Novyj
Vavilon - Nuova Babilonia
Lingua originale: russo
Paese di produzione: Unione Sovietica
Anno: 1929
Durata: 80 min
Dati tecnici: B/N, rapporto: 4:3, film muto
Genere: storico, drammatico
Regia: Grigorij
Michajlovič Kozincev, Leonid Zacharovič
Trauberg
Casa di produzione: Sovkino
Soggetto: ispirato ai romanzi Au bonheur
des dames, La débacle, Nana di Émile Zola
Sceneggiatura: Grigorij Kozincev, Leonid Trauberg
Fotografia: Andrej Moskvin
Scenografia: Evgenij Enej
Musica: Dmitrij Šostakovič.
Interpreti
e personaggi: Elena Kuzmina (Louise Poirier, commessa)
Pëtr
Sobolevskij (Jean, soldato)
David
Gutman (padrone dei grandi magazzini Nouvelle
Babylone)
Sofia
Magarill (attrice)
Sergej
Gerasimov (Lutro, giornalista)
S.S. Goussev (Poirier)
Janina Jeimo (Thérèse, modista)
A.
Gluškova (lavandaia)
Evgenij
Žerviakov (soldato della Guardia Nazionale)
Andrej
Kostriškin (primo funzionario)
A.
Zargickaja (ragazza sulle barricate)
Vsevolod
Pudovkin (commerciante)
Arnold
Arnold (deputato)
Oleg
Jakov, Ljudmila Semjonova.
Trama
L’azione si svolge a Parigi negli anni 1870-1871. In
una città in cui si alternano scene della proverbiale “bella vita”, per le
classi privilegiate, e scene più meste per i meno abbienti. Un treno coperto di
bandiere francesi conduce i soldati al fronte. La borghesia parigina in preda
all'estasi patriottica li applaude gridando slogan sciovinisti: "Fategli
versare il sangue a Berlino!". Un susseguirsi serrato di vestiti di seta e
di mani che agitano fazzoletti. I grandi magazzini La Nuova Babilonia. Tessuti
chic in abbondanza. Un'enorme bambola campeggia in vetrina. Le clienti
affollano il negozio, prese dalla foga dei saldi. Un elegante commerciante con
un monocolo pubblicizza la sua merce attirando la clientela. Al gran ballo c'è
il pienone. Borghesi, ubriachi, prostitute siedono ai tavoli illuminati da
lampade rotonde. Una donna dal pesante maquillage e dall'aspetto volgare esegue
un numero comico e canta una canzonetta frivola. Segue un cancan appassionato
eseguito da ballerine seminude. Un baccano generale: "Tutto in
vendita!".
Si diffonde la notizia
della sconfitta
francese nella guerra
franco-prussiana, mentre i prussiani intraprendono l’assedio
di Parigi.
Jean è un soldato, che
non sa scegliere se affiliarsi alla Guardia
Nazionale francese, che difende le rivendicazioni del popolo minuto
parigino, o alle truppe governative, riunite a Versailles, che stanno trattando
la resa col nemico vittorioso. Egli, quand’era in condizione di estremo bisogno,
è stato molto aiutato da Louise, commessa dei grandi magazzini “Nouvelle
Babylone”; tuttavia, anche in seguito alla promessa che gli viene fatta di un
pronto congedo, si unisce, a malincuore, all’esercito lealista di Versailles.
Cambio di scena. Persone di tutt'altro genere
popolano una stradina buia. Alcune donne indigenti fanno la coda in silenzio.
Dopo aver scoperto che gli ufficiali ritireranno da Parigi l'artiglieria della Guardia
Nazionale, le donne vanno incontro ai cannoni e si precipitano verso gli
ufficiali per offrire loro del latte. Questo simbolo di maternità lascia il
posto all'odio delle donne: "Ritirate i vostri cannoni!", gridano ai
nuovi soldati in arrivo. Una ragazza si getta sulla strada per ostacolare
l'avanzata del cannone, è pronta a morire.
Viene costituita la Comune
di Parigi: i lavoratori parigini hanno un loro breve momento di sollievo,
rendendosi conto che ora stanno lavorando per sé stessi, secondo i dettami
della Comune, senza essere sfruttati, come in precedenza, dalle classi dominanti.
Viene la volta delle barricate, delle pietre
scagliate, del combattimento aperto tra due mondi rappresentati dalle due
diverse folle.
Le truppe governative
attaccano violentemente i comunardi, sotto gli sguardi compiaciuti, da
Versailles, di alcuni elementi dell’alta borghesia parigina, fra i quali quelli
del proprietario dei “Nouvelle Babylone”.
È evidente che la Comune
è agli sgoccioli. Nonostante la strenua difesa sulle barricate
che i comunardi oppongono all’attacco, essi vengono vinti.
Dopo il massacro, Jean
si aggira nella città alla ricerca di Louise, che è stata fatta prigioniera. La
vede in occasione di uno dei processi sommari che vengono intentati nei
confronti dei comunardi, mentre egli è adibito a scavare le fosse dei numerosi
condannati a morte. Louise,
rimane sotto la pioggia di fronte ai suoi nemici, ha l'aria sfinita. Quando
si accorge della presenza di Jean, scoppia in una risata sarcastica, e
disperata. Un ufficiale
di Versailles la tratta come una prostituta, lei lo schiaffeggia. Per
vendicarsi, l'ufficiale la fa fucilare, mentre l'amante traditore della donna,
il contadino Jean, le scava la fossa. I comunardi vengono uccisi uno a uno e la
baionetta sollevata in aria dall'ultimo di loro, morente, provoca la gioia
degli ufficiali. Prima di morire un comunardo scrive sul muro: "Viva la Comune!".
Novyj Vavilon rappresenta il culmine
dell'avanguardia sovietica, il film più audace e l'ultimo muto della FEKS, la
Fabbrica dell'attore eccentrico, punto di contatto tra la libertà linguistica e
teorica degli anni Venti e la 'coscienza totalitaria' del realismo socialista
anni Trenta. Il film deve il suo titolo all'appellativo con cui veniva allora
definita in URSS la città di Parigi, 'Babilonia contemporanea'; al romanzo di
Georges Eekhoud La nouvelle Carthage; e soprattutto alla
rappresentazione di Babilonia in Intolerance di David W. Griffith. Il
secondo titolo con cui il film è conosciuto, Sturm Neba (Assalto al
cielo), deriva invece dal nome che Karl Marx
aveva dato alla Comune
di Parigi: tra le intenzioni di Grigorij Kozincev e Leonid Trauberg c'era
anche quella di dar vita a un melodramma, e questo secondo titolo appariva loro
molto promettente dal punto di vista commerciale. I cineasti si ispirarono
inoltre ad alcuni romanzi di Zola e in particolare a Au bonheur des dames,
o più in generale allo spirito e ai temi della letteratura naturalista. Sergej
Ejzenštejn, che per i suoi film aveva tratto ispirazione soprattutto dagli
ambienti popolari creati del grande romanziere francese, pur apprezzando molto Novyj
Vavilon rimproverò i suoi colleghi di avervi in qualche misura
"ripulito la Storia". L'intenzione degli autori di realizzare un film
commerciale fu poi corretta in due diversi momenti: prima in fase di scrittura,
dopo la visione di Konec Sankt-Peterburga del collega Vsevolod Pudovkin,
che li colpì per il suo nuovo linguaggio tanto da spingerli a riscrivere la
sceneggiatura, e poi in fase di montaggio grazie all'incontro con Adrian
Piotrovskij, che lavorava per la Lenfil′m e fece loro conoscere il saggio di
Ejzenštejn La quarta dimen-sione del cinema, in cui veniva sviluppata la
teoria del 'montaggio intellettuale' in grado di spezzare la narrazione
cinematografica tradizionale. Il risultato fu che Novyj Vavilon ottenne
incondizionato apprezzamento dagli addetti ai lavori, ma fu bandito e accusato
di formalismo dal comitato per la censura ministeriale del Sovkino.
Per il pubblico il film si rivelò un'esperienza
ardua, non solo per la frantumazione del racconto e la ricercatezza figurativa,
ma anche a causa della musica estremamente raffinata di Šostakovič, pensata per
un'orchestra dalle grandi capacità: i musicisti delle normali sale
cinematografiche non riuscivano a interpretarla adeguatamente e non si
produceva quasi mai, quindi, una vera armonia con le immagini. L'impegno
sociale, tuttavia, non risulta soffocato dalla ricerca estetica. Kozinčev e
Trauberg rimasero fedeli alla Storia, mostrando la sconfitta della Comune
dovuta in parte alla divisione tra i contadini (la classe più arretrata, che
tradì la rivoluzione) e gli operai (la classe più fortemente rivoluzionaria).
Il tradimento della commessa Louise da parte del suo amante contadino Jean è
l'immagine dei tradimenti indotti dal terrore che si insinua all'interno delle
famiglie, tema cruciale nel cinema e nella società sovietica degli anni Trenta.
Esistono attualmente tre versioni di Novyj Vavilon, diverse per durata e
montaggio: la copia per la distribuzione europea e americana è di 1.900 metri,
la versione conservata presso il Gosfil′mofond è di 2.200 metri, mentre quella
in possesso della Cinémathèque Suisse è di 2.900 metri.
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