PIERRE-JOSEPH
PROUDHON
“L’anarchia è una forma di governo o di
costituzione nella quale la coscienza pubblica e privata, formata dallo
sviluppo della scienza e del diritto, basta da sola a mantenere l’ordine e a
garantire tutte le libertà”.
(Pierre-Joseph Proudhon)
Pierre-Joseph Proudhon è stato
un pensatore, economista, sociologo e rivoluzionario francese. Teorico del
socialismo libertario, non statale, sostenitore del mutualismo, del federalismo
e precursore dell'anarchismo, è l'unico teorico rivoluzionario del XIX secolo
venuto dalla classe operaia, ed ritenuto da molti il “Padre dell’anarchismo”,
poiché è stato il primo ad utilizzare il termine «anarchia» per indicare il
fine della teoria politica da egli sviluppata. È nato a Besançon[1]
il 15 gennaio 1809, sotto il regno di Napoleone I, presso una famiglia di
modeste condizioni economiche.
Casa natale di Proudhon a Besançon |
Il padre era bottaio e la
madre cuoca, Catherine Simonin (1774-1847), definita da lui stesso "donna
di cuore, di testa e di giudizio" che lo contrassegnò con la sua
dedizione e il suo gusto per il lavoro. All'età di sette anni, fu messo a
lavorare come bovaro. Educato nella religione cattolica da sua madre, ricevette
una solida formazione religiosa. Nonostante le difficoltà riuscì a frequentare,
nel 1820, il College di Besancon grazie ad una borsa di studio.
Unico povero tra ricchi, le
vessazioni erano correnti, cosa che lo spinsero per la prima volta a riflettere
sulla sua miseria, il che non gli impedì di riportare numerosi premi
d'eccellenza, ma ben presto dovette abbandonare i banchi di scuola per problemi
economici. A 17 anni, per aiutare finanziariamente i suoi genitori, in seguito
al fallimento degli affari paterni, fu costretto ad abbandonare gli studi poco
prima di passare il diploma di maturità, e diventò operaio tipografo alla
tipografia Gauthier di Besançon dove divenne tipografo e poi correttore di
bozze. Gauthier stampava libri sui i padri della Chiesa, il che permise a
Proudhon di imparare l'ebraico, di perfezionarsi in greco e in latino, e di
acquisire una buona conoscenza della teologia. Corresse le bozze del libro Le
Nouveau Monde industriel et sociétaire di Charles Fourier[2]
che lo influenzò in modo duraturo.
La crisi economica del 1830 lo
costrinse a lasciare Besançon. Ha fatto un giro della Francia lavorando
successivamente a Neuchâtel (Svizzera), Parigi,
Lione, Marsiglia,
Draguignan[3],
Tolone[4].
Disoccupato più di una volta, cosciente dei suoi bisogni, sentendo la necessità
di migliorare la sua condizione, osservando la società da vicino e senza
indulgenza, diventò repubblicano.
Nel 1836, tornato a Besançon,
Proudhon con due soci fondò una piccola tipografia. Ma non riuscì a far
bilanciare i conti e lo studio fu chiuso rapidamente. Nel 1840, sotto
l'etichetta L'imprimerie de P-J Proudhon (La tipografia di P-J
Proudhon), venne pubblicata un'Ode alla libertà firmata da Un
patriota besançontino e a beneficio dei bisognosi della città.
Primi scritti
Nel 1837, fu il suo Essai
de grammaire générale (Saggio di grammatica generale), integrato
senza essere firmato agli Elementi primitivi delle lingue dell'abate
Bergier, che in seguito rinnegò, ma che attirò l'attenzione di alcuni membri
dell'Accademia di Besançon, e che per la prima volta manifestò la sua audacia
intellettuale, nonostante la brevettata mancanza di conoscenza filosofica.
Proudhon nel 1837 |
Nel 1838, l'Accademia di
Besançon mise in concorso una pensione Amélie Suard (in ricordo del marito
Accademico Jean Baptiste Antoine Suard), una borsa di studio di 1500 franchi
all'anno per tre anni, a beneficio di un giovane letterato riconosciuto come il
più degno nel dipartimento di Doubs per poter continuare i suoi studi. Proudhon
si applicò e fu scelto, nonostante la forte concorrenza, il 23 agosto 1838.
Questa borsa di studio gli permise di proseguire gli studi e di laurearsi. Fu
guidato nei suoi studi dal bibliotecario Charles Weiss. Nello stesso anno,
Proudhon si recò a Parigi.
Lì condusse una vita povera, ascetica, studiosa e scoprì le idee socialiste.
Doveva preparare dei libri per onorare l'Accademia ma questo dovere venne
rapidamente dimenticato. Formalmente promise all'Accademia solo una cosa:
lavorare per il miglioramento materiale e morale di coloro che chiamava i suoi
fratelli, i lavoratori.
Si interessò di economia
politica: cercò nelle biblioteche e nei tribunali pubblici tutte le trame che
poté raccogliere da questa scienza del futuro. Lesse Adam Smith[5],
Jean-Jacques Rousseau[6], Frédéric
Bastiat[7],
seguì i corsi di economia della facoltà di giurisprudenza e del Conservatorio
di arti e mestieri, dove insegnava Adolphe Blanquì, il fratello maggiore del
rivoluzionario Auguste
Blanquì, frequentò il Collège de France. Studiò, criticò i suoi insegnanti,
relatori e scrittori. Elaborò parti e pezzi di nuove teorie. All'inizio del
1839 pensò di scrivere un grande libro sulla questione della proprietà. Nel
febbraio del 1839, l'Accademia di Besançon sottopose al concorso il seguente
soggetto: «Dell'utilità della celebrazione della domenica, sotto i rapporti di
igiene, della morale, dei rapporti di famiglia e della città». Proudhon scrisse
una tesi, De
l’utilité de la célébration du dimanche (L'utilità della celebrazione
della domenica), che gli valse solo una menzione d'onore, una medaglia di
bronzo. La giuria la trovò troppo audace per certe divagazioni sul Vangelo ed
alcuni attacchi alla civiltà industriale. Questo testo portava i semi delle sue
idee rivoluzionarie.
Nel 1840 si trasferì a Parigi
dove entrò in contatto con i gruppi rivoluzionari francesi e dove pubblicò il
celebre scritto Qu'est-ce
que la propriété? ou Recherche sur le principe du Droit et du Gouvernement
(Cos'è
la proprietà? o Ricerca sul principio del Diritto e del Governo) in cui si
dichiarò anarchico (il primo nella storia ad usare quel termine con
accezione positiva). La sua celebre formula “La propriété est un vol (La proprietà è un furto)” lo rese
famoso ma spinse l'Accademia a ritirargli la borsa di studio a
causa delle polemiche suscitate. Questa prima memoria sulla proprietà fu
seguita da altre due che lo porteranno davanti alla corte d'assise:
Courbet ritratto di Proudhon 1865 |
“Sei un repubblicano?”
“Repubblicano [...] sì. Ma non significa nulla. Res
publica, la cosa pubblica. Chiunque si interessi alla cosa pubblica può
definirsi repubblicano. Anche i re sono repubblicani”.
“Bene! Quindi sei un democratico?”
“No”.
“Cosa? Forse un monarchico?”
“No”.
“Costituzionalista?”
“Dio non voglia!”
“Vorresti una forma di governo mista?”
“Meno che mai...”
“E allora cosa sei?”
“Un anarchico...”
“Ah, [...] capisco. Sei ironico”.
“Assolutamente no. Ti sto dando la mia seria e
ponderata professione di fede. Sebbene un fervente sostenitore dell'ordine, io
sono - nel più forte significato del termine - un anarchico”.
Le sue
considerazioni gli procurano i primi guai giudiziari, venne infatti accusato di attentato
alla proprietà privata e alla religione e di incitamento all'odio per i
governi. La giuria, dichiarandosi incompetente nel giudicare delle questioni
"scientifiche", lo assolse.
La proprietà per Proudhon è
innanzitutto la possibilità posseduta da colui che detiene un capitale di
acquistare (nel caso della schiavitù) o affittare (nel caso dell'affitto o del
salariato) degli esseri umani. La proprietà, è lo "sfruttamento
dell'uomo sull'uomo". Proudhon si pronunciò per la proprietà dei
mezzi di produzione da parte degli stessi lavoratori. Si pose così come padre dell'autogestione
o, per impiegare la sua terminologia in Les
Confessions d'un révolutionnaire (Le confessioni di un rivoluzionario),
della gestione diretta.
D'altra parte, Proudhon
sviluppò ciò che diventerà uno dei concetti fondamentali della sua sociologia,
quello delle forze collettive, irriducibili alle forze individuali.
L'organizzazione sociale che occorre, non da inventare, ma da scoprire nella
stessa società, dovrà rispettare questa pluralità degli individui come delle
collettività.
"Se dovessi rispondere
alla seguente domanda: Cos'è la schiavitù? In una sola parola rispondo: è un
assassinio, il mio pensiero dovrebbe essere compreso dall'inizio. Non avrei
bisogno di un lungo discorso per dimostrare che il potere di togliere il
pensiero, la volontà, la personalità, è un potere di vita e di morte, e che
fare un uomo schiavo, è omicidio”. Dal 1840 al 1842, ha pubblicato tre
scritti sulla proprietà. Nel primo, nel giugno 1840, pose la domanda: “Che
cos'è la proprietà?” e rispose "La proprietà è un furto”.
Per Proudhon, in un'azienda,
poiché si lavora collettivamente, i lavoratori producono più che se lavorassero
individualmente. In dieci ore un individuo non può fare lo stesso lavoro di
dieci persone in un'ora. La forza collettiva nel lavoro sociale produce molto
più della forza individuale. Cento uomini possono spostare una pietra di
diverse tonnellate che mai un singolo individuo può muoversi anche in un
centinaio di volte in più. Tuttavia, il capitalista remunera individualmente
ciascuno dei suoi lavoratori e quindi "ruba" questo eccesso di valore
prodotto collettivamente. La proprietà privata è l'appropriazione di un
individuo di questo lavoro collettivo ed è quindi un furto.
Proudhon fece una netta
distinzione tra proprietà e possesso, cioè quando possedere
qualcosa (una casa, un terreno, un mezzo di produzione) serve allo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, allora è una proprietà, ma quando la stessa cosa serve al
proprio uso, allora è possesso. Condanna, ad esempio, la proprietà di un campo
affittato a un agricoltore, ma afferma che il campo deve appartenere a chi lo
coltiva.
Rivedendo le varie teorie
presentate per stabilire il diritto di proprietà, egli le contestò una dopo
l'altra e concluse che la proprietà non può essere fondata sull'occupazione o
sul lavoro, perché è immorale, ingiusta, impossibile. Nonostante questa tesi
violenta e sorprendente, il libro non raggiunse un successo di pubblico in
generale, la vendita fu limitata.
Il libro non accontentò l'accademia di Besançon, che ne
richiese il ritiro della dedica ed esitò per un po' a ritirare la borsa di
studio Suard, così come il procedimento penale che l'economista Adolphe Blanqui
evitò in quanto aveva esaltato i meriti scientifici del libro in una relazione
all'Accademia delle scienze morali e politiche.
Fu a Besançon, nel 1841, che
pubblicò la sua seconda opera, nella forma di una lettera
a Blanquì, l'economista che aveva impedito la persecuzione del primo
libro. Nonostante un tono molto più moderato, mantenne le sue affermazioni:
continuò ad insistere sulla sua idea sulla proprietà. Lo scandalo fu grande
come per il primo libro. Blanqui intervenne con il Ministro della giustizia per
prevenire il procedimento penale.
Nel 1842 pubblicò il terzo
libro di memorie per contrastare gli attacchi di un sostenitore di Fourier[2],
intitolato «Avertissement aux propriétaires ou lettre à M. Considerant,
rédacteur de “la Phalange” sur une défense de la propriété (Avviso ai
proprietari o lettera al Sigor Considerant, direttore di "La
Phalange" per la difesa della proprietà)». Non appena fu pubblicato, il
libro fu sequestrato, e diede a Proudhon l'opportunità di presentarsi alla
Corte d'Assise di Besançon il 3 febbraio 1842. La sua esibizione, volutamente
oscura, gli valse l'assoluzione da parte di giurati che non capirono niente del
suo discorso.
L'incontro con Marx
Nel 1843, Proudhon lasciò Parigi
e si trasferì a Lione,
dove ottenne un importante lavoro in una grande ditta di trasporti fluviali
dove scoprì il grande commercio, la grande banca, le grandi compagnie. Da
questa esperienza professionale arriva l'interesse che porterà ad interessarsi
alla contabilità. A Lione conobbe
i seguaci di Cabet[8],
Saint-Simon[9], e
della socialista peruviana Flora Tristan[10].
La situazione materiale di Proudhon era più che precaria. Diventò
"rappresentante autorizzato" di un'impresa di chiatte creata a Lione da
vecchi amici di collegio.
In quel periodo Proudhon
pubblicò due opere importanti: De la création de l'ordre dans l'Humanité, ou
du Principe d'organisation politique (Della creazione dell'ordine
nell'Umanità, o Principio di organizzazione politica) nel 1843 e Contradictions
économiques o Philosophie de la misère (Contraddizioni economiche o
filosofia della miseria) nel 1846, nelle quali definì la sua dialettica,
respinse al contempo lo spiritualismo ed il materialismo e ricercò un metodo di
analisi che avrebbe permesso di capire la diversità sociale in tutti i suoi
dettagli. Rimproverò, tra l'altro, all'economia politica classica, di ignorare
che essa non è che una parte della scienza sociale, e cioè di essere possibile
solo in quanto sociologia.
La sua permanenza era
interrotta da frequenti vai e vieni tra Lione e Parigi
per le esigenze dell'azienda. A Lione,
frequentò le mutue associazioni operaie, segnate dalle rivolte
dei Canut del 1831 e 1834. Rafforzò la sua idea che il popolo non ha
bisogno né di maestri né di capi. Respinse l'ipotesi di una rivoluzione violenta.
Durante i suoi viaggi a Parigi,
Proudhon incontrò numerosi intellettuali francesi, tedeschi e russi, in
particolare Karl Grün[11],
Aleksandr Ivanovič Herzen[12],
Michail
Bakunin, e Karl Marx.
Quest'ultimo, il 5 maggio
1846, gli offrì di essere il rappresentante francese di un organismo di
propaganda internazionale che stava cercando di creare. Proudhon rispose con
riserva: “non dobbiamo, come ha fatto Lutero, creare un nuovo dogma, tutto
deve essere sempre messo in discussione […] non chiederci di essere apostoli di
una nuova religione; questa religione era la religione della logica, la
religione della ragione. Accogliamo con favore, incoraggiamo tutte le proteste;
attenuiamo tutte le esclusioni, tutti i misticismi; non guardare mai una
domanda come esausta, e quando abbiamo esaurito il nostro ultimo argomento,
ricominciamo se necessario, con eloquenza e ironia. Con queste condizioni,
entrerò con piacere nella tua associazione, altrimenti no!” E precisò:
"non dobbiamo porre l'azione rivoluzionaria come mezzo di riforma
sociale, perché questo presunto mezzo sarebbe semplicemente una chiamata alla
forza, all'arbitrio, insomma una contraddizione. [...] I proletari della
Francia hanno tanta sete di scienza e saremmo ricevuti molto malamente da loro,
se dovessimo solo presentarli per bere sangue. In breve, sarebbe, secondo me,
una cattiva politica per noi parlare come sterminatori”.
Lo scambio di lettere con Marx e
il rifiuto di Proudhon della proposta del tedesco, annunciò la rottura del loro
rapporto e fu all'origine di un odio che Marx
conserverà sino alla morte e che lo condurrà a pubblicare degli scritti
ingiusti, calunniosi, ingiuriosi e di una estrema malafede. Infatti quando,
nell'ottobre 1846, Proudhon pubblicò il Système des contradictions
économiques ou Philosophie de la misère (Sistema di contraddizioni
economiche o filosofia della miseria), Marx
contrabbattè con Misère de la philosophie (Miseria della filosofia). Due
diverse concezioni del socialismo che si scontrano duramente.
Proudhon nel 1848 |
Nel 1847, Proudhon decise di
lasciare il suo posto a Lione per trasferirsi
definitivamente a Parigi
e diventare giornalista. Dopo molte fatiche pubblicò anche il primo periodico
anarchico dal titolo «Le Peuple», che diventerà poi «Le Représentant
du peuple», sottotitolato Journal quotidien des travailleurs. Réforme
économique. Banque d’échange. Furono pubblicati due numeri il 14 ottobre e
il 15 novembre 1847. La pubblicazione divenne regolare dal 27 febbraio 1848. Ma
la
rivoluzione del 1848 sconvolse tutti i suoi progetti.
Proudhon fu sorpreso dalla
rivolta di Parigi
del 22
febbraio 1848. Per lui, la
rivoluzione del 1848 sembrò essere esplosa in anticipo di quattro o cinque
anni.
Prese parte
alla rivolta: "Quando ho visto la spontaneità della rivolta, non volevo
abbandonare gli amici ... Ero sulla barricata a trasportare pietre e ho
composto la prima proclamazione della nuova repubblica”.
Se le sue opere valsero la
stima di studiosi e professori, egli riteneva che le sue idee non avessero
incontrato favore nelle classi popolari.
Ecco perché fu così sorpreso
di vedere il suo nome circolare sulle liste dei cittadini a Parigi,
Lione,
Besançon[13] e
Lille[14],
per le elezioni in aprile dei deputati all'Assemblea costituente. Accettò di
partecipare, ma non fu eletto. Il 4 giugno 1848,
in un'elezione complementare all'Assemblea nazionale, fu eletto nella Senna,
insieme, tra gli altri, a Luigi
Napoleone Bonaparte, Victor
Hugo e Pierre Leroux[15].
L’attività di parlamentare si
scontrava con il suo pensiero antiautoritario. Egli incarnò, quasi da solo,
l'estrema sinistra della rivoluzione di febbraio. Criticò violentemente i
decreti del governo provvisorio, in particolar modo quelli relativi alla
creazione di opifici nazionali; sebbene non approvasse questa istituzione che
non risolveva la questione sociale, si oppose alla loro chiusura, a condizione
che venisse offerta un'alternativa ai lavoratori la cui sussistenza dipendesse
da essa. La maggior parte dei suoi colleghi lo guardavano con ostilità.
Le forze politiche eterogenee
che avevano abbattuto la monarchia si scontrarono sul campo delle riforme
sociali: il governo conservatore uscito dalle elezioni del 23 aprile non intese
soddisfare le richieste degli operai parigini, che insorsero il 23 giugno.
Proudhon all'Assemblea nazionale nel 1848 |
Alcune fonti evidenziano che
durante i giorni di giugno
1848 non prese parte all'insurrezione e si limitò a sistemare delle pietre
su una barricata davanti casa, lamentandosi sul suo diario che la rivoluzione
del 1848
era "senza idee".
È difficile precisare con esattezza
l'azione di Proudhon in quei giorni. La nota: "È stata una rivoluzione
senza idee" è del 24 febbraio 1848,
non di giugno. In ogni caso, non sì limitò a sistemare qualche pietra.
Riassumiamo in breve la situazione di quel periodo. La Rivoluzione di febbraio
aveva instaurato la democrazia. Erano stati eletti i rappresentanti del popolo
e il governo. Il suffragio universale aveva abolito il diritto
all'insurrezione: il risultato della rivolta si era opposto alla volontà
popolare Ecco perché l’assemblea dei parlamentari, tutti i deputati
dall’estrema destra all'estrema sinistra erano ostili agli insorti. Proudhon
era dalla loro parte. Egli non riconosceva il voto individuale come un mezzo
per esprimere una volontà collettiva. Il suffragio universale è per lui "il
modo più sicuro di mentire al popolo"[16].
Nel mese di giugno, Proudhon era stato visto in diverse
zone di Parigi
munito della sua coccarda tricolore. Probabilmente ha provato più volte a
calmare la truppa: "Quando sono andato alla Guardia Nazionale [...]
sono stato accolto, grazie al mio medaglione di rappresentante; ma quando ho
declamato il mio nome, li ho visti impallidire e tornare indietro di tre passi”[17].
Il Journal des débats del 19 agosto 1848,
trascrive un interrogatorio animato che Proudhon subì da una commissione della
Camera dei rappresentanti l’11 luglio 1848. Era accusato di aver partecipato
all’insurrezione.
Dopo la difesa degli insorti
pubblicata nei suoi articoli dell'8, 11 e 12 luglio, rischiò di essere
incarcerato. Il presidente della commissione affermò che era stato visto dal
deputato Theobald de Lacrosse[18],
con il suo medaglione di deputato della Bastiglia e, in particolare, il 26
giugno, in rue du Faubourg Saint-Antoine "ancora occupato
dall'insurrezione" vale a dire prima dell'arrivo della truppa e non nel
momento in cui "gli insorti si arresero" come affermava. Proudhon era
a disagio. Dichiarò che la testimonianza di Lacrosse non era "precisa”.
La loro rivoluzione di giugno
fu repressa nel sangue dal generale Cavaignac[19].
Il governo, confermando la sua natura anti-operaia, abolì i laboratori
nazionali, i cosiddetti Ateliers nationaux, innalzò l'orario di lavoro e
vietò il diritto di sciopero e di associazione. Durante i combattimenti vennero
uccisi tra i 3000 e i 5000 ribelli, circa 1500 vennero uccisi senza processo e
11000 condannati al carcere o alla deportazione. Il 28 giugno, il giorno dopo
la caduta dell'ultima barricata, situata in faubourg Saint-Antoine, dietro la
Bastiglia [la piazza, naturalmente N.d.R.], Proudhon scrisse: "L'insurrezione
è finita; ma non è sconfitta. Ci sono stati migliaia di arresti; [...] dobbiamo
aspettarci di vedere 20.000 cittadini gettati in prigione. [...] I vincitori
borghesi sono feroci come le tigri”.
Nel corso di giornate sanguinose,
fu il solo, all'Assemblea, a sostenere la causa degli insorti. Il suo discorso
del 2 luglio 1848,
un violentissimo discorso contro la borghesia francese, reclamò innanzitutto
clemenza ed aiuto ai lavoratori parigini. In seguito al rifiuto dei deputati,
oppose allora il proletariato alla borghesia. Proudhon affermò per primo che il
presidente del consiglio stava instaurando un ordine nuovo e stava procedendo ad
una "liquidazione" ignorando i mezzi legali. La guerra di classe
entrava per la prima volta nel sacro recinto.
Progetto di
legge sull'imposta sul reddito
Medaglia della seduta del 31 luglio 1848 dell'Assemblea nazionale |
Il 31 luglio 1848,
espose un disegno di legge che mirava a stabilire una «imposta di terzi» sui
redditi di proprietà. Si trattava di una «avviso formale indirizzato alla
proprietà per effettuare la liquidazione sociale, e allo stesso tempo di contribuire,
da parte sua, al lavoro rivoluzionario (estratto dal discorso di Proudhon)». Il terzo dei beni
mobili e immobili sarebbe stato ridistribuito equamente tra Stato e inquilini,
agricoltori o debitori. Il
suo principale avversario a questo disegno fu Adolphe
Thiers. Per Proudhon: "O la proprietà prevarrà sulla Repubblica o
la Repubblica prevarrà sulla proprietà".
Il suo discorso suscitò una
protesta generale, Proudhon venne interrotto varie volte. La sua proposta non
venne esaminata. Condannando quello che fu visto come una violazione dei
diritti di proprietà, l'Assemblea votò un ordine del giorno motivandolo nel
seguente modo: "L'Assemblea Nazionale, considerando che la proposta del
cittadino Proudhon è una violazione aberrante dei principi di moralità
pubblica; viola la proprietà; incoraggia delazioni; fa appello alle peggiori
passioni; considerando, inoltre, che l'oratore ha diffamato la rivoluzione del febbraio
1848, fingendo di renderlo complice nelle teorie che ha sviluppato, passa
all'ordine del giorno". Quell’ordine del giorno fu approvato con 691
voti contro 2 (incluso il suo). Solo il tessitore canut
lionnese, Louis Greppo[20],
votò contro.
L'esperienza parlamentare non
fece altro che incrementare la sua diffidenza verso la politica parlamentare.
In una nota del 23 marzo 1855 scrisse: "Sì, durante i giorni di giugno,
ho assistito, in Place de la Bastille, allo spettacolo delle cannonate. [...] È
vero che ero nella Bastiglia: ero spinto dalla mia simpatia per gli insorti, e
anche dal profondo dolore ispirato da questa guerra civile. [...] Mi è
sufficiente dire che il fatto tanto rimproverato, e che i falsi amici hanno
osato gettarmi in faccia, lo considero uno degli atti più onorevoli della mia
vita. Ma nell'agosto del ‘48 non potevo rispondere: la confessione delle mie
simpatie mi aveva mandato nelle carceri di Vincennes”.
Proudhon
sotto la Seconda
Repubblica
Per Proudhon, l'esperienza
della Seconda
Repubblica e l'emergere di un'oligarchia elettiva in cui i parlamentari non
sono reali rappresentanti, il consenso dei cittadini alle leggi non sono
indirettamente espressi nelle elezioni parlamentari. Più delle volte, il popolo
rimane impotente di fronte ai loro delegati, che possono solo punirli
rifiutando di rieleggerli. Il distacco tra i funzionari eletti e gli elettori
stava crescendo rapidamente. E Proudhon testimoniava: "Bisogna aver
vissuto in questo luogo, che è chiamato Assemblea nazionale, per capire come
gli uomini che ignorano completamente la situazione di un paese siano quasi
sempre quelli che lo rappresentano [Les
Confessions d’un révolutionnaire (Confessioni di un rivoluzionario),
1849] ".
Durante la Seconda
Repubblica, Proudhon sviluppò le sue attività di giornalista. Con l'aiuto
del suo amico, il giornalista repubblicano Alfred Darimon[21],
scrisse in quattro diversi giornali: Le Représentant du Peuple (febbraio
1848
- agosto 1848);
Le Peuple (settembre 1848
- giugno 1849); La Voix du Peuple (ottobre 1849 - maggio 1850); Le
Peuple de 1850 (Giugno 1850 - Ottobre 1850).
Tutti condannati e soppressi successivamente.
Proudhon si distinse per il suo stile controverso e combattivo, la sua
incessante critica alle politiche del governo. Il 28 marzo 1849, venne
condannato a tre anni di prigione e a una multa di 3.000 franchi per uno dei
suoi opuscoli pubblicati sul quotidiano Le Peuple, qualificato dal
tribunale come incitamento all'odio per il governo, di provocazione alla guerra
civile e di attacco alla Costituzione e alla proprietà[22].
Nello stesso periodo, pubblicò due dispense della Solution du
problème social (22-26 marzo), in cui affermò che la soluzione del problema
sociale è solo nell'organizzazione del mutuo e del credito gratuito. La
soluzione del problema politico è nella progressiva restrizione del governo
fino alla creazione dell'anarchia. La democrazia del suffragio universale è
solo una falsa immagine del paese. È necessario stabilire una repubblica senza
costituzione e senza limiti di libertà individuale.
Nel 1848,
in Solution du problème social (Soluzione del problema sociale) e in L’Organisation
du crédit et de la circulation (31 marzo 1848),
elaborò la teoria del credito a tasso zero che anticipò il funzionamento dei
mutui odierni. Immaginò la creazione di una banca di cambio o «banca del popolo», il cui scopo era
l'abolizione della valuta basata sull'oro e sostituita da un "biglietto di
cambio", del salario, la soppressione di ogni interesse e qualsiasi
realizzazione di profitto nell’ambito delle strutture di scambio tra individui,
credito gratuito attraverso una graduale eliminazione del tasso di interesse.
Doveva permettere di raggiungere una vera democrazia economica attraverso il
mutuo credito e gratuito che dava ai lavoratori l'opportunità di possedere il
capitale di cui avevano bisogno per liberarsi dai proprietari di casa.
Nel gennaio 1849, presentò davanti a un notaio a Parigi,
lo statuto di una Banque du Peuple. Un'istituzione nuova, diversa dalle banche capitalistiche, creata e gestita dagli stessi
lavoratori, che avrà la funzione di creare una nuova organizzazione sociale
capace di fare a meno dello Stato e il cui scopo era
di instaurare il credito gratuito affinché i proletari giungessero alla loro
indipendenza rispetto ai proprietari:
“...ciascuno farà quanto gli sarà possibile e solo
questo. Prenderà direttamente parte alla formulazione delle leggi e al governo,
così come parteciperà alla produzione e alla circolazione monetaria. Ogni
cittadino sarà sovrano e avrà pieni poteri; regnerà e governerà e l'anarchia
diventerà anarchia positiva”.
Per soddisfare i requisiti della legislazione in
vigore, la Banca doveva disporre di un capitale monetario di 5 milioni, diviso
in un milione di azioni di 5 franchi. I buoni erano di 50 centesimi. In sei settimane,
il numero di adesioni, il cui ammontare della sottoscrizione doveva essere
distribuito su 10 mesi, ammontava a circa 20.000 persone che rappresentavano,
secondo Proudhon, «una popolazione di almeno 60.000 persone». I sottoscrittori
erano principalmente artigiani, che affrontavano la crisi valutaria, trovando
lì un'alternativa agli usurai[23]. L'articolo 10 della Banca
affermava che era definitivamente stabilito solo quando venivano sottoscritte
10.000 azioni, ossia 50.000 franchi. Era un obbligo legale, Proudhon aveva
sempre considerato che la Banca popolare non avesse bisogno di un capitale
proprio. In effetti, Proudhon fece anche affidamento sui profitti del
quotidiano Le Peuple per lanciare la sua banca. Ma il giornale venne
colpito una volta dopo l'altra di 20.000 franchi di multe.
Due mesi dopo il suo lancio, nell'aprile del 1849, la
Banca raccolse solo 18.000 franchi con 3.600 azioni, principalmente erano
piccoli investitori. Nonostante questo successo popolare, dato che il
patrimonio del quotidiano Le Peuple si era trasformato in una passività,
è stato un fallimento. Si noti che per raccogliere in due mesi una tale somma
può essere considerata come un successo. Proudhon non aveva la radio, la
televisione o Internet ma solo i supporti di stampa per lanciare l'abbonamento.
Il 28 marzo 1849.
La prigione porrà fine
all'esperimento. Quando Luigi
Bonaparte (il futuro Napoleone
III) fu eletto
presidente della Repubblica, nel dicembre del 1848,
Proudhon si scatenò. I suoi articoli furono così violenti ed insultanti che, il
28 marzo 1849 Proudhon fu condannato al carcere (3 anni) e 3.000 franchi multa
per: «incitamento all'odio e al disprezzo del governo della Repubblica; attacco
alla Costituzione; attacco contro il diritto e l'autorità che il Presidente
della Repubblica ottiene della Costituzione (carica principale) e eccitazione
all'odio e al disprezzo dei cittadini l'uno contro l'altro», in poche parole
per «attività sovversiva». Proudhon venne imprigionato il 5 giugno presso il
carcere di Sainte-Pelagie. Questi suoi articoli furono poi riprodotti in Mélanges,
articles de journaux 1848-1852 par P.-J. Proudhon nel 1868.
Alcuni dipendenti della banca
(in particolare San-Simoniani[24])
approfittarono dell'occasione per provare a distorcere il progetto. Il 16
aprile, vennero apposti i sigilli agli uffici della banca.
In carcere continuò a dirigere
il giornale Le Peuple (bandito il 1° novembre 1848
con decreto a seguito di un'occupazione militare e il saccheggio dei suoi
uffici il 13 giugno 1849) poi La Voix du Peuple (1 ottobre 1849 cui fu
ritirato il permesso di stampa il 14 maggio 1850, il che fece in modo che
nessuna tipografia volle rischiare di prendersi in mano quella patata
bollente). A questi giornali fece seguito il Représentant du Peuple (27
febbraio 1848,
vietato con decreto il 21 agosto 1848).
I suoi articoli gli valsero un trasferimento nella cittadella di Doullens dal
20 Aprile al 27 Maggio 1850. Inoltre pubblicò tre libri che riassumono le sue
opinioni sugli eventi di quel periodo e le sue teorie rivoluzionarie: Idées
révolutionnaires (1849), Confessions
d’un révolutionnaire, pour servir à l’histoire de la révolution de Février
(Confessioni di un rivoluzionario, per servire la storia della rivoluzione di
febbraio) (1849) e Idée
générale de la Révolution au xixe siècle (1851), opere nelle
quali sviluppò le sue posizioni antistatali ed anticomuniste, contro ogni
«governo dell'uomo per l'uomo», e dove scrisse, tra le altre cose, la frase «L'anarchia
è ordine senza potere». Proudhon non lascerà il carcere fino al 4 giugno,
1852.
Il 31 dicembre, 1849, sempre
presso il carcere di Sainte-Pelagie,
Proudhon sposò Eufrasia Piegeard un’operaia lavoratrice di pizzo con la quale
ebbe quattro figlie. Contrariamente a quanto è stato scritto a volte[25], a Proudhon è stato concesso il
diritto di uscita per sposarsi nel municipio del 5°
arrondissement. Il matrimonio fu puramente civile con il dispiacere di sua
moglie che era una credente e del suo suocero monarchico. I suoi figli non
furono mai battezzati.
Proudhon e il Secondo
Impero
Il 2
dicembre 1851 Luigi
Napoleone, poi Napoleone
III, organizzò un colpo
di stato ed emanò un decreto che proclamò lo scioglimento dell’Assemblea
Nazionale, il ripristino del suffragio universale maschile, la convocazione del
popolo francese alle elezioni e alla preparazione e di una nuova costituzione
per avere succedeva a quella della seconda repubblica e che durò meno di
quattro anni.
Il giorno successivo,
Proudhon, ancora imprigionato a Sainte-Pelagie,
chiese di usare l’autorizzazione di uscire di prigione per far pubblicare il
suo ultimo libro. Sorprendentemente, gli venne concessa, mentre allo stesso
tempo veniva organizzata una retata contro tutti i leader dell'opposizione.
Tutto lasciava pensare che Maupas, il nuovo prefetto della polizia, nominato un
mese prima del colpo
di stato, si aspettasse un'opposizione più forte da parte del popolo di Parigi.
Sarebbe stato facile per lui giustificare la repressione invocando una
manipolazione della folla da parte dell'anarchico Proudhon, il «terrore umano»,
il deputato che aveva osato sostenere gli insorti di giugno. Al mattino,
Proudhon era deciso a combattere. Il pittore e scultore Antoine Etex, nelle sue
Memorie di un artista scrisse: "L'ho avvertito che potrevamo
essere uccisi. Lui rispose: io appartengo alla rivoluzione”. Andò a parlare
con Victor
Hugo mentre si trovava in una riunione per costituire un «Comitato di
resistenza» e lui gli diede il consiglio di non causare insurrezioni: "Crei
delle illusioni. Il popolo ne verrà coinvolto. Bonaparte
prevarrà. Questa stupidità, la restituzione del suffragio universale, cattura
gli sciocchi. Bonaparte
è considerato un socialista. [...] Ha dalla sua parte la forza, i canoni, gli
errori del popolo e la follia dell'Assemblea nazionale. I pochi uomini di
sinistra, di cui tu fai parte, non vivranno alla fine del colpo di stato. Tu
sei onesto, e lui ha questo vantaggio su di te, dato che è un furfante. Hai
degli scrupoli e lui ha quest’altro vantaggio su di te, dato che non ne ha.
Smettila di resistere, credimi. La situazione è senza risorse. Dobbiamo
aspettare; ma, in questo momento, la lotta sarebbe pazzesca". Alla
sera ritornò in prigione, senza prendere parte direttamente alla resistenza.
Scontata la pena, trova enormi
difficoltà per continuare la sua attività di scrittore. Proudhon pubblicò La
Révolution sociale démontrée par le coup d’État in cui cercò di svelare
il gioco oscuro che si giocava all'Eliseo.
Si sentì presto preso dagli
eventi di ogni giorno, che l'orleanismo e il gesuitismo erano "nella
maggioranza dell'Eliseo". Poi nei suoi scritti si scatenò contro il
futuro imperatore:
"Un infame avventuriero, con un'illusione popolare per presiedere i
destini della Repubblica, e approfitta delle nostre discordie civili. Osa,
coltello alla gola, chiederci la tirannia. Parigi
in questo momento
sembra una donna legata, imbavagliata e violentata da un ladro (4 dicembre 1851)».
Pierre-Joseph Prodhon e i suoi figli (disegno di Gustave-Courbet - 1853) |
Essendo diventato quasi esclusivamente storico e
teorico, sembrava determinato a rinunciare all'azione, a dedicarsi dei lavori
sulla scienza e sulla filosofia. Pubblicò un piccolo opuscolo sulla Philosophie
du progrès, la cui vendita non fu consentita in Francia. Seguirono numerosi
e diversi progetti, molti dei quali non andarono a buon fine: un corso di
economia politica, una biografia generale,
una cronologia generale, un progetto per un'esposizione perpetua al Palais de l'Industrie
(1855). Nel 1857, pubblicò un Manuel du Spéculateur à la Bourse (Manuale
dello speculatore in borsa), una vera critica al vetriolo sulla Borsa che
decollava in quel momento.
Anticlericale, nel 1858,
scrisse De la justice dans la Révolution et dans l’Église (Della
giustizia nella Rivoluzione e nella Chiesa), una vera summa contro la Chiesa
del suo tempo, un’opera fondamentale nella quale egli riassume l'insieme delle
sue prime ricerche attraverso una lotta generale contro la religione e, più
generalmente, contro ogni misticismo, "adorazione dell'uomo da parte
dell'uomo", sostenendo l'abolizione di tutte le forme di pensiero e di
organizzazione ecclesiali a favore di forme egualitarie, anti-gerarchiche, che
potrebbe essere considerata la sua opera principale, un'enorme lavoro di 1600
pagine in cui volle dare alla rivoluzione la sua filosofia e la sua moralità. È
un'accusa implacabile contro la religione cristiana, alla quale si oppone la
religione del lavoro. Attaccò la centralizzazione in tutte le sue forme (per
questo non mancherà di indirizzare i suoi discepoli contro Marx,
federalisti contro i centralisti). Non appena quest’opera fu pubblicata,
Proudhon venne processato dinanzi alla Corte d'assise della Senna per «offesa
alla moralità». Difeso dall'avvocato Gustave
Chaudey venne condannato, ancora una volta, a tre anni di carcere e 4.000 franchi
di multa.
Per sfuggire alle persecuzioni
Proudhon decise di andare in esilio a Bruxelles nel luglio 1858. Rifiutò
l'amnistia del 1859 proprio come Victor
Hugo e allo storico e politico francese Louis
Blanc. Amnistiato nel dicembre 1860
lasciò il Belgio nel settembre 1862. Ritornò a Parigi,
dove affrontò i temi nazionalistici e quelli dello Stato (già nel 1848 si
dichiarò in favore dell’abolizione delle frontiere nazionali).
Nel 1860, il governo del
cantone svizzero del Vaud lanciò un concorso sulla tassazione. Su richiesta del
Consigliere di Stato Louis-Henri Delarageaz, Proudhon partecipò e vinse un
primo premio di 1.000 franchi. Questo lavoro venne pubblicato postuma nel 1866
con il titolo Théorie de l'impôt (Teoria della tassazione).
Nel 1861 pubblicò un grande
libro su La
Guerre et la Paix, recherches sur le principe et la constitution du droit des
gens (La Guerra e la Pace, la ricerca sul principio e la costituzione
della legge delle nazioni), dove egli giustificava il diritto alla forza come
un diritto primario dell'umanità, considerava la guerra come una conseguenza
mali economici.
Nel 1863, in «Les
Démocrates assermentés et les réfractaires (I Democratici giurati e i
refrattari)», pose le basi per il rifiuto di ogni partecipazione alle elezioni,
queste “vengono truccate, fuorviate dal potere, deviate dal sistema
capitalista, manipolate da coloro che fanno e disfano le schede elettorali”.
Sempre nel 1863, in «Du
Principe fédératif et de la nécessité de reconstituer le Parti de la Révolution
(Dal principio federativo e la necessità di ricostituire il partito della
rivoluzione)» e nel 1865 in «De
la Capacité politique des classes ouvrières
(Della
Capacità politica delle classi lavoratrici)», si evidenziò come uno dei
primi teorici del federalismo, sentito non solo come una libera associazione ma
come punto di congiunzione tra industria e campagna, tra l'operaio e il
contadino; nelle due opere affermò inoltre che il federalismo potrebbe essere
la “religione civile dell'umanità” per i prossimi secoli. L’idea di
federalismo si oppone allo stesso tempo ai regimi esistenti ed alle posizioni
della sinistra che combatte allora per l'unificazione dell'Italia o la
ricostruzione di uno Stato polacco.
La malattia gli impedirà di
sviluppare totalmente le sue concezioni. È tuttavia attingendo da La
Guerre et la Paix (La Guerra e la Pace) e da Du
Principe Fédératif (Dal Principio Federativo) che i teorici del
movimento anarchico che succederanno a Proudhon elaboreranno una teoria
federalista libertaria.
L'ultimo anno della sua vita
sarà consacrata alla sua De
la Capacité politique des classes ouvrières
(Della
Capacità politica delle classi lavoratrici) che diventerà il catechismo del
movimento operaio francese. Severa replica ad un gruppo di proudhoniani
moderati che desideravano presentare delle candidature operaie indipendenti
alle elezioni, Proudhon ne precocizza il boicottaggio e predica una partica di
separazione assoluta.
Padre dell'anarchismo,
dell'autogestione, della dialettica moderna, del federalismo integrale, della
sociologia, Proudhon è innegabilmente il pensatore francese più importante del XIX secolo.
Ma, instancabile agitatore di
idee, negatore di ogni dogmatismo, di ogni a priori, il suo nome emana un odore di zolfo per le
narici dei benpensanti di ogni genere che fanno di tutto affinché la sua opera
rimanga sconosciuta.
Il pensiero
Per Proudhon la giustizia è naturalmente
intrinseca nella coscienza e nella storia umana: “giacché, se la giustizia
non è innata all’umanità, se le è superiore, esterna e straniera, ne risulta
che la società umana non ha leggi proprie, che il soggetto collettivo non ha
costume; che lo stato sociale è uno stato contro natura, la civilizzazione è
una depravazione”.
Sul piano politico Proudhon critica l’accentramento
statale (da qui prende forma il concetto di federalismo), auspicando
l’abolizione dello Stato e di ogni forma di dominio, così
da promuovere quell’assoluto egualitarismo di cui egli si fa assertore: per
Proudhon appropriarsi dei frutti di un valore che non è stato prodotto con il
proprio lavoro è un furto. Per l’anarchico francese il possesso di un bene è
legittimo, non lo è invece la proprietà (“La
proprietà è un furto!”). Egli individua proprio nella cristallizzazione
della proprietà, tramandata di padre in figlio senza alcun “merito”, la causa
principale degli squilibri sociali.
Pur essendo un socialista, egli è critico con il
socialismo, che sacrifica l’individualità in nome
dell’ideologia politica (il suo pensiero è definibile come "individualismo sociale"). Di qui il suo vagheggiamento
di una società mutualistica in cui l’uguaglianza e la libertà individuale siano realizzate senza alcuna
collettivizzazione. In questo senso va interpretato il progetto della Banca del
popolo (1949) che avrebbe dovuto favorire, mediante l'utilizzo di
“buoni di lavoro”, lo scambio fra i lavoratori con credito a basso tasso
d’interesse. L’idea fu quella di favorire lo sviluppo di una rete associativa
di lavoratori liberi e tra loro federati, che eliminasse la figura parassitaria
del finanziere (che guadagna denaro prestando altro denaro), in modo che tutti
potessero avere a disposizione i capitali necessari a realizzare una società di
piccoli imprenditori, liberi e né sfruttatori né sfruttati.
La dialettica proudhoniana si
contrappone alla dialettica hegeliana. Per Proudhon tesi e antitesi non si
risolvono dialetticamente nella sintesi, in quanto le opposizioni reali (le
contra-dictio filosofiche), raggiungono la conciliazione universale attraverso
l'universale opposizione.
Proudhon è un autore ambiguo
su molti argomenti e si faceva molto trasportare dal clima degli avvenimenti.
Spesso, quando gli si faceva notare l'assurdità di alcune sue affermazioni,
provvedeva a spiegarsi meglio e talvolta accusava i suoi interlocutori di non
aver capito il senso delle sue considerazioni. Buona parte delle sue opere sono
costituite infatti da articoli di giornali e riviste e lettere, da cui si
possono attingere, come per qualsiasi autore di aforismi, detti, sentenze ecc,
delle più varie. Ha riveduto infatti spesso molte delle sue affermazioni
successivamente nei suoi lavori più maturi.
Era un autore soprattutto
autodidatta, disfarsi dei luoghi comuni dell'epoca non era certamente facile.
Morendo "giovane", cioè nel pieno delle sue capacità intellettuali
ancora probabilmente da dispiegare e volendo occuparsi di tutto lo scibile,
ecc. si possono isolare qua e là frasi dai contenuti ambigui. Due delle
critiche più pesanti rivolte a Proudhon sono la misoginia e l'antisemitismo.
Queste critiche non sono prive di fondamento, tuttavia bisogna sottolineare che
i suoi scritti non si occupano a fondo di dimostrare l'inferiorità mentale
della donna e la necessità di eliminare gli ebrei dalla finanza e dalla faccia
della terra. Si tratta di considerazioni proudhoniane estrapolate dagli storici
da lettere, articoli, ecc.
Riguardo alla questione
femminile e sessuale Proudhon si dichiara favorevole alla subordinazione della
donna all'uomo (relegata cioè al ruolo di moglie e madre nell'ambito familiare)
e contrario a determinate relazioni sessuali che bolla come perversioni. La
misoginia di Proudhon è esplicitata in una sua lettera spedita in risposta alla
femminista Jenny Héricourt[26],
che lo aveva attaccato personalmente nell'articolo Il signor Proudhon e la
questione delle donne (1856). La risposta di Proudhon sarà diffusa da
qualche giornale francese ma non sarà mai pubblicata in nessuna opera, se non
postuma in qualche bibliografia.
Joseph Déjacque[27]
lo accuserà nella lettera De l'être-humain mâle et femelle di incoerenza
rispetto alle sue professate idee anarchiche, definendolo liberale e non libertario.
Bisogna considerare che
l'epoca in cui visse era molto misogina in generale, anche se meno negli
ambienti socialisti, da buon intellettuale organico del contadino ed
artigianale quale egli era, vedeva nella donna un essere da proteggere in
generale, dalla violenza del mondo sociale urbano (sfruttamento nei lavori
pesanti, prostituzione). Alcuni storici ritengono che il suo atteggiamento
verso la donna sia da considerare paternalistico piuttosto che misogino.
L'antisemitismo era uno
stereotipo radicato nella società europea da secoli, tuttavia Proudhon non
concepiva gli ebrei come una razza a sé stante (antiumana, deicida, ecc.), come
gli antisemiti più viscerali del XIX secolo, quanto disprezzava invece la sua élite
plutocratica sostenitrice dei valori filosistemici, il loro quasi monopolio del
mondo finanziario, sebbene Hannah Arendt[28]
abbia sostenuto che tale potere esistesse nel XIX secolo ma fosse anche proprio allora
in pieno declino, in quanto questa funzione era sempre più espletata (secondo
la Arendt) da figure di banchieri nazionali e dallo stesso Stato.
L'antisemitismo di Proudhon è
visibile in alcuni scritti del 1847, estratti dal suo diario personale
(pubblicati dopo la sua morte), che fanno riferimento ad un incontro, una sera
al bar, tra Proudhon e alcuni antisemiti tedeschi. L'anarchico francese cita il
giudaismo anche in La stampa belga e l'Unità italiana, un articolo
dell'ottobre 1862 tratto da La fédération et l'Unité en Italie:
“Il sistema unitario, o delle grandi zone, ha come
scopo di spartire l'Europa, e in seguito la maggior parte del globo, tra cinque
o sei vasti focolai, costituiti essi stessi sul principio della subordinazione
delle province e comuni, di conseguenza sull'assorbimento delle province e
comuni, conseguentemente sull'assorbimento di ogni libertà come di ogni
nazionalità. È una nuova specie di feudalesimo imperialista e comunitario, che
giunge sino alla proprietà, all'industria, di cui la bancocrazia
giudaico-sansimoniana, più della Chiesa, sarà l'anima, e l'Opinion nationale il
principale organo”.
Egli evidentemente ce l'ha con
il capitalismo finanziario, anche se non evita però di usare lo stereotipo
dell'ebreo usuraio, a quell'epoca identificabile con dei grandi gruppi di
banchieri internazionali, i Rothschild[29]cerca,
inevitabilmente.
L’anarchismo
proudhoniano
Con anarchismo proudhoniano si
intende definire il pensiero del filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon,
fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo, da molti studiosi
inserito impropriamente nell’ambito di quello che Marx
definì socialismo utopistico (Saint-Simon[9], Charles Fourier[2], Blanc
e Robert Owen[30]).
L’anarchismo proudhoniano educa i
seguaci ad una società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che
pone al centro i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati.
Per questi motivi Proudhon
maturò il progetto della "Banca del popolo", che avrebbe dovuto
favorire lo scambio mutualistico fra i lavoratori, basato su “buoni di lavoro”,
e fornire credito a basso tasso d’interesse. L’idea era quella di favorire lo
sviluppo di una rete associativa di lavoratori liberi e tra loro federati, che
eliminasse la figura parassitaria del finanziere (che guadagna denaro prestando
altro denaro), in modo che tutti potessero avere a disposizione i capitali
necessari a realizzarsi (il progetto però fallì dopo che Proudhon fu arrestato
da Luigi
Napoleone che temeva le sue idee “troppo libertarie e egualitarie").
Per il pensiero proudhoniano
l’individuo è il punto di partenza e la meta finale, in quanto è nella società
che esso deve trovare una funzione e realizzarla ("individualismo
sociale"). L’individuo può realizzarsi solo all’interno di "libere
associazioni" che si sostituiscono all’idea di governo per dar spazio
a quella del libero contratto. È proprio il libero contratto alla base dei due
elementi caratterizzanti l’anarchismo proudhoniano: il mutualismo e il
federalismo (argomenti meglio trattati nei successivi paragrafi).
Il socialismo proudhoniano è
quindi intriso di una forte matrice individualistica che lo contrappone
nettamente al comunismo. La differenza sostanziale tra i due pensieri è
essenzialmente nel concetto di proprietà e possesso: per i “proudhoniani” la
proprietà è illegittima, ma non il possesso (ritenuto un fatto naturale); il
comunismo è invece favorevole alla collettivizzazione e quindi contrario sia
alla proprietà privata che al possesso dei mezzi di produzione.
Tutti questi elementi
dell’anarchismo proudhoniano sono realizzabili esclusivamente con la
rivoluzione, ritenuta da Proudhon un fatto inevitabile e naturale, il cui fine
della medesima dovesse essere quella di abolire il governo e lo stato, ovvero
il dominio di un uomo su un'altro uomo (questo pensiero influenzò non poco il
successivo pensiero di Pëtr Kropotkin[31]
sulla società come parte integrante del mondo della natura).
Riassumendo:
Gli elementi basilari
dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il
controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non
del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli
insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc.
Proudhon ha avuto un'influenza
diretta e decisiva sul movimento operaio francese. Ricordiamoci che il
movimento libertario non appare, come tale, fino a circa quindici anni dalla
sua morte. Fu uno dei precursori e la sua idea si rafforzò quando diventò amico
intimo di Bakunin,
a Parigi
nel 1840. Fu l'autore socialista rivoluzionario più tradotto in Russia nel
diciannovesimo secolo al punto, per esempio, che Tolstoj[32]
intitolò il suo romanzo Guerra e Pace /1865) come tributo all’opera
proudhoniana La Guerre et la Paix, recherches sur le principe et la
constitution du droit des gens, del 1861, ed è citato da Dostoevskij in I
Fratelli Karamazov. Fece parte delle letture giovanili di Kropotkin[31]. E
durante il processo agli anarchici di Lione nel
1883, venne riconosciuto come "padre dell'anarchia". Infine Emile
Pouget[33],
figura eminente del sindacalismo rivoluzionario della C.G.T. tra il 1901 e il
1908, affermò esplicitamente Proudhon nel suo L’Action directe (1910).
Autore di Philosophie de la misère, contro il quale Karl Marx
ha scritto il libro Misère de la philosophie, ha svolto un ruolo
importante nella costruzione ideologica di coloro che saranno gli
organizzatori, i teorici e i propagandisti dell'anarchismo all'inizio del
ventesimo secolo.
È nell'anarchismo proudhoniano
che il mutualismo diventa elemento cardine del pensiero libertario e
egualitario, trasponendo poi il mutualismo economico in campo politico si viene
a realizzare il federalismo.
Nell'opera del 1864, La
capacità politica delle classi operaie, Pierre Joseph Proudhon spiega
approfonditamente il concetto mutualistico:
“Il sistema del Lussemburgo - lo stesso in sostanza
di quello di Cabetcerca, di Owencerca, di Campanellacerca,
delle sette cristiane, di Platonecerca, ecc. - sistema comunista,
dittatoriale, autoritario parte dal principio che l'individuo è essenzialmente
subordinato alla collettività... e allo Stato... egli deve in tutto obbedienza
e sottomissione. In forza di questo principio fondamentale della sovranità
collettiva e della subordinazione individuale... tutto va allo Stato per essere
poi ripartito e distribuito a ciascun cittadino membro della grande famiglia,
in base alle sue attitudini e ai suoi bisogni, in nome della comunità o dello
Stato. Abbiamo visto precedentemente come la scuola del Lussemburgo concepisse
i rapporti dell'uomo con la società, del cittadino con lo Stato: secondo essa,
si tratta di rapporti di subordinazione, e ne deriva una organizzazione
autoritaria e comunista. A questa concezione statale viene ad opporsi quella
dei partigiani della libertà individuale, secondo i quali la società deve
essere considerata non come una gerarchia di funzioni e di facoltà, ma come un
sistema di equilibri tra forme libere, in cui ognuno ha la garanzia di
conseguire i medesimi diritti purché sottostia agli stessi doveri, di ottenere
gli stessi vantaggi in compenso dei medesimi servizi; sistema questo
essenzialmente egualitario e liberale. [...] Da queste premesse, nettamente
contrarie a quelle del Lussemburgo, essi deducono una organizzazione basata
sull'applicazione larghissima del principio mutualista. Servizio per servizio -
affermano - prodotto per prodotto, prestito per prestito, credito per credito,
ecc.: tale è la legge. In questo ordinamento il lavoratore non è un servo dello
Stato, inghiottito dall'oceano comunista; è invece l'uomo libero, realmente
sovrano, che agisce sotto la sua responsabilità personale, e di sua iniziativa,
con la certezza di ricavare dal suo lavoro un compenso adeguato e di trovare
presso i concittadini, per tutto il suo consumo, la lealtà e le garanzie più
complete”.
“FEDERAZIONE dal latino foedus, genitivo foederis,
vale a dire fatto, contratto, trattato, convenzione, alleanza ecc., è una
convenzione in virtù della quale uno o più capi di famiglia, uno o più comuni,
uno o più gruppi di comuni e Stati si obbligano reciprocamente e su un piede
d'uguaglianza gli uni verso gli altri; per uno o più scopi particolari, che
diventano da quel momento particolare ed esclusiva incombenza dei delegati
della Federazione”. (P. J. Proudhon - "Du
Principe fédératif et de la nécessité de reconstituer le Parti de la Révolution",
1863).
Proudhon (caricatura). |
Il federalismo proudhoniano è
tendente a scardinare i due principi su cui si impernia il potere autoritario e
gerarchico dello Stato: accentramento politico e unificazione del territorio.
Il pensiero libertario e federativo di Proudhon affascinò e condizionò il
pensiero di uomini profondamente diversi tra loro, da Pëtr Kropotkin[31] a Michail
Bakunin per finire a Lev Tolstoj[32] (il pensiero proudhoniano e tolstojano
si differenziano profondamente riguardo al rapporto uomo-Dio: Proudhon fu
avverso a qualsiasi idea divina, mentre Tolstoj[32], pur nella sua visione
antidogmatica e anticlericale, diede vita a quella corrente molto particolare
dell’anarchismo definita come "anarchismo cristiano").
In sostanza il federalismo è
la strutturazione orizzontale della società in cui il "Potere" è
esercitato dal basso verso l'alto. L'unità fondamentale di tale struttura sono
i comuni (o l'associazione) legati gli uni agli altri mediante patti associativi
in cui vige il principio di reciprocità e uguaglianza.
Proudhon analizza il governo non attraverso l’origine
del potere e nemmeno attraverso la forma e l’organizzazione che esso assume,
bensì egli punta la sua attenzione e la critica verso l’idea stessa del governo
e nei confronti del "principio di autorità" necessario affinché esso
persista nella sua azione, per quanto questo venga del tutto o in parte tenuto
sotto silenzio dalle tradizioni politiche e giuridiche. Proudhon nei suoi studi
evidenzia come i concetti di legge, democrazia, Stato ecc., sono stati
costruiti e come emersero, per lo più in maniera autoritaria, nel corso della
storia.
Proudhon fotografato da Nadar |
La critica proudhoniana alla proprietà privata si
esplica a partire dall’appropriazione da parte del proprietario del surplus
collettivo, ovvero la differenza tra la produttività del lavoro collettivo e la
sommatoria delle forze individuali impegnate nel lavoro. La proprietà privata
non trova alcuna giustificazione in alcuna teoria: non in quella secondo cui
sarebbe legittima la proprietà su cui ciò la collettività non ha preso ancora
possesso e non quella secondo cui sarebbe il lavoro a legittimarla (come
giustificare altrimenti l’appropriazione del lavoro altrui da parte del
proprietario? Come giustificare l’affitto? E il possesso di un bene pur senza
usufruirne?).
La proprietà è per sua natura contraddittoria:
“La
proprietà è il diritto di occupazione; e nel tempo stesso il diritto di
esclusione. La proprietà è il premio del lavoro; e la negazione del lavoro. La
proprietà è il prodotto spontaneo della società; e la dissoluzione della
società. La proprietà è un’istituzione di giustizia; e la proprietà è un
furto” (da Sistema delle contraddizioni economiche, ed.
Anarchismo, Catania, 1975).
La proprietà privata necessita quindi dello Stato e
delle sue istituzioni legislative, giudiziarie e poliziesche per legittimare
l'uso e l'abuso di un bene, lo sfruttamento del lavoro altrui, l'imposizione di una forza dispostica legata a questa
proprietà ecc.
Tutte queste critiche non
fanno però di Proudhon un comunista o un collettivista, al contrario egli pensa
che la collettivizzazione non faccia sparire l'ingiustizia alla base di questo
concetto, per questo auspica il possesso (usufrutto) dei beni e la
riorganizzazione dell’economia, in modo che i lavoratori possano diventare
proprietari dei mezzi di produzione e possano così autogestire il processo
produttivo, che si costituirebbe come una pluralità di centri, gruppi o
produttori in equilibrio vicendevolmente.
Tomba al cimitero di Montparnasse 2a divisione |
Secondo Proudhon lo Stato è la
condizione prima per il mantenimento delle disuguaglianze sociali, così come
anche le disuguaglianze sociali sono la condizione imprescindibile per
l’esistenza dello stesso Stato. Per questi motivi esso, per farsi accettare dal
popolo non può che fondarsi su una serie di astrazioni a carattere
mistico-religisoso. Proudhon pensa quindi che lo Stato non possa essere
riformato ma debba essere necessariamente abbattuto:
“Al di sopra di questo sistema di governo, del tutto
misterioso, aleggia un sistema religioso, del quale ogni cosa, il dogma, il
rito, lo scopo, sulla terra e in cielo,rimangono altrettanto misteriosi
[…]dovrà lo Stato continuare a esistere una volta risolto il problema del
lavoro e del capitale? Noi rispondiamo di no. Sosteniamo che, una volta
identificati il capitale e il lavoro, la società sussiste da sola e non ha più
bisogno del governo. Noi siamo, di conseguenza, e l’abbiamo proclamato più di
una volta, anarchici” (da Les
confessions d’un révolutionnaire).
La critica al comunismo si
sviluppa su due piani: da un lato è un’illusione ideologica pensare di poter
eliminare la proprietà privata e dall’altro Proudhon intende evidenziare la
natura proprietaria dei comunisti che intendono diventare padroni (servendosi
dello Stato) di ciò che prima era privato, nascondendo questa volontà dispotica
dietro l’ideologia collettivista.
Inizialmente, nella seconda
metà dell’ottocento, il pensiero proudhoniano fu fortemente osteggiato dal
marxismo. In particolare fu la Prima Internazionale ad esser lacerata, fin dall’inizio, da forti dissensi
interni tra i seguaci di Proudhon e quelli di Marx.
In quel periodo, nel nascente
movimento operaio, primeggiava il pensiero di Proudhon: in Francia il movimento
subì a lungo le impostazioni anarchiche del filosofo francese, mentre il
marxismo stava in parte relegato ai margini;
in Italia il pensiero di
Proudhon trovò terreno fertile prima, durante e dopo i moti risorgimentali. Non
a caso le forti influenze proudhoniane si ritrovano nel pensiero di quello che
fu il primo anarchico italiano: Carlo Pisacane[34];
in Spagna la dottrina proudhoniana si diffuse grazie a Piy Margail che tradusse
numerose opere, diventando egli stesso un assertore del federalismo.
Attualmente tra le
innumerevoli correnti e tendenze dell’anarchismo, il socialismo libertario è
forse la più diretta emanazione del pensiero di Proudhon, fermo restando che
nessuno che si definisca anarchico può dire di non aver subito la sua
influenza.
“Essere governato significa essere guardato a vista,
ispezionato, spiato, diretto,
legiferato, regolamentato, recintato, indottrinato, catechizzato, controllato,
stimato, valutato, censurato, comandato, da parte di esseri che non hanno né il
titolo, né la scienza, né la virtù. Essere governato vuol dire essere, ad ogni
azione, ad ogni transazione, ad ogni movimento, annotato, registrato, censito,
tariffato, timbrato, squadrato, postillato, ammonito, quotato, collettato,
patentato, licenziato, autorizzato, impedito, riformato, raddrizzato, corretto.
Vuol dire essere tassato, addestrato, taglieggiato, sfruttato, monopolizzato,
concusso, spremuto, mistificato, derubato, e, alla minima resistenza, alla
prima parola di lamento, represso, emendato, vilipeso, vessato, braccato,
tartassato, accoppato, disarmato, ammanettato, imprigionato, fucilato,
mitragliato, giudicato, condannato, deportato, sacrificato, venduto, tradito, e
per giunta schernito, dileggiato, ingiuriato, disonorato, tutto con il pretesto
della pubblica utilità e in nome dell'interesse generale. Questo è il governo,
questa è la sua giustizia, questa è la sua moralità! E dire che ci sono tra noi
democratici che affermano che il governo è buono; socialisti che sostengono, in
nome della Libertà, l'Uguaglianza e la Fraternità, questa ignominia; proletari,
che stanno facendo domanda per la presidenza della repubblica! Che ipocrisia!”
(Tratto
da "L'idea generale di rivoluzione nel XIX
secolo" (Idée générale de la Révolution au XIXe
siècle, 1851).
Besançon: Statua di Proudhon - Cartolina dal 1910 |
Opere di Proudhon
·
Articles dans l'Encyclopédie catholique (Articoli della Enciclopedia
Cattolica), 1839
·
De
l'utilité de la célébration du dimanche, considérée sous les rapports de
l'hygiène publique, de la morale, des relations de famille et de cité (L'utilità della celebrazione della
Domenica, considerata nelle relazioni della salute pubblica, la morale, i
rapporti familiari e la città), Besançon, 1839.
·
Qu'est-ce
que la propriété ? ou Recherche sur le principe du Droit et du Gouvernement (Che cos'è la proprietà? o Ricerca sul principio di legge e
di governo), Paris, 1840.
·
Avertissement aux propriétaires,
ou lettre à M. Considérant, rédacteur de La Phalange, sur une défense de la
propriété (Attenzione ai proprietari, o una lettera al signor
Considérant, editore de La Phalange, su una difesa della proprietà),
Paris, 1841.
·
Explications
présentées au ministère public sur le droit de propriété(Spiegazioni
presentati al pubblico ministero sul diritto di proprietà, Cour d'assises du
Doubs, 3 février 1842.
·
De la Création de l’Ordre dans
l’Humanité (Creazione dell’Ordine nell’umanità), 1843.
·
De
la concurrence entre les chemins de fer et les voies navigables (Della
concorrenza tra le ferrovie le vie navigabili), 1845.
·
Miserere ou la pénitence d'un roi, Lettre au R. P.
Lacordaire sur son carême de 1845 (Miserere e la penitenza di un re, Lettera a Padre
Lacordaire sulla sua Quaresima del 1845), 1845.
·
Système des contradictions
économiques ou Philosophie de la misère Tomo
1 – Tomo
2 (Sistema delle contraddizioni economiche), 1846.
·
Prospectus du Peuple (Prospetto del Popolo), 1847.
·
Solution du problème social (Soluzione del problema sociale),
1848.
·
Organisation du crédit et de la circulation et solution du
problème social sans impôt, sans emprunt (Organizzazione di credito e la
circolazione e la soluzione del problema sociale, senza tasse, senza prestiti),
11 juillet 1848.
·
Aux électeurs du Doub (Agli
elettori di Doub), 1848.
·
Proposition
relative à l'impôt sur le revenu présentée par le citoyen Proudhon, suivie du
discours qu'il a prononcé à l'Assemblée nationale le 31 juillet 1848 (Proposta relativa all'imposta sul
reddito presentata dal cittadino Proudhon, seguito dal suo discorso
all'Assemblea Nazionale 31 luglio 1848), 1848.
·
Le
droit au travail et le droit à la propriété (Il diritto al lavoro e il diritto
alla proprietà), 1848.
·
Résumé de la question sociale,
Banque d'échange (Sintesi della questione sociale), 1848.
·
Nombreux articles dans Le
Peuple (2 sept. 1848 - 13 juin 1849, quotidien à partir du 23 nov. 1848)
(Numerosi articoli del Le Peuple (2 settembre 1848. - 13 giugno 1849,
quotidiano dal 23 novembre 1848.).
·
Actes
de la révolution: Résistance: Louis Blanc et Pierre Leroux, précédé de Qu'est-ce que le gouvernement?
qu'est-ce que Dieu? (Atti della rivoluzione: Resistenza: Louis Blanc e Pierre
Leroux, preceduti da Quale governo? Che cosa è Dio?), Paris, 1849.
·
Idées
révolutionnaires: les Malthusiens, programme révolutionnaire, la réaction,
question étrangère, la présidence, argument de la Montagne, le terme, toast à
la révolution, etc. (Idee rivoluzionarie: i Malthusiani, programma
rivoluzionario, la reazione, questione stranieri, la presidenza, armomento
della Montagna, la fine, discorso sulla rivoluzione etc.), 1849.
·
Les
Confessions d’un révolutionnaire pour servir à l’histoire de la Révolution de
Février
(Confessioni di un rivoluzionario per servire nella storia della rivoluzione di
febbraio), Paris, 1849.
·
Nombreux articles dans La
Voix du Peuple (1er oct. 1849 - 14 mai 1850, quotidien) (Numerosi articoli in
La Voix du Peuple (1 ottobre 1849-14 maggio 1850 quotidiano).
·
Le Peuple de 1850 (quotidien,
juin à octobre 1850) (Le Peuple del 1850 (quotidiano da giugno a ottobre 1850).
·
Idée générale de la révolution au xixe siècle, choix d'études
sur la pratique révolutionnaire et industrielle (Idea generale della rivoluzione
nel xix secolo, scelta degli studi
sulla pratica rivoluzionaria ed industriale), 1851.
·
Philosophie du progrès, programme, lettres à M. Romain Cornut, De
l'idée du progrès, De la certitude et de son Critérium, Sainte-Pélagie
(1851) (La Filosofia del progresso, programma, lettera a Romain Cornut,
Delll'idea di progresso, Della certezza e il suo Criterium, Sainte-Pelagie
(1851), 1853.
·
La Révolution sociale démontrée par le
coup d'État du 2 décembre (La Rivoluzione sociale dimostrata dal colpo di
stato del 2 dicembre), 1852.
·
Manuel du Spéculateur à la
Bourse (Manuale dello Speculatore alla Borsa), 1854.
·
Des réformes à opérer dans
l'exploitation des chemins de fer (Riforme per
operare nel funzionamento delle ferrovie), 1855.
·
Manuel du spéculateur à la Bourse, 1853, 3e édition, très
augmentée et signée par Proudhon(Manuale dello Speculatore alla Borsa 1853 3ª
edizione, notevolmente integrata e firmata da Proudhon). 1857.
·
De la justice dans la Révolution
et dans l’Église (Giustizia nella rivoluzione e nella Chiesa), 1858.
·
La
justice poursuivie par l'Église: appel du jugement rendu par le tribunal de
police correctionnelle de la Seine, le 2 juin 1858, contre P.-J. Proudhon (Giustizia perseguita dalla Chiesa:
appello alla sentenza del tribunale di polizia correzionale della Senna, 2
Giugno 1858 contro PJ Proudhon), 1858.
·
La Guerre et la Paix, recherches sur le
principe et la constitution du droit des gens (La Guerra e la Pace, la ricerca
sul principio e la costituzione della legge delle genti), 1861.
·
Les
majorats littéraires, examen d'un projet de loi ayant pour but de créer au
profit des auteurs, inventeurs, et artistes un monopole perpétuel,
Bruxelles, Office de publicité, 1862.
·
La fédération et l'unité en
Italie, 1862 (La federazione e l'unità d'Italia).
·
Du Principe fédératif et de la nécessité
de reconstituer le Parti de la Révolution(Il principio federativo e la
necessità di ricostruire il Partito della Rivoluzione), 1863.
Articoli e discorsi
·
Les articles écrits par Proudhon
de 1847 à 1850, dans Le Représentant du Peuple, Le Peuple, La
Voix du Peuple, Le Peuple, (de 1850) ont été recueillis
partiellement dans 3 volumes de Mélanges de l'édition Lacroix (t. XVII, XVIII,
XIX), puis en Appendice à divers volumes de l'édition Rivière).
·
Le Miserere ou La pénitence d'un
roi. Lettre au R.P. Lacordaire sur son Carême de 1845, Revue
indépendante, 25 mars 1845.
·
Programme révolutionnaire
adressé aux électeurs de la Seine, Le
Représentant du Peuple, 31 mai, 1er et 5 juin 1848.
·
Intérêt et principal, entre M.
Proudhon et M. Bastiat sur l'intérêt des capitaux, La
Voix du Peuple, 1850.
Opere postume
·
La
Bible annotée (Nouveau Testament): les Actes des apôtres, les Épîtres,
l'Apocalypse annotés, Bruxelles, 1867.
·
Contradictions politiques,
théorie du mouvement constitutionnel au xixe siècle
(L'Empire parlementaire et l'opposition légale), lettre à M. Rouy en faveur de
l'abstention, 1870.
·
Commentaire
sur les mémoires de Fouché, suivis du Parallèle entre Napoléon et Wellington,
Paris, 1900.
Libri e articoli su Proudhon
·
Giampietro
Nico Berti - Pierre-Joseph Proudhon Critica della proprietà e dello Stato,
Elèuthera, 2009
[1] Nel
dipartimento del Doubs nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[2] François
Marie Charles Fourier (Besançon, 7 aprile 1772 – Parigi, 10 ottobre 1837), è
stato un filosofo francese, che ispirò la fondazione della comunità socialista
utopista chiamata La Reunion sorta presso l'attuale Dallas in Texas,
oltre a diverse altre comunità negli Stati Uniti d'America (tra le quali
ricordiamo Brook Farm, fondata nel 1841 vicino Boston e sciolta a seguito d'un
incendio, nel 1849). Fourier criticava fortemente la società borghese
capitalista del tempo, che è fallita perché il libero mercato non ha portato
quel benessere che aveva promesso: il mondo capitalista ha ampliato il divario
tra pochi che hanno molto e molti che hanno poco. Il capitalismo ha
disumanizzato la società esasperando la competizione individuale e
reintroducendo la schiavitù (lavoro minorile, alienazione etc…). Da segnalare
anche la vicenda della colonia Cecilia, un esperimento di convivenza libertaria
che si tenne nel Brasile di fine XIX secolo su iniziativa dell'anarchico pisano Giovanni Rossi,
influenzato, tra gli altri, anche dalle letture dei testi utopistici di Fourier.
[3] Nel dipartimento del Varo nella regione della
Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
[4] Capoluogo del dipartimento del Varo nella regione
della Provenza-Alpi-Costa Azzurra..
[5] Adam Smith (Kirkcaldy, 5 giugno 1723 – Edimburgo, 17
luglio 1790) è stato un filosofo ed economista scozzese.
[6] Jean-Jacques Rousseau (Ginevra, 28 giugno 1712 –
Ermenonville, 2 luglio 1778) è stato un filosofo svizzero di lingua francese.
Illuminista nella critica ai valori culturali e all'organizzazione sociale del
suo tempo in nome della fondamentale eguaglianza di tutti gli uomini, precorse
il romanticismo nella rivendicazione della spontaneità del sentimento contro la
ragione e, partendo dai principi giusnaturalistici, pose le basi della moderna
democrazia. Tra le sue opere citiamo «Discorso sull'origine
dell'ineguaglianza fra gli uomini», dove Rousseau distingue due forme di ineguaglianza,
una naturale e l'altra sociale e politica. La prima non è eliminabile e
comunque non è responsabile di alcun male che normalmente le viene attribuita.
È nella società e nello Stato che Rousseau individua l'origine della
disuguaglianza tra dominatori e dominati, che è il fondamento di tutte le altre
forme di ineguaglianza: la proprietà privata, che sancisce la differenza tra
ricchi e poveri; l'istituzione della magistratura, che sancisce la
disuguaglianza tra potenti e deboli; infine la trasformazione del potere da
“legittimo” in arbitrario, che sancisce la disuguaglianza tra padroni e
schiavi.
[7] Frédéric
Bastiat (Bayonne, 30 giugno 1801 – Roma, 24 dicembre 1850) è stato un
economista e scrittore francese, filosofo della politica di ispirazione liberale.
Viene considerato da molti come un precursore delle teorie della Scuola
austriaca d'economia, e uno dei prosecutori della tradizione giusnaturalista
nel XIX secolo.
[8] Étienne
Cabet (Digione, 1º gennaio 1788 – Saint Louis, 9 novembre 1856) è stato un
politico francese. Tradizionalmente collocato fra gli utopisti, dedicò
concretamente la propria vita alla lotta per la repubblica e una "società
nuova". Fu il primo a utilizzare sistematicamente il termine comunismo.
[9] Claude-Henri
de Rouvroy conte di Saint-Simon (Parigi, 17 ottobre 1760 – Parigi, 19 maggio
1825) è stato un filosofo francese. Considerato il fondatore del socialismo
francese, partecipò alla guerra d'indipendenza americana, combattendo agli
ordini di La Fayette.
[10] Flora
Tristan (Parigi, 7 aprile 1803 – Bordeaux, 14 novembre 1844) è stata una
scrittrice socialista e femminista francese di origini peruviane.
[11] Karl
Theodor Ferdinand Grün, conosciuto anche dal suo alias Ernst von der Haide,
(Lüdenscheid, 30 settembre 1817 – Vienna, 18 febbraio 1887), era un
giornalista, filosofo, teorico politico e politico socialista tedesco. Ha
giocato un ruolo di primo piano nei movimenti politici radicali che hanno
portato alla Rivoluzione del 1848 e ha partecipato alla rivoluzione.
[12] Aleksandr
Ivanovič Gercen, spesso traslitterato Herzen, (Mosca, 6 aprile 1812 – Parigi,
21 gennaio 1870), è stato uno scrittore e filosofo russo, tra i più grandi
intellettuali russi dell'Ottocento.
[13] Capoluogo
del dipartimento del Doubs e fino al 2015 della regione della Franca Contea.
Dal 2016 è capoluogo della nuova regione Borgogna-Franca Contea.
[14] Capoluogo
sia del dipartimento del Nord che della regione dell'Alta Francia.
[15] Pierre
Henri Leroux (Parigi, 7 aprile 1797 – Parigi, 12 aprile 1871) è stato un
editore, filosofo e politico francese.
[16] Pierre-Joseph Proudhon: Confessioni di un rivoluzionario.
[17] Mystification du suffrage universel. Articolo apparso
nel Représentant du Peuple, 22 avril 1848 -
Jeanne Deroin e Proudhon.
[18] Bertrand
Théobald Joseph de Lacrosse (29 gennaio 1796 – 28 marzo 1865) era un soldato e
politico francese. È stato due volte Ministro dei lavori pubblici durante la
Seconda Repubblica francese.
[19] Louis
Eugène Cavaignac è stato un politico e generale francese. Fu organizzatore
della sanguinosa repressione della rivolta operaia del giugno 1848
contro il governo conservatore francese, divenne subito dopo Primo Ministro,
carica che tenne dal 28 giugno al 20 dicembre 1848.
In quell'anno si presentò da indipendente alle elezioni presidenziali contro Luigi
Napoleone nelle quali, nonostante fosse il favorito, ottenne solo il 19.81%
dei voti.
[20] Louis Greppo (Pouilly-le-Monial, 8
gennaio 1810 – Parigi, 27 agosto 1888) Canut lionnese, rappresentante
socialista democratico del Rodano sotto la Seconda Repubblica, deputato sotto
la Terza Repubblica.
[21] Alfred Louis Darimon (Lille, 17
dicembre 1817 - Neuilly-sur-Seine, 1 ottobre 1902) era un giornalista ed ex
deputato repubblicano francese.
[22] René Bianco, 100 ans de presse
anarchiste.
[23] Georges
Ubbiali, Olivier Chaïbi. Proudhon et la banque du peuple, Paris, Connaissances
et savoirs, 2010.
[24] Il sansimonismo è stato un
movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo. Il movimento prende il nome dal suo ideatore il conte Henri de
Saint-Simon, il centro di questo movimento fu l'École polytechnique. La società
sarebbe stata gestita da scienziati e industriali che grazie alle scoperte
scientifiche e allo sviluppo industriale avrebbero dato vita ad una società che
garantisse migliori condizioni di vita ai proletari. L'opera di proselitismo,
effettuata dai suoi discepoli Saint-Amand Bazard, Barthélemy Prosper Enfantin,
Pierre Leroux e Louis
Auguste Blanqui, fece diventare il sansimonismo un fenomeno rilevante che
coinvolgeva 40 000 aderenti nel mondo. I sansimoniani erano mal visti dal
governo francese perché contestavano l'assetto della società borghese e la
proprietà privata, e vennero incriminati in numerosi processi.
[26] Jenny
d'Héricout, pseudonimo di Jeanne-Marie-Fabienne Poinsard (Besançon, 1809 –
Saint-Ouen, 1875), è stata una scrittrice e giornalista francese, tra le prime
femministe francesi.
[27] Joseph
Déjacque (Parigi, 27 dicembre 1821 – Parigi, 18 novembre 1865) è stato un
"Operaio-poeta", artista, giornalista, scrittore e militante politico
di area anarchica francese lungamente in esilio negli USA. Ha coniato il
termine libertaire, libertario, per contrapposizione a liberale, nel suo
pamphlet De l'Être-Humain mâle et femelle - Lettre à P. J. Proudhon pubblicato
nel 1857 a New Orleans.
[28] Hannah
Arendt (Hannover, 14 ottobre 1906 – New York, 4 dicembre 1975) è stata una
politologa, filosofa e storica tedesca naturalizzata statunitense in seguito al
ritiro della cittadinanza tedesca nel 1937. Dopo aver lasciato la Germania nazista nel 1933, a causa delle
persecuzioni dovute alle sue origini ebraiche, rimase apolide dal 1937 al 1951,
anno in cui ottenne la cittadinanza statunitense. Lavorò come giornalista e
docente universitaria e pubblicò opere importanti di filosofia politica.
[29] I Rothschild
sono una famiglia europea di origine ebraica. Nel corso dell'Ottocento, quando
era al suo apice, la famiglia si ritiene abbia posseduto di gran lunga il più
grande patrimonio privato del mondo. Attualmente gli affari dei
Rothschild sono su scala molto più ridotta; nonostante questo la famiglia Rothschild è posta al centro di
svariate teorie del complotto che la descrivono come determinante dei destini
finanziari e/o politici del mondo.
[30] Robert
Owen (Newton, Galles, 14 maggio 1771- Newton, 17
novembre
1858), è stato un socialista inglese precursore dell'anarchismo. Sin da giovanissimo si interessa alle questioni sindacali, divenendo uno dei primi socialisti, solitamente incluso nella corrente denominata da Karl Marx come socialismo utopistico. Questo termine però è stato alquanto ingeneroso, poiché Owen era persona dotata di notevole spirito pratico. Costituisce a New Lanark (Scozia) una colonia e uno stabilimento modello, introducendo innovazioni igienico-sanitarie all'avanguardia per l'epoca. Nel giro di pochi anni trasformò, come disse Engels «una popolazione di 2500 persone, in origine formata da elementi di ogni genere e in massima parte gravemente corrotti, in una perfetta colonia modello, in cui erano cose affatto sconosciute l'ubriachezza, la polizia, il magistrato criminale, i processi, la carità pubblica e il bisogno della pubblica beneficenza».
[31] Pëtr
Alekseevic Kropotkin (Mosca, 9 dicembre 1842 - Dmitrov, 8 febbraio 1921), è stato un militante e teorico dell'anarchia, fautore della "propaganda col
fatto", ed uno dei primi sostenitori dell'anarco-comunismo. Per Kropotkin il comunismo è l'unico sistema privo di contraddizioni
sociali, poiché, secondo il principio «da ognuno secondo le sue forze, ad
ognuno secondo i suoi bisogni», abolisce la schiavitù del salario e la
dipendenza dal bisogno, mediante la spontanea azione delle masse. Kropotkin,
nella sua visione deterministica, è contrario alla rivoluzione, tuttavia la
ritiene fondamentale in certe epoche, in quanto mezzo di accelerazione del
processo evolutivo (Come già sottolineato la visione meccanicista di Kropotkin
non è schematica e rigida. Egli ritiene che è l'azione cosciente delle masse a
determinare i fini). Il comunismo kropotkiniano vuole abolire non solo la
differenza tra lavoro manuale e lavoro intellettuale (come Bakunin)
ma anche quella tra città e campagna. Il comunismo anarchico è il «comunismo senza governo, quello
degli uomini liberi, è la sintesi dei due scopi ai quali mira l'umanità
attraverso i tempi: la libertà economica e la
libertà politica» ed è anche il completamento dell'anarchia, ovvero l'uguaglianza che completa la libertà. Il comunismo anarchico è per l'anarchico russo l'opposto
dell'individualismo esattamente come il mutuo appoggio
è l'esatto contrario della lotta per l'esistenza.
[32] Lev Nikolàevič Tolstòj (Jasnaja Poljana,
Russia, 9 settembre
1828
- Astapovo, Russia, 20 novembre 1910), è stato uno scrittore, drammaturgo, filosofo,
pedagogista libertario, anarchico cristiano e pacifista russo. Viene considerato
il più grande apostolo del pacifismo-anarchico in campo letterario, in cui è riuscito
ad esaltatare, attraverso le sue opere gli aspetti più propriamente morali. È stato
il capostipite della corrente anarchica denominata anarchismo cristiano, pur non
essendosi mai professato tale.
[33] Émile
Pouget (Salles-de-Source, Aveyron, Francia, 12 ottobre 1860 - Lozère, Francia, 21 luglio 1931), è stato uno dei
militanti anarchici più rappresentativi del movimento operaio francese. Insieme
a Fernand Pelloutier,
tra la fine del XIX secolo e l'inizio
del XX, fu uno dei
militanti anarchici che maggiormente influenzò lo sviluppo delle tematiche sindacaliste rivoluzionarie.
Il pensiero di Pouget andava di pari passo con l'azione, le sue idee erano ampie e non ristrette ad un solo ambito. Egli intendeva svegliare nel popolo la ribellione per troppo tempo sopita, solidarizzando con ogni qualsivoglia genere di rivolta: individuali, collettive, coscienti o non coscienti. Anarchico di grande temperamento, vedeva nell'azione sindacale un efficace mezzo per giungere alla rivoluzione, e vi si dedicò con anima e cuore. Anticlericale, antiparlamentare, antimilitarista, attaccava con veemenza le istituzioni, sviscerando gli inganni del capitalismo e anche dei partiti cosiddetti operai, come per esempio quelli che facevano capo a Jules Guesde. Attraverso i suoi giornali si rivolgeva direttamente a tutti gli sfruttati, attraverso un linguaggio semplice e comprensibile a chiunque, senza alcuna deriva intellettualistica. Nel campo sindacale si batté in particolare per la rivendicazione del riposo settimanale, la riduzione della giornata lavorativa ad otto ore, la propaganda antimilitarista e l'azione diretta. La sua massima più conosciuta, “A cattiva paga, cattivo lavoro”, è indicativa di come egli intendesse la lotta sindacale. Nel 1895, in un articolo del «Le Père Peinard»,
introduce il concetto del sabotaggio come mezzo di lotta sindacale e sociale,
che farà poi adottare alla CGT durante
il congresso di Tolosa del 1897, durante il quale parlerà anche dell'importanza del boicottaggio.
“La parola “sabotaggio”, fino ad una quindicina d'anni fa, era solo un
termine gergale, indicante non l'atto di costruire zoccoli [sabots], ma quello,
immaginoso ed espressivo, di lavoro eseguito “a colpi di zoccolo”, “a
zoccolate”. In seguito, si è trasformato in una formula di lotta sociale, e al
Congresso Confederale di Tolosa, nel 1897, ha ricevuto il suo battesimo
sindacale”. (Il sabotaggio, E. Pouget).
[34] Carlo
Pisacane (Napoli, 22 agosto 1818 - Sanza, 2 luglio 1857), è stato un rivoluzionario del Risorgimento
italiano. Antiautoritario, precursore del socialismo libertario e
primo anarchico italiano, il suo pensiero è legato essenzialmente all'anarchismo proudhoniano. L'idea rivoluzionaria in Carlo Pisacane fu sempre centrale. Egli rifiutò ardentemente l'idea di uno Stato autoritario, auspicando un'associazione di comuni federati libertariamente. Il Pisacane non era quindi un patriota, nel senso più becero del termine (come spesso ancora oggi viene superficialmente definito dalla storiografia ufficiale), ma un rivoluzionario di matrice libertaria, fortemente avverso al riformismo. Pisacane fu uno dei
principali teorizzatori di quel principio anarchico che poi sarebbe stato
conosciuto come "propaganda col fatto", cioè la
diffusione delle idee rivoluzionarie tramite l'esempio pratico.