SAINT-ÉTIENNE
Una passato di lotte operaie
La Comune di Saint-Étienne si svolse in un periodo di tensione sociale accresciuta a
livello nazionale e accentuata a livello locale per un periodo di forte
malcontento degli operai, minatori e merlettaie le cui lotte si susseguirono
dagli inizi degli anni trenta del XIX secolo in poi, ma anche dei borghesi "radicali".
Fino al 1865, per la loro
produzione di lavoro, le città di Rive-de-Gier, Saint-Étienne e Firmino, turre
nel dipartimento della Loira, erano in cima alle aree di produzione francese.
Con il loro ferro, le loro fabbriche di armi, le loro siderurgie, le industrie
di fabbricazione di nastri e le vetrerie, formavano uno dei centri industriali
più prosperi della Francia.
Sotto la monarchia
di Luigi Filippo ebbero luogo scioperi sanguinosi: nel 1831, una rivolta
degli armaioli causò diversi feriti a Saint-Étienne e provocò l'arresto di 18
persone; nello stesso anno, i minatori di Rive de Gier, ed in seguito i vetrai,
entrarono in sciopero; nel 1834 lo sciopero dei passementiers[1]
stéphanoise[2] (legati con il movimento
di Lione)
si fusero alle rivendicazioni repubblicane contro la monarchia, barricate si
formarono in piazza Chavanel nel quartiere Badouillère ... gli scontri
causarono sei morti e molti feriti; nel 1844 un nuovo sciopero dei minatori di
Rive-de-Gier; nel 1846 lo sciopero dei minatori al quartiere di Saint-Étienne,
Outre-Furan, alla miniera di Gagne-Petit, dove la Compagnie des Mines di
Saint-Étienne fece sparare sulla folla causando sei morti[3].
Nessuno dei presenti di quei giorni dimenticò il gesto del generale Charron,
che duro come una pietra, indicò una donna che fu immediatamente uccisa dalle
fucilate. Così, nel 1848,
la caduta di Luigi Filippo e la proclamazione
della Repubblica a Saint-Étienne venne accolta con grande entusiasmo; la bandiera
rossa fu issata per la prima volta sull'Hôtel de Ville di Saint-Étienne.
Qualche settimana più tardi, una grave crisi colpì l’industria della seta, i
lavoratori esasperati dalla povertà persistente, incendiarono cinque conventi
che si accaparrarono di una parte di seta che i monaci disponevano per far
lavorare, a buon mercato, gli orfani. Davanti il convento della Sacra Famiglia,
i proiettili dei soldati uccisero quattro donne e un bambino.
Le lotte continuano sotto il Secondo
Impero
Il colpo
di stato del 2 dicembre 1851 seppellì la Seconda Repubblica. Nei mesi
successivi, gli alberi della Libertà[4],
piantati a Saint-Étienne durante gli avvenimenti del 1848, furono
estirpati e quindici socialisti locali arrestati. Luigi
Napoleone Bonaparte, che non era ancora ufficialmente l’Imperatore
Napoleone III (21 novembre 1852), ma Principe-Presidente,
visitò Saint-Étienne il 18 settembre 1852 e ricevette un caloroso benvenuto.
Frenati momentaneamente dall’Impero
autoritario gli scioperi ripresero, vigorosamente, nel 1865, quando 2500
veloutiers[5]
smisero di lavorare per diversi giorni.
Nel 1868, è la volta degli
operai delle passamanerie[1] stéphanesi che aprirono una prima sede dell’AssociazioneInternazionale dei Lavoratori (A.I.T.), formatosi a Londra nel 1864. Se c’è
l'immagine del minatori in lotta che prevale oggi nella memoria degli stéphanesi[2], c’è
da dire che furono i passementier[1]
che per primi misero in atto la loro capacità d'azione: crearono società di
mutuo soccorso, cooperative di produzione, comitati ... L'A.I.T.
ha giocato un ruolo importante nei circoli e nei club di
Saint-Étienne e di Saint-Chamond[6]
e tra i comitati di Saint-Étienne il più famoso era quello di rue de la Vierge,
e che fu fondamentale per la rivolta del 1871 e che riunì alla sua causa il
popolo di lavoratori stéphanesi[2],
specialmente le merlettaie e gli armaioli.
Il 1869 fu tutto scosso da
queste lotte: sciopero dei lavoratori delle tintorie a Izieux[7];
sciopero dei cappellai di Chazelles-sur-Lyon[8];
sciopero dei meccanici, calderai, installatori, stuccatori , ecc .. di
Saint-Étienne; ed in più si aggiunse la voce di un immediato sciopero nelle
miniere di Rive-de-Gier[9].
"Si ritiene”, disse la polizia,
“che questi scioperi siano alimentati da
rinforzi mandati loro da associazioni di Parigi e di Lione, ma questa non è che
una presunzione". Il ministro dell'Interno chiese al prefetto se la
politica stava lì per niente. I rapporti della polizia parlavano di incontri
segreti tra membri dell'Internazionale.
Fu in questa atmosfera che si dichiarò lo
sciopero nella città di La Ricamarie[10],
durante il quale, il 16 giugno del 1869, la compagnia di fanteria del capitano
Gausserand, una quindicina di militari, fecero fuoco: ci furono undici morti
tra cui un ragazzino di tre anni e due donne.
Questo sciopero giunse al
momento giusto, e con quello di Aubin[11],
ha profondamente scosso la fine dell'Impero.
La borghesia stéphanoise[2] condannava
gli scioperi, ma la classe operaia non ha dimenticato i suoi morti, ecco perché
nel plebiscito del maggio 1870 l'imperatore
raccolse a Saint-Étienne 4.958 SÌ contro 13.827 NO. A Saint-Étienne, le
elezioni comunali del 7 luglio portarono in municipio vent’otto radicali e solo
due liberali. E questa è probabilmente la ragione che ha spinto il governo a
revocare, il 6 agosto, il Consiglio Comunale per intero. Ma l'Impero
ebbe difficoltà a trovare sostituti e il 4
settembre la stessa assemblea comunale ha continuato a svolgere il suo
lavoro.
Un Consiglio municipale repubblicano
ma timoroso
Il 4
settembre 1870 il Consiglio Comunale di Saint-Étienne, che il governo aveva
teoricamente revocato il 6 agosto si riunì nella sede del giornale L'Eclaireur (radicale
e anticlericale), per redigere un proclama.
Tiblier-Verne, un repubblicano moderato e commerciante di legname, venne eletto
sindaco provvisorio con 24 voti contro i 2 di Frédéric Dorian[12].
Avviso del prefetto Bertholon |
Il 5 settembre César Bertholon[13], ex deputato del dipartimento dell’Isere nel 1848, in esilio in Algeria e direttore del giornale radicale l’Éclaireur venne nominato prefetto. Consiglieri comunali e prefetto si presentavano come repubblicani coraggiosi, moderati, animati da buone intenzioni, sempre oscillanti tra la borghesia che temevano, e il popolo di cui temevano costantemente gli "eccessi". Immediatamente si orientarono verso una politica patriottica, repubblicana e laica.
A Saint-Étienne, al Club di rue
de la Vierge, formò un Comitato centrale, presieduto da Barthélémy
Durbize, un contabile, e un comitato di Salute Pubblica. All'interno del Club, oltre Durbize,
c’erano Antoine
Chastel, Adrien
Jolivalt, un ufficiale di carriera, ed Étienne
Faure[14],
detto "collo storto" a causa di una malformazione. Questi saranno i
capi dell'insurrezione.
Dal 12 settembre, la Patria
venne dichiarata in pericolo, Bertholon aprì
l'arruolamento nella Guardia Nazionale e numerosi lavoratori vi si
arruolarono con entusiasmo, la borghesia invece attese prudentemente; decise un
prestito municipale di 1.500.000 franchi per la difesa della città e per
l’armamento della Guardia Nazionale, e sovvenzionò un
Comitato di difesa assumendo 350 persone per produrre fino a 50.000 cartucce al
giorno. Dieci giorni dopo la
sua emissione, il prestito non era coperto che fino a 300.000 franchi, non
raggiunse neanche 500.000 franchi nei due mesi successivi a causa del boicottaggio
da parte della borghesia. Il prefetto attaccò
coraggiosamente il potere della Chiesa, eliminando i sussidi alle scuole
cattoliche e (il 3 novembre) fece trasferire diciannove scuole laiche in locali
appartenenti alle comunità religiose, e in più un liceo, requisito per
l'installazione dell’armeria, venne trasferito in rue des Frères Chappe, nei
locali di una scuola dei fratelli della Dottrina cristiana.
Ma
la guerra provocò una grave crisi economica e un calo di ordinazioni e, quindi,
di produzione, causando la disoccupazione di migliaia di lavoratori.
Repubblicani e socialisti di tutte le tendenze si organizzarono in vari club.
Durante
l'autunno e l'inverno del 1870-1871, la sinistra etiennese strutturò a in due
movimenti principali: l'Alleanza repubblicana, che si riferiva principalmente
al quotidiano l’Éclaireur
e che raggruppava i "moderati", e il Comitato
centrale repubblicano o Club di rue de la Vierge
che reclutava nella Guardia Nazionale i lavoratori del settore tessile, i
dipendenti commerciali e gli artigiani, e i cui aderenti, molti dei
quali si arruolarono volontariamente, non potevano avere fiducia nel
repubblicanesimo di una borghesia che storceva la bocca al prestito
patriottico.
Il malcontento dei lavoratori e il
giornale La Commune
Dal 31 ottobre, Saint-Étienne
rispose all’appello dei socialisti che richiedevano la Comune. Nei caffè e nei
circoli, come a Parigi, si parlarlava di democrazia dal basso. Quel giorno, apparvero sui muri della città, manifesti
scritti a nome del prefetto che convocava, il giorno stesso, gli elettori per
le elezioni comunali. Il 13 e 17 dicembre, i dirigenti del Club di rue de la
Vierge e quelli dell'Alleanza repubblicana organizzarono al Grand Theatre
degli incontri per chiedere la proclamazione della Comune. Il 29 dicembre, il Club di rue de la
Vierge, il cui segretario era Jean
Caton, pubblicò un giornale ciclostilato “La Commune”, con il sottotitolo: “Difesa nazionale”. Il giornale, che
fin dal primo numero fece trasparire molto dell’idealismo e dello spirito
quarantottino, moltiplicò gli appelli per la Comune: "La Comune è il
nostro obiettivo, e noi ne siamo fieri. La Comune è la
piramide distribuita sulla sua base: il popolo, vale a dire tutti i cittadini [...] è l'appello, al banchetto della vita,
all’armonia, alla cordiale intesa [...] c’è una sola soluzione:
il federalismo. Tutto ciò che non è federalismo è assimilato al sistema
imperiale che si incarna in un Bonaparte,
un Gambetta
o un Robespierre[15],
poco importa!”
Il giornale attaccava
violentemente Léon
Gambetta. Lo accusava di fare coro con la borghesia "di gridare al sovversivo, al partageux[16],
di agitare lo spettro rosso e di incitare a credere alla minaccia della proprietà".
La proprietà, piange, "ma noi non
minacciamo, cerchiamo solo di difendere la nostra che voi ci prendete senza
pietà". Il giornale era contro la cosiddetta Repubblica
del 4 settembre, E negò di essere guidata da idee comuniste e che non si
separò nettamente dall'anarco-comunismo.
Così il giornale La Commune nel suo numero 31, mentre
pubblicizzava il libro di Louis Garrel la
Révolution lyonnaise depuis le 4 septembre, accusava l'autore di vedere nei
movimenti operai di Lione e di
Parigi una rivolta comunista. "Bakunin
e i suoi seguaci sono usciti giustamente dall'Internazionale,
in generale per colpa delle sue idee comuniste che l'Internazionale
francese non voleva". Questa protesta si rinnovò nel numero 37,
l'ultimo: "I membri del Comitato
centrale di Parigi non sono comunisti ... Queste persone hanno ripudiato a
Ginevra, a Basilea e a Berna le teorie comuniste... sono repubblicani e
socialisti, vale a dire lavoratori". Il giornale protestò anche contro
la nomina dei Comunardi. "Noi siamo
i discendenti diretti dei comunardi che hanno fondato la Francia" non
gli uomini di 93[17].
"Non siamo giacobini[18]:
noi andiamo oltre i giacobini" In realtà ciò che spinge essenzialmente
i sostenitori della Comune di Saint-Étienne e di Parigi,
come in tutta la Francia, insieme all'aspirazione di una maggiore libertà e di
una vita migliore, è un indipendentismo esasperato dallo Stato centralista e
l’assoluta mancanza di fiducia nei governi militari, borghesi, clericali.
Il giornale ha denunciato
"il tradimento di avvocati",
la "complicità" di Thiers
e Favre
con Bazaine[19]:
"Il consiglio d'inchiesta
riguardante le capitolazioni
di Strasburgo e Metz è definitivamente costituito: è composto dal
maresciallo Baraguey d'Hilliers, presidente, e dai generali di divisione Foltz,
Grosbon, Martimprey e Pourcet ... Che farsa! Da quando in quà i lupi si
mangiano tra di loro?".
Nello stesso momento in cui i
lavoratori di Saint-Étienne gridavano al tradimento nei loro giornali,
denunciavano i reazionari più desiderosi a lottare contro i repubblicani che
contro i prussiani: "Meditate il
piano della reazione di consegnare gradualmente a poco a poco e pezzo per pezzo
la Francia a prussiani, per imbavagliare il popolo che non è più abbastanza
forte per difendersi". Nei loro giornali evidenziavano la sfiducia
contro i generali: "I leader
militari sono reazionari Per l’irreversibile disfatta, la cattiva gestione e il
marciume dei campi militari che stanno decimando le fila del popolo,
innervosendo i sopravvissuti con una disciplina odiosa e facendo piazza pulita
per la reazione che, al momento giusto, tirerà fuori una piccola bandiera
monarchica dalla tasca": e la diffidenza verso i preti: "Il clero fa la sua propaganda nelle
campagne. Le chiese sono diventate sedi politiche dove ogni domenica insultano
la Repubblica, dove viene apertamente detto che repubblicani vogliono la
restaurazione della ghigliottina, i saccheggi, la divisione della proprietà e
l'omicidio di massa".
Questa diffidenza, d’altronde,
si manifesta pure, anche se più raramente e, in generale, in termini più
misurati nel L’Eclaireur organo
radicale e, forse, fortemente influenzato dalla massoneria. Nel giornale Thiers
veniva trattato come il "re dei disfattisti". Anche il clero veniva
fortemente attaccato. "Il Vaticano
ha tradito la Francia... l'ostinazione di Guglielmo[20]
per bombardare Parigi ... si spiega bene con l'ipotesi di un accordo segreto
con Roma che a qualsiasi costo vuole spegnere quella luce del mondo che si
chiama Parigi". Naturalmente questa è solo un’ipotesi, ma come
presentata, prende forma di realtà nella mente dei suoi lettori. La diffidenza,
questa è la sensazione più profonda che appare dalla lettura dei giornali
repubblicani di Saint-Étienne e che la Comune riportava ugualmente sulla
municipalità esitante, su L’Eclaireur,
sul prefetto Bertholon.
Il fallimento dei repubblicani l’8
febbraio 1871
Il
3 febbraio 1871, un nuovo manifesto annunciava la proclamazione della Comune
per quel giorno, ma il consiglio municipale rifiutò di sciogliersi, provocando
una spaccatura nel movimento repubblicano tra coloro che confidavano nelle
elezioni e nelle istituzioni e coloro che volevano andare oltre e, senza
aspettare, annunciare la Comune.
I
repubblicani non erano in grado di formare un gruppo unito, e si resero conto
troppo tardi del loro errore.
l risultato
di questa divisione fu che, alle elezioni parlamentari
dell'8 febbraio 1871, un solo candidato repubblicano venne eletto:
Frédéric Dorian[8], un industriale protestante e
sansimonista[21]. Egli arrivò largamente il testa con 79.508 voti, ben
avanti a Thiers
che ne ottenne 50.665, ma, come detto prima, fu il solo, mentre i conservatori ebbero dieci eletti nel dipartimento.
Due giorni dopo, il prefetto
Bertholon rifiutò di far pubblicare il decreto che riconosceva il titolo di
cittadini ai membri delle famiglie reali e imperiali; e rassegnò le sue
dimissioni. La diffidenza tra i repubblicani radicali e
i socialisti andava crescendo di giorno in giorno e il sindaco si appellò alla
vigilanza.
Il 26
febbraio, il giornale La Commune, i cui
articoli diventarono di nuovo più energici, scrisse:
"Si parla già di disarmare la Guardia
Nazionale. Fanno sempre così quando si vuole soffocare la Repubblica
Popolare, rispondiamo con coraggio a quelli che le chiederanno (le armi
[NdR]), prendiamole e non esitiamo ad
usarle per difenderci".
Il 3 marzo, nonostante
la mancanza di unità nelle elezioni, i membri del Club di rue de la
Vierge e quelli dell'Alleanza repubblicana
organizzarono un incontro in omaggio a Jean Thomas, tesoriere del comitato di
sciopero del 1865, dove decisero
di erigere un monumento in onore di "un vecchio
repubblicano che è appena morto".
Ripercussioni degli eventi
di Parigi e proclamazione della Comune di Saint-Étienne
Il 18
marzo, il popolo di Parigi si ribellò e iniziarono i
72 giorni della Comune di Parigi. Saint-Étienne apprese gli eventi
parigini, che furono commentati con qualche riserva mescolata con simpatia
da parte de L'Eclaireur, e con
un‘esaltazione da parte de La Commune. Da quel giorno le assemblee e comitati si moltiplicarono.
Il 22 marzo il giornale La Commune uscì esultante: "La rivoluzione trionfa! ... Il popolo si
sveglia e vuole la Comune! E la Comune ci sarà!"
Durante
la giornata, in un clima surriscaldato, le
autorità militari diedero l'ordine di disarmare la Guardia
Nazionale. Lo stesso giorno si svolse una riunione
nella sala del Prado, dove si ribadì che "la Comune è stata acclamata e aderiamo al movimento di
Parigi". Fu deciso di inviare una delegazione congiunta al Club di rue
de la Vierge e all'Alleanza repubblicana, che chiedeva di "esigere
dal sindaco la proclamazione immediata della Comune."
Ma i moderati erano titubanti.
Avevano paura, dicevano, di una gigantesca provocazione. A. de Rolland,
direttore de L'Eclaireur, il 22 marzo
scrisse che "tutto è stato fatto per
spingere la democrazia verso quel meccanismo che aveva già avuto per lei un
risultato disastroso come la deplorevole insurrezione del giugno 1848".
Tuttavia, il 24, scrisse questa nota esitante: "La storia imparziale ... constaterà che la rivoluzione
del 18 marzo è un altro passo importante nel cammino del progresso".
Il
23 marzo venendo a sapere della proclamazione della Comune di Lione,
i delegati dell'Alleanza repubblicana e del Club di rue
de la Vierge chiesero ancora una volta al consiglio
municipale di sciogliersi e l'elezione immediata di una Comune. Il sindaco Pierre
Boudarel, che nel frattempo aveva sostituito Tibier-Verné morto a dicembre,
rispose che avrebbe presentare la proposta al consiglio comunale. In serata, un nuovo
incontro si svolse al Prado. De Rolland per l'Alleanza Repubblicana dichiarò: "dobbiamo
andare al municipio con le armi in mano, e la cartuccia tra denti".
Il 24 marzo,
gli aspiranti Comunardi scrissero un appello: "Guardie
nazionali, imitate l'esempio di Parigi; e che la
triste fine dei generali per i quali la vita del popolo è sul marciapiede,
serva da lezione per coloro che saranno tentati di imitarli", E il giornale, sostenendo sempre la
cospirazione anti-repubblicana della reazione, faceva notare che "in queste circostanze, il Comitato Centrale
(di Saint-Étienne) in nome dell'unità, la sola capace di garantire il trionfo
della Repubblica, indirizzi l'Alleanza Repubblicana per formare una lista
comune di candidati per l'insediamento della Comune".
Dal 24 al 27 Marzo
Assalto all'Hotel de Ville di St-Etienne, 24 marzo 1871 |
Dopo la richiesta di scioglimento dell'assemblea comunale, fatta il 23 marzo dal Club de rue de la Vierge e dall'Alleanza repubblicana, con 17 voti contro 7, l'assemblea si impegnò a dimettersi, ma il sindaco disse che sarebbe rimasto in carica, fino alle prossime elezioni, per riempire il posto vacante.
In serata, si
tenne una nuova assemblea nei locali della rue de la
Vierge, i comizianti scontenti dagli ultimi avvenimenti
proposero la nomina di undici delegati
"più energici". Si è affermò "di agire
senza indugio" e "marciare verso il Municipio".
Il 24,
verso le ore 22, diverse centinaia di membri dei club socialisti fecero
irruzione nella stessa piazza e invasero il porticato del municipio, ma i cancelli
impedirono alla folla di entrare ulteriormente nel palazzo. Il colonnello
Lagrive si presentò loro ed autorizzò una delegazione, di cui faceva parte Durbize,
ad avere accesso ai locali per incontrare il sindaco. Chiesero al sindaco
Boudarel e a Morellet, consulente della prefettura e momentaneo prefetto ad
interim, le loro dimissioni e di proclamare la Comune. Al loro rifiuto, la Guardia
Nazionale occupò l’Hôtel de Ville "cantando
la Marsigliese”, e
li arrestarono insieme al colonnello Lagrive. Intorno a
mezzanotte Durbize,
cedendo alle richieste della folla, proclamò la Comune ed espose la bandiera
rossa.
I prigionieri
vennero rilasciati sotto "l'unica condizione che il consiglio comunale
sarebbe stato chiamato a decidere se l'annuncio della Comune a Saint-Étienne dovesse
essere sottoposto ad un voto popolare". La Guardia
Nazionale e i manifestanti si ritirarono all’alba.
Manifesto che chiama la popolazione a mantenere la calma |
Nel frattempo, Henri de l'Espée, che era stato nominato Prefetto della Loira arrivò a Saint-Étienne, si recò dal generale Lavoye, comandante della suddivisione della Loira, per concordare con lui sulle misure da prendere. Michel Rondet, uno dei fondatori della Fédération du Sous-Sol[22], lo accusò di essere responsabile per le fucilazioni di Aubin[11], che uccisero 17 scioperanti nel 1869. De l’Espée si difese da quell’accusa sostenendo che al momento di quella triste vicenda si trovava a Fourchambault[23]. Quel che è certo è che sembrò immediatamente deciso di utilizzare la maniera forte. Cominciò col convocare le truppe regolari e due squadroni di ussari che, al mattino, presero posizione nelle vicinanze dell'Hôtel de Ville. I rivoluzionari, che impararono dal fallimento dell'insurrezione di Lione, si dispersero. De l'Espée fece poi l'errore di affiggere un manifesto dal tono minaccioso, che non fu certo d’aiuto per riportare la calma in città: "Sono arrivato questa notte dentro le mura della vostra capitale ed ho trovato dei ribelli che tentavano di effettuare un attacco contro l'ordine e le leggi della Repubblica [...] Energicamente sostenuto dall'autorità militare, ho potuto convocare la Guardia Nazionale di Saint-Étienne. La sola apparizione di alcuni battaglioni, accorsi con un entusiasmo del quale li ringrazio, ha determinato il completo ritiro dei sediziosi. Tutti voi capire quanto sia necessario che le leggi siano, in futuro, rispettate..." Si sostiene che lo "zelo" di clubbisti si era raffreddato alla notizia del fallimento subito dai Lyonnesi. Ma il tono di quel manifesto li spinse all'offensiva.
In città,
iniziò il richiamo alla mobilitazione, la Guardia
Nazionale e manifestanti armati scesero per le strade "bandiera
rossa in testa" e occuparono le
fabbriche. Alle 12,30 del 25 marzo i delegati della Guardia
Nazionale arrivarono al Consiglio Comunale; il
sindaco, prendendo in considerazione i nuovi eventi, accettò di
organizzare un referendum pro o contro la Comune. La
folla allora uscì dall’Hôtel de Ville. Ma
il prefetto rifiutò di accettare l’organizzazione del
plebiscito sulla Comune; convocò la Guardia
Nazionale ed ordinò di proteggere l'edificio comunale. Questo fatto
fece infuriare nuovamente gli insorti, e così nel pomeriggio del 25
marzo, ricominciò la rivolta. Alcuni membri del Consiglio municipale
implorarono il prefetto de l’Espée di ordinare
il ritiro delle truppe, due squadroni di cavalleria e
160 uomini di fanteria, che aveva piazzato nei
dintorni dell’Hôtel de Ville. Il prefetto
fu d'accordo facilitando così l’intento dei rivoltosi.
Verso le
quattro, la Guardia
Nazionale e dei militanti del Comitato Centrale arrivarono in
massa, ben presto rafforzati da molti lavoratori manifatturieri, attaccarono le guardie che erano di picchetto che non
ebbero il tempo di chiudere le porte, occuparono l'Hôtel de Ville e fecero prigionieri il prefetto de l’Espée e il sostituto
procuratore della Repubblica Gubian. Fu
chiesto loro di dimettersi, ma essi rifiutarono. de L’Espée disse: "Voi chiede le mie dimissioni e io sono qui
solo da ieri, voi non mi avete visto ancora agire. Vuoi mi chiedete di
proclamare la Comune e sapete che non posso, perché rappresento. il governo di Versailles".
All’esterno del municipio le guardie nazionali erano in agitazione: uno di
loro, un certo Lyonnet, venne ucciso con un colpo alla festa sparato non si sa
dove da un fucile: uno uomo di nome Marx, accusaro dalla folla, fu quasi
linciato. Intorno alle 10:00, una nuova sparatoria
avvenne all'interno del municipio: dei curiosi, rimasti li, alla vista
dei prigionieri iniziarono a spingere quelli che si trovavano davanti a loro;
una guardia nazionale, certo Fillon, avrebbe impugnato il fucile per proteggere
i prigionieri e improvvisamente, preso dal panico, aprì il fuoco verso un
movimento incontrollato della folla; sparò due colpi uccidendo il suo collega
Victoire e ferendo il tamburino Jacob. Seguì una sparatoria, che costò la vita
a lui e al prefetto. Joannès
Caton ed Antoine
Chastel furono nominati segretari del comitato, Guillaume Michel-Berton
comandante provvisorio della Guardia
Nazionale e Durbize
incaricato alla direzione del telegrafo. Il 26, Jean-Baptiste Gubian e una guardia dell’ordine nazionale, Edouard de
Ventavon, vennero portati per tre ore davanti il "Comitato costituito in
tribunale", presieduto da Jolivalt,
comandante designato del posto ed ex capitano
dello stato-maggiore nominato da Rossel.
I due uomini furono assolti e rilasciati. Prima della svolta
degli eventi Jolivalt,
prendendo il comando; fece occupare la stazione ferroviaria, il telegrafo e la
polveriera, dove requisì quattrocentomila cartucce,
due cannoni e otto mitragliatrici. I Comunardi disposero nel peristilio
del municipio i cannoni e dei mitragliatori, e li puntarono verso la piazza. Il
26 marzo, «per ordine del Comitato centrale della Guardia Nazionale», Jolivalt annunciò l’effettuazione delle elezioni della Comune per il
giorno 29. Le cose sembravano andare per il meglio, e tuttavia, il
commissario centrale della polizia della Comune, Étienne
Faure, si diede da fare per far riaprire i negozi che erano stati chiusi dai proprietari per paura
dei saccheggi, rassicurandoli con le seguenti parole: "La Comune non è né fuoco, né furto, né
saccheggio, come ci piace ripetere”, e fece affiggere dei manifesti su cui
era scritto: “Crediamo che la pace e il
lavoro riprenderanno il loro corso normale". Le schede
elettorali furono ordinate e così si poterono preparare le elezioni.
Ma il 27 marzo, le truppe
fedeli a Versailles
provenienti da Lione
arrivarono alla stazione ferroviaria Châteaucreux e si sistemarono nella
caserma di rue de Lyon. Il giorno dopo, alle sei del mattino, circondano
l'Hôtel de Ville, Un signorotto locale, tale Vital de Rochetaillée scongiurò il
generale di evitare spargimenti di sangue e si offrì di fare da mediatore. Il
28 di mattina si recò all'Hôtel de Ville con un ufficiale delegato dal generale
e chiese gli insorti a deporre le armi. Restavano una
sessantina di persone dentro l’Hôtel de Ville, i Comunardi non opposero
alcuna difficoltà per ritirarsi. Il municipio fu occupato senza resistenza e la
bandiera
rossa fu rimossa. "La rivolta è
cancellata, l'ordine è ripristinato" proclamarono le autorità
militari. Lo stesso giorno, inviato dall'Assemblea nazionale con pieni poteri
civili e militari per ristabilire l'ordine,
arrivò
Pierre-Louis-Adrien de Montgolfier[24].
La Comune di Saint-Étienne
cessò di vivere.
La repressione
Per tutto il mese di aprile gli arresti si intensificarono; ai militanti del Club de la
Vierge non rimese altro che fuggire o nascondersi.
Ma l'idea della Comune non era morta. Inoltre i «Communards» stephanesi, come quelli
di Parigi, avevano salvato la Repubblica. L'Eclaireur, timoroso com’era, imparò la lezione del 27 marzo, ed
in un articolo venne scritto: "Il
governo e l'Assemblea di Versailles
adesso devono comprendere il torto che hanno subito: devono capire che il
popolo non si lascerà più toccare la Repubblica". Queste le parole di Eugène
Varlin: "La storia finirà per
vedere chiaramente e dira che noi abbiamo salvato la Repubblica"
Il 30 aprile,
come in tutta la Francia, le elezioni comunali a Saint-Étienne hanno dimostrato
che i repubblicani avevano ripreso il controllo della situazione; le elezioni comunali portarono al municipio trentadue
candidati presentati dai repubblicani dell'Alleanza repubblicana e dai
socialisti del Comitato centrale ancora in libertà, contro quattro eletti
sostenuti dal prefetto Françoise Ducros. Pierre Boudarel
venne rieletto sindaco ma immediatamente revocato da Ducros che lo rimpiazzò
con un delegato della prefettura e il 6 giugno 1871, il Consiglio dei
Ministri designò d’ufficio come sindaco François Jacob e tre suoi deputati:
Travers, Mortier e Rebaud; erano quattro operai! Il provvedimento, d’una
duplicità demagogica troppo evidente non riuscì. I quattro operai rassegnarono
le dimissioni e Pierre Boudarel continuò a dirigere il municipio fino a quando
il prefetto Ducros sospese il Consiglio comunale del 30 aprile e mise al suo posto
una commissione comunale presieduta da Claudius Desjoyeaux.
Ovviamente il governo non
aveva alcuna fiducia negli stéphanois sconfitti. Il processi contro gli
imputati ne fu la dimostrazione. Nel primo non ebbero il coraggio di giudicare
i 56 incriminati della Loira, che furono portati davanti alla Corte d'Assise
del dipartimento di Puy-de-Dôme[25].
"I giurati di Saint-Étienne e dei
centri abitati della Loire sono sospettati o di aver giocato un ruolo nei
presunti crimini, o animati di parzialità come essere stati violentati o
animati dalla sommossa", scrisse, il 23 agosto 1871, il Ministero
della giustizia al Procuratore generale della Corte di Cassazione. Nel secondo
per "le incresciose assoluzioni"
di quattro ufficiali della Guardia
Nazionale, come fu esplicitamente dichiarato con rammarico nel verbale del
15 luglio 1872 dal Procuratore Generale di Puy-de-Dôme.
L'ostilità degli stéphanois[2]
a questo processo era manifesta. Il 6 dicembre 1871 il procuratore generale di
Riom[26]
si lamentò con il ministro della Giustizia di una "Conspirazione del
Silenzio" per il caso del 25 marzo. Il procuratore generale di
Saint-Étienne, il 30 agosto 1874, esclamò: "È triste pensare che alcune persone potrebbero semplicemente chiarire e
che noi dibattiamo nel vago per la mancanza di un testimone coraggioso e
pentito". E nella sentenza ufficiale del processo si dichiarava:
"Gli assassini erano molti; i
testimoni molti di più ... pertanto non è stato possibile scoprire alcuna prova
che riuscisse a mettere la giustizia sulla pista degli assassini". E
la Procura di Riom denunciava "la
complicità morale delle autorità amministrative di Saint-Étienne". Il
processo contro cinquantasei imputati (dodici erano
contumaci) durò ventuno giorni, furono ascoltati 126 testimoni.
I due membri
dell’Internazionale Tamet
e Thibaudier,
il giornalista de La Commune Joannès
Caton, Chastel,
l’italiano Marchetti,
e il delegato della Comune
di Parigi Amouroux,
furono condannati alla deportazione in una fortezza, un imputato venne condannato a dodici anni di lavori
forzati, tre alla deportazione semplice, quattordici condannati da uno a dieci
anni di reclusione, ventitrè imputati furono assolti.
Il processo si svolse in un
ambiente calmo, diceva il rapporto ufficiale. Vernet, corrispondente, e Kahn,
direttore de L’Eclaireur, furono
accusati di aver difeso gli ex membri dell'amministrazione comunale: "Nel mascherare
audacemente la verità, Vernet non ha esitato a rappresentare le vittime della
violenza che si sarebbero arresi ai giudici e agli avvocati". Egli
"aveva cominciato ad immaginare
scene più o meno commoventi, del tragitto che gli imputati avrebbero dovuto
dovuto percorrere dal carcere al tribunale per essere giudicati". Fu
condannato a sei mesi di carcere e ad un’ammenda di 1000 franchi. Kahn
condannato ad un’ammenda di 200 franchi.
In realtà il pubblico
ministero si proponeva soprattutto di mettere in evidenza il ruolo e la
personalità di Amouroux,
"membro e segretario della Comune
di Parigi". "Mentre operava
a Lione,
ha delegato, come risulta in uno scritto datato 24 marzo, i signori Montcharmont
e Saint-Hilaire
a far scoppiare la rivoluzione
Saint-Étienne".
Amouroux
si difese abilmente e con un tono moderato. Iniziò sfidando il procuratore
generale di provare e dimostrare che il procuratore stesso era il responsabile
dell’agitazione di Saint-Étienne, e che il mandato consegnato da lui ai sui
delegati, e che fu trovato nelle stanze dell’Hôtel de Ville di Saint-Étienne,
mostrava semplicemente che egli era un emissario della Comune
di Parigi.
Ma la sua autodifesa non fu
sufficiente perché il
giovane cappellaio, quattordici volte condannato dall'Impero
e messo al bando, fu condannato dal tribunale di Riom alla deportazione in una
fortezza. "Con la condanna di Amouroux
la giuria volle protestare contro l'ipotesi che la giustizia del paese non era
associata con la severità dei consigli di guerra". Questo perché il
generale Espivent, comandante a Marsiglia
dove Amouroux
fu anche delegato, aveva osato scrivere al generale Appert, che era inutile
giudicare Amouroux
a Versailles
motivando che Marsiglia
lo avrebbe sicuramente condannato a morte. Fu facile alla giuria di Riom
condannare l'imputato al’ergastolo, condanna che, inoltre, si unì con quella
già pronunciata contro di lui a Lione!
Gli arresti continuarono
ancora a lungo, fino al 1874. Quando nel 1873 si dichiarò uno sciopero dei
minatori, il commissario di polizia scrisse al prefetto della Loira: "Sono stato informato che uno sciopero è
stato dichiarato a Saint-Étienne, questo è probabilmente opera dei delegati
del’Internazionale
che si sono riuniti clandestinamente in questa città il corrente 8 giugno".
L’Internazionale,
messa al bando, sembrava riaffiorare in ogni rabbia
popolare; la reazione non si riprese facilmente dalla paura che la
rivolta potesse scoppiare nuovamente. Lo spettro della Comune li perseguitava ancora.
BIOGRAFIA
DI ALCUNI COMUNARDI SAINT-ÉTIENNE
Cliccare sul nome
che interessa per collegarsi alla biografia
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Saint-Étienne (Francia) 18 ottobre 1852 - U ?. Operaio falegname, membro dell'Internazionale;
partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Venne arrestato e deportato in Nuova
Caledonia.
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☺ ? - U ?. Fabbricante di prodotti chimici, capitano di una compagnia della Guardia
Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne.
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☺ Dunières
(Francia) 1838 - U ?. Operaio in un laboratorio di velluto, per la sua partecipazione alla
Comune di Saint-Étienne, fu condannato, il 5 dicembre 1871, a un anno di
prigione.
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☺ ? - U ?. Per la sua partecipazione alla Comune di Saint-Étienne, fu condannato
a dieci anni di detenzione.
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☺ 1843 - U ?. Operaio di passamanerie, militante dell'A.I.T..
Per partecipazione alla comunale insurrezione del marzo 1871 a Saint-Étienne,
fu condannato in contumacia, il 29 dicembre 1871, alla deportazione in un
recinto fortificato.
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☺ 1828 - U ?. Operaio passamanerie, era capitano della Guardia
Nazionale e partecipò alla Comune di Saint-Étienne. È stato condannato ad
un anno di prigione.
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☺ ? - U ?. Mercante di farine, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. È stato
comandante del 1º battaglione della Guardia
Nazionale.
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☺ Montaud
(Francia) 6 dicembre 1839 - U ?. Produttore di olio, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu
condannato in contumacia, il 29 dicembre 1871, alla deportazione in una
carcere fortificato. In seguito ottenne l'amnistia.
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☺ ? - U ?. Repubblicano, partecipò alla Comune di Saint-Étienne.
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☺ Beaubrun
(Francia) 28 ottobre 1849 - U ?. Per la sua partecipazione alla Comune di Saint-Étienne, fu condannato
alla deportazione a vita. Fu trasferito in Nuova
Caledonia. Il 10 maggio 1879 venne graziato.
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☺ Parigi
(Francia) 1832 - U ?. Faceva il contabile; capitano della 4ª compagnia del 6º battaglione
della Guardia
Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu condannato, in
contumacia, il 29 dicembre 1871 alla deportazione in un carcere fortificato.
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Saint-Étienne (Francia) 6 febbraio 1840 - U ?. Operaio di passamanerie; aderente all'A.I.T.;
partecipò alla Comune di Saint-Étienne. È stato condannato il 5 dicembre 1871
alla deportazione in un recinto fortificato.
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☺ 1835 - U ?. Venditore ambulante di metalli e ferramenta; partecipò alla Comune di
Saint-Étienne.
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☺ ? - U ?. Capitano della Guardia
Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne.
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☺ ? - U ?. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne.
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Saint-Étienne (Francia) 19 gennaio 1824 - U Ginevra 3 (o 8?) settembre 1875. Libraio, era membro dell'Internazionale
e partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu uno dei fondatori del giornale
di Saint-Étienne: La Commune (37 numeri, dal 29 ottobre 1870 al 23
marzo 1871). Durante la guerra,
condusse una propaganda attiva contro il governo
della Difesa nazionale. Il quarto
consiglio di guerra lo condannò in contumacia, il 3 febbraio 1874, alla
deportazione in un carcere fortificato.
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Saint-Étienne (Francia) 19 luglio 1835 - U ?. Operaio in una fabbrica di velluti; partecipò alla Comune di
Saint-Étienne. Era Guardia
Nazionale (4ª compagnia del 7º battaglione). Fu condannato, il 5 dicembre
1871 a tre anni di prigione.
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Saint-Étienne (Francia) 23 agosto 1837 - U
Saint-Étienne 1 febbraio 1911. Calzolaio, venditore ambulante, attivista anarchico e membro del
Comune di Saint-Étienne, dove ricevette
il posto di commissario centrale di polizia municipale che occupò per tre
giorni. Militava al Club de la rue
de la Vierge, a Saint-Étienne, covo dei rivoluzionari animati dallo
spirito dell'Internazionale.
Venne condannato in contumacia, il 29 febbraio 1872, alla deportazione in un
recinto fortificato. Il 13 marzo 1880, beneficiò
dell’amnistia.
Fu particolarmente attivo nelle riunioni anarchiche e nella diffusione della
stampa libertaria, tanto che, nel mese di ottobre
1880, rapporti della polizia segnalavano la sua presenza alle riunioni
politiche radicali e socialiste a Saint-Étienne. Diventato vecchio, Étienne Faure, si sedeva
su una sedia, in place du Peuple, a
Saint-Étienne, distribuiva volantini libertari "Né Dio né padrone".
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☺ Firminy
(Francia) 4 agosto 1839 - U ?. Capitano della 5ª Compagnia del 2º Battaglione della Guardia
Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Venne condannato, il 5
dicembre
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☺ La
Chapelle-d'Aurec (Francia) 11 ottobre 1832 - U ?. Soldato nella fanteria della marina, poi operaio, fu caporale della Guardia
Nazionale. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne, e fu accusato di aver
partecipato alla presa del Municipio, venne condannato a otto anni di
detenzione-
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Saint-Étienne (Francia) 10 febbraio 1849 - U ?. Muratore, partecipò alla Comune di Saint-Étienne, e per questo motivo
fu condannato, il 5 dicembre, a dodici anni di lavori forzati.
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☺ 1825 - U ?. Operaio stuccatore, partecipò alla Comune di Saint-Étienne, per questo
subì un processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871.
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☺ Sierck-les-Bains
(Francia) 1º aprile 1834 - U ?. Repubblicano, nel settembre 1870 fu delegato della Guardia
Nazionale e si sforzò di riorganizzarla. Durante la guerra
del 1870-1871 fu capo di squadrone allo stato maggiore di Garibaldi.
Fu a capo dell'insurrezione comunale del 25 marzo 1871, a Saint-Étienne. Fu
condannato in contumacia, il 19 ottobre 1871.
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☺
Saint-Étienne (Francia) 11 novembre 1831 - U ?. Armaiolo-incisore; partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Venne eletto
luogotenente nel 6º battaglione della Guardia
Nazionale di Saint-Étienne. Si dice che fosse affiliato all'Internazionale.
È stato condannato, il 5 dicembre 1871, a tre anni di prigione.
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☺ Comandona
1832 (Italia) - U ?. Operaio stuccatore, si arruolò nel corpo dei Garibaldini, durante la guerra
contro la Prussia. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne.
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☺ ? - U ?. Capitano della Guardia Nazionale di
Saint-Étienne. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne, per questo subì un
processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871. Si pensa fosse membro dell'Internazionale.
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☺ 1831 - U ?. Operaio armaiolo, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Processato,
fu assolto il 5 dicembre 1871.
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☺
Saint-Étienne (Francia) 1817 - U ?. Operaio passementiere, teneva anche una caffetteria a Saint-Étienne.
Oppositore del Secondo
Impero; partecipò alla Comune di Saint-Étienne per questo subì un
processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871.
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☺ 1846 - U ?. Capitano della Guardia
Nazionale, partecipò al Comune di Saint-Étienne, per questo subì un
processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871.
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☺ ? - U ?. Faceva parte dell'Internazionale.
Sergente maggiore della Guardia
Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne, per questo subì
un processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871.
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Essertines-en-Douzy (Francia) 1 marzo 1824 - U ?. Commissionario; capitano della 3ª Compagnia del 5º battaglione della Guardia
Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu condannato,
il 5 dicembre 1871, a tre anni di carcere.
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☺
Saint-Étienne (Francia) 1825 - U ?. Operaio fonditore, luogotenente della Guardia
Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. È stato
condannato, il 5 dicembre successivo, ad un anno di prigione.
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☺ La Ricamarie
(Francia) 17 agosto 1841 - U Yssingeaux 21 settembre 1908. Operaio minatore, militante repubblicano e sindacalista. Segretario
generale della Federazione nazionale dei minatori di Francia. Partecipò alla
Comune di Saint-Étienne. Fu condannato, il 5 dicembre
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Saint-Étienne (Francia) 1840 - U ?. Passementiere, affiliato all'Internazionale,
partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Venne condannato, il 29 febbraio 1872,
alla deportazione in un carcere fortificato. Fu graziato
l'8 maggio 1879.
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Saint-Didier-la-Seauve (Francia) 31 luglio 1830 - U ?. Operaio passementiere, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu
condannato, il 5 dicembre 1871, e venne graziato
il 12 dicembre 1878.
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☺ Montevillert
(Francia) 17 maggio 1841 - U ?. Operaio armaiolo; partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Era sergente
alla 5ª compagnia del 7º battaglione della Guardia
Nazionale. La corte d'assise lo condannò il 5 dicembre 1871 a tre
anni di prigione.
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Pont-sur-Seine (Francia) 18 marzo 1841 - U ?. Incorporato nella Guardia
Nazionale, nel 254º battaglione, alla fine della Comune di
Saint-Étienne fu denunciato come Comunardo e venne condannato, il 2 marzo
1874, dal 3º
Consiglio di guerra, alla semplice deportazione. In seguito fu amnistiato,
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Saint-Étienne (Francia) 21 novembre 1817 - U ?. Operaio vellutaio; membro attivo dell'Internazionale.
Fu a capo dell'insurrezione del 24-27 marzo 1871 a Saint-Étienne, e per
questo fu condannato, il 5 dicembre 1871, alla deportazione in un carcere
fortificato.
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Saint-Étienne (Francia) 1827 - U ?. Operaio vellutaio; membro dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne e
venne condannato in contumacia, il 29 dicembre 1871 alla deportazione in un
recinto fortificato. Fu graziato
l'8 maggio 1879.
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☺ Millery
(Francia) 2 maggio 1815 - U ?. Rappresentante in vini e alcolici, vicepresidente del Comitato
centrale del Club
de la rue de la Vierge, preparò l'avvento del Comune a Saint-Étienne.
Arrestato l'8 giugno 1871, fu condannato, il 5 dicembre 1871, alla
deportazione in un carcere fortificato. Fu infine amnistiato
il 15 gennaio 1879.
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Saint-Étienne (Francia) 9 settembre 1837 - U ?. Operaio vellutaio; aderente all'A.I.T.;
militante socialista della Loira.
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☺
Saint-Étienne (Francia) 1830 (o 1823 - U ?. Operaio passementiere, luogotenente della Guardia
Nazionale partecipò al tentativo insurrezionale
del marzo 1871. Fu condannato ad un anno di prigione.
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[1] Lavoratori di
filo di
qualsiasi tipo (vegetale, animale, metalli ...) usato nella decorazione di
indumenti o architettura d'interni, ed intrecciatori di perline, pizzo , frange, finiture, nastro.
[2] Étienne
è la variante francese di Stefano, Stéphanoise (italianizzato in stephanesi) è
quindi il nome con cui si identifica la città di Saint-Étienne
e ai suoi cittadini.
Conselice 1914: albero libertà |
[3] Outre-Furan è una vecchia città
francese nella Loira, creata durante la rivoluzione nel 1855 e diventata poi un
quartiere di Saint-Étienne. La mattina del 30 marzo 1846, in seguito al rifiuto
di un ingegnere di assegnare un adeguamento di 25 centesimi allo stipendio dei
lavoratori che svolgevano il lavoro più arduo e pericoloso nelle miniere di
Gagne-Petit; venne dichiarato uno sciopero. Dopo l'intervento del procuratore
del re, nonostante l'intervento del sindaco d'Outre-Furan, André Antoine
Neyron, cinque minatori furono arrestati. A metà mattina, il 66°reggimento di
fanteria comandato dal generale Charron, incaricato di condurre i cinque
scioperanti nel carcere di Saint-Etienne fu oggetto di un lancio di pietre da
parte dei minatori e dei citadini d'Outre-Furan. Senza alcuna intimazione le truppe
fecero fuoco sulla folla. I circa 500 i colpi di fucile sparati quel quel
giorno costarono la vita a sei persone.
[4] L'Albero della libertà fu un simbolo della Rivoluzione francese. Durante la Rivoluzione francese i repubblicani piantarono il primo albero della libertà nel 1790, a Parigi. Gli alberi della libertà vennero successivamente piantati in ogni municipio di Francia e anche in Svizzera e in Italia. Generalmente gli alberi della libertà erano piantati nella piazza principale della città. Molti di questi alberi furono sradicati una volta passato il periodo rivoluzionario. Tuttavia, alcuni sono ancora presenti. Un decreto della Convenzione del 1792 ne regolava l'uso e l'addobbo: l'albero della libertà, che di fatto era un palo, era sormontato dal berretto frigio rosso e adorno di bandiere. Veniva usato per cerimonie civili: giuramento dei magistrati, falò di diplomi nobiliari e anche per festeggiamenti rivoluzionari come la danza della Carmagnola. L'albero della libertà rimase un simbolo della ideologia liberale repubblicana, e come tale venne talvolta impiantato anche negli anni successivi, in occasione di eventi repubblicani. A Conselice, nella bassa romagnola, il 14 giugno 1914, nel corso della settimana rossa venne piantato un acero del Canada come albero della libertà, con la scritta "Evviva la Rivoluzione sociale", altri alberi furono piantati a Sant'Agata sul Santerno e a Massa Lombarda, con le bandiere nere anarchiche e il berretto frigio della Rivoluzione francese.
[5] Lavoratori
del velluto
[6] Nel
dipartimento della Loira della regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.
[7] Nel
dipartimento dell'Ain della regione del Rodano-Alpi.
[8] Nel
dipartimento della Loira della regione del Rodano-Alpi.
[9]
Nel
dipartimento della Loira della regione
dell'Alvernia-Rodano-Alpi.
[10] Nel
dipartimento della Loira della regione del Rodano-Alpi, e confinante col
sud-ovest di Saint-Étienne. La Ricamarie fu un centro
della lotta dei minatori francesi per migliorare le loro condizioni di vita e
di lavoro (in particolare con Michel
Rondet). L'evento principale ebbe luogo il 16 giugno 1869, in
un luogo chiamato Brûlé, quando il 4a reggimento di linea della
fanteria di sparò alla popolazione riunita nel burrone di Brûlé: le fucilate di
Brûlé uccisero 14 persone, tra cui un bambino di 16 mesi e molti feriti.
Nell'ottobre 1869, un movimento simile nel bacino del carbone di Aubin ad
Aveyron uccise anche 14 persone.
[11] Comune
francese situato nel dipartimento dell'Aveyron nella regione del Midi-Pirenei
[12] Frédéric Dorian, nato il 24 gennaio
1814 a Montbéliard (Doubs), morto il 14 aprile 1873 a Parigi;
ingegnere-imprenditore, Fourierista vicino a Considerant, repubblicano secolare
e non violento; Consigliere generale e deputato per la Loira, Ministro dei
lavori pubblici del governo della difesa nazionale (1870-1871).
[13] Christophe César Bertholon è stato
un politico francese nato il 18 gennaio 1808 a Lione (Rodano) e morto il 6
gennaio 1885 a Rochambon (Loira). Industriale della seta, organizzò il partito
democratico a Lione, dopo il 1830, presiedendo banchetti patriottici. Fu
nominato vice commissario del governo a Vienne il 24 febbraio 1848. Fu deputato
dell'Isère dal 1848 al 1851 e sedette all'estrema sinistra. Bandito dopo il
colpo di stato del 2 dicembre 1851, tornò in Francia nel 1859, al momento
dell'amnistia. Fu prefetto della Loira il 4 settembre 1870 e deputato della
Loira dal 1876 al 1885, seduto a sinistra ed è stato uno dei 363 che rifiutano
la fiducia al governo di Broglie, il 16 maggio 1877.
[14] Da non confonderi con Sébastien Faure,
l’autore dell’enciclopedia anarchica, anche lui anarchico, e anche lui nato a
Saint-Étienne ma il 6 gennaio del 1858.
[15] Maximilien-François-Marie-Isidore
de Robespierre detto l'Incorruttibile è nato il 6 maggio 1758 ad Arras
(Passo di Calais), ghigliottinato a Parigi il 10 termidoro anno II (28 luglio
1794). È stato un politico, avvocato e rivoluzionario francese, protagonista di
spicco della Rivoluzione Francese e del Regime del Terrore. Gli storici e i
contemporanei si sono divisi tra chi lo considerava un demagogo e un dittatore
che causò le numerose esecuzioni di coloro che erano considerati nemici della
Rivoluzione, e chi lo ritiene un idealista, cresciuto nelle idee
dell’Illuminismo, in particolare quelle di Jean-Jacques Rousseau, devoto alla
causa rivoluzionaria della Repubblica fino al sacrificio della stessa vita.
[16] Persone a favore della condivisone
del territorio, l'uguaglianza assoluta della proprietà.
[17] Dopo la rivoluzione francese del
1789, per fronteggiare l'emergenza causata dalla crisi economica,
dall'insurrezione controrivoluzionaria in Vandea e dalla minaccia dagli
eserciti stranieri alleati, i poteri furono affidati a un Comitato di salute
pubblica (1793) guidato da Robespierre, che pose il calmiere sul prezzo di
grano e generi alimentari, arruolò un nuovo esercito e inviò soldati in Vandea.
I metodi autoritari adottati dal Comitato portarono alla repressione degli
avversari politici e di diversi esponenti giacobini contrari ai metodi di
Robespierre. Alcune migliaia di oppositori vennero ghigliottinati dopo processi
sommari. Per questo motivo il periodo dall'autunno 1793 all'estate 1794 fu
definito il Terrore.
[18] Con
il termine giacobinismo si intende un movimento e un'ideologia politica
risalenti all'esperienza del Club dei Giacobini durante la Rivoluzione
francese. Il giacobinismo si diffuse in buona parte dell'Europa durante l'epoca
rivoluzionaria ed ebbe un'influenza politica notevole nella storia francese per
tutto il XIX secolo, in
particolare negli eventi della Rivoluzione
di luglio, della Rivoluzione
francese del 1848 e, soprattutto, nell'esperienza della Comune
di Parigi del 1871. Successivamente, sia Lenin che Antonio Gramsci
sostennero una diretta filiazione del bolscevismo dal giacobinismo. Tale tesi,
inizialmente sostenuta anche da storici francesi di orientamento marxista come
Albert Mathiez e Georges Lefebvre, fu poi fermamente respinta dalla
storiografia successiva.
[19] Il maresciallo di Francia François Achille Bazaine era al comando
delle ingenti forze francesi nella città di Metz che, fra il 3 settembre ed il 23 ottobre 1870, durante la prima fase della guerra
franco-prussiana, subì un assedio delle truppe germaniche e che si concluse
con la resa
completa delle truppe francesi
[20] Guglielmo
I imperatore tedesco (Deutscher Kaiser) dal 18 gennaio 1871 al 1888 e re di Prussia dal 1861al 1888.
[21] Il sansimonismo è stato un movimento
socialista francese della prima metà del XIX secolo. Il movimento prende il
nome dal suo ideatore il conte Henri de Saint-Simon.
[22] La Federazione nazionale dei
lavoratori del sottosuolo (FNTSS-CGT) è una federazione sindacale dei minatori
creata nel 1883, e dal 1908 affiliata alla Confederazione generale del lavoro.
[23] Comune
francese situato nel dipartimento della Nièvre nella regione della Borgogna.
[24] Pierre-Louis-Adrien de
Montgolfier-Verpilleux è stato un ingegnere francese che è diventato un
rappresentante della Loira nell'Assemblea Nazionale, e poi senatore. Nella
seconda metà della sua vita è stato responsabile per una grande azienda di
ferro e acciaio, rendendo armamenti pesanti e binari ferroviari. Quando la
guerra franco-prussiana scoppiò nel 1870, Montgolfier è stato nominato
comandante del 3° battaglione mobile della Loira. In questa posizione ha preso
parte della difesa di Besançon. Montgolfier è stato eletto rappresentante della
Loira nell’Assemblea nazionale francese l'8 febbraio 1870, mentre ancora si
trovava a Besançon. Dopo i tumulti scoppiati a Saint Etienne in cui il prefetto
della Loira, M. de l'Espée, è morto il 25 marzo 1871, il 27 Marzo 1871 Montgolfier
è stato inviato come commissario straordinario del governo per ristabilire la
pace, con pieno potere civile e militari. Fu promosso ufficiale della Legione
d'Onore il 12 marzo 1872.
[25] Puy-de-Dôme
è un dipartimento francese della regione Alvernia-Rodano-Alpi.
[26] Comune
francese di 18.512 abitanti situato nel dipartimento del Puy-de-Dôme nella
regione dell'Alvernia.