HENRI
ROCHEFORT
Victor Henri Rochefort, marchese di
Rochefort-Luçay, meglio conosciuto con il nome di Henri Rochefort, è nato a
Parigi il 30 gennaio 1831, è stato un letterato, giornalista e politico
francese. Henri Rochefort era figlio di Claude-Louis-Marie de Rochefort-Luçay
(1790-1871), un nobile decaduto che aveva acquistato una certa rinomanza come
autore di vaudeville con lo pseudonimo di Armand Rochefort.
L’esordio
Ottenuta la maturità liceale
nel 1849, divenne un ammiratore di Victor
Hugo e abbandonò presto gli studi medici cui lo destinò suo padre. Iniziò a
lavorare come impiegato presso l'Hôtel
de Ville, il Municipio
di Parigi, che gli permetteva di avere abbastanza tempo libero per affinare
il suo stile di scrittore.
Si dedicò rapidamente al
giornalismo, fondando con Jules
Vallès Chronique parisienne, che durò solo pochi numeri. Nel 1856
lavorò al giornale satirico illustrato Le Charivari (di
orientamento repubblicano e anticlericale) come responsabile della rubrica di
teatro. Nel 1858 pubblicò con lo pseudonimo di Eugène de Mirecourt il romanzo La
Marquise de Courcelles. Nonostante una promozione ottenuta nel 1860, si
dimise dal Municipio
di Parigi, non appena i suoi guadagni letterari gli permisero di farlo. Tra
il 1860 e il 1866 scrisse numerose opere narrative e teatrali, oggi
completamente dimenticate.
Riprendendo gradualmente alla
scrittura politica nel Charivari, la sua carriera di giornalista
iniziava a progredire costantemente. Nel 1863 contribuì anche a un altro
giornale satirico: Le Nain jaune. Attorno al 1865 iniziò a collaborare
con L'Événement (fondato a Parigi il 1° agosto 1848
da Victor
Hugo) e con Le Figaro[1].
A quel tempo, la stampa era strettamente controllata, le Figaro non
aveva ancora pagato la cauzione che gli permetteva di affrontare le questioni
politiche. Henri Rochefort si limitò quindi alla rubrica letteraria, omettendo
di fornire i pezzi scritti sul duca Charles de Morny[2]
o di dichiarare la sua ammirazione per l'Hugo
in esilio. Ha lasciato Le Figaro per unirsi a Le Soleil prima di
tornare a Le Figaro con uno stipendio quadruplicato. Il tono di Henri
Rochefort non fu tollerato a lungo dall'Impero,
una serie di suoi articoli con violenti attacchi al regime bonapartista,
pubblicati in seguito nel volume Les français de la décadence (3 voll.,
1866-1868), lo portarono in rotta di collisione con le autorità francesi e,
dopo l'intervento del governo, fu allontanato da Le Figaro (1868).
Henri Rochefort nei giorni di La Lanterne |
La legge sulla stampa iniziò a
diventare più liberale, Rochefort fondò allora il proprio settimanale satirico La
Lanterne (il primo numero uscì il 31 maggio 1868) e accentuò la
polemica politica. Del primo numero vennero stampate 15.000 copie, fu
necessario stampare copie supplementari per raggiungere i 100.000 vendute.
L'editoriale del primo numero rimarrà famoso: "La Francia ha 36 milioni
di soggetti [sudditi NDR],
senza contare i soggetti [argomenti NDR] di malcontento ...".
L'indifferenza mostrata dal potere non resistette a lungo al successo del
giornale, perché Rochefort non conosceva alcuna misura; egli ha anche scritto:
"La statua equestre di Napoleone
III,
rappresentato in Cesare, ho detto nel mio ultimo numero, è opera del signor
Barye. Sappiamo che il signor Barye è dei nostri più famosi scultori di animali".
La Lanterne venne tuttavia soppresso dopo l'undicesima uscita e
nell'agosto 1868 Rochefort venne condannato a un anno di carcere e alla multa
di 10.000 franchi. Rifugiatosi a Bruxelles, Rochefort poi si unì, con l'altro
nemico del «Piccolo
Napoleone»: Victor
Hugo, rifugiatosi lì già da diversi mesi.
Nella città belga riprese le
pubblicazioni de La
Lanterne che, stampato in francese, inglese, spagnolo, italiano e
tedesco, veniva poi spedito clandestinamente in tutta Europa.
Protetto dal suo esilio, Rochefort adottò un tono più aspro nella critica dell'Impero.
Una serie di duelli, il più famoso dei quali fu quello fatto con il portavoce
del partito bonapartista Paul de Cassagnac[3]
a
proposito di un articolo su Giovanna d'Arco, mantennero viva l'attenzione dell'opinione
pubblica su Rochefort.
Il nemico giurato del
bonapartista fu richiesto dagli elettori parigini nelle elezioni della Chambre
des députés francese del 1869, ma è stato sconfitto da Jules
Favre (votato dai bonapartisti). Nel mese di novembre però eletto, per il primo
arrondissement di Parigi, al seggio lasciato vacante da Léon
Gambetta.
Ritornato in Francia riprese
l'attività pubblicistica contro il Secondo
Impero attraverso un nuovo giornale, La
Marseillaise, il cui primo numero uscì il 19 dicembre 1869. La
Marseillaise fu co-creato con Lissagaray
e vi collaborarono anche Eugène
Varlin, Jules
Vallès, Paschal
Grousset e Victor
Noir. Una serie di articoli violenti contro il governo da parte di Noir
e Grousset
portarono alla
morte dello stesso Noir, ucciso dal principe Pierre Bonaparte (10 gennaio
1870), alla soppressione de La
Marseillaise e alla condanna di Rochefort e Grousset.
Il funerale
di Noir, tenutosi il 12 gennaio, fu seguito da circa 200.000 persone in
collera. Secondo Rochefort, quel giorno era il momento opportuno di rovesciare
l'Impero.
Il governo riuscì a revocare
l'immunità parlamentare del deputato e, nel processo, ottenne la sua condanna a
sei mesi di prigione. Venne portato al carcere di Sainte-Pélagie, dove era piuttosto ben
trattato e potè continuare a scrivere per La
Marsigliese e discutere con i suoi compagni detenuti, Pasquale Grousset e Olivier
Pain. Era rinchiuso in cella quando venne a sapere della dichiarazione
di guerra alla Prussia. Per patriottismo e con prudenza, sperava in una
prossima liberazione; smise di scrivere gli articoli per la Marsigliese,
e quelli già scritti preferì tenerli con se in prigione.
La Repubblica
La pena non fu scontata
interamente perché nel frattempo la caduta di Napoleone
III e la rivoluzione
del 4 settembre portarono alla liberazione dei repubblicani. Rochefort
venne rilasciato proprio quel giorno e fu portato in trionfo presso il governo
provvisorio che risiedeva all'Hôtel
de Ville.
Il governo
di Difesa nazionale era composto esclusivamente da deputati di Parigi o
deputati che sono stati eletti a Parigi, ma scelti in un altro dipartimento (Gambetta,
Jules Simon[4]).
Era
giusto, quindi, che Henri Rochefort fosse un membro del governo
di Difesa nazionale. Furono eletti anche i due generali Louis-Jules
Trochu e Adolphe Le Flô[5],
considerati dai repubblicani moderati come anti-bonapartisti. In realtà, gli
elettori di Rochefort furono felici di vederlo al governo perché era
considerato il garante dell’estrema sinistra .
Rochefort divenne membro del Comitato
Centrale della Guardia Nazionale ma, dopo i moti del 31
ottobre, si trovò di nuovo di fronte a una situazione critica, la vicinanza
alle forze moderate fu presto interrotta a causa delle sue aperte simpatie
verso coloro che chiedevano la nascita della Comune,
così si dimise e si allontanò dalla vita politica fino al
gennaio 1871 preferendo frequentare degli amici come l'editore Hetzel[6]
o Edmond Adam[7] e sua moglie Juliette
Adam. L'armistizio tra Francia e Prussia del 28 gennaio, che egli rifiutò, e
l'annuncio delle elezioni per inizio di febbraio gli fecero riprendere in mano
la penna con la creazione del giornale Le Mot
d'ordre (La Parola d’Ordine). L’8 febbraio venne eletto all’Assemblea
nazionale (con sede a Bordeaux[8]
perché Parigi assediata). Con una forte maggioranza di monarchici, l'Assemblea
si trovò a dover affrontare un problema essenziale, porre fine all'occupazione
prussiana, conseguente alla guerra
franco-prussiana, supportando l'armistizio con i prussiani e l’assedio
di Parigi. Per quest’atteggiamento Rochefort, nel marzo 1871, si dimise
dall'Assemblea nazionale, assieme a pochi altri deputati, per non sottoscrivere
lo smembramento territoriale della Francia
Henri Rochefort ritratto da Gustave Courbet (Museo di Versailles) |
Ritornò
troppo tardi a Parigi per assistere agli inizi della Comune. Il
suo atteggiamento diventò più complesso. Senza credere nella vittoria, rifiutò
la sconfitta. Senza condannare la Comune,
egli la sostenne sempre meno, e ne fu sempre più critico. Nel giornale Le Mot
d'ordre le critiche verso Adolphe
Thiers e Versailles
erano vive, ma i Comunardi,
tra cui i suoi ex amici, come Paschal
Grousset, non furono risparmiati.
L'11
maggio 1871 fuggì da Parigi assediata. Arrestato a Meaux[9],
per ordine del governo di Versailles
fu dapprima rinchiuso in un forte, poi condannato da un tribunale
militare, in un processo che ha avuto luogo nel mese di settembre, al
carcere a vita e, nonostante le proteste dell'opinione pubblica e di
intellettuali come Victor
Hugo, alla deportazione in Nuova
Caledonia. Il tentativo degli intellettuali ottenne i suoi frutti,
riuscirono ad arrivare a Thiers
che si impegnò a proteggere Rochefort.
Armand Gautier, Henri Rochefort in prigione (1871) |
Dapprima internato nel carcere
Saint-Pierre a Versailles,
Rochefort venne inviato a Fort Boyard dove ritrovò Paschal
Grousset. Le prime deportazioni ebbero luogo a maggio, e nel mese di
giugno, Rochefort vide partire per la deportazione i suoi
compagni Grousset,
Pain
e Jourde.
Lui venne trasferito all’Oléron[10]
dove venne a scoprire il destino di un gruppo di insorti algerini arrestati nel
1871 durante la rivolta di Mokrani[11]
che ben presto divenne la Kabilia[12]
del Pacifico. Sempre grazie all'intervento dei suoi influenti amici massoni
provenienti da fuori, Rochefort fu trasferito a Saint-Martin-de-Ré[13]
dove riuscì scrivere un romanzo. Gli fu anche permesso di sposare la madre dei
suoi figli gravemente malati. Nel gennaio 1873, Rochefort vide deportare anche Achille
Ballière.
Édouard Manet, La fuga di Rochefort (1880-81) Museo d'Orsay diParigi) |
La deportazione a Noumea
Le dimissioni
di Thiers
fecero rimuovere tutte le protezioni a Rochefort. Nonostante l'insistenza di Victor
Hugo che scrisse al duca de Broglie[14],
la deportazione divenne inevitabile e l’8 agosto, Rochefort si trovò a bordo
della Virginia, nello stesso convoglio con Louise
Michel, con la quale scambiò delle poesie. Soffrendo di mal di mare durante
tutto il viaggio, Rochefort è stato ben trattato dal capitano Launay e dal
medico di bordo Perlié che prestava particolare attenzione alla salute dei
deportati.
Arrivato l’8 dicembre del 1873
a Noumea,
in Nuova
Caledonia, Rochefort, come tutti i deportati, approdò alla penisola di
Ducos. Volle alloggiare nelle capanne di Paschal
Grousset e Olivier
Pain alfine di preparare con i suoi compagni un’evasione le cui linee guida
erano state decretate a Parigi con gli amici del giornalista, massoni come lui;
e fu grazie al supporto logistico di massoni australiani che la fuga di
Rochefort con cinque detenuti Comunardi
ebbe successo.
Il 19 marzo 1874
al calar della notte, Rochefort Grousset
e Pain
raggiunsero a nuoto l'isola di Kuauri che non era sorvegliata. I deportati liberi
Charles
Bastien, Achille
Ballière e François
Jourde li presero a bordo di una barca per raggiungere il P.C.E. («Peace,
Comfort, Ease»), una nave britannica che salpò il giorno successivo per
Newcastle in Australia. La fuga di Rochefort ispirò un famoso dipinto di
Édouard Manet[15].
Nonostante
alcune difficoltà, la fuga riuscì e i sei fuggitivi arrivano in Australia il 27
marzo. Rochefort si prodigò di avvertire Edmond Adam[7] che lanciò
una sottoscrizione per le spese di retribuzione e per finanziare il ritorno
degli evasi in Europa. Olivier
Pain e Rochefort scelsero di ritornare al più presto il Regno Unito
attraverso l'America.
Così si imbarcarono sul Cyphrénès
con cui Jourde
e
Achille
Ballière fecero scalo alle Fiji. Da lì si imbarcarono verso San Francisco,
dove poi raggiunsero New York, dove Rochefort accettò la richiesta del New
York Herald a raccontare l’esperienza della deportazione. Rochefort e Pain,
infine, raggiungere Londra il 18 giugno del 1874 dove vennero accolti dagli
esuli Comunardi.
Questa fu l'unica fuga nella
storia, avvenuta con successo, della colonia penale della Nuova
Caledonia.
Dopo una sosta a Londra
Rochefort si stabilì a Ginevra, dove riprese a pubblicare La
Lanterne e a scrivere articoli per giornali francesi. Diede origine
all'utilizzo del termine «opportunista» per riferirsi ai deputati, in
particolare Léon
Gambetta, che attesero il "momento giusto" per votare l'amnistia
per i Comunardi. Questa fu finalmente votata l’11 Luglio 1880, così
Rochefort fu in grado di tornare in Francia.
A Parigi fondò un nuovo
giornale, L'Intransigeant, di tendenze radicali e socialiste, il cui
primo numero apparve nelle edicole, con il supporto finanziario del finanziere
e giornalista francese Eugene Mayer, il 14 luglio anniversario della presa
della Bastiglia ed ebbe un immediato successo.
Questo nuovo giornale ebbe un
grande successo che permise a Rochefort di assumere molti ex deportati Comunardi.
L'Intransigeant fu la voce dei vecchi Comunardi,
ma ben presto fu vittima di una campagna mediatica.
La sua assenza ai funerali di
Albert Joly (1844-1880, suo avvocato difensore nel processo contro i Comunardi
nel 1871) fornì l’occasione agli avversari di accusare Rochefort di
ingratitudine. Si parlò dei 25.000 franchi francesi della sottoscrizione che
Rochefort non gli rimborsò e che distribuì tra i evasi. Dei suoi amici come Paschal
Grousset o Henry
Bauër contestarono oltre i ruoli che Rochefort ebbe nella deportazione e
nella fuga, ma anche l'impegno di Rochefort nel boulangismo[17]
che sigillerà la rottura con i suoi vecchi amici.
Per un breve periodo, fra il
1885 e il 1886, Rochefort sedette nella Camera dei Deputati; ma
Henri Rochefort a poco a poco si avvicinò al generale Georges Boulanger[18]
e all'estrema destra. Si unì al Comitato repubblicano di protesta nazionale e
al Comitato direttivo della Lega dei patrioti nel 1888. Diventò uno dei più
forti sostenitori del boulangismo[17] sia intellettualmente che
finanziariamente. La sua attività a favore di Boulanger[18] gli procurò una
nuova condanna al carcere a vita (1889); riuscì a evitare la reclusione
riparando in tempo a Londra, dove vi si era recato seguendo il generale Boulanger[18]
nel suo esilio, prima a Bruxelles e poi a Londra, da dove continuò a
collaborare al suo giornale.
Ritornò a
Parigi, grazie a una nuova amnistia, nel 1895, due anni prima che scoppiasse l'affare
Dreyfus[19],
lo scandalo politico più importante in Francia sul finire del XIX secolo. Da allora in avanti si
troverà tuttavia nel campo opposto a quello a cui aveva militato in passato:
nel caso dell'affare Dreyfus[19] fu infatti alla guida della campagna contro Alfred
Dreyfus[19] a fianco di antisemiti come Édouard Drumont[20]
e Hubert-Joseph Henry[21];
negli ultimi tempi, sempre più su posizioni filo-bulangiste, fu direttore del
quotidiano nazionalista La Patrie.
Già, sotto l'affare
Dreyfus[19], la sua impopolarità era ben avviata nelle classi popolari. Presto,
non poté più onorare il Muro
dei federati senza subire i fischi dei parigini. Continuò senza sosta la
sua attività di polemico e, senza molto buonsenso, condusse battaglie
contrastanti con le quali arrivava spesso all'insulto. È morto ad Aix-les-Bains[22]
il 1° luglio 1913, e nonostante tutto, domenica 6 luglio, il suo funerale
civile ha avuto luogo nel cimitero di Montmartre accompagnato da
una folla enorme di parigini riuniti attorno al Place Clichy e alla presenza di
numerose personalità.
Iconografia
Henri Rochefort è stato
oggetto di un gran numero di ritratti e caricature.
Nella
pittura: un suo ritratto è stato dipinto da Gustave
Courbet nel 1874 (Museo di Versailles)
e Edouard
Manet nel 1881 (Amburgo, Kunsthalle). Quest'ultimo ha fatto due dipinti del
sua evasione, con altri cinque Comunardi,
in barca (baleniera) della Nuova
Caledonia nel 1873. Uno è un olio su tela dal 1881 e conservato
a Parigi, al Musée d'Orsay, e l’altro datato 1880-1881 (museo Kunsthaus Zurigo).
Manet
incontrò Rochefort nel dicembre 1880 dopo aver letto la storia della sua fuga.
Fece arrivare una baleniera nel suo studio per le esigenze di realismo.
Nella
scultura: un busto è opera di Jules Dalou[23]
eseguito nel 1888 (bronzo Musée d'Orsay a Parigi) e uno di Auguste Rodin[24]
tra il 1884 e il 1890 (Parigi, Musée d'Orsay e Museo Rodin).
Su Henri Rochefort
Romanzi,
opere di narrativa, saggi
·
Les petits
mystères de l'Hôtel des ventes (1862)
·
L'évadé, roman canaque (1880)
·
Madmoiselle
Bismark : roman parisien (1881, Gallica)
·
Les dépravés (1882)
·
La malaria : étude sociale (1887)
·
Les aventures
de ma vie (1896)
Raccolte
di articoli
·
Les français de
la décadence (1866)
·
La grande Bohême (1867, Google books)
·
Les signes du
temps (1868, Google books)
·
Mes treize
premières lanternes (1868, Google books)
·
La Lanterne (1870)
·
Napoléon dernier (1880)
·
Retour de la
nouvelle Caledonie : De Noumea en Europe (1881)
·
Je suis mon
fils, commedia-vaudeville in un atto, Théâtre
du Palais-Royal (4 febbraio 1860)
·
Le petit cousin, operetta in un
atto, Bouffes-Parisiens (1860)
·
Les roueries
d'une ingénue, vaudeville in 3
atti, Théâtre du Vaudeville (1861)
·
Une martingale, vaudeville in un atto, Théâtre des Variétés (6 aprile 1862)
·
Un premier avril, operetta in 1
atto, Bouffes-Parisiens
·
Un homme du Sud, à-propos burlesque, Théâtre du Palais-Royal (31 agosto 1862)
·
'Les
bienfaits de champavet, commedia-vaudeville in un atto, Théâtre des
Délassements-Comiques (30 maggio 1862
·
Nos petites
faiblesses, vaudeville in 2 atti, Théâtre
des Variétés (18 novembre 1862)
·
Les Secrets du
Grand Albert, commedia in 2 atti, Théâtre
des Variétés (31 gennaio 1863)
·
La Vieillesse
de Brindidi, pièce in un atto, Théâtre des
Variétés (1864)
·
Sauvé, mon
Dieu!, vaudeville in un atto, Théâtre du
Vaudeville (1865)
·
La tribu des
Rousses, vaudeville in un atto (1865)
·
La Foire aux
grotesques, pièce in 2 atti, Théâtre du
Palais-Royal (1866)
·
La Confession
d'un enfant du siècle, commedia in 1 atto, Théâtre
du Vaudeville (1866)
[1] Le Figaro è un quotidiano francese, il più longevo fra quelli
ancora in pubblicazione. Fu fondato nel 1826 sotto Carlo X; prese il nome dal
personaggio della trilogia di Beaumarchais (Le nozze di Figaro, Il
barbiere di Siviglia, La madre colpevole). Nel 2011 è stato il più
diffuso quotidiano francese, con 320.000 copie di vendita media.
[2] Charles Auguste Louis Joseph
de Morny, 1° Duca de Morny, era il figlio naturale di Ortensia Beauharnais (la
moglie di Luigi Bonaparte e regina d'Olanda) e di Charles Joseph, conte de
Flahaut, e perciò fratellastro di Napoleone III.
[3] Paul Adolphe Marie Prosper Granier
de Cassagnac, dit Paul de Cassagnac, (Parigi, 1842 - Saint-Viâtre, 1904) è un
giornalista politico, un deputato bonapartista dell'estrema destra e un
duellatore francese. Inarrestabile nemico della Repubblica, è l'inventore del
soprannome dispregiativo La Gueuse che designa la Repubblica, soprannome
successivamente ripreso dai realisti di Action française. Nel 1866, entrò nel
quotidiano Pays, diretto da suo padre, e divenne il suo editore nel
1867. Le sue controversie gli valsero vari duelli, tra cui: con la pistola con
Henri Rochefort (ferito) e con la spada con Prosper-Olivier
Lissagaray, direttore di l'Avenir (settembre 1868). Durante
quest'ultimo combattimento, Lissagaray
ricevette diverse ferite, la prima fu tra il pollice e l'indice dato che aveva
rifiutato il guanto; la seconda fu nel petto, che lo costrinse a letto per un
mese. Appena guarito, rimandò i suoi testimoni da Cassagnac per riprendere il
duello. Quest'ultimo rispose: "No signore! Sono stato in grado di
essere il suo avversario, detesto diventare il suo macellaio ..." Per
questo duello, Cassagnac nevve condannato a 6 giorni di prigione e i 4
testimoni a 50 franchi di multa. Nel luglio 1869, affrontò Gustave
Flourens, ferito allo stomaco dopo il duello.
[4] Jules
François Simon (Lorient, 27 dicembre 1814 – Parigi, 8 giugno 1896) è stato un
politico francese. È stato il primo ministro della Francia dal 12 dicembre 1876
al 17 maggio 1877. Fu membro della Massoneria, essendo stato iniziato il 3
luglio 1870 nella loggia Le Réveil maçonnique di Boulogne-sur-Seine,
appartenente al Grande Oriente di Francia. Durante la guerra
del 1870, divenne ministro della pubblica istruzione, del culto e delle
belle arti del governo
provvisorio il giorno dopo il 4
settembre 1870.
[5] Adolphe Le Flô [Lesneven
(Finistère) 2 novembre 1804 - castello di Nec'hoat (Ploujean vicino a Morlaix)
16 novembre 1887], è stato un generale e politico francese. All'inizio delle ostilità
con la Prussia, chiese di essere reintegrato nell'esercito, ma il Ministro
della Guerra rifiutò. Ma dopo la caduta dell'Impero e l'annuncio
della Terza Repubblica, e nonostante le sue famigerate convinzioni
orleaniste, il governo
della Difesa Nazionale lo nominò Ministro della Guerra. Sostituito
nell'esercito come generale di divisione, Le
Flô fu incaricato di armare l'esercito attivo e la Guardia
Nazionale. Durante l'assedio
della capitale, gli furono concessi diversi progetti di attacco ai
prussiani, che tuttavia non ebbero alcun effetto. Il 19 febbraio 1871, Thiers
lo mantenne nelle sue funzioni di ministro della guerra del governo, che lo
assecondò nella sua lotta contro la Comune. Si
dimise nel giugno 1871, dopo l'assedio di Parigi da parte di Versaillais
e della Settimana
sanguinante.
[6] Pierre Jules Hetzel (Chartres, 15 gennaio 1814 – Monte
Carlo, 17 marzo 1886) è stato un editore francese, molto noto anche come
redattore. È principalmente conosciuto per le sue straordinarie illustrazioni
dei romanzi di Jules Verne, che sono grandemente apprezzati dai collezionisti
di oggi. Hetzel fu anche l'editore principale di Victor Hugo.
[7] Edmond Adam [Bec-Hellouin (Eure) 19
novembre 1816 - Parigi, 14 giugno 1877] è un anziano politico repubblicano
francese del XIX secolo. Consigliere di Stato, ha
rassegnato le dimissioni e si è opposto al Secondo Impero. Sotto la Terza
Repubblica, fu primo prefetto di polizia nel 1870, poi vice senatore
inamovibile.
[9] Sottoprefettura
nel dipartimento della Senna e Marna, nella regione dell'Île-de-France.
[10] Un'isola
della costa atlantica della Francia di fronte a Rochefort [Rochefort, non l’Henri di cui trattando porlando ma l’arrondissement
dipartimentale della Francia situato nel dipartimento della Charente
Marittima).
[11] La rivolta di Mokrani, conosciuta
localmente come Unfaq urrumi, ("la guerra francese"), che scoppiò il
16 marzo 1871, fu la più importante rivolta locale contro il potere coloniale
francese in Algeria dalla conquista nel 1830: più di 250 tribù, circa un terzo
della popolazione del paese, sorsero. Fu guidata dai Kabili (popolo berbero e
un gruppo etnico originario della Kabylia nel nord dell'Algeria) dei monti
Biban comandati da Cheikh Mokrani e suo fratello Boumezrag, così come Cheikh El
Haddad, capo della confraternita religiosa di Rahmaniyya.
[12] Regione
dell'Algeria, che ha inizio a un centinaio di chilometri a est di Algeri.
[13] Nel
dipartimento della Charente Marittima nella regione della Nuova Aquitania.
[14] Jacques Victor Albert de Broglie,
duca di Broglie (Parigi, 13 giugno 1821 – Parigi, 19 gennaio 1901) è stato un
politico francese. È stato il Primo Ministro della Francia tre volte: la prima
dal 25 maggio al 26 novembre 1873, la seconda dal 26 novembre 1873 al 22 maggio
1874 e la terza dal 17 maggio al 23 novembre 1877. Fu il nonno di Louis de
Broglie, premio Nobel per la fisica.
[15] L’Evasione di
Rochefort (L'Évasion de Rochefort) è un dipinto a olio su tela realizzato
nel dicembre 1880, in
vista del Salon del 1881, dal pittore Pre-impressionista francese Édouard
Manet, poco prima della sua morte. L'opera è un omaggio al critico antimperiale
Henri Rochefort e alla sua fuga da una colonia penale in Nuova Caledonia.
Tuttavia, la tela pone meno l'accento sugli occupanti della barca piuttosto di
quanto non faccia col mare che li circonda, minaccioso e rabbioso. Questo a
presagire la sorte dei fuggitivi, che annegheranno durante il naufragio della
nave. In questa versione si può riconoscere Rochefort che regge il timone della
baleniera. Manet dipinse una seconda versione dell'opera (attualmente
conservata al Museo d'Orsay di Parigi) in cui si può distinguere a malapena un
Rochefort senza alcun ruolo particolare: la baleniera è diventata una barca
sperduta in un mare nettamente più calmo, che è la componente essenziale del
dipinto.
[16] L'Intransigeant era un quotidiano
francese, fondato a Parigi nel luglio 1880 da Eugène Mayer, direttore di La
Lanterne, e da Henri Rochefort, che divenne il suo primo editore. Inizialmente
un giornale di opposizione di sinistra, fu stampato in circa 70.000 copie
quando fu creato nel 1880 e formato da 4 pagine vendute per 5 centesimi Si
spostò verso destra durante l'affare Boulanger (Rochefort sostenne Boulanger) e
divenne un importante giornale di destra negli anni '20. evolvendosi
rapidamente verso posizioni nazionaliste. Nel 1898, partecipò al coro della
stampa antisemita ostile a Dreyfus. L'Instransigeant cessò la pubblicazione
l'11 giugno 1940, dopo la debacle del 40 giugno. Conobbe una breve ricomparsa,
dal 13 maggio 1947, con Paul Gordeaux , direttore. Il titolo fu assorbito il 30
settembre 1948 da Paris-Presse, che prese il titolo Paris Presse, L'Intransigeant.
A sua volta, questo titolo fu assorbito da France-Soir nel 1970.
[17] Movimento politico francese, a
carattere nazionalista, che, nella Terza Repubblica, ebbe a capo il generale
G.-E. Boulanger[nota 18] (1837-1891), da cui prese il nome.
[18] Georges-Ernest-Jean-Marie
Boulanger, generale e uomo politico francese, nato a Rennes il 29 aprile 1837,
morto a Bruxelles il 30 settembre 1891. Si presentò come candidato alla
deputazione nel dipartimento del Nord, e fu eletto (1888). Nel suo programma
elettorale aveva propugnata la revisione della costituzione del 1875. Malgrado
l'appoggio di partiti filo monarchici e bonapartisti, la sua proposta di
revisione fu respinta dalla camera dei deputati e lo spettacolo dell'ibrida
coalizione che lo sosteneva risvegliò le diffidenze dei repubblicani moderati,
che furono spinti a riavvicinarsi ai radicali per la difesa del regime.
L'allarme divenne più forte quando la stessa capitale rinnovò l'investitura di
Boulanger, nominandolo deputato a grande maggioranza. Il generale non nascose
il suo proposito d'aspirare alla presidenza della Repubblica, ritenuta dai più
una semplice tappa verso la restaurazione della monarchia. Il ministro
dell'Interno, Constant, iniziò silenziosamente una procedura giudiziaria,
imputando del delitto di alto tradimento il Boulanger; il quale, preso d'un
tratto dal panico, fuggì a Bruxelles il 1° aprile 1889.
[19] Alfred Dreyfus (Mulhouse, 9 ottobre
1859 – Parigi, 12 luglio 1935) è stato un militare francese. Nel 1871 la Francia
era reduce dalla sconfitta
subita nella guerra
Franco-Prussiana, ed i rapporti interni erano ancora tesi. Nonostante il
processo si basasse su documenti palesemente falsi, Dreyfus fu condannato quale
estensore di una lettera indirizzata ad un ufficiale tedesco in cui venivano
rivelate importanti informazioni militari francesi. Nonostante l'esplodere del
caso, Dreyfus non fu interamente riabilitato prima del luglio 1906, grazie a un
verdetto della Corte di Cassazione.
[20] Edouard Drumont (Parigi il 3 maggio
1844 - Parigi 3 febbraio 1917) è stato un giornalista, scrittore, polemista e
politico francese. Fondatore del quotidiano La Libre Parole, antidreyfussiano,
nazionalista ed antisemita, è stato il creatore, con il Marchese de Morès,
della Lega nazionale antisemita francese. Deputato ad Algeri dal 1898 al 1902,fu
una delle figure storiche di spicco dell'antisemitismo in Francia.
[21] Hubert Joseph Henry (Pogny, 2 giugno 1846 – Parigi, 31 agosto 1898) è stato
un militare francese; fu il principale accusatore del capitano Alfred Dreyfus in
quello che è stato poi conosciuto come affare Dreyfus. Accusato di aver falsificato
dei documenti, e incarcerato nella prigione militare di Mont-Valerien, fu trovato
morto il giorno dopo l'arresto, con la gola tagliata. La sua fine fu attribuita
a un suicidio, ma molti sospettarono un omicidio.
[23] Aimé-Jules Dalou (31 dicembre 1838,
a Parigi - 15 aprile 1902, a Parigi) era uno scultore francese, riconosciuto
come uno dei più brillanti virtuosi della Francia del diciannovesimo secolo,
ammirato per la sua percettività, esecuzione e realismo senza pretese.
[24] François Auguste René Rodin (12
novembre 1840 - 17 novembre 1917) era uno scultore francese. Sebbene Rodin sia
generalmente considerato il capostipite della scultura moderna, non ha deciso
di ribellarsi al passato. Tradizionalmente, aveva un approccio artigianale al
suo lavoro e desiderava il riconoscimento accademico, sebbene non fosse mai
stato accettato nella principale scuola d'arte di Parigi.