mercoledì 21 novembre 2018

01-03-G - La giornata del 13 giugno 1849 a Parigi

LA GIORNATA DEL 13 GIUGNO 1849 A PARIGI


L’ascesa del movimento democratico nella primavera del 1849

Nell’inverno 1848-49 la situazione economica della Francia non era migliorata: l’industria e l’agricoltura erano ancora in crisi e la situazione dei lavoratori difficile. L’offensiva del grande capitale contro la classe operaia e la piccola borghesia si era rafforzata.
All’inizio dell’aprile 1849, in vista della elezione dell’Assemblea legislativa, fu pubblicato il programma elettorale del blocco dei democratici piccolo-borghesi e dei socialisti. I suoi sostenitori si consideravano i continuatori del movimento giacobino montanaro del 1793-94[1], e si chiamarono «la Montagne». Il loro programma, di carattere piccolo-borghese, proponeva un piano di riforme democratiche, chiedeva la riduzione delle tasse, la libertà per i popoli oppressi, ma trascurava problemi come quello della durata della giornata lavorativa, del livello dei salari, della libertà di sciopero e di associazione sindacale.
Il 13 maggio 1849 ebbe luogo l’elezione per la Assemblea legislativa. La sfrenata propaganda controrivoluzionaria e la brutale pressione amministrativa garantirono la maggioranza dei seggi nell’Assemblea (circa 500) al blocco dei partiti monarchici degli orléanisti, dei legittimisti e dei bonapartisti, che si chiamavano allora “partito dell’ordine”. I repubblicani borghesi di destra ebbero 70 seggi, il blocco dei democratici e dei socialisti 180.


Le cause

Il 28 maggio l’Assemblea legislativa iniziò la sua attività. Sin dai primi giorni sorsero dissensi su questioni di politica estera, strettamente collegati ai contrasti sulla politica interna. Al centro vi era la cosiddetta questione romana. Nel suo preambolo, la costituzione del 1848 proibiva ogni impresa "contro la libertà di ogni popolo". Ora, sotto la pressione dell'opinione pubblica cattolica, già il 22 aprile 1849, il governo francese aveva organizzato una spedizione militare, sotto il comando del generale Oudinot, in Italia contro la Repubblica Romana sorta nel febbraio del 1849.
Inizialmente progettata come operazione di copertura di Roma contro qualsiasi intervento austriaco, la spedizione di Roma si era trasformata in una campagna contro la Repubblica romana per ripristinare il potere temporale del Papa.
I repubblicani di sinistra erano contrari a questo intervento controrivoluzionario.
L’11 giugno, durante una seduta dell’Assemblea legislativa, Ledru-Rollin, il leader de «la Montagne», della tribuna dell'Assemblea nazionale, denunciò, l'11 giugno, la spedizione francese e propose invano di mettere sotto processo i ministri e il presidente della Repubblica per aver brutalmente violato la Costituzione.
L’Assemblea legislativa respinse la proposta di Ledru-Rollin. Allora i «Montagnards», il 12 giugno, decisero di organizzare una pacifica dimostrazione di protesta per il giorno seguente. La Commissione dei venticinque (nome preso dopo le elezioni parlamentari del 13 maggio 1849 dal Comitato Democratico degli elettori, organo del comitato elettorale della Montagne) prese in mano l'organizzazione di questo evento, supportato anche da vari giornali di estrema sinistra come La Démocratie pacifique di Victor Considerant.


La dimostrazione di strada

Il 13 giugno 1849, intorno a mezzogiorno, un corteo relativamente piccolo di circa 6.000 persone, tra cui 600 guardie nazionali presiedute da Etienne Arago, comandante di battaglione della 3ª legione, si formò aChâteau-d'Eau, sul boulevard du Temple, e si diresse verso la Madeleine per dirigersi verso Palazzo Borbone, dove era riunita l’Assemblea legislativa "per ricordargli il rispetto della costituzione", gridando di "Viva la Costituzione!".
Un'ora dopo, ben informato, il generale Changarnier, comandante dell'esercito di Parigi e delle guardie nazionali della Senna, alla testa delle forze dell’ordine collocate in luoghi strategici (dragoni, gendarmi mobili, fanteria) avanzò per rue de la Paix e disperse senza difficoltà i manifestanti che ripararono nelle strade vicine.


Il tentativo di costituire un governo rivoluzionario

I rappresentanti della montagna vanno al Conservatorio di Arti e Mestieri
Ledru-Rollin ed una trentina di deputati, riuniti in rue du Hasard 6, allertati della situazione dai fuggiaschi che gridavano: "Alle Armi!”, lanciò un appello col quale chiamò il popolo alle armi per difendere la Costituzione e si recò al quartier generale dell'artiglieria della Guardia Nazionale stabilito al Palais-Royal. Il colonnello Guinard radunò e guidò circa 400 uomini, preceduti dai deputati con la sciarpa, al Conservatorio Nazionale di Arti e Mestieri, rue Sapint-Martin, dove doveva incontrare i deputati Montagnardi. Verso le 14:30, Ledru-Rollin riuscì ad aprire le porte del Palazzo. Indecisi, i deputati si riunirono in una stanza e scrissero confusi un proclama, firmato dal presente, che costituiva un governo provvisorio. Nel frattempo, tre parvenze di barricate vennero improvvisate in rue Saint-Martin per bloccare la cavalleria. Vennero rapidamente rimossi dalla truppa, mentre venivano sparati alcuni colpi.
Al suono delle detonazioni, i deputati, che sedevano solo da tre quarti d'ora, fuggirono attraverso i giardini del Conservatorio. Ledru-Rollin riuscì a fuggire e a rifugiarsi Londra per un esilio di oltre vent'anni. Molti dei suoi colleghi (inclusi Felix Pyat e Victor Considerant) fecero lo stesso. Verso sera il movimento fu schiacciato.


La sconfitta dei democratici piccolo-borghesi e le conseguenze

Il giorno del 13 giugno fu un fallimento completo. Il presidente della Repubblica, Luigi-Napoleone Bonaparte, proclamò: "È tempo che il bene si riunisca e che i malvagi tremino". Il fallimento della dimostrazione portò a nuove misure di repressione, che contribuirono a disorganizzare l'estrema sinistra. Sei giornali furono soppressi. Il 19 giugno, una legge sui club consentì al governo di sospendere la libertà di associazione per un anno. Il 27 luglio, una "legge complementare" sulla stampa istituì nuovi reati e un severo regolamento sulla vendita ambulante. Il 9 agosto una legge consentì la proclamazione dello stato di assedio con un minimo di formalità.
Disorganizzati, privati dei loro mezzi di espressione, i repubblicani si rifugiano nell'azione segreta.
Ai sensi di una legge del 12 agosto 1849, i responsabili degli avvenimenti del 13 giugno vennero deferiti all’Alta Corte di Giustizia di Versailles dal 12 ottobre al 15 novembre dello stesso anno. Tutti i firmatari della proclamazione del Conservatorio delle Arti e Mestieri furono perseguiti, ma molti riuscirono mettersi in fuga, compresi i principali organizzatori e i più importanti deputati. Su 67 accusati, di cui solo 31 erano presenti. I 36 in contumacia furono condannati alla deportazione, così come 17 presenti,. altri tre furono condannati al carcere e 11 sono stati assolti.
L’eco degli avvenimenti del 13 giugno 1849 si fece sentire anche in provincia. Nella maggioranza dei casi il fatto si limitò a dimostrazioni sciolte in poco tempo dalle truppe. Una piega più seria presero gli avvenimenti a Lione, dove il 15 giugno scoppiò un insurrezione di operai e di artigiani, organizzata da società segrete. Nel sobborgo operaio della Croix-Rousse, il principale focolaio dell’insurrezione di Lione del 1834, fu iniziata la costruzione di barricate. Contro gli insorti mossero numerosi reparti di soldati, sostenuti dall’artiglieria. La battaglia durò dalle 5 del mattino alle 11 di sera. Gli insorti difesero ogni cosa con le armi; 150 persone furono uccise o ferite, 700 fatte prigioniere e circa 2 mila arrestate e messe sotto processo.
I minatori di Rive-de-Gier partirono in aiuto degli operai di Lione, ma quando seppero della sconfitta dell’insurrezione, tornarono indietro.
La notte del 15 giugno si riunirono nei sobborghi della città di Montluçon (dipartimento dell’Allier) 700-800 contadini armati di fucili, forche e vanghe, ma, venuti a conoscenza del fallimento della dimostrazione di Parigi, fecero ritorno alle proprie case.
La manifestazione del 13 giugno 1849 a Parigi fu l'ultimo "giorno rivoluzionario" della Seconda Repubblica in Francia.


Haute Cour de justice séant à Versailles. Affaire du 13 juin 1849




[1] I Montanari erano gli appartenenti al gruppo di sinistra più radicale e rivoluzionario formatosi durante la Rivoluzione francese. Erano chiamati così perché occupavano i banchi posti più in alto nella Convenzione. Erano in netta contrapposizione con i Girondini (membri di un gruppo politico provenienti dal dipartimento della Gironda, di cui, per lo, più facevano parte i borghesi provinciali dei grandi porti costieri, e repubblicani federalisti).