giovedì 27 giugno 2019

02-14-CAR24 – Léopold CARIA

LÉOPOLD CARIA


Gustave Léopold Caria è nato a Mont-Notre-Dame[1] il 18 aprile 1841; ha vissuto a Parigi in rue de la Croix-Nivert 66, nel 15° arrondissement; e faceva il meccanico nelle officine Gouin, dove si costruivano numerose locomotive, opere in metallo e infrastrutture ferroviarie, a Batignolles.
Figlio maggiore della coppia Caria, fu condannato il 6 aprile 1859, a Parigi, a tre mesi di prigione per percosse. Il rapporto di polizia lo dichiarò «senza moralità». Nel 1868, fu attivo presso la fonderia Gouin con Duval ed altri e fu tra i primi gruppi di combattimento dei blanquisti[2].
Durante l'assedio prussiano fu capitano del 204° battaglione della Guardia Nazionale. Si diceva che fosse un membro dell'Internazionale.
Come delegato dei venti arrondissements, fu uno dei firmatari dell’Affiche rouge (il Manifesto rosso) del 6 gennaio 1871, che faceva un proclama al popolo di Parigi per denunciare "il tradimento" del governo del 4 settembre, proponeva tre slogan: requisizione generale, razionamento gratuito, mobilitazione di massa e si concludeva con queste parole: "Potere al popolo! Potere alla Comune!”
Leopold Caria è stato aiutante di campo del generale Eudes e comandante dello stato maggiore. Gli fu affidato il compito di redigere un inventario all'Hotel de la Legion d'Honneur e introdusse suo padre e suo fratello Octave nell'entourage del generale.
Nella cantina della sua casa, secondo un rapporto della polizia, c'erano 1637 medaglie militari, 10 croci d'oro, una grande targa ufficiale e 39 medaglie commemorative. Fu condannato in contumacia, dal 20° Consiglio di guerra, il 6 luglio 1872, alla deportazione in un carcere fortificato.
Leopold Caria si era rifugiato a Londra, dove fece parte della Société des Réfugiés, ma ne fu espulso all'unanimità il 25 agosto 1872, per aver diffamato Eudes e «aver contattato la polizia per ottenere l’estradizione di cinque cittadini rifugiati». Era, come dice il rapporto che appare all'Archivio Nazionale, «Disprezzato da altri rifugiati» e passato «per un uomo senza principi e senza convinzione». Una nota senza data indica che è stato considerato «degno di una misura di indulgenza a causa del suo attuale atteggiamento nei confronti dei membri della Comune rivoluzionaria con cui stava combattendo». Il 16 dicembre 1879, la sentenza fu commutata a dieci anni di esilio. Fu graziato l'8 maggio 1880.




[1] Nel dipartimento dell'Aisne della regione dell'Alta Francia.
[2] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.