LE
ELEZIONI COMUNALI DEL 26
MARZO 1871 A PARIGI
La Comune di Parigi del
1871 ebbe luogo ufficialmente il 26
marzo 1871 in seguito alle elezioni tenute in città dal Comitato
centrale della Guardia nazionale. Presente nei sogni del movimento sociale
sin dalla Comune di Parigi del 1792 che l’ha ispirata, la Comune ha visto
istituire un'assemblea dove erano rappresentate tutte le tendenze repubblicane
dell'epoca, da quelle più moderate, che lasciarono l'assemblea rapidamente, a
quelle più radicali che si riferivano al giacobinismo[1],
al blanquismo[2],
al socialismo e all'anarchismo. I rappresentanti eletti si sedettero nel
Consiglio della Comune.
Il fallimento militare
del Secondo
Impero, a Sedan,
provocò l'insurrezione di Parigi e la proclamazione
della Terza Repubblica, il 4 settembre 1870. Il nuovo governo ciononostante
capitolò il 26
gennaio 1871 e Parigi fu occupata dall'esercito prussiano.
Dopo la rivolta
del popolo di Parigi del 18 marzo, che tenne lontani i prussiani, e che
causò il ritiro delle autorità legali a Versailles,
fu il Comitato
centrale della Guardia nazionale che detenne il potere di fatto nella
capitale. Sorpreso da quella facile vittoria e riluttante ad assumersi le
responsabilità politiche della situazione, il Comitato
centrale decise rapidamente di organizzare nuove elezioni municipali che
furono fissate per il 22
marzo.
Questa data venne
posticipata prima al 23
marzo e poi al 26
marzo a causa di due eventi:
· da
un lato, gli sforzi di conciliazione intrapresi dai sindaci degli arrondissement
(circoscrizioni) e i parigini eletti (tra cui Clemenceau,
Millière,
Tolain[3],
Cournet,
Lockroy,
Malon)
cercando di evitare lo scontro tra l'Assemblea nazionale e la Guardia
Nazionale.
· d'altra
parte, le manifestazioni del 21
e 22
marzo del partito dell'ordine e dell'occupazione di alcune sale borghesi da
parte dei battaglioni borghesi della Guardia
Nazionale.
L’Appello del Comitato
Centrale della Guardia Nazionale
L'Appello agli elettori
parigini, datato 25
marzo 1871, scritto dai membri del Comitato
centrale della Guardia nazionale, pubblicato nel Journal
officiel de la République française e stampato su manifesti affissi sui
muri di Parigi mise in evidenza la cruciale questione del sistema elettorale,
specificando la natura delle relazioni tra elettori ed eletti.
Questi rapporti meritano
di essere analizzati e conosciuti!
L’appello invitava i
cittadini a scegliere gli «uomini che li
avrebbero servito meglio»: i parlamentari sarebbero stati allora al
servizio degli elettori.
Consigliava di
sceglierli «tra di loro, che vivono la loro vita, soffrono gli stessi mali»,
«uomini con convinzioni sincere, uomini del popolo, risoluti, attivi, con il
giusto senso e una riconosciuta onestà», «uomini modesti» e non
belli oratori «incapaci di agire»; questi consigli integravano la
nozione degli eletti al servizio degli elettori. Si trattava di non cercare
«stelle» della politica, ma persone capaci di garantire questo servizio
pubblico per eccellenza e di assumersi la pesante responsabilità che ricadrà su
di loro: è quindi nell'interesse degli elettori trovare le persone che
conoscono meglio, con cui possono parlare del loro mandato e del loro futuro
servizio.
Questo sistema
elettorale esprime l'idea centrale e decisiva che spetta agli elettori
scegliere i loro rappresentanti e non questi ultimi a presentare la loro
candidatura per essere eletti. L'obiettivo è quello di costituire una
«rappresentazione popolare», con «procuratori» e non «maestri».
Le elezioni della Comune
di Parigi avevano come obiettivo, espresso dal Comitato
centrale quello stesso 25
marzo 1871, di formare l'organizzazione comunale. Ecco il manifesto:
REPUBBLICA
FRANCESE
LIBERTÀ -
UGUAGLIANZA – FRATERNITÀ
COMITATO
CENTRALE
ELEZIONI ALLA
COMMUNE
CITTADINI,
La nostra
missione è terminata; cederemo il posto nel vostro Hôtel de Ville ai vostri
nuovi eletti, ai vostri rappresentanti regolari.
Aiutati dal
vostro patriottismo e dalla vostra dedizione, siamo stati in grado di portare a
compimento il difficile lavoro svolto a vostro nome. Grazie per il vostro
supporto perseverante; la solidarietà non è più una parola vuota: la salvezza
della Repubblica è assicurata.
Se i nostri
consigli possono avere qualche peso nelle vostre risoluzioni, permettete ai
vostri più zelanti servitori di farvi sapere, prima dello scrutinio, cosa si
aspetta dal voto di oggi,
CITTADINI,
Tenete
presente che gli uomini che vi serviranno meglio sono quelli che scegliete tra
di voi, che vivono la vostra propria vita, soffrendo degli stessi mali.
Sfidate
tanto l’ambizioso quanto l’arricchito; entrambi consultano solo il proprio
interesse e finiscono sempre per considerarsi indispensabili.
Sfidate
anche i relatori, incapaci di agire; sacrificheranno tutto ad un discorso, ad
un effetto oratorio o ad una parola spirituale. - Evitate anche quelli che la
fortuna ha favorito troppo, perché troppo raramente colui che possiede la
fortuna è disposto a considerare l'operaio come un fratello.
Infine,
cercate uomini con convinzioni sincere, uomini del Popolo, risoluti, attivi,
con il giusto senso e una riconosciuta onestà. - Portate le vostre preferenze
su coloro che non ambiscono il vostro suffragio; il vero merito è la modestia,
e spetta agli elettori conoscere i loro uomini, e non a questi di presentarsi.
Siamo
convinti che, tenendo conto di queste osservazioni, avrete finalmente
inaugurato la vera rappresentazione popolare, avrete trovato dei rappresentanti
che non si considereranno mai i vostri padroni.
Hôtel de Ville,
25 mars 1871.
Il Comitato
centrale della Guardia nazionale:
AVOINE fils,
ARNAUD, G. ARNOLD, ASSI, ANDIGNOUX, B0UIT, Jules BERGERET, BABICK, BAROUD,
BILLIORAY, L. BOURSIER, BLANCHET, CASTIONI, CHOUTEAU, C. DUPONT, FABRE, FERRAT,
FLEURY, FOUGERET, C. GAUDIER, GOUHIER, H. GERESME, GRELIER, GROLARD, JOSSELIN,
Fr. JOURDE, LAVALETTE, HENRY (Fortuné), MALJOURNAL, Édouard MOREAU, MORTIER,
PRUDHOMME, ROUSSEAU, RANVIER, VARLIN.
Per il Comitato
centrale le elezioni comunali dovevano dare alla città una forte
organizzazione comunitaria, gettare le basi per il diritto dei cittadini,
indistruttibile fondamento di una libera istituzione. Parigi doveva avere, come
le altre città della Francia intera, la sua assemblea che si sarebbe chiamata
indistintamente assemblea municipale o comunale, o Comune. Questa assemblea
doveva nominare, nel suo seno, commissioni speciali che condividevano le sue
diverse attribuzioni (istruzione, lavoro, finanza, assistenza, guardia
nazionale, polizia ecc ...). I membri dell'Assemblea municipale,
incessantemente controllati, monitorati, discussi dal pubblico, dovevano essere
revocabili, contabili e responsabili.
Come possiamo vedere, il
progetto era quello di costruire una repubblica democratica e sociale basata
sull'organizzazione dei comuni … anzi «delle Comuni» in tutto il paese, nucleo
di base della vita sociale, economica e politica.
Le attribuzioni di
queste Comuni riprendevano ciò che il movimento popolare aveva costruito
durante la rivoluzione del 1789 fino al rovesciamento del 9° Termidoro anno II,
ovvero 27 luglio 1794.
Le assemblee generali
comunali dei cittadini di entrambi i sessi hanno quindi eletto i membri del
consiglio generale, nonché i membri delle varie commissioni responsabili delle
attribuzioni della Comune: si trovavano ovviamente la funzione di guardia nazionale
e di polizia, ma anche quelle delle commissioni del sussistenza, istruzione,
finanze, assistenza. I rappresentanti eletti erano sotto il controllo
permanente dei cittadini, che si riunivano più volte alla settimana in
assemblee generali. Il sistema elettorale, praticato dal movimento
rivoluzionario popolare nel periodo 1789-1794, era quello che le comunità dei
villaggi avevano ereditato dal Medioevo e praticato fino ad allora, mentre le
città avevano perso, dal XVI
secolo, la loro libertà e la loro esenzione dei dazi.
Le elezioni degli Stati
generali del 1789 avevano permesso di reintegrare, nel Terzo stato[4],
cioè il 98% della popolazione, le assemblee elettorali comunali in tutto il
paese e, con esse, la pratica popolare di eleggere commessi fidati,
responsabili di fronte i loro elettori. In seguito il movimento popolare
mantenne le assemblee generali comunali, che divennero l'istituzione
rivoluzionaria per eccellenza, fino alla soppressione di questa democrazia che
seguì il 9° Termidoro anno II.
La natura di questo
sistema elettorale è integrata nella concezione di una democrazia
rappresentativa con un'efficace sovranità popolare. Gli eletti sono
effettivamente responsabili nei confronti dei loro elettori, il che implica che
durante il mandato, se gli elettori hanno perso la fiducia nei loro eletti,
possono revocarli e sostituirli.
Sono gli elettori che
formano il popolo sovrano, non gli eletti.
Gli elettori affidano il
loro mandato o la loro missione ad agenti fidati: questi sono i termini
solitamente usati per esprimere questa istituzione.
Spetta ai presidi
controllare i propri agenti ed essere chiaramente consapevoli che gli eletti
sono responsabili nei loro confronti.
L'atteggiamento deciso
di Thiers
e dell'Assemblea nazionale fece fallire i tentativi di negoziazione. I sindaci
e i deputati della Senna accettarono di firmare insieme al Comitato
centrale della Guardia nazionale il testo che chiese agli elettori di
Parigi di andare alle urne.
92 posti di consiglieri
dovevano venir fuori dalle liste degli arrondissement.
Ogni arrondissement
disponeva di un consigliere per 20.000 abitanti e per una frazione di oltre
10.000, che forniva la seguente ripartizione:
· 2
per il 16°
· 4
per il 1°,
2°,
7°,
8°,
12°,
13°
e 20°
· 5
per il 3°,
4°,
5°,
6°,
9°
e 17°
· 6
per il 10°
La campagna elettorale fu breve. Tre correnti
condividevano le opinioni. I sostenitori del governo sostenevano l'astensione.
I conciliatori fecero affidamento sulle nomine moderate dei sindaci esistenti o
dei loro sostituti. Il partito della Comune comprendeva il Comitato
centrale della Guardia Nazionale, il Comitato
centrale dei venti arrondissement e gli internazionalisti.
Le testimonianze sono coerenti nell'affermare che le operazioni si svolsero
quasi ovunque nella calma e senza costrizione.
Il 26
marzo 1871, Parigi contava circa 2 milioni di abitanti, ma molti di loro
erano fuggiti dal 4
settembre 1870. Il numero degli elettori registrati era di 484.569, di
questi solo il 52% di loro si recò a votare, ovvero 229.167 elettori, e i
risultati furono proclamati in Place de l'Hôtel
de Ville, davanti a 200.000 persone tra cui 20.000 guardie nazionali, dal Comitato
centrale di questa stessa guardia, seguiti da discorsi e canzoni
rivoluzionarie, compresa quella della Marsigliese, proibita dai vari restauri
di regalità.
La percentuale di
partecipazione si può considerare soddisfacente considerando le istruzioni di
astensionismo date da Versailles,
la
partenza di molti funzionari che seguirono il governo di Adolphe
Thiers a Versailles
(dal 19
marzo), e la fuga di un certo numero
di parigini che hanno lasciato la capitale dopo la revoca del blocco da parte
dei prussiani, stimata tra i 60 e gli 80.000 unità. La partecipazione fu molto
più forte nell'est e nel nord di Parigi rispetto ai quartieri borghesi
dell’ovest.
La partecipazione fu molto più forte nella zona
est e nord di Parigi che nei quartieri borghesi dell’ovest Parigi. Le liste
favorevoli alla Comune ottennero una schiacciante maggioranza nel ventesimo
(100% dei voti), nel diciassettesimo,
nel diciottesimo
e nel diciannovesimo
arrondissement. Più di tre quarti degli elettori votarono a favore dei Comunardi
nel terzo,
quarto,
quinto,
sesto,
settimo,
decimo,
undicesimo,
dodicesimo,
tredicesimo,
quattordicesimo
e quindicesimo
arrondissement. D'altra parte, il primo,
il secondo,
il nono
e il sedicesimo
arrondissement votarono in modo schiacciante per liste presentate dai sindaci
distrettuali opposti alla Comune.
La maggioranza
rivoluzionaria ottenne 60 consiglieri (di cui 15 eletti dal Comitato
centrale della Guardia Nazionale). La minoranza moderata fu rappresentata
da 15 membri del partito dei sindaci e 4 radicali. È anche necessario
sottolineare la presenza di circa quindici membri dell'Internazionale.
Clemenceau
fu largamente battuto nel diciottesimo
arrondissement con solo 752 voti su 17.443 elettori.
Il Consiglio della
Comune venne rapidamente ridotto a 62 membri dopo le dimissioni collettive del partito
dei sindaci , seguito da quello dei radicali, e la morte di Flourens
e Duval
giustiziati dai versagliesi dopo i primi combattimenti di aprile.
Il 28
marzo, durante una grande manifestazione popolare in place de l'Hôtel de
Ville, il Comitato
centrale della Guardia Nazionale diede ai funzionari neoeletti i poteri che
deteneva di fatto da dieci giorni. Tuttavia, la Guardia
Nazionale continuò ad esercitare un potere parallelo, in particolare nel
campo delle operazioni militari.
Gabriel
Ranvier proclama «la Comune
di Parigi»
Rimasto padrone di
Parigi il Comitato
Centrale della Guardia Nazionale volle istituire un Consiglio
della Comune. Ranvier,
che è stato uno dei primi a investire il Municipio,
il 19
marzo è stato delegato con Arnold
per negoziare le elezioni con i sindaci e i deputati di Parigi.
Georges Clemenceau,
deputato e sindaco del diciottesimo
arrondissement, sostenitore della conciliazione, ma con la principale
preoccupazione per portare Parigi nel rispetto della legge mise in guardia Ranvier
e Arnold
nella loro dichiarazione che: «L'insurrezione ha un modello illegale. Presto
il Comitato diventerà ridicolo e le sue motivazioni spregevoli. Inoltre, Parigi
non ha il diritto di insorgere contro la Francia, e deve rispettare
fondamentalmente l'autorità dell'Assemblea Nazionale».
Tuttavia, l'accordo
porterà a fissare delle elezioni di per il 26
marzo e Ranvier
fece parte dei 90 eletti
dalla Comune a rappresentare i 20
arrondissement con Bergeret,
Flourens
e Blanqui.
Fu lui che, il 28
marzo, proclamò la Comune
presso l’Hôtel
de Ville di Parigi.
Quel giorno,
duecentomila parigini si recarono all’Hôtel
de Ville per insediare i loro rappresentanti eletti. Mentre i battaglioni
si allineavano, esplosero i canti, i musicisti suonarono la Marsigliese e il
Chant du Depart[5],
le trombe lanciarono la carica, il cannone della Comune di
92 tonnellate fu piazzato su una piattaforma.
Il popolo in scalpore si
fermò per ascoltare. I membri del Comitato
Centrale e della Comune, la
sciarpa rossa al collo, apparvero sul palco. Ranvier
dichiarò:
"Il Comitato Centrale mette i suoi poteri alla Comune.
Cittadini, il mio cuore è troppo pieno di gioia per tenere un discorso.
Permettetemi solo per glorificare il popolo di Parigi per il grande esempio che
ha dato al mondo".
Un membro del Comitato
Centrale proclamò gli eletti. I tamburi rullarono. Duecentomila voci
intonarono la Marsigliese, non vollero sentire altri discorsi. A fatica Ranvier,
in un attimo di calma, poté dichiarare:
"A nome del popolo, la Comune è
proclamata!".
Rispose un solo grido,
fatto di tutto petto dai duecentomila:
"Vive la
Comune!".
Il giorno dopo la sua
installazione, il Consiglio
Comune stabilì nuove comitati che dovevano funzionare come Ministeri
collettivi, ma fu solo dopo che la rielaborazione dei comitati, il 21
aprile, che Ranvier
entrò a far parte del Comitato per la Guerra con Avrial
Arnold,
Delescluze
e Tridon.
Gli eletti
Il Consiglio doveva essere composto da 92
membri ma fu rapidamente ridotto a 62 membri. dopo le dimissioni collettive del
«partito dei sindaci», seguito da quello dei radicali; i 15 eletti dai
distretti borghesi (1°,
2°,
6°,
9°,
12°
e 16°
arrondissement) si rifiutarono di parteciparne; alcuni funzionari eletti si
dimisero subito per protestare contro il decreto sugli ostaggi preso dal
Consiglio della Comune (Ulysse
Parent, Ernest
Lefevre, Arthur
Ranc, Edmond-Alfred
Goupy). Émile-Victor
Duval e Gustave
Flourens furono uccisi dopo i primi combattimenti di aprile contro i
soldati di Versailles.
Quanto ad Auguste
Blanqui (eletto nel 18°
e nel 20°
arrondissement), il governo di Adolphe
Thiers lo tenne prigioniero in Bretagna. L'elezione di sei candidati che
furono in grado di essere eletti, ma che non superarono la soglia del 12,5%,
venne comunque validata. Erano Brunel,
Langevin,
Rigault,
Vaillant,
Arnould
e Allix.
Sei seggi restarono vacanti a causa di elezioni in più arrondissement a
beneficio dello stesso candidato.
La maggioranza rivoluzionaria comprendeva
almeno 60 consiglieri (di cui 15 eletti dal Comitato
centrale della Guardia Nazionale). La minoranza moderata era rappresentata
da 15 membri del «partito dei sindaci» e 4 radicali. È anche necessario
sottolineare la presenza di circa quindici membri dell'Internazionale.
Clemenceau
fu largamente battuto nel diciottesimo
arrondissement con solo 752 voti su 17.443 elettori.
Il 28
marzo, durante una grande manifestazione popolare a Place de l'Hotel-de-Ville,
il Comitato
Centrale della Guardia Nazionale diede ai funzionari neoeletti i poteri che
deteneva effettivamente da dieci giorni. Tuttavia, la Guardia
Nazionale continuò ad esercitare un potere parallelo, in particolare nel
campo delle operazioni militari.
Le elezioni complementari
Per coprire i seggi vacanti o abbandonati,
furono necessarie le elezioni complementari, programmate la prima volta per il 5
aprile ma che si svolsero il 16
aprile 1871. 32 consiglieri dovevano essere eletti; in realtà i
candidati furono pochi e il tasso di astensione superò il 70%. In queste
condizioni, vennero assegnati solo 14 seggi portando il numero dei consiglieri
a 79 (su un totale di 93 seggi). Un seggio in più venne assegnato al 20°
arrondissement di
cui l’effettiva numerazione della popolazione era stata nel frattempo riveduta.
85 rappresentanti eletti fecero effettivamente
parte del Consiglio.
I funzionari eletti appartenevano a due gruppi
sociali, quello degli operai-artigiani (12 artigiani, 6 piccoli commercianti, 6
calzolai, 6 metalmeccanici, 2 rilegatori, 2 tipografi, 2 cappellai, 1 tintore,
1 falegname, 1 lavorarore del bronzo) e quello del piccola borghesia
intellettuale (12 giornalisti, 3 avvocati, 3 medici, 2 pittori, 1 farmacista, 1
architetto, 1 ingegnere, 1 veterinario).
I membri del Consiglio non appartenevano a
partiti organizzati. Quattordici consiglieri erano internazionalisti,
nove dei quali erano blanquisti[2]. C’erano circa venti nostalgici giacobini[1]
della Rivoluzione francese del 1789 e una parte di essi parteciparono alla
rivoluzione del 1848. Si contavano tra i 25 e i 30 indipendenti. Quelli che si
definivano "socialisti rivoluzionari" volevano la collettivizzazione
dei mezzi di produzione, altri erano più legati alle riforme politiche. Alcuni
pensavano che la Comune garantisse l'uguaglianza sociale. Tutti volevano una
Comune autonoma che fosse l'inizio di una Federazione di tutti i Comuni della
Francia. Molti di loro volevano sostituire l'esercito permanente con le milizie
cittadine. Tutti volevano che i dipendenti pubblici fossero eletti e
responsabili nei confronti dei cittadini. L'unanimità dell'inizio lasciò presto
il posto alla divisione tra Maggioranza (blanquisti, giacobini, indipendenti e
alcuni internazionali) e minoranza (principalmente internazionalisti e alcuni
indipendenti). Ciò fu evidente sulla votazione circa la creazione del Comitato
di Salute pubblica il 1
maggio 1871.
Gli eletti della Comune
Eletti |
Professione |
Arrondissement |
Appartenenza politica |
Frazione |
Età |
Libero insegnante |
|
|
53 |
||
Operaio cappellaio |
28 |
||||
Impiegato di prefettura |
Eletto il 16 aprile; 1°
arrondissement |
Secondo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la
creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
46 |
||
Dipendente |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1] |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Primo e Secondo Comitato
di Salute Pubblica; firmatario dell’Affiche
Rouge, il Manifesto rosso |
40 |
||
Architetto |
Eletto il 16 aprile; 18°
arrondissement |
|
34 |
||
Giornalista, scrittore |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
38 |
|||
Operaio meccanico |
11°
arrondissement; colonnello della Guardia
Nazionale |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
30 |
||
Operaio meccanico |
comandante del 66° battaglione della Guardia
Nazionale; 11°
arrondissement |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza, Comitato
esecutivo, |
31 |
||
Profumiere |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
51 |
|||
Operaio tipografo |
20°
arrondissement; comandante della 18ª legione della Guardia
Nazionale |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1] |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Primo Comitato Esecutivo |
41 |
|
Ingegnere |
Minoranza contro la creazione Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
75 |
|||
Pittore |
|
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Secondo Comitato
di Salute Pubblica |
30 |
||
Ufficiale |
Giacobino[1] |
|
41 |
||
Tornitore |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
26 |
|||
Coltellaio |
Giacobino[1] |
|
25 |
||
Operaio paiolaio |
Blanquista[2] |
|
32 |
||
Operaio rilegatore |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
33 |
|||
Operaio ciabattino |
|
45 |
|||
Chansonnier |
129° battaglione Guardia
Nazionale; 18°
arrondissement |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori (?), Giacobino[1] |
|
35 |
|
Operaio imbianchino |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
47 |
|||
Ufficiale |
Eletto il 16 aprile; 1°
e 18°
arrondissement |
Secondo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la
creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
48 |
||
Pittore |
eletto il 16 aprile; 6°
arrondissement |
|
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
52 |
|
Dipendente |
Giacobino[1] |
|
32 |
||
Giornalista |
Giacobino[1] |
Secondo Comitato
di Salute Pubblica |
62 |
||
Operaio scultore |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1] |
|
49 |
||
Operaio ciabattino |
|
33 |
|||
Modellatore |
Giacobino[1] |
|
35 |
||
Operaio tessitore |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori (?), Giacobino[1] |
41 |
|||
Dipendente |
17°
arrondissement, eletto il 16 aprile |
Giacobino[1] |
|
29 |
|
Operaio ciabattino |
2°
arrondissement eletto il 16 aprile |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino |
|
54 |
|
Operaio di fonderia |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Blanquista[2] |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Primo Comitato Esecutivo |
31 |
||
Dipendente |
Blanquista[2] |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Primo Comitato Esecutivo, Secondo Comitato
di Salute Pubblica |
28 |
||
Commerciante di vini |
12°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Giacobino[1] |
|
42 |
|
Contabile |
Blanquista[2] |
|
26 |
||
Insegnante |
Giacobino[1] |
|
33 |
||
Operaio bigiotteria |
Ungherese; 13°
arrondissement |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
27 |
||
Ex giudice |
Giacobino[1] |
Secondo Comitato di Salute Pubblica |
51 |
||
Mediatore |
Giacobino[1] |
Primo Comitato di Salute Pubblica |
28 |
||
Operaio disegnatore |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
44 |
|||
Operaio |
|
45 |
|||
Medico |
6°
arrondissement, dimissionario il 7 aprile |
|
|
33 |
|
Giornalista |
Giacobino[1] |
Secondo Comitato Esecutivo |
27 |
||
Poeta, giornalista, falegname |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1] |
Firmatario dell’Affiche
Rouge, il Manifesto rosso, Comitato
Centrale della Guardia Nazionale |
49 |
||
Piazzista |
Eletto il 16 aprile |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1] |
|
28 |
|
Contabile |
|
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
28 |
||
Operaio tornitore |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
28 |
|||
Fotografo |
Giacobino (?)[1] |
|
53 |
||
Ex insegnante |
Primo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la
creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
45 |
|||
Operaio scultore |
12°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Giacobino[1] |
|
30 |
|
Giornalista |
16°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
32 |
||
Operaio tintore |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
30 |
|||
Operaio disegnatore |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino (?)[1] |
Firmatario dell’Affiche
Rouge, il Manifesto rosso |
28 |
||
Impiegato |
|
30 |
|||
Farmacista |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1] |
|
61 |
||
Intagliatore |
Blanquista[2] |
26 |
|||
Operaio tornitore |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
48 |
|||
Operaio pittore di porcellana |
19° arrondissement |
Giacobino[1] |
|
45 |
|
Disegnatore di oggetti d’arte |
9°
arrondissement; dimissionario il 5 aprile |
|
|
43 |
|
Medico |
Giacobino[1] |
|
30 |
||
Ex prete, dottore |
1°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Blanquista[2], Associazione
Internazionale dei Lavoratori |
|
63 |
|
Operaio falegname |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
31 |
|||
Disegnatore su tessuti |
2°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1] |
55 |
||
Rigattiere |
Giacobino[1] |
38 |
|||
avvocato |
Blanquista[2] |
Secondo Comitato Esecutivo |
33 |
||
Pittore di porcellana poi contabile |
Giacobino[1] |
|
45 |
||
Giornalista |
Giacobino[1] |
Primo Comitato Esecutivo, Primo Comitato
di Salute Pubblica |
61 |
||
Giornalista |
9°
arrondissement; dimissionario il 6 aprile |
|
|
40 |
|
Operaio disegnatore |
Blanquista[2] |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Primo e Secondo Comitato
di Salute Pubblica |
43 |
||
Medico |
Giacobino[1] |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
36 |
||
Veterinario |
Giacobino[1] |
|
55 |
||
Giornalista |
Blanquista[2] |
Secondo Comitato Esecutivo |
25 |
||
Medico |
8°
arrondissement, dimissionario |
|
|
|
|
Insegnante privato |
6°
arrondissement; eletto il 16 aprile; senza seggio |
|
|
51 |
|
Operaio ciabattino |
2°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
31 |
||
Mercante di crinolina |
7°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Giacobino[1] |
Firmatario dell’Affiche
Rouge, il Manifesto rosso |
42 |
|
Operaio cesellatore |
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
32 |
|||
Giornalista |
Blanquista[2] |
Firmatario dell’Affiche
Rouge, il Manifesto rosso; Primo Comitato Esecutivo, Minoranza contro la
creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
30 |
||
Operaio ciabattino |
20°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori (?),Blanquista[2] |
|
36 |
|
Insegnante |
Giacobino[1] |
|
35 |
||
Insegnante |
Firmatario dell’Affiche
Rouge, il Manifesto rosso; Primo e Secondo Comitato Esecutivo, Minoranza
contro la creazione del Comitato di Salute Pubblica e/o firmatario del
Manifesto della minoranza |
31 |
|||
Giornalista |
|
Firmatario dell’Affiche
Rouge, il Manifesto rosso; Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
39 |
||
Operaio rilegatore |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
32 |
|||
Contabile |
|
46 |
|||
Giornalista |
|
Minoranza contro la creazione del Comitato
di Salute Pubblica e/o firmatario del Manifesto della minoranza |
30 |
||
Giornalista |
1°
arrondissement; eletto il 16 aprile; legione garibaldina |
Associazione
Internazionale dei Lavoratori, Giacobino[1] |
|
48 |
|
Impiegato |
20°
arrondissement; eletto il 16 aprile |
Giacobino[1] |
Comitato
Centrale della Guardia Nazionale, Secondo Comitato Esecutivo |
35 |
Il
lavoro del Consiglio
La maggior parte dei consiglieri erano giovani
e, a parte alcune esperienze di lotta sindacale, non avevano esperienze
politiche e amministrative. Dovevano svolgere diversi compiti
contemporaneamente. Innanzitutto, erano "rappresentanti locali eletti
" del loro distretto che dovevano amministrare. Inoltre partecipavano
collettivamente alle riunioni del Consiglio in cui i decreti della Comune erano
discussi e votati. Inoltre, dovevano ricevere i diversi protagonisti della
Comune: varie delegazioni di quartieri, lavoratori, guardie nazionali ... e
fare visite sul campo. Infine erano membri delle varie commissioni istituite
per preparare le misure volute dagli elettori.
Ci furono dieci commissioni:
la Commissione Esecutiva applicava i decreti
della Comune
la Commissione dell'Insegnamento rifece
funzionare di nuovo le scuole e le scuole superiori abbandonate da alcuni dei
loro insegnanti contrari alla Comune e impiantò le basi di un futuro
insegnamento, laico, libero e obbligatorio
la Commissione delle Finanze gestiva il
bilancio della Comune e negoziava i fondi necessari dalla Banca di Francia
la Commissione della Giustizia riorganizzò i
tribunali anche loro abbandonati dai funzionari nominati sotto il Secondo
Impero e dovette pensare ad una riforma giudiziaria basata su principi
democratici
la Commissione Militare si occupò della Guardia
Nazionale e del suo stato maggiore
la Commissione per le Relazioni esterne cercò
di stabilire legami con le Comuni delle provincie che nascevano per realizzare
la Federazione delle Comuni.
la Commissione dei Servizi pubblici gestiva la
ferrovia, la posta ...
la Commissione di Sussistenza garantiva la
fornitura di Parigi circondata ad ovest e a sud dai soldati di Versailles,
a nord e ad est dalle truppe prussiane
la Commissione della Sicurezza generale
assicurava il mantenimento dell'ordine e della sicurezza
la Commissione del Lavoro e dello Scambio
voleva riformare il rapporto tra datore di lavoro e Impiegato.
Il 21
aprile, un Delegato venne nominato a capo di ogni commissione.
Commissione
esecutiva
La Commissione esecutiva è stata costituita
durante la Comune di Parigi da alcuni membri del Consiglio della Comune. Doveva
applicare i decreti del Consiglio della Comune e di nove altre commissioni nate
da questo Consiglio. Era una specie di "consiglio dei ministri".
Il 29
marzo 1871, comprendeva Jules
Bergeret, Émile
Duval, Émile
Eudes, Gustave
Lefrançais, Félix
Pyat, Edme
Tridon ed Édouard
Vaillant.
Il 20
aprile, su suggerimento di Charles
Delescluze, venne nominata una nuova commissione. I suoi membri si
incontravano ogni giorno e prendevano decisioni votate a maggioranza. Ogni giorno la commissione
riferiva sulle sue attività al Consiglio della Comune. Poi ci furono: Jules
Andrieu per la Commissione dei servizi pubblici, Cluseret
per la Commissione della guerra, Léo
Fränkel per il Lavoro e lo Scambio, Paschal
Grousset per le Relazioni esterne, François
Jourde per la Finanza, Eugène
Protot per quella di Giustizia, Raoul
Rigault per quella della Sicurezza Generale, Edouard
Vaillant per quella dell'Insegnamento e Auguste
Viard per quella delle Sussistenze.
La Commissione esecutiva scomparve con la
creazione del Comitato
di Salute pubblica il 1°
maggio 1871.
Considerazioni sul nostro attuale sistema elettorale
La nostra attuale
costituzione afferma il principio della sovranità popolare nella seguente
formulazione: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle
forme e nei limiti della Costituzione (art. 1 comma 2)».
Tuttavia, il sistema dei
partiti politici fa si che non sono gli elettori a scegliere i loro
rappresentanti eletti: sono loro imposti dai partiti (o movimenti che siano).
Inoltre, i funzionari eletti sono responsabili, non per i loro elettori, ma per
il loro partito (o movimento), ed è così che sono diventati agenti del loro
partito (o movimento) a cui riferiscono.
Se il principio della
sovranità popolare è affermato nel testo della Costituzione, il funzionamento
dei partiti si è imposto sul sistema elettorale: la sovranità è quindi delegata
dagli elettori agli eletti. Questo è il motivo per cui questo sistema può essere
descritto come un sistema rappresentativo che rimuove la sovranità dal popolo e
lo dà alla classe eletta. Questi ultimi diventano così i «padroni» degli
elettori, come l'Appello del 25 marzo 1871 indicò il pericolo.
Il nostro attuale
sistema elettorale ha creato una classe politica i cui membri cercano nelle
elezioni una carriera per la vita. Le grandi scuole permettono di costituire
questa classe politica in una vera aristocrazia di potenziali rappresentanti
per quasi tutta la vita, attraversando le tappe dalle elezioni municipali al
summit attuale ... qual è il deputato del Parlamento europeo, molto pagato ...
per fare molto poco poiché questo «parlamento» ha solo un ruolo consultivo! Va
notato che il sistema di alta retribuzione dei funzionari eletti è diventato
una delle forme di corruzione di questa classe politica, che non dovrebbe
essere sottovalutato!
Nel medioevo i
rappresentanti eletti venivano mandati a rappresentare il popolo alla corte del
re e le loro spese di viaggio pagate dai loro elettori, a cui erano
responsabili della loro missione e potevano naturalmente essere licenziati se
non avessero dato loro soddisfazione.
«[…] Il sistema rappresentativo fu cosa
ignota alle antiche civilizzazioni. Le sue origini rimontano all’oscura epoca
del medioevo, allorché il cristianesimo e la feudalità si dividevano la
direzione del gregge umano. La posizione dei “villani” diventava alle volte
impossibile, essi delegavano a qualcuno dei loro a presentare la lista delle
loro lamentele al signore. Questi poveri paria personificavano allora, di
fronte al diritto assoluto e divino, la miserabile esistenza della gleba
governata. Era la prima rappresentanza; l’Inghilterra ne fu la culla. Appena
terminata la sua missione (ammesso che ne fossero tornati vivi uscendo indenne
all’ira a volte omicida del signore del feudo, aggiungiamo noi), questa misera
delegazione si scioglieva; e non si sa precisamente per quale oscuro lavoro dei
secoli, si sia trasformata nelle potenti assemblee parlamentari odierne […]»
(Tratto da Cronaca Sovversiva, Barre U.S.A., 7 ottobre 1905).
Come
accennato in precedenza, a partire dall'inizio della Rivoluzione francese,
(1789-1794), l'istituzione del commesso fiducia [l’eletto], che era ancora vivo
nella comunità del villaggio nel XVIII secolo, era molto
diffusa nelle città, ed è diventato la norma dell'organizzazione elettorale del
movimento popolare durante la Rivoluzione. Dopo gli Stati Generali, i deputati
della Convenzione furono eletti dalle assemblee popolari comunali alla maniera
del fiduciario o dell'agente, revocabili dai suoi elettori.
E poi, iniziò la
controrivoluzione, il 27 luglio 1794, che fu amplificata nel diciannovesimo
secolo. Il Direttorio, il Consolato, l'Impero, poi la restaurazione
dei Borboni, gli Orléans, un Secondo
Impero, furono interrotti nel 1830,
nel 1848
poi nel 1871,
dalle rivoluzioni popolari che tentarono, tre volte di seguito, di ricostruire
una repubblica democratica e sociale, a partire dalla ricomposizione dei comuni
con le loro pratiche democratiche e il loro prezioso sistema elettorale di
mandatari revocabili dal popolo sovrano.
Anche se questi
tentativi fallirono successivamente, quello del 1871, anche se isolati a Parigi
e in alcune aree urbane e rurali, hanno cercato di far rivivere la
straordinaria istituzione delle commissioni di fiducia come dimostra quell’«Appello
agli elettori parigini» ed è riuscita il 26
Marzo 1871, risvegliando quell’uso medievale, che divenne dal 1789, poi
1792-1794, la forma per eccellenza del sistema elettorale di una repubblica
democratica e sociale con un'efficace sovranità popolare.
Libro allegato
[1] Con il
termine giacobinismo si intende un movimento e un'ideologia politica risalenti
all'esperienza del Club dei Giacobini durante la Rivoluzione francese (il club
des Jacobins fu un'associazione politica fondata a Parigi nel novembre 1789 con
sede nel convento domenicano di San Giacomo -Saint-Jacobus- in rue
Saint-Honoré). Il giacobinismo si diffuse in buona parte dell'Europa durante
l'epoca rivoluzionaria ed ebbe un'influenza politica notevole nella storia
francese per tutto il XIX
secolo, in particolare negli eventi della Rivoluzione di luglio, della Rivoluzione
francese del 1848 e, soprattutto, nell'esperienza della Comune di
Parigi del 1871. Il giacobinismo è sopravvissuto a lungo alla sua fine
storica, che viene canonicamente fissata al 1800. Quello che Vovelle ha
definito giacobinismo trans-storico ha infatti alimentato le vicende
politiche della Francia e, in parte, anche del resto d'Europa. Durante la Rivoluzione
di luglio, nel 1830, si assisté a una nuova fase del giacobinismo, dove
tuttavia andarono a mescolarsi istanze repubblicane, socialiste e cattoliche,
unite solo dall'opposizione a una nuova esperienza monarchica[. Il
“neogiacobinismo” del XIX secolo, sempre più legato al socialismo repubblicano,
si consolidò con la rivoluzione
del 1848 e con la Seconda
Repubblica, ma finì per essere spazzato via dall'ascesa di Napoleone III. Con la brevissima e
drammatica esperienza della Comune di
Parigi (1871), il giacobinismo tornò al governo della capitale francese, in
una replica delle forme dell'anno II, a partire dalla ricostituzione del Comitato
di salute pubblica e dalla rinnovata applicazione del vecchio Calendario
repubblicano. La diffusione del comunismo su scala europea, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, alimentò le ipotesi
di una sua discendenza dal giacobinismo. Karl Marx
e Friedrich Engels, nel 1848, lo scrissero esplicitamente: “Il giacobino del
1793 è diventato il comunista dei giorni nostri”.
[2] Il blanquismo fu un movimento
dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta
raggiunta, del comunismo in Francia,
che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
[3] Henri Louis Tolain (Parigi, 18 giugno 1828 – Parigi, 3
maggio 1897) è stato un politico e giornalista francese, figura di rilievo del
socialismo proudhoniano. È stato ostile alla Comune.
[4] Il terzo Stato (in francese: tiers état) era uno dei ceti in cui era divisa la società francese prima della rivoluzione, chiamato così perché in ordine di importanza veniva dopo i primi due, ossia la nobiltà e il clero. Per numero di componenti il terzo Stato era largamente preponderante rispetto agli altri due ceti, in quanto comprendente tutti gli strati popolari. Nell'anno della rivoluzione comprendeva venticinque milioni di persone, fra borghesia, contadini e operai, contro i quattrocento o cinquecentomila nobili e uomini di Chiesa; costituiva circa il 98% della popolazione francese (roturier) ed era l'unica parte che pagava le tasse, in quanto i nobili e il clero ne erano esenti, potendo contare anche su numerosi privilegi e un diverso trattamento giudiziario. Alla vigilia della rivoluzione il malcontento di questo ceto sociale era fortissimo per il forte disagio economico presente nel Paese. Con gli Stati generali del 1789, su iniziativa del politico ed economista Jacques Necker, il terzo Stato poteva disporre di un numero doppio di rappresentanti eletti (550 dei 1100 componenti) rispetto alla convocazione del 1614. Tuttavia in questa assemblea il voto tradizionale non era per testa, ma per Stato e quindi pur essendo numericamente minoritaria l'alleanza tra nobiltà e clero era sempre vincente. Il contrasto su questo tema fondamentale, con il clero che in buona parte non appoggiò l'istanza sul nuovo metodo di voto, portò alla costituzione di un'altra assemblea nazionale, dando inizio alla rivoluzione francese.
[5] Le chant du départ (Il canto della partenza) è un inno composto nel 1794 da Marie-Joseph Chénier e musicato da Étienne Nicolas Méhul. Fu l'inno del Primo Impero Francese.