venerdì 26 luglio 2019

02-14-LE 20 – Nathalie LE MEL

NATHALIE LE MEL


"Se la nazione francese fosse composta solo da donne, quale terribile nazione sarebbe!" Ha detto il corrispondente del Times nel mese di aprile 1871. "Il Giovedi, 25 maggio 1871, mentre le guardie nazionali abbandonavano la barricata di rue du Chateau d'Eau, un battaglione di donne corse a sostituirli. Quelle donne, armate di fucili, hanno combattuto mirabilmente al grido di «Vive la Commune!». Molte nelle loro file, erano ragazze. Una di loro, dall’età di circa diciannove anni, vestita come un marinaio fuciliere, ha lottato come un demone ed è stata uccisa colpita in fronte da un proiettile. Quando furono identificate e disarmate dai versagliesi, le cinquantadue sopravvissute sono state fucilate".

Nathalie Duval Le Mel, membro della Prima Internazionale, militante anarchica e attivista femminista, è nata il 26 agosto 1827 a Brest[1], sulla costa occidentale. Si è messa particolarmente in evidenza sulle barricate e nei vari comitati alla Comune di Parigi del 1871. Con la sua amica Louise Michel è emblema delle donne della Comune che i versagliesi chiamavano le «petroleuses (le incendiarie)» per la loro partecipazione coraggiosa, attiva e concreta nel combattere sulle barricate. Dopo quel nome, che voleva renderle ridicole, è stato rivendicato dalle femministe.
Nacque in una famiglia di modesti commercianti, i suoi genitori, i Duvals, possedevano una caffetteria, e le hanno fatto frequentare la scuola fino all'età di dodici anni, una cosa rara per quei tempi per le classi popolari e soprattutto per una donna, per poi impiegarla come operaia rilegatrice di libri. Nella stessa bottega artigiana lavorava anche Jérôme Le Mel, otto anni più di lei, che Nathalie sposa diciottenne nel 1845 e da cui ebbe tre figli. Nel 1849 la famiglia Le Mel si trasferisce a Quimper[2], dove aprì una libreria-legatoria. La loro attività durò fino al 1861, quando la coppia dichiarò fallimento (l’attività andava male a causa del problema di bere di Jérôme), così che la famiglia Le Mel si trasferì a Parigi in cerca di nuove opportunità di lavoro. Nella capitale Nathalie lavorò ancora come operaia rilegatrice e divenne una attivista socialista.
Il clima sociale agitato in Europa ha visto la creazione nel 1864 a Londra dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (A.I.T.), meglio conosciuto come il nome Prima Internazionale.
I bassi salari provocano frequenti scioperi e nel mese di agosto 1864, i lavoratori rilegatori erano tutti in sciopero nel bel mezzo di un conflitto molto duro; Nathalie prese parte attivamente agli scioperi della sua categoria. In quelle occasioni, conobbe uno degli attivisti più noti, Eugène Varlin e come lui, nel 1865 aderì alla 1ª Internazionale. Quando un nuovo sciopero scoppiò, fece parte del comitato dello sciopero e venne eletta delegata sindacale[3], distinguendosi per determinazione nell'impegno sindacale e politico, per la sua determinazione e capacità organizzativa, battendosi in particolare per la parità di salario tra uomo e donna. Si fece notare dalla polizia del regime, che in un rapporto scrive: «É un'esaltata che si occupa di politica; è stata notata per il suo entusiasmo, la sua politica di assistenza, in fabbrica legge a voce alta cattivi giornali e frequenta assiduamente i club». A questo si deve aggiungere una forte opposizione al Secondo Impero.
Nel 1868, stanca delle scappatelle alcoliche di suo marito, si separa da Jérôme Le Mel, ormai alcolizzato e contrario a che la moglie si occupi di politica. Questa nuova manifestazione di indipendenza femminile, se non femminista, non migliorò la sua reputazione agli occhi dei benpensanti e della polizia di Napoleone III. L’indipendenza che gli offrì la sua rottura coniugale gli permise di proseguire la sua militanza, fondando con Eugène Varlin ed altri operai la cooperativa «La Ménagère (La Casalinga)», che si occupava di alimentazione arrivando ad occupare 8.000 addetti distribuiti in quattro stabilimenti, e la trattoria «La Marmite (La Pentola)», che Nathalie dirigeva e dove faceva la cuoca, frequentata da operai e artigiani, vi si spendeva poco e si parlava di politica.
Il 18 marzo 1871 Parigi si costituisce in Comune insurrezionale. Da quella data, Nathalie Le Mel sarà molto attiva nel club delle donne dove si fanno spesso delle riunioni per parlare di femminismo e parità di diritti. Quelle riunioni la portarono a creare l'11 aprile, con Elisabeth Dmitrieff (inviata in missione informativa da Karl Marx), l'Union des femmes pour la défense de Paris et les soins aux blessés, un'associazione che rivendicava i diritti delle donne e si prendeva cura dei feriti nella lotta contro l'esercito del governo di Versailles, e di cui ne fu la direttrice.
Quando la reazione del governo borghese di Versailles si fece più intensa e il 21 maggio l'esercito entrò a Parigi, Nathalie combatté sulle barricate di place Pigalle, prendendosi anche cura dei feriti e, come precisò il rapporto di polizia, «combatté alla testa di un battaglione di una cinquantina di donne innalzandovi una bandiera rossa». Effettivamente si mise in evidenza nella lotta con il suo coraggio, invitando i parigini a prendere le armi e criticando la Guardia Nazionale: "Voi siete dei vigliacchi. Se non difendere le barricate, li difenderemo noi".
La riproduzione delle donne barricate Place Blanche
Ha inizio così la Semaine sanglante (la Settimana sanguinante) che si concluse il 28, con la battaglia finale al cimitero di Père Lachaise.
Quando tornò a casa, coperta di polvere e stanca morta, dopo combattimenti duri, quarantotto ore senza tregua, disse, "Siamo battuti ma non sconfitti".
Massacrati 25.000 parigini e schiacciata la Comune rivoluzionaria, per disperazione Nathalie tentò il suicidio ingerendo una pinta di assenzio. Arrestata il 21 giugno 1871, fu condannata il 10 settembre 1872 alla deportazione nella Nuova Caledonia.
Poiché era malata, i suoi amici presentarono a suo nome la domanda di grazia, ma lei rifiutò la domanda scrivendo il 7 agosto 1873 dal carcere de La Rochelle, dov'era ancora rinchiusa, al prefetto di polizia di Parigi la seguente lettera:
"Signor Direttore del carcere de La Rochelle mi hanno appena comunicato che ha ricevuto una richiesta di sospensione dell'esecuzione della mia condanna alla deportazione in una fortezza, non avendo avuto ancora notizie sulla mia  grazia, io dichiaro formalmente che non solo non ho fatto, ma disapprovo quello che sarebbe stato fatto a mia insaputa e tutti quelli che potrebbe essere fatto in futuro. La mia condanna è irrevocabile. Ho l’onore di salutarvi, Nathalie Duval, sposata Le Mel".
Il 24 agosto fu imbarcata con Henri Rochefort e Louise Michel sulla Virginie per essere deportata nella Nuova Caledonia.
Con "Enjolras[4]" si rifiutò di ricevere, come donna, un regime diverso da quello degli uomini. "Noi non chiediamo né accettiamo alcun favore, e vivremo con i nostri compagni deportati nella fortificazione che la legge ci assegnato".
Nathalie e Louise giunsero il 14 dicembre 1873 sulla penisola di Ducos, dove finirono per condividere la stessa cella; è possibile che Nathalie abbia avuto una qualche influenza intellettuale sulla sua compagna di prigionia. Come la Michel, e diversamente dalla maggioranza dei deportati, nel 1878 solidarizzò con gli abitanti, i Kanaki che, colonizzati e sfruttati dai francesi, si sono rivoltati contro gli oppressori.
Si deve attendere la legge dell’amnistia nel 1880 affinché venisse rilasciata.
Tornò a Parigi, dove proseguì l'attività politica, la lotta per donne, e si mantiene lavorando nella tipografia del giornale di opposizione L'Intransigeant di Henri Rochefort. I suoi figli non le sopravvissero e Nathalie passò gli ultimi anni vecchissima, sola, cieca e in miseria, all'ospizio di Ivry-sur-Seine[5], dove fu accolta nel 1915 e dove morì a 94 anni nel 1921.
A questa piccola donna (era alta 1 metro e 49) socialista, rivoluzionaria, anarchica, femminista, fiera difenditrice dei diritti delle donne, nel 2006, il Consiglio del 3° arrondissement di Parigi ha deliberato di intitolarle una piazza, inaugurata l'8 marzo 2007, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, presso i luoghi dove ella abitò e dove sorgeva la sede della sezione parigina della 1ª Internazionale.




[1] Città portuale francese situata nel dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna
[2] Capoluogo del dipartimento di Finistère/Penn-ar-Bed in Bretagna.
[3] In realtà i sindacati erano formalmente vietati dal regime napoleonico, ma gli operai aggiravano il divieto costituendo club o «società operaie» che di fatto erano dei sindacati.
[4] Soprannome dato a Louise Michel dai suoi amici, in riferimento al personaggio creato da Hugo nei «Miserabili».
[5] Comune del dipartimento Val-de-Marne a sud-est di Parigi.