LA
SCONFITTA MILITARE
Patrice Mac-Mahon |
I francesi si mostrarono impreparati
alla guerra sotto il profilo diplomatico, logistico, organizzativo e tattico,
avendo elaborato piani rudimentali. Il conflitto franco-tedesco è stato
riconosciuto, infatti, come il primo del secolo in cui l'aggressore sia apparso
più impreparato alla guerra della potenza teoricamente aggredita. Il
feldmaresciallo Von Moltke, tuttavia, non era a conoscenza dell'inadeguatezza
dell'organizzazione francese e puntò tutto sulla celerità dell'attacco mobilitando
il maggior numero di uomini lungo la frontiera.
La terza armata
prussiana messa in marcia verso l'Alsazia del nord, attraversato il fiume
Lauter il 4 agosto, dopo aver avuto i primi contatti col nemico, incontrò nella
battaglia di Wissembourg la 2ª divisione del 1° corpo d'armata dell'esercito di Mac-Mahon, che aveva
preso posizione all'interno della città. I 50.000 prussiani circondarono la
città e sopraffecero i 5.000 francesi del generale Douay.
Dopo la prima settimana di scontri
le forze francesi erano divise e il comando generale imperiale versava in un
drammatico stato di confusione. Le vittorie di Von Moltke degli iniziali sette
giorni di guerra stavano irrimediabilmente aprendo le porte della Francia ad
una invasione prussiana in grande stile.
La battaglia di Sedan
La mattina del 31 agosto l'intera
armata francese, dopo varie sconfitte, riuscì a ripiegare in discreto ordine
sino a Sedan ed a schierarsi attorno alla città delle Ardenne.
Il maresciallo Mac-Mahon, con una armata
duramente provata e stanca, decise quindi di sostare sulle posizioni raggiunte
e di rinviare l'inizio della marcia verso nord a mezzogiorno del 1º settembre.
La posizione appariva, d'altronde, solida, coperta a sud e ad est dalla Mosa e
dalla Givonne, a nord-est della frontiera belga, mentre a nord-ovest la strada
per Mézières appariva libera e sicura.
Napoleone III, Imperatore di Francia |
Sembra che in un primo tempo
l'opinione di Napoleone
III,
che aveva voluto seguire l'esercito a Sedan,
fosse di cercare di ripiegare immediatamente verso nord, ma l'imperatore
era ormai malato, depresso e privo di poteri reali e non impose la sua
decisione, preferendo delegare tutta l'autorità al maresciallo.
È probabile che a deporre a favore della sosta a Sedan, fosse anche la
prospettiva di un facile ripiegamento sulla vicinissima frontiera belga in caso
di peggioramento della situazione tattica. È da tenere in conto, oltretutto, lo
stato di scoramento e di stanchezza generale dell'armata e dei suoi comandanti.
Lo stesso Mac-Mahon, in
un celebre ordine del giorno rivolto alle truppe alla sera del 31 agosto,
dispose (evidentemente rassicurato sulla forza e la posizione del nemico) per
il giorno 1º settembre, addirittura una giornata di riposo e ristoro generale,
Il maresciallo era ben lontano dall'immaginare gli sviluppi catastrofici della
situazione che si sarebbero verificati il giorno successivo.
Non vennero nemmeno predisposte
adeguate misure difensive, e non venne curato con sufficiente attenzione
l'ordine di distruggere tutti i ponti sulla Mosa fra Sedan e Mézières (luogo
prefissato del ripiegamento, dove era già presente il 13° corpo d'armata del
generale Vinoy e tappa obbligata per raggiungere la capitale), al
fine di rendere sicura la strada della ritirata: il ponte di Donchery, inoltre,
rimase intatto. Il maresciallo Mac-Mahon non provvide nemmeno a difendere adeguatamente i molti guadi sulla Mosa, spalancando
così ampi varchi al passaggio delle forze prussiane.
Il 31 agosto il feldmaresciallo von
Moltke, consapevole dei vantaggi strategici ottenuti con la riuscita manovra a
tenaglia e della condizione disperata della posizione francese, definì i dettagli
tattici del piano di battaglia diretto ad accerchiare completamente l'armata
francese, tagliando anche la strada verso il Belgio.
L'efficace e rapida reazione di von
Moltke alle manovre dei francesi precluse a questi ultimi qualsiasi possibilità
immediata di arretramento che consentisse di sfuggire alla tenaglia tedesca che
il 1º settembre, attraverso il congiungimento della terza e della quarta
armata, si strinse attorno al piccolo centro di Sedan. Numeri, potenza di fuoco
e morale erano tutti dalla parte prussiana. I due eserciti prussiani, per un
totale di 224.000 soldati, si trovarono di fronte un esercito disorganizzato,
esausto e demoralizzato composto dalla metà delle loro forze.
La decisione di Mac-Mahon di collocare i
corpi francesi in un triangolo difensivo completamente scoperto intorno a Sedan
fece sì che le truppe fossero lasciate alla mercé dell'artiglieria prussiana.
Tale scenario fu evidente agli occhi degli stessi tedeschi:
"Li abbiamo messi in una trappola
per topi", disse von Moltke, prima della battaglia.
Mac-Mahon al primo mattino
del 1º settembre, ferito ad una gamba dal fuoco d'artiglieria, dovette cedere
il comando prima al generale Auguste Ducrot. Infine, nel primo pomeriggio, i
francesi furono completamente circondati, Le truppe francesi, decimate e
demoralizzate, abbandonarono le ultime posizioni e rifluirono in rotta dentro
le mura di Sedan.
La resa
A fine pomeriggio, l'intera armata
francese era accerchiata. La via verso il Belgio chiusa. La situazione era
ormai talmente compromessa che le artiglierie germaniche furono in grado di
aprire il fuoco direttamente sulla città di Sedan, nella quale ormai vagava, in
cerca di scampo, una folla indistinta di soldati per la maggior parte ferita o
demoralizzata.
Alle 16.15, senza più truppe di
rincalzo, Napoleone
III, che aveva già in precedenza, intorno alle 14.00,
cercato di sospendere l'impari combattimento facendo esporre una bandiera
bianca sulle mura della fortezza di Sedan, già provato da una calcolosi che gli
procurò grosse sofferenze, prese l'iniziativa ed ordinò di cessare l'ormai
inutile resistenza, nonostante le violente proteste del generale Wimpffen, e
fece sventolare la bandiera bianca.
Per affrettare la fine dei
combattimenti, l'imperatore si risolse, dopo l'arrivo di due parlamentari di
guerra, ad inviare alle ore 18.30 il generale Reille, ufficiale addetto alla
Casa Imperiale, direttamente al re Guglielmo, sulle colline di Frenois, con una
sua lettera personale per chiedere l'interruzione della lotta e l'apertura di
negoziati per la resa dell'esercito francese. La breve missiva recitava: «Non
avendo potuto morire in mezzo alle mie truppe, non mi rimane altro che
consegnare la mia spada nelle mani di Vostra Maestà. Sono il buon fratello di
Vostra Maestà. Napoleone».
Il generale Reille consegna a Guglielmo I la lettera di resa di Napoleone III |
I contenuti della resa vennero
negoziati personalmente durante la notte, a Donchery, dai generali Wimpffen
(che inizialmente aveva cercato di evitare il penoso incarico) e de Castelneau,
assieme a von Moltke e allo stato maggiore prussiano, alla presenza anche di Bismarck.
La discussione fu accesa e Wimpffen tentò disperatamente di strappare
alcune concessioni; di fronte allo spietato ultimatum di Moltke e alla
situazione senza speranza, il generale dovette infine cedere. Anche un ultimo
tentativo dell'imperatore di ottenere qualche vantaggio durante un colloquio
privato con Bismarck
non ottenne alcun risultato. Infine, il 2 settembre alle ore 11.00 i termini
della resa furono accettati da Wimpffen presso Château de Bellevue, e Napoleone
III
firmò la capitolazione: essi prevedevano la resa senza condizioni, la consegna
di tutto il materiale e la prigionia dell'intero esercito accerchiato a Sedan. Napoleone
III
si consegnò a von Moltke con gli 83.000 uomini superstiti (oltre a molte
migliaia di feriti) e ben 419 cannoni; solo alcuni reparti di cavalleria erano
riusciti in precedenza a sfuggire alla trappola e trovare rifugio oltre il
confine belga.
Napoleone
III, fatto prigioniero, venne portato per una
breve cattività a Wilhelmshoehe, nei pressi di Kassel, da dove proseguirà per
il suo esilio in Inghilterra, dove sarebbe morto il 9 gennaio 1873.
Le truppe francesi catturate furono,
invece, destinate al miserabile internamento nei campi di raccolta improvvisati
dai prussiani nell'ansa della Mosa intorno a Iges.
Conseguenze
La sconfitta francese, oltre a
causare il dissolvimento dell'intero esercito imperiale, provocò uno
sconvolgimento politico radicale nel paese. Il crollo dell'Impero di Napoleone
III
avviò la fase della Terza
Repubblica, che venne proclamata a Parigi il 4
settembre 1870.
L'armistizio,
entrato in vigore il 28 gennaio, fu
protratto fino al 19 febbraio 1871 al fine di consentire lo svolgimento delle
elezioni per un nuovo governo che avrebbe dovuto accettare le clausole del
trattato di pace. Adolphe
Thiers venne eletto
presidente della neonata Terza
Repubblica e il cartello monarchico-conservatore ottenne la maggioranza
assoluta dei seggi dell'Assemblea Nazionale.
La resa di Napoleone III alla battaglia di Sedan |
Il nuovo Capo
del Governo francese, Adolphe
Thiers, condusse a Versailles
le trattative di pace con Bismarck:
la Francia s'impegnava a mantenere a proprie spese un esercito d'occupazione
tedesco fino al pagamento di un'indennità di cinque miliardi di franchi oro e
cedeva l'Alsazia e la Lorena. Dal crollo del Secondo
Impero usciva una Francia ridimensionata in un nuovo scenario europeo.
Il 1º marzo il parlamento francese
ratificò gli accordi preliminari della pace che venne firmata il 10 maggio
(Trattato di Francoforte) ponendo fine al conflitto.
Quando
ancora Parigi era cinta d'assedio, i principi tedeschi incoronarono imperatore,
nella galleria degli specchi della reggia di Versailles,
sede del quartier generale tedesco, il sovrano di Prussia Guglielmo. Tale
avvenimento e l'ampio consenso fra gli stati permisero il conseguimento
dell'unità nazionale delle genti germaniche riunite da quel momento in una
nuova e vasta compagine statale, l'Impero tedesco (Deutsches Reich), che
diventò la più potente macchina militare d'Europa, sorretta da una economia in
tumultuoso sviluppo.
Bismarck e Napoleone III alla resa di Sedan - stampa d'epoca |