mercoledì 25 settembre 2019

04-07-04 - Lega Internazionale dei Lavoratori

LEGA INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI


La Lega Internazionale dei Lavoratori fu un'organizzazione di lavoratori italiani di ispirazione composita, a cui partecipavano socialisti, anarchici, mazziniani, fondata nel 1867 a Londra e attiva fino al 1874. Essa, nelle sue fasi iniziali, vide la partecipazione e l'appoggio di Karl Marx.
La sezione italiana nacque nel Sud e Centro Italia alla fine del 1867 in seno ai gruppi anarchici, autonomisti e mazziniani preesistenti, su iniziativa di Michail Bakunin, appena ritornato da Londra, durante una fase politica di contrapposizione ideologica a Karl Marx.
Dopo i primi sviluppi e un entusiasmo iniziale vi fu l'abbandono di Giuseppe Mazzini, ostile agli sviluppi marxisti dell'organizzazione che, anche in seno al movimento mazziniano stesso, criticava l'impostazione anti-lotta di classe di Mazzini.
Questi, anche in seguito a quest'esperienza, scinderà completamente il repubblicanesimo da quest'area politica.
Anche Marx (il quale ebbe poi a definire la Lega un gruppo di spostati, rifiuto della borghesia, buoni a giocare al biliardo al bar, medici e avvocati senza clienti in cerca solo di carriera e di scampo), dopo l'appoggio iniziale osteggerà la lega.
La Lega, nel periodo iniziale, e prima della prosecuzione dell'esperienza politica in chiave socialista e parlamentarista, si contrappose frequentemente all'Associazione Internazionale dei Lavoratori (detta anche Prima Internazionale). La componente anarchica, in seguito confluirà comunque in quest'ultima.
Tra i fondatori della sezione italiana della Lega Internazionale dei Lavoratori, troviamo: Carlo Cafiero[1], Errico Malatesta[2], Andrea Costa[3], Giuseppe Fanelli[4], Francesco Saverio Merlino[5], Emilio Covelli[6], Lodovico Nabruzzi[7].
Dopo il fallimento dei moti di Bologna, Napoli e Benevento del 1874, il gruppo si sciolse.
Andrea Costa[3] si mise alla guida del gruppo meno radicale e sarà tra i fondatori del movimento socialista italiano e diventerà il primo deputato socialista al parlamento italiano.
Carlo Cafiero[1] si chiuse in posizioni radicali ed intransigenti.
Il periodo di massima fortuna del movimento fu il 1870-1874, quando si contarono 150 sezioni locali e 20 periodici (il più importante era La Plebe di Lodi). Alcune delle idee di questo movimento erano state già espresse da altri movimenti precedenti come quello federalista autonomista toscano legato a personalità come Alberto Mario[8], allievo di Carlo Cattaneo[9], Giuseppe Mazzoni[10], Luigi Castellazzo[11], Luigi Alberti[12] e Giuseppe Montanelli[13].
A Napoli la locale sezione era diretta dal sarto Stefano Caporusso e dall'ex-prete Michelangelo Statuti, redattore del periodico L'Eguaglianza.




[1] Carlo Cafiero (Barletta 1° settembre 1846 - Nocera Inferiore, Salerno, 17 luglio 1892) è stato pensatore e uomo d'azione anarchico. È conosciuto come esponente della corrente comunista-anarchica ed è l'autore del Compendio del Capitale. Dopo un breve periodo in Francia (1870), ospite del pittore Giuseppe De Nittis, si trasferì a Londra, dove, dopo aver visto con i propri occhi la penosa condizione in cui versava la classe operaia londinese, si "convertì" alle idee socialiste. A Londra incontrò personalmente Friedrich Engels e abbracciò le idee marxiste. Engels lo invitò a recarsi in Italia per contrastare l'influenza di Giuseppe Mazzini e Michail Bakunin nelle sezioni italiane dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Partito da Londra nel maggio 1871, si stabilì inizialmente a Firenze, entrò in contatto con i vari circoli democratici della città toscana e conobbe Luigi Castellazzo, presidente di una Società Democratica Internazionale, impegnatissima in quei giorni nel sostenere la Comune di Parigi. Inizialmente neutrale di fronte alla disputa tra bakunisti e marxisti, durante i primi mesi del 1872 si schierò apertamente con la fazione anarchica pro-Bakunin. Si recò allora in Svizzera per incontrare personalmente Bakunin, grazie al quale consolidò ancor più la sua scelta collettivista-anarchica. In questo periodo inviò una lettera ad Engels, nel quale gli illustrò la sua posizione in favore dell'anarchismo. Divenne così uno dei militanti più attivi del movimento anarchico italiano. Diventato uno degli anarchici più intransigenti, Cafiero si recò a Zurigo per incontrare Bakunin e partecipare con lui al convegno di Saint-Imier indetto dalla Federazione anarchica del Giura. Questo congresso sancì la nascita dell'Internazionale antiautoritaria (16-17 settembre 1872). Seguendo i principi organizzativi di Bakunin, insieme ad Andrea Costa[3], Giuseppe Fanelli[4], Errico Malatesta[2] e Lodovico Nabruzzi[7], entrò a far parte dell'Alleanza Internazionale dei Socialisti Democratici,
[2] Errico Malatesta (S.Maria Capua Vetere, Caserta, 14 dicembre 1853 - Roma, 22 luglio 1932) è stato il teorico e il rivoluzionario anarchico italiano più importante della storia dell'anarchismo. Insieme a Pierre-Joseph Proudhon, Michail Bakunin, Benjamin Tucker e Petr Kropotkin è in assoluto uno degli anarchici che hanno più di tutti diffuso nel mondo gli ideali dell'anarchia. In giovanissima età abbracciò gli ideali repubblicani di Giuseppe Mazzini. Il 25 marzo 1868 venne convocato dalla questura di Napoli a causa di una lettera di carattere sovversivo scritta a Vittorio Emanuele II; il 19 marzo 1870, non ancora diciottenne, subì il primo di quella che sarebbe stata una lunga serie di arresti, a seguito di una sommossa organizzata da un circolo studentesco repubblicano dell'Università di Napoli. Nel 1871, dopo la Comune di Parigi, abbandonò le idee repubblicane per abbracciare l'ideale anarchico; nello stesso anno, insieme ad Andrea Costa[3], Carlo Cafiero[1], Tino Zanardelli, Celso Ceretti e Saverio Friscia, è tra i fondatori della federazione napoletana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Il 5 settembre 1872 giunse in Svizzera per partecipare al Congresso di Saint-Imier; in quell'occasione divenne amico di , Michail Bakunin. Dopo il congresso iniziò un periodo di intensa attività sovversiva: nel 1873 fu arrestato a Bologna; nel 1874 partecipò con un piccolo gruppo ad un fallito tentativo di insurrezione a Bologna*; venne arrestato poco dopo a Pesaro. Il processo conseguente si risolse con l'assoluzione di tutti gli imputati, risultando in una notevole popolarità per gli insorti e per Malatesta in particolare. Nel 1875 visitò Bakunin a Lugano. Fu delegato della Federazione italiana al Congresso dell'Internazionale antiautoritaria di Berna del 26-29 ottobre 1876, Il 5 aprile 1877, formando insieme a Carlo Cafiero[1] ed altri ventiquattro esponenti dell'anarchismo italiano la Banda del Matese*, partì dalle pendici del Massiccio del Matese con l'obbiettivo di dare il via ad un'insurrezione. Dopo alcuni giorni di resistenza, visto l'imponente spiegamento di forze da parte del Regno d'Italia, gli insorti furono arrestati e processati.
parlamentarista, suscitando un vero e proprio vespaio di polemiche tra gli'anarchici italiani.
* - L'insurrezione di Bologna, avvenuta nel 1874, è stata una storica tappa dell'anarchismo insurrezionalista italiano. Fu il primo tentativo -il secondo fu quello operato dalla Banda del Matese**- di un certo rilievo per far scoccare la scintilla rivoluzionaria che poi si sarebbe dovuta estendere nel resto d'Italia.
** - Dopo la fallita insurrezione di Bologna, il movimento anarchico italiano dovette fronteggiare una grave crisi in conseguenza della dura repressione cui fu sottoposto (persecuzioni, arresti, scioglimento di diverse organizzazioni ecc.). Nel giugno 1876, dopo il processo per i moti di Bologna*, tutti gli anarchici coinvolti ritornarono in libertà, decisi più che mai della necessità di rimettere in moto l'attività rivoluzionaria. Nell'inverno del 1876\77, subito dopo il Congresso internazionalista di Berna (26-29 ottobre 1876), soprattutto Cafiero[1] e Malatesta[2] dichiararono che la Federazione italiana era pronta ad un nuovo atto insurrezionale. Nel Matese (una regione tra Campania e Molise che nel periodo successivo al risorgimento dimostrò la propria ostilità al nuovo Stato italiano attraverso il brigantaggio) nel 1877 ci fu una insurrezione attuata tra gli altri da Errico Malatesta[2], Carlo Cafiero[1], Francesco Pezzi, Napoleone Papini e Cesare Ceccarelli. Costoro passarono alla storia con il nome di Banda del Matese.
[3] Andrea Costa (Imola, 30 novembre 1851 – Imola, 19 gennaio 1910) è stato inizialmente anarchico protagonista di numerose iniziative insurrezionali in Italia (Bologna*, Banda del Matese** ecc.), successivamente passò al socialismo parlamentare diventando il primo deputato socialista della storia d'Italia. Si mise in evidenza durante il congresso di Rimini (1872) della sezione dell'Internazionale dei Lavoratori e nel 1873 fu arrestato e trattenuto nel carcere di Bologna per quattro mesi. Il 1 settembre 1873 divenne presidente del IV congresso dell'Internazionale anarchica di Ginevra e si scagliò contro tutte le fazioni moderate che si opponevano alle agitazioni per il carovita. Partecipò all'insurrezione rivoluzionaria di Bologna*, insieme ad Errico Malatesta[2] e Michail Bakunin, e a quella della cosiddetta Banda del Matese**. Nel 1878 Costa espatriò in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni repressive orchestrate contro gli anarchici, successivamente si trasferì a Parigi dove fu arrestato e condannato a 2 anni di prigione. Il 5 giugno 1879 Costa fu espulso dalla Francia e ritornò in Svizzera dove si legò sentimentalmente ad Anna Kuliscioff***. Nello stesso anno sulla «Plebe», del 3 agosto, Andrea Costa, in una lettera intitolata «Ai miei amici di Romagna», criticò duramente l'impostazione insurrezionalista e settaria data alla attività dell'Internazionale in Italia. In pratica abbandonò il movimento anarchico a favore del socialismo
***Anna Kuliscioff (Moskaja, Russia, 9 gennaio 1853 – Milano, 29 dicembre 1925, è stata un'anarchica, medico, femminista e rivoluzionaria russa. Conosciuta anche per essere stata compagna di Andrea Costa e di Filippo Turati, dopo l'anarchismo aderì al socialismo e fu tra principali esponenti e fondatori del Partito Socialista Italiano).
[4] Giuseppe Fanelli (Napoli, 13 ottobre 1827 - Nocera Inferiore, 5 gennaio 1877), inizialmente repubblicano rivoluzionario, partecipò ai Moti del 1848, alla spedizione dei Mille e a diverse imprese garibaldine. Fu deputato al Parlamento italiano poi anarchico, membro della Internazionale e propagandista dell'anarchismo in Spagna. Aderì giovanissimo alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini: partecipò ai combattimenti per la repubblica romana (1848-49) e nel 1857 era affianco di Carlo Pisacane nel tentativo rivoluzionario intrapreso nel sud Italia. Nonostante i fallimenti non si perse d'animo e nel 1860 con Garibaldi partecipò all'impresa dei Mille. Dal 1865 al 1874 fu deputato al Parlamento italiano venendo eletto nel Collegio di Monopoli. Partecipò con Garibaldi alla terza guerra d'indipendenza del 1866 e alla spedizione a Roma del 1867. La svolta della sua vita la ebbe quando incontrò Bakunin a Ischia nel 1866, che lo portò a schierarsi con l'internazionalismo, il federalismo e l'anarchismo. . Nel 1868 assistette a Berna (Svizzera) al "Congresso della Lega della Pace" quindi partecipò alla creazione dell'"Alleanza Internazionale della Democrazia Socialista". Entrò a far parte della Prima Internazionale, dove giocò un ruolo importante soprattutto nella diffusione delle concezioni anarchiche in Spagna. Nello scontro tra Marx e Bakunin prese con decisione posizione a favore del secondo partecipando attivamente alla Conferenza di Rimini e al successivo Congresso Internazionale di Saint-Imier.
[5] Francesco Saverio Merlino (Napoli, 15 settembre 1856 - Roma, 30 giugno 1930), avvocato, è stato pensatore e propagandista anarchico e socialista italiano. Scoprì l'anarchia sin dal 1875, ma delineò in maniera precisa le sue idee solo due anni dopo attraverso la collaborazione con un giornale anarchico napoletano. Nel 1878, si svolse il processo a carico della Banda del Matese** (movimento insurrezionale organizzato da un gruppo di anarchici, tra cui Malatesta[2]). Come avvocato degli anarchici Merlino ottenne l'assoluzione degli imputati. Iniziò così la sua militanza nel movimento anarchico, che per almeno vent'anni lo vide portare avanti parallelamente l'organizzazione rivoluzionaria e l'attività letteraria che gli permise di scrivere tantissime opere a carattere teorico.
[6] Emilio Covelli (Trani, 5 agosto 1846 – Nocera Inferiore, 15 agosto 1915) è stato un anarchico italiano. Fu insieme a Carlo Cafiero[1] uno dei più importanti esponenti italiani del movimento anarchico del Meridione, aderendo alla Federazione Internazionale dei Lavoratori. Si interessò all'economia politica e al socialismo utopistico di Saint-Simon, Fourier e Owen.  aderì all'Internazionale insieme a Cafiero[1] e Malatesta[2]; partecipò alla ricostruzione della sezione napoletana (dissolta dalla polizia nel 1871) e collaborò al giornale La Campana. Nel 1877, implicato per complicità nel movimento insurrezionale del Matese**, fu imprigionato per un periodo. Liberato, creò il giornale L'Anarchia, ma i primi numeri furono sequestrati dalla polizia. Membro della Federazione italiana dell'A.I.T., venne di nuovo arrestato e, l'11 luglio 1879, passò davanti il tribunale di Genova dove viene prosciolto. Liberato, si rifugiò in Francia per sfuggire ad un altro processo (dove venne condannato in contumacia a 10 mesi di prigione). Ritrovò Carlo Cafiero[1] a Parigi, e partirono insieme per Londra dove fecero uscire, il 17 novembre 1880, il giornale Redattori della Lotta! dove espose la sua critica al parlamentarismo.
[7] Lodovico Nabruzzi (25 giugno 1846 – 12 febbraio 1916) era un giornalista e anarchico italiano. Ha avuto un ruolo di primo piano nel dissenso tra i socialisti italiani rivoluzionari ed evoluzionisti. Ha trascorso diversi anni in esilio in Svizzera e in Francia, spesso costretto a intraprendere lavori umili e spesso in difficoltà con le autorità. Nel maggio 1870 assunse l’incarico di redattore e, successivamente, di direttore responsabile de «Il Romagnolo», edmondario repubblicano di Ravenna. Il settimanale si chiuse quando Nabruzzi e altri membri dello staff partirono per difendere la Comune di Parigi. Riprese la pubblicazione nel giugno 1871 e Nabruzzi fu in carica per alcuni mesi. Il documento si orientò agli ideali della Comune. I redattori si definirono "comunisti e internazionalisti" e respinsero l'autorità di Giuseppe Mazzini. Dopo la Comune di Parigi, Nabruzzi abbandona il partito mazziniano e si orientò politicamente in senso internazionalista. Aprì un aspro dibattito contro il partito repubblicano su «Il Romagnolo», giornale ormai allineato su posizioni socialiste. Nel novembre 1871 Nabruzzi chiese al Consiglio generale di Londra, con il quale era in corrispondenza, di affidare a qualcuno l’incarico di venire in Romagna per constatare lo sviluppo del movimento internazionalista nella regione. Contemporaneamente, entrò in rapporto epistolare anche con Michail Bakunin, sulle cui posizioni si trovò sostanzialmente allineato. Entrò nel consiglio federale della sezione Fascio operaio dell’Internazionale di Ravenna, fondata, anche con il suo contributo, il 1° gennaio 1872, e che contava, già al momento della sua costituzione, circa 200 membri. Il 23 gennaio Bakunin inviò a Nabruzzi una lettera indirizzata agli internazionalisti romagnoli, nella quale esprimeva il suo dissenso nei confronti delle deliberazioni approvate alla Conferenza di Londra e delle funzioni attribuite al Consiglio generale. Partecipò all’organizzazione del i Congresso regionale delle sezioni del Fascio operaio dell’Internazionale romagnola (Bologna, 17-21 marzo 1872), che adottò i principi dell’anarchismo. Nell’aprile successivo Nabruzzi si recò insieme con Domenico Trombetti a Caprera per convincere Garibaldi a trovare il modo di conciliare internazionalisti e mazziniani. Per fissare la linea operativa sulla quale attenersi, Nabruzzi raggiunse Bakunin a Locarno, dove ebbe la possibilità di essere ammesso nella Fratellanza internazionale. Come rappresentante di Garibaldi e come delegato della sezione di Ravenna, Nabruzzi partecipò alla Conferenza di Rimini (4-6 agosto 1872) e venne eletto alla vicepresidenza. In settembre, a Zurigo, insieme a Bakunin, Costa[3], Cafiero[1], Malatesta[2] e altri, Nabruzzi partecipò ad un convegno in cui vennero preparate le mozioni da presentare al congresso internazionale federalista di Saint-Imier (15-16 settembre 1872). Nabruzzi, così come gli altri delegati italiani al congresso, aveva il mandato imperativo di troncare le relazioni con il Consiglio generale di Londra.
[8] Alberto Mario (Lendinara, 4 giugno 1825 – Lendinara, 2 giugno 1883) è stato un patriota, politico e giornalista italiano. Convinto federalista, Mario teorizzava la necessità di abbattere le "satrapie burocratiche" del centralismo italiano, allo scopo di realizzare una legislazione articolata, adatta a garantire l'autogoverno di istituzioni decentrate come regioni e comuni.
[9] Carlo Cattaneo (Milano, 15 giugno 1801 – Lugano, 6 febbraio 1869)  è stato un filosofo, politico, politologo, linguista e scrittore italiano, esponente del pensiero repubblicano federalista.
[10] Giuseppe Mazzoni (Prato, 16 dicembre 1808 – Prato, 11 maggio 1880) è stato un politico italiano, federalista, triumviro della Toscana.
[11] Luigi Castellazzo (Pavia, 29 settembre 1827 – Pistoia, 16 dicembre 1890) è stato un patriota, scrittore, ufficiale garibaldino e uomo politico italiano, di idee federaliste.
[12] Luigi Alberti (Firenze, 1822 – Firenze, 1898) è stato un commediografo e giornalista italiano redattore del giornale federalista-cattolico Firenze nel 1863-66.
[13] Giuseppe Montanelli (Fucecchio, 21 gennaio 1813 – Fucecchio, 17 giugno 1862) è stato uno scrittore e politico italiano.