LA
GIORNATA DEL 13 GIUGNO 1849 A PARIGI
L’ascesa del movimento democratico nella primavera del 1849
Nell’inverno 1848-49 la situazione economica della
Francia non era migliorata: l’industria e l’agricoltura erano ancora in crisi e
la situazione dei lavoratori difficile. L’offensiva del grande capitale contro
la classe operaia e la piccola borghesia si era rafforzata.
All’inizio dell’aprile 1849, in vista della elezione
dell’Assemblea legislativa, fu pubblicato il programma elettorale del blocco
dei democratici piccolo-borghesi e dei socialisti. I suoi sostenitori si consideravano i continuatori del movimento
giacobino montanaro del 1793-94[1],
e si chiamarono «la Montagne». Il loro programma, di carattere
piccolo-borghese, proponeva un piano di riforme democratiche, chiedeva la
riduzione delle tasse, la libertà per i popoli oppressi, ma trascurava problemi
come quello della durata della giornata lavorativa, del livello dei salari,
della libertà di sciopero e di associazione sindacale.
Il 13 maggio 1849 ebbe luogo
l’elezione per la Assemblea legislativa. La sfrenata propaganda
controrivoluzionaria e la brutale pressione amministrativa garantirono la
maggioranza dei seggi nell’Assemblea (circa 500) al blocco dei partiti
monarchici degli orléanisti, dei legittimisti e dei bonapartisti, che si
chiamavano allora “partito dell’ordine”. I repubblicani borghesi di destra
ebbero 70 seggi, il blocco dei democratici e dei socialisti 180.
Il 28 maggio l’Assemblea
legislativa iniziò la sua attività. Sin dai primi giorni sorsero dissensi su
questioni di politica estera, strettamente collegati ai contrasti sulla
politica interna. Al centro vi era la cosiddetta questione romana. Nel suo
preambolo, la costituzione del 1848 proibiva ogni impresa "contro la libertà
di ogni popolo". Ora, sotto la pressione dell'opinione pubblica cattolica,
già il 22 aprile 1849, il governo francese aveva organizzato una spedizione
militare, sotto il comando del generale Oudinot, in Italia contro la Repubblica
Romana sorta nel febbraio del 1849.
Inizialmente progettata come
operazione di copertura di Roma contro qualsiasi intervento austriaco, la
spedizione di Roma si era trasformata in una campagna contro la Repubblica
romana per ripristinare il potere temporale del Papa.
I repubblicani di sinistra
erano contrari a questo intervento controrivoluzionario.
L’11 giugno, durante una
seduta dell’Assemblea legislativa, Ledru-Rollin, il leader de «la Montagne»,
della tribuna dell'Assemblea nazionale, denunciò, l'11 giugno, la spedizione
francese e propose invano di mettere sotto processo i ministri e il presidente
della Repubblica per aver brutalmente violato la Costituzione.
L’Assemblea legislativa
respinse la proposta di Ledru-Rollin. Allora i «Montagnards», il 12 giugno,
decisero di organizzare una pacifica dimostrazione di protesta per il giorno
seguente. La Commissione dei venticinque (nome preso dopo le elezioni
parlamentari del 13 maggio 1849 dal Comitato Democratico degli elettori,
organo del comitato elettorale della Montagne) prese in mano l'organizzazione
di questo evento, supportato anche da vari giornali di estrema sinistra come La
Démocratie pacifique di Victor Considerant.
Il 13 giugno 1849, intorno a
mezzogiorno, un corteo relativamente piccolo di circa 6.000 persone, tra cui
600 guardie nazionali presiedute da Etienne Arago, comandante di battaglione
della 3ª legione, si formò aChâteau-d'Eau, sul boulevard
du Temple, e si diresse verso la Madeleine per dirigersi verso Palazzo
Borbone, dove era riunita l’Assemblea legislativa "per ricordargli il
rispetto della costituzione", gridando di "Viva la
Costituzione!".
Un'ora dopo, ben informato, il generale Changarnier, comandante
dell'esercito di Parigi e delle guardie nazionali della Senna, alla testa delle
forze dell’ordine collocate in luoghi strategici (dragoni, gendarmi mobili,
fanteria) avanzò per rue de la Paix e disperse
senza difficoltà i manifestanti che ripararono nelle strade vicine.
I rappresentanti della montagna vanno al Conservatorio di Arti e Mestieri |
Ledru-Rollin ed una trentina
di deputati, riuniti in rue du Hasard 6, allertati
della situazione dai fuggiaschi che gridavano: "Alle Armi!”, lanciò
un appello col quale chiamò il popolo alle armi per difendere la Costituzione e
si recò al quartier generale dell'artiglieria della Guardia
Nazionale stabilito al Palais-Royal.
Il colonnello Guinard radunò e guidò circa 400 uomini, preceduti dai deputati
con la sciarpa, al Conservatorio Nazionale di Arti e Mestieri, rue
Sapint-Martin, dove doveva incontrare i deputati Montagnardi. Verso le 14:30,
Ledru-Rollin riuscì ad aprire le porte del Palazzo. Indecisi, i deputati si
riunirono in una stanza e scrissero confusi un proclama, firmato dal presente,
che costituiva un governo provvisorio. Nel frattempo, tre parvenze di barricate
vennero improvvisate in rue
Saint-Martin per bloccare la cavalleria. Vennero rapidamente rimossi
dalla truppa, mentre venivano sparati alcuni colpi.
Al suono delle detonazioni, i
deputati, che sedevano solo da tre quarti d'ora, fuggirono attraverso i
giardini del Conservatorio. Ledru-Rollin riuscì a fuggire e a rifugiarsi Londra
per un esilio di oltre vent'anni. Molti dei suoi colleghi (inclusi Felix
Pyat e Victor
Considerant) fecero lo stesso. Verso sera il movimento fu schiacciato.
Il giorno del 13 giugno fu un
fallimento completo. Il presidente della Repubblica, Luigi-Napoleone
Bonaparte, proclamò: "È tempo che il bene si riunisca e che i
malvagi tremino". Il fallimento della dimostrazione portò a nuove
misure di repressione, che contribuirono a disorganizzare l'estrema sinistra.
Sei giornali furono soppressi. Il 19 giugno, una legge sui club consentì
al governo di sospendere la libertà di associazione per un anno. Il 27 luglio,
una "legge complementare" sulla stampa istituì nuovi reati e un
severo regolamento sulla vendita ambulante. Il 9 agosto una legge consentì la
proclamazione dello stato di assedio con un minimo di formalità.
Disorganizzati,
privati dei loro mezzi di espressione, i repubblicani si rifugiano nell'azione
segreta.
Ai sensi di
una legge del 12 agosto 1849, i responsabili degli avvenimenti del 13 giugno
vennero deferiti all’Alta Corte di Giustizia di Versailles
dal 12 ottobre al 15 novembre dello stesso anno. Tutti i firmatari della
proclamazione del Conservatorio delle Arti e Mestieri furono perseguiti, ma
molti riuscirono mettersi in fuga, compresi i principali organizzatori e i più
importanti deputati. Su 67 accusati, di cui solo 31 erano presenti. I 36 in
contumacia furono condannati alla deportazione, così come 17 presenti,. altri tre furono condannati al carcere e
11 sono stati assolti.
L’eco degli avvenimenti del 13 giugno 1849 si fece sentire anche in
provincia. Nella maggioranza dei casi il fatto si limitò a dimostrazioni
sciolte in poco tempo dalle truppe. Una piega più seria presero gli avvenimenti
a Lione, dove il 15 giugno scoppiò un insurrezione di operai e di artigiani,
organizzata da società segrete. Nel sobborgo operaio della Croix-Rousse, il
principale focolaio dell’insurrezione
di Lione del 1834,
fu iniziata la costruzione di barricate. Contro gli insorti mossero numerosi
reparti di soldati, sostenuti dall’artiglieria. La battaglia durò dalle 5 del
mattino alle 11 di sera. Gli insorti difesero ogni cosa con le armi; 150
persone furono uccise o ferite, 700 fatte prigioniere e circa 2 mila arrestate
e messe sotto processo.
I minatori di Rive-de-Gier
partirono in aiuto degli operai di Lione, ma quando seppero della sconfitta
dell’insurrezione, tornarono indietro.
La notte del 15 giugno si
riunirono nei sobborghi della città di Montluçon (dipartimento dell’Allier)
700-800 contadini armati di fucili, forche e vanghe, ma, venuti a conoscenza
del fallimento della dimostrazione di Parigi, fecero ritorno alle proprie case.
La manifestazione del 13
giugno 1849 a Parigi fu l'ultimo "giorno rivoluzionario" della Seconda
Repubblica in Francia.
[1] I Montanari erano
gli appartenenti al gruppo di sinistra più radicale e rivoluzionario formatosi
durante la Rivoluzione francese. Erano chiamati così perché occupavano i banchi
posti più in alto nella Convenzione. Erano in netta contrapposizione con i
Girondini (membri di un gruppo politico provenienti
dal dipartimento della Gironda, di cui, per lo, più facevano parte i borghesi
provinciali dei grandi porti costieri, e repubblicani
federalisti).