PIERRE
DENIS
Pierre Denis è nato il 28 ottobre 1828 a Lione, è stato
un leader socialista e ha partecipato alla Comune di
Parigi. Ha collaborato a tutti giornali di Jules
Vallès: Le Peuple et Le Réfractaire (Il Popolo e Il Refrattario -
1869), La Rue (La Strada - 1870) e Le
Cri du Peuple (Il Grido del popolo – 1871).
Membro della Prima Internazionale in cui rappresentava la tendenza proudhoniana[1], ha partecipato al Comitato
Centrale repubblicano dei venti arrondissement, redigendo il Manifesto del 26
marzo 1871. Ha scritto la Déclaration au peuple français
(Dichiarazione al popolo francese), che rappresentò il programma della Comune di
Parigi adottato il 18
aprile 1871. Nei suoi numerosi articoli apparsi su Le
Cri du Peuple, di cui ne assunse la direzione dopo il 19
di aprile (Vallès
era troppo occupato con le sue funzioni politiche), espose e difese il
programma comunardo e federalista, ispirato dagli scritti di Joseph
Proudhon.
"In uno Stato unitario, il
desiderio di Caligola si realizza. C'è una sola testa, possiamo uccidere un
solo colpo. In una confederazione, la presa di una città non significa nulla.
Tagliato un albero di quercia in un bosco: la foresta rimane comunque. I veri
Stati repubblicani, che son durati o che durano: le Province Unite, la
Svizzera, gli Stati Uniti del Nord America, e tutte le repubbliche americane,
erano o sono organizzati in base al sistema federale". - «Federalismo e
centralizzazione», Le
Cri du peuple, 11 maggio 1871.
La 6ª
Corte marziale lo condannò in contumacia nel dicembre 1871 alla
deportazione in un carcere fortificato. Beneficiando della grazia
del 27 novembre 1879, tornò subito in Francia. Redattore capo di L'Estafette
(La Staffetta) nel 1886, si avvicinò al generale Boulanger[2]
ne divenne il suo ultimo segretario. Prese la gestione del giornale La Voix
du Peuple (La Voce del Popolo) creato da Proudhon
nel 1849, diventato col tempo un effetti un giornale boulangista. Nel 1890,
collaborò con il quotidiano La Cocarde.
È morto a Parigi nel 1907.
[1] Per proudhoniani s’intendono
definire i seguaci del filosofo francese Pierre-Joseph
Proudhon, fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo,
da molti studiosi inserito impropriamente nell’ambito di quello che Marx
definì socialismo utopistico. L’anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una
società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che pone al centro
i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati. Gli elementi
basilari dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il
controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non
del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli
insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc.
[2] Georges-Ernest-Jean-Marie
Boulanger, generale e uomo politico francese, nato a Rennes il 29 aprile 1837,
morto a Bruxelles il 30 settembre 1891. Si presentò come candidato alla
deputazione nel dipartimento del Nord, e fu eletto (1888). Nel suo programma
elettorale aveva propugnata la revisione della costituzione del 1875. Malgrado
l'appoggio di partiti filo monarchici e bonapartisti, la sua proposta di
revisione fu respinta dalla camera dei deputati e lo spettacolo dell'ibrida
coalizione che lo sosteneva risvegliò le diffidenze dei repubblicani moderati,
che furono spinti a riavvicinarsi ai radicali per la difesa del regime.
L'allarme divenne più forte quando la stessa capitale rinnovò l'investitura di
Boulanger, nominandolo deputato a grande maggioranza. Il generale non nascose
il suo proposito d'aspirare alla presidenza della Repubblica, ritenuta dai più
una semplice tappa verso la restaurazione della monarchia. Il ministro
dell'Interno, Constant, iniziò silenziosamente una procedura giudiziaria,
imputando del delitto di alto tradimento il Boulanger; il quale, preso d'un
tratto dal panico, fuggì a Bruxelles il 1° aprile 1889.