lunedì 29 luglio 2019

02-14-RI09 – Raoul RIGAULT

RAOUL RIGAULT



Ecco il ritratto di un personaggio detestato dai simpatizzanti di Versailles che lo descrivevano come: "Un uomo malvagio ... sguazzante nella sporcizia, che vive in mezzo alla marmaglia, canaglia lui stesso (Deliau)"; "Un ragazzo odioso (Jules Claretie[1])"; "Strana figura sinistra questo giovane di venticinque anni che penetra violentemente nella storia come un pazzo (Jules Forni)"; "Uno scorpione, questo Rigault, feto abortito di un bizzarro accoppiamento tra un serpente che striscia per rabbia e di gambero cammina indietro per ignoranza (Morel, Le Pilori des Communeux)"; "Mente squilibrata, col cervello all’incontrario che, in primo luogo ha rotto con la società per pigrizia e spavalderia era destinato a diventare uno pazzo tra i più pericolosi (Émile Zola)"; "Tra tutti, due uomini hanno fatto il pieno dei ruoli principali in questa tragicommedia. Entrambi senza legge, senza la mente o il cuore, nessun altro potere che quello derivante da una radicale mancanza di moralità, nessun altro insegnamento che quello di radunarsi nelle birrerie e nelle taverne. Raoul Rigault e Théophile Ferré, due sinistri mascalzoni che hanno fatto male per il male (Maxime Du Camp[2])".
Raoul Rigault è nato a Parigi il 16 gennaio 1846 ed è stato un rivoluzionario francese, un giornalista e un uomo politico francese. Incolpato dagli amici di Thiers, figura bohemien del Quartiere Latino e giovane lupo dal movimento blanquista[3], Raoul Rigault, delegato per la Sicurezza e anche "Procuratore della Comune", provoca ancora oggi polemiche all'interno di diversi gruppi ideologici, alternativamente amato od odiato per la sua ferocia, la sua lucidità, il suo cinismo mortale o il suo martirio.
Era il figlio di un impiegato al Ministero della Guerra, molto introdotto nei circoli repubblicani. Una famiglia che oggi si può qualificare piccolo borghese, ma con le idee avanzate, repubblicane, al punto che il padre venne inviato come sottoprefetto nel dipartimento francese della Dordogna[4], dopo la rivoluzione del ‘48, incarico che gli fu revocato nel 1851 (colpo di stato di Napoleone III).
Nel 1860, il giovane Raoul frequentò il liceo imperiale di Versailles. Giovane talento, a 16 anni entrò al liceo Louis-le-Grand per prepararsi ad entrare al Politecnico per laurearsi in lettere e scienze. Seguì i corsi da studente esterno e scoprì il Quartiere Latino. Cominciò a divorare libri, giornali, che parlavano in particolare delle rivoluzioni francesi, argomento completamente annacquato al liceo. Durante il primo anno, guidò una rivolta studentesca contro i professori del Louis-le-Grand e venne cacciato via. Per i suoi genitori fu un disastro. Così ruppe i legami con la sua famiglia e per vivere iniziò a fare dei piccoli lavori come dare lezioni private.
Rigault diventò una figura del Quartiere Latino. Ha frequentato tutti gli ambienti e si recava più volte a Belleville nelle riunioni dei lavoratori. Quando molti parlavano di diritti umani e di umanità, lui parlava da uomo di scienza e fece dei piani per un progetto di sedia elettrica per bruciare sacerdoti e profittatori. Pertanto sosteneva quindi apertamente la violenza. Allo stesso tempo, manifestava una sciatta militanza e partecipava a tutte le azioni liceali: scherzi, feste studentesche; utilizzava la risata come arma politica rinominando i nomi delle strade e rimuovendo tutto quello che ricordava la nobiltà, con la spada o col pennello. Rue Saint-André-des-Arts diventava rue "André", boulevard Saint-Germain diventava Saint-Germain e, la migliore, rue Monsieur Le Prince diventò rue "Le".
Questo ci permette di avere un'idea della sua popolarità, perché l'espressione Boul' Mich', (che sta per Boulevard Saint-Michel) inventato da Rigault, è ancora d’attualità[5]. Al funerale del duca di Morny, fratellastro di Napoleone III, Rigault guidò un gruppo di studenti che seminarono il panico gridando "Bis!" al passaggio del carro funebre. C’erano dei lavori alle Tuileries e un cartello che diceva: «Il pubblico non entra qui», Rigault col gesso vi scrisse di seguito: «Sì, qualche volta».
Nel 1864, fu creata la Prima Internazionale. La sezione francese era proudhoniana[6], piuttosto moderata, molto concentrata sul movimento cooperativo e la capacità di costruire una para-società negando lo Stato. Essa comprendeva anche i sostenitori del sindacalismo internazionale, che la facevano guadagnare in potenza rivoluzionaria. Inoltre, c'erano i "vecchi" repubblicani del ‘48, che volevano una repubblica più o meno rossa.
E poi c’erano i blanquisti[3], il cui scopo essenziale era prendere il potere insurrezionale.
L’apprendista rivoluzionario Rigault incappò su un libro dedicato a Hébert[7] e firmato Tridon. Egli non esitò ad andare suonare al campanello dello scrittore, che era un luogotenente di Auguste Blanqui. Così Rigault, a 20 anni, venne colpito dal mito Blanqui interessandosi più al movimento rivoluzionario blanquista[3] che agli studi, con l'intento di svolgere opera di collegamento tra i lavoratori e gli studenti.
Nei primi mesi del 1866, fu organizzata una grande riunione clandestina, presso il Café de la Renaissance a Saint-Michel, con la presenza di Blanqui. Rigault andò in compagnia di Gustave Tridon, dei fratelli Edmond e Leonce Levraud, Gaston Da Costa, Alfred Verlière, Charles Longuet, Genton, Eugène Protot, Largilière e Landowski. Come naturalmente accadeva, c’erano almeno 20 informatori tra loro e così arrivò la polizia. Furono fermati tutti. Questo era il momento in cui la polizia politica, la sicurezza nazionale, erano guidati dal famoso Claude, capo degli infiltrati, con ufficio in rue de Jérusalem. Li difese l’avvocato Gustave Chaudey. Rigault al processo a porte aperte si rifiutò di prestare giuramento su Cristo. Questa fu la sua prima condanna.
Al momento della sua liberazione, affrontò un nuovo progetto allora inedito: mettere in piedi uno schedario di informatori e mettere in piedi una contro-polizia. In 18 mesi, possedeva un elenco di tutti gli uomini di Claude che venivano identificati appena mettevano piede nel Quartiere Latino. A 20 anni, senza mezzi finanziari, diventò efficace quanto la polizia politica, che non potè mai mettere la mano su i suoi archivi.
Tra i suoi amici figurano il blanquista[3] Sapia, il fumettista Pilotell, e la coppia Théophile Ferré-Louise Michel.
Da giovane lavorò con diversi giornali repubblicani. Troviamo la firma Rigault ne La Marseillaise di Rochefort, con cui collaborò occasionalmente. Poi creò Le Barbare (2 numeri), con il sottotitolo "Uguaglianza e collettivismo", seguiti da Démocrite nel dicembre 1868 (3 numeri) in cui si dichiarava un ateo che aveva «la fede nell'umanità», gli valse tre mesi di carcere dalla giustizia bonapartista, e subì successivamente una decina di arresti, tra i quali uno per aver partecipato alla manifestazione in occasione dei funerali di Victor Noir, e un altro, per aver scritto l'opuscolo Le grand Combat. Ha fatto una dozzina di soggiorni in carcere fino al 1870, sempre per motivi politici (su di lui esistevano dei dossier redatti da commissari e informatori della polizia).


I tentativi insurrezionali

Nel 1870, la Francia dichiarò guerra alla Prussia, che finì in quel disastro che conosciamo. I blanquisti[3] tentarono una rivolta alla Villette, che non riuscì. Poi venne la proclamazione della Repubblica il 4 settembre. Rigault non poté partecipare né all'uno né all'altro perché ospite delle patrie galere. Dall’ultimo arresto, il 13 luglio 1870 condannato a quattro mesi di carcere, fu liberato proprio grazie alla rivoluzione del 4 settembre 1870.
Venne formato un governo di Difesa Nazionale con gli "amici", Favre, Trochu, Simon[8], Ferry[9]. Quando Rigault ritornò libero, i suoi contatti giornalistici a La Marseillaise gli furono estremamente utili: venne nominato alla prefettura della polizia politica di Parigi dal nuovo prefetto Antonin Dubost, suo amico, che era stato l'assistente del giornale appena citato. Pur non avendo l'età legale per questa posizione, è stato nominato commissario capo del servizio politico.
Accompagnato da Gaston Da Costa, si precipitò alla prefettura e si appropriò dell'ufficio del capo della Sûreté (Sicurezza). Grazie ad alcune relazioni, mantenne il posto, e gli fu confermata la carica. Cominciò a lavorare come un pazzo furioso. Mise le mani su tutti i dossier della polizia del Secondo Impero, continuò le sue indagini contro gli "agenti segreti" e scoprì tutti i compromessi dei grandi, dei piccoli, le tangenti, ecc.
S'impegnò attivamente nel movimento rivoluzionario. partecipando alle rivolte contro il governo di Difesa Nazionale: il 31 ottobre 1870 e il 22 gennaio 1871.
Il 31 ottobre, dopo il disastro di Sedan, i blanquisti[3] tentarono una nuova rivolta, battaglioni di operai diedero l’assalto all’Hôtel de Ville, sede del governo, facendo prigionieri alcuni esponenti di esso. Ma la mancanza di parola del governo e il sopraggiungere di alcuni battaglioni di borghesi fece fallire il tentativo. Il giorno dopo, il governo arrestò gli autori, si ritornava ai metodi dell’Impero: le prigioni furono riempite, le sortite proibite; Blanqui ritornò in clandestinità, Rigault dovette abbandonare la prefettura. Comunque la sua popolarità nel Quartiere Latino non fu interrotta, anche perché il giorno successivo pubblicò sul giornale di Blanqui, La patrie en danger (La patria in pericolo), i dossier della polizia della Sûreté che egli portò via dalla prefettura, in questo modo tutti gli infiltrati furono "bruciati".
Il 22 gennaio, a seguito dei disastri militari avvenuti in serie ed alle severità dell’assedio prussiano, una folla affluì all'Hôtel de Ville, la Guardia Nazionale rivoluzionaria sparò ancora verso l'edificio governativo, in una simbolica manifestazione di insoddisfazione verso la gestione dell'assedio condotta dai vertici repubblicani. Nessun rappresentante istituzionale si trovava all’interno del municipio parigino: avevano lasciato il comando ad un repubblicano convinto di nome Chaudey ed il servizio di sicurezza al generale Vinoy, uno specialista di repressioni (i massacri di Kabylie, in Algeria, nel 1835, i massacri degli insorti delle Basses-Alpes nel 1851). La Guardia Nazionale rivoluzionaria sparò verso l'edificio governativo, nel centro di Parigi vicino l'Hôtel de Ville, in una simbolica manifestazione d’insoddisfazione verso la gestione dell'assedio condotta dai vertici repubblicani, Chaudey diede l'ordine di sparare alla folla. Tra i morti ci fu Sapia, un amico di Rigault.
Il terzo tentativo fu quello buono il 18 marzo 1871, nel tentativo di difendere i cannoni di Montmartre, il popolo insorse ed iniziò la Comune di Parigi.


Le divisioni della Comune

Raoul Rigault, 24 anni nel 1871, era uno di quei giovani, studenti o "giornalisti" dell'estrema sinistra del Quartiere Latino, che presto furono seguiti dai lavoratori, che si erano radunati attorno a Blanqui, "il Vecchio", per mettere un'organizzazione insurrezionale, il che spiega perché è stato definito un "blanquista[3] furioso". Il suo insolente attivismo propagandistico gli valse, tra il 1867 e il 1869, una decina di condanne.
Durante i giorni delle insurrezioni del 31 ottobre 1870, 22 gennaio e 18 marzo 1871, lo troviamo in azione, mirando ancora alla Prefettura di Polizia. Alla costituzione della Comune, il 20 marzo venne messo a capo della Prefettura. Il 26 marzo venne eletto al Consiglio della Comune dal 7° arrondissement di Parigi e fu tra i membri della Commissione sicurezza.
Fin dall'inizio, l'insurrezione mostrò la sua divisione politica, e il nostro blanquista[3] non ne venne meno. In apertura della prima sessione, propose che Blanqui, imprigionato a Figeac[10] e trasferito a Morleix[11], venisse eletto simbolicamente presidente onorario, che era esattamente ciò che serviva per inasprire i vecchi quarantenni. Delescluze in testa. Questa fu la contraddizione di Rigault: da una parte attivo e dall’altra un ragazzo sotto le dipendenze di papà Blanqui.
Nella stessa riunione, Arnoult propose che tutte le delibere fossero pubbliche: i blanquisti[3] si opposero dicendo che così Versailles sarebbe a conoscenza di tutti i piani!
Charles Proles Raoul Rigault - Pubblicazione del 1898
Nel frattempo, come delegato per la sicurezza, Rigault ritornò alla prefettura della polizia e come c'era da aspettarsi, investì di più nella sua funzione di polizia contro i reazionari che nel suo mandato di rappresentante municipale nell'esercizio.
Approfittando delle difficoltà della Comune a controllare le sue azioni, si attribuì dei poteri esorbitanti e fece sopprimere i suoi avversari politici: animato da una passione anticlericale, prese di mira i religiosi di Parigi; fu lui che procedette, all'inizio di aprile, all'arresto arbitrario di dozzine di personalità civili e religiose dopo il voto unanime del decreto degli ostaggi. Rigault condusse lui stesso gli interrogatori, travolgendo volentieri i sacerdoti con commenti sprezzanti, e fece mettere nelle segrete molti "sospetti". In sette settimane Rigault e i suoi successori alla prefettura Frédéric Cournet e Théophile Ferré fecero arrestare più di 200 religiosi. Rigault fu responsabile dell'arresto di ostaggi, tra i quali Georges Darboy, arcivescovo di Parigi, per rappresaglia contro i massacri perpetrati dai soldati di Thiers, e di numerose incursioni nelle chiese della capitale. Rigault cercò di ottenere dall’Assemblea versagliese lo scambio degli ostaggi della Comune con Blanqui e altri prigionieri.
Inoltre, con i suoi colleghi blanquisti[3], cercò, con vari gradi di successo, di combattere contro gli agenti di Versailles che sciamavano a Parigi.
I metodi di Rigault provocarono molte polemiche all'interno della Comune: lui difese le sue azioni davanti altri funzionari eletti per il prevalere della situazione di emergenza e della guerra civile che conosceva allora la Comune.
Si pose il problema di sapere se si doveva aspettare di attaccare o di essere attaccati da Versailles. Bisognava decidere in fretta. Tuttavia, quando la famosa sortita del 2 aprile venne decisa, l'impazienza e l'improvvisazione portò ad un disastro militare con la morte di Flourens e Duval. Le uscite isteriche di Rigault al Consiglio della Comune puntarono sull’impreparazione dell’attacco.
Questa battaglia persa si concluse con la fucilazione dei sopravvissuti Comunardi da parte dei versagliesi. Quest’ultimo fatto sollevò un'altra famosa questione, quella degli ostaggi. Rigault e Vaillant erano per le esecuzioni degli ostaggi per rappresaglia, mentre Protot si rifiutava di mettersi allo stesso livello dei macellai versagliesi e sosteneva, in qualità di Delegato alla Giustizia, un'azione legale. La Comune prese la peggiore delle decisioni, vale a dire il voto del 5 aprile di un decreto estremamente duro, che prevedeva l’esecuzione di tre sostenitori di Versailles per ogni Comunardo fucilato. Il decreto non venne mai applicato ma diede lo spunto a Thiers di costruire il mito dei Comunardi briganti sanguinari, che appena trovano un versagliese lo uccidevano per vendetta. Peggio ancora, le sole esecuzioni arrivarono dalla personale decisione di Rigault alla fine della Comune, come se l'amarezza di tutto quello che stava accadendo avesse un bisogno di sangue ... Questo è il limite dell'individuo in un movimento rivoluzionario, che finisce di sprofondare in una spirale di violenza. Come tale, l'esecuzione dell'arcivescovo Darboy fu un assoluto errore politico, dettato più dallo sgarbo di aver visto respinto da Thiers la proposta di scambio tra gli ostaggi comunardi (tra cui l’arcivescovo) e Blanqui, che dall’anticlericalismo. Per gli oppositori della Comune, il passaggio per le armi degli ostaggi dei comunardi, senza alcuna utilità, fu un vantaggio per infangare il movimento rivoluzionario parigino negli anni a venire.
Il suo acceso anti-clericalismo provocò la sua destituzione, il 24 aprile, dalla prefettura ma, il 26 aprile, venne nominato procuratore della Comune, incaricato delle indagini sui crimini di guerra commessi dall'esercito di Versailles.
Il 30 aprile votò a favore della costituzione del Comitato di Salute pubblica.
La sua personalità e la sua politica sono state duramente criticate dai sostenitori dell'ordine sociale, ma anche dai Comunardi. Si può tuttavia pensare che non fosse quella feroce tigre assetata di sangue che alcuni vedevano in lui. A volte viene descritto come un uomo buono e, per quanto riguarda gli ostaggi, sarebbe stato, se si crede alle ultime confidenze a Maxime Vuillaume, pronto a scambiarli contro Blanqui, imprigionato dal governo di Thiers.
Il 23 maggio, all'inizio della Settimana sanguinante, Rigault si recò nella cella di Gustave Chaudey, il responsabile della repressione della manifestazione del 22 gennaio 1871, e lo accusò di aver ordinato le truppe di sparare sui parigini insorti. Chaudey reclamò la sua innocenza, ma Rigault, forse per vendicare la morte del suo amico Sapia, lo fece fucilare.


L’azione politica di Rigault

Rigault riuscì, durante l'intero periodo della Comune, a mantenere l'ordine e di evitare violenze, saccheggi, aggressioni. La Comune, chiaramente, fu forse l'unico esempio di rivoluzione senza atrocità. Questo fu dovuto anche all’efficacia Rigault. Immaginate: niente saccheggi nella capitale in uno stato di insurrezione! I giornali stranieri ne erano stupiti. Senza contare le decine di agenti della Sûreté arrestati che non vennero riutilizzato, come è scandalosa consuetudine nelle più grandi rivoluzioni.
Inoltre, Rigault legiferò con decreto, senza preoccuparsi della legalità come sua abitudine e le decisioni furono sorprendenti in quanto si mostrarono abbastanza innovativi per la difesa dei consumatori nei mercati e nelle fiere pubbliche, vietò il gioco d’azzardo, combatté contro i monopoli, intenti e le posizioni dominanti anticoncorrenziali, lottò contro l'alcolismo, lui che i versagliesi presentavano come un bruto ubriacone e consumatore di assenzio.
Vietò anche la stampa di tendenza versagliese che continuò per altro ad essere pubblicata tranquillamente, che gli valse un braccio di ferro con Vallès che difendeva il diritto inalienabile di esprimere le proprie opinioni.
L'anticlericalismo fu in lui una costante: favorì l'occupazione delle chiese e la loro trasformazione in club politici. Nel resto della Francia, fu considerato uno scandalo.
Perquisizioni fatte in alcune chiese si rilevarono interessanti in quanto venne scoperto un nascondiglio di armi di grandi dimensioni in un convento gesuita di rue de Sèvres, il 5 aprile, lo stesso giorno del decreto degli ostaggi.


La fine del giovane insorto

Pilotell — Morte di Raoul Rigault
Quando iniziò la Settimana sanguinante, i blanquisti[3] Rigault, Théophile Ferré, Eudes, Genton, Vermorel decisero di combattere fino alla fine.
Raoul Rigault aveva 25 anni quando venne assassinato, in rue Gay-Lussac, il 24 maggio da un ufficiale di Versailles.
Le forze della reazione non ebbero difficoltà a trovarlo, perché quella mattina, lui che era sempre stato allergico alla divisa, ne aveva indossato per la prima volta una, quella di comandante della Guardia Nazionale. Ad un suo amico, che fu sorpreso nel vederlo, gli rispose: "Oggi l’ho indossata apposta per far vergognare coloro che nascondono la loro uniforme. E se moriamo, aggiunse con una risata, vogliamo almeno morire in modo corretto. Questo serve per i posteri" e mentre alcuni funzionari eletti, pensavano di fuggire dalla repressione, Raoul Rigault si recò alle barricate del Quartiere latino. Fu fatto prigioniero da un gruppo soldati del 17° battaglione dei cacciatori di Versailles che, vista la divisa che indossava, lo scambiarono per un ufficiale comunardo. Venne portato davanti ad un ufficiale che, puntandogli una pistola alla tempia, gli ordinò di gridare «viva Versailles». Lui che aveva dichiarato con orgoglio, durante il suo arresto, la sua identità e le sue opinioni rivoluzionarie, invece di gridare «viva Versailles» lanciò questo grido: "Voi siete degli assassini! Viva la Comune! Abbasso gli assassini!".
Dopo lo sparo, Rigault si accasciò con il cranio fracassato; "la testa piangeva sangue", scrisse la sua amica Louise Michel. Il suo cadavere, spogliato dai soldati dagli oggetti di valore e dalle scarpe, giacque abbandonato per tutto il giorno sul marciapiede di rue Gay-Lussac.
Per anni corsero voci: Rigault è stato visto lì, e ancora là, è ancora vivo? Il suo fantasma spaventava i borghesi e dava coraggio ai proletari. Questo vuol dire che non visse invano.





[1] Jules Claretie, all'anagrafe Arsène-Arnaud Claretie, (Limoges, 3 dicembre 1840 – Parigi, 23 dicembre 1913), è stato uno scrittore, storico e giornalista francese, direttore della Comédie-Française e Accademico di Francia. 
[2] Maxime Du Camp (8 febbraio 1822-9 febbraio 1894) fu uno scrittore e fotografo francese.
[3] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.
[4] Nella regione Nuova Aquitania.
[5] Nel maggio 1968, in piena contestazione studentesca, il Boulevard Saint-Michel veniva chiamato Boul'Mich’ dagli studenti.
[6] Per proudhoniani s’intendono definire i seguaci del filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon, fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo, da molti studiosi inserito impropriamente nell’ambito di quello che Marx definì socialismo utopistico. L’anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che pone al centro i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati. Gli elementi basilari dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc.
[7] Jacques-René Hébert (Alençon, 15 novembre 1757 – Parigi, 24 marzo 1794) è stato un giornalista e rivoluzionario francese. Fondatore nel 1790 del giornale Le Père Duchesne, iscritto al Club dei Cordiglieri e a quello dei Giacobini, divenne il rappresentante, dopo gli arrabbiati, dell'ala più radicale della Rivoluzione francese, dagli avversari chiamata "gruppo degli esagerati" o hébertisti. Fu arrestato e giustiziato durante il Regime del Terrore.
[8] Jules-François-Simon Suisse, detto semplicemente Jules Simon Lorient 27 dicembre 1814 - Parigi 8 giugno 1896), era un filosofo e statista francese. Oppositore al Secondo Impero, durante la guerra del 1870 divenne membro del governo della difesa nazionale e fu ministro della pubblica istruzione, del culto e delle belle arti del governo provvisorio il giorno dopo il 4 settembre 1870.
[9] Jules François Camille Ferry Saint-Dié-des-Vosges 5 aprile 1832 – Parigi, 17 marzo 1893), è stato un politico francese, oppositore di Napoleone III e tra le più eminenti personalità del partito repubblicano nella Terza Repubblica francese. «Avvocato squattrinato», divenuto sindaco di Parigi alla proclamazione della Repubblica nel settembre 1870, «riuscì a spremersi un patrimonio dalla carestia» della città assediata dai prussiani.
[10] Nel dipartimento del Lot nella regione dell'Occitania.
[11] Nel dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna.