SABATO 27 MAGGIO 1871
(7 PRATILE
ANNO 79)
Al mattino la nebbia avvolge la città. Incendi,
granate e sparatorie oscurarono il cielo. I versagliesi lanciano l'offensiva
all'alba. Prendono senza difficoltà la porta di Montreuil e la porta di
Bagnolet, occupano Charonne e alle 7:00 raggiungono la place du Trône, che le
guardie nazionali furono costrette ad abbandonare.
I soldati installano una batteria di sei cannoni
all'ingresso del boulevard Voltaire e bombardano la barricata del municipio
dell'11°,
che risponde in qualche modo con i suoi due cannoni. Durante questo periodo i
soldati di linea versagliesi proseguono verso la Villette, alle 10 del mattino
prendono la barricata di rue Puebla, e sono fermati in rue de Crimée da uno dei
cannoni del luogo della place des fêtes.
Alle undici, alcuni membri del consiglio comunale
si incontrano in rue Haxo. Vogliono decidere. Ranvier,
che viene a chiedere aiuto agli uomini per difendere Buttes Chaumont, grida
"Andate a combattere, invece di litigare!". Ognuno parte per
la sua postazione.
Alle 4 del pomeriggio, i cannoni
delle Buttes Chaumont non hanno più munizioni. Scarseggiano. le munizioni, i
cannoni tacciono, si combatte all'arma bianca. Seicento Comunardi
resistono per sei ore alle cannonate e agli assalti di intere brigate di Versailles.
Uno contro dieci è il rapporto di forze di questa settimana di lotta.
Gli artiglieri, al loro posto dal mattino,
prendono i loro fucili e si ritirano verso rue Ménadier, rue Fessart e rue
Annelets, dove ancora resistono alcuni Federati.
Alle cinque in punto, approfittando di un diversivo, i soldati occupano place
des fêtes. Le ultime guardie nazionali si ritirano verso la Buttes Chaumont.
In tutta la città gli arresti si
moltiplicano. La giustizia è sbrigativa: un'occhiata alle mani callose e nere,
mani di lavoratori, dunque di Comunardi.
Basta questo per essere fucilati sul posto o per essere spediti nei famigerati
carceri speciali, istituiti da Thiers
prima che il suo esercito entrasse a Parigi.
La stampa borghese, incita esplicitamente
al massacro: “Che cosa è un repubblicano?”
chiede «Le Figaro» “Una bestia feroce... Sotto dunque, brava
gente. Basta più poco per finirla col verminaio democratico e sociale”.
La sanguinosa repressione trasforma i
quartieri popolari in veri e propri carnai. Racconta un giornalista inglese: “Ho visto fucilare circa 60 uomini nello
stesso posto, mischiati con delle donne. Ho visto una donna afferrata da
quattro soldati e spogliata. Un ufficiale la interroga: «Avete ammazzato due
dei miei soldati». La donna risponde sprezzantemente: «Mi punisca Iddio per non
averne ammazzati di più. Avevo due figli ad Issy,
tutti e due uccisi; due erano a Neuilly,
essi pure uccisi. Mio marito è morto su questa barricata, e ora fate di
me quello che volete». Non ho sentito di più; mi allontanai strisciando dietro
le macerie, non abbastanza in fretta per non sentire l'ordine «fuoco», che
significava che tutto era finito».
Dalla metà del pomeriggio, i versagliesi hanno assediato 200 guardie
nazionali che si sono trincerate nel Père-Lachaise,
una delle ultime isole di resistenza. Alle 6 del pomeriggio, un gran numero di
soldati del battaglione di linea versagliese si radunarono davanti al cimitero
e spararono con il cannone contro grande porta, che cedette senza difficoltà nonostante
la barricata che la rinforzava. I soldati vanno all’assalto. Sotto i proiettili
i Federati
resistono palmo a palmo fra le tombe, dietro le quali trovano riparo e dove si
difendono fino all'ultimo, e ciò, fino a notte alta. Si combatte con mazze e
baionette.
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Combattimenti al cimitero di Père Lachaise, 27 maggio 1871 |
Stasera, gli ultimi Comunardi
rimasti sono circondati dai soldati di Versailles.
Gli uomini di Douai e Clinchant sono distaccati a sud, al boulevard
Richard-Lenoir, mentre quelli di Vinoy
e Ladmirault si dirigono a nord. Alcuni bastioni federati si trovano ancora
nell'11°
e 20°
arrondissement.
La pioggia non si è fermata. Il fuoco delle
banchine de la Villette illumina il cielo parigino. I bombardamenti continuano
su Belleville,
alcune granate arrivano fino a Bagnolet e feriscono i soldati prussiani. Nel municipio
del 20°,
la situazione è disperata. I restanti membri della Comune che
stanno ancora combattendo, Trinquet,
Ferré,
Varlin,
Ranvier
e Jourde,
sono impotenti al disastro. Arrivano i feriti e non c'è un dottore, nessun
materasso, nessuna coperta. Il fischio delle granate scandisce le ultime ore
della città ribelle.
Non c'è
quartiere i cui muri non s'imbrattino del sangue dei fucilati. Come scriverà più
tardi Eugène
Pottier:
La
tua storia, borghese,
È
scritta su questi muri
Non
è un testo oscuro
La
tua feroce ipocrisia:
È
scritta su questi muri!