossel si rifiutò, assumendosi le sue responsabilità, non volendo tradire il suo paese e le sue convinzioni o «alleviare la coscienza» di Thiers.


La morte di Rossel

La mattina dell'esecuzione, il 28 novembre 1871, Rossel chiamò il suo pastore protestante e amico, Passa, consegnandogli una lettera che era suo testamento politico: "Ti scongiuro nel caso in cui le parti che ho sostenuto arrivino al potere e minaccino i loro avversari di vendetta, fai uso di questa lettera per dire loro che nella mia ultima ora, esorto coloro che hanno l’onore a difendere la libertà, di non vendicare le loro vittime. Sarebbe indegno per libertà e per noi che siamo morti per questa. Il tuo devoto amico, Louis Nathaniel Rossel".
Executione di Rossel,Bourgeois e Ferré a Satory
Alle otto del mattino fu portato sull'altopiano di Satory[14] insieme all'ex delegato alla sicurezza generale Théophile Ferré e ad un ex sergente Pierre Bourgeois, condannati alla stessa pena, e caddero sotto i proiettili di un plotone di esecuzione scelto dal suo reggimento....
Secondo l’avvocato e politico francese Elie Peyron[15], nel suo articolo «La mort de Rossel», apparso in La Revue Socialiste nel 1902, da un punto di vista giuridico, la sentenza emessi su Rossel fu illegale e costituì un aborto spontaneo della giustizia. La sua esecuzione fu, da Adolphe Thiers, motivata politicamente: "Abbiamo dovuto dare un esempio".
Questo coraggioso e competente ufficiale della Comune è stato spesso dimenticato dagli storici conservatori o progressisti. Dalle origini borghesi, Rossel si trovato al fianco del popolo non per l'ideale rivoluzionario, ma perché pensava che l'esercito della Comune potesse ritornare, dopo la vittoria, contro l'invasore prussiano. Questa motivazione non gli impedì di condividere il destino tragico dei dirigenti della Comune insieme ai quali venne fucilato.
Alla vigilia della sua esecuzione, scrisse le sue memorie, un lucido ritratto della Comune.
"Stavo cercando patrioti, e trovai persone che avrebbero consegnato forti prussiani, piuttosto che sottomettersi all'Assemblea […] Ero alla ricerca di uguaglianza, e trovai la complessa gerarchia della federazione […] Il feudalismo degli ignari funzionari che ha detenevano tutte le forze vitali di Parigi […] C'è un punto sul quale io considero la Comune come un esperimento completo: è l'insufficienza della classe operaia verso il governo. È necessario che fino ad un nuovo ordine l'esercizio delle funzioni governative restino nelle mani della borghesia finché il popolo non sia sufficientemente istruito".
Questo giudizio duro spiega perché i grandi ammiratori della Comune, in particolare Marx, quasi ignorarono completamente il delegato alla guerra Rossel. Eppure è stato lui ad organizzare meglio la resistenza popolare delle armate della Comune.
Come i suoi predecessori del genio, Vauban o Carnot, il Colonnello Rossel era a conoscenza della sorte e dei destini della gente semplice, cercò di mettere la sua convinzione ed efficacia al servizio di una causa che pensava giusta. A differenza dei suoi compagni di sventura che hanno presentato la rivolta come rivoluzione unicamente dei lavoratori, col senno di poi possiamo affermare oggi che il colonnello Rossel ha agito principalmente per patriottismo. Questo ufficiale del genio non ha mai accettato la sconfitta del 1870 e ha cercato con tutti i mezzi, tra cui la ribellione, di rifiutare la resa.
Louis Nathaniel Rossel fu sepolto con discrezione e di notte, al cimitero protestante di Nîmes, accanto a sua sorella e ai suoi genitori.
Sulla sua vita sono stati girati due film per la televisione francese (Le Destin de Rossel nel 1966 con Sami Frey, e Rossel et la Commune de Paris nel 1977 con André Dussollier).
I suoi numerosi scritti durante la sua prigionia illuminano la sua personalità. Sua sorella Bella ha dedicato la sua vita a far conoscere questi testi.
Edith Thomas[16], nella sua biografia di Rossel [Rossel, NRF, Paris, 1967] scrive che il commissario della polizia centrale di Versailles ha partecipato il 28 novembre 1871 all'esecuzione di Ferré, Bourgeois e Rossel che così ne trascrisse:
«Sebbene la voce di questa triplice esecuzione fosse diffusa, la popolazione era quasi indifferente al tragico evento che stava per svolgersi, e difficilmente qualche curioso cercò di partecipare a questa cerimonia lugubre. Alle 5 di quella mattina i detenuti vennero avvertiti che l'ora fatale per loro stava arrivando. Alle 7 il corteo funebre lasciò la prigione, preceduto da un plotone di corazzieri e scortato dalla Gendarmeria a cavallo, per rue St Pierre, l’avenue de Paris, l’avenue de la Nairie, l’avenue de Sceau e l’avenue du Camp. I tre condannati erano in un'auto da trasporto militare in cui avevano avuto preso posto monsignor. Passat, pastore protestante e dall’abate Follet, cappellano della prigione. Arrivarono alle 7 e 20 sull'altopiano Satory[14] dove erano riuniti il reggimento del Genio e i distaccamenti dei diversi corpi dell'esercito di Versailles. Rossel scese per primo dall’auto e immediatamente andò, accompagnato dal. Pastore protestante, sul luogo dell'esecuzione e posto al picchetto cui era destinato e di fronte al quale si trovava il plotone di esecuzione, Bourgeois venne assistito dall'abate Follet, quindi Ferré solo tra due gendarmi. Erano appena riusciti a sentire un rullo di tamburi, e pochi secondi dopo i fuochi dei tre plotoni annunciarono che era stata fatta giustizia. Rossel cadde per primo, la morte fu istantanea, sette proiettili, due dei quali erano passati attraverso il cuore, lo avevano raggiunto al petto; Bourgeois e Ferré vennero meno mirati; solo tre proiettili, le cui ferite non furono letali, avevano colpito entrambi e dovettero ricevere il colpo mortale per portare loro la morte. I volto di questi tre disgraziati erano fieri; non avevano dato segno di debolezza. Rossel, soprattutto, tenne un'ammirevole comportamento, se possiamo usare questa espressione detta dai testimoni più vicini al momento dell'esecuzione. Tutti e tre inizialmente si erano rifiutati di essere bendati, ma dopo un’insistenza fatta a loro Rossel e Bourgeois hanno accettarono la benda. Solo Ferré dato che non avevamo tre bende, è stato colpito senza avere gli occhi coperti. Prima di ricevere il fuoco dal plotone del Genio che aveva la dolorosa missione di sparargli, Rossel espresse il desiderio di salutare uno dei suoi commilitoni, il Capitano del Genio, che era stato uno dei suoi Giudici al Consiglio di Guerra - questo Ufficiale fu incapace di andare da lui, Rossel ha aggiunto: "ditegli che ha fatto solo il suo dovere condannandomi e che mi dispiace di non essere riuscito a stringergli la mano prima di morire". Dopo la sfilata delle truppe, misi nelle bare i tre cadaveri che furono immediatamente trasportati al cimitero di St. Louis, dove furono sepolti in una fossa separata. Durante la mia assenza, il padre di Rossel era venuto nel mio ufficio per rivendicare il corpo di suo figlio e allora ha ottenuto il permesso di farlo trasportare all'ospedale militare per l'imbalsamazione e portarlo a Nismes[17].
Il Commissario Centrale
firma: illeggibile».







[1] Capoluogo del dipartimento delle Côtes-d'Armor, in Bretagna,
[2] Capoluogo del dipartimento del Gard nella regione dell'Occitania.
[3] Capoluogo del dipartimento delle Côtes-d'Armor, in Bretagna, che si affaccia sul golfo di Saint-Malo.
[4] Capoluogo del dipartimento francese della Saona e Loira nella regione Borgogna-Franca Contea.
[5] Capoluogo del dipartimento del Gard nella regione dell'Occitania.
[6] Nel dipartimento della Sarthe nella regione dei Paesi della Loira.
[7] Jean Macé (Parigi, 22 agosto 1815 – Monthiers, 13 dicembre 1894) pedagogo, insegnante, giornalista e politico francese creando così la Lega dell’Istruzione nel 1866 che combatte per l'istituzione di un scuola libera, obbligatoria e laica.
[8] Capoluogo del dipartimento della Mosella, nella regione del Grand Est.
[9] François Achille Bazaine (Versailles, 13 febbraio 1811 – Madrid, 23 settembre 1888) è stato un generale francese, maresciallo di Francia dal 1864.
[10] Capoluogo del dipartimento Indre e Loira nella regione Centro-Valle della Loira.
[11] Charles Louis de Saulces de Freycinet è stato un politico e ingegnere francese. Divenne collaboratore di Gambetta come delegato alla guerra nel governo di difesa nazionale del 18701871, durante la guerra franco-prussiana, e sostenne, per quanto era nel suo ruolo, il giovane ufficiale Louis Rossel nell'opporsi all'armistizio con la Prussia. Fu nominato ufficiale della Legion d'onore nel 1870.
[12] Nel dipartimento del Lot nella regione dell'Occitania.
[13] La Redoute du Moulin de Saquet, a volte chiamato Redoute Moulin Saquet o semplicemente Moulin Saquet era una delle opere complementari della prima cintura di forti a Parigi.
[14] Satory è un quartiere di Versailles.
[15] Elie Scipion Peyron (Nîmes 21 dicembre 1857 - Crest 25 giugno 1941) è stato un politico francese, avvocato presso la Corte d'appello di Nîmes, consigliere del distretto di Nîmes e vice deputato S.F.I.O. del Gard.
[16] Edith Thomas (23 gennaio 1909, Montrouge - 7 dicembre 1970, Parigi) era un romanziere, archivista, storico e giornalista francese. Pioniera bisessuale della storia delle donne, si dice abbia ispirato un personaggio del romanzo erotico Story of O.
[17] Nismes (è una sezione del comune di Viroinval situata nella regione vallona nella provincia di Namur (Belgio).