VERSAILLES
Versailles è un comune francese,
capoluogo del dipartimento di Yvelines nella regione dell'Île-de-France, noto
in tutto il mondo per il suo castello e per i suoi giardini, siti classificati
sotto l'egida dell'UNESCO. nell'elenco del patrimonio mondiale dell'umanità.
Nel 1871, in seguito alla rivolta
della Comune
di Parigi,
il governo di
Thiers
si
trasferì a Versailles, una situazione che durò fino al 1879. La città fu
occupata dalle truppe prussiane dal 19 settembre 1870, mentre Parigi
era assediata. L'occupazione durò 174 giorni fino al 12 marzo 1871.
Versailles dovette affrontare pesanti richieste. Il re di Prussia Guglielmo I si stabilì nella
Reggia di Versailles e fu proclamato imperatore di Germania il 18 gennaio 1871
nella Sala degli Specchi. All'inizio della Comune
di Parigi, il governo di Thiers fuggì dalla rivolta
parigina del 18 marzo e si stabilì a Versailles, seguito da una folla di parigini
il cui numero fu stimato a più di 70.000 dal sindaco, quando la città contava
44.000 abitanti nel censimento del 1866. Dal luglio 1871, diverse migliaia di Comunardi, fatti prigionieri
dalle truppe "Versailles" del maresciallo Mac-Mahon, furono arrestati
- in condizioni estremamente sommarie -
in luoghi diversi Versailles - la Conciergerie e il campo
Satory in
particolare - dove fu imprigionata Louise
Michel
e dove furono fucilati venticinque Comunardi, 40 tra cui il
colonnello
Louis
Rossel
e il militante blanquista[1] Théophile
Ferré.
Il governo di
Thiers prese posto nella
Reggia di Versailles: un emiciclo fu costruito nel 1875 nell'ala sud del
castello per ospitare la Camera dei deputati mentre il Senato sedeva all'Opera.
Le due camere votarono il 19 giugno 1879 per il loro trasferimento a Parigi.
Alla fine del secolo, Versailles si è evoluta come una città di provincia con
tutto lo splendore di un'importante città turistica.
La Reggia di Versailles
La Reggia di Versailles, Château de Versailles in
francese, è l'antica dimora dei sovrani francesi dell'ancien régime e dista 20
km dalla metropoli francese. La reggia fu costruita nel XVII secolo su commissione di re Luigi XIII per pernottare durante i periodi di
caccia fuori Parigi. Suo figlio, re Luigi XIV, decise nel 1662 di ampliare l'edificio creando l'attuale
reggia che sarebbe stata la futura residenza della corte francese. La reggia di
Versailles fu la residenza della corte francese fino al 1789, quando la
rivoluzione francese stravolse il sistema e spodestò la monarchia.
Quando Napoleone divenne imperatore nel 1804,
considerò l'ipotesi di fare di Versailles la sua nuova residenza, ma scartò
l'idea poco dopo a causa degli eccessivi costi di restauro che l'intero
progetto avrebbe richiesto. Egli si limitò dunque a dei lavori di restauro nel
1810 al Grand Trianon.
Violata e saccheggiata, dopo anni di abbandono e
incuria rischiò la demolizione, come odiato simbolo dell'oppressione
monarchica.
Con la Restaurazione, nel 1837 Luigi
Filippo, divenuto re di Francia, considerò la possibilità di tornare a
vivere a Versailles dove era nato. Ordinò il restauro degli appartamenti reali
che riportò la reggia all'antico splendore, per dedicarla, come recitano le
lettere in rilievo sui frontoni delle ali del palazzo, À toutes les gloires de
la France ("A tutte le glorie della Francia"). Ma i costi si
dimostrarono eccessivi e né lui né il suo successore, Carlo
X,
vissero a palazzo durante i loro regni.
L'imperatore
Napoleone III utilizzò il palazzo per le cerimonie più
importanti del suo regno. Uno dei più rilevanti fu certamente il banchetto in
onore della regina Vittoria tenutosi all'Opéra reale di Versailles il 25 agosto
1855.
Proclamazione dell'Impero tedesco il 18 gennaio 1871, 1877, dipinto di Anton von Werner |
Durante la guerra
franco-prussiana del 1870-1871, il palazzo venne occupato dallo stato
maggiore del vittorioso esercito prussiano. Parti del castello, tra cui la
Galleria degli Specchi, vennero trasformate in ospedale militare. La creazione
dell'Impero tedesco che combinava la Prussia con gli altri stati tedeschi
confederati sotto la corona di Guglielmo I, venne formalmente proclamato nella Galleria degli Specchi
il 18 gennaio 1871. I tedeschi rimasero a palazzo sino alla firma
dell'armistizio nel marzo del 1871. In quello stesso mese, il governo della
nuova Terza
repubblica francese, prese sede a palazzo.
E fu proprio qui che nel 1875 venne proclamata
definitivamente la Repubblica, e che nel 1919 si firmò il trattato di pace che
pose fine alla Prima Guerra Mondiale.
Il trasferimento del governo a Versailles
Nel febbraio 1871, l'ultima Assemblea Nazionale fu
eletta in fretta per firmare la pace con la Prussia. Riunita per la prima volta
a Bordeaux, desiderava tornare a Parigi, ma venne il 18
marzo che vide trionfare la Comune
nella capitale, e l’Assemblea dovette trovare una soluzione alternativa in
attesa di tempi migliori. Dopo qualche esitazione, i deputati votarono per il
loro trasferimento a Versailles e decisero di tenere le loro sessioni nell’Opera
royal del castello. La prima sessione ebbe luogo il 20
marzo 1871.
aneddoto
Dal 1871 al 1875, l'Assemblea Nazionale, allora
chiamata «Camera», si sedette quindi all’Opera royal. Diverse leggi del 1875
modificarono questa organizzazione, in particolare con la creazione di una
seconda camera, il Senato. I parlamentari, troppo numerosi per sedere nella
Opera royal, costruirono una nuova sala al centro dell'ala sud per ospitarli in
assemblea.
Tuttavia, la questione del ritorno dei parlamentari a Parigi sorse
rapidamente, come evidenziato da numerose proposte legislative presentate dal
1877. Nel 1879, il Palazzo
del Luxembourg fu assegnato al Senato e il Palazzo
Bourbon alla Camera
dei deputati. Le Camere tornarono a Parigi lo stesso anno.
Il governo di Versailles contro la Comune di Parigi
Adolphe Thiers |
Gran parte dell'azione della Comune
fu quella di combattere l'offensiva condotta dalle truppe del governo di Thiers:
i "versaigliesi".
Era impossibile che il capo del potere esecutivo
potesse mai ammettere l’esistenza della Comune
insurrezionale di Parigi. Thiers,
che non molto prima si era opposto alla guerra
contro la Prussia, volle la guerra contro i Parigini, rompendo l'unità
nazionale e negando qualsiasi autorità all'Assemblea nella quale questa unità
pretendeva incarnarsi; per fare la guerra, egli creò lo strumento
indispensabile: un esercito.
Il giorno dopo il 18
marzo, Thiers
non poteva contare se non sulle mediocri divisioni che Vinoy
aveva ricondotte da Parigi, stanche e demoralizzate, e sulle truppe che
giungevano dai forti o dalla provincia, in tutto 22.000 uomini.
Come evidenziato dalla sua corrispondenza telegrafica
con Jules
Favre, che aveva negoziato la pace con i prussiani, Thiers
è stato sostenuto dal cancelliere prussiano Bismarck.
L'obiettivo era quello di porre fine alle ostilità tra Francia e Prussia il più
presto possibile; una delle condizioni era il disarmo di Parigi. L'accordo di
armistizio fissava a solo 40.000 uomini il massimo dei soldati che potevano
essere mantenuti nella regione parigina. Fu necessario rivolgersi a Bismarck
per poterne avere di più: la convenzione del 28
marzo autorizzò la rapida liberazione di 60.000 uomini, «sulla parola
d'onore che non sarebbero stati impiegati se non per ristabilire l”ordine
interno». Senza la Prussia, Thiers
non avrebbe potuto trionfare così presto su Parigi. D'altronde, Bismarck
poteva sempre intervenire nella ricostituzione degli effettivi versagliesi
autorizzando o arrestando il rimpatrio dei prigionieri di guerra.
Il 1°
aprile, Thiers
confessò all'Assemblea Nazionale che stava allestendo "uno degli
eserciti più belli che la Francia abbia posseduto". A poco a poco, all'inizio
della Settimana
sanguinante, Thiers
arrivò cosi a riunire un esercito di 170.000 uomini, di 2.400 ufficiali, 130.000
dei quali combattenti. Cifra ben superiore a quella di 40.000 autorizzata dai
preliminari di pace con la Prussia.
Questi soldati professionisti (in servizio da 7 anni)
provenivano principalmente dall'ambiente contadino. I consigli di revisione
respinsero la maggior parte dei giovani dalle città per «carenza fisica», a
causa delle condizioni di lavoro che l'industria dell'epoca imponeva ai giovani
lavoratori, nonostante la legge del 1841 sul lavoro minorile. Fu scelto il capo
di questo esercito; Thiers
prese il solo generale che non avesse sollecitato questa designazione: lo
sconfitto di Sedan,
l’infelice maresciallo Mac-Mahon,
duca di Magenta, tornato da poco dalla prigionia, il quale viveva ritirato a
Saint-Germain che, da principio, eccepì la sua qualità di vinto e che aveva
tanta voglia di rifarsi con una vittoria che avrebbe lavato l’onta della
sconfitta con l’esercito prussiano. Il decreto del 6
aprile non tenne conto di questi scrupoli e lo nominò generale in capo.
Sino a quel momento, le truppe di Versailles erano state comandate da Vinoy.
A questi venne affidato, a partire dal 6
aprile, il comando della riserva e gli fu assegnato il gran cordone della
Legion d'onore. Così, Thiers
si era abilmente sbarazzato di un contraddittore tenace e si era assicurato la
devozione d'un nuovo generale in capo, gradito all'Assemblea e desideroso di
compensare i suoi insuccessi nella guerra
contro la Prussia, al bisogno, con un successo sui detestati rivoluzionari
parigini.
Con un borghese come Thiers,
che si immischiava in tutto, dalla tattica all'intendenza, il comando non fu
sempre per Mac-Mahon
un incarico onorifico. Thiers
non si preoccupò delle riserve di Mac-Mahon
più di quanto si preoccupasse del controllo dell'Assemblea.
Patrice de Mac-Mahon |
Conoscendo il valore delle fortificazioni di Parigi,
di cui aveva avuto l'idea nel 1840, pensò che fosse necessario concentrare una
forte artiglieria d'assedio, ben fornita di munizioni - in ragione di 1.000
colpi per pezzo - e raccomandò di combinare i due metodi della concentrazione
di fuoco su determinati punti e dell'escavazione di trincee da assedio. Nel
caso specifico, non ebbe da vincere soltanto le chiacchiere della Commissione
di controllo e la resistenza dei capi di servizio, ma dovette discutere con le
autorità prussiane sulle modalità delle operazioni progettate.
Difatti, i prussiani occuparono i forti della riva
destra della Senna sino al pagamento del primo mezzo miliardo dell'indennità di
guerra, e pretendevano che la ricostituzione dell'esercito francese non fosse
per essi un pericolo; si offrirono di domare essi stessi la Comune,
minacciarono di riportare l’imperatore,
giocando cosi, nei negoziati di Bruxelles e di Francoforte, le loro carte
migliori. Il generale de Fabrice, che eseguiva le istruzioni di Bismarck,
pensò d'altronde che il Governo di Thiers
fosse incapace di reprimere l’insurrezione e che ci sarebbe voluto una
dittatura militare. Bismarck,
il 18
aprile, affermò che conveniva «trattare i Parigini con meno riguardi». Al
generale de Fabrice, Thiers,
l'8
aprile, ha dovuto domandare il permesso di far passare le sue truppe sulla
rete del Nord, attraverso Epinay occupata dai Prussiani. Il suo desiderio di
reprimere l’insurrezione era così grande che egli non vedeva più bene il gioco
del nemico - il quale cercava di ottenere, mediante un'abile pressione, le
migliori condizioni di pace possibili - e assunse l’impegno di non riprendere
la guerra
contro la Prussia dopo la fatale riconquista di Parigi. Le operazioni di
Versailles contro Parigi e i negoziati per la pace con la Prussia, si svolsero
con un sincronismo spaventoso; la pace fu firmata il 10
maggio, il trattato di Francoforte venne ratificato dall'Assembla il 18,
tre giorni prima dell’ingresso dei Versagliesi a Parigi.
Diplomaticamente, militarmente, Thiers
preparò la riconquista di Parigi. E anche strategicamente: fu lui in persona a
trattare con l'imprenditore Hunebelle per la costruzione in otto giorni della
batteria di Montretout, la quale servi a distruggere i posti del Point~du-jour;
più di una volta egli ha imposto i suoi punti di vista allo stato maggiore di Mac-Mahon;
i suoi informatori e le sue spie (come quel Vaysset che, avendo tentato di
corrompere il generale Dombrowski, venne fucilato) sono stati impiegati a
tenere al corrente l’esercito dell’ordine e ad abbattere il morale degli
assediati. Politicamente, infine, Thiers
dovette lottare nello stesso tempo contro i realisti dell'Assemblea. La sua posizione
infatti era chiara: egli la spiegava in una lettera del 16
maggio 1871 al suo amico Sémard:
«I legittimisti, attaccati, ma non uniti, agli
orleanisti, vorrebbero che io abbandonassi loro la Repubblica. Non lo voglio né
lo posso. Non conosco l'avvenire; ma il presente è chiaro. Chi volesse
rovesciare la Repubblica si tirerebbe addosso un’orribile guerra civile. È una
prima ragione, sommaria per me. Ne ho una seconda non meno decisiva, ed è che
ho promesso di salvaguardare la forma esistente quando ho ricevuto il potere.
Manterrò la mia parola».
Questa guerra civile egli la limitò a Parigi, e
inoltre, anche se la condusse avanti con risolutezza, fu portato, così sembra,
ad abbreviarla il più possibile, come risulta dal suo atteggiamento senza vera
intransigenza nei riguardi dei concilianti. Gli è che Thiers,
come disse egli stesso a Sémard, ha adottato la formula repubblicana, che si
appoggiava sulla volontà delle grandi città di Francia, sull’opinione media del
paese, ed è proprio quel che vedeva la maggioranza monarchica dell’Assemblea
nazionale, la quale pensava già a rovesciarlo, ma non osava appigliarsi a
questa soluzione per mancanza di una chiara visione di ciò che essa poteva fare
in seguito. È cosi che, l’11
maggio, venne lanciato contro Thiers
un mite orleanista, lo storico Mortimer-Temaux, sino a quel momento suo amico,
per chiedere al capo del potere esecutivo spiegazioni sulle sue conversazioni
conciliatrici; ma Thiers
schiacciò con insolenza l’interpellante, schernì i suoi amici e, tutto sommato,
ottenne un ordine del giorno di fiducia votato da 490 deputati contro 9, con un
centinaio di astensioni.
L'esercito alla riconquista di Parigi durante la Settimana
sanguinante nel 1871
Nella "periferia" settentrionale e
orientale di Parigi, che controllavano, i prussiani lasciarono passare le
truppe versaigliesi che volevano circondare Parigi. Inoltre, i prussiani, per
convenzione con il governo di Thiers,
occuparono la Ferrovia del Nord, posizionarono una barriera di truppe dalla
Marna a Montreuil e ammassarono 80 cannoni e 5.000 soldati vicino alla Porta e
al Fort de Vincennes (tenuto dai Comunardi)
bloccando così l'uscita est della capitale.
Di fronte a questo grande esercito, esperto e ben
armato, la Comune
aveva gli uomini della Guardia
Nazionale, le cui stime vanno da 10.000 (Camille Pelletan[2])
a 41.500 (Cluseret,
delegato per la guerra, 5
aprile). Possono essere stimati a 25-30.000 unità dall'inizio/metà di
aprile e la metà di maggio. La differenza può essere spiegata dal fatto che
molti arruolati erano solo a pagamento ed erano rimasti spettatori durante i
combattimenti; per non parlare di quelli che erano morti nelle operazioni
militari contro le truppe di Versailles.
Nelle conclusioni del suo rapporto generale sulle
operazioni, il maresciallo Mac-Mahon
scrisse il 30 giugno 1871: «Le guerre di strada sono generalmente disastrose ed
eccessivamente mortali per l'aggressore, ma avevamo cambiato tutte le
posizioni, preso le barricate da dietro e le nostre perdite sebbene
significative furono relativamente minime grazie alla saggezza e alla prudenza
dei nostri generali, all'impeto e all'intrepidità dei soldati e dei loro
ufficiali»[3].
Per porre fine all’insurrezione parigina, Adolphe
Thiers, nominato capo del potere esecutivo della Repubblica a febbraio,
comprese di non avere i mezzi per affrontare immediatamente la ribellione.
Contemporaneo delle rivolte parigine del 1830
e del 1848,
dove l'esercito rinchiuso a Parigi non fu in grado di salvare il potere sul
posto, Thiers
riuscì ad evitare che gli uomini dell'esercito francese rimanessero nella
capitale. Ordinò al generale Vinoy
di evacuare la guarnigione e i soldati disarmati che vagano nella città e di
radunarli a Versailles. Il 6
aprile 1871, il comando dell'esercito di Versailles fu affidato al
maresciallo Mac-Mahon.
Intorno al 20
maggio, Mac-Mahon
fece radunare 120.000 uomini nel campo di Satory. Durante le settimane
precedenti, questi soldati ricevettero un addestramento militare basato su
lezioni di tiro e manutenzione fisica obbligatoria. Inoltre, la disciplina era
dura al fine di assumere uomini non disposti a combattere contro gli insorti
parigini. Le truppe regolari, ex soldati dell'esercito imperiale, costituivano
l'elemento centrale. Avevano già ricevuto un addestramento militare. Da aprile
a maggio, vennero rafforzati da soldati e ufficiali rilasciati prematuramente
dalle autorità prussiane. Inoltre, i rimpiazzi e i reimpegnati, forti della
loro professionalità, così come molti "coscritti" provenivano dalle
campagne e trasportati per ferrovia a Satory, rappresentarono un contributo
significativo. I generali avevano delle preoccupazioni in particolare per i
soldati di origine urbana e in particolare i parigini. Il comando temeva la
"contaminazione" delle truppe nei primi combattimenti a Parigi, come
avvenne il 18
marzo. Viene sollevata la questione della lealtà dei soldati. All'inizio di
aprile, il morale della truppa non era buono. I prigionieri di ritorno dalla
Germania non volevano più riprendere le armi e soprattutto volevano tornare
alle loro case. Il recupero era grave. I più refrattari tra gli ufficiali e le
truppe vennero inviati in Algeria per reprimere la rivolta di Kabylia. Allo
stesso tempo, venne messo in atto un regime di "sanzioni positive". I
soldati più meritevoli venivano premiati con promozioni. Una buona paga, un
buon rancio, le razioni di vino e cibo ampiamente distribuite assicurarono la
fedeltà di quegli uomini. Alla fine di aprile, il morale dell'esercito era alto.
Il comando riuscì a trattenere i suoi uomini e ad incitarli contro i parigini
additandoli tradimento della Patria, della Repubblica e di odio verso la parte
rurale della Francia.
Mac-Mahon,
consapevole delle difficoltà, indirizzò i suoi uomini a combattere una
battaglia lunga, feroce e spietata. Si preparò metodicamente alla riconquista
di Parigi. Fu ben informato da una fitta rete di agenti che prima di entrare a
Parigi agirono nei vari battaglioni ribelli. Questi agenti fornirono
informazioni sulla posizione di barricate, aree sensibili, fortificazioni,
ponti, stazioni, morale degli insorti, ecc. Fece applicare una serie di misure
una volta iniziata la battaglia. Ordinò agli uomini di riposare e di aumentare
le razioni di vino e cibo. Ogni soldato doveva avere sempre con sé tre giorni
di cibo e due giorni di carne. La truppa non doveva mai essere priva di
munizioni. Il combattente doveva essere alleggerito il più possibile. La borsa
e gli oggetti non necessari venivano lasciati in piccoli depositi. Ogni corpo
deve essere in grado di avere battaglioni senza una borsa. In ogni reggimento
si formano compagnie di cecchini. La forza non supera i 60 uomini, scelti tra i
tiratori migliori, più forti e più abili. I fanti erano accompagnati da auto di
artiglieria (scatole di cartucce di fanteria, batterie da 12 e mitragliatrici).
Prima dell'assalto Mac-Mahon
si assicurò di vietare tutte le uscite federate. Essendo i prussiani
posizionati nel Nord e nell'Est di Parigi, l'azione dei versagliesi era
limitata alle parti meridionali e occidentali. Inizialmente, i forti di Issy e
Vanves furono neutralizzati. Quindi, l'attacco fu effettuato sul punto più
vulnerabile delle fortificazioni parigine: il Point du jour.
Il 21
maggio 1871, Le Point du jour fu occupata e le batterie di artiglieria
furono dispiegate sugli Champs-Elysées. Iniziò la riconquista di Parigi e lo
sterminio di migliaia di Comunardi,
uomini, donne e bambini.
[1] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e
attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta,
del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
[2] Charles Camille Pelletan (Parigi,
28 giugno 1846 - Parigi,4 giugno 1915) era uno storico, giornalista e politico
francese.
[3] Rapporto sulle operazioni di
Versailles dall'11 aprile, periodo della sua nomina, fino al tempo della
pacificazione di Parigi il 28 maggio, Parigi, Dumaine, 1871