JEAN-JACQUES PILLOT
Jean-Jacques Pillot è nato il 9
agosto 1808 a
Vaux-Lavalette[1] è stato un rivoluzionario,
scrittore e giornalista francese.
Destinato dalla famiglia alla vita religiosa, studiò in
seminario e fu ordinato prete. Studiò anche medicina e nel 1837 rinunciò alla
tonaca ed esercitò la professione di medico a Parigi.
Seguace delle teorie comuniste e rivoluzionarie di
Babeuf[2]
e Blanqui, fu arrestato a seguito della fallita insurrezione blanquista[3]
del 12 maggio 1839, e rinchiuso a Sainte-Pélagie.
Liberato, diresse il giornale La Tribune du Peuple
e pubblicò l'Histoire des Égaux ou Moyens d'établir l'Égalité absolue parmi
les Hommes e il 1º luglio 1840 organizzò la prima riunione pubblica dei
comunisti a Belleville. Arrestato, fu condannato a sei
mesi di carcere. Alla sua liberazione, nel 1841, pubblicò La Communauté
n'est plus une Utopie! Conséquence du Procès des Communistes.
Sostenne la Rivoluzione del 1848 e la rivolta operaia
di giugno, e si candidò, senza essere eletto, all'Assemblea Nazionale.
Oppositore di Luigi Bonaparte, al colpo di Stato del 2 dicembre 1851 fu condannato
alla deportazione ma riuscì a fuggire, stabilendosi in Brasile.
Tornato in Francia dopo l'amnistia del 1859, aderì alla
Prima Internazionale e durante l'assedio di Parigi del 1870 partecipò alle
attività dei club rivoluzionari (fu relatore al Club della Scuola di Medicina).
Dopo l'instaurazione della Comune, fu eletto il 16 aprile 1871 al Consiglio comunale dal 1° arrondissement e votò per la creazione
del Comitato di Salute pubblica. Dopo la caduta
della Comune, fu arrestato dai versagliesi il 29
ottobre 1871 e accusato di aver partecipato all'incendio del Palais des Tuileries.
Nel maggio del 1872 fu condannato dalla corte marziale ai lavori forzati a vita, ma
la sua condanna fu commutata in ergastolo.
È morto nel carcere di Melun[4]
il 13 giugno 1877.
[1]
Nel dipartimento della Charente nella regione della Nuova Aquitania.
[2] François-Noël Babeuf, che dal 1794 si firmò Gracchus Babeuf in riferimento ai fratelli Gracchi, riformatori e tribuni della
plebe romani (Saint-Quentin, Piccardia, Francia, 23 novembre 1760 - Vendôme, 27
maggio 1797), fu un rivoluzionario francese e uno dei capi comunisti durante la
Rivoluzione del 1789. Ispiratore della congiura degli Uguali che avrebbe dovuto
rovesciare il governo borghese del Direttorio, fu tradito, arrestato e ghigliottinato.
Egli
sosteneva idee radicali di democrazia politica ed era fautore dell’egualitarismo
sociale. I problemi legati alla lotta di classe e alla proprietà privata sarebbero
già presenti nelle sue riflessioni.
[3] Il blanquismo fu un movimento
dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta
raggiunta, del comunismo in Francia,
che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.