giovedì 29 novembre 2018

02-11-03 - Lunedì 20 marzo 1871

Louise Michel
LUNEDÌ 20 MARZO 1871
(29 VENTOSO ANNO 79)


Parigi vive nella calma e nella gioia la sua prima settimana di città libera.
Il salario delle guardie nazionali (lavoratori senza alcuna risorsa) è finalmente pagato: la Commissione Finanze, nominata dal Comitato Centrale, si è fatta consegnare dal Governatore della Banca di Francia un milione di franchi. Eugène Varlin, anarchico, rilegatore di libri, uno dei più attivi internazionalisti, aveva opportunamente proposto di impossessarsi di questo baluardo del potere borghese, ma la maggioranza legalitaria, del Comitato Centrale aveva respinto la proposta. Un elemento di sicurezza per il popolo era il fatto di essere costantemente informato di tutto quello che succedeva. Fin dal 19 marzo il Comitato Centrale aveva fatto affiggere manifesti sui muri della città. Oggi riprendono le pubblicazioni, sotto la direzione del nuovo governo, del «Journal Officiel» (che Thiers proibirà in provincia come «strumento dell'insurrezione»). Una ridotta edizione serale del «Journal Officiel», venduta a un soldo per le strade, contenente tutte le notizie del giorno, è molto seguita dai lavoratori.
Data la sua natura legalitaria, il Comitato Centrale provvede preliminarmente a indire nuove elezioni comunali; provvede alla difesa facendo erigere barricate lungo il perimetro di Parigi.
Non sarebbe stato meglio compiere un attacco massiccio contro Versailles, dove si era rifugiato al colmo della paura uno sbrindellato esercito di 12.000 uomini? Alcuni «insorti» giudicano corretto scatenare l'offensiva. Fra essi Louise Michel scrive: “La vittoria era completa. Avrebbe potuto essere duratura se l'indomani, in massa, ci fossimo diretti a Versailles... Molti sarebbero morti lungo la strada, ma avremmo conquistato la vittoria”.
Propositi ottimisti, per la verità, poiché Versailles non è che un baluardo provvisorio della classe dominante. Perdere Versailles, per lo schieramento di Thiers, significherebbe probabilmente perdere una battaglia, ma non la guerra.