VICTOR PILHES
Nato l’11 settembre 1817 a
Tarascon-sur-Ariège[1],
Victor, Appolinaire, Ferdinand Pilhes è stato un rivoluzionario e politico
francese.
All'età di 18 anni, questo ardente difensore della repubblica fu
arrestato il 14 aprile 1835, mentre partecipava ad una manifestazione contro la
monarchia di luglio. Per continuare gli studi si recò a Parigi, dove l'atmosfera rivoluzionaria gli sembrava più
favorevole. Ben presto abbandonò la medicina per diventare un venditore
ambulante per una casa di stoffa nel 1842.
Pilhes sotto la Seconda
Repubblica
Approfittò dell’aria rivoluzionaria che si respirava a Parigi, e
frequentò delle società segrete; incontrò Proudhon,
col quale divenne amico mantenendo un’intensa
corrispondenza, Armand Barbès[3]
e Blanqui
fondatore della «société républicaine centrale», della quale Pilhes ne fu
membro. Nel 1846, con Proudhon,
fondò il giornale Le Peuple. I due, nel febbraio 1848,
fondarono una libreria rivoluzionaria in rue Croix-des-Petits-Champs.
Il 25 febbraio 1848,
il regime di Luigi
Filippo dovette lasciare il posto ad un governo provvisorio che proclamò la
Repubblica. Victor Pilhes sostenne la
politica degli uomini del giornale «La Réforme», portavoce dell'ala radicale del Partito Repubblicano.
Membro del Comitato Centrale delle Società Segrete prima di
febbraio, Victor Pilhes fu nominato Commissario della Repubblica (Prefetto)
dell'Ariège il 22 marzo 1848,
in seguito all'istituzione della Seconda
Repubblica, dall’allora ministro degli interni Ledru-Rollin[4].
Tuttavia, non rimase lì per molto tempo, perché venne sostituito a partire dal
15 giugno 1848.
L'instabilità dei prefetti era normale in quel periodo. Victor Pilhes partecipò
anche al governo rivoluzionario del 1848.
Il 23 aprile 1848,
alle elezioni per l'Assemblea nazionale costituente (Seconda
Repubblica), Victor Pilhes presentatosi candidato per un posto di deputato
nell'Ariège[5], non
venne eletto ottenendo 14.894 voti e risultando il candidato non eletto con il
maggior numero di voti.
Le elezioni del 10 dicembre 1848
portarono al potere il principe Luigi-Napoleone
Bonaparte. Victor Pilhes fu eletto deputato rappresentante dell'Ariège alle elezioni legislative del 13
maggio 1849 con 18.691 voti occupando un posto a La Montagne[6]
(l'estrema sinistra dell'assemblea).
Nello stesso anno, le truppe francesi
attaccarono la Repubblica romana e ripristinarono il potere temporale del papa.
Questo intervento sollevò reazioni violente all'interno
del gruppo la "Montagna". Il fratello minore di Victor,
Aristide Pilhes comandò allora la cavalleria di Garibaldi
a Roma, durante l’assedio francese[7],
in difesa della Repubblica romana. Victor Pilhes è stato apostrofato più volte
all'Assemblea nazionale su questo tema: "Il signor Pilhes, che è stato
eletto deputato Ariège, è lo stesso individuo che ha preso parte [...] agli
ultimi casi di Roma? " interpellò un deputato di destra nella seduta
del 29 maggio 1849, prima di decidere sulla convalida dei risultati del voto.
La giornata del 13 giugno 1849
L'11 giugno 1849, Ledru-Rollin[4]
sfidò il governo, che aveva violato l'articolo 5 della Costituzione che
dichiarava che la Repubblica francese non avrebbe mai usato la forza contro la
libertà di un popolo. Il gruppo de La Montagne chiesero
l'impeachment di Luigi
Bonaparte, e Victor Pilhes chiamò il popolo
alle armi, Una pacifica parata di protesta venne
organizzata il 13
giugno 1849. Victor Pilhes fu uno degli organizzatori di quell’evento. La
manifestazione sarebbe dovuta iniziare davanti Conservatorio di Arti e
Mestieri. I lavoratori parigini, duramente colpiti dal
lago del sangue della rivoluzione
nel giugno del 1849, non risposero al richiamo di Ledru-Rollin[4] e la
dimostrazione un vero fiasco. Pilhes arrestato con altri otto
parlamentari de La Montagne, mentre Ledru-Rollin riuscì a fuggire.
Il Journal de Toulouse riportò, nella sua edizione del 17
giugno 1849, che un progetto di un nuovo governo era stato progettato da alcuni
deputati, in particolare da Ledru-Rollin, che davrebbe dovuto prendere il posto
di Capo del governo, Martin Nadaud come Ministro dei lavori pubblici" e
Victor Pilhes come Ministro della Marina.
Così lo scrittore Adolphe d'Assier raccontò gli eventi in un suo
saggio pubblicato nel 1883:
"Victor Pilhes era appena stato nominato rappresentante
dell'Ariège nelle Legislative del 1849 quando ebbe luogo la manifestazione del
13 giugno. Si era appreso che l'esercito francese stava marciando su Roma per
rovesciare la Repubblica romana. Essendo la costituzione così apertamente
violata, alcuni uomini di energia decisero di difenderla. Ma la Francia,
viziata dai governi che si erano succeduti dopo il 18 brumaio[8],
era ansiosa di correre alla servitù, ruere in servitutem, per usare
l'espressione di Tacito. Invece di seguire quelli che difendevano i suoi
diritti e interessi, li consegnò alla mercé dei soldati e della polizia.
Disarmati, sono stati facilmente dispersi o arrestati. Tuttavia, un piccolo
gruppo di otto rappresentanti del popolo, tra cui il presidente de la Montagne,
Deville e Victor Pilhes, erano nel cortile del Conservatorio, prigionieri della
truppa. In quel momento, videro una compagnia di fanti venuta a prenderli.
Potevano ancora fuggire, grazie al tumulto indescrivibile che regnava in quel
recinto, quando Deville esclamò: «Ero capitano a Waterloo, e non sono fuggito;
oggi difendo il diritto e la legge, non fuggirò neanche ora». Elettrizzati da
queste nobili e patriottiche parole, gli altri rappresentanti seguirono il suo
esempio e, volendo compiere il loro dovere fino alla fine, si lasciarono
condurre alla Conciergerie[9]
(Adolphe d'Assier, Essai sur l'humanité
posthume et le spiritisme par un positiviste, Saggio sull'umanità postuma e lo
spiritualismo di un positivista, 1883)".
Victor Pilhes venne processato dall'Alta Corte di Giustizia di Versailles
dal 13 ottobre al 13 novembre 1849 in condizioni
che non garantirono i diritti della difesa. Pilhes dirà alla barra, il giorno
dell'apertura del processo: "Inizio osservando che la lista dei giurati
è stata formata senza che gli imputati abbiano affrontato alcuna ricusazione",
come riportato nel Journal de Tolosa dopo il processo. Dopo il processo,
Victor Pilhes fu condannato alla deportazione e trasferito nel carcere di
Belle-île-en-Mer (isola francese al largo della costa della Bretagna). Alla
fine di aprile 1853, fu trasferito dalla prigione di Belle-Île-en-Mer alla
prigione di Sainte-Pélagie
per l'intervento del suo amico Joseph
Proudhon. La stampa riferì, tuttavia, che la signora Pilhes, sua madre
ottantenne, aveva fatto la richiesta perché non poteva recarsi nell’isola per
visitare il figlio a causa della sua vecchiaia. Dopo l'amnistia pronunciata il
15 agosto 1854 e dopo aver promesso di "occuparsi solo di industria",
Victor Pilhes venne rilasciato.
La sua opposizione al Secondo
Impero era ancora viva; nel gennaio
1856, la polizia riferì che stava reclutando per «La Marianne[10]», poi passò un lungo periodo in clandestinità, del quale non
si sa nulla circa la sua azione.
Nel 1868 collaborò con il quotidiano
repubblicano «La Démocratie», dove Félix
Pyat spesso inviava articoli.
Il 23 gennaio 1869, in questo giornale, raccomandò l'astensione dal plebiscito che si
sarebbe svolto l'8 maggio 1870 e che intendeva far approvare dal popolo le
riforme introdotte nella Costituzione dall'imperatore
dal 1860. Troviamo la stesso volontà di opporsi alle manovre demagogiche di Napoleone
III nel
Manifesto anti-plebiscito delle sezioni federate parigine dell'Internazionale
della Camera Federale delle Società dei Lavoratori. Nel gennaio 1870 Pilhes fece parte con Lefrançais,
Rosselli-Mollet,
Brunereau
e pochi altri democratici alla commissione d’inchiesta sui presunti agganci di Vermorel
con il governo. Si rifiutò di giudicare questo
scrittore devoto alla Repubblica.
Il 14 agosto 1870, prese parte con i blanquisti[11] all'attacco
della caserma dei vigili del fuoco di La Villette - un'operazione rischiosa
che Blanqui
aveva sconsigliato di fare. Il 3
settembre 1870, Victor Pilhes fu tra i manifestanti che, all'annuncio del disastro
di Sedan, si precipitarono alle porte dell'Assemblea proclamando la loro
rabbia.
Questo fu il preludio alla proclamazione
della Repubblica il 4 settembre 1870.
Il 4
settembre 1870 l'Assemblea Nazionale venne invasa dalla folla che seguì
alla caduta
del Secondo Impero e alla proclamazione della Repubblica.
Amico di Auguste
Blanqui, Pilhes è diventato uno dei principali redattori del suo quotidiano
«La
Patrie en danger», pubblicato quotidianamente tra il 7 settembre
e l'8 dicembre.
Il 31
ottobre 1870 partecipò con i suoi amici e Blanqui
alla rivolta durante la guerra
franco-pruddiana. Oltre cinquantenne, si unì alla Guardia
Nazionale diventando comandante del 12° Battaglione,
nel quale venne soprannominato il «Bayard de la démocratie[12]».
Guidò la lotta contro i prussiani combattendo con
grande coraggio a Champigny e Choisy-le-Roi.
Il 18
marzo 1871 segnerà l'avvento della repubblica democratica e sociale da
tanto attesa? Mancava una guida esperta per
illuminare la strada cosparsa di ostacoli: Blanqui
... Nei primi giorni del marzo 1871, Blanqui
ammalato e depresso dalla sconfitta della Francia andò a riposare presso il suo
amico Dr. Lacambre a Loulié, nei pressi di Bretenoux[13]. Il 19
marzo, Victor Pilhes e Granger,
un fedele di Blanqui,
decisero di andare a prendere "il vecchio" nel suo ritiro e
riportarlo a Parigi, dove la sua presenza era essenziale per controllare la
situazione. Quando arrivano a Loulié, appresero
che Blanqui
era stato arrestato il 17 marzo per la sua partecipazione al giorno rivoluzionario
del 31
ottobre 1870. Venne imprigionato a Cahors e nessuna visita era consentita.
La delusione è stata forte. Pilhes tornò a casa impotente.
Durante la Comune,
Pilhes riprese la guida del 12° reggimento della Guardia
Nazionale, diventando capitano.
Ritiro dalla vita pubblica
Ricercato dal regime di Patrice
de Mac-Mahon dopo la fine della Comune,
Pilhes si nascose per diversi anni in Ariège[14].
Dopo le dimissioni di Mac-Mahon,
Victor Pilhes occupò un posto di direttore al Palais de l’Élysée, appena
diventato residenza del presedente della Republica, sotto la presidenza di
Jules Grévy, una funzione relativamente tranquilla dopo
una vita così ricca di eventi. Dopo un'emorragia
cerebrale, fu ricoverato all'ospedale Charenton
e questo valoroso combattente per la libertà morì il 2 novembre. È
sepolto a Saint-Maurice (Val-de-Marne)[15].
[1] Nel
dipartimento dell'Ariège nella regione dell'Occitania
[3] Armand Barbès (Pointe-à-Pitre
-Guadalupa- 18 settembre 1809 - L'Aia -Paesi Bassi- 26 giugno 1870) è
stato un rivoluzionario repubblicano francese e un feroce e risoluto oppositore
della monarchia di luglio. Viene ricordato come un uomo la cui vita è
incentrata su due giorni: 12 maggio 1839, giorno della rivolta in cui i
repubblicani tentarono di rovesciare il re, Luigi Filippo. Le sue azioni poco
ponderate in questo giorno hanno portato a una condanna all'ergastolo; fu,
tuttavia, liberato dalla rivoluzione
del 1848; e Il 15 maggio 1848, il giorno in cui i manifestanti hanno invaso
l'Assemblea nazionale, dove Barbès ha servito, per circa tre settimane, come
deputato. Lo scopo apparente dei manifestanti era di sollecitare il governo ad
esercitare qualsiasi influenza potesse sostenere la liberazione della Polonia.
Le cose sono andate fuori controllo, tuttavia, e Barbès è stato coinvolto in
quello che è stato percepito come un colpo di stato attraverso l'imposizione di
un governo provvisorio. Barbès fu nuovamente imprigionato, ma fu graziato da Napoleone
III nel 1854.
Fuggì in esilio nei Paesi Bassi, dove morì il 26 giugno 1870, poche settimane
prima della fine del Secondo Impero in Francia.
[4] Alexandre-Auguste Ledru-Rollin (Parigi, 2 febbraio 1807 – Fontenay-aux-Roses, 31
dicembre 1874) è stato un avvocato e politico francese, di parte democratica e
repubblicana.
[6] La Montagne
è il nome preso dal gruppo di repubblicani (i "democ-socs", "democratici-socialisti")
che all'Assemblea costituente nazionale del 1848 e all'Assemblea legislativa del
1849, cercano di difendere, contro gli attacchi del partito dell'Ordine (il partito
di Luigi
Bonaparte e dei repubblicani moderati, le conquiste politiche e alcuni vantaggi
sociali della rivoluzione del febbraio 1848. Ledru-Rollin[4] ne fu l'organizzatore.
[7] L'assedio
di Roma ebbe luogo fra il 3 giugno e il 2 luglio 1849, quando il generale Oudinot,
inviato dal presidente della Seconda
Repubblica francese Luigi
Napoleone, tentò per la seconda volta l'assalto a Roma, capitale della neo proclamata
Repubblica Romana. L'assedio si concluse con la vittoria e l'ingresso dei francesi
a Roma che vi insediarono un provvisorio governo militare in attesa del ritorno
di papa Pio IX.
[8] Si riferiva al colpo di stato del 18 Brumaio anno VIII
(9 novembre 1799), organizzato da Emmanuel-Joseph Sieyès, guidato da Lebrun, Cambaceres
ma, soprattutto, eseguito da Napoleone Bonaparte, e che
segnò la fine del Direttorio e la rivoluzione francese, e segnò l'inizio del consolato
e della scalata di Napoleone I.
[9] Ex residenza dei re di Francia, divenne
la sede del Tribunale dei Rivoluzionari ed una prigione,
durante la Rivoluzione Francese. Dopo la Restaurazione nel XIX secolo, la Conciergerie continuò ad essere utilizzata come prigione per
prigionieri importanti.
[10] Marianne: società segreta repubblicana dei dipartimenti
occidentali. Il suo obiettivo era rovesciare il governo risultante dal colpo
di stato del 2 dicembre 1851 e proclamare la Repubblica. Secondo il "Costituzionale"
del 17 dicembre 1851, Marianne sarebbe stata la parola d'ordine delle società segrete
repubblicane che dovevano essere utilizzate per un'insurrezione generale pianificata
per il 1852 (ma che non ebbe luogo). In realtà, c'erano
"Marianne" prima del 1851 da quando i contadini degli Allier si raggrupparono
nella società segreta Marianne Fields, manifestata il 14 giugno 1849 dopo la schermaglia
a Parigi il 13
giugno.
[11] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e
attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta,
del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
[12] Pierre
Terrail de Bayard [Pontcharra, 1476 – Rovasenda (?), 30 aprile 1524] è stato un
condottiero e cavaliere medievale francese, italianizzato poi in Baiardo (incerto
il luogo di morte, Romagnano Sesia o Rovasenda). Signore di Bayard, si è particolarmente
distinto durante le guerre d'Italia del XVI secolo. Le sue gesta
gli valsero diversi soprannomi tra cui "Il cavaliere senza macchia e senza
paura" o il "buon cavaliere"; fu l'ultimo grande rappresentante della
cavalleria medievale, famoso giostratore e spadaccino.
[13] Nel dipartimento
del Lot nella regione dell'Occitania.
[14] Dipartimento
francese della regione Occitania.
[15] Dipartimento
francese della regione dell'Île-de-France.