JEAN-BAPTISTE WITT
Nato il 15 aprile 1828 a
Nantes[1];
sposato, senza figli; impiegato commerciale o ufficiale giudiziario. È stato
arruolato per diciotto anni nel 4° reggimento di cacciatori a cavallo diventandone
sottotenente; da militare subì sessanta giorni di arresto rigoroso e
centoventuno giorni di arresto semplice; fu riformato nel 1864, i suoi
superiori avevano appreso che aveva ricevuto denaro da una serva, la sua
amante; lui sposò quella donna e divenne un ufficiale giudiziario. Durante il 1°
assedio, nell'ottobre 1870, fu nominato capitano della 1ª Compagnia del
105° battaglione e ottenne la medaglia militare a Buzenval. Dopo il 18
marzo 1871 fu eletto capo della 7a legione federata dal 105°,
106° e 187° battaglione. Partecipò alla sortita del 3
aprile e, pochi giorni dopo, venne nominato capo della 7a
Legione. In conflitto con i suoi uomini, apparve il 22
aprile 1871 davanti alla corte marziale istituita dalla Comune di
Parigi, così come altri undici imputati, inclusi otto ufficiali. Tutti
hanno dovuto rispondere all'accusa di "rifiuto di marciare contro il
nemico, violenza e complicità nella violenza nella persona dei capi"
durante la giornata del 13
aprile.
Witt, accusato di essere
ubriaco, fu, comunque, assolto; ma il 105° battaglione è stato. Ufficiali,
sottufficiali e guardie di questo battaglione furono pagati "come semplici
guardie negli altri battaglioni e dichiarati incapaci di presentarsi a
qualsiasi elezione civile o militare, pena la nullità delle elezioni".
Liberato da Rossel,
Witt lasciò Parigi, quindi si rifugiò a Provins[2]
dove fu arrestato il 15 giugno. Fu condannato, il 28 febbraio 1872, dal settimo
consiglio di guerra, alla deportazione semplice; nel dossier, trasmessi
alla commissione delle grazie, il 23 settembre 1873, figura un certificato
medico che concludeva: "Il detenuto è incurabile e non può essere
trasportato". Ottenne la remissione della deportazione l'8 novembre 1873,
mantenendo la privazione dei diritti civili.