ÉTIENNE
FAURE
Il 23 agosto 1837, a Saint-Étienne,
nacque Étienne Faure detto «collo storto» a causa di una malformazione. Era un
calzolaio, venditore ambulante, attivista anarchico e membro del Comune di
Saint-Étienne.
Nel novembre 1867, presentò il progetto di
costituzione della société des ouvriers cordonniers pour la
confection de la chaussure (società degli operai calzolai per la confezione della calzatura), e
diresse lo sciopero dei calzolai del 1868. Nello stesso, anno era insieme agli
operai passementiers[1]
stéphanoise[2], ciò ha permesso l’apertura di una
prima sede dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (A.I.T.). Nel febbraio 1870, fu uno dei
fondatori del Circolo dei lavoratori dove
dominavano i liberi pensatori.
All'inizio del 1871, Faure
militava al Club
de la rue de la Vierge, a Saint-Étienne,
covo dei rivoluzionari animati dallo spirito dell'Internazionale.
Oltre Étienne Faure, al club vi
aderivano Durbize,
Antoine
Chastel, Adrien
Jolivalt (che diventarono esponenti importanti dell'insurrezione
comunarda) e radunò alla sua causa i lavoratori e il popolo stéphanoise[2], e che sarà
l'iniziatore della rivolta
del 1871.
Il 24 marzo,
fece parte della delegazione che andò l’Hôtel de Ville (il
Municipio), fece procedere all'arresto delle autorità municipali e costituì il
comitato insurrezionale. Faure ricevette il posto di commissario centrale di
polizia municipale che occupò per tre giorni. In questa veste, fece affiggere
un manifesto che chiamava il popolo alla calma in attesa dell'elezione di una Comune.
Alla fine del marzo 1871,
quando la Comune di
Saint-Étienne fu sconfitta, le autorità militari rioccuparono l'Hôtel de
Ville, la polizia si recò a casa di Étienne Faure per arrestarlo; lui si
rifiutò di aprire, allora la polizia dovette chiamare un fabbro, ma nel
frattempo «Collo Storto» sfondò il muro che lo divideva dell'appartamento a
fianco e riuscì a fuggire e a raggiungere la Svizzera
rifugiandosi a Ginevra.
La corte d'assise di Riom[3] lo condannò in
contumacia, il 29 febbraio 1872, alla deportazione in un recinto fortificato.
In esilio a Ginevra, fece
parte della Società dei rifugiati. Nel 1872 pubblicò un opuscolo in cui si
espresse senza mezzi termini sul conto di alcuni suoi compagni, Durbize
e Jolivalt,
che «hanno ben meritato della borghesia étiennese». Scrisse una poesia, La Commune de Saint-Étienne, per festeggiare il primo anniversario.
Nel 1877 fu tra i fondatori
dell'Association anarchiste de production des cordonniers (calzolai) a Ginevra.
I firmatari degli statuti erano, oltre a Faure, Jules Roger, Charles Van
Wonterghem, Alphonse Tollet, Etienne Lemoine, Pierre Bernard, Alexandre
Archangelsky e Serge Jastremsky.
L’8 maggio
1879, la sua pena venne commutata in sei anni di esilio, e il 13 marzo 1880, beneficiando
dell’amnistia,
Étienne Faure tornò in Francia e continuò la sua militanza nel "Cercle des
travailleurs (Circolo dei lavoratori)" fondato
nell'aprile 1877, che aveva visto l’adesione di numerosi lavoratori ed in
particolare i falegnami.
Fu particolarmente attivo nelle riunioni anarchiche e nella diffusione della stampa libertaria, tanto che, nel mese di ottobre 1880, rapporti della polizia segnalavano la sua presenza alle riunioni politiche radicali e socialiste a Saint-Étienne. Nel novembre 1880 protestò perché non era stato iscritto nelle liste elettorali. Il 10 ottobre 1881 tenne una conferenza sul socialismo al circolo dell'Unione dei lavoratori e vi espose la sua concezione di un collettivismo antiparlamentare da realizzare con la Rivoluzione. Il 17 aprile 1882, ad una riunione dei comitati radicali-socialisti, chiese la soppressione del bilancio della polizia.
Aveva ripreso il suo mestiere
di calzolaio e vendeva i giornali rivoluzionari a casa sua, rue Saint-Jacques,
82, che fungeva da appuntamento e anche da luogo di riunione agli elementi
anarchici di Saint-Étienne.
Il 21 novembre 1882 fu arrestato con Ricard[4] e accusato nel
processo detto dei 66[5], per affiliazione
all'Internazionale
anarchica. Il 13 marzo 1883 fu condannato dalla Corte d'appello di Lione a due
anni di carcere, cinque anni di sorveglianza e cinque anni di privazione dei
diritti civili. Alla fine della detenzione a Clairvaux, chiese di avvicinarsi
alla madre anziana e senza risorse che abitava ancora a Saint-Étienne.
Nonostante l'opposizione della polizia che temeva che ricostituisse gruppi
internazionalisti, gli fu permesso di stabilirsi al Creux, vicino a
Saint-Chamond, agli arresti domiciliari. Tornato in seguito a Saint-Étienne,
riprese contatto con gli anarchici e diffuse nuovamente la loro stampa. Il 30
aprile 1890, protestò contro gli arresti e contro l'occupazione della Borsa del
Lavoro da parte della forza pubblica.
Nel 1892, prima del processo di Ravachol[6], faceva il commerciante ambulante, in
rue du Treuil, a Saint-Étienne,
ed è stato ancora arrestato con Régis Faure[7] e Ricard[2]. Due anni dopo, abitava in
rue de Marengo, 3, ed esercitava ancora la stessa professione. L'anno
successivo si dedicò ad interventi umoristici nelle riunioni elettorali del
partito socialista, predicò l'astensionismo, mise manifesti del Libertario firmati: il candidato
astensionista Étienne Faure. Ne pose anche uno scritto da lui.
Depositario dei Temps Nouveaux di Jean Grave[8],
continuò la sua propaganda in molti modi, dirigendo cori di bambini durante una
serata cantante organizzata dai compagni (agosto 1897), proponendo verso il
1900-1901 la costituzione di un'associazione di difesa degli inquilini «contro
la rapacità dei proprietari», partecipando ad una campagna antimilitarista nel
1905. Insomma, sempre molto attivo, non smise di figurare sulle liste degli
anarchici da sorvegliare.
Diventato vecchio, Étienne Faure, si sedeva su una
sedia, in place du Peuple, distribuiva volantini libertari "Né Dio né padrone" e che per
sopravvivere vendeva pozioni e piante medicinali o la formula dell'acqua
sedativa Raspail, e gli succedeva di distribuire qualche strofa o improvvisato
una sua composizione: "Balliamo la farandola, Viva il suono! viva il
suono! Balliamo la farandola, Viva il suono del denaro!".
«Il suo stato di servizio politico, la sua verve-gouailleuse, il suo spirito inventivo» avevano fatto di Étienne Faure «il tipo più popolare di Saint-Étienne». Bisognava vedere con quale entusiasmo organizzava dei infantili che dirigeva «magistralmente per la più grande gioia dei bambini... e dei genitori, e questo con delle canzoni di Béranger». Così si esprime su di lui J.F. Gonon nella sua Histoire de la chanson stéphanoise e Orézienne, p. 379.
Quando morì a Saint-Étienne, il 1º febbraio 1911, militanti e amici si impegnarono per acquistare una bara a colui che, per una lunga vita, se ne era andato «tutto storto pervorrendo il suo cammino diritto». Al suo funerale vennero numerosi militanti del movimento anarchico e anche Sébastien Faure[5], pure lui nativo di Saint-Étienne e leader nazionale del movimento libertario.
[1] Lavoratori di
filo di
qualsiasi tipo (vegetale, animale, metalli ...) usato nella decorazione di
indumenti o architettura d'interni, ed intrecciatori di perline, pizzo , frange, finiture, nastro.
[2] Étienne
è la variante francese di Stefano, Stéphanoise (italianizzato in stephanesi) è
quindi il nome con cui si identifica la città di Saint-Étienne
e ai suoi cittadini.
[3] Nel dipartimento del
Puy-de-Dôme nella regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.
[4] Jean-Baptiste Ricard (Saint-Etienne,
6 febbraio 1859). Tipografo
e mercante itinerante. Militante anarchico di Saint
Etienne, coinvolto nel processo dei 66[2].
[5] Il cosiddetto "processo dei 66" si riferisce al
processo che vide imputati un gruppo di anarchici (tra cui Kropotkin), accusati
di un attentato contro il Teatro Bellecour di Lione (ottobre
1882). Il processo iniziò l'8 gennaio 1883, a Lione,
l'accusa agli anarchici era: «D'esser (...) stati affiliati o fatto atto d'atto
d'affiliazione ad una società internazione, avente per obiettivo di provocare
la sospensione del lavoro, l'abolizione del diritto della proprietà, della
famiglia, della patria, della religione e di aver anche commesso attentati
contro la pace pubblica». Il 19 gennaio, gli imputati lessero una dichiarazione
per spiegare «quello che è l'anarchia e chi sono gli anarchici». Ma, condanne
molto dure vennero emesse il 28 gennaio contro gli imputati: 4 anni di carcere
per gli anarchici Kropotkin, Emile Gautier, Joseph Bernard, Pierre Martin,
Toussaint Bordat... e da sei mesi a tre anni per 39 altri loro compagni.
[6] Ravachol, pseudonimo di François Koenigstein (Saint-Chamond
Loire 14 ottobre 1859 - Montbrison, 11 luglio 1892) è stato un anarchico
illegalista e propagandista del fatto francese. Il 1° maggio del 1891 il
governo francese fece reprimere una manifestazione a Fourmies con l'uso delle
armi, 14 persone furono uccise e 40 ferite. Nello stesso giorno a Clichy la
polizia arrestò alcuni anarchici che avevano usato delle armi, furono
condannati a lunghe detenzioni e ai lavori forzati. Per vendetta, l'11 marzo
del 1892 Ravachol mise una bomba nella casa del giudice di Clichy e il 27 marzo
in casa del procuratore. Nello stesso mese organizzò un attentato presso una
caserma di Parigi. Gli attentati provocarono grossi danni ma non fecero
vittime. Ravachol fu riconosciuto dal proprietario di un ristorante nel quale
si trovava e arrestato. Alla vigilia del suo processo (26 aprile) il
proprietario fu assassinato da una bomba messa nel suo ristorante. Fu
condannato ai lavori forzati a vita ma due mesi più tardi il processo passò al
tribunale di Montbrison dove era stato accusato di omicidio e la condanna fu
trasformata in condanna a morte per ghigliottinamento.
[7] Sébastien Faure (Saint-Étienne, 6 gennaio 1858 - Royan 14
luglio 1942) è stato un pedagogista, un propagandista e un militante anarchico
francese. È stato uno dei principali sostenitori, insieme al russo Voline
(Vsévolod Mijáilovich Eichenbaum), della forma organizzativa anarchica
conosciuta come anarchismo di sintesi o sintetismo, rifacendosi alla teoria
dell'anarchismo senza aggettivi. Nel 1894 è uno degli accusati del cosiddetto
"Processo dei trenta", in cui le autorità francesi provarono, ma
senza riuscirvi, a reprimere il movimento anarchico francese accusando alcuni
noti esponenti del movimento transalpino. L'anno seguente fonda insieme a Louise
Michel il periodico «Le Libertaire» (Il libertario), che pubblicherà i
propri numeri dal novembre 1895 al giugno 1914.
[8] Jean Grave (Le Breuil-sur-Couze, Francia, 16 ottobre 1854 -
Vienne-en-Val, Francia, 8 dicembre 1939) è stato un importante militante
anarchico francese. Inizialmente socialista, diviene anarchico dal 1880, quando
comincia a popolarizzare le idee di Kropotkin e ad essere particolarmente
attivo in vari giornali, principalmente Le Révolté di Élisée
Reclus. Nel 1892 pubblica La società morente e l'anarchia (prefazione di
Octave Mirbeau) che, nel 1894 gli costerà un processo e la condanna a 2 anni di
carcere (nonostante le testimonianze di Élisée
Reclus, Paul Adam e Bernard Lazare) per «induzione al saccheggio, alla
morte, alla rapina, all’incendio ecc.». Nello stesso anno è implicato anche nel
cosiddetto "Processo dei trenta" [2] ma questa volta viene assolto.
Il vuoto lasciato da «Le Révolté» dopo l'avvenuta sospensione delle
pubblicazioni nel marzo del 1894, viene coperto da un nuovo giornale: «Les
Temps Nouveaux», che sarà pubblicato dal 4 maggio 1894 all'8 agosto 1914. Al
momento della sua interruzione, nell'agosto 1914, il titolo contava 982 numeri
e due numeri speciali. Les Temps Nouveaux pubblicò anche 72 opuscoli stampati
in 10.000 copie. La maggior parte degli animatori del giornale, precedentemente
pacifista, si unì alle fila degli Alleati durante la prima guerra mondiale, in
particolare attraverso il Manifesto dei Sedici e la pubblicazione nel maggio
1916 di bollettini favorevoli alla Union sacrée. Jean Grave assunse un ruolo
rilevante rispetto all'importanza che storicamente assunse il giornale, grazie
anche alla collaborazione di Kropotkin, Élisée
Reclus. Durante la prima guerra mondiale, si attirò le ire di gran parte
del movimento anarchico firmando con Kropotkin ed altri libertari un Manifesto
anarchico a favore della guerra.