L’OMICIDIO
DI VICTOR NOIR
Victor Noir di Eugène Appert |
Yvan Salmon è nato il 27 luglio 1848 ad Attigny, nei Vosgi.
Si trasferì a Parigi e nel Maggio 1868, divenne redattore del Pilori, settimanale effimero che aveva
l'originalità di essere stampato in caratteri rossi e al quale contribuirono
anche Arthur
Arnould, l’operaio e poeta Alexis Bouvier, il professore di igiene e
medicina Louis Combes, Édouard
Lockroy, Eugène
Razoua e Jules
Vallès. Successivamente, con lo pseudonimo di Victor Noir lavorò come
giornalista per il giornale La
Marseillaise, diretto da Henri
Rochefort.
Il principe Pierre-Napoléon Bonaparte, figlio di Lucien, fratello di Napoleone I e, di conseguenza, cugino di Napoleone
III,
era un ardente deputato liberale e deputato corso di estrema sinistra nel 1848,
e si allontanò dalla vita politica dopo il colpo
di stato del 2 dicembre 1851 del cugino Napoleone
III.
All'inizio
dell'anno 1870, tuttavia, uscì in pubblico per rispondere con un articolo
aggressivo, pubblicato sul quotidiano L'Avenir
de la Corse, ad un attacco anti-bonapartista
apparso sul quotidiano di Bastia La
Revanche, e indicando i repubblicani dell'isola non meno come «traditori e
mendicanti», destinati ad essere massacrati e messi come «le stenine per le
porette», in poche parole, come: «trippa al sole».
Paschal Grousset e Victo Noir |
La polemica si gonfiò tra i giornali
dell'isola. Il quotidiano La
Marseillaise, sistematico oppositore del regime, guidò quindi
una campagna contro l'Impero. L'errore de La
Marseillaise fu di interferire in
un «affare corso». Pierre Bonaparte non ammise l'insulto personale contro la
sua famiglia da parte di un'oscura «manovra di Rochefort».
Il famoso e bollente giornalista ricevette quindi dal principe un provocatorio
«avviso». Rochefort,
di temperamento vivace, era da lunga data familiare ai duelli. Mandò al
principe Bonaparte i suoi due testimoni impiegati nel giornale: Jean-Baptiste
Milliere e Arthur
Arnould, che arrivarono troppo tardi nel
luogo dell'incontro.
Il dramma di rue d'Auteuil
Nel
frattempo, anche Paschal
Grousset, di Neuilly, ardente patriota corso e corrispondente parigino
di La Revanche, si risentì dell'insulto.
Per ottenere dal principe Bonaparte la ritrattazione del suo articolo offensivo
o, in alternativa, la riparazione con armi, il 10 gennaio inviò due testimoni
amichevoli, Ulric de Fonvielle e Victor Noir. Arrivarono alla casa del principe
al numero 59 di rue d'Auteuil e vennero ricevuti dal Bonaparte, mentre fuori Grousset aspettava in
carrozza il risultato dell'incontro con il collega giornalista e scrittore,
Georges Sauton.
Il principe
si contrariò. Quelli non erano i testimoni di Rochefort, per il quale sentiva un odio selvaggio. Disse
che non aveva nulla da replicare a Grousset,
ma chiese ai suoi testimoni se si consideravano solidali con le
"carogne" di Rochefort e della sua squadra. Fonvielle e
Victor Noir risposero che erano "solidali con i loro amici".
L'incontro finì male, il principe tirò fuori dalla tasca un revolver carico e
sparò sei volte ferendo a morte Victor Noir.
Fonvielle
affermò che Noir aveva ricevuto uno schiaffo mentre il principe affermò, per
iscritto, di essersi sentito minacciato dopo essere stato colpito in faccia da
Victor Noir. Secondo Bonaparte, Fonvielle aveva una rivoltella in tasca.
Avrebbe provato a usarla, ma, in fretta, non riuscì ad armarla.
Dei sei colpi
sparati dal revolver di Bonaparte, solo uno fu mortale. Fonvielle sfuggì ai
proiettili ma Victor Noir, colpito al petto, fuggì per le scale e crollò sotto
il portico. Victor non aveva compiuto ancora 22 anni e il giorno dopo si
sarebbe dovuto sposare.
Emile
Ollivier, il capo del governo, arrestò Pierre Bonaparte e, prudente, fece
organizzare il funerale di Noir a Neuilly-sur-Seine, nel vecchio cimitero di
Neuilly, in presenza di una folla enorme, e secondo i desideri della famiglia,
permettendo così possibile limitare gli eccessi, lontano dai quartieri
popolari.
Il funerale
L’omicidio di
Victor Noir provocò una forte indignazione popolare e un'accresciuta ostilità
verso il Secondo
Impero.
Nonostante le
precauzioni del capo del governo, più di centomila persone, la maggior parte in
armi e decisi a tutto alla minima provocazione, guidate dall'attivista politico Auguste
Blanqui, si mobilitarono e diedero inizio ad un'agitazione
anti-bonapartista che introdusse la caduta del Secondo
Impero.
“Quasi tutti coloro che seguivano il feretro,
pensavano di ritornarsene a casa sotto il
governo repubblicano, o di non tornarci più.
Ci si era armati di tutto ciò che poteva servire per
una lotta suprema, dal revolver al compasso. Pareva che quel giorno avremmo
dovuto gettarci alla strozza del mostro imperiale. Io m'era provvista di un
pugnale rubato a mio zio, già da parecchio tempo, sognando di Armodio, e m'ero
vestita da uomo per non impacciare gli altri, né sentirmi in soggezione.
I Blanquisti[1], molti rivoluzionari,
tutti quelli di Montmartre
erano armati; la morte passava nell'aria; si sentiva prossima la liberazione.
Da parte sua l'impero aveva chiamato a raccolta tutte
le sue forze: uguale spiegamento di forze non s'era più visto dal dicembre in
poi.
Il corteo si allungava immenso, suscitando intorno un
certo senso di spavento: in certi momenti provavamo strane impressioni: avevamo
freddo, eppure gli occhi bruciavano come di fiamma; ci immaginavamo d'essere
una forza, alla quale nulla potesse resistere: già la repubblica appariva
trionfante.
Ma durante il tragitto, il vecchio Delescluze,
che pochi mesi dopo seppe morire eroicamente, si ricordò di dicembre; e temendo
il sacrificio inutile di tante migliaia di uomini, dissuase Rochefort dal
portare il cadavere in giro per Parigi, accogliendo l'opinione di quelli che
volevano portarlo al cimitero. Chi può dire se il sacrifizio sarebbe stato
inutile? Tutti credevano che l'impero avrebbe provocato, e si tenevano pronti (Louis
Michel, La
Comune)”.
I funerali del 12 gennaio furono
frenetici. La gente che partecipò al
funerale tolse i cavalli dal carro funebre per poterlo trascinare loro stessi.
In quella folla si videro Eugene
Varlin, Louise
Michel (che da dopo il funerale indossò per sempre il lutto), Jean-Baptiste
Milliere ... Per alcuni come Gustave
Flourens, il funerale era un'occasione per accendere la miccia che avrebbe
rovesciamento l'Impero, affermando di portare il corpo a Parigi per chiamare la
folla all'insurrezione. Ma per gli attivisti dell'Internazionale,
che credevano che la rivoluzione fosse inevitabile, sarebbe stato imprudente
comprometterla per la troppa fretta. Charles
Delescluze, redattore del Réveil, invitò alla calma e Rochefort, Vallès
e Grousset
proposero di andare all'Assemblea parlamentare, dove non vennero nemmeno
ricevuti.
Il processo a Pierre Bonaparte
Quest’avvenimento, che coinvolse un
personaggio famoso, fece un gran scalpore. Napoleone
III, già divenuto impopolare, venne messo in
difficoltà da questo evento. Pierre Bonaparte fu arrestato la sera stessa.
Al processo il principe si difese
dicendo che Noir prima lo offese con epiteti e poi lo aggredì, dopo di che
Bonaparte estrasse la pistola e sparò al suo aggressore. Questa fu la versione,
ovviamente, accettata dal giudice. Come si poteva condannare un principe, un
Bonaparte per giunta, cugino dell’Imperatore?
Che sia l’inutile giornalista ad avere le colpe, tanto più che da morto non aveva come difendersi.
Pierre
Bonaparte fu prontamente assolto dall’accusa di omicidio ma condannato ad un
indennizzo dall'Alta Corte di Giustizia, l'Imperatore aveva sopportato le spese sostenute per la
comparsa dei testimoni della difesa al processo, mentre Rochefort, il giornalista e scrittore Fonvielle e Grousset
furono condannati. Victor Noir divenne un eroe nazionale. L'impero già
traballante fu oggetto di una vendetta popolare senza precedenti, gonfiata dai
catilinisti di Rochefort: "Ho avuto l’ingenuità di credere che un
Bonaparte potesse essere tutt'altro che un assassino...".
La sentenza
del processo causò un'enorme reazione popolare, che sfociò in diverse
dimostrazioni violente che aprirono la strada alla caduta del regime dell’Imperatore, avvenuta il 4
settembre 1870.
La tomba
In seguito
all'avvento della Terza
Repubblica, il corpo di Victor Noir fu spostato nel cimitero
del Père-Lachaise a Parigi. Una
statua bronzea a grandezza naturale raffigurante Victor Noir sdraiato morente,
nello stato in cui sarebbe stato trovato dopo lo sparo, fu scolpita da Jules Dalou per decorare la sua tomba.
L'opera fu
progettata in un realismo privo di qualsiasi ornamento. La bocca è aperta e le
mani guantate, i vestiti spogliati, il cappello arrotolato. La scultura
presenta una certa protuberanza nei pantaloni, comunemente detta protubérance
de son entrejambes, e ciò l'ha resa uno dei posti più frequentati del
cimitero da parte delle donne. Il mito dice che strofinando la protuberanza, le
labbra ed i piedi della statua si avrà un aumento di fertilità ed una vivace vita
sessuale.
Questa assurda leggenda induce
alcune persone a toccare per anni la statua, provocando una ossidazione della
patina e l'erosione del bronzo sul rilievo del viso, l'impatto del proiettile,
la parte virile e le scarpe, che presenta la statua dei nostri giorni.
Purtroppo è soprattutto attraverso questa tradizione, ancora in voga, che è
conosciuta la sepoltura di Victor Noir, e non per la sua storia.
Era stata anche innalzata una
protezione intorno alla statua per evitare ulteriori deterioramenti, ma fu poi
rimossa.
La tomba è stata inaugurata nel cimitero
di Père-Lachaise (92a divisione 1ª linea, K, 23)) il 15 luglio
1891.
[1] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a
favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo
in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino
in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu
anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva.
Deve il suo nome allo scrittore, politico e
leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.