Louise Michel |
LUNEDÌ
20 MARZO 1871
(29 VENTOSO ANNO 79)
Parigi vive nella calma e
nella gioia la sua prima settimana di città libera.
Il salario delle guardie
nazionali (lavoratori senza alcuna risorsa) è finalmente pagato: la Commissione
Finanze, nominata dal Comitato
Centrale, si è fatta consegnare dal Governatore della Banca di Francia un
milione di franchi. Eugène
Varlin, anarchico, rilegatore di libri, uno dei più attivi internazionalisti,
aveva opportunamente proposto di impossessarsi di questo baluardo del potere
borghese, ma la maggioranza legalitaria, del Comitato
Centrale aveva respinto la proposta. Un elemento di sicurezza per il popolo
era il fatto di essere costantemente informato di tutto quello che succedeva.
Fin dal 19
marzo il Comitato
Centrale aveva fatto affiggere manifesti sui muri della città. Oggi
riprendono le pubblicazioni, sotto la
direzione del nuovo governo, del «Journal
Officiel» (che Thiers
proibirà in provincia come «strumento dell'insurrezione»). Una ridotta edizione
serale del «Journal
Officiel», venduta a un soldo
per le strade, contenente tutte le notizie
del giorno, è molto seguita dai lavoratori.
Data la sua natura
legalitaria, il Comitato
Centrale provvede preliminarmente a indire nuove elezioni comunali;
provvede alla difesa facendo erigere barricate lungo il perimetro di Parigi.
Non sarebbe stato meglio
compiere un attacco massiccio contro Versailles,
dove si era rifugiato al colmo della paura uno sbrindellato esercito di 12.000
uomini? Alcuni «insorti» giudicano corretto scatenare l'offensiva. Fra essi Louise
Michel scrive: “La vittoria era
completa. Avrebbe potuto essere duratura se l'indomani, in massa, ci fossimo
diretti a Versailles... Molti sarebbero morti lungo la strada, ma avremmo conquistato la vittoria”.
Propositi ottimisti, per la verità, poiché Versailles
non è che un baluardo provvisorio della classe dominante. Perdere Versailles,
per lo schieramento di Thiers,
significherebbe probabilmente perdere una battaglia, ma non la guerra.