LA COMUNE DI PARIGI DEL 1792
La Comune il 9 Termidoro Anno II |
Parigi non si è autoproclamata Comune solo una volta;
quella di cui è dedicato questo sito è stata la seconda. La prima Comune è nata
nel 1792 durante la Rivoluzione Francese del 1789, e Comune di Parigi
(1789-1795) è il nome dato al governo rivoluzionario di Parigi, istituito dopo
la presa della Bastiglia (14 luglio 1789).
Nell'aprile del 1789 i sessanta distretti di Parigi
elessero i 407 elettori del Terzo Stato[1]
ai quali, secondo il sistema elettorale vigente, spettava il compito di
designare i deputati, sempre del Terzo Stato, agli Stati generali[2].
Eseguito il loro compito, il 9 maggio questi 407 elettori decisero di rimanere
uniti per mantenersi in contatto con i deputati e continuare a seguire gli
avvenimenti. Già stabiliti nel Musée de Paris di rue Dauphine, il 28 giugno si
trasferirono in una sala del municipio
(l'Hôtel de Ville). Anche un numero limitato di elettori della nobiltà e
del clero aderirono a questa iniziativa e presero parte alle loro riunioni.
Il 13 luglio, a seguito del fermento popolare, essi
si costituirono in Assemblea generale degli elettori e, insieme con la
municipalità, formarono un comitato permanente. Gli avvenimenti del 14 luglio
segnarono la fine della vecchia municipalità: il 15 luglio l'Assemblea degli
elettori elesse Jean Sylvain Bailly[3]
sindaco di Parigi e nominò il generale La Fayette[4]
comandante della milizia, poi chiamata Guardia
Nazionale. Il 17 luglio Luigi XVI[5] si recò all'Hôtel
de Ville e ricevette da Bailly[3] la coccarda tricolore.
Dal 30 luglio l'Assemblea generale degli elettori fu
chiamata Assemblea generale dei rappresentanti della Comune e venne costituita
da 120 membri, due per ogni distretto di Parigi. Il successivo 18 settembre i
rappresentanti divennero 300, ossia cinque per distretto. L'Assemblea
comprendeva il sindaco, il Consiglio di città composto da 60 membri, otto
dipartimenti (equivalenti agli assessorati) nei quali agivano 41 consiglieri
amministratori, e un Ufficio di città di 20 membri con compiti di coordinamento
tra i dipartimenti.
Con legge del 21 maggio 1790, entrata in vigore il 23
giugno, l'Assemblea Costituente disciplinò la materia. La legge ridusse a 48 i
distretti e li chiamò sezioni, mentre la Municipalità o Amministrazione
centrale della Comune di Parigi fu organizzata con un sindaco, un procuratore,
due sostituti procuratori e 144 notabili, tra i quali 16 sarebbero stati
amministratori e 32 consiglieri. I cittadini attivi delle sezioni eleggevano il
sindaco e i tre procuratori, mentre i 144 notabili venivano eletti in ragione
di tre per sezione, poi, con un secondo voto, tra questi 144 i cittadini attivi
eleggevano 48 ufficiali municipali. Finalmente, i 144 notabili sceglievano tra
i 48 ufficiali municipali i 16 amministratori. I 144 notabili formavano il
Consiglio generale della Comune, i 48 ufficiali municipali formavano il Corpo municipale,
il quale veniva ulteriormente diviso in un Ufficio municipale comprendente i 16
amministratori e in un Consiglio municipale comprendente i rimanenti 32 membri.
La municipalità doveva essere rinnovata ogni anno. Le
prime elezioni si tennero il 2 agosto 1790 e a grandissima maggioranza fu
eletto sindaco Bailly[3], mentre procuratore e sostituti furono eletti
rispettivamente Boullemer de la Martinière, Cahier de Gerville e
Duport-Dutertre. A settembre furono eletti i 144 notabili che a ottobre scelsero
gli amministratori. Il 1º novembre 1790 la municipalità poté finalmente entrare
in funzione. Le successive elezioni, tenute il 16 novembre 1791, videro
eleggere sindaco Jérôme Pétion de Villeneuve - Bailly[3] non si presentò
candidato - Pierre Louis Manuel procuratore, mentre Danton[6]
fu uno dei due sostituti procuratori eletti.
Nel complesso, a seguito della fuga del re a
Varennes, la composizione politica della Commune vide un forte spostamento a
sinistra, e poiché la legge prevedeva che la municipalità di Parigi fosse
subordinata al Dipartimento di Parigi, comprendente, oltre alle sezioni della
capitale, anche i distretti di Saint-Denis e di Bourg-la-Reine, e avente allora
un orientamento moderato e filo-monarchico, il conflitto tra le due
amministrazioni si fece inevitabile. Il 10 marzo 1792 la Comune decise di
rendere pubbliche le sue sedute, diversamente da quanto previsto nei
regolamenti, e a fine giugno il Dipartimento sospese il sindaco Pétion e il
procuratore Manuel, accusandoli di non aver impedito una manifestazione
anti-monarchica avvenuta a Parigi il 20 giugno, ma il 13 luglio l'Assemblea
Nazionale li reintegrò nelle loro funzioni.
Sotto la minaccia dell'invasione austro-prussiana e del tradimento interno, gli avvenimenti precipitarono. Il 3 agosto il sindaco Pétion, parlando all'Assemblea legislativa a nome di 47 sezioni su 48, chiese che fosse dichiarata la decadenza di Luigi XVI[5]. Poiché l'Assemblea non volle pronunciarsi, le sezioni passarono all'azione.
Jean Duplessis-Bertaux - La presa del palazzo delle Tuileries il 10 agosto 1792 |
Nella notte dal 9 agosto 1792 i commissari della
maggioranza delle sezioni di Parigi si costituirono in una sala dell'Hôtel
de Ville in Assemblea dei rappresentanti della maggioranza delle sezioni,
destituirono il comandante della Guardia
Nazionale Mandat e nominarono al suo posto Santerre, che guidò l'attacco
alle Tuileries.
Il 10 agosto il re, detenuto al Temple, fu dichiarato decaduto dall'Assemblea
legislativa, che riconobbe ufficialmente la nuova Comune insurrezionale. Il
Dipartimento di Parigi fu ridimensionato nelle sue funzioni, limitate per
decreto dell'Assemblea legislativa del 13 agosto, alle contribuzione pubbliche.
La stessa Assemblea legislativa, su pressione della Comune, istituì il 17
agosto il tribunale straordinario, eletto dalle sezioni, per la lotta alla
contro-rivoluzione.
In attesa di procedere a regolari elezioni, la
Comune, che dal 13 settembre si chiamò Consiglio generale della Comune,
mantenne il sindaco, i procuratori e l'Ufficio municipale, ma raddoppiò il
numero dei componenti il Consiglio, portandolo a 288, avendo prescritto che
ogni sezione eleggesse sei rappresentanti in luogo dei tre precedenti. L'80% di
loro aveva meno di 50 anni e in grande maggioranza erano avvocati,
professionisti, commercianti e artigiani. Due soltanto erano operai.
Il 5 ottobre 1792 si tennero le elezioni: fu eletto
ancora sindaco Pétion che però, già eletto alla Convenzione, rifiutò, e il 30
novembre risultò eletto il girondino[7]
Chambon. Il 2 dicembre fu eletto il nuovo Consiglio generale provvisorio, che
risultò a grande maggioranza montagnardo[8].
Pierre Gaspard Chaumette[9]
fu eletto procuratore e suoi sostituti risultarono Pierre François Réal[10]
e Hébert[11]. Il Consiglio era
definito provvisorio, in quanto l'Assemblea legislativa prima, e poi la
Convenzione, avevano stabilito un nuovo e più rapido sistema elettorale, che
entrò in vigore soltanto con la legge del 10 giugno 1793. Le nuove elezioni si
tennero il 13 luglio e confermarono l'orientamento montagnardo[8] della grande
maggioranza dei componenti il Consiglio generale della Comune.
Dal suo inizio, la nuova Comune abolì la distinzione
tra cittadini passivi e attivi, fece abbattere le statue di Enrico IV[12] e Luigi XIV[13], e distruggere i busti di Necker[14],
La Fayette[4] e Bailly[3]. Istituì un comitato di sorveglianza presso il
dipartimento di polizia e nelle sezioni, col potere d'incarcerare i sospetti e
i preti refrattari, restò passiva di fronte ai massacri di settembre[15],
organizzò l'armamento e l'arruolamento dei volontari al fronte di guerra. Il 2
febbraio 1793 il sindaco Chambon diede le dimissioni e al suo posto fu eletto
da Jean-Nicolas Pache[16].
Le iniziative della Comune si concentrarono nelle questioni economiche. Nel
dicembre del 1792 fu imposta una tassa sul pane a carico dei contribuenti, nel
febbraio del 1793 fu chiesta alla Convenzione una legge sugli accaparratori, in
marzo una tassa sui ricchi e in aprile il maximum sul prezzo degli alimentari.
In maggio si sviluppò la lotta decisiva con i
Girondini[7], decisi a stroncare l'autorità della Comune. Su loro iniziativa,
fu istituita la Commissione dei Dodici[17]
che denunciò un presunto complotto della Comune che avrebbe voluto sopprimere
tutti i deputati della Gironda[7]. Furono arrestati Hébert[11], Varlet, e
Dobsen e Protaix della sezione della Cité. Il 31 maggio le sezioni insorsero e
il 1º giugno una petizione della Comune chiese alla Convenzione un decreto
d'arresto contro 22 girondini[7]. Il decreto fu approvato.
La Comune appoggiò le manifestazioni popolari del 4 e
5 settembre e ottenne la legge del maximum[18],
votata dalla Convenzione il 29 settembre 1793, mentre sia la legge dei sospetti
sia il movimento di decristianizzazione furono posti sotto controllo
governativo. L'ulteriore centralizzazione dei poteri stabilita dal decreto
della Convenzione del 4 dicembre 1793 rese i procuratori della Comune
funzionari dello Stato, così che la Comune fu subordinata alla Convenzione e al
Comitato di salute pubblica. Tra il marzo e l'aprile del 1794, a seguito del
decreto del 18 marzo, ci fu la liquidazione delle opposte fazioni degli
hébertisti[19] e dei dantonisti[6], con
la conseguente epurazione di molti membri della Comune. Da allora il Comitato
di salute pubblica si sostituì alle sezioni nella scelta dei membri del
Consiglio comunale.
Al colpo di Stato del 9 termidoro[20]
la Comune tentò di reagire insorgendo ma fu subito annientata. L'ultimo sindaco
della Comune insurrezionale, Jean-Baptiste Fleuriot-Lescot[21],
e 90 membri del Consiglio furono ghigliottinati tra il 10 e il 12 termidoro
(28-30 luglio 1794), altri 40 furono incarcerati e solo 13 rimasero in libertà.
La Convenzione termidoriana[22]
abolì nome e funzioni della Comune, e Parigi fu amministrata da una commissione
di polizia, da una commissione delle contribuzioni e da un'agenzia alle
sussistenze e approvvigionamenti. La Costituzione dell'anno III[23] (1795) divise la città in dodici arrondissement
dipendenti dalle commissioni della Convenzione.
[1] Il terzo stato era uno dei ceti in cui era divisa la società francese prima della rivoluzione, chiamato così perché in ordine di importanza veniva dopo i primi due, ossia il clero e la nobiltà. Per numero di componenti il terzo stato era largamente preponderante rispetto agli altri due ceti, in quanto comprendente tutti gli strati popolari. Nell'anno della rivoluzione comprendeva venticinque milioni di persone, fra borghesi e contadini, contro i quattrocento o cinquecentomila nobili e uomini di Chiesa; costituiva circa il 98% della popolazione francese (roturier) ed era l'unica parte che pagava le tasse, in quanto i nobili e il clero ne erano esenti, potendo contare anche su numerosi privilegi e un diverso trattamento giudiziario.
[2] Gli
Stati generali del 1789 furono convocati da Luigi XVI[5] allo scopo di raggiungere un
accordo tra le classi sociali idoneo a risolvere la grave crisi politica,
economica, sociale e finanziaria che affliggeva da anni la Francia. Inaugurati
il 5 maggio 1789, essi furono gli ultimi dell'Ancien Régime, crollato a seguito
della Rivoluzione. Essi contavano 1139 membri di cui 291 rappresentanti del
Primo Stato (clero), 270 per il Secondo Stato (aristocrazia) e 578 per il Terzo
Stato (popolo, in particolare la borghesia).
[3] Jean Sylvain Bailly (Parigi, 15
settembre 1736 – Parigi, 12 novembre 1793) è stato un astronomo, matematico,
politico e letterato francese, primo sindaco di Parigi e primo presidente
dell'Assemblea Nazionale di Francia.
[4] Marie-Joseph Paul
Yves Roch Gilbert du Motier, Marchese di La Fayette (Château de Chavaniac, 6
settembre 1757 – Parigi, 20 maggio 1834), è stato un generale, militare e
politico francese con cittadinanza statunitense, protagonista sia della
Rivoluzione americana prima sia della Rivoluzione francese poi.
[5] Luigi XVI di
Borbone (Versailles, 23 agosto 1754 – Parigi, 21 gennaio 1793) è stato re di
Francia dal 1774 al 1792; dal 1º ottobre 1791 regnò con il titolo di "re
dei Francesi" fino al 10 agosto 1792, giorno della sua deposizione, e di
fatto ultimo vero sovrano assoluto per diritto divino. Durante la Rivoluzione
venne chiamato Luigi Capeto, in quanto discendente di Ugo Capeto, fondatore
della dinastia, nell'intenzione di dissacrarne lo status di re, e
soprannominato derisoriamente Louis le Dernier (Luigi Ultimo; in realtà non
sarà l'ultimo re di Francia, onore che spetterà a Luigi Filippo, figlio di suo
cugino Luigi Filippo II di Borbone-Orléans). Dopo la deposizione, l'arresto e
l'instaurazione della Repubblica, fu giudicato colpevole di alto tradimento
dalla Convenzione nazionale, venendo condannato a morte e ghigliottinato il 21
gennaio 1793.
[6] Georges Jacques
Danton (Arcis-sur-Aube, 26 ottobre 1759 – Parigi, 5 aprile 1794) è stato un
politico e rivoluzionario francese. Ministro della Giustizia dopo gli
avvenimenti del 10 agosto 1792, deputato della Convenzione nazionale, primo
presidente del Comitato di salute pubblica, è tra i maggiori protagonisti della
Rivoluzione francese. Anche se la parte da lui avuta nel primo periodo della
Rivoluzione è relativamente modesta, fu tra i promotori del rovesciamento della
monarchia e dell'instaurazione della Repubblica. Fu ghigliottinato sotto il
Regime del Terrore su pressione del Comitato di salute pubblica. Tra le
molteplici imputazioni che gli furono mosse, il Comitato e il Tribunale
rivoluzionario dettero particolare rilievo a un presunto e mai accertato
appoggio del piano del generale Dumouriez, che intendeva marciare su Parigi e
restaurare la monarchia, e alle richieste di armistizio con gli Stati stranieri
aggressori della Francia e di pacificazione con gli insorti vandeani,
comportamenti giudicati controrivoluzionari.
[7] I girondini sono i
membri di un gruppo politico rivoluzionario nato in Francia il 1º ottobre 1791,
che partecipa con i propri deputati all'Assemblea legislativa e alla
Convenzione Nazionale durante la Rivoluzione Francese. I Girondini, provenienti
dal dipartimento della Gironda, fanno per lo più parte della borghesia
provinciale dei grandi porti costieri. Fautori all'Assemblea legislativa della
guerra contro l'Austria e del decentramento amministrativo, si confrontano
aspramente con il gruppo dei Montagnardi[8] nei primi mesi della Convenzione.
Il club viene sciolto nel 1793 a seguito dell'insurrezione anti-girondina
guidata da Robespierre; molti tra i suoi membri sono condannati a morte durante
il regime del Terrore.
[8] La Montagne
(Montagna) i cui membri si chiamavano montagnards (montagnardi) era un gruppo
politico della Rivoluzione Francese, alla Convenzione Nazionale, favorevole
alla Repubblica e contraria ai Girondini. Non si può escludere, da una corrente
politica imbevuta della sua filosofia, che il nome fosse un omaggio alle
Lettere scritte dalla montagna di Jean-Jacques Rousseau. Durante il
diciannovesimo secolo, il riferimento ai montagnardi venne usato dai
sostenitori della Repubblica per rivendicare la loro affiliazione con i
redattori della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino e per
mobilitarsi attorno a questi principi. Nell'atmosfera rivoluzionaria del 1830,
fu glorificata la figura della Montagna designata come "l'opposto,
l'antagonista, il nemico giurato della Gironda, per chi ama la virtù deve
aborrire il crimine. La Montagna è l'uomo semplice, naturale, che coltiva i
suoi sentimenti e la ragione, che si occupa sempre della felicità degli altri,
che fa la guerra agli oppressori di ogni genere, mai compromesso con la sua
coscienza, che allevia lo sfortunato, che riconosce nell'amore del paese solo
l'amore dell'umanità e lo serve con tutta la sua potenza; in breve, è colui che
fa agli altri tutto ciò che vuole che sia fatto a lui. Ecco il Montagnard, il
repubblicano, il democratico". Sotto la Seconda
Repubblica, gli eredi membri repubblicani della rivoluzione francese,
quindi posizionati alla sinistra dell'emiciclo, ripresero il nome della
Montagna per il loro gruppo politico, e nell'Assemblea costituente nazionale
del 1848 e nell'assemblea legislativa del 1849 cercando di difendere dagli
attacchi del partito dell'Ordine e dei repubblicani moderati, le conquiste
politiche e di certi vantaggi sociali della rivoluzione
del febbraio 1848. La Montagna venne soppressa dalla repressione dopo il
fallimento della giornata del 13
giugno 1849: 34 dei suoi deputati vennero privati del loro mandato e processati
davanti all'Alta Corte di Giustizia (la maggior parte fu anche costretta a
fuggire). Nonostante la repressione il gruppo parlamentare sopravvisse fino al
novembre 1851. Dopo il Secondo
Impero, una grande parte dei membri della Montagna fornirà diventarono i
politici dell'inizio
Terza Repubblica.
[9] Pierre-Gaspard
Chaumette (Nevers, 24 maggio 1763 – Parigi, 13 aprile 1794) è stato un
rivoluzionario e avvocato francese, durante la Rivoluzione francese fu prima
presidente della Comune di Parigi e poi uno dei fautori del Regime del Terrore.
Fu un membro del Club dei Cordiglieri e degli Hébertisti, appartenza
quest'ultima che gli costò la condanna a morte con la ghigliottina. Venne
sepolto al Cimitero degli Errancis. Moralista di facciata - in quanto
omosessuale attivo in privato - fu complice della "moralità spartana"
del Terrore anche ai danni della condizione femminile.
[10] Pierre-François,
conte Réal, nato il 28 marzo 1757 a Chatou (Yvelines) e morto il 6 maggio 1834
(77 anni) a Parigi (Senna), è un politico e giurista francese.
[11] Jacques-René Hébert
(Alençon, 15 novembre 1757 – Parigi, 24 marzo 1794) è stato un giornalista e
rivoluzionario francese. Fondatore nel 1790 del giornale Le Père Duchesne,
iscritto al Club dei Cordiglieri e a quello dei Giacobini, divenne il
rappresentante, dopo gli arrabbiati, dell'ala più radicale della Rivoluzione
francese, dagli avversari chiamata "gruppo degli esagerati" o
hébertisti. Fu arrestato e giustiziato durante il Regime del Terrore.
[12] Enrico IV di
Borbone, detto Enrico il Grande (le grand) (Pau, 13 dicembre 1553 – Parigi, 14
maggio 1610), è stato re di Francia, primo della dinastia Borbone.
[13] Luigi XIV di
Borbone, detto il Re Sole (Le Roi Soleil) o Luigi il Grande
(Saint-Germain-en-Laye, 5 settembre 1638 – Versailles, 1º settembre 1715), è
stato un membro della casata dei Borbone nonché il sessantaquattresimo re di
Francia e quarantaquattresimo di Navarra. Regnò per 72 anni e 110 giorni, dal
14 maggio 1643, quando aveva meno di cinque anni, fino alla morte nel 1715.
[14] Jacques Necker
(Ginevra, 30 settembre 1732 – Coppet, 9 aprile 1804) è stato un politico ed
economista svizzero naturalizzato francese. È stato banchiere, uomo di stato e
Contrôleur général des finances del re di Francia Luigi XVI.
[15] Per stragi o massacri di settembre
si intende l'esecuzione sommaria di seimila detenuti, supposti partigiani del
re, stipati nelle carceri parigine (in realtà le cucine della Conciergerie) tra
il 2 e il 6 settembre del 1792.
[16] Jean-Nicolas Pache, nato a Verdun
il 5 maggio 1746 e morto a Thin-le-Moutier (Ardenne) il 18 novembre 1823 (a 77
anni), è un politico francese, attivo durante la Rivoluzione.
[17] Durante la
Rivoluzione francese, la Commissione straordinaria dei Dodici (Commissione
straordinario des Douze) è stata una commissione della Convenzione nazionale
francese incaricata di trovare e provare cospiratori. Era conosciuto in breve
come la Commissione dei Dodici e la sua formazione ha portato alla rivolta del
2 giugno 1793, la caduta del Girondini e l'inizio del regno del terrore.
[18] La legge del
maximum fu una legge rivoluzionaria francese, approvata dalla Convenzione
nazionale il 29 settembre 1793, che aveva lo scopo di calmierare il forte
aumento dei prezzi delle derrate cosiddette "di prima necessità" in
un contesto inflattivo vertiginoso.
[19] Gli Hébertisti,
chiamati gli exagérés (esagerati) durante la Rivoluzione francese, sono sotto
l'Assemblea legislativa e la "Convention nationale" principalmente
dei membri del club dei Cordiglieri, appartenenti in gran parte ai ranghi dei
Montagnardi alla "Convention nationale", all'amministrazione della
Comune e del Dipartimento di Parigi, e che erano in relazione con Jean-Nicolas
Pache o Jacques-René Hébert[11] che, di per sé, non apparteneva ad un vero e
proprio partito. Il movimento "esagerato" non può essere ridotto,
ovviamente, all'hebertismo che è stato solo un piccolo strumento che Le Père
Duchesne (Hébert) e sua moglie erano soli a rappresentare. Hébertisti è un
neologismo che nasce dal processo di formazione degli "Esagerati" o
ultra-demagoghi, dei quali Hebert[11] era la "stella", la figura più
familiare al pubblico a causa della sua rivista le Père Duchesne.
[20] Il Colpo di Stato
del 9 termidoro, avvenuto secondo il calendario rivoluzionario nel giorno 9
termidoro anno II (27 luglio 1794), fu uno dei
momenti decisivi della Rivoluzione francese. Una parte dei componenti del
Comitato di salute pubblica, appoggiata da alcuni dei principali e più violenti
rappresentanti in missione e dalle correnti più moderate della Convenzione
nazionale, si sollevarono contro Maximilien Robespierre e i suoi più stretti
alleati che avevano assunto un ruolo dominante nel governo della Repubblica
rivoluzionaria nel cosiddetto periodo del Grande Terrore. Robespierre, Louis
Saint-Just e Georges Couthon, i cosiddetti "triumviri", e i loro
fautori furono rapidamente arrestati e ghigliottinati. Denominato anche
Reazione termidoriana o semplicemente Termidoro, il colpo di stato provocò la
fine del predominio dell'estrema sinistra giacobina e dei sanculotti,
l'interruzione del Terrore e l'assunzione del potere da parte di una classe
dirigente (i cosiddetti "Termidoriani"), in parte compromessa con gli
eccessi del periodo terroristico, che sviluppò una politica più moderata,
favorevole alla nuova borghesia arricchita e in opposizione alle istanze
estremistiche delle classi popolari.
[21] Jean-Baptiste
Edmond Fleuriot-Lescot o Lescot-Fleuriot, nato a Bruxelles nel 1761 e
ghigliottinato a Parigi il 10 Termidoro Anno II (28
luglio 1794), è un architetto e scultore belga, noto anche per il suo impegno
rivoluzionario.
[22] La Convenzione termidoriana
è il nome dato al terzo periodo della storia della Convenzione nazionale che va
dal 27 luglio 1794 al 26 ottobre 1795.
[23] La Costituzione
francese del 1795, detta anche Costituzione dell'anno III
secondo il nuovo calendario repubblicano (abolito poi da Napoleone nel 1806), è
la carta costituzionale che fu emanata in seguito al Colpo di Stato del 9
termidoro e che assegnò il potere esecutivo al Direttorio.