venerdì 6 settembre 2019

03-08 - Saint-Étienne

SAINT-ÉTIENNE

 

 

Una passato di lotte operaie

 

La Comune di Saint-Étienne si svolse in un periodo di tensione sociale accresciuta a livello nazionale e accentuata a livello locale per un periodo di forte malcontento degli operai, minatori e merlettaie le cui lotte si susseguirono dagli inizi degli anni trenta del XIX secolo in poi, ma anche dei borghesi "radicali".

Fino al 1865, per la loro produzione di lavoro, le città di Rive-de-Gier, Saint-Étienne e Firmino, turre nel dipartimento della Loira, erano in cima alle aree di produzione francese. Con il loro ferro, le loro fabbriche di armi, le loro siderurgie, le industrie di fabbricazione di nastri e le vetrerie, formavano uno dei centri industriali più prosperi della Francia.

Sotto la monarchia di Luigi Filippo ebbero luogo scioperi sanguinosi: nel 1831, una rivolta degli armaioli causò diversi feriti a Saint-Étienne e provocò l'arresto di 18 persone; nello stesso anno, i minatori di Rive de Gier, ed in seguito i vetrai, entrarono in sciopero; nel 1834 lo sciopero dei passementiers[1] stéphanoise[2] (legati con il movimento di Lione) si fusero alle rivendicazioni repubblicane contro la monarchia, barricate si formarono in piazza Chavanel nel quartiere Badouillère ... gli scontri causarono sei morti e molti feriti; nel 1844 un nuovo sciopero dei minatori di Rive-de-Gier; nel 1846 lo sciopero dei minatori al quartiere di Saint-Étienne, Outre-Furan, alla miniera di Gagne-Petit, dove la Compagnie des Mines di Saint-Étienne fece sparare sulla folla causando sei morti[3]. Nessuno dei presenti di quei giorni dimenticò il gesto del generale Charron, che duro come una pietra, indicò una donna che fu immediatamente uccisa dalle fucilate. Così, nel 1848, la caduta di Luigi Filippo e la proclamazione della Repubblica a Saint-Étienne venne accolta con grande entusiasmo; la bandiera rossa fu issata per la prima volta sull'Hôtel de Ville di Saint-Étienne. Qualche settimana più tardi, una grave crisi colpì l’industria della seta, i lavoratori esasperati dalla povertà persistente, incendiarono cinque conventi che si accaparrarono di una parte di seta che i monaci disponevano per far lavorare, a buon mercato, gli orfani. Davanti il convento della Sacra Famiglia, i proiettili dei soldati uccisero quattro donne e un bambino.

 

 

Le lotte continuano sotto il Secondo Impero

 

Il colpo di stato del 2 dicembre 1851 seppellì la Seconda Repubblica. Nei mesi successivi, gli alberi della Libertà[4], piantati a Saint-Étienne durante gli avvenimenti del 1848, furono estirpati e quindici socialisti locali arrestati. Luigi Napoleone Bonaparte, che non era ancora ufficialmente l’Imperatore Napoleone III (21 novembre 1852), ma Principe-Presidente, visitò Saint-Étienne il 18 settembre 1852 e ricevette un caloroso benvenuto.

Frenati momentaneamente dall’Impero autoritario gli scioperi ripresero, vigorosamente, nel 1865, quando 2500 veloutiers[5] smisero di lavorare per diversi giorni.

Nel 1868, è la volta degli operai delle passamanerie[1] stéphanesi che aprirono una prima sede dell’AssociazioneInternazionale dei Lavoratori (A.I.T.), formatosi a Londra nel 1864. Se c’è l'immagine del minatori in lotta che prevale oggi nella memoria degli stéphanesi[2], c’è da dire che furono i passementier[1] che per primi misero in atto la loro capacità d'azione: crearono società di mutuo soccorso, cooperative di produzione, comitati ... L'A.I.T. ha giocato un ruolo importante nei circoli e nei club di Saint-Étienne e di Saint-Chamond[6] e tra i comitati di Saint-Étienne il più famoso era quello di rue de la Vierge, e che fu fondamentale per la rivolta del 1871 e che riunì alla sua causa il popolo di lavoratori stéphanesi[2], specialmente le merlettaie e gli armaioli.

Il 1869 fu tutto scosso da queste lotte: sciopero dei lavoratori delle tintorie a Izieux[7]; sciopero dei cappellai di Chazelles-sur-Lyon[8]; sciopero dei meccanici, calderai, installatori, stuccatori , ecc .. di Saint-Étienne; ed in più si aggiunse la voce di un immediato sciopero nelle miniere di Rive-de-Gier[9]. "Si ritiene”, disse la polizia, “che questi scioperi siano alimentati da rinforzi mandati loro da associazioni di Parigi e di Lione, ma questa non è che una presunzione". Il ministro dell'Interno chiese al prefetto se la politica stava lì per niente. I rapporti della polizia parlavano di incontri segreti tra membri dell'Internazionale. Fu in questa atmosfera che si dichiarò lo sciopero nella città di La Ricamarie[10], durante il quale, il 16 giugno del 1869, la compagnia di fanteria del capitano Gausserand, una quindicina di militari, fecero fuoco: ci furono undici morti tra cui un ragazzino di tre anni e due donne.

Questo sciopero giunse al momento giusto, e con quello di Aubin[11], ha profondamente scosso la fine dell'Impero.

La borghesia stéphanoise[2] condannava gli scioperi, ma la classe operaia non ha dimenticato i suoi morti, ecco perché nel plebiscito del maggio 1870 l'imperatore raccolse a Saint-Étienne 4.958 SÌ contro 13.827 NO. A Saint-Étienne, le elezioni comunali del 7 luglio portarono in municipio vent’otto radicali e solo due liberali. E questa è probabilmente la ragione che ha spinto il governo a revocare, il 6 agosto, il Consiglio Comunale per intero. Ma l'Impero ebbe difficoltà a trovare sostituti e il 4 settembre la stessa assemblea comunale ha continuato a svolgere il suo lavoro.

 

 

Un Consiglio municipale repubblicano ma timoroso

 

Il 4 settembre 1870 il Consiglio Comunale di Saint-Étienne, che il governo aveva teoricamente revocato il 6 agosto si riunì nella sede del giornale L'Eclaireur (radicale e anticlericale), per redigere un proclama. Tiblier-Verne, un repubblicano moderato e commerciante di legname, venne eletto sindaco provvisorio con 24 voti contro i 2 di Frédéric Dorian[12].

Avviso del prefetto Bertholon

Il 5 settembre César Bertholon[13], ex deputato del dipartimento dell’Isere nel 1848, in esilio in Algeria e direttore del giornale radicale l’Éclaireur venne nominato prefetto. Consiglieri comunali e prefetto si presentavano come repubblicani coraggiosi, moderati, animati da buone intenzioni, sempre oscillanti tra la borghesia che temevano, e il popolo di cui temevano costantemente gli "eccessi". Immediatamente si orientarono verso una politica patriottica, repubblicana e laica.

A Saint-Étienne, al Club di rue de la Vierge, formò un Comitato centrale, presieduto da Barthélémy Durbize, un contabile, e un comitato di Salute Pubblica. All'interno del Club, oltre Durbize, c’erano Antoine Chastel, Adrien Jolivalt, un ufficiale di carriera, ed Étienne Faure[14], detto "collo storto" a causa di una malformazione. Questi saranno i capi dell'insurrezione.

Dal 12 settembre, la Patria venne dichiarata in pericolo, Bertholon aprì l'arruolamento nella Guardia Nazionale e numerosi lavoratori vi si arruolarono con entusiasmo, la borghesia invece attese prudentemente; decise un prestito municipale di 1.500.000 franchi per la difesa della città e per l’armamento della Guardia Nazionale, e sovvenzionò un Comitato di difesa assumendo 350 persone per produrre fino a 50.000 cartucce al giorno. Dieci giorni dopo la sua emissione, il prestito non era coperto che fino a 300.000 franchi, non raggiunse neanche 500.000 franchi nei due mesi successivi a causa del boicottaggio da parte della borghesia. Il prefetto attaccò coraggiosamente il potere della Chiesa, eliminando i sussidi alle scuole cattoliche e (il 3 novembre) fece trasferire diciannove scuole laiche in locali appartenenti alle comunità religiose, e in più un liceo, requisito per l'installazione dell’armeria, venne trasferito in rue des Frères Chappe, nei locali di una scuola dei fratelli della Dottrina cristiana.

Ma la guerra provocò una grave crisi economica e un calo di ordinazioni e, quindi, di produzione, causando la disoccupazione di migliaia di lavoratori. Repubblicani e socialisti di tutte le tendenze si organizzarono in vari club.

Durante l'autunno e l'inverno del 1870-1871, la sinistra etiennese strutturò a in due movimenti principali: l'Alleanza repubblicana, che si riferiva principalmente al quotidiano l’Éclaireur e che raggruppava i "moderati", e il Comitato centrale repubblicano o Club di rue de la Vierge che reclutava nella Guardia Nazionale i lavoratori del settore tessile, i dipendenti commerciali e gli artigiani, e i cui aderenti, molti dei quali si arruolarono volontariamente, non potevano avere fiducia nel repubblicanesimo di una borghesia che storceva la bocca al prestito patriottico.

 

 

Il malcontento dei lavoratori e il giornale La Commune

 

Dal 31 ottobre, Saint-Étienne rispose all’appello dei socialisti che richiedevano la Comune. Nei caffè e nei circoli, come a Parigi, si parlarlava di democrazia dal basso. Quel giorno, apparvero sui muri della città, manifesti scritti a nome del prefetto che convocava, il giorno stesso, gli elettori per le elezioni comunali. Il 13 e 17 dicembre, i dirigenti del Club di rue de la Vierge e quelli dell'Alleanza repubblicana organizzarono al Grand Theatre degli incontri per chiedere la proclamazione della Comune. Il 29 dicembre, il Club di rue de la Vierge, il cui segretario era Jean Caton, pubblicò un giornale ciclostilato “La Commune”, con il sottotitolo: “Difesa nazionale”. Il giornale, che fin dal primo numero fece trasparire molto dell’idealismo e dello spirito quarantottino, moltiplicò gli appelli per la Comune: "La Comune è il nostro obiettivo, e noi ne siamo fieri. La Comune è la piramide distribuita sulla sua base: il popolo, vale a dire tutti i cittadini [...] è l'appello, al banchetto della vita, all’armonia, alla cordiale intesa [...] c’è una sola soluzione: il federalismo. Tutto ciò che non è federalismo è assimilato al sistema imperiale che si incarna in un Bonaparte, un Gambetta o un Robespierre[15], poco importa!

Il giornale attaccava violentemente Léon Gambetta. Lo accusava di fare coro con la borghesia "di gridare al sovversivo, al partageux[16], di agitare lo spettro rosso e di incitare a credere alla minaccia della proprietà". La proprietà, piange, "ma noi non minacciamo, cerchiamo solo di difendere la nostra che voi ci prendete senza pietà". Il giornale era contro la cosiddetta Repubblica del 4 settembre, E negò di essere guidata da idee comuniste e che non si separò nettamente dall'anarco-comunismo.

Così il giornale La Commune nel suo numero 31, mentre pubblicizzava il libro di Louis Garrel la Révolution lyonnaise depuis le 4 septembre, accusava l'autore di vedere nei movimenti operai di Lione e di Parigi una rivolta comunista. "Bakunin e i suoi seguaci sono usciti giustamente dall'Internazionale, in generale per colpa delle sue idee comuniste che l'Internazionale francese non voleva". Questa protesta si rinnovò nel numero 37, l'ultimo: "I membri del Comitato centrale di Parigi non sono comunisti ... Queste persone hanno ripudiato a Ginevra, a Basilea e a Berna le teorie comuniste... sono repubblicani e socialisti, vale a dire lavoratori". Il giornale protestò anche contro la nomina dei Comunardi. "Noi siamo i discendenti diretti dei comunardi che hanno fondato la Francia" non gli uomini di 93[17]. "Non siamo giacobini[18]: noi andiamo oltre i giacobini" In realtà ciò che spinge essenzialmente i sostenitori della Comune di Saint-Étienne e di Parigi, come in tutta la Francia, insieme all'aspirazione di una maggiore libertà e di una vita migliore, è un indipendentismo esasperato dallo Stato centralista e l’assoluta mancanza di fiducia nei governi militari, borghesi, clericali.

Il giornale ha denunciato "il tradimento di avvocati", la "complicità" di Thiers e Favre con Bazaine[19]: "Il consiglio d'inchiesta riguardante le capitolazioni di Strasburgo e Metz è definitivamente costituito: è composto dal maresciallo Baraguey d'Hilliers, presidente, e dai generali di divisione Foltz, Grosbon, Martimprey e Pourcet ... Che farsa! Da quando in quà i lupi si mangiano tra di loro?".

Nello stesso momento in cui i lavoratori di Saint-Étienne gridavano al tradimento nei loro giornali, denunciavano i reazionari più desiderosi a lottare contro i repubblicani che contro i prussiani: "Meditate il piano della reazione di consegnare gradualmente a poco a poco e pezzo per pezzo la Francia a prussiani, per imbavagliare il popolo che non è più abbastanza forte per difendersi". Nei loro giornali evidenziavano la sfiducia contro i generali: "I leader militari sono reazionari Per l’irreversibile disfatta, la cattiva gestione e il marciume dei campi militari che stanno decimando le fila del popolo, innervosendo i sopravvissuti con una disciplina odiosa e facendo piazza pulita per la reazione che, al momento giusto, tirerà fuori una piccola bandiera monarchica dalla tasca": e la diffidenza verso i preti: "Il clero fa la sua propaganda nelle campagne. Le chiese sono diventate sedi politiche dove ogni domenica insultano la Repubblica, dove viene apertamente detto che repubblicani vogliono la restaurazione della ghigliottina, i saccheggi, la divisione della proprietà e l'omicidio di massa".

Questa diffidenza, d’altronde, si manifesta pure, anche se più raramente e, in generale, in termini più misurati nel L’Eclaireur organo radicale e, forse, fortemente influenzato dalla massoneria. Nel giornale Thiers veniva trattato come il "re dei disfattisti". Anche il clero veniva fortemente attaccato. "Il Vaticano ha tradito la Francia... l'ostinazione di Guglielmo[20] per bombardare Parigi ... si spiega bene con l'ipotesi di un accordo segreto con Roma che a qualsiasi costo vuole spegnere quella luce del mondo che si chiama Parigi". Naturalmente questa è solo un’ipotesi, ma come presentata, prende forma di realtà nella mente dei suoi lettori. La diffidenza, questa è la sensazione più profonda che appare dalla lettura dei giornali repubblicani di Saint-Étienne e che la Comune riportava ugualmente sulla municipalità esitante, su L’Eclaireur, sul prefetto Bertholon.

 

 

Il fallimento dei repubblicani l’8 febbraio 1871

 

Il 3 febbraio 1871, un nuovo manifesto annunciava la proclamazione della Comune per quel giorno, ma il consiglio municipale rifiutò di sciogliersi, provocando una spaccatura nel movimento repubblicano tra coloro che confidavano nelle elezioni e nelle istituzioni e coloro che volevano andare oltre e, senza aspettare, annunciare la Comune.

I repubblicani non erano in grado di formare un gruppo unito, e si resero conto troppo tardi del loro errore.

l risultato di questa divisione fu che, alle elezioni parlamentari dell'8 febbraio 1871, un solo candidato repubblicano venne eletto: Frédéric Dorian[8], un industriale protestante e sansimonista[21]. Egli arrivò largamente il testa con 79.508 voti, ben avanti a Thiers che ne ottenne 50.665, ma, come detto prima, fu il solo, mentre i conservatori ebbero dieci eletti nel dipartimento.

Due giorni dopo, il prefetto Bertholon rifiutò di far pubblicare il decreto che riconosceva il titolo di cittadini ai membri delle famiglie reali e imperiali; e rassegnò le sue dimissioni. La diffidenza tra i repubblicani radicali e i socialisti andava crescendo di giorno in giorno e il sindaco si appellò alla vigilanza.

Il 26 febbraio, il giornale La Commune, i cui articoli diventarono di nuovo più energici, scrisse: "Si parla già di disarmare la Guardia Nazionale. Fanno sempre così quando si vuole soffocare la Repubblica Popolare, rispondiamo con coraggio a quelli che le chiederanno (le armi [NdR]), prendiamole e non esitiamo ad usarle per difenderci".

Il 3 marzo, nonostante la mancanza di unità nelle elezioni, i membri del Club di rue de la Vierge e quelli dell'Alleanza repubblicana organizzarono un incontro in omaggio a Jean Thomas, tesoriere del comitato di sciopero del 1865, dove decisero di erigere un monumento in onore di "un vecchio repubblicano che è appena morto".

 

 

Ripercussioni degli eventi di Parigi e proclamazione della Comune di Saint-Étienne

 

Il 18 marzo, il popolo di Parigi si ribellò e iniziarono i 72 giorni della Comune di Parigi. Saint-Étienne apprese gli eventi parigini, che furono commentati con qualche riserva mescolata con simpatia da parte de L'Eclaireur, e con un‘esaltazione da parte de La Commune. Da quel giorno le assemblee e comitati si moltiplicarono.

Il 22 marzo il giornale La Commune uscì esultante: "La rivoluzione trionfa! ... Il popolo si sveglia e vuole la Comune! E la Comune ci sarà!"

Durante la giornata, in un clima surriscaldato, le autorità militari diedero l'ordine di disarmare la Guardia Nazionale. Lo stesso giorno si svolse una riunione nella sala del Prado, dove si ribadì che "la Comune è stata acclamata e aderiamo al movimento di Parigi". Fu deciso di inviare una delegazione congiunta al Club di rue de la Vierge e all'Alleanza repubblicana, che chiedeva di "esigere dal sindaco la proclamazione immediata della Comune."

Ma i moderati erano titubanti. Avevano paura, dicevano, di una gigantesca provocazione. A. de Rolland, direttore de L'Eclaireur, il 22 marzo scrisse che "tutto è stato fatto per spingere la democrazia verso quel meccanismo che aveva già avuto per lei un risultato disastroso come la deplorevole insurrezione del giugno 1848". Tuttavia, il 24, scrisse questa nota esitante: "La storia imparziale ... constaterà che la rivoluzione del 18 marzo è un altro passo importante nel cammino del progresso".

Il 23 marzo venendo a sapere della proclamazione della Comune di Lione, i delegati dell'Alleanza repubblicana e del Club di rue de la Vierge chiesero ancora una volta al consiglio municipale di sciogliersi e l'elezione immediata di una Comune. Il sindaco Pierre Boudarel, che nel frattempo aveva sostituito Tibier-Verné morto a dicembre, rispose che avrebbe presentare la proposta al consiglio comunale. In serata, un nuovo incontro si svolse al Prado. De Rolland per l'Alleanza Repubblicana dichiarò: "dobbiamo andare al municipio con le armi in mano, e la cartuccia tra denti".

Il 24 marzo, gli aspiranti Comunardi scrissero un appello: "Guardie nazionali, imitate l'esempio di Parigi; e che la triste fine dei generali per i quali la vita del popolo è sul marciapiede, serva da lezione per coloro che saranno tentati di imitarli", E il giornale, sostenendo sempre la cospirazione anti-repubblicana della reazione, faceva notare che "in queste circostanze, il Comitato Centrale (di Saint-Étienne) in nome dell'unità, la sola capace di garantire il trionfo della Repubblica, indirizzi l'Alleanza Repubblicana per formare una lista comune di candidati per l'insediamento della Comune".

 

 

Dal 24 al 27 Marzo

 

Assalto all'Hotel de Ville di St-Etienne, 24 marzo 1871

Dopo la richiesta di scioglimento dell'assemblea comunale, fatta il 23 marzo dal Club de rue de la Vierge e dall'Alleanza  repubblicana, con 17 voti contro 7, l'assemblea si impegnò a dimettersi, ma il sindaco disse che sarebbe rimasto in carica, fino alle prossime elezioni, per riempire il posto vacante.

In serata, si tenne una nuova assemblea nei locali della rue de la Vierge, i comizianti scontenti dagli ultimi avvenimenti proposero la nomina di undici delegati "più energici". Si è affermò "di agire senza indugio" e "marciare verso il Municipio".

Il 24, verso le ore 22, diverse centinaia di membri dei club socialisti fecero irruzione nella stessa piazza e invasero il porticato del municipio, ma i cancelli impedirono alla folla di entrare ulteriormente nel palazzo. Il colonnello Lagrive si presentò loro ed autorizzò una delegazione, di cui faceva parte Durbize, ad avere accesso ai locali per incontrare il sindaco. Chiesero al sindaco Boudarel e a Morellet, consulente della prefettura e momentaneo prefetto ad interim, le loro dimissioni e di proclamare la Comune. Al loro rifiuto, la Guardia Nazionale occupò l’Hôtel de Ville "cantando la Marsigliese”, e li arrestarono insieme al colonnello Lagrive. Intorno a mezzanotte Durbize, cedendo alle richieste della folla, proclamò la Comune ed espose la bandiera rossa.

I prigionieri vennero rilasciati sotto "l'unica condizione che il consiglio comunale sarebbe stato chiamato a decidere se l'annuncio della Comune a Saint-Étienne dovesse essere sottoposto ad un voto popolare". La Guardia Nazionale e i manifestanti si ritirarono all’alba.

Manifesto che chiama la popolazione a mantenere la calma

Nel frattempo, Henri de l'Espée, che era stato nominato Prefetto della Loira arrivò a Saint-Étienne, si recò dal generale Lavoye, comandante della suddivisione della Loira, per concordare con lui sulle misure da prendere. Michel Rondet, uno dei fondatori della Fédération du Sous-Sol[22], lo accusò di essere responsabile per le fucilazioni di Aubin[11], che uccisero 17 scioperanti nel 1869. De l’Espée si difese da quell’accusa sostenendo che al momento di quella triste vicenda si trovava a Fourchambault[23]. Quel che è certo è che sembrò immediatamente deciso di utilizzare la maniera forte. Cominciò col convocare le truppe regolari e due squadroni di ussari che, al mattino, presero posizione nelle vicinanze dell'Hôtel de Ville. I rivoluzionari, che impararono dal fallimento dell'insurrezione di Lione, si dispersero. De l'Espée fece poi l'errore di affiggere un manifesto dal tono minaccioso, che non fu certo d’aiuto per riportare la calma in città: "Sono arrivato questa notte dentro le mura della vostra capitale ed ho trovato dei ribelli che tentavano di effettuare un attacco contro l'ordine e le leggi della Repubblica [...] Energicamente sostenuto dall'autorità militare, ho potuto convocare la Guardia Nazionale di Saint-Étienne. La sola apparizione di alcuni battaglioni, accorsi con un entusiasmo del quale li ringrazio, ha determinato il completo ritiro dei sediziosi. Tutti voi capire quanto sia necessario che le leggi siano, in futuro, rispettate..." Si sostiene che lo "zelo" di clubbisti si era raffreddato alla notizia del fallimento subito dai Lyonnesi. Ma il tono di quel manifesto li spinse all'offensiva.

In città, iniziò il richiamo alla mobilitazione, la Guardia Nazionale e manifestanti armati scesero per le strade "bandiera rossa in testa" e occuparono le fabbriche. Alle 12,30 del 25 marzo i delegati della Guardia Nazionale arrivarono al Consiglio Comunale; il sindaco, prendendo in considerazione i nuovi eventi, accettò di organizzare un referendum pro o contro la Comune. La folla allora uscì dall’Hôtel de Ville. Ma il prefetto rifiutò di accettare l’organizzazione del plebiscito sulla Comune; convocò la Guardia Nazionale ed ordinò di proteggere l'edificio comunale. Questo fatto fece infuriare nuovamente gli insorti, e così nel pomeriggio del 25 marzo, ricominciò la rivolta. Alcuni membri del Consiglio municipale implorarono il prefetto de l’Espée di ordinare il ritiro delle truppe, due squadroni di cavalleria e 160 uomini di fanteria, che aveva piazzato nei dintorni dell’Hôtel de Ville. Il prefetto fu d'accordo facilitando così l’intento dei rivoltosi.

Verso le quattro, la Guardia Nazionale e dei militanti del Comitato Centrale arrivarono in massa, ben presto rafforzati da molti lavoratori manifatturieri, attaccarono le guardie che erano di picchetto che non ebbero il tempo di chiudere le porte, occuparono l'Hôtel de Ville e fecero prigionieri il prefetto de l’Espée e il sostituto procuratore della Repubblica Gubian. Fu chiesto loro di dimettersi, ma essi rifiutarono. de L’Espée disse: "Voi chiede le mie dimissioni e io sono qui solo da ieri, voi non mi avete visto ancora agire. Vuoi mi chiedete di proclamare la Comune e sapete che non posso, perché rappresento. il governo di Versailles". All’esterno del municipio le guardie nazionali erano in agitazione: uno di loro, un certo Lyonnet, venne ucciso con un colpo alla festa sparato non si sa dove da un fucile: uno uomo di nome Marx, accusaro dalla folla, fu quasi linciato. Intorno alle 10:00, una nuova sparatoria avvenne all'interno del municipio: dei curiosi, rimasti li, alla vista dei prigionieri iniziarono a spingere quelli che si trovavano davanti a loro; una guardia nazionale, certo Fillon, avrebbe impugnato il fucile per proteggere i prigionieri e improvvisamente, preso dal panico, aprì il fuoco verso un movimento incontrollato della folla; sparò due colpi uccidendo il suo collega Victoire e ferendo il tamburino Jacob. Seguì una sparatoria, che costò la vita a lui e al prefetto. Joannès Caton ed Antoine Chastel furono nominati segretari del comitato, Guillaume Michel-Berton comandante provvisorio della Guardia Nazionale e Durbize incaricato alla direzione del telegrafo. Il 26, Jean-Baptiste Gubian e una guardia dell’ordine nazionale, Edouard de Ventavon, vennero portati per tre ore davanti il "Comitato costituito in tribunale", presieduto da Jolivalt, comandante designato del posto ed ex capitano dello stato-maggiore nominato da Rossel. I due uomini furono assolti e rilasciati. Prima della svolta degli eventi Jolivalt, prendendo il comando; fece occupare la stazione ferroviaria, il telegrafo e la polveriera, dove requisì quattrocentomila cartucce, due cannoni e otto mitragliatrici. I Comunardi disposero nel peristilio del municipio i cannoni e dei mitragliatori, e li puntarono verso la piazza. Il 26 marzo, «per ordine del Comitato centrale della Guardia Nazionale», Jolivalt annunciò l’effettuazione delle elezioni della Comune per il giorno 29. Le cose sembravano andare per il meglio, e tuttavia, il commissario centrale della polizia della Comune, Étienne Faure, si diede da fare per far riaprire i negozi che  erano stati chiusi dai proprietari per paura dei saccheggi, rassicurandoli con le seguenti parole: "La Comune non è né fuoco, né furto, né saccheggio, come ci piace ripetere”, e fece affiggere dei manifesti su cui era scritto: “Crediamo che la pace e il lavoro riprenderanno il loro corso normale". Le schede elettorali furono ordinate e così si poterono preparare le elezioni.

Ma il 27 marzo, le truppe fedeli a Versailles provenienti da Lione arrivarono alla stazione ferroviaria Châteaucreux e si sistemarono nella caserma di rue de Lyon. Il giorno dopo, alle sei del mattino, circondano l'Hôtel de Ville, Un signorotto locale, tale Vital de Rochetaillée scongiurò il generale di evitare spargimenti di sangue e si offrì di fare da mediatore. Il 28 di mattina si recò all'Hôtel de Ville con un ufficiale delegato dal generale e chiese gli insorti a deporre le armi. Restavano una sessantina di persone dentro l’Hôtel de Ville, i Comunardi non opposero alcuna difficoltà per ritirarsi. Il municipio fu occupato senza resistenza e la bandiera rossa fu rimossa. "La rivolta è cancellata, l'ordine è ripristinato" proclamarono le autorità militari. Lo stesso giorno, inviato dall'Assemblea nazionale con pieni poteri civili e militari per ristabilire l'ordine, arrivò Pierre-Louis-Adrien de Montgolfier[24].

La Comune di Saint-Étienne cessò di vivere.

 

 

La repressione

 

Per tutto il mese di aprile gli arresti si intensificarono; ai militanti del Club de la Vierge non rimese altro che fuggire o nascondersi. Ma l'idea della Comune non era morta. Inoltre i «Communards» stephanesi, come quelli di Parigi, avevano salvato la Repubblica. L'Eclaireur, timoroso com’era, imparò la lezione del 27 marzo, ed in un articolo venne scritto: "Il governo e l'Assemblea di Versailles adesso devono comprendere il torto che hanno subito: devono capire che il popolo non si lascerà più toccare la Repubblica". Queste le parole di Eugène Varlin: "La storia finirà per vedere chiaramente e dira che noi abbiamo salvato la Repubblica"

Il 30 aprile, come in tutta la Francia, le elezioni comunali a Saint-Étienne hanno dimostrato che i repubblicani avevano ripreso il controllo della situazione; le elezioni comunali portarono al municipio trentadue candidati presentati dai repubblicani dell'Alleanza repubblicana e dai socialisti del Comitato centrale ancora in libertà, contro quattro eletti sostenuti dal prefetto Françoise Ducros. Pierre Boudarel venne rieletto sindaco ma immediatamente revocato da Ducros che lo rimpiazzò con un delegato della prefettura e il 6 giugno 1871, il Consiglio dei Ministri designò d’ufficio come sindaco François Jacob e tre suoi deputati: Travers, Mortier e Rebaud; erano quattro operai! Il provvedimento, d’una duplicità demagogica troppo evidente non riuscì. I quattro operai rassegnarono le dimissioni e Pierre Boudarel continuò a dirigere il municipio fino a quando il prefetto Ducros sospese il Consiglio comunale del 30 aprile e mise al suo posto una commissione comunale presieduta da Claudius Desjoyeaux.

Ovviamente il governo non aveva alcuna fiducia negli stéphanois sconfitti. Il processi contro gli imputati ne fu la dimostrazione. Nel primo non ebbero il coraggio di giudicare i 56 incriminati della Loira, che furono portati davanti alla Corte d'Assise del dipartimento di Puy-de-Dôme[25]. "I giurati di Saint-Étienne e dei centri abitati della Loire sono sospettati o di aver giocato un ruolo nei presunti crimini, o animati di parzialità come essere stati violentati o animati dalla sommossa", scrisse, il 23 agosto 1871, il Ministero della giustizia al Procuratore generale della Corte di Cassazione. Nel secondo per "le incresciose assoluzioni" di quattro ufficiali della Guardia Nazionale, come fu esplicitamente dichiarato con rammarico nel verbale del 15 luglio 1872 dal Procuratore Generale di Puy-de-Dôme.

L'ostilità degli stéphanois[2] a questo processo era manifesta. Il 6 dicembre 1871 il procuratore generale di Riom[26] si lamentò con il ministro della Giustizia di una "Conspirazione del Silenzio" per il caso del 25 marzo. Il procuratore generale di Saint-Étienne, il 30 agosto 1874, esclamò: "È triste pensare che alcune persone potrebbero semplicemente chiarire e che noi dibattiamo nel vago per la mancanza di un testimone coraggioso e pentito". E nella sentenza ufficiale del processo si dichiarava: "Gli assassini erano molti; i testimoni molti di più ... pertanto non è stato possibile scoprire alcuna prova che riuscisse a mettere la giustizia sulla pista degli assassini". E la Procura di Riom denunciava "la complicità morale delle autorità amministrative di Saint-Étienne". Il processo contro cinquantasei imputati (dodici erano contumaci) durò ventuno giorni, furono ascoltati 126 testimoni.

I due membri dell’Internazionale Tamet e Thibaudier, il giornalista de La Commune Joannès Caton, Chastel, l’italiano Marchetti, e il delegato della Comune di Parigi Amouroux, furono condannati alla deportazione in una fortezza, un imputato venne condannato a dodici anni di lavori forzati, tre alla deportazione semplice, quattordici condannati da uno a dieci anni di reclusione, ventitrè imputati furono assolti.

Il processo si svolse in un ambiente calmo, diceva il rapporto ufficiale. Vernet, corrispondente, e Kahn, direttore de L’Eclaireur, furono accusati di aver difeso gli ex membri dell'amministrazione comunale: "Nel mascherare audacemente la verità, Vernet non ha esitato a rappresentare le vittime della violenza che si sarebbero arresi ai giudici e agli avvocati". Egli "aveva cominciato ad immaginare scene più o meno commoventi, del tragitto che gli imputati avrebbero dovuto dovuto percorrere dal carcere al tribunale per essere giudicati". Fu condannato a sei mesi di carcere e ad un’ammenda di 1000 franchi. Kahn condannato ad un’ammenda di 200 franchi.

In realtà il pubblico ministero si proponeva soprattutto di mettere in evidenza il ruolo e la personalità di Amouroux, "membro e segretario della Comune di Parigi". "Mentre operava a Lione, ha delegato, come risulta in uno scritto datato 24 marzo, i signori Montcharmont e Saint-Hilaire a far scoppiare la rivoluzione Saint-Étienne".

Amouroux si difese abilmente e con un tono moderato. Iniziò sfidando il procuratore generale di provare e dimostrare che il procuratore stesso era il responsabile dell’agitazione di Saint-Étienne, e che il mandato consegnato da lui ai sui delegati, e che fu trovato nelle stanze dell’Hôtel de Ville di Saint-Étienne, mostrava semplicemente che egli era un emissario della Comune di Parigi.

Ma la sua autodifesa non fu sufficiente perché il giovane cappellaio, quattordici volte condannato dall'Impero e messo al bando, fu condannato dal tribunale di Riom alla deportazione in una fortezza. "Con la condanna di Amouroux la giuria volle protestare contro l'ipotesi che la giustizia del paese non era associata con la severità dei consigli di guerra". Questo perché il generale Espivent, comandante a Marsiglia dove Amouroux fu anche delegato, aveva osato scrivere al generale Appert, che era inutile giudicare Amouroux a Versailles motivando che Marsiglia lo avrebbe sicuramente condannato a morte. Fu facile alla giuria di Riom condannare l'imputato al’ergastolo, condanna che, inoltre, si unì con quella già pronunciata contro di lui a Lione!

Gli arresti continuarono ancora a lungo, fino al 1874. Quando nel 1873 si dichiarò uno sciopero dei minatori, il commissario di polizia scrisse al prefetto della Loira: "Sono stato informato che uno sciopero è stato dichiarato a Saint-Étienne, questo è probabilmente opera dei delegati del’Internazionale che si sono riuniti clandestinamente in questa città il corrente 8 giugno".

L’Internazionale, messa al bando, sembrava riaffiorare in ogni rabbia popolare; la reazione non si riprese facilmente dalla paura che la rivolta potesse scoppiare nuovamente. Lo spettro della Comune li perseguitava ancora.

     

 

BIOGRAFIA DI ALCUNI COMUNARDI SAINT-ÉTIENNE

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Jacques AGIER


Saint-Étienne (Francia) 18 ottobre 1852 - U ?.

Operaio falegname, membro dell'Internazionale; partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Venne arrestato e deportato in Nuova Caledonia.

 

 

 

ARNAUD


? - U ?.

Fabbricante di prodotti chimici, capitano di una compagnia della Guardia Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne.

 

 

 

Antoine AULAGNIER


Dunières (Francia) 1838 - U ?.

Operaio in un laboratorio di velluto, per la sua partecipazione alla Comune di Saint-Étienne, fu condannato, il 5 dicembre 1871, a un anno di prigione.

 

 

BALIMON


? - U ?.

Per la sua partecipazione alla Comune di Saint-Étienne, fu condannato a dieci anni di detenzione.

 

 

 

Étienne BARALLON


1843 - U ?.

Operaio di passamanerie, militante dell'A.I.T.. Per partecipazione alla comunale insurrezione del marzo 1871 a Saint-Étienne, fu condannato in contumacia, il 29 dicembre 1871, alla deportazione in un recinto fortificato.

 

 

Simon BASSON


1828 - U ?.

Operaio passamanerie, era capitano della Guardia Nazionale e partecipò alla Comune di Saint-Étienne. È stato condannato ad un anno di prigione.

 

 

Michel BERTHON


? - U ?.

Mercante di farine, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. È stato comandante del 1º battaglione della Guardia Nazionale.

 

 

 

Maurice BERTRAND


Montaud (Francia) 6 dicembre 1839 - U ?.

Produttore di olio, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu condannato in contumacia, il 29 dicembre 1871, alla deportazione in una carcere fortificato. In seguito ottenne l'amnistia.

 

 

CASTILLON


? - U ?.

Repubblicano, partecipò alla Comune di Saint-Étienne.

 

 

 

Joannès CATON


Beaubrun (Francia) 28 ottobre 1849 - U ?.

Per la sua partecipazione alla Comune di Saint-Étienne, fu condannato alla deportazione a vita. Fu trasferito in Nuova Caledonia. Il 10 maggio 1879 venne graziato.

 

 

CHAMPION


Parigi (Francia) 1832 - U ?.

Faceva il contabile; capitano della 4ª compagnia del 6º battaglione della Guardia Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu condannato, in contumacia, il 29 dicembre 1871 alla deportazione in un carcere fortificato.

 

 

Antoine CHASTEL


Saint-Étienne (Francia) 6 febbraio 1840 - U ?.

Operaio di passamanerie; aderente all'A.I.T.; partecipò alla Comune di Saint-Étienne. È stato condannato il 5 dicembre 1871 alla deportazione in un recinto fortificato.

 

 

Siméon COSTE


1835 - U ?.

Venditore ambulante di metalli e ferramenta; partecipò alla Comune di Saint-Étienne.

 

 

 

COURAGE


? - U ?.

Capitano della Guardia Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne.

 

 

 

DALLIER


? - U ?.

Partecipò alla Comune di Saint-Étienne.

 

 

 

Barthélémy DURBIZE


Saint-Étienne (Francia) 19 gennaio 1824 - U Ginevra 3 (o 8?) settembre 1875.

Libraio, era membro dell'Internazionale e partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu uno dei fondatori del giornale di Saint-Étienne: La Commune (37 numeri, dal 29 ottobre 1870 al 23 marzo 1871). Durante la guerra, condusse una propaganda attiva contro il governo della Difesa nazionale. Il quarto consiglio di guerra lo condannò in contumacia, il 3 febbraio 1874, alla deportazione in un carcere fortificato.

 

Jean-Baptiste ENTRESANGLES


Saint-Étienne (Francia) 19 luglio 1835 - U ?.

Operaio in una fabbrica di velluti; partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Era Guardia Nazionale (4ª compagnia del 7º battaglione). Fu condannato, il 5 dicembre 1871 a tre anni di prigione.

 

 

Étienne FAURE


Saint-Étienne (Francia) 23 agosto 1837 - U Saint-Étienne 1 febbraio 1911.

Calzolaio, venditore ambulante, attivista anarchico e membro del Comune di Saint-Étienne, dove ricevette il posto di commissario centrale di polizia municipale che occupò per tre giorni. Militava al Club de la rue de la Vierge, a Saint-Étienne, covo dei rivoluzionari animati dallo spirito dell'Internazionale. Venne condannato in contumacia, il 29 febbraio 1872, alla deportazione in un recinto fortificato. Il 13 marzo 1880, beneficiò dell’amnistia. Fu particolarmente attivo nelle riunioni anarchiche e nella diffusione della stampa libertaria, tanto che, nel mese di ottobre 1880, rapporti della polizia segnalavano la sua presenza alle riunioni politiche radicali e socialiste a Saint-Étienne. Diventato vecchio, Étienne Faure, si sedeva su una sedia, in place du Peuple, a Saint-Étienne, distribuiva volantini libertari "Né Dio né padrone".

 

Jean FIALON


Firminy (Francia) 4 agosto 1839 - U ?.

Capitano della 5ª Compagnia del 2º Battaglione della Guardia Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Venne condannato, il 5 dicembre 1871, a tre anni di carcere.

 

 

Barthélemy GIDROL


La Chapelle-d'Aurec (Francia) 11 ottobre 1832 - U ?.

Soldato nella fanteria della marina, poi operaio, fu caporale della Guardia Nazionale. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne, e fu accusato di aver partecipato alla presa del Municipio, venne condannato a otto anni di detenzione-

 

 

Jean GIRARD


Saint-Étienne (Francia) 10 febbraio 1849 - U ?.

Muratore, partecipò alla Comune di Saint-Étienne, e per questo motivo fu condannato, il 5 dicembre, a dodici anni di lavori forzati.

 

 

 

François HUBERT


1825 - U ?.

Operaio stuccatore, partecipò alla Comune di Saint-Étienne, per questo subì un processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871.

 

 

 

Jean Adrien JOLIVALT


Sierck-les-Bains (Francia) 1º aprile 1834 - U ?.

Repubblicano, nel settembre 1870 fu delegato della Guardia Nazionale e si sforzò di riorganizzarla. Durante la guerra del 1870-1871 fu capo di squadrone allo stato maggiore di Garibaldi. Fu a capo dell'insurrezione comunale del 25 marzo 1871, a Saint-Étienne. Fu condannato in contumacia, il 19 ottobre 1871.

 

Jean-Louis LUZIER


Saint-Étienne (Francia) 11 novembre 1831 - U ?.

Armaiolo-incisore; partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Venne eletto luogotenente nel 6º battaglione della Guardia Nazionale di Saint-Étienne. Si dice che fosse affiliato all'Internazionale. È stato condannato, il 5 dicembre 1871, a tre anni di prigione.

 

 

Jean MARCHETTI


Comandona 1832 (Italia) - U ?.

Operaio stuccatore, si arruolò nel corpo dei Garibaldini, durante la guerra contro la Prussia. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne.

 

 

 

Pierre MARCONNET


? - U ?.

Capitano della Guardia Nazionale di Saint-Étienne. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne, per questo subì un processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871. Si pensa fosse membro dell'Internazionale.

 

 

Hubert MÉJASSON


1831 - U ?.

Operaio armaiolo, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Processato, fu assolto il 5 dicembre 1871.

 

 

 

Jean-Baptiste MEUNIER


Saint-Étienne (Francia) 1817 - U ?.

Operaio passementiere, teneva anche una caffetteria a Saint-Étienne. Oppositore del Secondo Impero; partecipò alla Comune di Saint-Étienne per questo subì un processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871.

 

 

Balthazar MONTEL


1846 - U ?.

Capitano della Guardia Nazionale, partecipò al Comune di Saint-Étienne, per questo subì un processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871.

 

 

 

Antoine OLAGNIER


? - U ?.

Faceva parte dell'Internazionale. Sergente maggiore della Guardia Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne, per questo subì un processo ma fu assolto il 5 dicembre 1871.

 

 

Jean-Pierre PONCEPT


Essertines-en-Douzy (Francia) 1 marzo 1824 - U ?.

Commissionario; capitano della 3ª Compagnia del 5º battaglione della Guardia Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu condannato, il 5 dicembre 1871, a tre anni di carcere.

 

 

Jean-Baptiste PONCETON


Saint-Étienne (Francia) 1825 - U ?.

Operaio fonditore, luogotenente della Guardia Nazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. È stato condannato, il 5 dicembre successivo, ad un anno di prigione.

 

 

Michel RONDET


La Ricamarie (Francia) 17 agosto 1841 - U Yssingeaux 21 settembre 1908.

Operaio minatore, militante repubblicano e sindacalista. Segretario generale della Federazione nazionale dei minatori di Francia. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu condannato, il 5 dicembre 1871, a cinque anni di prigione. Venne amnistiato nel 1877.

 

 

Napoléon ROUSSET


Saint-Étienne (Francia) 1840 - U ?.

Passementiere, affiliato all'Internazionale, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Venne condannato, il 29 febbraio 1872, alla deportazione in un carcere fortificato. Fu graziato l'8 maggio 1879.

 

 

Jean SALICHON


Saint-Didier-la-Seauve (Francia) 31 luglio 1830 - U ?.

Operaio passementiere, partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Fu condannato, il 5 dicembre 1871, e venne graziato il 12 dicembre 1878.

 

 

 

François-Joseph SCHERRER


Montevillert (Francia) 17 maggio 1841 - U ?.

Operaio armaiolo; partecipò alla Comune di Saint-Étienne. Era sergente alla 5ª compagnia del 7º battaglione della Guardia Nazionale. La corte d'assise lo condannò il 5 dicembre 1871 a tre anni di prigione.

 

 

Gustave SIRDEY


Pont-sur-Seine (Francia) 18 marzo 1841 - U ?.

Incorporato nella Guardia Nazionale, nel 254º battaglione, alla fine della Comune di Saint-Étienne fu denunciato come Comunardo e venne condannato, il 2 marzo 1874, dal 3º Consiglio di guerra, alla semplice deportazione. In seguito fu amnistiato,

 

 

Jean-Baptiste TAMET


Saint-Étienne (Francia) 21 novembre 1817 - U ?.

Operaio vellutaio; membro attivo dell'Internazionale. Fu a capo dell'insurrezione del 24-27 marzo 1871 a Saint-Étienne, e per questo fu condannato, il 5 dicembre 1871, alla deportazione in un carcere fortificato.

 

 

Jean-Marie TERRASSE


Saint-Étienne (Francia) 1827 - U ?.

Operaio vellutaio; membro dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Partecipò alla Comune di Saint-Étienne e venne condannato in contumacia, il 29 dicembre 1871 alla deportazione in un recinto fortificato. Fu graziato l'8 maggio 1879.

 

 

Benoît THIBAUDIER


Millery (Francia) 2 maggio 1815 - U ?.

Rappresentante in vini e alcolici, vicepresidente del Comitato centrale del Club de la rue de la Vierge, preparò l'avvento del Comune a Saint-Étienne. Arrestato l'8 giugno 1871, fu condannato, il 5 dicembre 1871, alla deportazione in un carcere fortificato. Fu infine amnistiato il 15 gennaio 1879.

 

 

Pierre VALENTIN


Saint-Étienne (Francia) 9 settembre 1837 - U ?.

Operaio vellutaio; aderente all'A.I.T.; militante socialista della Loira.

 

 

 

Guillaume VILLEBELLE


Saint-Étienne (Francia) 1830 (o 1823 - U ?.

Operaio passementiere, luogotenente della Guardia Nazionale partecipò al tentativo insurrezionale del marzo 1871. Fu condannato ad un anno di prigione.

 

 

 

 

 

 


[1] Lavoratori di filo di qualsiasi tipo (vegetale, animale, metalli ...) usato nella decorazione di indumenti o architettura d'interni, ed intrecciatori di perline, pizzo , frange, finiture, nastro.

[2] Étienne è la variante francese di Stefano, Stéphanoise (italianizzato in stephanesi) è quindi il nome con cui si identifica la città di Saint-Étienne e ai suoi cittadini.

Conselice 1914: albero libertà

[3] Outre-Furan è una vecchia città francese nella Loira, creata durante la rivoluzione nel 1855 e diventata poi un quartiere di Saint-Étienne. La mattina del 30 marzo 1846, in seguito al rifiuto di un ingegnere di assegnare un adeguamento di 25 centesimi allo stipendio dei lavoratori che svolgevano il lavoro più arduo e pericoloso nelle miniere di Gagne-Petit; venne dichiarato uno sciopero. Dopo l'intervento del procuratore del re, nonostante l'intervento del sindaco d'Outre-Furan, André Antoine Neyron, cinque minatori furono arrestati. A metà mattina, il 66°reggimento di fanteria comandato dal generale Charron, incaricato di condurre i cinque scioperanti nel carcere di Saint-Etienne fu oggetto di un lancio di pietre da parte dei minatori e dei citadini d'Outre-Furan. Senza alcuna intimazione le truppe fecero fuoco sulla folla. I circa 500 i colpi di fucile sparati quel quel giorno costarono la vita a sei persone.

[4] L'Albero della libertà fu un simbolo della Rivoluzione francese. Durante la Rivoluzione francese i repubblicani piantarono il primo albero della libertà nel 1790, a Parigi. Gli alberi della libertà vennero successivamente piantati in ogni municipio di Francia e anche in Svizzera e in Italia. Generalmente gli alberi della libertà erano piantati nella piazza principale della città. Molti di questi alberi furono sradicati una volta passato il periodo rivoluzionario. Tuttavia, alcuni sono ancora presenti. Un decreto della Convenzione del 1792 ne regolava l'uso e l'addobbo: l'albero della libertà, che di fatto era un palo, era sormontato dal berretto frigio rosso e adorno di bandiere. Veniva usato per cerimonie civili: giuramento dei magistrati, falò di diplomi nobiliari e anche per festeggiamenti rivoluzionari come la danza della Carmagnola. L'albero della libertà rimase un simbolo della ideologia liberale repubblicana, e come tale venne talvolta impiantato anche negli anni successivi, in occasione di eventi repubblicani. A Conselice, nella bassa romagnola, il 14 giugno 1914, nel corso della settimana rossa venne piantato un acero del Canada come albero della libertà, con la scritta "Evviva la Rivoluzione sociale", altri alberi furono piantati a Sant'Agata sul Santerno e a Massa Lombarda, con le bandiere nere anarchiche e il berretto frigio della Rivoluzione francese.

[5] Lavoratori del velluto

[6] Nel dipartimento della Loira della regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.

[7] Nel dipartimento dell'Ain della regione del Rodano-Alpi.

[8] Nel dipartimento della Loira della regione del Rodano-Alpi.

[9] Nel dipartimento della Loira della regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.

[10] Nel dipartimento della Loira della regione del Rodano-Alpi, e confinante col sud-ovest di Saint-Étienne. La Ricamarie fu un centro della lotta dei minatori francesi per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro (in particolare con Michel Rondet). L'evento principale ebbe luogo il 16 giugno 1869, in un luogo chiamato Brûlé, quando il 4a reggimento di linea della fanteria di sparò alla popolazione riunita nel burrone di Brûlé: le fucilate di Brûlé uccisero 14 persone, tra cui un bambino di 16 mesi e molti feriti. Nell'ottobre 1869, un movimento simile nel bacino del carbone di Aubin ad Aveyron uccise anche 14 persone.

[11] Comune francese situato nel dipartimento dell'Aveyron nella regione del Midi-Pirenei

[12] Frédéric Dorian, nato il 24 gennaio 1814 a Montbéliard (Doubs), morto il 14 aprile 1873 a Parigi; ingegnere-imprenditore, Fourierista vicino a Considerant, repubblicano secolare e non violento; Consigliere generale e deputato per la Loira, Ministro dei lavori pubblici del governo della difesa nazionale (1870-1871).

[13] Christophe César Bertholon è stato un politico francese nato il 18 gennaio 1808 a Lione (Rodano) e morto il 6 gennaio 1885 a Rochambon (Loira). Industriale della seta, organizzò il partito democratico a Lione, dopo il 1830, presiedendo banchetti patriottici. Fu nominato vice commissario del governo a Vienne il 24 febbraio 1848. Fu deputato dell'Isère dal 1848 al 1851 e sedette all'estrema sinistra. Bandito dopo il colpo di stato del 2 dicembre 1851, tornò in Francia nel 1859, al momento dell'amnistia. Fu prefetto della Loira il 4 settembre 1870 e deputato della Loira dal 1876 al 1885, seduto a sinistra ed è stato uno dei 363 che rifiutano la fiducia al governo di Broglie, il 16 maggio 1877.

[14] Da non confonderi con Sébastien Faure, l’autore dell’enciclopedia anarchica, anche lui anarchico, e anche lui nato a Saint-Étienne ma il 6 gennaio del 1858.

[15] Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre detto l'Incorruttibile è nato il 6 maggio 1758 ad Arras (Passo di Calais), ghigliottinato a Parigi il 10 termidoro anno II (28 luglio 1794). È stato un politico, avvocato e rivoluzionario francese, protagonista di spicco della Rivoluzione Francese e del Regime del Terrore. Gli storici e i contemporanei si sono divisi tra chi lo considerava un demagogo e un dittatore che causò le numerose esecuzioni di coloro che erano considerati nemici della Rivoluzione, e chi lo ritiene un idealista, cresciuto nelle idee dell’Illuminismo, in particolare quelle di Jean-Jacques Rousseau, devoto alla causa rivoluzionaria della Repubblica fino al sacrificio della stessa vita.

[16] Persone a favore della condivisone del territorio, l'uguaglianza assoluta della proprietà.

[17] Dopo la rivoluzione francese del 1789, per fronteggiare l'emergenza causata dalla crisi economica, dall'insurrezione controrivoluzionaria in Vandea e dalla minaccia dagli eserciti stranieri alleati, i poteri furono affidati a un Comitato di salute pubblica (1793) guidato da Robespierre, che pose il calmiere sul prezzo di grano e generi alimentari, arruolò un nuovo esercito e inviò soldati in Vandea. I metodi autoritari adottati dal Comitato portarono alla repressione degli avversari politici e di diversi esponenti giacobini contrari ai metodi di Robespierre. Alcune migliaia di oppositori vennero ghigliottinati dopo processi sommari. Per questo motivo il periodo dall'autunno 1793 all'estate 1794 fu definito il Terrore. 

[18] Con il termine giacobinismo si intende un movimento e un'ideologia politica risalenti all'esperienza del Club dei Giacobini durante la Rivoluzione francese. Il giacobinismo si diffuse in buona parte dell'Europa durante l'epoca rivoluzionaria ed ebbe un'influenza politica notevole nella storia francese per tutto il XIX secolo, in particolare negli eventi della Rivoluzione di luglio, della Rivoluzione francese del 1848 e, soprattutto, nell'esperienza della Comune di Parigi del 1871. Successivamente, sia Lenin che Antonio Gramsci sostennero una diretta filiazione del bolscevismo dal giacobinismo. Tale tesi, inizialmente sostenuta anche da storici francesi di orientamento marxista come Albert Mathiez e Georges Lefebvre, fu poi fermamente respinta dalla storiografia successiva.

[19] Il maresciallo di Francia François Achille Bazaine era al comando delle ingenti forze francesi nella città di Metz che, fra il 3 settembre ed il 23 ottobre 1870, durante la prima fase della guerra franco-prussiana, subì un assedio delle truppe germaniche e che si concluse con la resa completa delle truppe francesi

[20] Guglielmo I imperatore tedesco (Deutscher Kaiser) dal 18 gennaio 1871 al 1888 e re di Prussia dal 1861al 1888.

[21] Il sansimonismo è stato un movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo. Il movimento prende il nome dal suo ideatore il conte Henri de Saint-Simon.

[22] La Federazione nazionale dei lavoratori del sottosuolo (FNTSS-CGT) è una federazione sindacale dei minatori creata nel 1883, e dal 1908 affiliata alla Confederazione generale del lavoro.

[23] Comune francese situato nel dipartimento della Nièvre nella regione della Borgogna.

[24] Pierre-Louis-Adrien de Montgolfier-Verpilleux è stato un ingegnere francese che è diventato un rappresentante della Loira nell'Assemblea Nazionale, e poi senatore. Nella seconda metà della sua vita è stato responsabile per una grande azienda di ferro e acciaio, rendendo armamenti pesanti e binari ferroviari. Quando la guerra franco-prussiana scoppiò nel 1870, Montgolfier è stato nominato comandante del 3° battaglione mobile della Loira. In questa posizione ha preso parte della difesa di Besançon. Montgolfier è stato eletto rappresentante della Loira nell’Assemblea nazionale francese l'8 febbraio 1870, mentre ancora si trovava a Besançon. Dopo i tumulti scoppiati a Saint Etienne in cui il prefetto della Loira, M. de l'Espée, è morto il 25 marzo 1871, il 27 Marzo 1871 Montgolfier è stato inviato come commissario straordinario del governo per ristabilire la pace, con pieno potere civile e militari. Fu promosso ufficiale della Legione d'Onore il 12 marzo 1872.

[25] Puy-de-Dôme è un dipartimento francese della regione Alvernia-Rodano-Alpi.

[26] Comune francese di 18.512 abitanti situato nel dipartimento del Puy-de-Dôme nella regione dell'Alvernia.