RICCIOTTI GARIBALDI
Ricciotti
Garibaldi è stato un politico, patriota e condottiero italiano, figlio di Anita
e Giuseppe Garibaldi.
Nato a Montevideo,
in Uruguay, il 24 febbraio 1847, Ricciotti trascorse l'infanzia tra Nizza, Caprera
e l'Inghilterra. Quarto figlio di Giuseppe
Garibaldi, venne così chiamato in ricordo di Nicola Ricciotti[1],
fucilato dai borbonici nel corso della spedizione dei Fratelli Bandiera. Sposò
l'inglese Constance Hopcraft, con la quale tentò sfortunate imprese commerciali
in America ed in Australia. Fu eletto membro della Camera dei deputati del
Regno d'Italia dal 1887 al 1890.
Dopo
l'unità d'Italia, Ricciotti andò a vivere assieme al padre sull'isola di Caprera.
Qui conobbe Bakunin
che fu ospite di Garibaldi
per quattro giorni a Caprera nel 1863. Dal 1865 si stabilì a Napoli, iniziando
a propagandare idee repubblicane e libertarie. Nel marzo 1864, assieme al
fratello Menotti, il giovane Ricciotti accompagnò il padre nel suo viaggio in Inghilterra,
durato circa due mesi, in quella che fu la sua prima comparsa pubblica.
Arruolatosi
nelle Guide a cavallo del corpo dei volontari garibaldini, prese parte
nel 1866 alla terza guerra d'indipendenza. Ricevette il battesimo del fuoco
durante la battaglia di Bezzecca, guidando una carica contro gli austriaci e
portando la bandiera del reggimento. L'anno successivo, sempre a seguito del
padre, partecipò al fallito tentativo di conquistare Roma, combattendo il 26
ottobre 1867 alla conquista di Monterotondo e nella Battaglia di Mentana al
comando di uno squadrone di Guide a cavallo.
Nel 1867 Ricciotti, con Raffaele Piccoli[2],
aderì ad un movimento filo-repubblicano guidato in Calabria da un vecchio
garibaldino, l'avvocato Giuseppe Giampà[3],
che aveva dato nascita al foglio politico "La luce calabra", propugnante fortemente l'ideale
repubblicano. Il movimento sostenne, tra il 6 e 7 maggio 1870, il tentativo di
fondare la repubblica libertaria, di ispirazione bakunista di Filadelfia, nei
territori compresi fra Filadelfia, Maida, Curinga (in Calabria, provincia di
Vibo Valentia la prima, provincia di Catanzaro le altre) che, tuttavia, venne
stroncato incruentemente dall'arrivo delle truppe del Regio Esercito con
l'arresto dei principali capi dopo pochi giorni. Ricciotti, sfuggito
all'arresto, tentò un'ultima difesa occupando temporaneamente Monterosso
Calabro, prima che il movimento venisse definitivamente disperso a seguito di
uno scontro a Cortale (provincia di Catanzaro); quindi si nascose a Cortale
presso il massone e liberale Antonio Cefaly[4]
che lo convinse a desistere dal proseguire la lotta. Sebbene l'attività del
piccolo movimento repubblicano si fosse esaurita presto, l'episodio ebbe echi
giudiziari e parlamentari rilevanti.
Nell'ottobre 1870,
dopo la caduta
del Secondo Impero, venne con suo padre
a servire la Francia, all'interno dell'armata dei Vosgi[5].
partecipò alla guerra
franco-prussiana, combattendo nei Vosgi[*].Il 19 novembre 1870, a capo di un
corpo di 800 franchi di tiratori, attaccò i prussiani a Chatillon-sur-Seine[6],
che occupò. Comandò, come maggiore, la quarta brigata di volontari garibaldini che
conquistò a Pouilly, durante la battaglia di Digione[7],
la bandiera del 61º reggimento prussiano della Pomerania, l'unica bandiera
prussiana persa durante questa guerra
che si conclude con la sconfitta della Francia,
Alla firma
dell'armistizio franco prussiano, la municipalità di Lione gli
offrì il comando della Guardia Nazionale cittadina, incarico che rifiutò su
suggerimento del padre,
memore delle incomprensioni avute a Montevideo comandando come straniero truppe
patriottiche, portandosi a Parigi per osservare lo svolgersi delle vicende
della sua Comune.
Il suo impegno rivoluzionario proseguì
quando Giuseppe Garibaldi
ruppe definitivamente con Mazzini, prendendo posizione favorevole verso la Prima Internazionale dei Lavoratori e nel novembre 1871 Ricciotti era a Londra
dove visitò Karl Marx
e nella sua casa incontrò anche Engels. La sua popolarità fra circoli operai e
anarchici aumentava e, dopo la morte di Giuseppe Mazzini, assieme a qualche
mazziniano ed a qualche garibaldino, fondò, nell'agosto 1872, riunendo 300
persone al teatro Argentina, l'associazione dei Franchi cafoni o
"associazione dei Liberi Cafoni", denominazione con richiami
contadini, e probabilmente di ispirazione bakuniana con cui avrebbe voluto
riunire i democratici italiani per organizzare la "democrazia pura".
Il nome dell'organo di stampa del movimento: "Spartacus" è
indicativo dei propositi rivoluzionari dell'associazione, che tra i suoi
obiettivi poneva quello del suffragio universale. L'associazione ben presto
assunse i caratteri di associazione di ideali socialisti finendo in poco tempo
per essere disciolta dalla questura romana.
Nel
1874 si sposò con l'inglese Constance Hopcraft trasferendosi per 7 anni in
Australia dove nacque il figlio Peppino. Nel 1897 combatté in Grecia nella battaglia
di Domokos[8],
dove i garibaldini si sacrificarono lasciando sul campo, tra gli altri, il
deputato repubblicano Antonio Fratti[9],
per coprire la ritirata all'esercito greco, e nel 1912 a Drisko, al comando di
un corpo di camicie rosse, combattendo in difesa della Grecia contro l'Impero
Ottomano. Convinto interventista, non partecipò direttamente -ormai non più
giovane- alla prima guerra mondiale, animando, tuttavia, il fronte interno.
Successivamente, nei primi anni del dopoguerra, manifestò il suo appoggio all'impresa
dannunziana, offrendosi per supportare con i suoi uomini l'estensione al
Montenegro delle vocazioni espansionistiche dei legionari fiumani. Aderì al fascismo,
ricevendo personalmente Benito Mussolini, conosciuto durante il periodo
irredentista, in occasione di una sua visita a Caprera il 2 giugno 1923.
Ricciotti
Garibaldi è morto a Riofreddo, il 17 luglio 1924.
[1] Nicola Ricciotti (Frosinone, 11
giugno 1797 - Vallone di Rovito, 25 luglio 1844) è stato un patriota italiano
del Risorgimento. Partecipò ai moti del gennaio 1821, assieme ai suoi
fratelli Domenico (1790 – 1861) e Giacomo (1794 – 1827). A seguito del
fallimento del tentativo insurrezionale, dovette fuggire insieme a Giacomo,
mentre Domenico fu arrestato dalla polizia pontificia. A Pontecorvo partecipò
alla presa di Rieti e alla battaglia di Antrodoco. Sconfitti dagli Austriaci,
dopo cinque mesi dal tentativo insurrezionale di Frosinone i due fratelli
Ricciotti si consegnarono alla giustizia papale. Nicola confessò
(seguendo una strategia processuale) la sua appartenenza alla Carboneria, di
cui le autorità erano già peraltro a conoscenza; fu ugualmente condannato a
morte, pena poi commutata nel carcere a vita. Nel 1831, liberato a
seguito dell'amnistia concessa da papa Gregorio XVI, si recò in esilio in Corsica, dove
conobbe Giuseppe Mazzini. Partecipò quindi ai moti del 1831 in Romagna e nelle
Marche. Poiché anche queste insurrezioni fallirono,
nel 1833 riparò in Francia, a Marsiglia,
dove incontrò Giuseppe
Garibaldi. Mazzini lo incaricò poi (1844) di preparare moti
insurrezionali in Italia. Si unì ai Fratelli Bandiera, in occasione della
spedizione in Calabria. Catturato dai borbonici e condotto nel Vallone di
Rovito, presso Cosenza, morì fucilato assieme ai fratelli Attilio ed Emilio
Bandiera e agli altri compagni.
[2] Raffaele Piccoli (Castagna, 10
ottobre 1819 – Catanzaro, 27 agosto 1880) è stato un patriota e rivoluzionario
italiano.
[3] Giuseppe Giampà (... – ...) è stato
un giornalista e patriota italiano. Avvocato a Girifalco, giornalista
calabrese e vecchio garibaldino, di idee filo-unitarie repubblicane e fondatore
del foglio politico "La luce calabra". Si trattava di una rivista
dichiaratamente repubblicana, pubblicata a Catanzaro, che venne anche sottoposta
a ripetuti sequestri e processi, e le cui vicende lo portarono in contatto
epistolare con Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini che gli espressero la loro
solidarietà. Tra il 1869 e il 1870,
insieme a Ricciotti Garibaldi e Raffaele Piccoli ideò e tentò di creare la
Repubblica di Filadelfia, dove sostenne l'ideale repubblicano di Mazzini.
Dopo la repressione incruenta del moto repubblicano da parte delle truppe
regie, venne arrestato nel maggio 1870 per i disordini provocati.
[4] Antonio Cefaly, nome completo
Francesco Antonio Maria Cefaly (Cortale, 10 novembre 1850 – Roma, 4 aprile
1928), è stato un politico e imprenditore italiano.
[5] L’Armata dei Vosgi(*) è stata una parte dell’esercito della terza
repubblica francese comandata da Giuseppe
Garibaldi e che era formata principalmente da volontari provenienti da
Polonia, Italia, Irlanda, Inghilterra, Spagna e America. Comprendeva anche i
francesi che erano fedeli al loro paese, ma dissentivano dai vincoli che univa
l'esercito regolare francese. Questi uomini erano spesso membri dei
franchi-tireur, le forze della guerriglia che ha combattuto al di fuori del
campo di applicazione della dell'esercito regolare. L’Armata era organizzata in
quattro brigate: la prima comandata dal Generale Bossack, la seconda dal
colonnello Delpeck, la terza da Menotti
Garibaldi, la quarta brigata era sotto il comando da Ricciotti Garibaldi.
Il capo di stato maggiore per l'esercito dei Vosgi era il generale Bordone (**).
Tra le altre cose, Bordone era incaricato di procurare tutte le forniture di
cui l’Armata aveva bisogno. Quando il governo francese, alla fine del mese di
gennaio, si arrese all'esercito prussiano, l’Armata dei Vosgi, il 10 marzo, si
sciolse.
(*) I Vosgi sono una catena montuosa
dell'Europa centro-occidentale, che si estende lungo il lato occidentale della
valle del Reno in direzione nord-ovest, da Belfort a Magonza.
(**) Philippe Toussaint Joseph Bordone, alias "General
Bordone", era un medico e chirurgo navale nato il 1 novembre 1821 ad Avignone
e morto a Parigi il 29 febbraio 1892. Di origini italiane che aveva seguito Giuseppe
Garibaldi nella spedizione nelle due Sicilie. Il
7 ottobre 1870, con il battello Ville de Paris, raggiunse la Corsica e,
per ingannare la sorveglianza della marina italiana, continuò il viaggio su una
piccola barca. Indi prese a bordo Giuseppe
Garibaldi, che sbarcò a Marsiglia,
per portare il proprio soccorso alla Repubblica
che aveva sostituito il potere assoluto di Napoleone
III.
[6] Nel dipartimento
dell'Hauts-de-Seine nella regione dell'Île-de-France.
[7] Capoluogo
del dipartimento della Côte-d'Or capitale della storica regione della Borgogna.
[8] La battaglia di Domokos venne
combattuta il 17 maggio 1897 nei pressi della cittadina di Domokos, nella
Grecia centrale, nell'ambito della guerra greco-turca: lo scontro vide
contrapposti l'armata greca guidata dal Principe Costantino ed un esercito ottomano
sotto il generale Edhem Pascià, e si concluse con la vittoria di quest'ultimo.
[9] Antonio Fratti (Forlì, 15 maggio
1845 – Domokos, 17 maggio 1897) è stato un patriota, politico, avvocato e
pubblicista italiano.