domenica 6 ottobre 2019

04-04 – Versailles

VERSAILLES


Versailles è un comune francese, capoluogo del dipartimento di Yvelines nella regione dell'Île-de-France, noto in tutto il mondo per il suo castello e per i suoi giardini, siti classificati sotto l'egida dell'UNESCO. nell'elenco del patrimonio mondiale dell'umanità.
Nel 1871, in seguito alla rivolta della Comune di Parigi, il governo di Thiers si trasferì a Versailles, una situazione che durò fino al 1879. La città fu occupata dalle truppe prussiane dal 19 settembre 1870, mentre Parigi era assediata. L'occupazione durò 174 giorni fino al 12 marzo 1871. Versailles dovette affrontare pesanti richieste. Il re di Prussia Guglielmo I si stabilì nella Reggia di Versailles e fu proclamato imperatore di Germania il 18 gennaio 1871 nella Sala degli Specchi. All'inizio della Comune di Parigi, il governo di Thiers fuggì dalla rivolta parigina del 18 marzo e si stabilì a Versailles, seguito da una folla di parigini il cui numero fu stimato a più di 70.000 dal sindaco, quando la città contava 44.000 abitanti nel censimento del 1866. Dal luglio 1871, diverse migliaia di Comunardi, fatti prigionieri dalle truppe "Versailles" del maresciallo Mac-Mahon, furono arrestati - in condizioni estremamente sommarie  - in luoghi diversi Versailles - la Conciergerie e il campo Satory in particolare - dove fu imprigionata Louise Michel e dove furono fucilati venticinque Comunardi, 40 tra cui il colonnello Louis Rossel e il militante blanquista[1] Théophile Ferré. Il governo di Thiers prese posto nella Reggia di Versailles: un emiciclo fu costruito nel 1875 nell'ala sud del castello per ospitare la Camera dei deputati mentre il Senato sedeva all'Opera. Le due camere votarono il 19 giugno 1879 per il loro trasferimento a Parigi. Alla fine del secolo, Versailles si è evoluta come una città di provincia con tutto lo splendore di un'importante città turistica.


La Reggia di Versailles

La Reggia di Versailles, Château de Versailles in francese, è l'antica dimora dei sovrani francesi dell'ancien régime e dista 20 km dalla metropoli francese. La reggia fu costruita nel XVII secolo su commissione di re Luigi XIII per pernottare durante i periodi di caccia fuori Parigi. Suo figlio, re Luigi XIV, decise nel 1662 di ampliare l'edificio creando l'attuale reggia che sarebbe stata la futura residenza della corte francese. La reggia di Versailles fu la residenza della corte francese fino al 1789, quando la rivoluzione francese stravolse il sistema e spodestò la monarchia.
Quando Napoleone divenne imperatore nel 1804, considerò l'ipotesi di fare di Versailles la sua nuova residenza, ma scartò l'idea poco dopo a causa degli eccessivi costi di restauro che l'intero progetto avrebbe richiesto. Egli si limitò dunque a dei lavori di restauro nel 1810 al Grand Trianon.
Violata e saccheggiata, dopo anni di abbandono e incuria rischiò la demolizione, come odiato simbolo dell'oppressione monarchica.
Con la Restaurazione, nel 1837 Luigi Filippo, divenuto re di Francia, considerò la possibilità di tornare a vivere a Versailles dove era nato. Ordinò il restauro degli appartamenti reali che riportò la reggia all'antico splendore, per dedicarla, come recitano le lettere in rilievo sui frontoni delle ali del palazzo, À toutes les gloires de la France ("A tutte le glorie della Francia"). Ma i costi si dimostrarono eccessivi e né lui né il suo successore, Carlo X, vissero a palazzo durante i loro regni.
L'imperatore Napoleone III utilizzò il palazzo per le cerimonie più importanti del suo regno. Uno dei più rilevanti fu certamente il banchetto in onore della regina Vittoria tenutosi all'Opéra reale di Versailles il 25 agosto 1855.
Proclamazione dell'Impero tedesco il 18 gennaio 1871,
1877, dipinto di Anton von Werner
Durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871, il palazzo venne occupato dallo stato maggiore del vittorioso esercito prussiano. Parti del castello, tra cui la Galleria degli Specchi, vennero trasformate in ospedale militare. La creazione dell'Impero tedesco che combinava la Prussia con gli altri stati tedeschi confederati sotto la corona di Guglielmo I, venne formalmente proclamato nella Galleria degli Specchi il 18 gennaio 1871. I tedeschi rimasero a palazzo sino alla firma dell'armistizio nel marzo del 1871. In quello stesso mese, il governo della nuova Terza repubblica francese, prese sede a palazzo.
E fu proprio qui che nel 1875 venne proclamata definitivamente la Repubblica, e che nel 1919 si firmò il trattato di pace che pose fine alla Prima Guerra Mondiale.


Il trasferimento del governo a Versailles

Nel febbraio 1871, l'ultima Assemblea Nazionale fu eletta in fretta per firmare la pace con la Prussia. Riunita per la prima volta a Bordeaux, desiderava tornare a Parigi, ma venne il 18 marzo che vide trionfare la Comune nella capitale, e l’Assemblea dovette trovare una soluzione alternativa in attesa di tempi migliori. Dopo qualche esitazione, i deputati votarono per il loro trasferimento a Versailles e decisero di tenere le loro sessioni nell’Opera royal del castello. La prima sessione ebbe luogo il 20 marzo 1871.
aneddoto
Dal 1871 al 1875, l'Assemblea Nazionale, allora chiamata «Camera», si sedette quindi all’Opera royal. Diverse leggi del 1875 modificarono questa organizzazione, in particolare con la creazione di una seconda camera, il Senato. I parlamentari, troppo numerosi per sedere nella Opera royal, costruirono una nuova sala al centro dell'ala sud per ospitarli in assemblea.
Tuttavia, la questione del ritorno dei parlamentari a Parigi sorse rapidamente, come evidenziato da numerose proposte legislative presentate dal 1877. Nel 1879, il Palazzo del Luxembourg fu assegnato al Senato e il Palazzo Bourbon alla Camera dei deputati. Le Camere tornarono a Parigi lo stesso anno.


Il governo di Versailles contro la Comune di Parigi

Adolphe Thiers
Gran parte dell'azione della Comune fu quella di combattere l'offensiva condotta dalle truppe del governo di Thiers: i "versaigliesi".
Era impossibile che il capo del potere esecutivo potesse mai ammettere l’esistenza della Comune insurrezionale di Parigi. Thiers, che non molto prima si era opposto alla guerra contro la Prussia, volle la guerra contro i Parigini, rompendo l'unità nazionale e negando qualsiasi autorità all'Assemblea nella quale questa unità pretendeva incarnarsi; per fare la guerra, egli creò lo strumento indispensabile: un esercito.
Il giorno dopo il 18 marzo, Thiers non poteva contare se non sulle mediocri divisioni che Vinoy aveva ricondotte da Parigi, stanche e demoralizzate, e sulle truppe che giungevano dai forti o dalla provincia, in tutto 22.000 uomini.
Come evidenziato dalla sua corrispondenza telegrafica con Jules Favre, che aveva negoziato la pace con i prussiani, Thiers è stato sostenuto dal cancelliere prussiano Bismarck. L'obiettivo era quello di porre fine alle ostilità tra Francia e Prussia il più presto possibile; una delle condizioni era il disarmo di Parigi. L'accordo di armistizio fissava a solo 40.000 uomini il massimo dei soldati che potevano essere mantenuti nella regione parigina. Fu necessario rivolgersi a Bismarck per poterne avere di più: la convenzione del 28 marzo autorizzò la rapida liberazione di 60.000 uomini, «sulla parola d'onore che non sarebbero stati impiegati se non per ristabilire l”ordine interno». Senza la Prussia, Thiers non avrebbe potuto trionfare così presto su Parigi. D'altronde, Bismarck poteva sempre intervenire nella ricostituzione degli effettivi versagliesi autorizzando o arrestando il rimpatrio dei prigionieri di guerra.
Il 1° aprile, Thiers confessò all'Assemblea Nazionale che stava allestendo "uno degli eserciti più belli che la Francia abbia posseduto". A poco a poco, all'inizio della Settimana sanguinante, Thiers arrivò cosi a riunire un esercito di 170.000 uomini, di 2.400 ufficiali, 130.000 dei quali combattenti. Cifra ben superiore a quella di 40.000 autorizzata dai preliminari di pace con la Prussia.
Questi soldati professionisti (in servizio da 7 anni) provenivano principalmente dall'ambiente contadino. I consigli di revisione respinsero la maggior parte dei giovani dalle città per «carenza fisica», a causa delle condizioni di lavoro che l'industria dell'epoca imponeva ai giovani lavoratori, nonostante la legge del 1841 sul lavoro minorile. Fu scelto il capo di questo esercito; Thiers prese il solo generale che non avesse sollecitato questa designazione: lo sconfitto di Sedan, l’infelice maresciallo Mac-Mahon, duca di Magenta, tornato da poco dalla prigionia, il quale viveva ritirato a Saint-Germain che, da principio, eccepì la sua qualità di vinto e che aveva tanta voglia di rifarsi con una vittoria che avrebbe lavato l’onta della sconfitta con l’esercito prussiano. Il decreto del 6 aprile non tenne conto di questi scrupoli e lo nominò generale in capo. Sino a quel momento, le truppe di Versailles erano state comandate da Vinoy. A questi venne affidato, a partire dal 6 aprile, il comando della riserva e gli fu assegnato il gran cordone della Legion d'onore. Così, Thiers si era abilmente sbarazzato di un contraddittore tenace e si era assicurato la devozione d'un nuovo generale in capo, gradito all'Assemblea e desideroso di compensare i suoi insuccessi nella guerra contro la Prussia, al bisogno, con un successo sui detestati rivoluzionari parigini.
Con un borghese come Thiers, che si immischiava in tutto, dalla tattica all'intendenza, il comando non fu sempre per Mac-Mahon un incarico onorifico. Thiers non si preoccupò delle riserve di Mac-Mahon più di quanto si preoccupasse del controllo dell'Assemblea.
Patrice de Mac-Mahon
Conoscendo il valore delle fortificazioni di Parigi, di cui aveva avuto l'idea nel 1840, pensò che fosse necessario concentrare una forte artiglieria d'assedio, ben fornita di munizioni - in ragione di 1.000 colpi per pezzo - e raccomandò di combinare i due metodi della concentrazione di fuoco su determinati punti e dell'escavazione di trincee da assedio. Nel caso specifico, non ebbe da vincere soltanto le chiacchiere della Commissione di controllo e la resistenza dei capi di servizio, ma dovette discutere con le autorità prussiane sulle modalità delle operazioni progettate.
Difatti, i prussiani occuparono i forti della riva destra della Senna sino al pagamento del primo mezzo miliardo dell'indennità di guerra, e pretendevano che la ricostituzione dell'esercito francese non fosse per essi un pericolo; si offrirono di domare essi stessi la Comune, minacciarono di riportare l’imperatore, giocando cosi, nei negoziati di Bruxelles e di Francoforte, le loro carte migliori. Il generale de Fabrice, che eseguiva le istruzioni di Bismarck, pensò d'altronde che il Governo di Thiers fosse incapace di reprimere l’insurrezione e che ci sarebbe voluto una dittatura militare. Bismarck, il 18 aprile, affermò che conveniva «trattare i Parigini con meno riguardi». Al generale de Fabrice, Thiers, l'8 aprile, ha dovuto domandare il permesso di far passare le sue truppe sulla rete del Nord, attraverso Epinay occupata dai Prussiani. Il suo desiderio di reprimere l’insurrezione era così grande che egli non vedeva più bene il gioco del nemico - il quale cercava di ottenere, mediante un'abile pressione, le migliori condizioni di pace possibili - e assunse l’impegno di non riprendere la guerra contro la Prussia dopo la fatale riconquista di Parigi. Le operazioni di Versailles contro Parigi e i negoziati per la pace con la Prussia, si svolsero con un sincronismo spaventoso; la pace fu firmata il 10 maggio, il trattato di Francoforte venne ratificato dall'Assembla il 18, tre giorni prima dell’ingresso dei Versagliesi a Parigi.
Diplomaticamente, militarmente, Thiers preparò la riconquista di Parigi. E anche strategicamente: fu lui in persona a trattare con l'imprenditore Hunebelle per la costruzione in otto giorni della batteria di Montretout, la quale servi a distruggere i posti del Point~du-jour; più di una volta egli ha imposto i suoi punti di vista allo stato maggiore di Mac-Mahon; i suoi informatori e le sue spie (come quel Vaysset che, avendo tentato di corrompere il generale Dombrowski, venne fucilato) sono stati impiegati a tenere al corrente l’esercito dell’ordine e ad abbattere il morale degli assediati. Politicamente, infine, Thiers dovette lottare nello stesso tempo contro i realisti dell'Assemblea. La sua posizione infatti era chiara: egli la spiegava in una lettera del 16 maggio 1871 al suo amico Sémard:
«I legittimisti, attaccati, ma non uniti, agli orleanisti, vorrebbero che io abbandonassi loro la Repubblica. Non lo voglio né lo posso. Non conosco l'avvenire; ma il presente è chiaro. Chi volesse rovesciare la Repubblica si tirerebbe addosso un’orribile guerra civile. È una prima ragione, sommaria per me. Ne ho una seconda non meno decisiva, ed è che ho promesso di salvaguardare la forma esistente quando ho ricevuto il potere. Manterrò la mia parola».
Questa guerra civile egli la limitò a Parigi, e inoltre, anche se la condusse avanti con risolutezza, fu portato, così sembra, ad abbreviarla il più possibile, come risulta dal suo atteggiamento senza vera intransigenza nei riguardi dei concilianti. Gli è che Thiers, come disse egli stesso a Sémard, ha adottato la formula repubblicana, che si appoggiava sulla volontà delle grandi città di Francia, sull’opinione media del paese, ed è proprio quel che vedeva la maggioranza monarchica dell’Assemblea nazionale, la quale pensava già a rovesciarlo, ma non osava appigliarsi a questa soluzione per mancanza di una chiara visione di ciò che essa poteva fare in seguito. È cosi che, l’11 maggio, venne lanciato contro Thiers un mite orleanista, lo storico Mortimer-Temaux, sino a quel momento suo amico, per chiedere al capo del potere esecutivo spiegazioni sulle sue conversazioni conciliatrici; ma Thiers schiacciò con insolenza l’interpellante, schernì i suoi amici e, tutto sommato, ottenne un ordine del giorno di fiducia votato da 490 deputati contro 9, con un centinaio di astensioni.


L'esercito alla riconquista di Parigi durante la Settimana sanguinante nel 1871

Nella "periferia" settentrionale e orientale di Parigi, che controllavano, i prussiani lasciarono passare le truppe versaigliesi che volevano circondare Parigi. Inoltre, i prussiani, per convenzione con il governo di Thiers, occuparono la Ferrovia del Nord, posizionarono una barriera di truppe dalla Marna a Montreuil e ammassarono 80 cannoni e 5.000 soldati vicino alla Porta e al Fort de Vincennes (tenuto dai Comunardi) bloccando così l'uscita est della capitale.
Di fronte a questo grande esercito, esperto e ben armato, la Comune aveva gli uomini della Guardia Nazionale, le cui stime vanno da 10.000 (Camille Pelletan[2]) a 41.500 (Cluseret, delegato per la guerra, 5 aprile). Possono essere stimati a 25-30.000 unità dall'inizio/metà di aprile e la metà di maggio. La differenza può essere spiegata dal fatto che molti arruolati erano solo a pagamento ed erano rimasti spettatori durante i combattimenti; per non parlare di quelli che erano morti nelle operazioni militari contro le truppe di Versailles. 
Nelle conclusioni del suo rapporto generale sulle operazioni, il maresciallo Mac-Mahon scrisse il 30 giugno 1871: «Le guerre di strada sono generalmente disastrose ed eccessivamente mortali per l'aggressore, ma avevamo cambiato tutte le posizioni, preso le barricate da dietro e le nostre perdite sebbene significative furono relativamente minime grazie alla saggezza e alla prudenza dei nostri generali, all'impeto e all'intrepidità dei soldati e dei loro ufficiali»[3].
Per porre fine all’insurrezione parigina, Adolphe Thiers, nominato capo del potere esecutivo della Repubblica a febbraio, comprese di non avere i mezzi per affrontare immediatamente la ribellione. Contemporaneo delle rivolte parigine del 1830 e del 1848, dove l'esercito rinchiuso a Parigi non fu in grado di salvare il potere sul posto, Thiers riuscì ad evitare che gli uomini dell'esercito francese rimanessero nella capitale. Ordinò al generale Vinoy di evacuare la guarnigione e i soldati disarmati che vagano nella città e di radunarli a Versailles. Il 6 aprile 1871, il comando dell'esercito di Versailles fu affidato al maresciallo Mac-Mahon.
Intorno al 20 maggio, Mac-Mahon fece radunare 120.000 uomini nel campo di Satory. Durante le settimane precedenti, questi soldati ricevettero un addestramento militare basato su lezioni di tiro e manutenzione fisica obbligatoria. Inoltre, la disciplina era dura al fine di assumere uomini non disposti a combattere contro gli insorti parigini. Le truppe regolari, ex soldati dell'esercito imperiale, costituivano l'elemento centrale. Avevano già ricevuto un addestramento militare. Da aprile a maggio, vennero rafforzati da soldati e ufficiali rilasciati prematuramente dalle autorità prussiane. Inoltre, i rimpiazzi e i reimpegnati, forti della loro professionalità, così come molti "coscritti" provenivano dalle campagne e trasportati per ferrovia a Satory, rappresentarono un contributo significativo. I generali avevano delle preoccupazioni in particolare per i soldati di origine urbana e in particolare i parigini. Il comando temeva la "contaminazione" delle truppe nei primi combattimenti a Parigi, come avvenne il 18 marzo. Viene sollevata la questione della lealtà dei soldati. All'inizio di aprile, il morale della truppa non era buono. I prigionieri di ritorno dalla Germania non volevano più riprendere le armi e soprattutto volevano tornare alle loro case. Il recupero era grave. I più refrattari tra gli ufficiali e le truppe vennero inviati in Algeria per reprimere la rivolta di Kabylia. Allo stesso tempo, venne messo in atto un regime di "sanzioni positive". I soldati più meritevoli venivano premiati con promozioni. Una buona paga, un buon rancio, le razioni di vino e cibo ampiamente distribuite assicurarono la fedeltà di quegli uomini. Alla fine di aprile, il morale dell'esercito era alto. Il comando riuscì a trattenere i suoi uomini e ad incitarli contro i parigini additandoli tradimento della Patria, della Repubblica e di odio verso la parte rurale della Francia.
Mac-Mahon, consapevole delle difficoltà, indirizzò i suoi uomini a combattere una battaglia lunga, feroce e spietata. Si preparò metodicamente alla riconquista di Parigi. Fu ben informato da una fitta rete di agenti che prima di entrare a Parigi agirono nei vari battaglioni ribelli. Questi agenti fornirono informazioni sulla posizione di barricate, aree sensibili, fortificazioni, ponti, stazioni, morale degli insorti, ecc. Fece applicare una serie di misure una volta iniziata la battaglia. Ordinò agli uomini di riposare e di aumentare le razioni di vino e cibo. Ogni soldato doveva avere sempre con sé tre giorni di cibo e due giorni di carne. La truppa non doveva mai essere priva di munizioni. Il combattente doveva essere alleggerito il più possibile. La borsa e gli oggetti non necessari venivano lasciati in piccoli depositi. Ogni corpo deve essere in grado di avere battaglioni senza una borsa. In ogni reggimento si formano compagnie di cecchini. La forza non supera i 60 uomini, scelti tra i tiratori migliori, più forti e più abili. I fanti erano accompagnati da auto di artiglieria (scatole di cartucce di fanteria, batterie da 12 e mitragliatrici).
Prima dell'assalto Mac-Mahon si assicurò di vietare tutte le uscite federate. Essendo i prussiani posizionati nel Nord e nell'Est di Parigi, l'azione dei versagliesi era limitata alle parti meridionali e occidentali. Inizialmente, i forti di Issy e Vanves furono neutralizzati. Quindi, l'attacco fu effettuato sul punto più vulnerabile delle fortificazioni parigine: il Point du jour.
Il 21 maggio 1871, Le Point du jour fu occupata e le batterie di artiglieria furono dispiegate sugli Champs-Elysées. Iniziò la riconquista di Parigi e lo sterminio di migliaia di Comunardi, uomini, donne e bambini.


[1] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.
[2] Charles Camille Pelletan (Parigi, 28 giugno 1846 - Parigi,4 giugno 1915) era uno storico, giornalista e politico francese.
[3] Rapporto sulle operazioni di Versailles dall'11 aprile, periodo della sua nomina, fino al tempo della pacificazione di Parigi il 28 maggio, Parigi, Dumaine, 1871