mercoledì 25 settembre 2019

04-01-S1 – Théodore SAPIA

THEODORE SAPIA



Theodore Sapia è nato a Parigi il 6 gennaio 1838, ed è stato ucciso durante la rivolta del 22 gennaio 1871. Di tendenze blanquiste[1], aveva praticato vari mestieri, ed è stato comandante del 146° battaglione della Guardia Nazionale federata.
A diciassette anni, Theodore Sapia entrò nel 66° reggimento della linea il 3 marzo 1855; diventò caporale il 6 novembre dello stesso anno e divenne poi sergente il 9 gennaio 1861 e fu promosso a sottotenente il 12 agosto 1861. Fece la campagna della Cina e tornò in Francia nel 1862. Nominato esattore in Algeria, non tornò al suo posto e riprese servizio nell'ottobre del 1863; andò in Messico e nel 1866 divenne sottotenente nella legione straniera.
Il 29 agosto 1870 fu nominato, a Chartres[2], capitano della guardia mobile del dipartimento dell’Eure-et-Loir. Venne arrestato per aver proclamato la Repubblica in quella città, dopo essere stato rilasciato, il 14 settembre a Dreux[3] fu cacciato dalla guardia mobile, e il 17 si trasferì a Montrouge, vicino a Parigi, dove viveva la moglie. Sapia si arruolò nella Guardia Nazionale; ancor prima di essere arruolato, rivendicando i suoi servizi militari, venne nominato capitano-tesoriere del 146° battaglione, poi, il 30 settembre, comandante dello stesso battaglione.
L’8 ottobre 1870, Sapia, avrebbe ordinato al sergente maggiore del suo battaglione di venire e convocare la Guardia Nazionale per le 4,00 del pomeriggio; dovevano recarsi nel solito luogo d'incontro, armati e con le cartucce; Secondo quanto riferito, Sapia non riconosceva più gli ordini dello stato maggiore. Le guardie si riunirono, Sapia fece loro un discorso: il governo, secondo lui, era impotente, capace solo di affamare Parigi e non di preparare la guerra. 56 comandanti di battaglione, su un totale di 86, con Felix Pyat, Flourens, Blanqui, avevano deciso di sostituirlo e se Trochu non avesse accettato questo cambiamento, lo avrebbero buttalo fuori dalla finestra. Il giorno prima, Sapia aveva mandato a Belleville, al numero 40 di rue des Amandiers, un militare portatore di un messaggio in cui era riferito dell'incontro, ma il messaggero venne arrestato, la lettera sequestrata, e Sapia messo sotto accusa.
Gli uomini del 146° battaglione arrestarono Sapia e lo portarono a Place Vendome (1° arrondissement). "Vogliono farmi passare –disse- per malato di mente; anche se sono stato malato qualche tempo dopo aver vissuto in paesi caldi, non ho mai perso la chiarezza delle mie idee ... L'energia non è l'esaltazione della follia". Il sindaco del 14° arrondissement, elogiò Sapia, comandante a immagine della popolazione, e il Consiglio di guerra della Guardia Nazionale dell’8° settore, lo ha assolto (tre voti su quattro). Il 23 ottobre riprese il suo comando.
Nel novembre del 1870 era a capo di La Resistance, un giornale democratico e sociale del 14° arrondissement; ebbe la prima idea della "Lega repubblicana della Difesa nazionale ad oltranza" e fece, il 19 novembre 1870, una relazione alla riunione che si tenne alla  rue Maison-Dieu (14° arrondissement), relazione che suscitò reazioni ostili all’Internazionale. Fu corrispondente dal il 14° arrondissement per il giornale blanquista La Patrie en danger (7 settembre-8 dicembre 1870) e poi visse al numero 63 di rue de l'Ouest (sempre 14° arrondissement). Fu lui che, il 6 gennaio del 1871 presiedette la delegazione dei venti arrondissements che scrisse l’Affiche rouge, proclamazione al popolo di Parigi per denunciare il "tradimento" del governo del 4 settembre e per evidenziare tre parole d’ordine: Requisizione generale, Razionamento libero, Attacco in massa. Il manifesto si concludeva con queste parole: "Spazio per il popolo! Spazio alla Comune!”
Il 22 Gennaio 1871, il giorno dopo Buzenval[4], una delegazione di manifestanti viene ricevuta dal vicesindaco Gustave Chaudey. La folla riunita in Place de l'Hôtel-de-Ville era scarsa. Ma verso le tre del pomeriggio arrivarono nella piazza le Guardie Nazionali, guidate da Duval, Rigault e Sapia; quest’ultimo era alla testa delle Guardie Nazionali di Vaugirard. Improvvisamente, un colpo venne sparato da un provocatore. Le guardie mobili bretoni, comandate da Le Bouëdec, installate nel municipio spararono sulla folla per disperderla e le guardie nazionali reagirono.
"Alla prima scarica, Sapia cadde giù lungo le inferriate, la sua testa si frantumò"; accanto a lui, il suo amico Raoul Rigault, che non ha dimenticato la sua morte; e Lissagaray disse che Chaudey venne giustiziato il 23 maggio, fu perché Rigault lo accusò di aver aperto il fuoco il 22 gennaio.
La tomba di Sapia si trova nel cimitero di Montmartre, 30ª divisione, 3ª linea, 4ª sepoltura.



[1] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.
[2] Capoluogo del dipartimento dell'Eure-et-Loir, nella regione del Centro-Valle della Loira.
[3] Nel dipartimento dell'Eure-et-Loir nella regione del Centro-Valle della Loira.
[4] Il 19 gennaio 1871, il giorno successivo all'incoronazione di Guglielmo I di Germania a Imperatore tedesco, il generale francese Louis-Jules Trochu attaccò gli assedianti ad est di Parigi, nel parco di Buzenval, riuscendo ad occupare la città di Saint-Cloud non troppo lontana dal nuovo quartier generale dei loro nemici, situato a Versailles. Trochu riuscì a tenere la posizione per quasi una giornata, ma l'incapacità di altre truppe a lui vicine permise al principe ereditario Federico di rigettarlo dentro la capitale. Buzenval fu l'ultimo tentativo da parte degli assediati di rompere l'accerchiamento nemico e dimostrò che truppe poco addestrate e costituite in gran parte da volontari e mobiles, come nel caso della guarnigione parigina, non erano in grado di affrontare con successo un esercito ben organizzato e comandato come quello tedesco.