RAOUL
RIGAULT
Ecco il ritratto di un personaggio detestato dai simpatizzanti di Versailles
che lo descrivevano come: "Un uomo malvagio ... sguazzante nella
sporcizia, che vive in mezzo alla marmaglia, canaglia lui stesso (Deliau)";
"Un ragazzo odioso (Jules Claretie[1])";
"Strana figura sinistra questo giovane di venticinque anni che penetra
violentemente nella storia come un pazzo (Jules Forni)"; "Uno
scorpione, questo Rigault, feto abortito di un bizzarro accoppiamento tra un
serpente che striscia per rabbia e di gambero cammina indietro per
ignoranza (Morel, Le Pilori des
Communeux)"; "Mente squilibrata, col cervello
all’incontrario che, in primo luogo ha rotto con la società per pigrizia e
spavalderia era destinato a diventare uno pazzo tra i più pericolosi (Émile
Zola)"; "Tra tutti, due uomini hanno fatto il pieno dei ruoli
principali in questa tragicommedia. Entrambi senza legge, senza la mente o il
cuore, nessun altro potere che quello derivante da una radicale mancanza di
moralità, nessun altro insegnamento che quello di radunarsi nelle birrerie e
nelle taverne. Raoul Rigault e Théophile
Ferré, due sinistri mascalzoni che hanno fatto male per il male (Maxime
Du Camp[2])".
Raoul Rigault è nato a Parigi
il 16 gennaio 1846 ed è stato un rivoluzionario francese, un giornalista e un
uomo politico francese. Incolpato dagli amici di Thiers,
figura bohemien del Quartiere Latino e giovane lupo dal movimento blanquista[3],
Raoul Rigault, delegato per la Sicurezza e anche "Procuratore della Comune",
provoca ancora oggi polemiche all'interno di diversi gruppi ideologici,
alternativamente amato od odiato per la sua ferocia, la sua lucidità, il suo
cinismo mortale o il suo martirio.
Era il figlio di un impiegato
al Ministero della Guerra, molto introdotto nei circoli repubblicani. Una
famiglia che oggi si può qualificare piccolo borghese, ma con le idee avanzate,
repubblicane, al punto che il padre venne inviato come sottoprefetto nel
dipartimento francese della Dordogna[4],
dopo la rivoluzione del ‘48,
incarico che gli fu revocato nel 1851 (colpo di stato di Napoleone
III).
Nel 1860, il giovane Raoul
frequentò il liceo imperiale di Versailles.
Giovane talento, a 16 anni entrò al liceo Louis-le-Grand per prepararsi ad
entrare al Politecnico per laurearsi in lettere e scienze. Seguì i corsi da
studente esterno e scoprì il Quartiere Latino. Cominciò a divorare libri,
giornali, che parlavano in particolare delle rivoluzioni francesi, argomento
completamente annacquato al liceo. Durante il primo anno, guidò una rivolta
studentesca contro i professori del Louis-le-Grand e venne cacciato via. Per i
suoi genitori fu un disastro. Così ruppe i legami con la sua famiglia e per vivere
iniziò a fare dei piccoli lavori come dare lezioni private.
Rigault diventò una figura del
Quartiere Latino. Ha frequentato tutti gli ambienti e si recava più volte a Belleville
nelle riunioni dei lavoratori. Quando molti parlavano di diritti umani e di
umanità, lui parlava da uomo di scienza e fece dei piani per un progetto di
sedia elettrica per bruciare sacerdoti e profittatori. Pertanto sosteneva
quindi apertamente la violenza. Allo stesso tempo, manifestava una sciatta
militanza e partecipava a tutte le azioni liceali: scherzi, feste studentesche;
utilizzava la risata come arma politica rinominando i nomi delle strade e
rimuovendo tutto quello che ricordava la nobiltà, con la spada o col pennello. Rue Saint-André-des-Arts diventava rue "André",
boulevard Saint-Germain diventava Saint-Germain e, la migliore, rue Monsieur Le
Prince diventò rue "Le".
Questo ci permette di avere
un'idea della sua popolarità, perché l'espressione Boul' Mich', (che sta
per Boulevard Saint-Michel) inventato da Rigault, è ancora d’attualità[5]. Al funerale del
duca di Morny, fratellastro di Napoleone
III,
Rigault guidò un gruppo di studenti che seminarono il panico gridando "Bis!"
al passaggio del carro funebre. C’erano dei lavori alle Tuileries
e un cartello che diceva: «Il pubblico non entra qui», Rigault col gesso
vi scrisse di seguito: «Sì, qualche volta».
Nel 1864, fu creata la Prima Internazionale. La sezione francese era proudhoniana[6],
piuttosto moderata, molto concentrata sul movimento cooperativo e la capacità
di costruire una para-società negando lo Stato. Essa comprendeva anche i
sostenitori del sindacalismo internazionale, che la facevano guadagnare in
potenza rivoluzionaria. Inoltre, c'erano i "vecchi" repubblicani del ‘48,
che volevano una repubblica più o meno rossa.
E poi c’erano i blanquisti[3],
il cui scopo essenziale era prendere il potere insurrezionale.
L’apprendista rivoluzionario
Rigault incappò su un libro dedicato a Hébert[7] e
firmato Tridon.
Egli non esitò ad andare suonare al campanello dello scrittore, che era un
luogotenente di Auguste
Blanqui. Così Rigault, a 20 anni, venne colpito dal mito Blanqui
interessandosi più al movimento rivoluzionario blanquista[3] che agli studi,
con l'intento di svolgere opera di collegamento tra i lavoratori e gli
studenti.
Nei primi mesi del 1866, fu
organizzata una grande riunione clandestina, presso il Café de la
Renaissance a Saint-Michel, con la presenza di Blanqui.
Rigault andò in compagnia di Gustave
Tridon, dei fratelli Edmond
e Leonce
Levraud, Gaston
Da Costa, Alfred
Verlière, Charles
Longuet, Genton,
Eugène
Protot, Largilière e Landowski.
Come naturalmente accadeva, c’erano almeno 20 informatori tra loro e così
arrivò la polizia. Furono fermati tutti. Questo era il momento in cui la
polizia politica, la sicurezza nazionale, erano guidati dal famoso Claude, capo
degli infiltrati, con ufficio in rue de Jérusalem. Li difese l’avvocato Gustave
Chaudey. Rigault al processo a porte aperte si rifiutò di prestare
giuramento su Cristo. Questa fu la sua prima condanna.
Al momento della sua
liberazione, affrontò un nuovo progetto allora inedito: mettere in piedi uno
schedario di informatori e mettere in piedi una contro-polizia. In 18 mesi,
possedeva un elenco di tutti gli uomini di Claude che venivano identificati
appena mettevano piede nel Quartiere Latino. A 20 anni, senza mezzi finanziari,
diventò efficace quanto la polizia politica, che non potè mai mettere la mano
su i suoi archivi.
Tra i suoi amici figurano il
blanquista[3] Sapia,
il fumettista Pilotell,
e la coppia Théophile
Ferré-Louise
Michel.
Da giovane lavorò con diversi
giornali repubblicani. Troviamo la firma Rigault ne La
Marseillaise di Rochefort,
con cui collaborò occasionalmente. Poi creò Le Barbare (2 numeri), con
il sottotitolo "Uguaglianza e collettivismo", seguiti da Démocrite
nel dicembre 1868 (3 numeri) in cui si dichiarava un ateo che aveva «la fede
nell'umanità», gli valse tre mesi di carcere dalla giustizia bonapartista, e
subì successivamente una decina di arresti, tra i quali uno per aver partecipato
alla manifestazione in occasione dei funerali di Victor
Noir, e un altro, per aver scritto l'opuscolo Le grand Combat. Ha
fatto una dozzina di soggiorni in carcere fino al 1870, sempre per motivi
politici (su di lui esistevano dei dossier redatti da commissari e informatori
della polizia).
I tentativi insurrezionali
Nel 1870, la Francia dichiarò guerra
alla Prussia, che finì in quel disastro che conosciamo. I blanquisti[3]
tentarono una rivolta
alla Villette, che non riuscì. Poi venne la proclamazione
della Repubblica il 4 settembre. Rigault non poté partecipare né all'uno né
all'altro perché ospite delle patrie galere. Dall’ultimo arresto, il 13 luglio
1870 condannato a quattro mesi di carcere, fu liberato proprio grazie alla rivoluzione
del 4 settembre 1870.
Venne formato un governo
di Difesa Nazionale con gli "amici", Favre,
Trochu,
Simon[8],
Ferry[9].
Quando Rigault ritornò libero, i suoi contatti giornalistici a La
Marseillaise gli furono estremamente utili: venne nominato alla
prefettura della polizia politica di Parigi dal nuovo prefetto Antonin Dubost,
suo amico, che era stato l'assistente del giornale appena citato.
Pur non avendo l'età legale per questa posizione, è stato nominato commissario
capo del servizio politico.
Accompagnato da Gaston
Da Costa, si precipitò alla prefettura e si appropriò dell'ufficio del capo
della Sûreté (Sicurezza). Grazie ad alcune relazioni, mantenne il posto, e gli
fu confermata la carica. Cominciò a lavorare come un pazzo furioso. Mise le
mani su tutti i dossier della polizia del Secondo Impero, continuò le sue indagini contro gli "agenti
segreti" e scoprì tutti i compromessi dei grandi, dei piccoli, le
tangenti, ecc.
S'impegnò attivamente nel
movimento rivoluzionario. partecipando alle rivolte contro il governo
di Difesa Nazionale: il 31
ottobre 1870 e il 22
gennaio 1871.
Il 31
ottobre, dopo il
disastro di Sedan, i blanquisti[3] tentarono una nuova rivolta, battaglioni
di operai diedero l’assalto all’Hôtel
de Ville, sede del governo, facendo prigionieri alcuni esponenti di esso.
Ma la mancanza di parola del governo
e il sopraggiungere di alcuni battaglioni di borghesi fece fallire il
tentativo. Il giorno dopo, il governo
arrestò gli autori, si ritornava ai metodi dell’Impero:
le prigioni furono riempite, le sortite proibite; Blanqui
ritornò in clandestinità, Rigault dovette abbandonare la prefettura. Comunque
la sua popolarità nel Quartiere Latino non fu interrotta, anche perché il
giorno successivo pubblicò sul giornale di Blanqui,
La
patrie en danger (La patria in pericolo), i dossier della polizia della
Sûreté che egli portò via dalla prefettura, in questo modo tutti gli infiltrati
furono "bruciati".
Il 22
gennaio, a seguito dei disastri militari avvenuti in serie ed alle severità
dell’assedio
prussiano, una folla affluì all'Hôtel
de Ville, la Guardia
Nazionale rivoluzionaria sparò ancora verso l'edificio governativo, in una
simbolica manifestazione di insoddisfazione verso la gestione dell'assedio
condotta dai vertici repubblicani. Nessun rappresentante istituzionale
si trovava all’interno del municipio
parigino: avevano lasciato il comando ad un repubblicano convinto di nome
Chaudey ed il servizio di sicurezza al generale Vinoy,
uno specialista di repressioni (i massacri di Kabylie, in Algeria, nel 1835, i
massacri degli insorti delle Basses-Alpes nel 1851). La Guardia
Nazionale rivoluzionaria sparò verso l'edificio governativo, nel centro di
Parigi vicino l'Hôtel
de Ville, in una simbolica manifestazione d’insoddisfazione verso la
gestione dell'assedio condotta dai vertici repubblicani, Chaudey diede
l'ordine di sparare alla folla. Tra i morti ci fu Sapia,
un amico di Rigault.
Il terzo tentativo fu quello
buono il 18
marzo 1871, nel tentativo di difendere i cannoni di Montmartre,
il popolo insorse ed iniziò la Comune di
Parigi.
Le divisioni della Comune
Raoul
Rigault, 24 anni nel 1871, era uno di quei giovani, studenti o
"giornalisti" dell'estrema sinistra del Quartiere Latino, che presto
furono seguiti dai lavoratori, che si erano radunati attorno a Blanqui,
"il Vecchio", per mettere un'organizzazione insurrezionale, il che
spiega perché è stato definito un "blanquista[3] furioso". Il suo
insolente attivismo propagandistico gli valse, tra il 1867 e il 1869, una
decina di condanne.
Durante i
giorni delle insurrezioni del 31
ottobre 1870, 22
gennaio e 18
marzo 1871, lo troviamo in azione, mirando ancora alla Prefettura di
Polizia. Alla costituzione della Comune, il
20
marzo venne messo a capo della Prefettura. Il 26
marzo venne eletto al Consiglio
della Comune dal 7°
arrondissement di Parigi e fu tra i membri della Commissione sicurezza.
Fin dall'inizio,
l'insurrezione mostrò la sua divisione politica, e il nostro blanquista[3] non
ne venne meno. In apertura della prima sessione, propose che Blanqui,
imprigionato a Figeac[10]
e trasferito a Morleix[11],
venisse eletto simbolicamente presidente onorario, che era esattamente ciò che
serviva per inasprire i vecchi quarantenni. Delescluze
in testa. Questa fu la contraddizione di Rigault: da una parte attivo e
dall’altra un ragazzo sotto le dipendenze di papà Blanqui.
Nella stessa riunione, Arnoult
propose che tutte le delibere fossero pubbliche: i blanquisti[3] si opposero
dicendo che così Versailles
sarebbe a conoscenza di tutti i piani!
Charles Proles Raoul Rigault - Pubblicazione del 1898 |
Nel frattempo, come delegato
per la sicurezza, Rigault ritornò alla prefettura della polizia e come c'era da aspettarsi, investì di più nella sua
funzione di polizia contro i reazionari che nel suo mandato di rappresentante
municipale nell'esercizio.
Approfittando delle difficoltà
della Comune
a controllare le sue azioni, si attribuì dei poteri esorbitanti e fece
sopprimere i suoi avversari politici: animato da una passione anticlericale,
prese di mira i religiosi di Parigi; fu lui che procedette,
all'inizio di aprile, all'arresto arbitrario di dozzine di personalità civili e
religiose dopo il voto unanime del decreto degli ostaggi. Rigault
condusse lui stesso gli interrogatori, travolgendo volentieri i sacerdoti con
commenti sprezzanti, e fece mettere nelle segrete molti "sospetti".
In sette settimane Rigault e i suoi successori alla prefettura Frédéric
Cournet e Théophile
Ferré fecero arrestare più di 200 religiosi. Rigault fu responsabile
dell'arresto di ostaggi, tra i quali Georges
Darboy, arcivescovo di Parigi, per rappresaglia contro i massacri
perpetrati dai soldati di Thiers,
e di numerose incursioni nelle chiese della capitale. Rigault cercò di ottenere
dall’Assemblea versagliese lo scambio degli ostaggi della Comune con
Blanqui
e altri prigionieri.
Inoltre, con
i suoi colleghi blanquisti[3], cercò,
con vari gradi di successo, di combattere contro gli agenti di Versailles che sciamavano a Parigi.
I metodi di Rigault provocarono
molte polemiche all'interno della Comune:
lui difese le sue azioni davanti altri funzionari eletti per il prevalere della
situazione di emergenza e della guerra civile che conosceva allora la Comune.
Si pose il problema di sapere
se si doveva aspettare di attaccare o di essere attaccati da Versailles.
Bisognava decidere in fretta. Tuttavia, quando la famosa sortita del 2
aprile venne decisa, l'impazienza e l'improvvisazione portò ad un disastro
militare con la morte di Flourens
e Duval.
Le uscite isteriche di Rigault al Consiglio
della Comune puntarono sull’impreparazione dell’attacco.
Questa battaglia persa si
concluse con la fucilazione dei sopravvissuti Comunardi
da parte dei versagliesi. Quest’ultimo fatto sollevò un'altra famosa questione,
quella degli ostaggi. Rigault e Vaillant
erano per le esecuzioni degli ostaggi per rappresaglia, mentre Protot
si rifiutava di mettersi allo stesso livello dei macellai versagliesi e
sosteneva, in qualità di Delegato alla Giustizia, un'azione legale. La Comune
prese la peggiore delle decisioni, vale a dire il voto del 5
aprile di un decreto estremamente duro, che prevedeva l’esecuzione di tre
sostenitori di Versailles
per ogni Comunardo
fucilato. Il decreto non venne mai applicato ma diede lo spunto a Thiers
di costruire il mito dei Comunardi
briganti sanguinari, che appena trovano un versagliese lo uccidevano per
vendetta. Peggio ancora, le sole esecuzioni arrivarono dalla personale
decisione di Rigault alla fine della Comune,
come se l'amarezza di tutto quello che stava accadendo avesse un bisogno di
sangue ... Questo è il limite dell'individuo in un movimento rivoluzionario,
che finisce di sprofondare in una spirale di violenza. Come tale, l'esecuzione
dell'arcivescovo
Darboy fu un assoluto errore politico, dettato più dallo sgarbo di aver
visto respinto da Thiers
la proposta di scambio tra gli ostaggi comunardi (tra cui l’arcivescovo) e Blanqui,
che dall’anticlericalismo. Per gli oppositori della Comune, il
passaggio per le armi degli ostaggi dei comunardi, senza alcuna utilità, fu un
vantaggio per infangare il movimento rivoluzionario parigino negli anni a
venire.
Il suo acceso
anti-clericalismo provocò la sua destituzione, il 24
aprile, dalla prefettura ma, il 26
aprile, venne nominato procuratore della Comune,
incaricato delle indagini sui crimini di guerra commessi dall'esercito di Versailles.
Il 30
aprile votò a favore della costituzione del Comitato
di Salute pubblica.
La sua
personalità e la sua politica sono state duramente criticate dai sostenitori
dell'ordine sociale, ma anche dai Comunardi. Si può tuttavia pensare che non fosse quella feroce tigre assetata
di sangue che alcuni vedevano in lui. A volte
viene descritto come un uomo buono e, per quanto riguarda gli ostaggi, sarebbe
stato, se si crede alle ultime confidenze a Maxime
Vuillaume, pronto a scambiarli contro Blanqui,
imprigionato dal governo di Thiers.
Il 23
maggio, all'inizio della Settimana
sanguinante, Rigault si recò nella cella di Gustave
Chaudey, il responsabile della repressione della manifestazione del 22
gennaio 1871, e lo accusò di aver ordinato le truppe di sparare sui
parigini insorti. Chaudey
reclamò la sua innocenza, ma Rigault, forse per vendicare la morte del suo amico
Sapia,
lo fece fucilare.
L’azione politica di Rigault
Rigault riuscì, durante
l'intero periodo della Comune, a
mantenere l'ordine e di evitare violenze, saccheggi, aggressioni. La Comune,
chiaramente, fu forse l'unico esempio di rivoluzione senza atrocità. Questo fu
dovuto anche all’efficacia Rigault. Immaginate: niente saccheggi nella capitale
in uno stato di insurrezione! I giornali stranieri ne erano stupiti. Senza
contare le decine di agenti della Sûreté arrestati che non vennero
riutilizzato, come è scandalosa consuetudine nelle più grandi rivoluzioni.
Inoltre, Rigault legiferò con
decreto, senza preoccuparsi della legalità come sua abitudine e le decisioni
furono sorprendenti in quanto si mostrarono abbastanza innovativi per la difesa
dei consumatori nei mercati e nelle fiere pubbliche, vietò il gioco d’azzardo,
combatté contro i monopoli, intenti e le posizioni dominanti
anticoncorrenziali, lottò contro l'alcolismo, lui che i versagliesi
presentavano come un bruto ubriacone e consumatore di assenzio.
Vietò anche la stampa di
tendenza versagliese che continuò per altro ad essere pubblicata tranquillamente,
che gli valse un braccio di ferro con Vallès
che difendeva il diritto inalienabile di esprimere le proprie opinioni.
L'anticlericalismo fu in lui
una costante: favorì l'occupazione delle chiese e la loro trasformazione in club politici.
Nel resto della Francia, fu considerato uno scandalo.
Perquisizioni fatte in alcune
chiese si rilevarono interessanti in quanto venne scoperto un nascondiglio di
armi di grandi dimensioni in un convento gesuita di rue de Sèvres, il 5
aprile, lo stesso giorno del decreto degli ostaggi.
La fine del giovane insorto
Pilotell — Morte di Raoul Rigault |
Quando iniziò la Settimana
sanguinante, i blanquisti[3] Rigault, Théophile
Ferré, Eudes,
Genton,
Vermorel
decisero di combattere fino alla fine.
Raoul Rigault aveva 25 anni
quando venne assassinato, in rue Gay-Lussac, il 24
maggio da un ufficiale di Versailles.
Le forze della reazione non
ebbero difficoltà a trovarlo, perché quella mattina, lui che era sempre stato
allergico alla divisa, ne aveva indossato per la prima volta una, quella di
comandante della Guardia
Nazionale. Ad un suo amico, che fu sorpreso nel vederlo, gli rispose:
"Oggi l’ho indossata apposta per far vergognare coloro che nascondono
la loro uniforme. E se moriamo, aggiunse con una risata, vogliamo almeno
morire in modo corretto. Questo serve per i posteri" e mentre alcuni funzionari eletti, pensavano di fuggire dalla
repressione, Raoul Rigault si recò alle barricate del Quartiere latino. Fu
fatto prigioniero da un gruppo soldati del 17° battaglione dei cacciatori di Versailles
che, vista la divisa che indossava, lo scambiarono per un ufficiale comunardo.
Venne portato davanti ad un ufficiale che, puntandogli una pistola alla tempia,
gli ordinò di gridare «viva Versailles».
Lui che aveva dichiarato con orgoglio, durante il suo
arresto, la sua identità e le sue opinioni rivoluzionarie, invece di gridare «viva
Versailles» lanciò questo grido: "Voi siete degli
assassini! Viva la Comune!
Abbasso gli assassini!".
Dopo lo sparo, Rigault si
accasciò con il cranio fracassato; "la testa piangeva sangue",
scrisse la sua amica Louise
Michel. Il suo cadavere, spogliato dai soldati dagli oggetti di valore e
dalle scarpe, giacque abbandonato per tutto il giorno sul marciapiede di rue
Gay-Lussac.
Per anni corsero voci: Rigault
è stato visto lì, e ancora là, è ancora vivo? Il suo fantasma spaventava i
borghesi e dava coraggio ai proletari. Questo vuol dire che non visse invano.
[1] Jules
Claretie, all'anagrafe Arsène-Arnaud Claretie, (Limoges, 3 dicembre 1840 –
Parigi, 23 dicembre 1913), è stato uno scrittore, storico e giornalista
francese, direttore della Comédie-Française e Accademico di Francia.
[2] Maxime Du Camp (8 febbraio 1822-9
febbraio 1894) fu uno scrittore e fotografo francese.
[3] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e
attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta,
del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
[4] Nella
regione Nuova Aquitania.
[5] Nel maggio 1968, in piena
contestazione studentesca, il Boulevard Saint-Michel veniva
chiamato Boul'Mich’ dagli studenti.
[6] Per proudhoniani s’intendono
definire i seguaci del filosofo francese Pierre-Joseph
Proudhon, fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo, da molti
studiosi inserito impropriamente nell’ambito di quello che Marx
definì socialismo utopistico. L’anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una
società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che pone al centro
i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati. Gli elementi
basilari dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il
controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non
del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli
insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc.
[7] Jacques-René Hébert (Alençon, 15 novembre 1757 – Parigi, 24
marzo 1794) è stato un giornalista e rivoluzionario francese. Fondatore nel
1790 del giornale Le Père Duchesne, iscritto al Club dei Cordiglieri e a quello
dei Giacobini, divenne il rappresentante, dopo gli arrabbiati, dell'ala più
radicale della Rivoluzione francese, dagli avversari chiamata "gruppo degli
esagerati" o hébertisti. Fu arrestato e giustiziato durante il Regime del
Terrore.
[8] Jules-François-Simon Suisse, detto
semplicemente Jules Simon Lorient 27 dicembre 1814 - Parigi 8 giugno 1896), era
un filosofo e statista francese. Oppositore al Secondo Impero, durante la
guerra del 1870 divenne membro del governo della difesa nazionale e fu ministro
della pubblica istruzione, del culto e delle belle arti del governo provvisorio
il giorno dopo il 4 settembre 1870.
[9] Jules
François Camille Ferry Saint-Dié-des-Vosges 5 aprile 1832 – Parigi, 17 marzo
1893), è stato un politico francese, oppositore di Napoleone III e tra le più
eminenti personalità del partito repubblicano nella Terza Repubblica francese.
«Avvocato squattrinato», divenuto sindaco di Parigi alla proclamazione della
Repubblica nel settembre 1870, «riuscì a spremersi un patrimonio dalla
carestia» della città assediata dai prussiani.