AUGUSTE
BLANQUI
“Chi ha del ferro ha del pane“ (Motto rivoluzionario di Blanqui) |
Anche se non
ha partecipato attivamente alla Comune perché in prigione dal 17 marzo 1871 al
1879, possiamo considerare Blanqui comunardo ad honorem non solo perché molti
parigini, attivisti rivoluzionari si ispirarono riferimento a lui in quei 72
giorni meravigliosi dal marzo al maggio del 1871, ma anche perché, pur
recluso nelle patrie galere, venne eletto al Consiglio
della Comune alle elezioni del 26
marzo.
Louis-Auguste
Blanqui è nato a Puget-Théniers[1]
l’8 febbraio del 1805 ed è stato un attivista rivoluzionario socialista non
marxista. Lo storico Michel Winock lo classificò come uno dei fondatori
dell'ultra-sinistra francese che si oppose alle elezioni democratiche, che
vedeva come «borghesi» e che aspirava alla «vera uguaglianza sociale».
Per aver
trascorso, dal 1831 al 1879, complessivamente trentasei anni e cinque mesi in
prigione, ci si riferisce a lui come all'Enfermé (il Recluso).
La sua
visione politica influenzò fortemente il pensiero operaio, quello socialista e
quello comunista dell'Ottocento, al cui interno si sarebbe sviluppata una vera
e propria corrente ispirata al pensiero di Blanqui (ossia il blanquismo).
Uomo d'azione
più che elaboratore di teorie, egli era convinto che il proletariato potesse
creare una società di liberi e di uguali solo mediante un'insurrezione armata
guidata da una piccola minoranza ben organizzata e decisa ad imporre la propria
dittatura. Blanqui dedicò la sua intera esistenza a questa causa, senza
lasciarsi scoraggiare né dall'esilio né dalle pene carcerarie cui fu
ripetutamente condannato.
Permanentemente
insorto
Nacque da una
famiglia benestante (il padre Jean-Dominique era il sotto-prefetto di
Puget-Théniers) che gli diede l'opportunità, all'età di tredici anni, di essere
trasferito a Parigi. dove frequentò il liceo e di studiare legge e medicina.
Iniziò molto presto a fare politica, propagando il repubblicanesimo
rivoluzionario durante il regno di Carlo
X, di Luigi
Filippo e poi sotto Napoleone
III. Le sue opinioni da
giovane erano marcati dall’ostilità alla restaurazione, e di conseguenza dal
bonapartismo, la corrente repubblicana in quel periodo era in netta minoranza.
Diventò ateo. A diciassette anni partecipò attivamente ad una campagna contro il
processo ai «quattro sergenti di La Rochelle», Bories, Goubin, Pommier e Raoulx del 45° reggimento di
fanteria, condannati a morte per aver aderito alla società segreta della
carboneria e fomentato disordini nella loro reggimento.
Contro Carlo
X e Luigi Filippo
Carbonaro dal
1824, Blanqui lottò dentro questa organizzazione segreta contro la
restaurazione monarchica, e fu coinvolto in tutte le cospirazioni repubblicane
del suo tempo.
Nel 1827,
venne ferito tre volte durante manifestazioni studentesche nel Quartiere
latino.
Nel
1828, progettò una spedizione in Morea per andare ad aiutare la Grecia insorta[2].
Partì con il suo amico e compagno di studi Alexander Plocque. Il viaggio si
concluse a Puget-Théniers, per colpa del passaporto non valido.
Blanqui nel 1840 |
Iniziò a
lavorare nel giornale d'opposizione liberale di Pierre Leroux[3]
Le Globe (Il Globo) alla fine del 1829. Nel 1830, era nelle file
dell'associazione repubblicana più sediziosa, conosciuta con il nome di Conspiration
La Fayette, che svolse un ruolo importante nel preparazione della Rivoluzione
di luglio del 1830 che causò la cacciata del re Carlo
X di Francia, ed in cui
Blanqui partecipò attivamente. Dopo la rivoluzione, aderì alla Société des
amis du peuple (Società degli Amici del popolo); si unì con altri
oppositori del regime orleanista: Buonarroti[4],
Raspail[5]
e Barbès[6],
tra gli altri.
Nel gennaio 1831 con il nome di «Comité
des Écoles (Comitato delle Scuole)», ha scritto un proclama minaccioso. In
seguito a delle manifestazioni, fu imprigionato nella prigione parigina Grande
Force per tre settimane. Ma, recidivo e predicando sempre la rivolta, fu
stato nuovamente arrestato con l'accusa di cospirazione contro la sicurezza
dello Stato. Alla fine del 1831 si tenne un processo in cui lui e quattordici
suoi compagni furono accusati di reati di stampa. Al processo Blanqui mostrò la
sua natura rivoluzionaria, reclamando il suffragio universale, dichiarandosi
proletario accusò i borghesi di essere "privilegiati". Utilizzò una formula
che rifletteva il suo ideale socialista: "Tassare il necessario è
rubare, tassare il superfluo e restituire", e dichiarò che "Ogni
rivoluzione è un progresso". Con il suo atteggiamento aggravò la sua
posizione davanti ai giudici, che lo condannarono ad un anno di prigione.
"Sì, signori, questa è una guerra tra ricchi e poveri: i ricchi hanno
voluto così; loro sono in effetti gli aggressori. Solo che loro vedono come una
azione dannosa il fatto che i poveri soppongono una resistenza. Loro dicono
naturalmente, parlando del popolo, che questo animale è così feroce che
combatte quando viene attaccato” (Estratto dalla difesa di Auguste Blanqui
in Corte d'Assise 1832).
Dopo un nuovo periodo in prigione,
con l'amnistia del 1836 riuscì a tornare in attività e diventando nel frattempo
socialista, riprese le sue attività rivoluzionarie nella «Société des
familles (Società delle famiglie)» che continuò nel 1837 nella «Société
des saisons (Società delle stagioni)».
Il 6 marzo 1836, venne arrestato, e
si fece otto mesi di prigione, poi venne messo in libertà vigilata a Pontoise[7].
Il 12 maggio 1839, tornò a Parigi
con Armand Barbes e Martin Bernard, partecipò alla rivolta che si impadronì del
Palazzo di Giustizia, fallendo l’occupazione della Prefettura della polizia e
occupando per un istante l'Hôtel
de Ville. Si conteranno 50 morti e 190 feriti. Dopo il fallimento della
rivolta, restò nascosto cinque mesi, ma venne arrestato il 14 ottobre. Il 14
gennaio 1840 fu condannato a morte. La sua pena venne commutata in ergastolo, è
fu incarcerato al Mont-Saint-Michel.
Nel 1844, a
causa della sua condizione di salute, venne trasferito all'ospedale della
prigione di Tours, dove rime fino all’aprile del 1847. A seguito di un appello
per la liberazione di Blanqui fatta dal quotidiano La Réforme (alla
quale parteciparono dei repubblicani e dei socialisti, come Louis
Blanc, Arago[8], Cavaignac[9],
Pierre Leroux[10], ecc), Luigi
Filippo graziò Blanqui. Blanqui rifiutò il suo rilascio: chiedendo che
fosse "rivendicata tutta la solidarietà con i [suoi] complici";
la lettera di rifiuto venne pubblicata ne La Réforme.
Una
volta rilasciato, partecipò a tutti gli eventi parigini da marzo a maggio
durante la Revoluzione
del 1848, che diede vita alla Seconda
Repubblica. Ebbe una grande delusione del regime repubblicano che si
instaurò. Voleva un governo rivoluzionario e, anche se alcune misure quali il
riconoscimento del diritto al lavoro come voleva lui, si rese conto del
carattere conservatore dei governanti. Condannò le idee di Lamartine[11], trovando assurdo mantenere il
tricolore che rappresentava la Repubblica e l'Impero,
ma è stato screditato per il suo impiego come simbolo della monarchia di
luglio. Si chiese l'adozione della bandiera
rossa, simbolo del "sangue generoso versato dal popolo e dalla Guardia
Nazionale". Chiese a Raspail[5] e specialmente a Caussidière[12] di fare tutto il possibile per impedire
che si conduca una politica reazionaria. Chiese anche che la data delle
elezioni programmate fosse spostata più avanti, interpellando per questa
richiesta il governo Lamartine[11] il 7 marzo 1848. Blanqui voleva che ci
fosse, un paio di mesi prima delle elezioni, una campagna di persuasione per il
popolo francese, affinché acquisisse le idee rivoluzionarie.
Ma Lamartine[11] non volle più prolungare l'esercizio del suo potere ottenuto
senza voto popolare e lasciò invariata la data. Blanqui cercò di formare un
gruppo di pressione con Louis
Blanc e Cabet[13].
Con le manifestazioni del 17 marzo, Lamartine[11] diede un contentino a
Blanqui: le elezioni dal 9 aprile furono spostate al 23 aprile. Il ricorso alla
violenza della Società repubblicana centrale, che fondò per chiedere un cambio
di governo, lo portò in conflitto con i repubblicani moderati. Arrestato dopo
il 26 maggio, dopo il suo discorso al Corpo legislativo con i manifestanti che
invasero la stanza per difendere la causa polacca[14],
fu rinchiuso nelle carceri di Vincennes. Il processo iniziò davanti l’Alta
Corte di giustizia di Bourges[15] il 7 marzo 1849. Blanqui fu condannato
a dieci anni di prigione e mandato a Doullens[16].
A causa delle sue cattive condizioni di salute nel mese di ottobre del 1850
venne trasferimento a Belle-Île-en-Mer[17];
nel mese di dicembre 1857 a Corte[18]; poi, nel 1859, il suo tour delle
galere finisca a Mascara in Algeria, fino a 16 agosto 1859 data della sua
uscita.
La-patrie en danger numero 5 del 9 settembre 1870 |
Blanqui venne
rilasciato dopo l'amnistia del 1859, ma rimase sotto sorveglianza; riprese la
sua lotta contro l'Impero
e il 14 Giugno 1861, venne nuovamente arrestato, condannato a quattro anni di
carcere, e confinato a Sainte-Pélagie[19].
Fuggì in agosto 1865 per il Belgio, dove continuò incessantemente la propria
azione di propaganda politica contro il governo, fondando i periodici "Candide"
e "La
patrie en danger[20]",
fino all’amnistia generale nel 1869 che gli permise di tornare in Francia.
Fu durante
questi anni che nacque il partito blanquista e si organizzò in sezioni. Blanqui
acquisì alcuni discepoli; aveva in particolare una forte influenza nei giovani
studenti. Tra blanquisti troviamo Paul
Lafargue e Charles
Longuet (entrambi socialisti francesi, futuri generi di Marx) e
Georges
Clemenceau.
La
propensione di Blanqui per l’azione violenta si evince nel 1870 con due
tentativi di insurrezione abortiti: il primo 12 gennaio al funerale di Victor
Noir (giornalista ucciso dal principe Pierre Bonaparte, nipote di Napoleone
I
e cugino di Napoleone
III); il secondo il 14
agosto, quando tentò di impadronirsi di un deposito di armi in una stazione dei
pompieri, nel quartiere popolare di La Villette con un centinaio di uomini.
Questo accade dopo le dimissioni del Primo ministro francese Ollivier a seguito
della sconfitta militare della Francia contro la Prussia nel 1870; Blanqui era
deluso dal fatto che la Repubblica non è stata istituita e voleva destituire
l'imperatrice reggente, contava sulla mobilitazione del popolo, ma non riuscì a
radunare i parigini alla sua causa. Capì quindi che doveva affrontare le forze
dell’ordine con pochi uomini. Deluso, rassegnato, fece disperdere il piccolo
gruppo di insorti. Alcuni di loro furono arrestati, Blanqui riuscì a salvarsi.
I repubblicani moderati, tra cui Léon
Gambetta e Jules
Favre, condannarono questo tentativo di insurrezione. Aiutato dalla
scrittrice George Sand[21],
dallo storico Jules Michelet[22],
dal giornalista Arthur
Ranc e da Gambetta,
Blanqui ottenne una condanna con la condizionale, emessa con la proclamazione
della Repubblica.
Gli inizi disastrosi della
Terza Repubblica nella guerra
contro la Prussia
I blanquisti
contribuirono a fondare la Repubblica il 4
settembre 1870; insistevano che la Francia, grazie alla Repubblica poteva
vincere la guerra. Blanqui era in disaccordo con i leader repubblicani come
Ferry[23],
Favre,
Gambetta,
Arago[8], Garnier-Pagès[24],
ma sosteneva, voleva l'unità nazionale dei
repubblicani contro la Prussia. Blanqui si rese conto che il Presidente del Governo
della Difesa nazionale, il generale Trochu,
ex orleanista, non era così sicuro della vittoria francese. Trochu
pur di non armare il popolo, che avrebbe resistito e lottato a denti stretti
contro l’esercito prussiano, preferì lasciare le armi all'esercito regolare.
Egli voleva trattare la capitolazione, mentre Blanqui non voleva che "la
commedia della guerra" portasse ad "una pace ignominiosa".
Il sospetto di Blanqui si rivelò esatto. Si fece eleggere capo del 169°
battaglione con il supporto di Georges
Clemenceau. I capi dei battaglioni formarono una delegazione, tra cui
faceva parte anche Blanqui, a l'Hôtel
de Ville. Vallés
disse. "Ho visto, una mattina, tutto
il governo
di Difesa nazionale annaspare nella stupidità e nella menzogna sotto il
chiaro occhio di Blanqui. Con un filo di voce, con dei gesti calmi, mostrò loro
il pericolo, indicò loro il rimedio, fece loro un corso di strategia politica e
militare. E Garnier-Pagès,
nella sua camicia dal collare alto, Ferry
tra i suoi basettoni, Pelletan[25] nel profondo della
sua barba, sembravano scolari impreparati colti in flagranza".
l'unione sacra si ruppe, i blanquisti contestarono i repubblicani moderati.
Blanqui fu insultato. Trochu
fece per nuove elezioni al 169° battaglione. Non fu lasciato a Blanqui il
diritto di dare le sue spiegazioni al battaglione, così perse la sua posizione
di ufficiale eletto. Clemenceau,
così come Blanqui e Gambetta,
si rifiutò di prendere in considerazione la resa: il sindaco del XVIII arrondissement
di Parigi, fece affiggere dei manifesti in cui dichiarava che "il
governo non può accettare un armistizio senza tradimento. I parigini, i
borghesi come gli operai, rifiutano di stipulare un armistizio".
Il 31
Ottobre 1870, Flourens
chiese l'istituzione di un comitato ad interim per sostituire il governo
di Difesa nazionale, prima dello svolgimento delle elezioni. In questo
comitato, chiedeva che vi facessero parte, tra gli altri, Victor
Hugo, Blanqui, Dorian[26]
(un industriale abbastanza popolare), Henri
Rochefort (giornalista di sinistra oppositore al Secondo
Impero, partecipante al governo
di difesa nazionale), Louis
Blanc, Ledru-Rollin[27],
Raspail[5] (tutti e tre ex candidati della sinistra esclusi nelle elezioni
presidenziali contro Luigi
Napoleone). Erano personalità della sinistra, ostili alla resa di fronte
alla Prussia. La folla parigina acclamò i nomi dei candidati, tra cui Blanqui.
Quest'ultimo si recò all'Hôtel
de Ville, in attesa di prendere un posto nel governo. Sembrava che
Crisenoy, un conservatore comandante del 17° battaglione fucilieri cercasse di
arrestare Blanqui, ma ci rinunciò, temendo la reazione delle guardie nazionali,
nella quale Blanqui era popolare. Le guardie nazionali favorevoli al comitato
occuparono l’Hôtel
de Ville di Parigi. Il comitato esistente conciliò con i pochi ostaggi del governo
della difesa nazionale, che in quel momento si trovavano nel Municipio
tra cui Favre,
per tenere le elezioni il 2 novembre. Ma tutto il governo
di Difesa nazionale non era presente (in particolare era assente il capo
del governo, Trochu),
la decisione presa dagli ostaggi e dal Comitato non convinceva Blanqui che
voleva che tutti i membri del governo
della Difesa firmassero l’accordo. Durante il tentativo di ottenere le
firme, le forze dell’ordine della guardia mobile intervennero contro le guardie
nazionali blanquiste. Il Comitato e il governo
di Difesa nazionale quindi decisero di prendere una soluzione pacifica,
lasciando l'edificio e cercando un accordo. Blanqui rimase al governo solo
dieci ore.
Il governo
di Difesa nazionale non rispettò i suoi impegni col comitato provvisorio.
Prese delle misure conservatrici, e nominò un reazionario a capo della Guardia
Nazionale; Rochefort
allora, infastidito, si dimise. Con un plebiscito si chiese ai parigini di
accettare e mantenere il governo
di Difesa nazionale, e questi furono d'accordo (557.976 votarono SI contro
68.638 che votarono NO). Furono quindi contrari a Blanqui, che prevedeva che il
voto SI avrebbe portato alla capitolazione. Thiers
negoziò i termini della resa della Francia con Otto
von Bismarck, il cancelliere prussiano. Blanqui nel suo giornale La
Patrie en danger, continuò a scrivere furiosamente per denunciare gli
atti del governo. Protestò il fatto che fosse stato scelto Trochu
per organizzare la difesa di Parigi; ma Blanqui non disponeva di risorse
sufficienti per produrre il suo giornale, e ben presto, l'8 dicembre si vide
costretto ad abbandonare il giornale: La
Patrie en danger cessò di vivere.
La carestia
era elevata a Parigi, dove i cittadini erano spinti a mangiare cavalli, gatti,
cani e persino topi. Il 5 gennaio 1871 il prussiani bombardarono la riva
sinistra della Senna. Ma i parigini erano tenaci: determinati, la maggior parte
di loro non voleva arrendersi, mentre il governo lo faceva. Il governo, al fine
di convincere la popolazione che la resa era inevitabile, fece fare
all'esercito una sortita disastrosa, la battaglia di Buzenval del 19 gennaio
1871 che si è concluse con un fallimento. Le guardie nazionali di Parigi il 21
gennaio rilasciarono i prigionieri politici rinchiusi a Mazas e
questi, appena usciti, volevano conquistare l'Hôtel
de Ville il 22
gennaio. Blanqui cercò di dissuadere i ribelli che cercavano di prendere Municipio,
credendo in un loro fallimento, ma capì che questi erano risoluti, si unì a
loro partecipando a questa azione rivoluzionaria, anche se continuava a pensare
che fosse destinata al fallimento. E così fu, la guardia mobile soppresse nel
sangue l’azione rivoluzionaria. Jules
Favre, vice presidente e ministro degli Esteri, volle negoziare un
armistizio di 21 giorni con Bismarck,
dopo di che un’Assemblea nazionale neoeletta avrebbe deciso la pace o la
guerra. Gambetta,
ministro degli interni, non era d'accordo con Favre,
avrebbe voluto continuare la guerra. Ma si dimise perché i prefetti di molti
dipartimenti erano a favore della capitolazione. L’8 febbraio 1871, venne
eletta l'Assemblea Nazionale; Blanqui non fu eletto. Egli accusò, in un
opuscolo intitolato Un dernier mot (Un ultima parola), il governo
(definendolo il dittatore dell'Hôtel
de Ville) di "alto tradimento e cospirazione
contro l'esistenza stessa della nazione".
Blanqui
lasciò Parigi per Bordeaux, e poi per Loulié. Il 9 marzo fu condannato a morte
in contumacia. Adolphe
Thiers, capo del governo, consapevole dell'influenza di Blanqui sul
movimento sociale di Parigi, lo fece arrestare il 17 Marzo 1871 (ironia della
sorte il giorno prima della nascita della Comune),
quando, malato, si riposava a casa di un suo amico medico di Bretenoux, nel
dipartimento di Lot nella regione del Midi-Pirenei. Venne portato all'ospedale
di Figeac, sede di sottoprefettura situata nel dipartimento di Lot, e di là nel
capoluogo dello stesso dipartimento, a Cahors. Egli non poteva comunicare con
nessuno, a quanto pare, e nemmeno essere portato a conoscenza di eventi che si
stavano succedendo. Con la proclamazione della Comune
di Parigi, Blanqui venne eletto come capo lista nel 18°
e nel 19°
arrondissement, mentre era ancora
detenuto fuori Parigi. La maggior parte dei "Comunardi"
si riconoscevano in Blanqui. Inoltre, gli
eletti nella Comune (di 92 consiglieri, 44 sono neo-giacobini e blanquisti)
volevano il ritorno di Blanqui. Flotte,
un vecchio amico di Blanqui, chiese a Monsignor
Darboy, tenuto in ostaggio, di appoggiare la richiesta di libertà di
Blanqui, in cambio i Comunardi
avrebbero liberato gli ostaggi (i religiosi e un senatore). L’abate Lagarde
venne inviato come emissario del vescovo Darboy
da Thiers
per ottenere questa transazione. Thiers
si rifiutò di accettare questa proposta. Lagarde, nonostante il suo impegno a
tornare e costituirsi come ostaggio se lo scambio non fosse riuscito, non tornò
a Parigi. Il vescovo Darboy,
assicuratosi che Flotte era un uomo onesto e che era in grado di negoziare lo
scambio, riuscì ad organizzare un incontro tra Flotte
e Thiers.
Flotte
disse alla fine dell’incontro che affinché non fossero uccisi i 74 ostaggi,
dovevano consegnargli Blanqui e porre fine abusi dei generali versaigliesi nei
confronti dei Comunardi.
Thiers
persistette nel rifiuto, e rese inevitabile l'uccisione degli ostaggi. Il 21
maggio iniziò la Settimana
sanguinante, la sanguinosa repressione
subita dai Comunardi
fatta dai versaigliesi. Il 22
maggio Blanqui uscì dal carcere per essere trasferito a Morlaix[28]
il 24 maggio nelle carceri del castello Taureau, dove le condizioni di vita
furono deplorevoli (monitoraggio continuo, la solitudine, rumore incessante,
etc.). Cominciò ad interessarsi di astronomia (li scrisse L'Éternité par les
astres).
Maschera mortuaria di Auguste Blanqui, scultura di Félix Bracquemond |
I funerali di Blanqui |
Riportato a
Parigi, venne processato il 15 febbraio 1872, e condannato (per le sue azioni
del 31
ottobre 1870) con gli altri Comunardi,
alla deportazione, pena che, visto il suo stato di salute, venne commutata in
ergastolo. Per difendersi, Blanqui dichiarò al giudice: "Io rappresento
la Repubblica, trascinato alla barra del vostro tribunale dalla monarchia.
Signor Commissario del Governo voi condannate la Rivoluzione del 1789, quella
del 1830, quella del 1848
e quella del 4
settembre [1870] questo in
nome delle idee monarchiche, la vecchia legge in opposizione alla nuova legge,
io che ho lottato contro la monarchia, sono giudicato sotto la repubblica, e
sarò condannato". Venne internato a Clairvaux, una vecchia abbazia,
situata nell'odierna Ville-sous-la-Ferté[29],
trasformata in prigione. Era terribilmente malato (gonfiore del cuore) nel
1877, ma, nonostante la prognosi medica, riuscì a sopravvivere un paio di mesi.
Molte voci (tra cui il giornale L'Égalité) si sollevarono contro la sua
incarcerazione, unendosi a quella della signora Antoine, una delle sue sorelle,
che disse: "Oggi è ancora sequestrato nelle carceri della Repubblica
dopo aver dedicato la sua vita a fondarla e difenderla". Clemenceau
il 21 febbraio 1879, intervenne ad un’assemblea che chiedeva l'amnistia,
dicendo che Blanqui era un "convinto repubblicano". Blanqui
gliene fu grato. Il suo nome fu presentato in diverse elezioni; dopo vari
fallimenti, riuscì a farsi eleggere il 20 Aprile 1879 come deputato a Bordeaux
(Garibaldi
lanciò un appello affinché venisse votato, definendolo il "martire eroico
dell’umana libertà"). Si pose la questione sulla sua eleggibilità; a
sinistra, Louis
Blanc e Clemenceau
sostenevano la tesi della validità delle elezioni e la necessità di rilasciare
Blanqui. Ma la sua elezione fu invalidata il 1° giugno. Blanqui venne comunque
rilasciato il 10 giugno, graziato con un decreto presidenziale. Iniziò a
dedicarsi alla lotta per l'amnistia
per i suoi compagni Comunardi;
fece un giro per la Francia diffondendo le sue idee nel suo giornale Ni Dieu
ni maître potente organo di estrema sinistra, dal titolo esplicitamente programmatico
("Né Dio né padrone") tanto da diventare un motto di alcuni
rivoluzionari. Scioccato dal fatto che fossero i repubblicani ad essere
deportati e imprigionati e che monarchici e bonapartisti vivessero
indisturbati, radunò folle, soprattutto a Lione, per
riprendere la causa dell'amnistia.
La sua campagna diede i suoi frutti, l’11 Luglio 1880 fu emanata la
legge per l'amnistia dei Comunardi. Il 27 dicembre, mentre discuteva con un
suo discepolo, Ernest Granger, Blanqui si avviava lentamente alla morte. Morì
la sera del 1° gennaio 1881. Il suo funerale vide la partecipazione di un
centinaio di migliaia di persone. Venne sepolto a Parigi nel cimitero di Père-Lachaise.
Il suo discepolo Eudes,
e Louise
Michel gli resero omaggio alla sua tomba, quel 1º gennaio del 1881.
La scultura di Auguste Blanqui sdraiato sulla sua
tomba
Il giornale Ni Dieu ni maître
Copia del numero 1 di Né Dio né padrone, 23 maggio 1885 |
La Patrie en danger, numero datato 2 novembre 1870 |
Al giornale fondato nel 1880 da
Auguste Blanqui Ni Dieu ni maître (Né Dio né padrone) collaborarono Émile
Eudes, Ernest
Granger, Louis-Auguste
Rogeard e Édouard
Vaillant.
Il primo numero di
Né Dio né padrone è datato 20 novembre del 1880. Venne pubblicato giornalmente
fino al numero 24, datato13 dicembre dello stesso anno; dal 19 dicembre col
numero 25, continuò come settimanale. Dopo la morte di Blanqui la sua
pubblicazione continuò fino al numero 71, pubblicato il 6 novembre 1981. Dopo
una pausa di un anno, riprese ad essere stampato il 5 novembre 1882 (numero 72)
e diventò annuale. Uscirono solamente altri tre numeri: il 4 novembre 1883
(numero 72), il 2 novembre 1884 (numero 72b) e infine il 1° novembre 1885
(numero 72 c) .
Nel 1888, il
quotidiano cattolico La Croix scrisse "Il giornale Né Dio né
padrone ci ha ispirato un profondo disgusto; egli non aveva neppure un mese di
vita quando il decano dei rivoluzionari, Blanqui, venne nella sala Ragache
pronunciare un discorso violento contro Dio e la società, rivendicando la
bandiera rossa e il sangue degli altri. Dopo un po’, fu colto da paralisi e
morì improvvisamente. [...] il giornale Né Dio né padrone fu sepolto con il suo
padrone che era sfuggito tante volte alla pena di morte, per essere colpito
molto probabilmente dalla mano di Dio, dopo un ultimo avvertimento”.
La frase Né Dio né padrone è
diventata il motto e un punto di riferimento del movimento anarchico.
Pubblicazioni
Su di lui
[1] Nel
dipartimento delle Alpi Marittime nella regione della Provenza-Alpi-Costa
Azzurra.
[2] Il Peloponneso
(Morea è il toponimo veneziano medievale) è una regione della Grecia
meridionale. Tra il 1821 ed il 1832 dal popolo greco combattè una guerra
d'indipendenza contro l’impero ottomano; in quell’occasione lArmata francese
effettuò delle operazioni militari (la Campagna di Morea) in Morea.
[3] Pierre Henri Leroux
(Parigi, 7 aprile 1797 – Parigi, 12 aprile 1871) è stato un editore,
filosofo e politico francese.
[4] Filippo (Philippe)
Buonarroti è stato un rivoluzionario italiano naturalizzato francese, ed è
stato uno dei più importanti rivoluzionari europei del primo Ottocento; era
discendente della famiglia dell'artista rinascimentale Michelangelo Buonarroti.
«Si strappino i confini delle proprietà, si riconducano
tutti i beni in un unico patrimonio comune, e la patria - unica signora, madre
dolcissima per tutti - somministri in misura eguale ai diletti e liberi suoi
figli il vitto, l'educazione e il lavoro (Filippo Buonarroti, Cospirazione
per l'uguaglianza, 1828)».
[5] François Vincent Raspail è stato un
politico e scienziato francese. Partecipò alla Rivoluzione del 1848 guidando,
il 24 febbraio l'occupazione dell'Hôtel de Ville e proclamandovi la Repubblica.
Il 27 febbraio fondò il quotidiano L'Ami du peuple e prese parte
all'insurrezione del 15 maggio contro il governo conservatore. Arrestato,
durante la detenzione risultò eletto, il 17 settembre, all'Assemblea
Costituente, e non poté farne parte. Condannato il 2 aprile 1849a sei anni di
carcere, fu liberato nel 1855 ma, esiliato, si stabilì in Belgio. Fu a Parigi
durante l'assedio
e la Comune,
mantenendo un atteggiamento neutrale, ma per aver commemorato il comunardo Louis
Charles Delescluze nel suo Almanach et calendrier météorologique de 1874,
fu condannato, lui ottantenne, a un anno di prigione. Il 5 marzo 1876 fu eletto
all'Assemblea Nazionale e vi propose l'amnistia per tutti i condannati
politici, che fu respinta a grande maggioranza dall'Assemblea.
Fu rieletto il 14 ottobre 1877 e morì pochi mesi dopo.
È sepolto nel 18º distretto del cimitero del Père-Lachaise.
[6] Armand Barbès è stato un repubblicano
francese si oppone alla monarchia di Luglio. Il12 maggio 1839 Quattrocento gli
insorti sono riusciti a occupare brevemente l'Assemblea, il Municipio e il
Palazzo di Giustizia, ma il numero e le armi di cui hanno bisogno. Barbes è
stato arrestato mentre Blanqui riesce a fuggire e nascondere un paio di mesi. Barbès
viene condannato a morte e poi graziato dopo un intervento a favore di Victor
Hugo. Il fallimento del 1839 colpo portato la separazione tra Barbès e
Blanqui.
[7] Capoluogo del
dipartimento della Val-d'Oise nella regione dell'Île-de-France.
[8] François Jean Dominique Arago (Estagel, 26 febbraio
1786 – Parigi, 2 ottobre 1853) è stato un matematico, fisico, astronomo e uomo
politico francese.
[9] Louis Eugène Cavaignac (Parigi, 15 ottobre 1802 –
Castello di Ourne, 28 ottobre 1857) è stato un politico e generale francese.
Figlio del convenzionale Jean-Baptiste Cavaignac, fu organizzatore della
sanguinosa repressione della rivolta operaia del giugno
1848.
[10] Pierre
Henri Leroux (Parigi, 7 aprile 1797 – Parigi, 12 aprile 1871) è stato un
editore, filosofo e politico francese.
[11] Alphonse de Lamartine membro del governo
provvisorio, fu il ministro degli esteri della Seconda Repubblica. È rimasto
celebre il suo discorso del 25 febbraio in cui chiese di scegliere come
bandiera nazionale il tricolore, rifiutando la bandiera
rossa.
[12] Marc Caussidière
è stato un rivoluzionario francese. Fu molto attivo durante la rivoluzione
francese del 1848, nella quale combatté sulle barricate e assalì la sede
della polizia: proprio per questo, venne nominato Prefetto delle forze
dell'ordine dal governo provvisorio. In questa veste sostituì i sergenti della
città con la nuova figura dei "guardiani di Parigi" e creò il corpo
della "Guardia del popolo", composta da tutti elementi rivoluzionari
recentemente scarcerati e formata da quattro società (La Montagnarde, Saint-Just,
Febbraio e Morisset). A partire dal maggio del 1848 la
commissione cercò, senza successo, di eliminare la Prefettura di polizia. Dopo
il fallimento dell'invasione dell'Assemblea Nazionale (15 maggio 1848), venne
licenziato dalla carica di Prefetto di polizia dalla Commissione esecutiva e
per protesta egli si dimise dal suo mandato di deputato all'Assemblea
Costituente
[13] Étienne
Cabet (Digione, 1º gennaio 1788 – Saint Louis, 9 novembre 1856) è stato un
politico francese. Tradizionalmente collocato fra gli utopisti, dedicò
concretamente la propria vita alla lotta per la repubblica e una "società
nuova". Fu il primo a utilizzare sistematicamente il termine comunismo.
[14] La sollevazione
della Grande Polonia del 1848
è stata una insurrezione militare dei polacchi del Granducato di Poznań contro
le forze occupanti prussiane che si svolse durante il periodo della Primavera
dei popoli.
[15] Capoluogo del dipartimento dello Cher, nella regione del
Centro-Valle della Loira.
[16] Nel dipartimento della Somme nella regione della Piccardia.
[17] Isola francese al largo della costa della Bretagna.
[18] Comune situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella
regione della Corsica.
[19] Prigione parigina, attiva nel periodo compreso tra il 1790
e il 1899, anno della sua demolizione. Era situata nel V
arrondissement.
[20] Gli articoli di Blanqui pubblicati su La Patrie en
ranger sono stati raccolti e pubblicati, durante la Comune,
da Casimir Bouis in un piccolo volume intitolato appunto La
Patrie en danger.
[21] George
Sand, pseudonimo di Amantine (o Amandine) Aurore Lucile Dupin (Parigi, 1º
luglio 1804 – Nohant-Vic, 8 giugno 1876), è stata una scrittrice e drammaturga
francese. Considerata tra le autrici più prolifiche della storia della
letteratura, è autrice di numerosi romanzi, novelle e drammi teatrali.
Femminista molto moderata, fu attiva nel dibattito politico e partecipò, senza
assumere una posizione di primo piano, al governo provvisorio del 1848,
esprimendo posizioni vicine al socialismo, che abbandonò alla fine della sua
vita per un moderato repubblicanesimo.
[22] Jules
Michelet (Parigi, 21 agosto 1798 – Hyères, 9 febbraio 1874) è stato uno storico
francese. Attento studioso delle fonti archivistiche, scrisse una Storia di
Francia in 19 volumi (1833-1867), monumentale opera incentrata sull'idea
della progressiva affermazione della libertà nel sistema istituzionale
francese, e una Storia della rivoluzione francese in 7 volumi
(1847-1853), tema a cui dedicò un decennio di ricerche, interrogando anche
testimoni oculari.
[23] Jules François Camille Ferry
(Saint-Dié-des-Vosges, 5 aprile 1832 – Parigi, 17 marzo 1893) è stato un
politico francese, oppositore di Napoleone
III e tra le più eminenti
personalità del partito repubblicano nella Terza Repubblica francese.
Attraverso una serie di articoli denunciò le speculazioni finanziarie operate
dal barone Haussmann per il rinnovamento urbanistico di Parigi. Grazie a questa
sua iniziativa il barone venne successivamente estromesso dai poteri concessi.
D'altra parte egli stesso, «avvocato squattrinato», divenuto sindaco di Parigi
alla proclamazione
della Repubblica nel settembre 1870, «riuscì a spremersi un patrimonio
dalla carestia» della città
assediata dai prussiani. Ferry, comprendendo
che la Germania era troppo potente, per perseguire l'idea di acquistare un
grande impero coloniale si fece promotore di una politica di collaborazione con
Otto
von Bismarck al fine di guadagnarne una «benevola neutralità» nel Sistema bismarckiano.
[24] Louis-Antoine
Pagès, detto Garnier-Pagès (Marsiglia, 16 febbraio 1803 – Parigi, 31 ottobre
1878), è stato un politico francese.
[25] Pierre
Clément Eugène Pelletan
(Saint-Palais-sur-Mer, 29 ottobre 1813 – Parigi, 3 dicembre 1884) è stato un
politico e scrittore francese.
Avversario di Napoleone
III, fu deputato del
dipartimento della Senna dal 1863 al 1870, poi delle Bouches-du-Rhône dal 1871
al 1876. Il 4
settembre 1870 fu ministro senza portafoglio del governo
di difesa nazionale e finì la sua carriera politica come senatore.
[26] Pierre-Frédéric Dorian (Montbéliard,
24 gennaio 1814 – Parigi, 14 aprile 1873) è stato un politico e imprenditore
francese. Fouriérista repubblicano
laico e non violento; consigliere generale e deputato della Loira, ministro dei
lavori pubblici del governo
della Difesa nazionale (1870-1871).
[27] Alexandre-Auguste
Ledru-Rollin (Parigi, 2 febbraio 1807 – Fontenay-aux-Roses, 31 dicembre 1874) è
stato un avvocato e politico francese, di parte democratica e repubblicana.
[28] Nel
dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna.
[29] Nel dipartimento
dell'Aube nella regione della Champagne-Ardenne.