venerdì 6 settembre 2019

03-08-01 - Étienne FAURE

ÉTIENNE FAURE

  


Il 23 agosto 1837, a Saint-Étienne, nacque Étienne Faure detto «collo storto» a causa di una malformazione. Era un calzolaio, venditore ambulante, attivista anarchico e membro del Comune di Saint-Étienne.

Nel novembre 1867, presentò il progetto di costituzione della société des ouvriers cordonniers pour la confection de la chaussure (società degli operai calzolai per la confezione della calzatura), e diresse lo sciopero dei calzolai del 1868. Nello stesso, anno era insieme agli operai passementiers[1] stéphanoise[2], ciò ha permesso l’apertura di una prima sede dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (A.I.T.). Nel febbraio 1870, fu uno dei fondatori del Circolo dei lavoratori dove dominavano i liberi pensatori.

All'inizio del 1871, Faure militava al Club de la rue de la Vierge, a Saint-Étienne, covo dei rivoluzionari animati dallo spirito dell'Internazionale. Oltre Étienne Faure, al club vi aderivano Durbize, Antoine Chastel, Adrien Jolivalt (che diventarono esponenti importanti dell'insurrezione comunarda) e radunò alla sua causa i lavoratori e il popolo stéphanoise[2], e che sarà l'iniziatore della rivolta del 1871.

Il 24 marzo, fece parte della delegazione che andò l’Hôtel de Ville (il Municipio), fece procedere all'arresto delle autorità municipali e costituì il comitato insurrezionale. Faure ricevette il posto di commissario centrale di polizia municipale che occupò per tre giorni. In questa veste, fece affiggere un manifesto che chiamava il popolo alla calma in attesa dell'elezione di una Comune.

Alla fine del marzo 1871, quando la Comune di Saint-Étienne fu sconfitta, le autorità militari rioccuparono l'Hôtel de Ville, la polizia si recò a casa di Étienne Faure per arrestarlo; lui si rifiutò di aprire, allora la polizia dovette chiamare un fabbro, ma nel frattempo «Collo Storto» sfondò il muro che lo divideva dell'appartamento a fianco e riuscì a fuggire e a raggiungere la Svizzera rifugiandosi a Ginevra.

La corte d'assise di Riom[3] lo condannò in contumacia, il 29 febbraio 1872, alla deportazione in un recinto fortificato.

In esilio a Ginevra, fece parte della Società dei rifugiati. Nel 1872 pubblicò un opuscolo in cui si espresse senza mezzi termini sul conto di alcuni suoi compagni, Durbize e Jolivalt, che «hanno ben meritato della borghesia étiennese». Scrisse una poesia, La Commune de Saint-Étienne, per festeggiare il primo anniversario.

Nel 1877 fu tra i fondatori dell'Association anarchiste de production des cordonniers (calzolai) a Ginevra. I firmatari degli statuti erano, oltre a Faure, Jules Roger, Charles Van Wonterghem, Alphonse Tollet, Etienne Lemoine, Pierre Bernard, Alexandre Archangelsky e Serge Jastremsky.

L’8 maggio 1879, la sua pena venne commutata in sei anni di esilio, e il 13 marzo 1880, beneficiando dell’amnistia, Étienne Faure tornò in Francia e continuò la sua militanza nel "Cercle des travailleurs (Circolo dei lavoratori)" fondato nell'aprile 1877, che aveva visto l’adesione di numerosi lavoratori ed in particolare i falegnami.

Fu particolarmente attivo nelle riunioni anarchiche e nella diffusione della stampa libertaria, tanto che, nel mese di ottobre 1880, rapporti della polizia segnalavano la sua presenza alle riunioni politiche radicali e socialiste a Saint-Étienne. Nel novembre 1880 protestò perché non era stato iscritto nelle liste elettorali. Il 10 ottobre 1881 tenne una conferenza sul socialismo al circolo dell'Unione dei lavoratori e vi espose la sua concezione di un collettivismo antiparlamentare da realizzare con la Rivoluzione. Il 17 aprile 1882, ad una riunione dei comitati radicali-socialisti, chiese la soppressione del bilancio della polizia.

Aveva ripreso il suo mestiere di calzolaio e vendeva i giornali rivoluzionari a casa sua, rue Saint-Jacques, 82, che fungeva da appuntamento e anche da luogo di riunione agli elementi anarchici di Saint-Étienne. Il 21 novembre 1882 fu arrestato con Ricard[4] e accusato nel processo detto dei 66[5], per affiliazione all'Internazionale anarchica. Il 13 marzo 1883 fu condannato dalla Corte d'appello di Lione a due anni di carcere, cinque anni di sorveglianza e cinque anni di privazione dei diritti civili. Alla fine della detenzione a Clairvaux, chiese di avvicinarsi alla madre anziana e senza risorse che abitava ancora a Saint-Étienne. Nonostante l'opposizione della polizia che temeva che ricostituisse gruppi internazionalisti, gli fu permesso di stabilirsi al Creux, vicino a Saint-Chamond, agli arresti domiciliari. Tornato in seguito a Saint-Étienne, riprese contatto con gli anarchici e diffuse nuovamente la loro stampa. Il 30 aprile 1890, protestò contro gli arresti e contro l'occupazione della Borsa del Lavoro da parte della forza pubblica.

Nel 1892, prima del processo di Ravachol[6], faceva il commerciante ambulante, in rue du Treuil, a Saint-Étienne, ed è stato ancora arrestato con Régis Faure[7] e Ricard[2]. Due anni dopo, abitava in rue de Marengo, 3, ed esercitava ancora la stessa professione. L'anno successivo si dedicò ad interventi umoristici nelle riunioni elettorali del partito socialista, predicò l'astensionismo, mise manifesti del Libertario firmati: il candidato astensionista Étienne Faure. Ne pose anche uno scritto da lui.

Depositario dei Temps Nouveaux di Jean Grave[8], continuò la sua propaganda in molti modi, dirigendo cori di bambini durante una serata cantante organizzata dai compagni (agosto 1897), proponendo verso il 1900-1901 la costituzione di un'associazione di difesa degli inquilini «contro la rapacità dei proprietari», partecipando ad una campagna antimilitarista nel 1905. Insomma, sempre molto attivo, non smise di figurare sulle liste degli anarchici da sorvegliare.

Diventato vecchio, Étienne Faure, si sedeva su una sedia, in place du Peuple, distribuiva volantini libertari "Né Dio né padrone" e che per sopravvivere vendeva pozioni e piante medicinali o la formula dell'acqua sedativa Raspail, e gli succedeva di distribuire qualche strofa o improvvisato una sua composizione: "Balliamo la farandola, Viva il suono! viva il suono! Balliamo la farandola, Viva il suono del denaro!".

«Il suo stato di servizio politico, la sua verve-gouailleuse, il suo spirito inventivo» avevano fatto di Étienne Faure «il tipo più popolare di Saint-Étienne». Bisognava vedere con quale entusiasmo organizzava dei infantili che dirigeva «magistralmente per la più grande gioia dei bambini... e dei genitori, e questo con delle canzoni di Béranger». Così si esprime su di lui J.F. Gonon nella sua Histoire de la chanson stéphanoise e Orézienne, p. 379. 

Quando morì a Saint-Étienne, il 1º febbraio 1911, militanti e amici si impegnarono per acquistare una bara a colui che, per una lunga vita, se ne era andato «tutto storto pervorrendo il suo cammino diritto». Al suo funerale vennero numerosi militanti del movimento anarchico e anche Sébastien Faure[5], pure lui nativo di Saint-Étienne e leader nazionale del movimento libertario.



[1] Lavoratori di filo di qualsiasi tipo (vegetale, animale, metalli ...) usato nella decorazione di indumenti o architettura d'interni, ed intrecciatori di perline, pizzo , frange, finiture, nastro.

[2] Étienne è la variante francese di Stefano, Stéphanoise (italianizzato in stephanesi) è quindi il nome con cui si identifica la città di Saint-Étienne e ai suoi cittadini.

[3] Nel dipartimento del Puy-de-Dôme nella regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.

[4] Jean-Baptiste Ricard (Saint-Etienne, 6 febbraio 1859). Tipografo e mercante itinerante. Militante anarchico di Saint Etienne, coinvolto nel processo dei 66[2].

[5] Il cosiddetto "processo dei 66" si riferisce al processo che vide imputati un gruppo di anarchici (tra cui Kropotkin), accusati di un attentato contro il Teatro Bellecour di Lione (ottobre 1882). Il processo iniziò l'8 gennaio 1883, a Lione, l'accusa agli anarchici era: «D'esser (...) stati affiliati o fatto atto d'atto d'affiliazione ad una società internazione, avente per obiettivo di provocare la sospensione del lavoro, l'abolizione del diritto della proprietà, della famiglia, della patria, della religione e di aver anche commesso attentati contro la pace pubblica». Il 19 gennaio, gli imputati lessero una dichiarazione per spiegare «quello che è l'anarchia e chi sono gli anarchici». Ma, condanne molto dure vennero emesse il 28 gennaio contro gli imputati: 4 anni di carcere per gli anarchici Kropotkin, Emile Gautier, Joseph Bernard, Pierre Martin, Toussaint Bordat... e da sei mesi a tre anni per 39 altri loro compagni.

[6] Ravachol, pseudonimo di François Koenigstein (Saint-Chamond Loire 14 ottobre 1859 - Montbrison, 11 luglio 1892) è stato un anarchico illegalista e propagandista del fatto francese. Il 1° maggio del 1891 il governo francese fece reprimere una manifestazione a Fourmies con l'uso delle armi, 14 persone furono uccise e 40 ferite. Nello stesso giorno a Clichy la polizia arrestò alcuni anarchici che avevano usato delle armi, furono condannati a lunghe detenzioni e ai lavori forzati. Per vendetta, l'11 marzo del 1892 Ravachol mise una bomba nella casa del giudice di Clichy e il 27 marzo in casa del procuratore. Nello stesso mese organizzò un attentato presso una caserma di Parigi. Gli attentati provocarono grossi danni ma non fecero vittime. Ravachol fu riconosciuto dal proprietario di un ristorante nel quale si trovava e arrestato. Alla vigilia del suo processo (26 aprile) il proprietario fu assassinato da una bomba messa nel suo ristorante. Fu condannato ai lavori forzati a vita ma due mesi più tardi il processo passò al tribunale di Montbrison dove era stato accusato di omicidio e la condanna fu trasformata in condanna a morte per ghigliottinamento.

[7] Sébastien Faure (Saint-Étienne, 6 gennaio 1858 - Royan 14 luglio 1942) è stato un pedagogista, un propagandista e un militante anarchico francese. È stato uno dei principali sostenitori, insieme al russo Voline (Vsévolod Mijáilovich Eichenbaum), della forma organizzativa anarchica conosciuta come anarchismo di sintesi o sintetismo, rifacendosi alla teoria dell'anarchismo senza aggettivi. Nel 1894 è uno degli accusati del cosiddetto "Processo dei trenta", in cui le autorità francesi provarono, ma senza riuscirvi, a reprimere il movimento anarchico francese accusando alcuni noti esponenti del movimento transalpino. L'anno seguente fonda insieme a Louise Michel il periodico «Le Libertaire» (Il libertario), che pubblicherà i propri numeri dal novembre 1895 al giugno 1914.

[8] Jean Grave (Le Breuil-sur-Couze, Francia, 16 ottobre 1854 - Vienne-en-Val, Francia, 8 dicembre 1939) è stato un importante militante anarchico francese. Inizialmente socialista, diviene anarchico dal 1880, quando comincia a popolarizzare le idee di Kropotkin e ad essere particolarmente attivo in vari giornali, principalmente Le Révolté di Élisée Reclus. Nel 1892 pubblica La società morente e l'anarchia (prefazione di Octave Mirbeau) che, nel 1894 gli costerà un processo e la condanna a 2 anni di carcere (nonostante le testimonianze di Élisée Reclus, Paul Adam e Bernard Lazare) per «induzione al saccheggio, alla morte, alla rapina, all’incendio ecc.». Nello stesso anno è implicato anche nel cosiddetto "Processo dei trenta" [2] ma questa volta viene assolto. Il vuoto lasciato da «Le Révolté» dopo l'avvenuta sospensione delle pubblicazioni nel marzo del 1894, viene coperto da un nuovo giornale: «Les Temps Nouveaux», che sarà pubblicato dal 4 maggio 1894 all'8 agosto 1914. Al momento della sua interruzione, nell'agosto 1914, il titolo contava 982 numeri e due numeri speciali. Les Temps Nouveaux pubblicò anche 72 opuscoli stampati in 10.000 copie. La maggior parte degli animatori del giornale, precedentemente pacifista, si unì alle fila degli Alleati durante la prima guerra mondiale, in particolare attraverso il Manifesto dei Sedici e la pubblicazione nel maggio 1916 di bollettini favorevoli alla Union sacrée. Jean Grave assunse un ruolo rilevante rispetto all'importanza che storicamente assunse il giornale, grazie anche alla collaborazione di Kropotkin, Élisée Reclus. Durante la prima guerra mondiale, si attirò le ire di gran parte del movimento anarchico firmando con Kropotkin ed altri libertari un Manifesto anarchico a favore della guerra.