mercoledì 21 novembre 2018

01-08 - La sconfitta militare

LA SCONFITTA MILITARE


Patrice Mac-Mahon
I francesi si mostrarono impreparati alla guerra sotto il profilo diplomatico, logistico, organizzativo e tattico, avendo elaborato piani rudimentali. Il conflitto franco-tedesco è stato riconosciuto, infatti, come il primo del secolo in cui l'aggressore sia apparso più impreparato alla guerra della potenza teoricamente aggredita. Il feldmaresciallo Von Moltke, tuttavia, non era a conoscenza dell'inadeguatezza dell'organizzazione francese e puntò tutto sulla celerità dell'attacco mobilitando il maggior numero di uomini lungo la frontiera.
La terza armata prussiana messa in marcia verso l'Alsazia del nord, attraversato il fiume Lauter il 4 agosto, dopo aver avuto i primi contatti col nemico, incontrò nella battaglia di Wissembourg la 2ª divisione del 1° corpo d'armata dell'esercito di Mac-Mahon, che aveva preso posizione all'interno della città. I 50.000 prussiani circondarono la città e sopraffecero i 5.000 francesi del generale Douay.
Dopo la prima settimana di scontri le forze francesi erano divise e il comando generale imperiale versava in un drammatico stato di confusione. Le vittorie di Von Moltke degli iniziali sette giorni di guerra stavano irrimediabilmente aprendo le porte della Francia ad una invasione prussiana in grande stile.


La battaglia di Sedan

La mattina del 31 agosto l'intera armata francese, dopo varie sconfitte, riuscì a ripiegare in discreto ordine sino a Sedan ed a schierarsi attorno alla città delle Ardenne.
Il maresciallo Mac-Mahon, con una armata duramente provata e stanca, decise quindi di sostare sulle posizioni raggiunte e di rinviare l'inizio della marcia verso nord a mezzogiorno del 1º settembre. La posizione appariva, d'altronde, solida, coperta a sud e ad est dalla Mosa e dalla Givonne, a nord-est della frontiera belga, mentre a nord-ovest la strada per Mézières appariva libera e sicura.
Napoleone III, Imperatore di Francia
Sembra che in un primo tempo l'opinione di Napoleone III, che aveva voluto seguire l'esercito a Sedan, fosse di cercare di ripiegare immediatamente verso nord, ma l'imperatore era ormai malato, depresso e privo di poteri reali e non impose la sua decisione, preferendo delegare tutta l'autorità al maresciallo. È probabile che a deporre a favore della sosta a Sedan, fosse anche la prospettiva di un facile ripiegamento sulla vicinissima frontiera belga in caso di peggioramento della situazione tattica. È da tenere in conto, oltretutto, lo stato di scoramento e di stanchezza generale dell'armata e dei suoi comandanti. Lo stesso Mac-Mahon, in un celebre ordine del giorno rivolto alle truppe alla sera del 31 agosto, dispose (evidentemente rassicurato sulla forza e la posizione del nemico) per il giorno 1º settembre, addirittura una giornata di riposo e ristoro generale, Il maresciallo era ben lontano dall'immaginare gli sviluppi catastrofici della situazione che si sarebbero verificati il giorno successivo.
Non vennero nemmeno predisposte adeguate misure difensive, e non venne curato con sufficiente attenzione l'ordine di distruggere tutti i ponti sulla Mosa fra Sedan e Mézières (luogo prefissato del ripiegamento, dove era già presente il 13° corpo d'armata del generale Vinoy e tappa obbligata per raggiungere la capitale), al fine di rendere sicura la strada della ritirata: il ponte di Donchery, inoltre, rimase intatto. Il maresciallo Mac-Mahon non provvide nemmeno a difendere adeguatamente i molti guadi sulla Mosa, spalancando così ampi varchi al passaggio delle forze prussiane.
Il 31 agosto il feldmaresciallo von Moltke, consapevole dei vantaggi strategici ottenuti con la riuscita manovra a tenaglia e della condizione disperata della posizione francese, definì i dettagli tattici del piano di battaglia diretto ad accerchiare completamente l'armata francese, tagliando anche la strada verso il Belgio.
L'efficace e rapida reazione di von Moltke alle manovre dei francesi precluse a questi ultimi qualsiasi possibilità immediata di arretramento che consentisse di sfuggire alla tenaglia tedesca che il 1º settembre, attraverso il congiungimento della terza e della quarta armata, si strinse attorno al piccolo centro di Sedan. Numeri, potenza di fuoco e morale erano tutti dalla parte prussiana. I due eserciti prussiani, per un totale di 224.000 soldati, si trovarono di fronte un esercito disorganizzato, esausto e demoralizzato composto dalla metà delle loro forze.
La decisione di Mac-Mahon di collocare i corpi francesi in un triangolo difensivo completamente scoperto intorno a Sedan fece sì che le truppe fossero lasciate alla mercé dell'artiglieria prussiana. Tale scenario fu evidente agli occhi degli stessi tedeschi: "Li abbiamo messi in una trappola per topi", disse von Moltke, prima della battaglia.
Mac-Mahon al primo mattino del 1º settembre, ferito ad una gamba dal fuoco d'artiglieria, dovette cedere il comando prima al generale Auguste Ducrot. Infine, nel primo pomeriggio, i francesi furono completamente circondati, Le truppe francesi, decimate e demoralizzate, abbandonarono le ultime posizioni e rifluirono in rotta dentro le mura di Sedan.


La resa

A fine pomeriggio, l'intera armata francese era accerchiata. La via verso il Belgio chiusa. La situazione era ormai talmente compromessa che le artiglierie germaniche furono in grado di aprire il fuoco direttamente sulla città di Sedan, nella quale ormai vagava, in cerca di scampo, una folla indistinta di soldati per la maggior parte ferita o demoralizzata.
Alle 16.15, senza più truppe di rincalzo, Napoleone III, che aveva già in precedenza, intorno alle 14.00, cercato di sospendere l'impari combattimento facendo esporre una bandiera bianca sulle mura della fortezza di Sedan, già provato da una calcolosi che gli procurò grosse sofferenze, prese l'iniziativa ed ordinò di cessare l'ormai inutile resistenza, nonostante le violente proteste del generale Wimpffen, e fece sventolare la bandiera bianca.
Per affrettare la fine dei combattimenti, l'imperatore si risolse, dopo l'arrivo di due parlamentari di guerra, ad inviare alle ore 18.30 il generale Reille, ufficiale addetto alla Casa Imperiale, direttamente al re Guglielmo, sulle colline di Frenois, con una sua lettera personale per chiedere l'interruzione della lotta e l'apertura di negoziati per la resa dell'esercito francese. La breve missiva recitava: «Non avendo potuto morire in mezzo alle mie truppe, non mi rimane altro che consegnare la mia spada nelle mani di Vostra Maestà. Sono il buon fratello di Vostra Maestà. Napoleone».
 Il generale Reille consegna a Guglielmo I la lettera di resa di Napoleone III
I contenuti della resa vennero negoziati personalmente durante la notte, a Donchery, dai generali Wimpffen (che inizialmente aveva cercato di evitare il penoso incarico) e de Castelneau, assieme a von Moltke e allo stato maggiore prussiano, alla presenza anche di Bismarck. La discussione fu accesa e Wimpffen tentò disperatamente di strappare alcune concessioni; di fronte allo spietato ultimatum di Moltke e alla situazione senza speranza, il generale dovette infine cedere. Anche un ultimo tentativo dell'imperatore di ottenere qualche vantaggio durante un colloquio privato con Bismarck non ottenne alcun risultato. Infine, il 2 settembre alle ore 11.00 i termini della resa furono accettati da Wimpffen presso Château de Bellevue, e Napoleone III firmò la capitolazione: essi prevedevano la resa senza condizioni, la consegna di tutto il materiale e la prigionia dell'intero esercito accerchiato a Sedan. Napoleone III si consegnò a von Moltke con gli 83.000 uomini superstiti (oltre a molte migliaia di feriti) e ben 419 cannoni; solo alcuni reparti di cavalleria erano riusciti in precedenza a sfuggire alla trappola e trovare rifugio oltre il confine belga.
Napoleone III, fatto prigioniero, venne portato per una breve cattività a Wilhelmshoehe, nei pressi di Kassel, da dove proseguirà per il suo esilio in Inghilterra, dove sarebbe morto il 9 gennaio 1873.
Le truppe francesi catturate furono, invece, destinate al miserabile internamento nei campi di raccolta improvvisati dai prussiani nell'ansa della Mosa intorno a Iges.


Conseguenze

La sconfitta francese, oltre a causare il dissolvimento dell'intero esercito imperiale, provocò uno sconvolgimento politico radicale nel paese. Il crollo dell'Impero di Napoleone III avviò la fase della Terza Repubblica, che venne proclamata a Parigi il 4 settembre 1870.
L'armistizio, entrato in vigore il 28 gennaio, fu protratto fino al 19 febbraio 1871 al fine di consentire lo svolgimento delle elezioni per un nuovo governo che avrebbe dovuto accettare le clausole del trattato di pace. Adolphe Thiers venne eletto presidente della neonata Terza Repubblica e il cartello monarchico-conservatore ottenne la maggioranza assoluta dei seggi dell'Assemblea Nazionale.
La resa di Napoleone III alla battaglia di Sedan
Il nuovo Capo del Governo francese, Adolphe Thiers, condusse a Versailles le trattative di pace con Bismarck: la Francia s'impegnava a mantenere a proprie spese un esercito d'occupazione tedesco fino al pagamento di un'indennità di cinque miliardi di franchi oro e cedeva l'Alsazia e la Lorena. Dal crollo del Secondo Impero usciva una Francia ridimensionata in un nuovo scenario europeo.
Il 1º marzo il parlamento francese ratificò gli accordi preliminari della pace che venne firmata il 10 maggio (Trattato di Francoforte) ponendo fine al conflitto.
Quando ancora Parigi era cinta d'assedio, i principi tedeschi incoronarono imperatore, nella galleria degli specchi della reggia di Versailles, sede del quartier generale tedesco, il sovrano di Prussia Guglielmo. Tale avvenimento e l'ampio consenso fra gli stati permisero il conseguimento dell'unità nazionale delle genti germaniche riunite da quel momento in una nuova e vasta compagine statale, l'Impero tedesco (Deutsches Reich), che diventò la più potente macchina militare d'Europa, sorretta da una economia in tumultuoso sviluppo.
L'accordo capestro di Francoforte, molto duro sul piano delle condizioni risarcitorie, e la pretesa del nuovo parlamento di assegnarsi il diritto esclusivo di sovranità innescarono atteggiamenti di protesta in Francia e soprattutto negli abitanti della capitale francese. Il popolo parigino, indignato dai provvedimenti draconiani adottati dall'Assemblea (come le disposizioni di anticipo del pagamento delle cambiali e di abrogazione della moratoria sui canoni di affitto), fu scosso da un moto di indignazione e la Guardia Nazionale di Parigi (alla quale si imponeva la soppressione dello stipendio), formata da socialisti, anarchici e proudhoniani[1], si ribellò. La Comune di Parigi fu annunciata nell'Hôtel de Ville il 28 marzo con la promessa del ritorno agli spiriti rivoluzionari del 1792-1794.
Bismarck e Napoleone III alla resa di Sedan - stampa d'epoca



[1] Per proudhoniani s’intendono definire i seguaci del filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon, fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo, da molti studiosi inserito impropriamente nell’ambito di quello che Marx definì socialismo utopistico. L’anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che pone al centro i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati. Gli elementi basilari dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc..