CHIESA DI SAINT-BERNARD DE LA CHAPELLE
Durante la Comune
numerose chiese, pur continuando a svolgere la loro funzione di luogo di culto,
ospitavano, la sera, riunioni politiche in cui si esprimeva ad alta voce la
parola del popolo dei quartieri. Questi club che
prendevano spesso il nome delle chiese che li ospitavano, prolungavano una
vecchia tradizione rivoluzionaria parigina (dei club si erano
creati nel 1789, 1830, 1848). Tra il loro pubblico e i loro
oratori, i club
rivoluzionari della Comune
avevano molte donne, tra cui attiviste socialiste come Nathalie
Le Mel, Elisabeth
Dmitrieff, Paule
Mink e, naturalmente, Louise
Michel che ha animato il club
rivoluzionario nella chiesa di Saint-Bernard-de-la-Chapelle.
Saint-Bernard de la Chapelle è
una chiesa cattolica nel 18° arrondissement di Parigi nel quartiere Goutte-d'Or
in Square Saint-Bernard.
La costruzione della chiesa
iniziò nel 1858 prima dell'annessione della città di La Chapelle a Parigi nel
1860 -città che diede poi il nome al quartiere
La Chapelle (72° quartiere di
Parigi) dopo la fusione-. Fu consacrata nel 1861. L'intera chiesa (compresa la
griglia perimetrale, i gradini della piazza e il terreno della trama) è stata iscritta
come monumento storico il 26 novembre 2012, quindi classificata il 18 giugno
2015.
Dal 1840, con
lo sviluppo della ferrovia, la frazione di Goutte d'Or, situata nel villaggio
di La Chapelle, si sviluppò e divenne un vero distretto urbano.
Lo stesso villaggio di La Chapelle ha visto crescere la sua popolazione ad alta
velocità, e la chiesa del villaggio storico, la chiesa di
Saint-Denis-de-la-Chapelle, famoso luogo di pellegrinaggio tra Parigi e
Saint-Denis, situata nel cuore del villaggio (ha anche
avuto una visita da San Bernardo e Giovanna d'Arco!), non era più sufficiente
per accogliere tutti i parrocchiani. Da qui la decisione nel 1858 di costruire: la
chiesa di Saint-Bernard-de-la-Chapelle (così battezzata, in memoria del
pellegrinaggio di Saint Bernard a Saint-Denis-de-la-Chapelle!). La chiesa fu
costruita dall'architetto Auguste-Joseph Magne e si trova in
rue Affre, 11. È costruita in stile neogotico con una facciata inizialmente
piatta ma che è stata integrata da un portico offerto dal comune di Parigi
quando il comune di La Chapelle si unì alla capitale. Un campanile con una
guglia di 60 metri domina la chiesa.
Nel 1861, al
momento della sua consacrazione, il barone Haussmann[1]
aveva appena allargato i limiti di Parigi e annesso il villaggio di La Chapelle
(come molti altri villaggi vicini). Sullo sfondo della rivoluzione industriale,
la storia stava quindi accelerando e la capitale esplodeva entro i suoi limiti
storici. Ma nessuno sospettava che dieci anni dopo la chiesa di San Bernardo
avrebbe ospitato un club
rivoluzionario, guidato da un simbolo delle rivolte.
Durante la Comune di
Parigi, Louise
Michel, una grande figura di questa rivoluzione, animò in questa chiesa il club de la
Révolution, un luogo privilegiato per
l'espressione popolare come molti di quei club. Louise
Michel presiedeva spesso le sessioni e in esse sosteneva un'educazione laica,
scuole professionali e orfanotrofi laici.
Usciamo adesso
dal contesto storico della Comune di
Parigi, per addentrarci in un’altra circostanza storica avvenuta in questa
chiesa il 28 giugno 1996.
Quel giorno,
trecento immigrati, molti dei quali in una situazione irregolare - per lo più
malesi e senegalesi - iniziarono ad occupare la chiesa per chiedere la loro
regolarizzazione, mentre il nuovissimo governo di Jacques Chirac aveva avanzato
proposte di regolarizzazione ritenute deludenti (permesso di soggiorno
rinnovabile di un anno solo per 48 persone).
Occuparono
per la prima volta la chiesa di Saint-Ambroise
a Parigi il 18 marzo 1996, ma in applicazione delle leggi Pasqua[2],
furono espulsi con indifferenza dopo una visita del cardinale Lustiger, che
autorizzò il parroco a donare chiavi alla polizia.
Gli immigrati
hanno quindi occupato la palestra Japy (nell’11°
arrondissement di Parigi) il 22 marzo, da cui sono stati espulsi dalla
polizia due giorni dopo, prima di essere accolti nei locali di varie
associazioni e sindacati. Quindi, dopo essere stati ospitati alla Cartoucherie
de Vincennes[3] dal 29 marzo, hanno
occupato i magazzini della ferrovia SNCF in disuso in rue Pajol il 10 aprile.
Una forte copertura mediatica venne creata attorno alla loro azione e venne
istituito un collegio di mediatori. L'espressione «sans-papiers[4]»
fu ampiamente utilizzata dal grande pubblico come risultato di queste
occupazioni. I migranti privi di documenti arrivarono in chiesa il 28 giugno
1996, verso le 17:00 e furono autorizzati a rimanere lì dal sacerdote Henri
Coindé.
Sans papiers dentro Saint-Bernard de la Chapelle |
Il 23 agosto
1996 alle 7:30, a seguito di un ordine di espulsione (finalizzato
all'occupazione della chiesa) preso urgentemente, senza che l'espulsione fosse
confermata da un giudice, 525 guardie mobili protette da 500 agenti di polizia
dei commissariati circostanti e 480 CRS[5],
furono schierati per aprire la porta della chiesa con arieti e asce e far
evacuare gli occupanti. In totale, l'evacuazione della chiesa ha comportato 220
arresti, tra cui 210 migranti sans-papiers (98 uomini, 54 donne
e 68 bambini) che sono stati collocati nel centro di detenzione di Vincennes.
Sebbene in linea di principio tutti siano stati minacciati di un ordine di
espulsione alla frontiera, in realtà lo saranno solo otto persone. Alcuni
sostenevano che i termini di questa espulsione erano incompatibili con una
dichiarazione di Jean-Louis Debré, ministro degli Interni che ordinò
l'espulsione, secondo la quale quest'ultima avrebbe agito "con umanità e
cuore". Questa giornata è diventata una data importante nel movimento di
stranieri illegali in Francia.
L'episodio ebbe
un eco internazionale. In Francia, le manifestazioni riunirono decine di
migliaia di persone contro la politica del governo di Alain Juppé. Venne quindi
avviato un processo di regolarizzazione caso per caso. Alcuni stranieri illegali
vennero espulsi, ma molti rimasero, avendo figli nati in Francia, o perché sposati
o perché lavoravano da tempo in Francia. Nel novembre 1997, la Corte di
Cassazione ha emesso una sentenza relativa all'evacuazione di Saint-Bernard,
dichiarando che l'arresto delle persone sulla scena e la successiva espulsione
era irregolare, il fatto di dimostrare pubblicamente il suo status di straniero
era autorizzato dall’art. 8 dell'ordinanza del 2 novembre 1945.
I sans papiers costrinsero la
società a schierarsi e a spaccarsi trasversalmente tra chi difendeva i diritti
di cittadinanza di tutti e chi voleva chiudere le frontiere e le proprie
coscienze. Costrinsero lo Stato a mostrare la sua faccia violenta, svelando
l'ipocrisia del suo impianto legislativo.
Evacuazione della chiesa 1996 |
Sei mesi di lotta che
determinarono uno spartiacque tra un prima e un dopo. Perché un altro soggetto
sociale prese la parola. La lotta dei sans papiers di Saint-Ambroise
(poi in quella di Saint-Bernard), degli immigrati irregolari che in Francia dal
18 marzo (guarda caso anniversario della Comune di Parigi)
hanno deciso di uscire dalla clandestinità per assumere una visibilità
assumendo una dimensione pubblica, è stata una lotta esemplare per molti versi.
Innanzitutto è stata una lotta autonoma, completamente auto organizzata,
rincorsa a posteriori dalle associazioni umanitarie, religiose e del
volontariato, dai vari gruppi che difendono i diritti civili. In questo modo
questa lotta ha aperto tensioni e lacerazioni proprio per il suo carattere
dirompente, per l'efficacia di quel gesto, l'occupazione di chiese nel pieno
cuore di Parigi da parte di circa quattrocento africani, tra i quali
centosedici bambini. Una lotta che rivendicò il diritto all'esistenza legale,
ad una vita dignitosa e non sotterranea, che sfidò la paura e l'arroganza del
potere e per questa sfida era pronta a pagare anche caro. Fu una lotta
esemplare per la sua estensione, per la determinazione nel rimanere uniti,
nella consapevolezza che solo una mobilitazione unitaria e collettiva può
aprire spazi di libertà, e che non sono permesse scorciatoie individuali. Fu
una lotta ad alta densità mediatica che ruppe uno squarcio di luce nel tetro
clima determinato da un governo di destra che giocava la carta della
criminalizzazione dell'immigrato per coprire il degrado sociale che le
politiche neoliberiste (giscardiane o socialiste) lasciavano alle proprie
spalle.
Sans-papiers e militanti durante l'evacuazione della chiesa |
La Francia ha una lunga storia
che la lega ai suoi immigrati e un rapporto del tutto particolare con questi:
tradizionalmente terra d'asilo, un passato coloniale che pesa ancora oggi, un
legame stretto con l'Algeria, un'immigrazione di seconda generazione, una
destra che ha fatto dell'identità nazionale, della francesità, una battaglia
politica. E ancora basta ricordare la Marche pour l'égalité et contre le
racisme del 1983 che seguivano due anni di rivolte nelle banlieues, le
periferie urbane degradate delle metropoli francesi, l'esproprio mediatico
dell'autonomia di queste lotte attraverso lo sviluppo di SOS Racisme,
un'organizzazione spettacolare controllata dai partiti che si muove a suon di
megaconcerti e che riesce a dislocare una lotta per l'égalité des droits su un
piano di un antirazzismo puramente morale. La rivolta nelle periferie guidate
dai beurs costellarono gli anni '80 e '90 fino alla rivolta del marzo
1994 contro i salari d'ingresso (il CIP) voluto dal governo Balladur. E ancora
il piano Vigipirate contro il terrorismo di marca islamica e il panico
che si diffuse nelle città francesi nell'estate del 1995 preparò una nuova
ondata di leggi anti immigrati, peggiorative di quelle leggi Pasqua, che presero
il nome dal famigerato ministro degli interni del governo di destra, che già
minavano il dettato costituzionale. Leggi e decreti che nacquero da un bisogno
interno di individuare un caprio espiatorio per le crisi sociali e la
delegittimazione politica dei governi che si succedono, e per adeguare il
proprio armamentario legislativo all'appuntamento dell'Europa di Schengen, gli accordi
del 1990 che determinano i vincoli della costruzione della "fortezza
Europa", un'entità sovranazionale con frontiere aperte all'interno ma
chiuse all'esterno.
La lotta dei sans papiers di
Saint-Bernard nasce da questo groviglio e contro tutto questo. Contro
l'arroganza di leggi che non rinnovano un permesso di soggiorno a genitori con
figli che hanno la nazionalità francese, leggi discriminatorie, ingiuste,
incivili. Leggi che cercano di arrestare il flusso della vita bloccando la
libera circolazione delle persone. Ma il significato della lotta dei sans
papiers va oltre. Un nuovo paradigma si apre con l'apparire di un nuovo
soggetto frutto della dialettica inclusione/esclusione che domina la società di
oggi: il soggetto dei "senza", i senza documenti, i senza fissa
dimora, i senza lavoro, i senza assistenza. I sans papiers sono diventati il
simbolo di tutto questo, dei soggetti che non si riconoscono per l'appartenenza
ad un settore produttivo, a un luogo, o perché hanno in comune competenze o
comportamenti, ma che legano la produzione della propria identità sulla
mancanza di qualcosa, sull'essere "sans". E per noi, quell'essere
senza ci regala il sogno di una speranza. La speranza che arrivi il giorno in
cui si possa vivere senza documenti, senza lavoro, senza miseria, un giorno in
cui Stato e mercato inizino a invertire la loro corsa, per ritirarsi fino a
sparire dalle nostre vite.
[1] Georges Eugène Haussmann, più
conosciuto come Barone Haussmann (Parigi, 27 marzo 1809 – Parigi, 11 gennaio
1891) è stato un politico, urbanista e funzionario francese. Ricoprì l'incarico
di prefetto del dipartimento della Senna dal 23 giugno 1853 al 5 gennaio 1870.
Il titolo nobiliare gli fu attribuito da Napoleone
III,
per il quale aveva rinnovato Parigi tra il 1852 e il 1869, predisponendo e
attuando un vasto piano di ristrutturazione.
[2]
Le cosiddette leggi
Pasqua-Debré sono tre leggi francesi adottate nel 1986 (2° governo Jacques
Chirac), 1993 (governo Balladur) e 1997 (2° governo Alain Juppé) con
l'obiettivo di regolare l'immigrazione: la legge n° 86-1025 del 9 settembre
1986 relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno degli stranieri in
Francia, nota come "legge di Pasqua" in riferimento all'allora
ministro degli Interni, Charles Pasqua; la legge n° 93-1027 del 24 agosto 1993
2, nota anche come "legge di Pasqua", che restringe ulteriormente le
condizioni di ingresso e soggiorno degli stranieri in Francia rispetto alla
legge del 1986; la legge n° 97-396 del 24 aprile 1997 su varie disposizioni
relative all'immigrazione, a volte denominata "legge Debré" in
riferimento al ministro degli Interni in carica, Jean-Louis Debré
[3] La Cartoucherie è un ex luogo di
produzione di armi e polvere situato nel Bois de Vincennes nel 12°
arrondissement di Parigi.
[4] L'espressione «sans-papiers (senza
documenti)» designa uno status giuridico illegale, qualificando la situazione di uno
straniero presente sul territorio di uno Stato, pur essendo impossibilitato di mettersi in regola. Questa
situazione può verificarsi in molti modi: o dopo essere entrati nel territorio
illegalmente o essere rimasti nel territorio dopo la scadenza del periodo di
validità del permesso di soggiorno, o anche, nel caso di una persona nata in
genitori immigrati nel territorio nazionale, poiché la richiesta di
naturalizzazione non è stata presentata al momento dell'acquisizione della maggiore età. Nonostante la natura
illegale del loro soggiorno, gli stranieri in una situazione irregolare
beneficiano di alcuni diritti, come l'assistenza medica statale intesa a coprire le spese mediche degli
stranieri in una situazione irregolare e senza risorse residenti in Francia.
Tuttavia, non sono autorizzati a lavorare.
[5] Le
Compagnies républicaines de sécurité, comunemente indicate con il loro acronimo
CRS, formano un organo specializzato della polizia nazionale in Francia.