LEGA INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI
La Lega Internazionale dei Lavoratori fu
un'organizzazione di lavoratori italiani di ispirazione composita, a cui
partecipavano socialisti, anarchici, mazziniani, fondata nel 1867 a Londra e
attiva fino al 1874. Essa, nelle sue fasi iniziali, vide la partecipazione e
l'appoggio di Karl Marx.
La sezione italiana nacque nel Sud e Centro Italia
alla fine del 1867 in seno ai gruppi anarchici, autonomisti e mazziniani
preesistenti, su iniziativa di Michail
Bakunin, appena ritornato da Londra, durante una fase politica di
contrapposizione ideologica a Karl Marx.
Dopo i primi sviluppi e un entusiasmo iniziale vi fu
l'abbandono di Giuseppe Mazzini, ostile agli sviluppi marxisti
dell'organizzazione che, anche in seno al movimento mazziniano stesso,
criticava l'impostazione anti-lotta di classe di Mazzini.
Questi, anche in seguito a quest'esperienza, scinderà
completamente il repubblicanesimo da quest'area politica.
Anche Marx
(il quale ebbe poi a definire la Lega un gruppo di spostati, rifiuto
della borghesia, buoni a giocare al biliardo al bar, medici e
avvocati senza clienti in cerca solo di carriera e di scampo), dopo
l'appoggio iniziale osteggerà la lega.
La Lega, nel periodo iniziale, e prima della
prosecuzione dell'esperienza politica in chiave socialista e parlamentarista,
si contrappose frequentemente all'Associazione Internazionale dei Lavoratori (detta anche Prima Internazionale). La componente anarchica, in seguito confluirà comunque
in quest'ultima.
Tra i fondatori della sezione italiana della Lega
Internazionale dei Lavoratori, troviamo: Carlo Cafiero[1],
Errico Malatesta[2], Andrea Costa[3],
Giuseppe Fanelli[4], Francesco Saverio Merlino[5],
Emilio Covelli[6], Lodovico Nabruzzi[7].
Dopo il fallimento dei moti di Bologna, Napoli e Benevento
del 1874, il gruppo si sciolse.
Andrea Costa[3] si mise alla guida del gruppo meno
radicale e sarà tra i fondatori del movimento socialista italiano e diventerà
il primo deputato socialista al parlamento italiano.
Carlo Cafiero[1] si chiuse in posizioni radicali ed
intransigenti.
Il periodo di massima fortuna del movimento fu il
1870-1874, quando si contarono 150 sezioni locali e 20 periodici (il più
importante era La Plebe di Lodi). Alcune delle idee di questo movimento
erano state già espresse da altri movimenti precedenti come quello federalista
autonomista toscano legato a personalità come Alberto Mario[8],
allievo di Carlo Cattaneo[9],
Giuseppe Mazzoni[10], Luigi Castellazzo[11],
Luigi Alberti[12] e Giuseppe Montanelli[13].
A Napoli la locale sezione era diretta dal sarto Stefano
Caporusso e dall'ex-prete Michelangelo Statuti, redattore del periodico L'Eguaglianza.
[1] Carlo Cafiero (Barletta 1°
settembre 1846 - Nocera Inferiore, Salerno, 17 luglio 1892) è stato pensatore e
uomo d'azione anarchico. È conosciuto come esponente della corrente
comunista-anarchica ed è l'autore del Compendio del Capitale. Dopo un breve
periodo in Francia (1870), ospite del pittore Giuseppe De Nittis, si trasferì a
Londra, dove, dopo aver visto con i propri occhi la penosa condizione in cui versava
la classe operaia londinese, si "convertì" alle idee socialiste. A
Londra incontrò personalmente Friedrich Engels e abbracciò le idee marxiste.
Engels lo invitò a recarsi in Italia per contrastare l'influenza di Giuseppe
Mazzini e Michail
Bakunin nelle sezioni italiane dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Partito da Londra nel maggio 1871, si
stabilì inizialmente a Firenze, entrò in contatto con i vari circoli
democratici della città toscana e conobbe Luigi Castellazzo, presidente di una
Società Democratica Internazionale, impegnatissima in quei giorni nel sostenere
la Comune
di Parigi. Inizialmente neutrale di fronte alla disputa tra bakunisti e
marxisti, durante i primi mesi del 1872 si schierò apertamente con la fazione
anarchica pro-Bakunin.
Si recò allora in Svizzera per incontrare personalmente Bakunin,
grazie al quale consolidò ancor più la sua scelta collettivista-anarchica. In
questo periodo inviò una lettera ad Engels, nel quale gli illustrò la sua
posizione in favore dell'anarchismo. Divenne così uno dei militanti più attivi
del movimento anarchico italiano. Diventato uno degli anarchici più
intransigenti, Cafiero si recò a Zurigo per incontrare Bakunin
e partecipare con lui al convegno di Saint-Imier indetto dalla Federazione
anarchica del Giura. Questo congresso sancì la nascita dell'Internazionale
antiautoritaria (16-17 settembre 1872). Seguendo i principi organizzativi
di Bakunin,
insieme ad Andrea Costa[3], Giuseppe Fanelli[4], Errico Malatesta[2] e Lodovico
Nabruzzi[7], entrò a far parte dell'Alleanza
Internazionale dei Socialisti Democratici,
[2] Errico Malatesta (S.Maria Capua
Vetere, Caserta, 14 dicembre 1853 - Roma, 22 luglio 1932) è stato il teorico e
il rivoluzionario anarchico italiano più importante della storia
dell'anarchismo. Insieme a Pierre-Joseph
Proudhon, Michail
Bakunin, Benjamin Tucker e Petr Kropotkin è in assoluto uno degli anarchici
che hanno più di tutti diffuso nel mondo gli ideali dell'anarchia. In
giovanissima età abbracciò gli ideali repubblicani di Giuseppe Mazzini. Il 25
marzo 1868 venne convocato dalla questura di Napoli a causa di una lettera di
carattere sovversivo scritta a Vittorio Emanuele II; il 19 marzo 1870, non
ancora diciottenne, subì il primo di quella che sarebbe stata una lunga serie
di arresti, a seguito di una sommossa organizzata da un circolo studentesco
repubblicano dell'Università di Napoli. Nel 1871, dopo la Comune di
Parigi, abbandonò le idee repubblicane per abbracciare l'ideale anarchico;
nello stesso anno, insieme ad Andrea Costa[3], Carlo Cafiero[1], Tino
Zanardelli, Celso Ceretti e Saverio Friscia, è tra i fondatori della
federazione napoletana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Il 5 settembre 1872 giunse in Svizzera per
partecipare al Congresso di Saint-Imier; in quell'occasione divenne amico di , Michail
Bakunin. Dopo il congresso iniziò un periodo di intensa attività
sovversiva: nel 1873 fu arrestato a Bologna; nel 1874 partecipò con un piccolo
gruppo ad un fallito tentativo di insurrezione a Bologna*; venne arrestato poco
dopo a Pesaro. Il processo conseguente si risolse con l'assoluzione di tutti
gli imputati, risultando in una notevole popolarità per gli insorti e per
Malatesta in particolare. Nel 1875 visitò Bakunin
a Lugano. Fu delegato della Federazione italiana al Congresso dell'Internazionale
antiautoritaria di Berna del 26-29 ottobre 1876, Il 5 aprile 1877, formando
insieme a Carlo Cafiero[1] ed altri ventiquattro esponenti dell'anarchismo
italiano la Banda del Matese*, partì dalle pendici del Massiccio del Matese con
l'obbiettivo di dare il via ad un'insurrezione. Dopo alcuni giorni di
resistenza, visto l'imponente spiegamento di forze da parte del Regno d'Italia,
gli insorti furono arrestati e processati.
parlamentarista, suscitando un vero e proprio vespaio di polemiche tra
gli'anarchici italiani.
* - L'insurrezione di Bologna, avvenuta nel 1874, è stata
una storica tappa dell'anarchismo insurrezionalista italiano. Fu il primo
tentativo -il secondo fu quello operato dalla Banda del Matese**- di un certo rilievo per far scoccare la scintilla
rivoluzionaria che poi si sarebbe dovuta estendere nel resto d'Italia.
** - Dopo la fallita insurrezione di Bologna, il movimento
anarchico italiano dovette fronteggiare una grave crisi in conseguenza della
dura repressione cui fu sottoposto (persecuzioni, arresti, scioglimento di
diverse organizzazioni ecc.). Nel giugno 1876, dopo il processo per i moti di
Bologna*, tutti gli anarchici coinvolti ritornarono in libertà, decisi più che mai
della necessità di rimettere in moto l'attività rivoluzionaria. Nell'inverno
del 1876\77, subito dopo il Congresso internazionalista di Berna (26-29 ottobre
1876), soprattutto Cafiero[1] e Malatesta[2] dichiararono che la Federazione
italiana era pronta ad un nuovo atto insurrezionale. Nel Matese (una regione
tra Campania e Molise che nel periodo successivo al risorgimento dimostrò la
propria ostilità al nuovo Stato italiano attraverso il brigantaggio) nel 1877
ci fu una insurrezione attuata tra gli altri da Errico Malatesta[2], Carlo
Cafiero[1], Francesco Pezzi, Napoleone Papini e Cesare Ceccarelli. Costoro
passarono alla storia con il nome di Banda del Matese.
[3] Andrea Costa (Imola, 30 novembre
1851 – Imola, 19 gennaio 1910) è stato inizialmente anarchico protagonista di
numerose iniziative insurrezionali in Italia (Bologna*, Banda del Matese**
ecc.), successivamente passò al socialismo parlamentare diventando il primo
deputato socialista della storia d'Italia. Si mise in evidenza durante il
congresso di Rimini (1872) della sezione dell'Internazionale dei Lavoratori e nel 1873 fu arrestato e trattenuto nel carcere di Bologna
per quattro mesi. Il 1 settembre 1873 divenne presidente del IV congresso dell'Internazionale
anarchica di Ginevra e si scagliò contro tutte le fazioni moderate che si
opponevano alle agitazioni per il carovita. Partecipò all'insurrezione
rivoluzionaria di Bologna*, insieme ad Errico Malatesta[2] e Michail
Bakunin, e a quella della cosiddetta Banda del Matese**. Nel 1878 Costa
espatriò in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni repressive orchestrate
contro gli anarchici, successivamente si trasferì a Parigi dove fu arrestato e
condannato a 2 anni di prigione. Il 5 giugno 1879 Costa fu espulso dalla
Francia e ritornò in Svizzera dove si legò sentimentalmente ad Anna
Kuliscioff***. Nello stesso anno sulla «Plebe», del 3 agosto, Andrea
Costa, in una lettera intitolata «Ai miei amici di Romagna», criticò duramente
l'impostazione insurrezionalista e settaria data alla attività dell'Internazionale
in Italia. In pratica abbandonò il movimento anarchico a favore del socialismo
***Anna
Kuliscioff (Moskaja, Russia, 9 gennaio 1853 –
Milano, 29 dicembre 1925, è stata un'anarchica, medico, femminista e
rivoluzionaria russa. Conosciuta anche per essere stata compagna di Andrea
Costa e di Filippo Turati, dopo l'anarchismo aderì al socialismo e fu tra
principali esponenti e fondatori del Partito Socialista Italiano).
[4] Giuseppe
Fanelli (Napoli, 13 ottobre 1827 - Nocera Inferiore, 5 gennaio 1877),
inizialmente repubblicano rivoluzionario, partecipò ai Moti del 1848, alla
spedizione dei Mille e a diverse imprese garibaldine. Fu deputato al Parlamento
italiano poi anarchico, membro della 1ª Internazionale e propagandista dell'anarchismo in Spagna. Aderì giovanissimo alla Giovine
Italia di Giuseppe Mazzini: partecipò ai combattimenti per la repubblica romana
(1848-49) e nel 1857 era affianco di Carlo Pisacane nel tentativo
rivoluzionario intrapreso nel sud Italia. Nonostante i fallimenti non si perse
d'animo e nel 1860 con Garibaldi
partecipò all'impresa dei Mille. Dal 1865 al
1874 fu deputato al Parlamento italiano venendo eletto nel Collegio di
Monopoli. Partecipò con Garibaldi alla terza guerra d'indipendenza del 1866 e alla spedizione a Roma del 1867. La svolta della sua vita la ebbe
quando incontrò Bakunin
a Ischia nel 1866, che lo portò a schierarsi con l'internazionalismo, il
federalismo e l'anarchismo. . Nel 1868 assistette a Berna (Svizzera) al
"Congresso della Lega
della Pace" quindi partecipò alla creazione dell'"Alleanza
Internazionale della Democrazia Socialista".
Entrò a far parte della Prima Internazionale, dove giocò un ruolo
importante soprattutto nella diffusione delle concezioni anarchiche in Spagna.
Nello scontro tra Marx e Bakunin prese con decisione posizione a favore del secondo
partecipando attivamente alla Conferenza di Rimini e al successivo Congresso Internazionale di
Saint-Imier.
[5] Francesco Saverio Merlino (Napoli, 15 settembre 1856 -
Roma, 30 giugno 1930), avvocato, è stato pensatore e propagandista anarchico e
socialista italiano. Scoprì l'anarchia sin dal 1875, ma delineò in maniera
precisa le sue idee solo due anni dopo attraverso la collaborazione con un
giornale anarchico napoletano. Nel 1878, si svolse il processo a carico della
Banda del Matese** (movimento insurrezionale organizzato da un gruppo di
anarchici, tra cui Malatesta[2]). Come avvocato degli anarchici Merlino ottenne
l'assoluzione degli imputati. Iniziò così la sua militanza nel movimento
anarchico, che per almeno vent'anni lo vide portare avanti parallelamente
l'organizzazione rivoluzionaria e l'attività letteraria che gli permise di
scrivere tantissime opere a carattere teorico.
[6] Emilio Covelli (Trani, 5 agosto
1846 – Nocera Inferiore, 15 agosto 1915) è stato un anarchico italiano. Fu
insieme a Carlo Cafiero[1] uno dei più importanti esponenti italiani del
movimento anarchico del Meridione, aderendo alla Federazione Internazionale dei
Lavoratori. Si interessò all'economia politica e al socialismo utopistico di
Saint-Simon, Fourier e Owen. aderì all'Internazionale
insieme a Cafiero[1] e Malatesta[2]; partecipò alla ricostruzione della sezione
napoletana (dissolta dalla polizia nel 1871) e collaborò al giornale La
Campana. Nel 1877, implicato per complicità nel movimento insurrezionale
del Matese**, fu imprigionato per un periodo. Liberato, creò il giornale L'Anarchia,
ma i primi numeri furono sequestrati dalla polizia. Membro della Federazione
italiana dell'A.I.T.,
venne di nuovo arrestato e, l'11 luglio 1879, passò davanti il tribunale di
Genova dove viene prosciolto. Liberato, si rifugiò in Francia per sfuggire ad
un altro processo (dove venne condannato in contumacia a 10 mesi di prigione).
Ritrovò Carlo Cafiero[1] a Parigi, e partirono insieme per Londra dove fecero
uscire, il 17 novembre 1880, il giornale Redattori della Lotta! dove
espose la sua critica al parlamentarismo.
[7] Lodovico
Nabruzzi (25 giugno 1846 – 12 febbraio 1916) era un giornalista e anarchico
italiano. Ha avuto un ruolo di primo piano nel dissenso tra i socialisti italiani
rivoluzionari ed evoluzionisti. Ha trascorso diversi anni in esilio in Svizzera
e in Francia, spesso costretto a intraprendere lavori umili e spesso in
difficoltà con le autorità. Nel maggio 1870 assunse l’incarico di redattore e,
successivamente, di direttore responsabile de «Il Romagnolo», edmondario
repubblicano di Ravenna. Il settimanale si chiuse quando Nabruzzi e altri
membri dello staff partirono per difendere la Comune
di Parigi. Riprese la pubblicazione nel giugno 1871 e Nabruzzi fu in carica
per alcuni mesi. Il documento si orientò agli ideali della Comune.
I redattori si definirono "comunisti e internazionalisti" e
respinsero l'autorità di Giuseppe Mazzini. Dopo la Comune
di Parigi, Nabruzzi abbandona il partito mazziniano e si orientò
politicamente in senso internazionalista. Aprì un aspro dibattito contro il
partito repubblicano su «Il Romagnolo», giornale ormai allineato su posizioni
socialiste. Nel novembre 1871 Nabruzzi chiese al Consiglio generale di Londra, con il quale era in corrispondenza, di affidare a
qualcuno l’incarico di venire in Romagna per constatare lo sviluppo del
movimento internazionalista nella regione. Contemporaneamente, entrò in
rapporto epistolare anche con Michail
Bakunin, sulle cui posizioni si trovò sostanzialmente allineato. Entrò nel
consiglio federale della sezione Fascio operaio dell’Internazionale di Ravenna,
fondata, anche con il suo contributo, il 1° gennaio 1872, e che contava, già al
momento della sua costituzione, circa 200 membri. Il 23 gennaio Bakunin
inviò a Nabruzzi una lettera indirizzata agli internazionalisti romagnoli,
nella quale esprimeva il suo dissenso nei confronti delle deliberazioni
approvate alla Conferenza di Londra e delle funzioni attribuite al Consiglio generale. Partecipò all’organizzazione del i Congresso regionale delle
sezioni del Fascio operaio dell’Internazionale romagnola (Bologna, 17-21 marzo
1872), che adottò i principi dell’anarchismo. Nell’aprile successivo Nabruzzi
si recò insieme con Domenico Trombetti a Caprera per convincere Garibaldi
a trovare il modo di conciliare internazionalisti e mazziniani. Per fissare la
linea operativa sulla quale attenersi, Nabruzzi raggiunse Bakunin
a Locarno, dove ebbe la possibilità di essere ammesso nella Fratellanza
internazionale. Come rappresentante di Garibaldi
e come delegato della sezione di Ravenna, Nabruzzi partecipò alla Conferenza di
Rimini (4-6 agosto 1872) e venne eletto alla vicepresidenza. In settembre, a Zurigo,
insieme a Bakunin,
Costa[3], Cafiero[1], Malatesta[2] e altri, Nabruzzi partecipò ad un convegno
in cui vennero preparate le mozioni da
presentare al congresso internazionale federalista di Saint-Imier (15-16
settembre 1872). Nabruzzi, così come gli altri delegati italiani al congresso, aveva
il mandato imperativo di troncare le relazioni con il Consiglio generale di Londra.
[8] Alberto Mario (Lendinara, 4 giugno 1825
– Lendinara, 2 giugno 1883) è stato un patriota, politico e giornalista italiano.
Convinto federalista, Mario teorizzava la necessità di abbattere le "satrapie
burocratiche" del centralismo italiano, allo scopo di realizzare una legislazione
articolata, adatta a garantire l'autogoverno di istituzioni decentrate come regioni
e comuni.
[9] Carlo Cattaneo (Milano, 15 giugno 1801
– Lugano, 6 febbraio 1869) è stato un filosofo,
politico, politologo, linguista e scrittore italiano, esponente del pensiero repubblicano
federalista.
[10] Giuseppe Mazzoni (Prato, 16 dicembre
1808 – Prato, 11 maggio 1880) è stato un politico italiano, federalista, triumviro
della Toscana.
[11] Luigi Castellazzo (Pavia, 29 settembre
1827 – Pistoia, 16 dicembre 1890) è stato un patriota, scrittore, ufficiale garibaldino
e uomo politico italiano, di idee federaliste.
[12] Luigi Alberti (Firenze, 1822 – Firenze,
1898) è stato un commediografo e giornalista italiano redattore del giornale federalista-cattolico
Firenze nel 1863-66.
[13] Giuseppe Montanelli (Fucecchio, 21 gennaio
1813 – Fucecchio, 17 giugno 1862) è stato uno scrittore e politico italiano.