domenica 3 novembre 2019

04-18-16 - La chiesa di Saint-Bernard de la Chapelle

CHIESA DI SAINT-BERNARD DE LA CHAPELLE

 

 

Durante la Comune numerose chiese, pur continuando a svolgere la loro funzione di luogo di culto, ospitavano, la sera, riunioni politiche in cui si esprimeva ad alta voce la parola del popolo dei quartieri. Questi club che prendevano spesso il nome delle chiese che li ospitavano, prolungavano una vecchia tradizione rivoluzionaria parigina (dei club si erano creati nel 1789, 1830, 1848). Tra il loro pubblico e i loro oratori, i club rivoluzionari della Comune avevano molte donne, tra cui attiviste socialiste come Nathalie Le Mel, Elisabeth Dmitrieff, Paule Mink e, naturalmente, Louise Michel che ha animato il club rivoluzionario nella chiesa di Saint-Bernard-de-la-Chapelle.

Saint-Bernard de la Chapelle è una chiesa cattolica nel 18° arrondissement di Parigi nel quartiere Goutte-d'Or in Square Saint-Bernard.

La costruzione della chiesa iniziò nel 1858 prima dell'annessione della città di La Chapelle a Parigi nel 1860 -città che diede poi il nome al quartiere La Chapelle (72° quartiere di Parigi) dopo la fusione-. Fu consacrata nel 1861. L'intera chiesa (compresa la griglia perimetrale, i gradini della piazza e il terreno della trama) è stata iscritta come monumento storico il 26 novembre 2012, quindi classificata il 18 giugno 2015.

Dal 1840, con lo sviluppo della ferrovia, la frazione di Goutte d'Or, situata nel villaggio di La Chapelle, si sviluppò e divenne un vero distretto urbano. Lo stesso villaggio di La Chapelle ha visto crescere la sua popolazione ad alta velocità, e la chiesa del villaggio storico, la chiesa di Saint-Denis-de-la-Chapelle, famoso luogo di pellegrinaggio tra Parigi e Saint-Denis, situata nel cuore del villaggio (ha anche avuto una visita da San Bernardo e Giovanna d'Arco!), non era più sufficiente per accogliere tutti i parrocchiani. Da qui la decisione nel 1858 di costruire: la chiesa di Saint-Bernard-de-la-Chapelle (così battezzata, in memoria del pellegrinaggio di Saint Bernard a Saint-Denis-de-la-Chapelle!). La chiesa fu costruita dall'architetto Auguste-Joseph Magne e si trova in rue Affre, 11. È costruita in stile neogotico con una facciata inizialmente piatta ma che è stata integrata da un portico offerto dal comune di Parigi quando il comune di La Chapelle si unì alla capitale. Un campanile con una guglia di 60 metri domina la chiesa.

Nel 1861, al momento della sua consacrazione, il barone Haussmann[1] aveva appena allargato i limiti di Parigi e annesso il villaggio di La Chapelle (come molti altri villaggi vicini). Sullo sfondo della rivoluzione industriale, la storia stava quindi accelerando e la capitale esplodeva entro i suoi limiti storici. Ma nessuno sospettava che dieci anni dopo la chiesa di San Bernardo avrebbe ospitato un club rivoluzionario, guidato da un simbolo delle rivolte.

Durante la Comune di Parigi, Louise Michel, una grande figura di questa rivoluzione, animò in questa chiesa il club de la Révolution, un luogo privilegiato per l'espressione popolare come molti di quei club. Louise Michel presiedeva spesso le sessioni e in esse sosteneva un'educazione laica, scuole professionali e orfanotrofi laici.

Usciamo adesso dal contesto storico della Comune di Parigi, per addentrarci in un’altra circostanza storica avvenuta in questa chiesa il 28 giugno 1996.

Quel giorno, trecento immigrati, molti dei quali in una situazione irregolare - per lo più malesi e senegalesi - iniziarono ad occupare la chiesa per chiedere la loro regolarizzazione, mentre il nuovissimo governo di Jacques Chirac aveva avanzato proposte di regolarizzazione ritenute deludenti (permesso di soggiorno rinnovabile di un anno solo per 48 persone).

Occuparono per la prima volta la chiesa di Saint-Ambroise a Parigi il 18 marzo 1996, ma in applicazione delle leggi Pasqua[2], furono espulsi con indifferenza dopo una visita del cardinale Lustiger, che autorizzò il parroco a donare chiavi alla polizia.

Gli immigrati hanno quindi occupato la palestra Japy (nell’11° arrondissement di Parigi) il 22 marzo, da cui sono stati espulsi dalla polizia due giorni dopo, prima di essere accolti nei locali di varie associazioni e sindacati. Quindi, dopo essere stati ospitati alla Cartoucherie de Vincennes[3] dal 29 marzo, hanno occupato i magazzini della ferrovia SNCF in disuso in rue Pajol il 10 aprile. Una forte copertura mediatica venne creata attorno alla loro azione e venne istituito un collegio di mediatori. L'espressione «sans-papiers[4]» fu ampiamente utilizzata dal grande pubblico come risultato di queste occupazioni. I migranti privi di documenti arrivarono in chiesa il 28 giugno 1996, verso le 17:00 e furono autorizzati a rimanere lì dal sacerdote Henri Coindé.

Sans papiers dentro Saint-Bernard de la Chapelle 

Il 23 agosto 1996 alle 7:30, a seguito di un ordine di espulsione (finalizzato all'occupazione della chiesa) preso urgentemente, senza che l'espulsione fosse confermata da un giudice, 525 guardie mobili protette da 500 agenti di polizia dei commissariati circostanti e 480 CRS[5], furono schierati per aprire la porta della chiesa con arieti e asce e far evacuare gli occupanti. In totale, l'evacuazione della chiesa ha comportato 220 arresti, tra cui 210 migranti sans-papiers (98 uomini, 54 donne e 68 bambini) che sono stati collocati nel centro di detenzione di Vincennes. Sebbene in linea di principio tutti siano stati minacciati di un ordine di espulsione alla frontiera, in realtà lo saranno solo otto persone. Alcuni sostenevano che i termini di questa espulsione erano incompatibili con una dichiarazione di Jean-Louis Debré, ministro degli Interni che ordinò l'espulsione, secondo la quale quest'ultima avrebbe agito "con umanità e cuore". Questa giornata è diventata una data importante nel movimento di stranieri illegali in Francia.

L'episodio ebbe un eco internazionale. In Francia, le manifestazioni riunirono decine di migliaia di persone contro la politica del governo di Alain Juppé. Venne quindi avviato un processo di regolarizzazione caso per caso. Alcuni stranieri illegali vennero espulsi, ma molti rimasero, avendo figli nati in Francia, o perché sposati o perché lavoravano da tempo in Francia. Nel novembre 1997, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza relativa all'evacuazione di Saint-Bernard, dichiarando che l'arresto delle persone sulla scena e la successiva espulsione era irregolare, il fatto di dimostrare pubblicamente il suo status di straniero era autorizzato dall’art. 8 dell'ordinanza del 2 novembre 1945.

I sans papiers costrinsero la società a schierarsi e a spaccarsi trasversalmente tra chi difendeva i diritti di cittadinanza di tutti e chi voleva chiudere le frontiere e le proprie coscienze. Costrinsero lo Stato a mostrare la sua faccia violenta, svelando l'ipocrisia del suo impianto legislativo.

Evacuazione della chiesa 1996

Sei mesi di lotta che determinarono uno spartiacque tra un prima e un dopo. Perché un altro soggetto sociale prese la parola. La lotta dei sans papiers di Saint-Ambroise (poi in quella di Saint-Bernard), degli immigrati irregolari che in Francia dal 18 marzo (guarda caso anniversario della Comune di Parigi) hanno deciso di uscire dalla clandestinità per assumere una visibilità assumendo una dimensione pubblica, è stata una lotta esemplare per molti versi. Innanzitutto è stata una lotta autonoma, completamente auto organizzata, rincorsa a posteriori dalle associazioni umanitarie, religiose e del volontariato, dai vari gruppi che difendono i diritti civili. In questo modo questa lotta ha aperto tensioni e lacerazioni proprio per il suo carattere dirompente, per l'efficacia di quel gesto, l'occupazione di chiese nel pieno cuore di Parigi da parte di circa quattrocento africani, tra i quali centosedici bambini. Una lotta che rivendicò il diritto all'esistenza legale, ad una vita dignitosa e non sotterranea, che sfidò la paura e l'arroganza del potere e per questa sfida era pronta a pagare anche caro. Fu una lotta esemplare per la sua estensione, per la determinazione nel rimanere uniti, nella consapevolezza che solo una mobilitazione unitaria e collettiva può aprire spazi di libertà, e che non sono permesse scorciatoie individuali. Fu una lotta ad alta densità mediatica che ruppe uno squarcio di luce nel tetro clima determinato da un governo di destra che giocava la carta della criminalizzazione dell'immigrato per coprire il degrado sociale che le politiche neoliberiste (giscardiane o socialiste) lasciavano alle proprie spalle.

Sans-papiers e militanti durante l'evacuazione della chiesa 

La Francia ha una lunga storia che la lega ai suoi immigrati e un rapporto del tutto particolare con questi: tradizionalmente terra d'asilo, un passato coloniale che pesa ancora oggi, un legame stretto con l'Algeria, un'immigrazione di seconda generazione, una destra che ha fatto dell'identità nazionale, della francesità, una battaglia politica. E ancora basta ricordare la Marche pour l'égalité et contre le racisme del 1983 che seguivano due anni di rivolte nelle banlieues, le periferie urbane degradate delle metropoli francesi, l'esproprio mediatico dell'autonomia di queste lotte attraverso lo sviluppo di SOS Racisme, un'organizzazione spettacolare controllata dai partiti che si muove a suon di megaconcerti e che riesce a dislocare una lotta per l'égalité des droits su un piano di un antirazzismo puramente morale. La rivolta nelle periferie guidate dai beurs costellarono gli anni '80 e '90 fino alla rivolta del marzo 1994 contro i salari d'ingresso (il CIP) voluto dal governo Balladur. E ancora il piano Vigipirate contro il terrorismo di marca islamica e il panico che si diffuse nelle città francesi nell'estate del 1995 preparò una nuova ondata di leggi anti immigrati, peggiorative di quelle leggi Pasqua, che presero il nome dal famigerato ministro degli interni del governo di destra, che già minavano il dettato costituzionale. Leggi e decreti che nacquero da un bisogno interno di individuare un caprio espiatorio per le crisi sociali e la delegittimazione politica dei governi che si succedono, e per adeguare il proprio armamentario legislativo all'appuntamento dell'Europa di Schengen, gli accordi del 1990 che determinano i vincoli della costruzione della "fortezza Europa", un'entità sovranazionale con frontiere aperte all'interno ma chiuse all'esterno.

La lotta dei sans papiers di Saint-Bernard nasce da questo groviglio e contro tutto questo. Contro l'arroganza di leggi che non rinnovano un permesso di soggiorno a genitori con figli che hanno la nazionalità francese, leggi discriminatorie, ingiuste, incivili. Leggi che cercano di arrestare il flusso della vita bloccando la libera circolazione delle persone. Ma il significato della lotta dei sans papiers va oltre. Un nuovo paradigma si apre con l'apparire di un nuovo soggetto frutto della dialettica inclusione/esclusione che domina la società di oggi: il soggetto dei "senza", i senza documenti, i senza fissa dimora, i senza lavoro, i senza assistenza. I sans papiers sono diventati il simbolo di tutto questo, dei soggetti che non si riconoscono per l'appartenenza ad un settore produttivo, a un luogo, o perché hanno in comune competenze o comportamenti, ma che legano la produzione della propria identità sulla mancanza di qualcosa, sull'essere "sans". E per noi, quell'essere senza ci regala il sogno di una speranza. La speranza che arrivi il giorno in cui si possa vivere senza documenti, senza lavoro, senza miseria, un giorno in cui Stato e mercato inizino a invertire la loro corsa, per ritirarsi fino a sparire dalle nostre vite.






[1] Georges Eugène Haussmann, più conosciuto come Barone Haussmann (Parigi, 27 marzo 1809 – Parigi, 11 gennaio 1891) è stato un politico, urbanista e funzionario francese. Ricoprì l'incarico di prefetto del dipartimento della Senna dal 23 giugno 1853 al 5 gennaio 1870. Il titolo nobiliare gli fu attribuito da Napoleone III, per il quale aveva rinnovato Parigi tra il 1852 e il 1869, predisponendo e attuando un vasto piano di ristrutturazione.

[2] Le cosiddette leggi Pasqua-Debré sono tre leggi francesi adottate nel 1986 (2° governo Jacques Chirac), 1993 (governo Balladur) e 1997 (2° governo Alain Juppé) con l'obiettivo di regolare l'immigrazione: la legge n° 86-1025 del 9 settembre 1986 relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno degli stranieri in Francia, nota come "legge di Pasqua" in riferimento all'allora ministro degli Interni, Charles Pasqua; la legge n° 93-1027 del 24 agosto 1993 2, nota anche come "legge di Pasqua", che restringe ulteriormente le condizioni di ingresso e soggiorno degli stranieri in Francia rispetto alla legge del 1986; la legge n° 97-396 del 24 aprile 1997 su varie disposizioni relative all'immigrazione, a volte denominata "legge Debré" in riferimento al ministro degli Interni in carica, Jean-Louis Debré

[3] La Cartoucherie è un ex luogo di produzione di armi e polvere situato nel Bois de Vincennes nel 12° arrondissement di Parigi.

[4] L'espressione «sans-papiers (senza documenti)» designa uno status giuridico illegale, qualificando la situazione di uno straniero presente sul territorio di uno Stato, pur essendo impossibilitato di mettersi in regola. Questa situazione può verificarsi in molti modi: o dopo essere entrati nel territorio illegalmente o essere rimasti nel territorio dopo la scadenza del periodo di validità del permesso di soggiorno, o anche, nel caso di una persona nata in genitori immigrati nel territorio nazionale, poiché la richiesta di naturalizzazione non è stata presentata al momento dell'acquisizione della maggiore età. Nonostante la natura illegale del loro soggiorno, gli stranieri in una situazione irregolare beneficiano di alcuni diritti, come l'assistenza medica statale intesa a coprire le spese mediche degli stranieri in una situazione irregolare e senza risorse residenti in Francia. Tuttavia, non sono autorizzati a lavorare.

[5] Le Compagnies républicaines de sécurité, comunemente indicate con il loro acronimo CRS, formano un organo specializzato della polizia nazionale in Francia.