THEOPHILE
FERRÉ
Théophile Charles
Gilles Ferré è nato a Parigi il 6 maggio 1846 è stato un politico e giornalista
francese, tra i protagonisti della Comune di
Parigi. Non si sa quasi niente della sua gioventù, si sa solo che fu
assistente nello studio di un avvocato. Militante blanquista[1]
fu più volte arrestato dalla polizia bonapartiste e fu condannato in quattro
occasioni sotto il Secondo
Impero per le sue idee politiche. Nel
1868 ha pronunciato un discorso di fuoco sulla tomba di Baudin
deputato ucciso in una barricata nel 1851. Nel luglio 1870 è stato
processato per aver preso parte ad un complotto per assassinare Napoleone
III,
venne assolto per mancanza di prove, ma fu espulso dalla corte di Blois[2]
per insulti all’Alta Corte.
Con la proclamazione
della Repubblica, 4 settembre 1870, collaborò a La
Patrie en danger (La Patria in
pericolo) giornale di Auguste
Blanqui. Si arruolò nel 152º battaglione della Guardia
Nazionale (con sede a Montmartre),
divenne delegato al Comitato
centrale repubblicano dei venti arrondissement, nonché membro del Comitato
di vigilanza di Montmartre, al fianco di Louise
Michel, Paule
Mink, ed altri.
Il 18
marzo 1871 ha diretto la difesa dei cannoni, piazzati sulla collina
di Montmartre, dal tentativo del governo di sottrarle alla Guardia
Nazionale, evento che funse da pretesto per il sollevamento parigino e
della creazione
della Comune. Immediatamente propose, e si offrì, di marciare
immediatamente verso Versailles
dove si trovava l'Assemblea nazionale e il governo di Adolphe
Thiers.
Il 26
marzo, fu eletto al Consiglio
della Comune da parte del 18° arrondissement, e fu incaricato nella
Commissione Sicurezza generale, dalla quale si dimise il 24
aprile, ma ne venne immediatamente rieletto.
Il 5
aprile, la Comune
approvò un decreto che autorizzava l'arresto delle persone di cui si pensava
che fossero fedeli al governo francese di Versailles,
gli arrestati erano da ritenersi «ostaggi del popolo di Parigi». Tra questi
l'arcivescovo di Parigi Georges
Darboy, l'abate Deguerry, la curia della Chiesa de la Madeleine, e diverse
centinaia di altri. La Comune sperava di poter scambiare i suoi ostaggi per Auguste
Blanqui, un rivoluzionario e Presidente onorario della Comune,
che venne arrestato dal governo francese il 15 marzo. Tuttavia, il capo
provvisorio del governo francese, Adolphe
Thiers rifiutò qualsiasi trattativa con la Comune per
il rilascio degli ostaggi.
Il 1°
maggio, Ferré venne nominato sostituto procuratore della Comune e
il 13
maggio delegato alla Sicurezza generale. Votò a favore della creazione del Comitato
di Salute pubblica.
Il 21
maggio, le forze governative francesi entrarono a Parigi. Questo segnò un
periodo di pesanti combattimenti tra le truppe governative e le guardie
nazionali, che passò alla storia come la "Settimana
sanguinante", con le truppe governative che effettuarono
esecuzioni sommarie degli uomini catturati della Guardia
Nazionale e dei sospetti Comunardi.
Il 24
maggio, la resistenza della Comune
stava cominciando a disintegrarsi. Una delegazione di uomini della Guardia
Nazionale, guidata da Gustave
Genton, membro del Comitato
di Salute pubblica, si recò nella nuova sede della Comune
presso il municipio dell’11°
arrondissment per chiedere l'esecuzione immediata degli ostaggi detenuti
presso il carcere
di La Roquette. Ferré, che era il nuovo procuratore della Comune,
inizialmente esitò ma poi scrisse una nota che autorizzava le esecuzioni. Genton
chiese dei volontari per formare un plotone d’esecuzione, e andò alla prigione
di La Roquette, dove erano tenuti molti degli ostaggi. Genton
selezionò sei nomi dalla lista degli ostaggi, tra cui Georges
Darboy, l'abate Deguerry, Bonjean (Presidente della camera alla Corte di
cassazione), e Allard, Clerc, Ducoudray, tre membri della Compagnia di Gesù.
Il direttore del carcere,
Francois, si rifiutò di consegnare l’Arcivescovo senza un ordine specifico
della Comune.
Genton
mandò un messo da Ferré per ottenere l’ordine scritto. Ferré lo compilò
scrivendo "e soprattutto l'arcivescovo" sul fondo della sua
nota. I sei ostaggi furono portati nel cortile della prigione, allineati contro
il muro, e fucilati. I difensori della Comune in
seguito giustificarono l'azione di Ferré come un atto di ritorsione per le
esecuzioni sommarie condotte dall'esercito francese durante la Settimana
sanguinante.
Alla caduta della Comune,
Ferré venne catturato dalle forze governative francesi. Fu processato l'8
agosto. Al suo processo
per la partecipazione alla Comune, si
voleva dare anche a lui la responsabilità di aver dato l'ordine di incendiare
il Ministero delle Finanze, che si rivelò falso. Durante il processo, Ferré
rifiutò di difendersi. Tuttavia, sopraffatto dalle calunnie, scrisse una
lettera in cui si difendeva; lesse quella breve dichiarazione, venendo
continuamente interrotto dal commissario dell'accusa Gaveau, che si concludeva
con le parole: “Membro della Comune,
sono nelle mani dei vincitori. Loro vogliono la mia testa, che se la prendano!
Non salverò mai la mia vita per viltà. Sono vissuto libero, tale voglio morite.
Aggiungo solo una parola: la fortuna è capricciosa, io confido all'avvenire la
cura della mia memoria e della mia vendetta”.
Venne condannato a morte il 2
Settembre 1871. La mattina presto del 28 novembre fu giustiziato da un plotone
nel campo
di Satory a Versailles, al fianco di Louis
Rossel e del sergente Pierre
Bourgeois, due militari dell'esercito francese che avevano disertato per
aderire alla Comune.
«Ferré gettò la benda, respinse il prete
che veniva verso di lui e, aggiustandosi gli occhiali, guardò bene in faccia i
soldati (Lissagaray,
Histoire
de la Commune de 1871)».
Venne solo ferito dalle pallottole del plotone d'esecuzione, fu ucciso da un
solo colpo sparato come colpo di grazia. Anche Gustave
Genton venne fucilato per il suo ruolo nell'esecuzione degli ostaggi.
Louise
Michel, la "Vergine rossa" della Comune
celebrata in una poesia di Victor
Hugo, era profondamente innamorata di Théophile Ferré. Durante il loro
internamento nelle carceri di Versailles,
Louise
e Théophile corrisposero clandestinamente tramite l’abate Folley. Le lettere
erano di argomento politico, ma lasciavano traspirare da parte di Louise
un attaccamento più profondo del semplice essere compagni di lotta. Quando
venne a sapere della condanna a morte di Théophile, gli inviò un fiore rosso
avvolto nella sua sciarpa insieme ad una poesia. Entrambi erano dallo stesso
quartiere: Montmartre. Entrambi ebbero lo stesso atteggiamento di sfida al loro
processo, come descritto da Lissagaray
nella sua "Histoire
de la Commune de 1871", ed entrambi sono stati poi sepolti (Louise
Michel morì nel 1905) nello stesso cimitero, quello di Levallois-Perret
(periferia di Parigi).
Anche la sorella, Marie
Ferré (1852-26 febbraio 1882), fu una militante della Comune e
buon'amica di Louise
Michel che di lei scrisse nelle Memorie:
«La vita di Marie
Ferré non fu che abnegazione e devozione alla causa per la quale suo
fratello morì».
Esecuzione di Louis Rossell, Pierre Bourgeois e Théophile Ferré a Satory il 28 novembre 1871 |
[1] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e
attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta,
del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
[2] Capoluogo
del dipartimento del Loir-et-Cher, nella regione del Centro-Valle della Loira.