MARGUERITE
PRÉVOST
Marguerite Prévost, nata Guinder, chiamata Lachaise,
è nata il 24 dicembre 1832 a Salins-les-Bains[1]
sposata, madre di un bambino. Separata di
fatto dal marito, un certo signor
Prévost, ha vissuto in
concubinato per undici anni con un
certo Lachaise, un lavoratore di bronzo, di cui fece la scelta di prenderne il nome.
Marguerite viveva in rue Sedaine 65, nell’11°
arrondissement ed era confezionatrice di abiti femminili. Nel 1871 era ambulanziera e vivandiera alla mensa
del 66° battaglione federato della Guardia
Nazionale, i cui soldati hanno scritto alla Comune per
lodare il suo coraggio e la devozione ai feriti, il 3
aprile, di fronte a Meudon[2],
"in assenza di qualsiasi servizio chirurgico".
Ecco la
testimonianza, pubblicata nel Journal
Officiel del 9 aprile 1871, sottoscritta da più di 60
guardie nazionali: «I sottoscritti cittadini, appartenente al 66° battaglione
della Guardia
Nazionale di Parigi, dichiarano Marguerite Gainder, sposata
Lachaise, cantiniera di revisione del battaglione, residente in rue Sedaine,
65, è stata nella battaglia del 3
aprile, davanti a Meudon, tenendo una condotta sopra
ogni lode e con grande virilità è stata tutto il giorno sul campo di battaglia,
nonostante ci fosse intorno a lei il fuoco della mitraglia, occupata a curare e
guarire i molti feriti, in assenza di qualsiasi servizio chirurgico. In fede, i
membri cittadini della Comune, vogliamo richiamare la vostra attenzione su questi
atti, in modo che sia fatta giustizia per il coraggio e l'abnegazione di questa
cittadina, repubblicana delle più perfette. Salvezza e fraternità».
Il 24
maggio, fu lei ad indicare alla folla Beaufort,
reso responsabile delle perdite del battaglione; vedendolo nelle mani di un
piccolo gruppo di federati, Marguerite Lachaise gli sputò in faccia, lo
schiaffeggiò, lo travolse di insulti e fece sollevare contro di lui gli uomini
di una barricata. A Delescluze,
che voleva ottenere una tregua, avrebbe urlato, riferito da un testimone:
"Se non gli spari, gli sparerò io stessa".
La vivandiera Lachaise è stata
arrestata il 28 giugno. Il 6°
Consiglio di guerra la assolse al processo
dell'arcivescovo (9 gennaio 1872),
Davanti ai giudici della corte
marziale si difese dicendo: "Ho portato gli effetti della vivandiera, ma
non ho mai avuto armi"; la lettera dei soldati non diceva che era una
combattente, ma nonostante tutto, il 19 giugno 1872 fu condannata a morte per
l'esecuzione di Beaufort;
la sua pena fu commutata il 14 settembre 1872, a lavori forzati a vita ed deportata in Guyana. Era stata
raccomandata dal Grande Oriente, con una lettera arrivata il 10 gennaio 1872,
come membro della «Loggia francese». Fu poi detenuta a Versailles.
Dopo un'indagine, è stato notato: «La Loggia ... non ha informazioni sui titoli
massonici della signora Lachaise».