ALPHONSE BAUDIN
Ernest Pichio, Alphonse Baudin (1811-1851) sulla barricata del Faubourg Saint-Antoine, 3 dicembre 1851, Parigi, museo Carnavalet. |
Jean-Baptiste Alphonse Victor Baudin, conosciuto
semplicemente come Alphonse Baudin, è nato il 23 ottobre 1811 a Nantua[1],
ed è morto il 3 dicembre 1851 a Parigi, era un medico e un politico. venne
eletto membro dell'Assemblea nazionale del 1849 ed è celebrato per essere la
vittima più illustre del colpo
di stato del 2 dicembre 1851, essendo stato ucciso su una barricata quando
si oppose al colpo
di stato di Luigi
Napoleone Bonaparte.
Figlio di un medico, Baudin frequentò la Facoltà di
medicina di Lyon,
che lasciò nel 1830 per la Scuola di applicazione di Val de Grace a Parigi. Si
laureò e si distinse durante l'epidemia di colera del 1832. Repubblicano, in
seguito aderirà alle dottrine saint-simoniane[2]
e fourieriste[3]. Fece il medico militare
all'ospedale militare di Tolone (1832) ed in seguito in Algeria dove conobbe
Eugène Cavaignac[4].
Nel 1837 era stato in grado di difendere la sua tesi
di dottorato a Parigi. Si dimise dall'esercito e si stabilì a Parigi, in rue
des Martyrs 1. Senza grandi risorse, divenne il medico dei poveri, il che non
gli impedì di trattare anche pazienti famosi provenienti da ambienti
repubblicani. Si specializzò in malattie dello stomaco, che lo portarono ad
essere chiamato al processo di Hélène Jégado[5],
che si aprì tre giorni dopo la sua morte sulle barricate.
Baudin era iniziato alla massoneria, il 15 giugno
1842, alla loggia del Tempio degli Amici dell'onore francese, sospesa nel 1846.
Viveva tra i lavoratori del faubourg Poissonniere, spesso conversando con
tipografi, litografi e caricaturisti che vivevano intorno alla place du Caire e
per i quali era una figura familiare. Dopo la rivoluzione
di febbraio, ha guidato il Club de l’Avenir. Il 25 maggio 1848 fu arrestato
come complice nella vicenda del 15[6],
ma fu rapidamente rilasciato e rifiutò il portafoglio di Istruzione pubblica
che Cavaignac[4] gli offrì.
Eletto deputato il 13 maggio 1849 all'Assemblea legislativa ad Ain[7],
quinto su otto, con 46.339 voti, sedette all'estrema sinistra con i
rappresentanti della Montagna[8],
combattendo vigorosamente le politiche della destra e dell'Eliseo, dal 13
giugno 1849 in poi. L'8 gennaio 1850 difese i diritti civili degli
insegnanti minacciati dalla legge che li sottoponeva al controllo dei prefetti.
Fece parte
del comitato di resistenza organizzato dai repubblicani per cercare di
sollevare gli operai del faubourg Saint-Antoine, uno dei vecchi sobborghi di
Parigi contro il colpo
di stato del 2 dicembre 1851 del principe Luigi
Napoleone Bonaparte (futuro imperatore Napoleone
III).
Il 3 dicembre
1851, Alphonse Baudin si decise fermamente di convincere i parigini a
combattere contro il colpo
di stato di Luigi Napoleone. Il giorno prima, Bonaparte
aveva sciolto l'Assemblea Nazionale, ripristinato il voto universale ed ha
mandato in prigione i suoi principali oppositori. Baudin e una sessantina di
deputati repubblicani o montagnardi[8], tra cui Victor
Hugo, formarono un comitato di resistenza. Avevano intenzione di trascinare
il popolo in una nuova rivoluzione per buttare giù l'ambizioso Napoleone.
Il 3
dicembre, Baudin si recò al caffè Rovsin, sul faubourg Saint-Antoine, dove una
ventina di deputati avevano preso appuntamento. Il deputato sulla sua strada
incontrò solo parigini passivi. Al caffè, i suoi amici gli chiesero: "Cos’hai, Baudin, sei triste?"
Riprendendosi rispose. "Non sono mai
stato più felice!" Quindi distribuì una copia della dichiarazione
della chiamata al popolo che gli aveva dettato il giorno prima Victor
Hugo con le istruzioni di affiggerlo ovunque a Parigi. Questo il testo:
«Al popolo. Luigi
Napoleone è un traditore, ha violato la Costituzione, ha spergiurato se
stesso, è fuorilegge ... Che il popolo faccia il loro dovere. I rappresentanti
repubblicani marceranno alla sua testa. Viva la Repubblica! Alle armi!»
Un operaio tipografo propose di stamparlo sul
posto. Melenchon giubilante, chiese di marciare su Bercy[9]
...
"Viva la Repubblica!
Alle armi!"
I funzionari eletti decisero
di lasciare il caffè Rovsin per infiammare il faubourg. Dimentiti di portare le
loro sciarpe tricolore, misero insieme dei calicò[10]
blu, bianchi e rossi trovati in una casa vicina. Non tutti i deputati erano
ancora la. "Diamo il tempo ai nostri colleghi di arrivare",
consigliò Baudin, ma gli altri erano impazienti. Allora Victor Schoelcher[11]
diede il segnale di partenza. "Dai,
i nostri amici ci raggiungeranno". Sapevano che l'esercito era li
fuori. Diversi battaglioni aspettavano in place de la Bastille.
I deputati si
presero per braccio per darsi coraggio. Venti operai li accompagnano gridando:
"Viva la Repubblica! Alle armi!” Alcuni ragazzi rispondevano "Viva
la Montagna![8]" Gli artigiani sulla soglia dei loro negozi, così come
i passanti, li guardarono con simpatia, mandano persino loro parole di
incoraggiamento, ma non corsero a prendere le armi. Il popolo parigino non
aveva intenzione di sollevarsi. Baudin e i suoi compagni non si scoraggiano,
arrivano al posto di guardia di rue de Montreuil per impossessarsi delle armi.
I soldati di guardia non opposero resistenza e li lasciarono fare. Quindici
fucili non erano abbastanza. I deputati invasero un secondo posto di guardia,
che, anche questo, non oppose resistenza. La piccola truppa ora era composta da
duecento uomini. Fu deciso di erigere una barricata nel faubourg Saint-Antoine.
Degli operai di rue Sainte-Marguerite, ai quali si erano aggiunti diversi
deputati, tra cui Pierre Malardier, deputato di Nièvre[12],
e Baudin, improvvisarono con quello che trovarono: fermarono e rovesciarono un
carro di letame che passava in quel momento, poi uno di una latteria e la
vettura di un fornaio.
Un omnibus
arrivò dalla Bastiglia. Il cocchiere, evidentemente un loro simpatizzante, fece
scendere i viaggiatori, staccò i cavalli e se ne andò, lasciando il suo veicolo
a disposizione dei manifestanti che immediatamente lo addossarono sulla
barricata. Dei cesti completarono la struttura, che, alla fine, risultò debole.
"La troupe!" urlò un bambino. In effetti, eccoli che
arrivavano nel faubourg una compagnia del 19° battaglione di linea che
proveniva da place de la Bastille. Gli uomini armati si misero coraggiosamente
dietro la barricata. Schoelcher esclamò: "Cittadini non sparate, quando
l'esercito e la gente dei faubourg stanno combattendo, è il sangue del popolo
che scorre su entrambi i lati, parliamo prima ai soldati". Salì sulla
barricata, imitato da altri deputati, incluso Baudin.
Quando Victor
Schoelcher, accompagnato da diversi deputati, disarmato, andò a incontrare con
l'intenzione di parlamentare con i soldati, degli uomini con la divisa bianca
presero in giro i funzionari eletti: "Credete che ci faremo uccidere
per mantenere i vostri 25 franchi al giorno? Abbasso i 25 franchi!"
riferendosi all'indennità corrisposta ai deputati, i parigini avevano preso
l'abitudine di chiamare questi benestanti del parlamento «i 25
franchi». Con tono forte, Baudin, bandiera in mano, ancora sulla barricata, li
fissò e disse loro coraggiosamente: "Vedrete
come moriremo per 25 franchi!" E presentò il suo petto ai soldati che
caricano. I deputati si fermarono. Iniziò una discussione tra Schoelcher e il
capitano. Ma quest'ultimo aveva degli ordini, così ordinò ai suoi uomini di
caricare la baionetta. «Ma l'esitazione, che era nella loro anima, era nel
cuore dei soldati», scrisse Hugo.
All'ultimo momento, i soldati girarono le loro baionette per passare tra i
parlamentari senza infilzarli. Sfortunatamente, qulla situazione spaventò un
manifestante della barricata, che sparò un colpo, colpendo mortalmente un
soldato. Immediatamente, i suoi compagni spararono. Tre proiettili colpirono
Baudin, ancora in piedi sopra la barricata, che cadde morto. Aveva 40 anni.
Il fuoco si fermò I soldati
stessi sembravano essere scioccati da quella morte. Hanno lasciato che i
manifestanti si disperdessero senza cercare di fermarli. Mezz'ora dopo, il
cadavere di Baudin venne trasportato all'obitorio dell'ospedale
Sainte-Marguerite. Allo stesso tempo Victor
Hugo arrivò insieme alla sua compagna Juliette. Lo scrittore voleva
riprendere la lotta, rinnovare i contatti con gli altri gruppi popolari,
distruggere nuovi portici ... Ma gli altri deputati gli fecero capire che non
c’era più niente da fare. Le dozzine di barricate erette quel giorno furono tenute
senza molta convinzione da 1.500 manifestanti e furono rapidamente spazzate
via. La rivoluzione fallÌ. Napoleone
portò avanti il suo colpo
di stato. Hugo
andò in esilio.
Il 4 dicembre, il fratello di
Baudin, uno studente di medicina, reclamò il corpo del deputato al commissario
di quartiere, che accettò di consegnarglielo a condizione che lo seppellisse in
sordina. La famiglia di Alphonse Baudin
fu costretta ad accettare il ricatto dell'Impero: il funerale si svolse in segreto, il 5
dicembre, nel cimitero di Montmartre,
(27ª divisione). Baudin divenne così un simbolo repubblicano contro il
dispotismo e la sua tomba diventò un
luogo di ritrovo per i repubblicani, che lottavano contro il regime di Napoleone
III.
Nel
1868, un giornalista ruppe il silenzio: il fondatore del giornale Le Réveil,
Charles
Delescluze lanciò una sottoscrizione – alla quale tutti i repubblicani, tra
cui Victor
Hugo, ancora in esilio, parteciparono
- per erigere sul luogo del dramma una statua in memoria del deputato quel
martire della libertà. La replica del
regime fu immediata: quella iniziativa valse a Charles
Delescluze, proprietario del giornale, un processo durante il quale un giovanissimo avvocato, ancora poco
conosciuto, che assicurò la sua difesa, un certo Léon
Gambetta, pronunciò una diatriba contro l'Impero. Una difesa formidabile che si trasformò in un
atto di accusa implacabile contro Napoleone
e il suo regime “Sono 17 anni che siete il padrone assoluto e discrezionale
della Francia, - dichiarò Léon Gambetta,
- non avete mai osato dire che si dovrebbe celebrare, classificare tra le
giornate della Francia il 2 dicembre come una ricorrenza nazionale, perché
sapete che se voi lo voleste fare, la coscienza universale lo respingerebbe.
Bene! Questa ricorrenza che non volevate, la rivendichiamo, la prendiamo per
noi, lo celebreremo sempre ogni anno, sarà l'anniversario della nostra morte
finché il paese, ridiventato padrone, vi imporrà la grande espiazione nazionale
in nome della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità”.
E il
giovane avvocato ancora più infiammato: "Ricordate cos'è il 2 dicembre!
Ricordate cosa è successo! Sì, il 2 dicembre, intorno a un pretendente, c'erano
gruppi di uomini che la Francia non conosceva fino ad ora, che non aveva né il
talento né l'onore, né il grado, né la situazione, di quelle persone che in
ogni periodo sono complici di azioni di forza, di quelle persone che possono
ripetere ciò che Cicerone disse sulla torba cingeva Catilina: un gruppo di
uomini persi in debiti e criminalità".
Nonostante
lo straordinario appello che passerà ai posteri, Charles
Delescluze venne condannato a sei mesi di prigione. Qualche tempo dopo,
nell'agosto del 1870, vide persino il suo giornale Le Réveil
vietato. Il giornalista
venne infine ucciso dai versaigliesi il 25
maggio 1871, nel pieno della repressione
della Comune di Parigi.
Peggio
di così! La lotta di Charles
Delescluze per onorare la memoria di Alphonse Baudin non riuscì.
Certamente,
per un certo tempo, il ricordo del martire venne onorato. La tomba
realizzata dallo scultore Aimé Millet, inaugurata nel 1872, è decorata con una
statua giacente che rappresenta il deputato appena colpito da una pallottola in
fronte.
La statua prima della distruzione |
Poi, a
maggio 1879, una targa è stata apposta alla casa di fronte alla quale è caduto,
sul quale si può leggere: «Di fronte a questa casa è caduto gloriosamente
Jean-Baptiste Alphonse Baudin, rappresentante del popolo per il dipartimento di
Ain, ucciso il 3 dicembre 1851 nella difesa della Legge e della Repubblica».
Tomba di Alphonse Baudin (1872), Parigi, cimitero di Montmartre (27a divisione) |
Dal 4 agosto 1889 la sua tomba
divenne un cenotafio, dato che quel giorno le sue spoglie vennero trasferite al
Pantheon di Parigi, per le cerimonie del centenario della Rivoluzione francese.
Riposa nello stesso caveau (il 23) di La Tour d'Auvergne, ufficiale delle
armate della Rivoluzione francese, adiacente
a quello di Victor
Hugo ed Emile Zola
Infine,
la famosa statua voluta da Charles
Delescluze e dagli oppositori del Secondo
impero fu finalmente eretta nel
1901, una statua bronzea in piedi scolpita da Eugène-Jean Boverie non sulla scena dell'assassinio, rue du
Faubourg Saint-Antoine, ma a pochi passi, dietro la place de la
Bastille, all'incrocio tra Ledru-Rollin
Avenue e rue Traversière.
Ma
poi, il ricordo del sacrificio di Alphonse Baudin non venne più celebrato.
Sotto la pressione dell'occupazione nazista, la statua venne
smantellata nel 1942 per essere fusa, secondo una legge del governo di Vichy[13]
sul recupero dei metalli non ferrosi per destinarli all’armamento. Allo stesso modo di quella di Alphonse Baudin,
molte altre statue vennero poi soppresse, inclusa quella di Victor
Hugo. Dopo la Liberazione, tuttavia, l'affronto alla Repubblica
venne lavato: la statua di Victor
Hugo venne restaurata, come lo furono molte altre statue. Ma non quella di
Alphonse Baudin. Nel 1977, la base della sua statua venne persino portata via,
per proibire permanentemente qualsiasi possibilità di ricostruzione.
Il sindaco di Parigi ha
rifiutato di ripristinarlo. Nel 1978, tuttavia, la città diede il nome di rue
Alphonse-Baudin ad una nuova via dell'11°
arrondissement.
[1] Nel
dipartimento dell'Ain della regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.
[2] Il sansimonismo è stato un
movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo. Il movimento prende il nome dal suo ideatore il conte Henri de
Saint-Simon, il centro di questo movimento fu l'École polytechnique. La società
sarebbe stata gestita da scienziati e industriali che grazie alle scoperte
scientifiche e allo sviluppo industriale avrebbero dato vita ad una società che
garantisse migliori condizioni di vita ai proletari. L'opera di proselitismo,
effettuata dai suoi discepoli Saint-Amand Bazard, Barthélemy Prosper Enfantin,
Pierre Leroux e Louis
Auguste Blanqui, fece diventare il sansimonismo un fenomeno rilevante che
coinvolgeva 40 000 aderenti nel mondo. I sansimoniani erano mal visti dal
governo francese perché contestavano l'assetto della società borghese e la
proprietà privata, e vennero incriminati in numerosi processi.
[3] I fourieristi
erano i seguaci delle idee di François Marie Charles Fourier (Besançon, 7
aprile 1772 – Parigi, 10 ottobre 1837). Fourier è stato un filosofo francese,
che ispirò la fondazione della comunità socialista utopista chiamata La
Reunion sorta presso l'attuale Dallas in Texas, oltre a diverse altre
comunità negli Stati Uniti d'America (tra le quali ricordiamo Brook Farm,
fondata nel 1841 vicino Boston e sciolta a seguito d'un incendio, nel 1849).
Fourier criticava fortemente la società borghese capitalista del tempo, che è
fallita perché il libero mercato non ha portato quel benessere che aveva
promesso: il mondo capitalista ha ampliato il divario tra pochi che hanno molto
e molti che hanno poco. Il capitalismo ha disumanizzato la società esasperando
la competizione individuale e reintroducendo la schiavitù (lavoro minorile,
alienazione etc…). Da segnalare anche la vicenda della colonia Cecilia, un
esperimento di convivenza libertaria che si tenne nel Brasile di fine XIX secolo su iniziativa dell'anarchico
pisano Giovanni Rossi, influenzato, tra gli altri, anche dalle letture dei
testi utopistici di Fourier.
[4] Louis
Eugène Cavaignac (Parigi, 15 ottobre 1802 – Castello di Ourne, 28 ottobre 1857)
è stato un politico e generale francese. Fu organizzatore della sanguinosa
repressione della rivolta operaia del giugno 1848 contro il governo
conservatore francese, divenne subito dopo Primo Ministro, carica che tenne dal
28 giugno al 20 dicembre 1848. In quell'anno si presentò da indipendente alle
elezioni presidenziali contro Luigi
Napoleone nelle quali, nonostante fosse il favorito, ottenne solo il 19.81%
dei voti.
[5] Hélène
Jégado (Plouhinec, 1803 – Rennes, 26 febbraio 1852) è stata una serial killer
francese alla quale si attribuiscono decine omicidi e altri tentati assassinii
per avvelenamento con l'arsenico Gli avvenimenti relativi al processo di Hélène
Jégado non ebbero presso l'opinione pubblica francese, nonostante il numero di
omicidi e le oscure cause che li determinarono, la stessa risonanza di altri
celebri casi di assassinii per avvelenamento poiché in quello stesso periodo la
Francia era scossa dagli avvenimenti politici che portarono alla fine della
Seconda Repubblica con il
colpo di stato e la proclamazione nel 1852 di Napoleone
III ad imperatore dei
francesi.
[6] La manifestazione francese del 15
maggio 1848 fu un evento che si svolse, per lo più, nelle strade di Parigi. Era
destinato a invertire i risultati dell'elezione della Seconda Repubblica dei
deputati all'Assemblea costituente. È difficile dire, con una certa precisione,
se questo fenomeno debba essere chiamato una manifestazione, una sommossa,
un'invasione, una ribellione o un tentativo di colpo di stato. Nondimeno,
sembra essere stato in gran parte non pianificato, non particolarmente
sanguinoso, e indiscutibilmente un fallimento.
[8] La Montagne
(Montagna) i cui membri si chiamavano montagnards (montagnardi)
era un gruppo politico della Rivoluzione Francese, alla Convenzione Nazionale,
favorevole alla Repubblica e contraria ai Girondini. Non si può escludere, da
una corrente politica imbevuta della sua filosofia, che il nome fosse un
omaggio alle Lettere scritte dalla montagna di Jean-Jacques Rousseau.
Durante il diciannovesimo secolo, il riferimento ai montagnardi venne usato dai
sostenitori della Repubblica per rivendicare la loro affiliazione con i
redattori della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino e
per mobilitarsi attorno a questi principi. Nell'atmosfera rivoluzionaria del
1830, fu glorificata la figura della Montagna designata come "l'opposto,
l'antagonista, il nemico giurato della Gironda, per chi ama la virtù deve
aborrire il crimine. La Montagna è l'uomo semplice, naturale, che coltiva i
suoi sentimenti e la ragione, che si occupa sempre della felicità degli altri,
che fa la guerra agli oppressori di ogni genere, mai compromesso con la sua
coscienza, che allevia lo sfortunato, che riconosce nell'amore del paese solo
l'amore dell'umanità e lo serve con tutta la sua potenza; in breve, è colui che
fa agli altri tutto ciò che vuole che sia fatto a lui. Ecco il Montagnard, il
repubblicano, il democratico". Sotto la Seconda Repubblica, gli eredi
membri repubblicani della rivoluzione francese, quindi posizionati alla
sinistra dell'emiciclo, ripresero il nome della Montagna per il loro gruppo
politico, e nell'Assemblea costituente nazionale del 1848
e nell'assemblea legislativa del 1849 cercando di difendere dagli attacchi del
partito dell'Ordine e dei repubblicani moderati, le conquiste politiche e di
certi vantaggi sociali della rivoluzione
del febbraio 1848. La Montagna venne soppressa dalla repressione dopo il
fallimento della giornata del 13
giugno 1849: 34 dei suoi deputati vennero privati del loro mandato e
processati davanti all'Alta Corte di Giustizia (la maggior parte fu anche
costretta a fuggire). Nonostante la repressione il gruppo parlamentare
sopravvisse fino al novembre 1851. Dopo il Secondo
Impero, una grande parte dei membri della Montagna fornirà diventarono i
politici dell'inizio Terza
Repubblica.
[9] Quartiere di Parigi.
[10] Il calicò (dal francese
calicot), detto anche "cencio della nonna", è un tessuto leggero. Il
suo nome viene dalla città di Calicut, Kerala, India, dove veniva
tradizionalmente fatto dai locali tessitori chiamati chaliyans. È realizzato in
cotone grezzo.
[11] Victor
Schoelcher (Parigi il 22 giugno 1804 -
Houilles 25 dicembre 1893) era un
giornalista e uomo politico francese. È noto per aver agito in favore della
abolizione definitiva della schiavitù in Francia, tramite il decreto
d’abolizione, firmato dal governo provvisorio della Seconda
Repubblica del 27 aprile 1848.
[13] Con
governo di Vichy, regime di Vichy, Repubblica di Vichy e ufficialmente Stato
Francese (État Français) si indica comunemente lo Stato che governò la
parte meridionale della Francia dopo l'invasione tedesca nella seconda guerra
mondiale (1940-1944)