LA
COLONIA PENALE DELLA NUOVA CALEDONIA
Un campo di deportazione in Nuova Caledonia |
La colonia penale della Nuova Caledonia era una
prigione, ora defunta, attiva dal 1864 a 1924. Molti prigionieri francesi
(circa 21.000) furono lì deportati.
Divisi in quattro classi (a seconda della loro pena),
questi deportati potevano aspettarsi di essere rilasciati senza ricevere aiuto
per tornare nella loro città.
I primi
250 deportati arrivarono a Port-de-France il 9 maggio 1864 a bordo dell’Iphigénie. In tutto, 75 convogli portarono,
tra il 1864 e il 1897, portando circa 21.630 detenuti nella colonia. Allora
esistevano tre tipi di "detenuti" o, come venivano soprannominati,
"cappelli di paglia":
·
i «Trasportati» (secondo la legge del 30 maggio 1854
sulle colonie penali): di gran lunga i più numerosi, noti anche come «forzati»,
perché condannati ai lavori forzati (8 anni di reclusione) per i reati ordinari
(che andavano alla semplice aggressione o all’oltraggio al pudore), erano per
lo più collocati nel penitenziario dell'isola Nou e utilizzati per costruire le
strade e gli edifici della colonia, la prima costruzione penitenziaria-deposito
dell'isola, proprio di fronte la capitale ribattezzata Noumea, la Nuova
Caledonia, diventando un teatro sperimentale della teoria sociale del
governatore della Nuova Caledonia Charles Guillain, che voleva riabilitare il
detenuto attraverso il lavoro e dargli una seconda vita dopo la sua pena,
offrendogli concessioni di terre. Tra loro c'erano 1.822 Maghrebini arrivati
tra 1864 e il 1897 (per un totale di 2.166 condannati al «trasporto»,
l'espulsione o l'esilio).
·
i «Deportati» (secondo la legge di espulsione
politica del 8 giugno 1850 ): prigionieri politici, soprattutto dei
partecipanti alla Comune
di Parigi del 1871, deportati che venivano spesso chiamati "Comunardi".
4.250 inviati dal 1872 ai penitenziari dell’Isola dei Pini, o Ducos (per quelli
ritenuti più pericolosi), tra i quali nomi famosi, come Louise
Michel ed Henri
Rochefort. Ottennero l'amnistia
nel 1880, che permise loro il rimpatrio: meno di 40 famiglie decisero di
rimanere in Nuova Caledonia (Armand,
Bourdinat,
Cacot,
Dolbeau,
altri, come Adolphe
Assi, Louis
Boissier o Louis
Roger, restarono loro ma non i loro figli). Sono inclusi anche in questa
categoria i partecipanti alla rivolta dei Mokrani del 1871[1]
in Algeria e di condannati di rivoluzioni successive, del 1864 (a sud Orano), 1876
(El Amri), 1879 (il Aures), 1880-1882 (a sud Orano) erano centinaia gli
"algerini del Pacifico" la maggior parte dei quali, nonostante
l'amnistia nel1895, rimase in Nuova Caledonia.
·
i «Relegati», o recidivi erano stati condannati al
carcere dal 1885 ( legge Waldeck del 27 maggio 1885). C’erano un totale di
oltre 3.300 uomini e 457 donne relegate inviati in Nuova Caledonia, in
particolare all' Isola dei Pini.
Una quarta categoria comprende incorreggibili,
criminali incalliti, la cui amministrazione non spera in alcun
miglioramento e che assegna a lavori faticosi.
L'accantonamento veniva effettuato al Camp-Est sull'isola di Nou, poi il campo
Montravel. L’inquadramento era effettuato da un personale penitenziario
imponente, pari a 660 persone.
Il carcere si trasformò in un’amministrazione di
lavori subappaltati (lavori pubblici) e aziende private.
Il numero dei presenti penali in Nuova Caledonia era
salito a 11.110 nel 1877, vale a dire i 2/3 degli europei residenti nella
colonia, e nel 1897, data della fine delle deportazionii, erano ancora 8.230.
Dopo i lavori forzati, i detenuti covevano
"duplicare" la loro pena essendo stati collocati nelle fattorie
carcerarie e, una volta rilasciati, ottenevano della terra come concessione
penale. L'amministrazione penitenziaria acquisì a tal fine una vasta area di
terra, in gran parte prelevata dalle terre di Kanak, che raggiunge il suo picco
fino a 260.000 ettari. Complessivamente, le concessioni definitivamente
assegnate ai liberati sono stimate in circa 1.300. Gli ultimi centri
penitenziari furono chiusi nel 1922 e nel 1931, ma molti discendenti di
"liberati" rimasero installati sulle concessioni dei loro antenati.
Dal 1872 e fino all’amnistia
del 1880, gli insorti della Comune
di Parigi sono stati deportati in Nuova Caledonia al bagno penale,
sull'isola di Nou per i forzati, sulla penisola di Ducos per i deportati in
un recinto fortificato, o per l'Isola dei Pini per i semplice deportati
alcuni dei quali potevano soggiornare a Noumea. Anche gli insorti della rivolta
Cabilia del 1871[1], furono inviati sull’Isola dei Pini.
Durante la rivolta del 1878, i deportati – tra cui, purtroppo, anche la
maggior parte dei Comunardi
reclusi - furono usati dall'amministrazione coloniale nella repressione dei kanaki.
Louise
Michel, che aveva ottenuto durante la sua deportazione, un posto da
insegnante a Noumea, è una dei pochi ad avere interesse per la cultura Kanaka e
di opporsi alla repressione.
Mentre i Comunardi beneficiarono
di un'amnistia nel 1880, gli algerini del Pacifico finirono, per la maggior
parte, la loro vita in Nuova Caledonia.
La direzione delle colonie aveva bisogno di donne per
colonizzare l'isola. L'autorità carceraria fa il giro delle prigioni centrali
metropolitane per incoraggiare delle volontarie ad andare in Nuova Caledonia. Il
primo convoglio di donne prigioniere arrivò il 23 gennaio 1870. Molte erano nubili
e condannate ai lavori forzati per infanticidi, quindi, in numero insufficiente
(192 dal 1870 al 1887), le donne condannate all'isolamento (80) o in prigione
per reati semplici (250). Furono ospitate a Bourail[2]
in un convento gestito dalle suore di Saint-Joseph de Cluny fino al loro
matrimonio con un proprietario terriero rilasciato o con un condannato, i loro
incontri eranp organizzati sotto l'occhio vigile delle suore.
Solo quattro matrimoni furono fatti con i prigionieri
rilasciati dal carcere per sposare donne libere. Le altre sposano i condannati
che furono stati rilasciati o sono in procinto di fine pena.
La
presenza della colonia penale venne gradualmente contestata dai coloni, che subivano
la concorrenza della forza lavoro dei detenuti, e anche la forza dell'amministrazione
carceraria che monopolizzava la terra migliori. Un nuovo governatore nominato
nel 1894, Paul Feillet, si dichiarò contrario al «robinet d'eau sale (rubinetto dell'acqua sporca)» che costituito dall’uso della manodopera dei «trasportati».
Tutto questo finì nel 1897, ma i prigionieri della colonia penale finirono lì
la loro vita (nel 1921, ce n'erano ancora 2.300). L'ultimo detenuto è stato Cheikou
Cisse, uno schermagliatore condannato alla deportazione, a vita nel 1919, e morto
a Nouméa nel 1933.
[1] La
Cabilia è una regione dell'Algeria, che ha inizio a un centinaio di chilometri
a est di Algeri. Nel 1871 la Cabilia fu tra le regioni che con più forza
aderirono alla sollevazione che cercò di liberarsi dal colonialismo francese,
approfittando dei rovesci che questi avevano subito nella guerra
franco-prussiana. La sollevazione, conosciuta come la rivolta di Mokrani -
localmente come Unfaq urrumi, (la guerra francese) - , che scoppiò il 16 marzo
1871, fu la più importante rivolta locale contro il potere coloniale francese
in Algeria dalla conquista nel 1830: più di 250 tribù sorsero, circa un terzo
della popolazione del paese. Era guidata dai Kabyles dei monti Biban comandati
da Cheikh Mokrani e suo fratello Boumezrag, nonché da Cheikh El Haddad, capo
della confraternita religiosa di Rahmaniyya. Sconfitti, i Cabili dovettero
subire una gravissima repressione, con nuove istituzioni, nuove classi
dirigenti e la confisca di gran parte delle terre migliori. Sul finire della
prima guerra mondiale i Cabili del massiccio dell'Aurés si ribellarono a causa
della pesante dominazione coloniale ed alla coscrizione obbligatoria, occorsero
alcune settimane e due divisioni francesi per reprimere la rivolta: gli insorti
furono fucilati a centinaia e decine di villaggi vennero distrutti. La Cabilia
fu in prima linea nella lotta al colonialismo francese anche al momento della
decolonizzazione. In Cabilia si formarono i quadri della resistenza, e si
tenne, nel 1956, il Congresso della Soummam, che tracciò le prospettive
politiche del futuro stato algerino indipendente.
[2] Città della Nuova Caledonia nella
costa ovest dell’isola.