venerdì 6 settembre 2019

03-09 - Limoges

LIMOGES

 

 

4 aprile 1871 la breve Comune di Limoges

 

A Limoges[1] l'attività industriale si affermò alla fine del XVIII secolo, intorno al tessile e alla porcellana; l’ideale socialista influenzò fortemente la classe operaia. La città era già temprata ai conflitti sociali.

Sotto Napoleone III, in città e nella regione, numerosi repubblicani furono incarcerati ed esiliati. Tornati dall'esilio dopo il 4 Settembre 1870 ripresero il loro posto nella lotta politica, partecipando alla creazione di una «Società Popolare Della Difesa Repubblicana». Hanno creato, dalla fine degli anni 1870, il loro giornale «La défense républicaine» ed ebbero diversi eletti al nuovo consiglio municipale guidato dal repubblicano moderato Casimir Ranson[2].

Inoltre, quando il 18 marzo 1871 Parigi si sollevò, la Comune trovò subito un’eco favorevole. La Società Popolare decise di inviare un emissario, Louis Baubiat, a prendere contatto con il Comitato Centrale della Guardia nazionale. Il 22 marzo, il Consiglio comunale di Limoges chiese alla Prefettura «l’immediato armamento della popolazione» per «impedire ai cospiratori monarchici di strangolare ancora una volta la Repubblica». In risposta, il prefetto Massicault, repubblicano proclamato, venne sostituito da Léopold Delpon, rinomato monarchico. I consiglieri municipali socialisti tentarono di organizzare il movimento crescente costituendo un comitato. Erano in sei: Pierre Rebeyrolle, orologiaio (esiliato nel 1851); Elie Duboys, postino (che aveva organizzato a Parigi nel 1848 un club socialista) esiliato anche lui; Jean-Baptiste Roubinet, orologiaio; Maury, calzolaio; Aragon, lavoratore della porcellana; Laporte, locandiere.

Fu il 4 aprile che la situazione prese una svolta. Un reggimento di stanza a Limoges, il 9° di linea, venne inviato a rinforzare le truppe di Versailles che assediavano Parigi. Dovevano raggiungere alla stazione un treno che, secondo le voci correvano in città, portava su da Périgueux[3], altre truppe e munizioni. Tra la caserma e la stazione, scrisse il giornale La défense républicaine, «i 3 o 400 militari che lo componevano apparivano in preda ad una certa animazione. Gridavano di tanto in tanto “Viva la Repubblica”». Un altro quotidiano locale, di destra, La discussion, scrisse con la penna di Louis Guibert: «Una folla composta da donne e bambini, accolsero le truppe con grida di ”Viva la Repubblica! Viva Parigi! Viva la Comune!” E le donne chiedevano ai soldati: ”Sparerete sui vostri fratelli?”».

Quella folla fu accompagnata da un distaccamento della Guardia Nazionale, guidato dal pittore di porcellane Couessac, la cui missione era di impedire al treno dei rinforzi versaillesi di partire per Parigi. La folla invase la stazione. «In un istante», continuò Louis Guibert, «senza che noi potessimo sapere quale scintilla ha determinato l'esplosione, le truppe e la folla si mischiarono, la locomotiva fu sganciata; gli ostacoli furono rimossi dai binari; alcuni uomini, una trentina, chiesero le armi e i militari gli diedero le loro».

Descrizione di più minuziosa fu fatta da La défense républicaine: «I soldati offrirono i loro fucili e cartucce a chi le voleva: 80 fucili caddero in questo modo nelle mani della popolazione di Limoges».

Nel frattempo, un altro raggruppamento di persone invase la prefettura. Il prefetto fuggì, travestito da domestico. L’Hôtel de Ville fu invaso, la Comune di Limoges venne proclamata, mentre le strade circostanti furono chiuse dalle barricate.

Verso le dieci di sera, l'esercito iniziò una manovra a tenaglia, con un distacco dell’81° Reggimento di Fanteria, sotto il comando del capitano Nadaud, e con il 4° corazzieri, comandati dal colonnello Billet. La cavalleria arrivò presso l'ingresso principale, dove gli insorti stavano cercando ancora di costruire una barricata. Il giornalista de «La discussion» disse di aver visto «una donna che portava il suo bambino su un braccio e dei ciottoli sull'altro». Improvvisamente scoppiò la sparatoria. Ci fu una confusione totale, che le successive testimonianze non furono chiare.

Alcuni dissero che i soldati erano pronti per ogni manifestazione di aggressività, altri dissero di aver sentito il colonnello ordinare ai corazzieri di impugnare le spade, altri ancora che diversi manifestanti furono feriti. Uno disse di aver sentito uno degli insorti gridare: ”nessuna provocazione” poco prima della sparatoria. In ogni caso quel che è certo è che il comandante Billet fu ferito a morte.

Mentre militari si ritiravano, la folla si sciolse; nessuna direttiva sembrò essere stata data o sentita. Il distaccamento che occupava la stazione non venne informato della sparatoria. Le strade si svuotarono progressivamente. Il giorno dopo, fu proclamato l'assedio e arrivano in città rinforzi militari: tre reggimenti e un battaglione di fanteria, un secondo reggimento di corazzieri, due batterie di artiglieria, una mezza batteria di mitraglieri. La sede della Société populaire, dove i soldati ammutinati trovarono rifugio, venne assalita dai militari versagliesi.

La Comune di Limoges durò ventiquattro ore. Il giorno dopo, iniziano gli arresti...

Il 10 aprile il Consiglio comunale si dimise, e una commissione militare di 22 membri, sotto il comando del generale Dalesme, assunse l'autorità.

Arresti e denunce si moltiplicano al punto che il procuratore si lamentò del "gran numero di lettere e di informazioni anonime".

Il sindaco uscente Casimir Ranson, senza aver dato alcun sostegno all'insurrezione, si dichiarò indulgente, come il loro giornale La défense républicaine. Ma a Versailles, Thiers non l’intendeva allo stesso modo. "A Limoges, disse, si è prodotta una emozione più dannosa; ma i comunisti di questa città, ansiosi di dimostrarsi all'altezza dei comunisti di Parigi, hanno assassinato il colonnello del reggimento di corazzieri, che era di stanza in quel dipartimento. La repressione seguirà a questo vile attentato".

I due protagonisti di quel giorno d’insurrezione, Rebeyrolle e Duboys, che riuscirono a fuggire alle «forze dell’ordine» furono condannati a morte in contumacia. Al processo furono pronunciate trenta pene detentive.

Il 30 aprile si svolse una nuova elezione comunale, che diede la vittoria ai repubblicani moderati, i quali, se si considera che le elezioni furono fatte "sotto la pressione delle baionette" si dimisero immediatamente. Come conferma dello spirito della città: Elie Duboys, venne rieletto nonostante fosse esiliato.

 

 

Nella regione

 

Oltre a Limoges, diverse città della regione hanno manifestato simpatia per la Comune di Parigi: Tulle, Saint-Junien, Solignac, Aubusson, La Souterraine, Saint-Léonard-de-Noblat. Diverse furono messe sotto assedio, e sciolti i consigli comunali.

Tra i Comunardi arrestati a Parigi dopo la Settimana sanguinante (33.584), 1.314 provenivano dalla regione Limosino (953 di Creuse, 388 di Haute-Vienne, 173 di Corrèze). Creuse è stato il terzo dipartimento per il numero di arresti dopo Seine, Parigi e la vicina periferia  (8939) e la Seine-et-Oise (1257).

 

 

BIOGRAFIA DI ALCUNI COMUNARDI LIMOGESI

Cliccare sul nome che interessa per collegarsi alla biografia

 

 

Martial ARAGON


Limoges (Francia) 11 giugno 1838 - U Limoges 18 settembre 1884.

Operaio lavoratore della porcellana. Militante sindacale. Partecipò al movimento comunardo di Limoges. Venne tradotto l'8 giugno 1871 davanti al consiglio di guerra della 21ª divisione militare; non si trova traccia della sua condanna.

 

 

Antoine COUESSAC

Eymoutiers (Francia) 4 gennaio 1838 - U Limoges 27 aprile 1916.

Pittore su porcellana; partecipò alla Comune di Limoges. Il consiglio di guerra della 21ª divisione militare, l'8 giugno 1871, lo ha condannato a due anni di carcere.

 

 

Jean-Baptiste DUBOIS

Bujaleuf (Francia) 24 dicembre 1824 - U ?.

Imprenditore di autotrasporto, partecipò alla Comune di Limoges. Il consiglio di guerra della 21ª divisione militare lo ha condannato in contumacia, l'8 giugno 1871, alla pena di morte. È stato graziato il 24 maggio 1879.

 

 

Guillaume LAPORTE

Saint-Solve (Francia) 16 agosto 1822 - U ?.

Locandiere, partecipò alla rivolta scoppiata a Limoges il 4 aprile 1871. Il consiglio di guerra della 21ª divisione militare, lo condannò ad un anno di prigione.

 

 

Jean-Baptiste MAURY

Limoges (Francia) 26 aprile 1832 - U Limoges 5 gennaio 1917.

Partecipò alla rivolta scoppiata il 4 aprile 1871 a Limoges, il consiglio di guerra della 21ª divisione militare, lo assolse.

 

 

 

Jean-Baptiste PAULLIAT

Limoges (Francia) 15 settembre 1839 - U Limoges 12 febbraio 1902.

Capitano della Guardia nazionale, partecipò attivamente alla rivolta che scoppiò a Limoges il 4 aprile 1871. Il consiglio di guerra della 21ª divisione militare, lo ha condannato a tre anni di carcere.

 

 

Pierre REBEYROLLE

Saint-Paul d'Eyjeaux (Francia) 26 aprile 1832 - U Limoges 24 gennaio 1906.

Partrcipò al movimento comunardo di Limoges, per questo fu condannato in contumacia, dal consiglio di guerra della 21ª divisione militare, alla pena di morte. È stato graziato, il 24 maggio 1879.

 

 

Jean-Baptiste ROUBINET

? - U ?.

Operaio meccanico. Fu uno dei capi della rivolta che scoppiò in questa città il 4 aprile 1871

 

 





[1] Capoluogo del dipartimento dell'Alta Vienne, nella regione Aquitania-Limosino-Poitou-Charentes.
[2] Louis Casimir Ranson, nato il 19 novembre 1828 a Limoges (Haute-Vienne) e morto il 2 agosto 1898 a Parigi, è stato un commerciante e un politico francese. È diventato il primo magistrato della città di Limoges dal 1870 al 1871 e dal 1881 al 1885. Arruolato nella lista repubblicana radicale delle elezioni dell'Alta Vienne del 4 ottobre 1885, venne eletto deputato di questo dipartimento con 41.489 voti su un totale di 63.563 elettori per 94.299 membri.
[3] Nel dipartimento della Dordogna nella regione dell'Aquitania.