giovedì 29 novembre 2018

02-03 - Le elezioni comunali del 26 marzo 1871 a Parigi

LE ELEZIONI COMUNALI DEL 26 MARZO 1871 A PARIGI

 

 

La Comune di Parigi del 1871 ebbe luogo ufficialmente il 26 marzo 1871 in seguito alle elezioni tenute in città dal Comitato centrale della Guardia nazionale. Presente nei sogni del movimento sociale sin dalla Comune di Parigi del 1792 che l’ha ispirata, la Comune ha visto istituire un'assemblea dove erano rappresentate tutte le tendenze repubblicane dell'epoca, da quelle più moderate, che lasciarono l'assemblea rapidamente, a quelle più radicali che si riferivano al giacobinismo[1], al blanquismo[2], al socialismo e all'anarchismo. I rappresentanti eletti si sedettero nel Consiglio della Comune.

 

 

Contesto

 

Il fallimento militare del Secondo Impero, a Sedan, provocò l'insurrezione di Parigi e la proclamazione della Terza Repubblica, il 4 settembre 1870. Il nuovo governo ciononostante capitolò il 26 gennaio 1871 e Parigi fu occupata dall'esercito prussiano.

Dopo la rivolta del popolo di Parigi del 18 marzo, che tenne lontani i prussiani, e che causò il ritiro delle autorità legali a Versailles, fu il Comitato centrale della Guardia nazionale che detenne il potere di fatto nella capitale. Sorpreso da quella facile vittoria e riluttante ad assumersi le responsabilità politiche della situazione, il Comitato centrale decise rapidamente di organizzare nuove elezioni municipali che furono fissate per il 22 marzo.

Questa data venne posticipata prima al 23 marzo e poi al 26 marzo a causa di due eventi:

·   da un lato, gli sforzi di conciliazione intrapresi dai sindaci degli arrondissement (circoscrizioni) e i parigini eletti (tra cui Clemenceau, Millière, Tolain[3], Cournet, Lockroy, Malon) cercando di evitare lo scontro tra l'Assemblea nazionale e la Guardia Nazionale.

·   d'altra parte, le manifestazioni del 21 e 22 marzo del partito dell'ordine e dell'occupazione di alcune sale borghesi da parte dei battaglioni borghesi della Guardia Nazionale.

 

 

L’Appello del Comitato Centrale della Guardia Nazionale

 

L'Appello agli elettori parigini, datato 25 marzo 1871, scritto dai membri del Comitato centrale della Guardia nazionale, pubblicato nel Journal officiel de la République française e stampato su manifesti affissi sui muri di Parigi mise in evidenza la cruciale questione del sistema elettorale, specificando la natura delle relazioni tra elettori ed eletti.

Questi rapporti meritano di essere analizzati e conosciuti!

L’appello invitava i cittadini a scegliere gli «uomini che li avrebbero servito meglio»: i parlamentari sarebbero stati allora al servizio degli elettori.

Consigliava di sceglierli «tra di loro, che vivono la loro vita, soffrono gli stessi mali», «uomini con convinzioni sincere, uomini del popolo, risoluti, attivi, con il giusto senso e una riconosciuta onestà», «uomini modesti» e non belli oratori «incapaci di agire»; questi consigli integravano la nozione degli eletti al servizio degli elettori. Si trattava di non cercare «stelle» della politica, ma persone capaci di garantire questo servizio pubblico per eccellenza e di assumersi la pesante responsabilità che ricadrà su di loro: è quindi nell'interesse degli elettori trovare le persone che conoscono meglio, con cui possono parlare del loro mandato e del loro futuro servizio.

Questo sistema elettorale esprime l'idea centrale e decisiva che spetta agli elettori scegliere i loro rappresentanti e non questi ultimi a presentare la loro candidatura per essere eletti. L'obiettivo è quello di costituire una «rappresentazione popolare», con «procuratori» e non «maestri».

Le elezioni della Comune di Parigi avevano come obiettivo, espresso dal Comitato centrale quello stesso 25 marzo 1871, di formare l'organizzazione comunale. Ecco il manifesto:

 

 

REPUBBLICA FRANCESE

LIBERTÀ - UGUAGLIANZA – FRATERNITÀ

 

COMITATO CENTRALE

 

ELEZIONI ALLA COMMUNE

 

 

CITTADINI,

 

La nostra missione è terminata; cederemo il posto nel vostro Hôtel de Ville ai vostri nuovi eletti, ai vostri rappresentanti regolari.

Aiutati dal vostro patriottismo e dalla vostra dedizione, siamo stati in grado di portare a compimento il difficile lavoro svolto a vostro nome. Grazie per il vostro supporto perseverante; la solidarietà non è più una parola vuota: la salvezza della Repubblica è assicurata.

Se i nostri consigli possono avere qualche peso nelle vostre risoluzioni, permettete ai vostri più zelanti servitori di farvi sapere, prima dello scrutinio, cosa si aspetta dal voto di oggi,

 

CITTADINI,

 

Tenete presente che gli uomini che vi serviranno meglio sono quelli che scegliete tra di voi, che vivono la vostra propria vita, soffrendo degli stessi mali.

Sfidate tanto l’ambizioso quanto l’arricchito; entrambi consultano solo il proprio interesse e finiscono sempre per considerarsi indispensabili.

Sfidate anche i relatori, incapaci di agire; sacrificheranno tutto ad un discorso, ad un effetto oratorio o ad una parola spirituale. - Evitate anche quelli che la fortuna ha favorito troppo, perché troppo raramente colui che possiede la fortuna è disposto a considerare l'operaio come un fratello.

Infine, cercate uomini con convinzioni sincere, uomini del Popolo, risoluti, attivi, con il giusto senso e una riconosciuta onestà. - Portate le vostre preferenze su coloro che non ambiscono il vostro suffragio; il vero merito è la modestia, e spetta agli elettori conoscere i loro uomini, e non a questi di presentarsi.

Siamo convinti che, tenendo conto di queste osservazioni, avrete finalmente inaugurato la vera rappresentazione popolare, avrete trovato dei rappresentanti che non si considereranno mai i vostri padroni.

 

Hôtel de Ville, 25 mars 1871.

 

Il Comitato centrale della Guardia nazionale:

 

AVOINE fils, ARNAUD, G. ARNOLD, ASSI, ANDIGNOUX, B0UIT, Jules BERGERET, BABICK, BAROUD, BILLIORAY, L. BOURSIER, BLANCHET, CASTIONI, CHOUTEAU, C. DUPONT, FABRE, FERRAT, FLEURY, FOUGERET, C. GAUDIER, GOUHIER, H. GERESME, GRELIER, GROLARD, JOSSELIN, Fr. JOURDE, LAVALETTE, HENRY (Fortuné), MALJOURNAL, Édouard MOREAU, MORTIER, PRUDHOMME, ROUSSEAU, RANVIER, VARLIN.

 



Per il Comitato centrale le elezioni comunali dovevano dare alla città una forte organizzazione comunitaria, gettare le basi per il diritto dei cittadini, indistruttibile fondamento di una libera istituzione. Parigi doveva avere, come le altre città della Francia intera, la sua assemblea che si sarebbe chiamata indistintamente assemblea municipale o comunale, o Comune. Questa assemblea doveva nominare, nel suo seno, commissioni speciali che condividevano le sue diverse attribuzioni (istruzione, lavoro, finanza, assistenza, guardia nazionale, polizia ecc ...). I membri dell'Assemblea municipale, incessantemente controllati, monitorati, discussi dal pubblico, dovevano essere revocabili, contabili e responsabili.

Come possiamo vedere, il progetto era quello di costruire una repubblica democratica e sociale basata sull'organizzazione dei comuni … anzi «delle Comuni» in tutto il paese, nucleo di base della vita sociale, economica e politica.

Le attribuzioni di queste Comuni riprendevano ciò che il movimento popolare aveva costruito durante la rivoluzione del 1789 fino al rovesciamento del 9° Termidoro anno II, ovvero 27 luglio 1794.

Le assemblee generali comunali dei cittadini di entrambi i sessi hanno quindi eletto i membri del consiglio generale, nonché i membri delle varie commissioni responsabili delle attribuzioni della Comune: si trovavano ovviamente la funzione di guardia nazionale e di polizia, ma anche quelle delle commissioni del sussistenza, istruzione, finanze, assistenza. I rappresentanti eletti erano sotto il controllo permanente dei cittadini, che si riunivano più volte alla settimana in assemblee generali. Il sistema elettorale, praticato dal movimento rivoluzionario popolare nel periodo 1789-1794, era quello che le comunità dei villaggi avevano ereditato dal Medioevo e praticato fino ad allora, mentre le città avevano perso, dal XVI secolo, la loro libertà e la loro esenzione dei dazi.

Le elezioni degli Stati generali del 1789 avevano permesso di reintegrare, nel Terzo stato[4], cioè il 98% della popolazione, le assemblee elettorali comunali in tutto il paese e, con esse, la pratica popolare di eleggere commessi fidati, responsabili di fronte i loro elettori. In seguito il movimento popolare mantenne le assemblee generali comunali, che divennero l'istituzione rivoluzionaria per eccellenza, fino alla soppressione di questa democrazia che seguì il 9° Termidoro anno II.

La natura di questo sistema elettorale è integrata nella concezione di una democrazia rappresentativa con un'efficace sovranità popolare. Gli eletti sono effettivamente responsabili nei confronti dei loro elettori, il che implica che durante il mandato, se gli elettori hanno perso la fiducia nei loro eletti, possono revocarli e sostituirli.

Sono gli elettori che formano il popolo sovrano, non gli eletti.

Gli elettori affidano il loro mandato o la loro missione ad agenti fidati: questi sono i termini solitamente usati per esprimere questa istituzione.

Spetta ai presidi controllare i propri agenti ed essere chiaramente consapevoli che gli eletti sono responsabili nei loro confronti.

 

 

Le elezioni

 

L'atteggiamento deciso di Thiers e dell'Assemblea nazionale fece fallire i tentativi di negoziazione. I sindaci e i deputati della Senna accettarono di firmare insieme al Comitato centrale della Guardia nazionale il testo che chiese agli elettori di Parigi di andare alle urne.

92 posti di consiglieri dovevano venir fuori dalle liste degli arrondissement. Ogni arrondissement disponeva di un consigliere per 20.000 abitanti e per una frazione di oltre 10.000, che forniva la seguente ripartizione:

·   2 per il 16°

·   3 per il 14° e 15°

·   4 per il , , , , 12°, 13° e 20°

·   5 per il , , , , e 17°

·   6 per il 10°

·   7 per l'11°, 18° e 19°

La campagna elettorale fu breve. Tre correnti condividevano le opinioni. I sostenitori del governo sostenevano l'astensione. I conciliatori fecero affidamento sulle nomine moderate dei sindaci esistenti o dei loro sostituti. Il partito della Comune comprendeva il Comitato centrale della Guardia Nazionale, il Comitato centrale dei venti arrondissement e gli internazionalisti. Le testimonianze sono coerenti nell'affermare che le operazioni si svolsero quasi ovunque nella calma e senza costrizione.

 

 

I risultati

 

Il 26 marzo 1871, Parigi contava circa 2 milioni di abitanti, ma molti di loro erano fuggiti dal 4 settembre 1870. Il numero degli elettori registrati era di 484.569, di questi solo il 52% di loro si recò a votare, ovvero 229.167 elettori, e i risultati furono proclamati in Place de l'Hôtel de Ville, davanti a 200.000 persone tra cui 20.000 guardie nazionali, dal Comitato centrale di questa stessa guardia, seguiti da discorsi e canzoni rivoluzionarie, compresa quella della Marsigliese, proibita dai vari restauri di regalità.

La percentuale di partecipazione si può considerare soddisfacente considerando le istruzioni di astensionismo date da Versailles, la partenza di molti funzionari che seguirono il governo di Adolphe Thiers a Versailles (dal 19 marzo), e la fuga di un certo numero di parigini che hanno lasciato la capitale dopo la revoca del blocco da parte dei prussiani, stimata tra i 60 e gli 80.000 unità. La partecipazione fu molto più forte nell'est e nel nord di Parigi rispetto ai quartieri borghesi dell’ovest.

La partecipazione fu molto più forte nella zona est e nord di Parigi che nei quartieri borghesi dell’ovest Parigi. Le liste favorevoli alla Comune ottennero una schiacciante maggioranza nel ventesimo (100% dei voti), nel diciassettesimo, nel diciottesimo e nel diciannovesimo arrondissement. Più di tre quarti degli elettori votarono a favore dei Comunardi nel terzo, quarto, quinto, sesto, settimo, decimo, undicesimo, dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo arrondissement. D'altra parte, il primo, il secondo, il nono e il sedicesimo arrondissement votarono in modo schiacciante per liste presentate dai sindaci distrettuali opposti alla Comune.

La maggioranza rivoluzionaria ottenne 60 consiglieri (di cui 15 eletti dal Comitato centrale della Guardia Nazionale). La minoranza moderata fu rappresentata da 15 membri del partito dei sindaci e 4 radicali. È anche necessario sottolineare la presenza di circa quindici membri dell'Internazionale. Clemenceau fu largamente battuto nel diciottesimo arrondissement con solo 752 voti su 17.443 elettori.

Il Consiglio della Comune venne rapidamente ridotto a 62 membri dopo le dimissioni collettive del partito dei sindaci , seguito da quello dei radicali, e la morte di Flourens e Duval giustiziati dai versagliesi dopo i primi combattimenti di aprile.

Il 28 marzo, durante una grande manifestazione popolare in place de l'Hôtel de Ville, il Comitato centrale della Guardia Nazionale diede ai funzionari neoeletti i poteri che deteneva di fatto da dieci giorni. Tuttavia, la Guardia Nazionale continuò ad esercitare un potere parallelo, in particolare nel campo delle operazioni militari.

 

 

Gabriel Ranvier proclama «la Comune di Parigi»

 

Rimasto padrone di Parigi il Comitato Centrale della Guardia Nazionale volle istituire un Consiglio della Comune. Ranvier, che è stato uno dei primi a investire il Municipio, il 19 marzo è stato delegato con Arnold per negoziare le elezioni con i sindaci e i deputati di Parigi.

Georges Clemenceau, deputato e sindaco del diciottesimo arrondissement, sostenitore della conciliazione, ma con la principale preoccupazione per portare Parigi nel rispetto della legge mise in guardia Ranvier e Arnold nella loro dichiarazione che: «L'insurrezione ha un modello illegale. Presto il Comitato diventerà ridicolo e le sue motivazioni spregevoli. Inoltre, Parigi non ha il diritto di insorgere contro la Francia, e deve rispettare fondamentalmente l'autorità dell'Assemblea Nazionale».

Tuttavia, l'accordo porterà a fissare delle elezioni di per il 26 marzo e Ranvier fece parte dei 90 eletti dalla Comune a rappresentare i 20 arrondissement con Bergeret, Flourens e Blanqui. Fu lui che, il 28 marzo, proclamò la Comune presso l’Hôtel de Ville di Parigi.

Quel giorno, duecentomila parigini si recarono all’Hôtel de Ville per insediare i loro rappresentanti eletti. Mentre i battaglioni si allineavano, esplosero i canti, i musicisti suonarono la Marsigliese e il Chant du Depart[5], le trombe lanciarono la carica, il cannone della Comune di 92 tonnellate fu piazzato su una piattaforma.

Il popolo in scalpore si fermò per ascoltare. I membri del Comitato Centrale e della Comune, la sciarpa rossa al collo, apparvero sul palco. Ranvier dichiarò:

"Il Comitato Centrale mette i suoi poteri alla Comune. Cittadini, il mio cuore è troppo pieno di gioia per tenere un discorso. Permettetemi solo per glorificare il popolo di Parigi per il grande esempio che ha dato al mondo".

Un membro del Comitato Centrale proclamò gli eletti. I tamburi rullarono. Duecentomila voci intonarono la Marsigliese, non vollero sentire altri discorsi. A fatica Ranvier, in un attimo di calma, poté dichiarare:

"A nome del popolo, la Comune è proclamata!".

Rispose un solo grido, fatto di tutto petto dai duecentomila:

"Vive la Comune!".

Il giorno dopo la sua installazione, il Consiglio Comune stabilì nuove comitati che dovevano funzionare come Ministeri collettivi, ma fu solo dopo che la rielaborazione dei comitati, il 21 aprile, che Ranvier entrò a far parte del Comitato per la Guerra con Avrial Arnold, Delescluze e Tridon.

 



 Gli eletti

 

Il Consiglio doveva essere composto da 92 membri ma fu rapidamente ridotto a 62 membri. dopo le dimissioni collettive del «partito dei sindaci», seguito da quello dei radicali; i 15 eletti dai distretti borghesi (, , , , 12° e 16° arrondissement) si rifiutarono di parteciparne; alcuni funzionari eletti si dimisero subito per protestare contro il decreto sugli ostaggi preso dal Consiglio della Comune (Ulysse Parent, Ernest Lefevre, Arthur Ranc, Edmond-Alfred Goupy). Émile-Victor Duval e Gustave Flourens furono uccisi dopo i primi combattimenti di aprile contro i soldati di Versailles. Quanto ad Auguste Blanqui (eletto nel 18° e nel 20° arrondissement), il governo di Adolphe Thiers lo tenne prigioniero in Bretagna. L'elezione di sei candidati che furono in grado di essere eletti, ma che non superarono la soglia del 12,5%, venne comunque validata. Erano Brunel, Langevin, Rigault, Vaillant, Arnould e Allix. Sei seggi restarono vacanti a causa di elezioni in più arrondissement a beneficio dello stesso candidato.

La maggioranza rivoluzionaria comprendeva almeno 60 consiglieri (di cui 15 eletti dal Comitato centrale della Guardia Nazionale). La minoranza moderata era rappresentata da 15 membri del «partito dei sindaci» e 4 radicali. È anche necessario sottolineare la presenza di circa quindici membri dell'Internazionale. Clemenceau fu largamente battuto nel diciottesimo arrondissement con solo 752 voti su 17.443 elettori.

Il 28 marzo, durante una grande manifestazione popolare a Place de l'Hotel-de-Ville, il Comitato Centrale della Guardia Nazionale diede ai funzionari neoeletti i poteri che deteneva effettivamente da dieci giorni. Tuttavia, la Guardia Nazionale continuò ad esercitare un potere parallelo, in particolare nel campo delle operazioni militari.

 

 

Le elezioni complementari

 

Per coprire i seggi vacanti o abbandonati, furono necessarie le elezioni complementari, programmate la prima volta per il 5 aprile ma che si svolsero il 16 aprile 1871. 32 consiglieri dovevano essere eletti; in realtà i candidati furono pochi e il tasso di astensione superò il 70%. In queste condizioni, vennero assegnati solo 14 seggi portando il numero dei consiglieri a 79 (su un totale di 93 seggi). Un seggio in più venne assegnato al 20° arrondissement di cui l’effettiva numerazione della popolazione era stata nel frattempo riveduta.

85 rappresentanti eletti fecero effettivamente parte del Consiglio.

I funzionari eletti appartenevano a due gruppi sociali, quello degli operai-artigiani (12 artigiani, 6 piccoli commercianti, 6 calzolai, 6 metalmeccanici, 2 rilegatori, 2 tipografi, 2 cappellai, 1 tintore, 1 falegname, 1 lavorarore del bronzo) e quello del piccola borghesia intellettuale (12 giornalisti, 3 avvocati, 3 medici, 2 pittori, 1 farmacista, 1 architetto, 1 ingegnere, 1 veterinario).

I membri del Consiglio non appartenevano a partiti organizzati. Quattordici consiglieri erano internazionalisti, nove dei quali erano blanquisti[2]. C’erano circa venti nostalgici giacobini[1] della Rivoluzione francese del 1789 e una parte di essi parteciparono alla rivoluzione del 1848. Si contavano tra i 25 e i 30 indipendenti. Quelli che si definivano "socialisti rivoluzionari" volevano la collettivizzazione dei mezzi di produzione, altri erano più legati alle riforme politiche. Alcuni pensavano che la Comune garantisse l'uguaglianza sociale. Tutti volevano una Comune autonoma che fosse l'inizio di una Federazione di tutti i Comuni della Francia. Molti di loro volevano sostituire l'esercito permanente con le milizie cittadine. Tutti volevano che i dipendenti pubblici fossero eletti e responsabili nei confronti dei cittadini. L'unanimità dell'inizio lasciò presto il posto alla divisione tra Maggioranza (blanquisti, giacobini, indipendenti e alcuni internazionali) e minoranza (principalmente internazionalisti e alcuni indipendenti). Ciò fu evidente sulla votazione circa la creazione del Comitato di Salute pubblica il 1 maggio 1871.

 

 

Gli eletti della Comune

 

Eletti

Professione

Arrondissement

Appartenenza politica

Frazione

Età

Jules Allix

Libero insegnante

8° arrondissement o 5° arrondissement

 

 

53

Charles Amouroux

Operaio cappellaio

4° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Comitato Centrale della Guardia Nazionale

28

Jules Andrieu

Impiegato di prefettura

Eletto il 16 aprile; 1° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Secondo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

46

Armand Antoine Jules Arnaud

Dipendente

3° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Primo e Secondo Comitato di Salute Pubblica; firmatario dell’Affiche Rouge, il Manifesto rosso

40

Georges Arnold

Architetto

Eletto il 16 aprile; 18° arrondissement

 

Comitato Centrale della Guardia Nazionale

34

Arthur Arnould

Giornalista, scrittore

e arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

38

Adolphe Assi

Operaio meccanico

11° arrondissement; colonnello della Guardia Nazionale

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

30

Augustin Avrial

Operaio meccanico

comandante del 66° battaglione della Guardia Nazionale; 11° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza, Comitato esecutivo,

31

Jules-Nicolas-André Babick

Profumiere

10° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

51

Jules-Henri-Marius Bergeret

Operaio tipografo

20° arrondissement; comandante della 18ª legione della Guardia Nazionale

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Primo Comitato Esecutivo

41

Charles Beslay

Ingegnere

6° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

75

Alfred-Édouard Billioray

Pittore

14° arrondissement

 

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Secondo Comitato di Salute Pubblica

30

Paul Antoine Brunel

Ufficiale

7° arrondissement

Giacobino[1]

 

41

Louis-Denis Chalain

Tornitore

17° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

26

Henry Louis Champy

Coltellaio

10° arrondissement

Giacobino[1]

 

25

Jean-Baptiste Chardon

Operaio paiolaio

13° arrondissement

Blanquista[2]

 

32

Adolphe Clémence

Operaio rilegatore

4° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

33

Émile Léopold Clément

Operaio ciabattino

17° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori (?)

 

45

Jean Baptiste Clément

Chansonnier

129° battaglione Guardia Nazionale; 18° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori (?), Giacobino[1]

 

35

Victor Clément

Operaio imbianchino

15° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori (?)

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

47

Gustave Paul Cluseret

Ufficiale

Eletto il 16 aprile; e 18° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Secondo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

48

Gustave Courbet

Pittore

eletto il 16 aprile; 6° arrondissement

 

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

52

Frédéric Cournet

Dipendente

19° arrondissement

Giacobino[1]

 

32

Charles Delescluze

Giornalista

11° e 19° arrondissement

Giacobino[1]

Secondo Comitato di Salute Pubblica

62

Antoine Demay

Operaio scultore

3° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1]

 

49

Louis-Simon Dereure

Operaio ciabattino

18° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

 

33

Baptiste Descamps

Modellatore

14° arrondissement

Giacobino[1]

 

35

Clovis Dupont

Operaio tessitore

3° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori (?), Giacobino[1]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale

41

Jean-Martial-Anthime Dupont

Dipendente

17° arrondissement, eletto il 16 aprile

Giacobino[1]

 

29

Jacques Louis Durand

Operaio ciabattino

2° arrondissement eletto il 16 aprile

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino

 

54

Émile-Victor Duval

Operaio di fonderia

13° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Blanquista[2]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Primo Comitato Esecutivo

31

Émile Eudes

Dipendente

11° arrondissement

Blanquista[2]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Primo Comitato Esecutivo, Secondo Comitato di Salute Pubblica

28

Jean Philippe Fenouillas

Commerciante di vini

12° arrondissement; eletto il 16 aprile

Giacobino[1]

 

42

Théophile Ferré

Contabile

18° arrondissement

Blanquista[2]

 

26

Gustave Flourens

Insegnante

20° arrondissement

Giacobino[1]

 

33

Léo Fränkel

Operaio bigiotteria

Ungherese; 13° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

27

Charles Ferdinand Gambon

Ex giudice

10° arrondissement

Giacobino[1]

Secondo Comitato di Salute Pubblica

51

Charles Gérardin

Mediatore

17° arrondissement

Giacobino[1]

Primo Comitato di Salute Pubblica

28

Eugène Gérardin

Operaio disegnatore

4° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

44

Jean-Baptiste-Hubert Geresme

Operaio

11° arrondissement

 

Comitato Centrale della Guardia Nazionale

45

Edmond-Alfred Goupy

Medico

arrondissement, dimissionario il 7 aprile

 

 

33

Paschal Grousset

Giornalista

18° arrondissement

Giacobino[1]

Secondo Comitato Esecutivo

27

Fortuné Henry

Poeta, giornalista, falegname

10° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1]

Firmatario dell’Affiche Rouge, il Manifesto rosso, Comitato Centrale della Guardia Nazionale

49

Jules-Paul Johannard

Piazzista

Eletto il 16 aprile

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1]

 

28

François Jourde

Contabile

5° arrondissement

 

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

28

Camille Langevin

Operaio tornitore

15° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

28

Charles Ledroit

Fotografo

5° arrondissement

Giacobino (?)[1]

 

53

Gustave Lefrançais

Ex insegnante

4° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Primo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

45

Alphonse Lonclas

Operaio scultore

12° arrondissement; eletto il 16 aprile

Giacobino[1]

 

30

Charles Longuet

Giornalista

16° arrondissement; eletto il 16 aprile

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

32

Benoît Malon

Operaio tintore

17° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

30

Jules Martelet

Operaio disegnatore

14° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino (?)[1]

Firmatario dell’Affiche Rouge, il Manifesto rosso

28

Léo Melliet

Impiegato

13° arrondissement

 

Primo Comitato di Salute Pubblica

30

Jules Miot

Farmacista

19° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1]

 

61

Henri Mortier

Intagliatore

11° arrondissement

Blanquista[2]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale

26

François-Charles Ostyn

Operaio tornitore

11° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori (?)

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

48

Émile Oudet

Operaio pittore di porcellana

19° arrondissement

Giacobino[1]

 

45

Ulysse Parent

Disegnatore di oggetti d’arte

9° arrondissement; dimissionario il 5 aprile

 

 

43

François-Louis Parisel

Medico

7° arrondissement

Giacobino[1]

 

30

Jean-Jacques Pillot

Ex prete, dottore

1° arrondissement; eletto il 16 aprile

Blanquista[2], Associazione Internazionale dei Lavoratori

 

63

Jean-Louis Pindy

Operaio falegname

3° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

31

Eugène Pottier

Disegnatore su tessuti

2° arrondissement; eletto il 16 aprile

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale

55

Stanislas Xavier Pourille dit Blanchet

Rigattiere

5° arrondissement

Giacobino[1]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale

38

Eugène Protot

avvocato

11° arrondissement

Blanquista[2]

Secondo Comitato Esecutivo

33

Ernest Puget

Pittore di porcellana poi contabile

19° arrondissement

Giacobino[1]

 

45

Félix Pyat

Giornalista

10° arrondissement

Giacobino[1]

Primo Comitato Esecutivo, Primo Comitato di Salute Pubblica

61

Arthur Ranc

Giornalista

9° arrondissement; dimissionario il 6 aprile

 

 

40

Gabriel Ranvier

Operaio disegnatore

20° arrondissement

Blanquista[2]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Primo e Secondo Comitato di Salute Pubblica

43

Paul Philémon Rastoul

Medico

10° arrondissement

Giacobino[1]

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

36

Dominique Régère

Veterinario

5° arrondissement

Giacobino[1]

 

55

Raoul Rigault

Giornalista

7° arrondissement

Blanquista[2]

Secondo Comitato Esecutivo

25

Jean-François-Eugène Robinet

Medico

8° arrondissement, dimissionario

 

 

 

Louis-Augustin Rogeard

Insegnante privato

6° arrondissement; eletto il 16 aprile; senza seggio

 

 

51

Auguste Serraillier

Operaio ciabattino

2° arrondissement; eletto il 16 aprile

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

31

Auguste Sicard

Mercante di crinolina

7° arrondissement; eletto il 16 aprile

Giacobino[1]

Firmatario dell’Affiche Rouge, il Manifesto rosso

42

Albert Theisz

Operaio cesellatore

12° e 17° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

32

Gustave Tridon

Giornalista

5° arrondissement

Blanquista[2]

Firmatario dell’Affiche Rouge, il Manifesto rosso; Primo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

30

Alexis Louis Trinquet

Operaio ciabattino

20° arrondissement; eletto il 16 aprile

Associazione Internazionale dei Lavoratori (?),Blanquista[2]

 

36

Raoul Urbain

Insegnante

7° arrondissement

Giacobino[1]

 

35

Édouard Vaillant

Insegnante

8° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Firmatario dell’Affiche Rouge, il Manifesto rosso; Primo e Secondo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

31

Jules Vallès

Giornalista

15° arrondissement

 

Firmatario dell’Affiche Rouge, il Manifesto rosso; Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

39

Eugène Varlin

Operaio rilegatore

, 12°, 17° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

32

Augustin Verdure

Contabile

11° arrondissement

Associazione Internazionale dei Lavoratori

 

46

Auguste-Jean-Marie Vermorel

Giornalista

18° arrondissement

 

Minoranza contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza

30

Pierre Vésinier

Giornalista

1° arrondissement; eletto il 16 aprile; legione garibaldina

Associazione Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1]

 

48

Auguste Viard

Impiegato

20° arrondissement; eletto il 16 aprile

Giacobino[1]

Comitato Centrale della Guardia Nazionale, Secondo Comitato Esecutivo

35

 

 

Il lavoro del Consiglio

 

La maggior parte dei consiglieri erano giovani e, a parte alcune esperienze di lotta sindacale, non avevano esperienze politiche e amministrative. Dovevano svolgere diversi compiti contemporaneamente. Innanzitutto, erano "rappresentanti locali eletti " del loro distretto che dovevano amministrare. Inoltre partecipavano collettivamente alle riunioni del Consiglio in cui i decreti della Comune erano discussi e votati. Inoltre, dovevano ricevere i diversi protagonisti della Comune: varie delegazioni di quartieri, lavoratori, guardie nazionali ... e fare visite sul campo. Infine erano membri delle varie commissioni istituite per preparare le misure volute dagli elettori.

Ci furono dieci commissioni:

la Commissione Esecutiva applicava i decreti della Comune

la Commissione dell'Insegnamento rifece funzionare di nuovo le scuole e le scuole superiori abbandonate da alcuni dei loro insegnanti contrari alla Comune e impiantò le basi di un futuro insegnamento, laico, libero e obbligatorio

la Commissione delle Finanze gestiva il bilancio della Comune e negoziava i fondi necessari dalla Banca di Francia

la Commissione della Giustizia riorganizzò i tribunali anche loro abbandonati dai funzionari nominati sotto il Secondo Impero e dovette pensare ad una riforma giudiziaria basata su principi democratici

la Commissione Militare si occupò della Guardia Nazionale e del suo stato maggiore

la Commissione per le Relazioni esterne cercò di stabilire legami con le Comuni delle provincie che nascevano per realizzare la Federazione delle Comuni.

la Commissione dei Servizi pubblici gestiva la ferrovia, la posta ...

la Commissione di Sussistenza garantiva la fornitura di Parigi circondata ad ovest e a sud dai soldati di Versailles, a nord e ad est dalle truppe prussiane

la Commissione della Sicurezza generale assicurava il mantenimento dell'ordine e della sicurezza

la Commissione del Lavoro e dello Scambio voleva riformare il rapporto tra datore di lavoro e Impiegato.

Il 21 aprile, un Delegato venne nominato a capo di ogni commissione.

 

 

Commissione esecutiva

 

La Commissione esecutiva è stata costituita durante la Comune di Parigi da alcuni membri del Consiglio della Comune. Doveva applicare i decreti del Consiglio della Comune e di nove altre commissioni nate da questo Consiglio. Era una specie di "consiglio dei ministri".

Il 29 marzo 1871, comprendeva Jules Bergeret, Émile Duval, Émile Eudes, Gustave Lefrançais, Félix Pyat, Edme Tridon ed Édouard Vaillant.

Il 20 aprile, su suggerimento di Charles Delescluze, venne nominata una nuova commissione. I suoi membri si incontravano ogni giorno e prendevano decisioni votate a  maggioranza. Ogni giorno la commissione riferiva sulle sue attività al Consiglio della Comune. Poi ci furono: Jules Andrieu per la Commissione dei servizi pubblici, Cluseret per la Commissione della guerra, Léo Fränkel per il Lavoro e lo Scambio, Paschal Grousset per le Relazioni esterne, François Jourde per la Finanza, Eugène Protot per quella di Giustizia, Raoul Rigault per quella della Sicurezza Generale, Edouard Vaillant per quella dell'Insegnamento e Auguste Viard per quella delle Sussistenze.

La Commissione esecutiva scomparve con la creazione del Comitato di Salute pubblica il 1° maggio 1871.

 

 

Considerazioni sul nostro attuale sistema elettorale

 

La nostra attuale costituzione afferma il principio della sovranità popolare nella seguente formulazione: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (art. 1 comma 2)».

Tuttavia, il sistema dei partiti politici fa si che non sono gli elettori a scegliere i loro rappresentanti eletti: sono loro imposti dai partiti (o movimenti che siano). Inoltre, i funzionari eletti sono responsabili, non per i loro elettori, ma per il loro partito (o movimento), ed è così che sono diventati agenti del loro partito (o movimento) a cui riferiscono.

Se il principio della sovranità popolare è affermato nel testo della Costituzione, il funzionamento dei partiti si è imposto sul sistema elettorale: la sovranità è quindi delegata dagli elettori agli eletti. Questo è il motivo per cui questo sistema può essere descritto come un sistema rappresentativo che rimuove la sovranità dal popolo e lo dà alla classe eletta. Questi ultimi diventano così i «padroni» degli elettori, come l'Appello del 25 marzo 1871 indicò il pericolo.

Il nostro attuale sistema elettorale ha creato una classe politica i cui membri cercano nelle elezioni una carriera per la vita. Le grandi scuole permettono di costituire questa classe politica in una vera aristocrazia di potenziali rappresentanti per quasi tutta la vita, attraversando le tappe dalle elezioni municipali al summit attuale ... qual è il deputato del Parlamento europeo, molto pagato ... per fare molto poco poiché questo «parlamento» ha solo un ruolo consultivo! Va notato che il sistema di alta retribuzione dei funzionari eletti è diventato una delle forme di corruzione di questa classe politica, che non dovrebbe essere sottovalutato!

Nel medioevo i rappresentanti eletti venivano mandati a rappresentare il popolo alla corte del re e le loro spese di viaggio pagate dai loro elettori, a cui erano responsabili della loro missione e potevano naturalmente essere licenziati se non avessero dato loro soddisfazione.

«[…] Il sistema rappresentativo fu cosa ignota alle antiche civilizzazioni. Le sue origini rimontano all’oscura epoca del medioevo, allorché il cristianesimo e la feudalità si dividevano la direzione del gregge umano. La posizione dei “villani” diventava alle volte impossibile, essi delegavano a qualcuno dei loro a presentare la lista delle loro lamentele al signore. Questi poveri paria personificavano allora, di fronte al diritto assoluto e divino, la miserabile esistenza della gleba governata. Era la prima rappresentanza; l’Inghilterra ne fu la culla. Appena terminata la sua missione (ammesso che ne fossero tornati vivi uscendo indenne all’ira a volte omicida del signore del feudo, aggiungiamo noi), questa misera delegazione si scioglieva; e non si sa precisamente per quale oscuro lavoro dei secoli, si sia trasformata nelle potenti assemblee parlamentari odierne […]» (Tratto da Cronaca Sovversiva, Barre U.S.A., 7 ottobre 1905).

Come accennato in precedenza, a partire dall'inizio della Rivoluzione francese, (1789-1794), l'istituzione del commesso fiducia [l’eletto], che era ancora vivo nella comunità del villaggio nel XVIII secolo, era molto diffusa nelle città, ed è diventato la norma dell'organizzazione elettorale del movimento popolare durante la Rivoluzione. Dopo gli Stati Generali, i deputati della Convenzione furono eletti dalle assemblee popolari comunali alla maniera del fiduciario o dell'agente, revocabili dai suoi elettori.

E poi, iniziò la controrivoluzione, il 27 luglio 1794, che fu amplificata nel diciannovesimo secolo. Il Direttorio, il Consolato, l'Impero, poi la restaurazione dei Borboni, gli Orléans, un Secondo Impero, furono interrotti nel 1830, nel 1848 poi nel 1871, dalle rivoluzioni popolari che tentarono, tre volte di seguito, di ricostruire una repubblica democratica e sociale, a partire dalla ricomposizione dei comuni con le loro pratiche democratiche e il loro prezioso sistema elettorale di mandatari revocabili dal popolo sovrano.

Anche se questi tentativi fallirono successivamente, quello del 1871, anche se isolati a Parigi e in alcune aree urbane e rurali, hanno cercato di far rivivere la straordinaria istituzione delle commissioni di fiducia come dimostra quell’«Appello agli elettori parigini» ed è riuscita il 26 Marzo 1871, risvegliando quell’uso medievale, che divenne dal 1789, poi 1792-1794, la forma per eccellenza del sistema elettorale di una repubblica democratica e sociale con un'efficace sovranità popolare.

 

 

Libro allegato

 

Firmin Maillard - Elections des 26 mars et 16 avril 1871 – Affiches, profession de foi, documents officiels pedant la Commune. - Ed. Dentu, Libraire Editeur, 1871



[1] Con il termine giacobinismo si intende un movimento e un'ideologia politica risalenti all'esperienza del Club dei Giacobini durante la Rivoluzione francese (il club des Jacobins fu un'associazione politica fondata a Parigi nel novembre 1789 con sede nel convento domenicano di San Giacomo -Saint-Jacobus- in rue Saint-Honoré). Il giacobinismo si diffuse in buona parte dell'Europa durante l'epoca rivoluzionaria ed ebbe un'influenza politica notevole nella storia francese per tutto il XIX secolo, in particolare negli eventi della Rivoluzione di luglio, della Rivoluzione francese del 1848 e, soprattutto, nell'esperienza della Comune di Parigi del 1871. Il giacobinismo è sopravvissuto a lungo alla sua fine storica, che viene canonicamente fissata al 1800. Quello che Vovelle ha definito giacobinismo trans-storico ha infatti alimentato le vicende politiche della Francia e, in parte, anche del resto d'Europa. Durante la Rivoluzione di luglio, nel 1830, si assisté a una nuova fase del giacobinismo, dove tuttavia andarono a mescolarsi istanze repubblicane, socialiste e cattoliche, unite solo dall'opposizione a una nuova esperienza monarchica[. Il “neogiacobinismo” del XIX secolo, sempre più legato al socialismo repubblicano, si consolidò con la rivoluzione del 1848 e con la Seconda Repubblica, ma finì per essere spazzato via dall'ascesa di Napoleone III. Con la brevissima e drammatica esperienza della Comune di Parigi (1871), il giacobinismo tornò al governo della capitale francese, in una replica delle forme dell'anno II, a partire dalla ricostituzione del Comitato di salute pubblica e dalla rinnovata applicazione del vecchio Calendario repubblicano. La diffusione del comunismo su scala europea, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, alimentò le ipotesi di una sua discendenza dal giacobinismo. Karl Marx e Friedrich Engels, nel 1848, lo scrissero esplicitamente: “Il giacobino del 1793 è diventato il comunista dei giorni nostri”.

[2] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.

[3] Henri Louis Tolain (Parigi, 18 giugno 1828 – Parigi, 3 maggio 1897) è stato un politico e giornalista francese, figura di rilievo del socialismo proudhoniano. È stato ostile alla Comune.

[4] Il terzo Stato (in francese: tiers état) era uno dei ceti in cui era divisa la società francese prima della rivoluzione, chiamato così perché in ordine di importanza veniva dopo i primi due, ossia la nobiltà e il clero. Per numero di componenti il terzo Stato era largamente preponderante rispetto agli altri due ceti, in quanto comprendente tutti gli strati popolari. Nell'anno della rivoluzione comprendeva venticinque milioni di persone, fra borghesia, contadini e operai, contro i quattrocento o cinquecentomila nobili e uomini di Chiesa; costituiva circa il 98% della popolazione francese (roturier) ed era l'unica parte che pagava le tasse, in quanto i nobili e il clero ne erano esenti, potendo contare anche su numerosi privilegi e un diverso trattamento giudiziario. Alla vigilia della rivoluzione il malcontento di questo ceto sociale era fortissimo per il forte disagio economico presente nel Paese. Con gli Stati generali del 1789, su iniziativa del politico ed economista Jacques Necker, il terzo Stato poteva disporre di un numero doppio di rappresentanti eletti (550 dei 1100 componenti) rispetto alla convocazione del 1614. Tuttavia in questa assemblea il voto tradizionale non era per testa, ma per Stato e quindi pur essendo numericamente minoritaria l'alleanza tra nobiltà e clero era sempre vincente. Il contrasto su questo tema fondamentale, con il clero che in buona parte non appoggiò l'istanza sul nuovo metodo di voto, portò alla costituzione di un'altra assemblea nazionale, dando inizio alla rivoluzione francese.

[5] Le chant du départ (Il canto della partenza) è un inno composto nel 1794 da Marie-Joseph Chénier e musicato da Étienne Nicolas Méhul. Fu l'inno del Primo Impero Francese.