NATHALIE
LE MEL
"Se la nazione francese fosse composta solo
da donne, quale terribile nazione sarebbe!" Ha detto il corrispondente
del Times nel mese di aprile 1871. "Il Giovedi, 25
maggio 1871, mentre le guardie nazionali abbandonavano la barricata di rue
du Chateau d'Eau, un battaglione di donne corse a sostituirli. Quelle donne,
armate di fucili, hanno combattuto mirabilmente al grido di «Vive la Commune!». Molte nelle loro file, erano
ragazze. Una di loro, dall’età di circa diciannove anni, vestita come un
marinaio fuciliere, ha lottato come un demone ed è stata uccisa colpita in
fronte da un proiettile. Quando furono identificate e disarmate dai
versagliesi, le cinquantadue sopravvissute sono state fucilate".
Nathalie Duval Le Mel, membro della Prima Internazionale, militante anarchica e attivista femminista, è nata il 26
agosto 1827 a Brest[1], sulla costa occidentale. Si è messa
particolarmente in evidenza sulle barricate e nei vari comitati alla Comune di
Parigi del 1871. Con la sua amica Louise
Michel è emblema delle donne
della Comune che i versagliesi chiamavano le «petroleuses (le incendiarie)»
per la loro partecipazione coraggiosa, attiva e concreta nel combattere sulle
barricate. Dopo quel nome, che voleva renderle ridicole, è stato rivendicato
dalle femministe.
Nacque in una famiglia di modesti commercianti, i
suoi genitori, i Duvals, possedevano una caffetteria, e le hanno fatto
frequentare la scuola fino all'età di dodici anni, una cosa rara per quei tempi
per le classi popolari e soprattutto per una donna, per poi impiegarla come
operaia rilegatrice di libri. Nella stessa bottega artigiana lavorava anche
Jérôme Le Mel, otto anni più di lei, che Nathalie sposa diciottenne nel 1845 e
da cui ebbe tre figli. Nel 1849 la famiglia Le Mel si trasferisce a Quimper[2], dove aprì una libreria-legatoria. La
loro attività durò fino al 1861, quando la coppia dichiarò fallimento
(l’attività andava male a causa del problema di bere di Jérôme), così che la
famiglia Le Mel si trasferì a Parigi in cerca di nuove opportunità di lavoro.
Nella capitale Nathalie lavorò ancora come operaia rilegatrice e divenne una
attivista socialista.
Il clima sociale agitato in Europa ha visto la
creazione nel 1864 a Londra dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (A.I.T.), meglio conosciuto come il nome Prima Internazionale.
I bassi salari provocano frequenti scioperi e nel
mese di agosto 1864, i lavoratori rilegatori erano tutti in sciopero nel bel
mezzo di un conflitto molto duro; Nathalie prese parte attivamente agli
scioperi della sua categoria. In quelle occasioni, conobbe uno degli attivisti
più noti, Eugène
Varlin e come lui, nel 1865 aderì alla 1ª Internazionale. Quando un nuovo sciopero scoppiò, fece parte del comitato
dello sciopero e venne eletta delegata sindacale[3], distinguendosi per determinazione
nell'impegno sindacale e politico, per la sua determinazione e capacità
organizzativa, battendosi in particolare per la parità di salario tra uomo e
donna. Si fece notare dalla polizia del regime, che in un rapporto scrive: «É
un'esaltata che si occupa di politica; è stata notata per il suo entusiasmo, la
sua politica di assistenza, in fabbrica legge a voce alta cattivi giornali e
frequenta assiduamente i club». A
questo si deve aggiungere una forte opposizione al Secondo
Impero.
Nel 1868, stanca delle scappatelle alcoliche di suo
marito, si separa da Jérôme Le Mel, ormai alcolizzato e contrario a che la
moglie si occupi di politica. Questa nuova manifestazione di indipendenza
femminile, se non femminista, non migliorò la sua reputazione agli occhi dei
benpensanti e della polizia di Napoleone III. L’indipendenza che gli
offrì la sua rottura coniugale gli permise di proseguire la sua militanza,
fondando con Eugène
Varlin ed altri operai la cooperativa «La Ménagère (La Casalinga)», che si
occupava di alimentazione arrivando ad occupare 8.000 addetti distribuiti in
quattro stabilimenti, e la trattoria «La Marmite (La Pentola)», che
Nathalie dirigeva e dove faceva la cuoca, frequentata da operai e artigiani, vi
si spendeva poco e si parlava di politica.
Il 18
marzo 1871 Parigi si costituisce in Comune
insurrezionale. Da quella data, Nathalie Le Mel sarà molto attiva nel club delle
donne dove si fanno spesso delle riunioni per parlare di femminismo e parità di
diritti. Quelle riunioni la portarono a creare l'11
aprile, con Elisabeth
Dmitrieff (inviata in missione informativa da Karl Marx),
l'Union
des femmes pour la défense de Paris et les soins aux blessés,
un'associazione che rivendicava i diritti delle donne e si prendeva cura dei
feriti nella lotta contro l'esercito del governo di Versailles,
e di cui ne fu la direttrice.
Quando la reazione del governo borghese di Versailles
si fece più intensa e il 21
maggio l'esercito entrò a Parigi, Nathalie combatté sulle barricate di
place Pigalle, prendendosi anche cura dei feriti e, come precisò il rapporto di
polizia, «combatté alla testa di un battaglione di una cinquantina di donne innalzandovi
una bandiera
rossa». Effettivamente si mise in evidenza nella lotta con il suo coraggio,
invitando i parigini a prendere le armi e criticando la Guardia
Nazionale: "Voi siete dei vigliacchi. Se non difendere le
barricate, li difenderemo noi".
La riproduzione delle donne barricate Place Blanche |
Ha inizio così la Semaine
sanglante (la Settimana sanguinante) che si concluse il 28,
con la battaglia finale al cimitero
di Père Lachaise.
Quando tornò a casa, coperta di polvere e stanca
morta, dopo combattimenti duri, quarantotto ore senza tregua, disse, "Siamo
battuti ma non sconfitti".
Massacrati 25.000 parigini e schiacciata la Comune
rivoluzionaria, per disperazione Nathalie tentò il suicidio ingerendo una pinta
di assenzio. Arrestata il 21 giugno 1871, fu condannata il 10 settembre 1872
alla deportazione nella Nuova
Caledonia.
Poiché era malata, i suoi amici presentarono a suo
nome la domanda di grazia, ma lei rifiutò la domanda scrivendo il 7 agosto 1873
dal carcere
de La Rochelle, dov'era ancora rinchiusa, al prefetto di polizia di Parigi
la seguente lettera:
"Signor Direttore del carcere de
La Rochelle mi hanno appena comunicato che ha ricevuto una richiesta di
sospensione dell'esecuzione della mia condanna alla deportazione in una
fortezza, non avendo avuto ancora notizie sulla mia grazia, io dichiaro formalmente che non solo
non ho fatto, ma disapprovo quello che sarebbe stato fatto a mia insaputa e
tutti quelli che potrebbe essere fatto in futuro. La mia condanna è
irrevocabile. Ho l’onore di salutarvi, Nathalie Duval, sposata Le Mel".
Il 24 agosto fu imbarcata con Henri
Rochefort e Louise
Michel sulla Virginie per essere deportata nella Nuova
Caledonia.
Con "Enjolras[4]" si rifiutò di ricevere, come
donna, un regime diverso da quello degli uomini. "Noi non chiediamo né
accettiamo alcun favore, e vivremo con i nostri compagni deportati nella
fortificazione che la legge ci assegnato".
Nathalie e Louise
giunsero il 14 dicembre 1873 sulla penisola di Ducos, dove finirono per
condividere la stessa cella; è possibile che Nathalie abbia avuto una qualche
influenza intellettuale sulla sua compagna di prigionia. Come la Michel,
e diversamente dalla maggioranza dei deportati, nel 1878 solidarizzò con gli
abitanti, i Kanaki
che, colonizzati e sfruttati dai francesi, si sono rivoltati contro gli
oppressori.
Si deve attendere la legge
dell’amnistia nel 1880 affinché venisse rilasciata.
Tornò a Parigi, dove proseguì l'attività politica, la
lotta per donne, e si mantiene lavorando nella tipografia del giornale di
opposizione L'Intransigeant di Henri
Rochefort. I suoi figli non le sopravvissero e Nathalie passò gli ultimi
anni vecchissima, sola, cieca e in miseria, all'ospizio di Ivry-sur-Seine[5], dove fu accolta nel 1915 e dove morì a
94 anni nel 1921.
A questa piccola donna (era alta 1 metro e 49)
socialista, rivoluzionaria, anarchica, femminista, fiera difenditrice dei
diritti delle donne, nel 2006, il Consiglio del 3°
arrondissement di Parigi ha deliberato di intitolarle una piazza,
inaugurata l'8 marzo 2007, in occasione della Giornata internazionale dei
diritti delle donne, presso i luoghi dove ella abitò e dove sorgeva la sede
della sezione parigina della 1ª
Internazionale.
[1] Città portuale
francese situata nel dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna
[2] Capoluogo del
dipartimento di Finistère/Penn-ar-Bed in Bretagna.
[3] In realtà i sindacati erano formalmente vietati dal regime
napoleonico, ma gli operai aggiravano il divieto costituendo club o
«società operaie» che di fatto erano dei sindacati.