EUGÈNE
VERMERSCH
Eugène Vermersch è nato a
Lille[1]
il 13 agosto 1845; è stato un poeta e giornalista francese, tra i protagonisti
della Comune
di Parigi.
Dopo il
liceo, la sua famiglia lo ha mandato a Parigi per fare medicina, ma preferì
prendere in giro la musa. Diventò un
poeta e un cronista.
Nel 1864, a 19 anni, pubblicò
il suo primo libro, Le Latium moderne e nel 1867 divenne direttore della
rivista satirica Le Hanneton, pubblicò tre serie
di ritratti con il titolo «gli uomini del giorno»
Si rivolgeva
a personalità del mondo dell'arte, della letteratura e della politica. Feroce per quelli che odiava, elogiativo per quelli che
ammirava, come Courbet,
il pittore caricaturista e il poeta Pierre Dupont[2].
Collaborò a Le Figaro,
alle riviste letterarie La Lune e L'Éclipse, e scrisse versi.
Oppositore repubblicano del regime napoleonico, collaborò a La
Marseillaise di Henri
Rochefort nel 1870 e a Le
Cri du Peuple dì Vallès
nel 1871. Fu più volte condannato a causa dei suoi articoli contro il Secondo
Impero.
Durante il
primo assedio
di Parigi, Vermersch prestò servizio nelle Ambulanze della Stampa diretto
da monsignor Bauer, il prelato seducente e
fantasioso, favorito dall'imperatrice Eugenia.
Fu nel
quartiere latino che Vermersch, studente di medicina, e Maxime
Vuillaume, allievo all'Ecole des Mines, si incontrarono e, con Alphonse
Humbert, fondarono Le
Père Duchêne. Ripresero il nome del giornale di Hébert[3]. Il rivoluzionario del 1793
era venerato dai giovani blanquisti[4] e soprattutto dai nostri tre redattori. Il giornale, venne soppresso dal generale Vinoy
il 10 marzo 1871, riapparirà il 20
marzo, dopo la
rivoluzione del 18 marzo. Gli articoli non
erano firmati, ma la rubrica «la grande rabbia di père Duchêne» era, molto spesso, di Vermersch la cui penna era impregnata
di vetriolo.
La pittoresca
prosa di Le
Père Duchêne non risparmiava nessuno. Era rivolto in particolare ai versaigliesi ma anche ai membri
della minoranza della Comune.
Il giornale fu un grande successo e la sua diffusione
lo colloca subito dopo Le
Cri du Peuple di Jules
Vallès. Va detto che Vermersch fu molto più
rivoluzionario nei suoi scritti che nelle sue azioni. Alla fine della Settimana
sanguinante, non avendo preso parte al combattimento, fu nascosto in un
caffè in rue Monsieur le Prince di nome Theodore. In un momento più tranquillo, fu portato al confine e riuscì
a raggiungere il Belgio e l'Olanda, dove venne espulso.
Dopo una
breve permanenza in Svizzera, arrivò a Londra. Quando Vuillaume,
rifugiato in Svizzera, lo rimproverò per la sua defezione davanti al nemico,
rispose nel settembre 1871: "Non sarò mai il soldato di una causa
disperata. Sarò presente il giorno
dell'insurrezione, ma non il giorno della sconfitta. Sarò al momento dell'«attacco» ma non a quello del «si salvi
chi può». A
Londra, fondò il Qui vive! di cui fu
l'editore. In questo giornale, ha pubblicato,
nel novembre 1871, un grande poema apocalittico ispirato alla Comune di
Parigi, "Les
Incendiaires"[5].
Al suo arrivo
a Londra, Vermersch si unì alla sezione federalista francese dell'Internazionale sotto l'influenza di Bakunin.
Lo scrittore Hector France[6] fu il suo editore. In seguito
Vermersch creò una serie di opuscoli di 16 pagine: la force; la
dictature; le droit au vol; la grève; la propagande; le
peuple révolutionnaire. Si impegnò anche a scrivere romanzi d’appendice, un genere
che esercitò, per ragioni puramente “alimentari”.
I rifugiati a
Londra furono quelli che incontrarono le maggiori difficoltà nel reggere i loro
mezzi di sostentamento. Solo i lavoratori
manuali poterono trovare un impiego retribuito. Altri
vagarono per la città alla ricerca di un lavoro che fu spesso temporaneo e mal
pagato. Vermersch, nel frattempo, viveva
miseramente con 200 Franchi al mese la paga del giornale illustrato Grelot,
in cui scriveva sotto uno pseudonimo. Si mise
anche a lavorare a una storia sulla Comune che
non venne mai finita. Solo pochi fogli sono
stati raccolti dal disegnatore Pilotell.
Non chiese nulla alla Société de secours des
réfugiés (Società di soccorso dei rifugiati) e non
frequentò «la Marmite londinese», una copia di quella di Varlin.
Si rifiutò di entrare a far parte di qualsiasi gruppo.
Inoltre, i suoi eccessi verbali allontanarono la buona
volontà tentata di aiutarlo.
Voleva
scrivere una storia della Rivoluzione francese che avrebbe racontato il popolo
rivoluzionario, e non i Danton, Robespierre, Saint-Just, ma a quella del popolo
insorto, della Comune di Parigi[7] di Hébert[3], di Cloots[8], di Chaumette[9], di Marat[10], di quelli che fecero dalla spregevole moltitudine, della
plebaglia.
C’è stato un
atto molto inquietante che fece discutere: le sue calunnie contro i suoi vecchi
compagni; questi reagiscono piuttosto
fortemente alle sue provocazioni. Vaillant,
che venne da lui insultato, gli inflisse una punizione e Jourde,
vittima della sua cattiveria, lo pestò.
Va notato che
Vermersch non è stato l'unico a lanciare false accuse. La proscrizione creò un clima favorevole a far rivivere
vecchi dissapori. Va aggiunto, a sua difesa, che
Vermersch presentava evidenti disordini nevrotici provocati, forse, dagli
orrori della guerra civile o per predisposizione. Un altro fatto, a dir poco paradossale, fu il suo odio per Émile
Eudes. Il blanquista[4]
Vermersch detestava il generale Eudes,
leader dei blanquisti[4]. Non firmò il manifesto «aux
Communeux» dei trentatré membri del gruppo blanquista[4] «La
Commune révolutionnaire».
In una
lettera inviata a Vuillaume,
raccontò la storia della sua visita a Karl Marx
quando arrivò a Londra: era stato gentilmente ricevuto dall'autore del
Capitale. Della loro conversazione, ne
scrisse alcuni punti salienti. Marx
gli confidò che "la società è storicamente obbligata a passare attraverso
la dittatura operaia" e Vermersch conclude, a suo modo, che Marx
cercava anzitutto di imporsi alla guida del partito operaio e di promuovere lo
sviluppo del pangermanesimo.
Il 24
settembre 1873, trasse una lezione dall'esperienza della Comune:
"Non eravamo maturi e volevamo cambiare le leggi senza aver avuto il
coraggio di cambiare le buone maniere. Invece di sopprimere, in un colpo solo, quando potevamo, gli
uomini che rappresentavano le vecchie maniere, il mondo tradizionale, li
lasciammo vivere (...)”. Esasperato dagli attacchi contro di lui a causa delle sue
polemiche diffamatorie, lasciò l'Inghilterra e ri trasferì ad Aquisgrana e
Liegi prima di arrivare in Svizzera dove Vuillaume,
sempre obbligato, gli offrì di venire riposare.
Nel dicembre
del 1874, Vermersch arrivò con sua moglie e suo figlio ad Altorf[11] dove Vuillaume
lo stava aspettando. I mesi passarono presto
in questa atmosfera di pace e di profonda amicizia. Vermersch passò poi un po' di tempo a Ginevra, dove ancora
una volta le dispute dei rifugiati Comunardi
infuriavano attorno a lui. Partì per Londra il 9 ottobre 1875. Attraversò anni
bui in cui la miseria si era installata senza ricorso. Gli attacchi di demenza cominciarono ad essere più comuni.
Il 10 agosto 1878, l'ex Comunardo
Léopold
Caria scrisse a Vuillaume
per informarlo dello stato disperato di Vermersch che lo reclamava al suo
capezzale. Vuillaume
sperava ancora in una cura e propose che al suo vecchio compagno di Le
Père Duchêne, di trascorrere la convalescenza
presso di lui.
Il
trasferimento di Vermersch in ospedale psichiatrico non portò alcun miglioramento al paziente che morì il 9
ottobre 1878 all'età di 33 anni nel manicomio della New South Gate, senza
averne ritrovato la ragione. Venne sepolto nel Great
northern cemetery. Fu a
San Pier D'Arena (Italia) che Vuillaume
venne a sapere della morte del suo amico dall'annuncio inviato dalla sua
vedova.
Ricorda Vuillaume:
“Quando penso a questi bei giorni di Altorf, mi vengono le
lacrime agli occhi. (...) Non ho mai pensato che
avrebbe fatto una così grande caduta. Non posso
dimenticarlo!”.
[1] Nel
dipartimento del Nord, capoluogo della regione dell'Alta Francia.
[2] Pierre
Dupont (Lione, 23 aprile 1821 – 25 luglio 1870) è stato un poeta francese. Fu
premiato dall'Académie française per una poesia scritta in età giovanile, Les deux anges. Scrisse numerose canzoni d'ispirazione socialista, che spesso furono
eseguite in pubblico da lui stesso. Per la sua ideologia avversa al regime
imperiale di Napoleone III fu condannato
a sette lunghi anni di deportazione (1851-1858). Tornato libero si dedicò a
temi popolari, orientati all'analisi del mondo contadino.
[3] Jacques-René
Hébert (Alençon, 15 novembre 1757 – Parigi, 24 marzo 1794) è stato un
giornalista e rivoluzionario francese. Fondatore nel 1790 del giornale Le
Père Duchesne, iscritto al Club dei Cordiglieri e a quello dei Giacobini,
divenne il rappresentante, dopo gli arrabbiati, dell'ala più radicale
della Rivoluzione francese, dagli avversari chiamata "gruppo degli esagerati"
o hébertisti. Fu arrestato e giustiziato durante il Regime del Terrore
di Robespierre.
[4] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e
attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta,
del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
[6] Hector France fu uno scrittore
francese nato il 5 luglio 1837 a Mirecourt e morto il 19 agosto 1908 (71 anni)
a Rueil-Malmaison, autore di molte storie di natura erotica.
[7] Si tratta della Comune di Parigi istituita dopo la presa della Bastiglia il 14 luglio
1789.
[8] Jean-Baptiste
du Val-de-Grâce, barone de Cloots meglio conosciuto come Anacharsis Cloots (o
Clootz) (Kleve, 24 giugno 1755 – Parigi, 24 marzo 1794) è stato un nobile
prussiano. Ebbe un ruolo rilevante durante la Rivoluzione francese. Era
soprannominato l'"oratore del genere umano", "cittadino
dell'umanità" e "nemico personale di Dio".
[9] Pierre-Gaspard
Chaumette (Nevers, 24 maggio 1763 – Parigi, 13 aprile 1794) è stato un
rivoluzionario e avvocato francese, durante la Rivoluzione francese fu prima
presidente della Comune di Parigi (quella istituita
dopo la presa della Bastiglia il 14 luglio 1789) e poi uno dei fautori del
Regime del Terrore.
[10] Jean-Paul
Marat, detto l'Amico del popolo, è stato un politico, medico, giornalista e
rivoluzionario francese di origini sardo-svizzere. Tra i protagonisti della
Rivoluzione francese, che egli sostenne con la sua attività giornalistica,
politicamente vicino ai Cordiglieri, fu deputato della Convenzione nazionale
francese dal 20 settembre 1792 e, dal 5 aprile 1793, fu eletto presidente del
Club dei Giacobini. Fu assassinato dalla girondina Charlotte Corday.
[11] Nel dipartimento del
Basso Reno nella regione del Grand Est.