mercoledì 25 settembre 2019

04-01-G5 – Ricciotti GARIBALDI

RICCIOTTI GARIBALDI

 

 

Ricciotti Garibaldi è stato un politico, patriota e condottiero italiano, figlio di Anita e Giuseppe Garibaldi.

Nato a Montevideo, in Uruguay, il 24 febbraio 1847, Ricciotti trascorse l'infanzia tra Nizza, Caprera e l'Inghilterra. Quarto figlio di Giuseppe Garibaldi, venne così chiamato in ricordo di Nicola Ricciotti[1], fucilato dai borbonici nel corso della spedizione dei Fratelli Bandiera. Sposò l'inglese Constance Hopcraft, con la quale tentò sfortunate imprese commerciali in America ed in Australia. Fu eletto membro della Camera dei deputati del Regno d'Italia dal 1887 al 1890.

Dopo l'unità d'Italia, Ricciotti andò a vivere assieme al padre sull'isola di Caprera. Qui conobbe Bakunin che fu ospite di Garibaldi per quattro giorni a Caprera nel 1863. Dal 1865 si stabilì a Napoli, iniziando a propagandare idee repubblicane e libertarie. Nel marzo 1864, assieme al fratello Menotti, il giovane Ricciotti accompagnò il padre nel suo viaggio in Inghilterra, durato circa due mesi, in quella che fu la sua prima comparsa pubblica.

Arruolatosi nelle Guide a cavallo del corpo dei volontari garibaldini, prese parte nel 1866 alla terza guerra d'indipendenza. Ricevette il battesimo del fuoco durante la battaglia di Bezzecca, guidando una carica contro gli austriaci e portando la bandiera del reggimento. L'anno successivo, sempre a seguito del padre, partecipò al fallito tentativo di conquistare Roma, combattendo il 26 ottobre 1867 alla conquista di Monterotondo e nella Battaglia di Mentana al comando di uno squadrone di Guide a cavallo.

Nel 1867 Ricciotti, con Raffaele Piccoli[2], aderì ad un movimento filo-repubblicano guidato in Calabria da un vecchio garibaldino, l'avvocato Giuseppe Giampà[3], che aveva dato nascita al foglio politico "La luce calabra", propugnante fortemente l'ideale repubblicano. Il movimento sostenne, tra il 6 e 7 maggio 1870, il tentativo di fondare la repubblica libertaria, di ispirazione bakunista di Filadelfia, nei territori compresi fra Filadelfia, Maida, Curinga (in Calabria, provincia di Vibo Valentia la prima, provincia di Catanzaro le altre) che, tuttavia, venne stroncato incruentemente dall'arrivo delle truppe del Regio Esercito con l'arresto dei principali capi dopo pochi giorni. Ricciotti, sfuggito all'arresto, tentò un'ultima difesa occupando temporaneamente Monterosso Calabro, prima che il movimento venisse definitivamente disperso a seguito di uno scontro a Cortale (provincia di Catanzaro); quindi si nascose a Cortale presso il massone e liberale Antonio Cefaly[4] che lo convinse a desistere dal proseguire la lotta. Sebbene l'attività del piccolo movimento repubblicano si fosse esaurita presto, l'episodio ebbe echi giudiziari e parlamentari rilevanti.

Nell'ottobre 1870, dopo la caduta del Secondo Impero, venne con suo padre a servire la Francia, all'interno dell'armata dei Vosgi[5]. partecipò alla guerra franco-prussiana, combattendo nei Vosgi[*].Il 19 novembre 1870, a capo di un corpo di 800 franchi di tiratori, attaccò i prussiani a Chatillon-sur-Seine[6], che occupò. Comandò, come maggiore, la quarta brigata di volontari garibaldini che conquistò a Pouilly, durante la battaglia di Digione[7], la bandiera del 61º reggimento prussiano della Pomerania, l'unica bandiera prussiana persa durante questa guerra che si conclude con la sconfitta della Francia,

Alla firma dell'armistizio franco prussiano, la municipalità di Lione gli offrì il comando della Guardia Nazionale cittadina, incarico che rifiutò su suggerimento del padre, memore delle incomprensioni avute a Montevideo comandando come straniero truppe patriottiche, portandosi a Parigi per osservare lo svolgersi delle vicende della sua Comune.

Il suo impegno rivoluzionario proseguì quando Giuseppe Garibaldi ruppe definitivamente con Mazzini, prendendo posizione favorevole verso la Prima Internazionale dei Lavoratori e nel novembre 1871 Ricciotti era a Londra dove visitò Karl Marx e nella sua casa incontrò anche Engels. La sua popolarità fra circoli operai e anarchici aumentava e, dopo la morte di Giuseppe Mazzini, assieme a qualche mazziniano ed a qualche garibaldino, fondò, nell'agosto 1872, riunendo 300 persone al teatro Argentina, l'associazione dei Franchi cafoni o "associazione dei Liberi Cafoni", denominazione con richiami contadini, e probabilmente di ispirazione bakuniana con cui avrebbe voluto riunire i democratici italiani per organizzare la "democrazia pura". Il nome dell'organo di stampa del movimento: "Spartacus" è indicativo dei propositi rivoluzionari dell'associazione, che tra i suoi obiettivi poneva quello del suffragio universale. L'associazione ben presto assunse i caratteri di associazione di ideali socialisti finendo in poco tempo per essere disciolta dalla questura romana.

Nel 1874 si sposò con l'inglese Constance Hopcraft trasferendosi per 7 anni in Australia dove nacque il figlio Peppino. Nel 1897 combatté in Grecia nella battaglia di Domokos[8], dove i garibaldini si sacrificarono lasciando sul campo, tra gli altri, il deputato repubblicano Antonio Fratti[9], per coprire la ritirata all'esercito greco, e nel 1912 a Drisko, al comando di un corpo di camicie rosse, combattendo in difesa della Grecia contro l'Impero Ottomano. Convinto interventista, non partecipò direttamente -ormai non più giovane- alla prima guerra mondiale, animando, tuttavia, il fronte interno. Successivamente, nei primi anni del dopoguerra, manifestò il suo appoggio all'impresa dannunziana, offrendosi per supportare con i suoi uomini l'estensione al Montenegro delle vocazioni espansionistiche dei legionari fiumani. Aderì al fascismo, ricevendo personalmente Benito Mussolini, conosciuto durante il periodo irredentista, in occasione di una sua visita a Caprera il 2 giugno 1923.

Ricciotti Garibaldi è morto a Riofreddo, il 17 luglio 1924.



[1] Nicola Ricciotti (Frosinone, 11 giugno 1797 - Vallone di Rovito, 25 luglio 1844) è stato un patriota italiano del Risorgimento. Partecipò ai moti del gennaio 1821, assieme ai suoi fratelli Domenico (1790 – 1861) e Giacomo (1794 – 1827). A seguito del fallimento del tentativo insurrezionale, dovette fuggire insieme a Giacomo, mentre Domenico fu arrestato dalla polizia pontificia. A Pontecorvo partecipò alla presa di Rieti e alla battaglia di Antrodoco. Sconfitti dagli Austriaci, dopo cinque mesi dal tentativo insurrezionale di Frosinone i due fratelli Ricciotti si consegnarono alla giustizia papale. Nicola confessò (seguendo una strategia processuale) la sua appartenenza alla Carboneria, di cui le autorità erano già peraltro a conoscenza; fu ugualmente condannato a morte, pena poi commutata nel carcere a vita. Nel 1831, liberato a seguito dell'amnistia concessa da papa Gregorio XVI, si recò in esilio in Corsica, dove conobbe Giuseppe Mazzini. Partecipò quindi ai moti del 1831 in Romagna e nelle Marche. Poiché anche queste insurrezioni fallirono, nel 1833 riparò in Francia, a Marsiglia, dove incontrò Giuseppe Garibaldi. Mazzini lo incaricò poi (1844) di preparare moti insurrezionali in Italia. Si unì ai Fratelli Bandiera, in occasione della spedizione in Calabria. Catturato dai borbonici e condotto nel Vallone di Rovito, presso Cosenza, morì fucilato assieme ai fratelli Attilio ed Emilio Bandiera e agli altri compagni.

[2] Raffaele Piccoli (Castagna, 10 ottobre 1819 – Catanzaro, 27 agosto 1880) è stato un patriota e rivoluzionario italiano.

[3] Giuseppe Giampà (... – ...) è stato un giornalista e patriota italiano. Avvocato a Girifalco, giornalista calabrese e vecchio garibaldino, di idee filo-unitarie repubblicane e fondatore del foglio politico "La luce calabra". Si trattava di una rivista dichiaratamente repubblicana, pubblicata a Catanzaro, che venne anche sottoposta a ripetuti sequestri e processi, e le cui vicende lo portarono in contatto epistolare con Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini che gli espressero la loro solidarietà. Tra il 1869 e il 1870, insieme a Ricciotti Garibaldi e Raffaele Piccoli ideò e tentò di creare la Repubblica di Filadelfia, dove sostenne l'ideale repubblicano di Mazzini. Dopo la repressione incruenta del moto repubblicano da parte delle truppe regie, venne arrestato nel maggio 1870 per i disordini provocati.

[4] Antonio Cefaly, nome completo Francesco Antonio Maria Cefaly (Cortale, 10 novembre 1850 – Roma, 4 aprile 1928), è stato un politico e imprenditore italiano.

[5] L’Armata dei Vosgi(*) è stata una parte dell’esercito della terza repubblica francese comandata da Giuseppe Garibaldi e che era formata principalmente da volontari provenienti da Polonia, Italia, Irlanda, Inghilterra, Spagna e America. Comprendeva anche i francesi che erano fedeli al loro paese, ma dissentivano dai vincoli che univa l'esercito regolare francese. Questi uomini erano spesso membri dei franchi-tireur, le forze della guerriglia che ha combattuto al di fuori del campo di applicazione della dell'esercito regolare. L’Armata era organizzata in quattro brigate: la prima comandata dal Generale Bossack, la seconda dal colonnello Delpeck, la terza da Menotti Garibaldi, la quarta brigata era sotto il comando da Ricciotti Garibaldi. Il capo di stato maggiore per l'esercito dei Vosgi era il generale Bordone (**). Tra le altre cose, Bordone era incaricato di procurare tutte le forniture di cui l’Armata aveva bisogno. Quando il governo francese, alla fine del mese di gennaio, si arrese all'esercito prussiano, l’Armata dei Vosgi, il 10 marzo, si sciolse.

(*) I Vosgi sono una catena montuosa dell'Europa centro-occidentale, che si estende lungo il lato occidentale della valle del Reno in direzione nord-ovest, da Belfort a Magonza.

(**) Philippe Toussaint Joseph Bordone, alias "General Bordone", era un medico e chirurgo navale nato il 1 novembre 1821 ad Avignone e morto a Parigi il 29 febbraio 1892. Di origini italiane che aveva seguito Giuseppe Garibaldi nella spedizione nelle due Sicilie. Il 7 ottobre 1870, con il battello Ville de Paris, raggiunse la Corsica e, per ingannare la sorveglianza della marina italiana, continuò il viaggio su una piccola barca. Indi prese a bordo Giuseppe Garibaldi, che sbarcò a Marsiglia, per portare il proprio soccorso alla Repubblica che aveva sostituito il potere assoluto di Napoleone III.

[6] Nel dipartimento dell'Hauts-de-Seine nella regione dell'Île-de-France.

[7] Capoluogo del dipartimento della Côte-d'Or capitale della storica regione della Borgogna.

[8] La battaglia di Domokos venne combattuta il 17 maggio 1897 nei pressi della cittadina di Domokos, nella Grecia centrale, nell'ambito della guerra greco-turca: lo scontro vide contrapposti l'armata greca guidata dal Principe Costantino ed un esercito ottomano sotto il generale Edhem Pascià, e si concluse con la vittoria di quest'ultimo.

[9] Antonio Fratti (Forlì, 15 maggio 1845 – Domokos, 17 maggio 1897) è stato un patriota, politico, avvocato e pubblicista italiano.