venerdì 26 luglio 2019

02-14-LIS03 – Prosper-Olivier LISSAGARAY

PROSPER OLIVIER LISSAGARAY


Hippolyte Prosper-Olivier Lissagaray è nato a Tolosa[1] il 24 novembre 1838 in una famiglia basca da Marie-Louise Olympe Boussès de Fourcaud e Laurent Prosper Lissagaray, di professione farmacista. Quest'uomo piuttosto piccolo e tarchiato, dall'aspetto militare, era noto per la sua indipendenza mentale, il suo temperamento ardente, il suo coraggio fisico unito ad una determinazione politica senza défaillance, che lo hanno portato a duelli, il più famoso dei quali fu quello che lo oppose a suo cugino Paul de Cassagnac, un «mamelucco» del Secondo Impero. Prosper-Olivier è stato un intellettuale, giornalista noto per la sua opera storica sulla Comune di Parigi, evento a cui ha partecipato. Socialista, repubblicano ed anticonformista, non si schierò né per l'Internazionale né per nessun partito, benché le sue simpatie andassero ai blanquisti anticlericali, agli anarchici e al suo amico Amilcare Cipriani.
Alla morte del padre, quando Prosper e il fratello Henri erano piccolissimi, la madre, in difficoltà economiche, citò in giudizio nel 1847 il banchiere Bernard-Adolphe Granier de Cassagnac, marito della cognata Ursule Lissagaray, per ottenere il rimborso dei prestiti fattigli dal marito e risolvere le difficoltà economiche. L'inimicia dividerà per tutta la vita Lissagaray dai cugini Cassagnac.
Hyppolite studiò in un collegio di Aire-sur-l'Adour[2], dove il professore di letteratura, l'abbate Légé, «magro, pallido e tossicchiante come un tisico, un perfetto letterato», divideva gli allievi in due campi: i classici e i romantici. Prosper era tra questi ultimi e con l'amico Paul Lacome d'Estalenx scrisse un romanzo medievale, Les Mystères des Croisades, histoire de Louis VII et Eléonor d'Aquitaine (I misteri delle Crociate, Storia di Luigi VII ed Eleonora d'Aquitania).
Nel 1860, dopo un viaggio in America Lissagaray si trasferì a Parigi, dove fondò una specie di Università Popolare e pubblicò due riviste letterarie: L'Année littéraire et dramatique e la Revue des études littéraires.
Nel 1863, insieme con Juette, un professore di scienze, Albert Leroy e Émile Deschanel, due intellettuali che avevano problemi con la polizia politica del regime, Lissagaray fondò le Conférences de la rue de la Paix, le cui riunioni si tenevano al Casino-Cadet, in rue de la Paix 18. Erano conferenze su temi letterari, scientifici, filosofici e storici, tenute per far conoscere ad un pubblico colto o comune «tutti gli oggetti del pensiero e della curiosità umana presentati in una forma familiare e mondana». A queste conferenze partecipavano personaggi già famosi come Jules Vallès, Eugène Pelletan[3] e Charles Floquet[4], Elisée Reclus.
Si schierò contro l'Impero e il 15 agosto 1868 fondò e pubblicò, ad Auch[5], il giornale L'Avenir, che gli varrà numerose denunce a causa della sua posizione dichiaratamente repubblicana e anti-bonapartista. Il giornale voleva «riunire nel dipartimento di Gers tutte le forze sparse del più grande partito della rivoluzione... ». La linea politica del giornale di Auch era volta a promuovere:
Diritto di riunione e di associazione. Libertà di stampa, parola e coscienza.
Elezioni eque, responsabilità reale degli agenti dello Stato.
Abolizione del pubblico impiego, dei monopoli e delle sovvenzioni.
Separazione tra Chiesa e Stato ed istruzione gratuita e obbligatoria.
Redenzione del debito e abolizione dell'esercito permanente.
Ricerca della pace attraverso liberi accordi democratici.
L'obiettivo della polemica politica era il regime imperiale e, in particolare, il suo parente Bernard Granier de Cassagnac, notabile del Gers[6], deputato dal 1853 e redattore con il figlio Paul del giornale bonapartista Le Pays. L'occasione gli fu data da un caso giudiziario. Nel 1845 un cognato di Granier de Cassagnac era stato condannato a otto anni di carcere per l'omicidio di un certo Dujarier, commesso usando una pistola appartenente a Cassagnac. Scrisse Lissagaray il 20 agosto 1868 su L'Avenir: «Abbiamo la disgrazia di essere parenti prossimi di Granier. Raccolto, allevato in casa nostra dalla carità di nostro padre, ne fu vergognosamente cacciato dopo l'assassinio di Dujarier».
Il 25 agosto rincarò la dose: Bernard Granier de Cassagnac, «nato povero e divorato dal desiderio del successo», quando Luigi Bonaparte era ancora un reietto in carcere, lo coprì d'insulti, e quando il principe salì al potere, Cassagnac, «affamato e sommerso dai debiti» gli offrì i suoi servigi indicandogli i nemici, e diventando il padrone del dipartimento, colui che nomina e destituisce chiunque, «dal prefetto all'ultimo dei funzionari». I suoi figli non sono da meno: il maggiore Paul, «non sapendo ancora tenere una penna in mano, prese una spada e attaccò briga con la gente onesta», il secondo «è ancora tenuto di riserva». Il duello era inevitabile: il 30 agosto si batté con il cugino Paul, temibile spadaccino, e fu ferito non gravemente. Il giorno dopo Lissagaray gli chiese un nuovo duello, ottenendo un rifiuto: «Vi ho già fatto molto onore accettando di essere vostro avversario. Oggi, mi ripugna diventare il vostro salumiere».
In vista delle elezioni politiche del maggio 1869, L'Avenir s'impegnò in favore dei candidati repubblicani e contro Bernard de Cassagnac, ancora una volta candidato bonapartista nel Gers. Non si fecero attendere i sequestri e le condanne: il 5 novembre 1868 Lissagaray fu condannato a 5.000 franchi di ammenda per diffamazione, il 1º dicembre venne sequestrato il giornale per aver ricordato il colpo di Stato del 2 dicembre 1851, il 19 dicembre e il 16 gennaio 1869 finì in carcere per «induzione all'odio contro il governo», il 28 gennaio fu condannato a pagare un'ammenda di 1.200 franchi. Cassagnac fu rieletto, ma con meno consensi. In tutta la Francia i bonapartisti persero 900.000 voti a favore dell'opposizione repubblicana.
Dal 3 agosto 1869 L'Avenir prese il sottotitolo di Journal démocratique du Gers et des Hautes Pyrénées. Lissagaray tornò a Parigi per collaborare a La Réforme politique et sociale, senza lasciare L'Avenir, cui continuò a inviare corrispondenze da Parigi. La collaborazione con La Réforme durò appena un mese. Questo giornale repubblicano era troppo moderato nei confronti del potere bonapartista e il 18 novembre Lissagaray lasciò la sua redazione.
Lissagaray riprese a partecipare ai dibattiti; era un oratore repubblicano ascoltato nei numerosi incontri pubblici che si tenevano a Parigi nei caffè-concerto e in stanze separate delle sale da ballo, alla presenza di un commissario di polizia che vigilava affinché i temi delle riunioni non riguardassero la politica e la religione.
La prigione parigina di Sainte-Pélagie
Ma Lissagaray era soprattutto un giornalista. Già, sotto l'Impero, aveva fatto il suo debutto nel mestiere come editore dell’«Avenir du Gers», poi collaborò a vari giornali, «La Réforme» di Vermorel, La Marseillaise, il giornale fondato il 19 dicembre da Henri Rochefort con Jean-Baptiste Millière redattore capo, lo prese come suo collaboratore, e durante gli eventi della Comune, pubblicherà due giornali effimeri, «L'Action» e «Le tribune du peuple».
La prigione parigina di Sainte-Pélagie
Dal 4 gennaio 1870 piovvero sul suo capo condanne per quanto riportato dai suoi giornali, in particolare venne condannato per «offese verso la persona. dell'Imperatore e dell'imperatrice». Nella prigione di Sainte-Pélagie ritrovò in gennaio Rochefort e i redattori de La Marseillaise finiti in carcere a seguito degli articoli di giornale che avevano denunciato l'omicidio di Victor Noir, commesso dal principe Pierre Napoléon, e sempre in carcere scrisse Jacques Bonhomme. Entretiens de politique primaire (Jacques Bonhomme, Colloquio di politica primaria). Dedicato «alla Repubblica democratica e sociale», il libro riprese articoli già pubblicati sull'Avenir. L'intenzione era quella di dare a quei milioni di francesi «che non sanno una parola del passato, del presente e dei loro diritti» una specie di «catechismo sociale», a loro più utile di «tutte le omelie delle bocche d'oro dell'opposizione». Jacques Bonhomme[7] è l'uomo del popolo, l'eterno vinto, l'autore delle rivoluzioni a vantaggio degli altri. Lissagaray volle che egli comprendesse le cause della sua miseria e scuotesse le catene del giogo che l'opprime: «I mali della resistenza sono grandi, ma quelli della rassegnazione sono peggiori».
Impossibilitato ad inviare articoli a L'Avenir, per non parlare di dirigerlo, Lissagaray lasciò il suo giornale di Gers.
Liberato il 6 aprile 1870, continuò la sua opposizione al regime bonapartista. Napoleone III, per rimediare al crescente discredito dell'Impero, aveva chiamato al governo il liberaleggiante Émile Ollivier[8]. Questi indisse per l'8 maggio un abile plebiscito, con il quale si chiamavano i francesi ad esprimersi a favore delle riforme moderatamente liberali approvate il 20 aprile e contemporaneamente a esprimere il loro appoggio al regime.
Si contava così di dividere l'opposizione, costringendone una parte a votare a favore di Napoleone III pur di non perdere il vantaggio delle riforme, e infatti l'opposizione si divise in astensionisti e in contrari al plebiscito. Lissagaray non si espresse per nessuna delle due opzioni, preferendo continuare a denunciare nelle riunioni pubbliche il regime.
Questo suo impegno gli causò nuove condanne: il 14 maggio sei mesi di prigione dal tribunale di Auch[9] e il 28 maggio un anno di prigione dal tribunale di Parigi per «offese contro l'Imperatore», ma questa volta Lissagaray evitò il carcere essendo espatriato già il 10 maggio a Bruxelles.
Quando la Francia, portata alla guerra contro la Prussia con incosciente leggerezza dal suo governo, subì le prime sconfitte, Lissagaray tornò a Parigi. Il 9 agosto1870 era tra i manifestanti davanti al Palazzo Borbone.
Il 4 settembre fu proclamata la Repubblica e attivato il Governo di difesa nazionale, grazie ad una grande manifestazione popolare, che consegnò ai deputati repubblicani un potere che essi stessi non si aspettavano: «Parigi si mise senza riserve nelle mani di questa Sinistra che essa aveva dovuto costringere a fare la rivoluzione».
In ogni quartiere di Parigi la popolazione si riuniva in assemblee. Assumendo una posizione giacobina[10], il 6 settembre, nella sala Lévis Lissagaray chiese la resistenza a oltranza, organizzando la Repubblica in forma rivoluzionaria, e alle Folies Bergère reclamò l'insurrezione dei dipartimenti contro l'invasore prussiano, tutte cose che il governo era ben lontano dal volere, pensando già a trattare la resa con la Prussia.
Tra i pochi che credevano possibile continuare la guerra era Gambetta, ministro della Guerra delegato a Tours[11], momentanea sede del nuovo governo. Il ministro Gambetta, il 18 settembre, nominò Lissagaray commissario della guerra, a Tolosa[12], con il compito di organizzare nuove leve di soldati. Nel gennaio del 1871, per contrasti con il comandante del campo di Tolosa, si fece aggregare, come capo squadra di Stato maggiore, nell'esercito della Loira comandato dal generale Chanzy. Alla fine del mese vi fu l'armistizio, in febbraio le elezioni dell'Assemblea Nazionale e la costituzione del governo Thiers, in marzo i preliminari di pace con la Germania e il trasferimento dell'Assemblea a Versailles.
Il 18 marzo Parigi reagì al tentativo del governo di disarmarla e insorse, proclamando la Comune, alla quale Lissagaray vi partecipò attivamente. Fondò il giornale L'Action sostenendo a fondo la lotta contro il governo di Thiers e la necessità di accelerare l'attuazione delle riforme socialiste. In esso dichiarava che il giornale:
·   Poiché non riconosce alcuna autorità se non quella della Comune, egli rifiuta qualsiasi conciliazione con il trio di potere formato Favre, Thiers e Picard[13], che definisce Triumgueusat (un'espressione inventata proprio da lui nel 1864 nel L'Avenir du Gers contro i Cassagnac, padre e figli).
·         Denuncia l'inesistenza dei generali e dei giovani capi e l'incapacità dei deputati.
·         Vieta l'interdizione dei giornali anti-commune in antitesi a Vallès.
·     Reclama il programma della Comune: «Abbiamo il diritto di essere ansiosi di realizzare il programma della Comune. Maggiore è il rischio, maggiore è la necessita del programma. [...] Che la Francia, impari più velocemente ... perché Parigi combatte: Questo è il primo dovere, uomini della Comune.
·        Sostiene che gli interessi dei contadini sono eguali a quelli degli operai per cui l'educazione può essere estesa nelle campagne.
Solo 6 numeri di questo giornale compariranno in due settimane e L'Action cessò le pubblicazioni il 9 aprile. Il resto del tempo lo passerà fisicamente con il suo fucile nella difesa delle barricate.
Fondò in seguito Le Tribun du Peuple che uscì dal 17 maggio al 24 maggio 1871. Le sue ultime parole nel giornale furono: «Al fuoco adesso! Non si tratta più di gridare "Viva la Repubblica" ma di viverla!».
Si batté nelle barricate durante la "Settimana sanguinante” fino all'ultimo giorno.
Eleanor Marx
È stato spesso scritto che Lissagaray fu "l'ultimo soldato della Comune che è riuscito a lasciare l'ultima barricata nell'ultimo giorno di sangue". È fuor di dubbio che Lissagaray ha visto molto di quello che racconta nella sua storia, e la sua presenza era reale in combattimento o sui luoghi che descrive. Egli stesso testimonia che era presente nelle barricate già da tre giorni prima della Settimana sanguinante.
Ricercato come molti Comunardi, poi si rifugiò a Bruxelles dove pubblicò Les huit journées de mai derrière les barricades (Le otto giornate di maggio dietro le barricate).
Alla fine del 1871 si trasferì a Londra, dove conobbe e frequentò Marx e la sua famiglia, fidanzandosi segretamente con Eleanor, la terza figlia di Marx. Senza un soldo, lavorando un po’ a destra e un po’ a sinistra, organizzò e partecipò a conferenze, collaborò ai giornali Le Rappel, Le Mot d'ordre, Le courrier de l'Europe, raccolse materiale e testimonianze di tutti i sopravvissuti in esilio a Londra e in Svizzera. Svolse un’intensa attività di consulenza di tutti i documenti relativi alla Comune disponibili al momento, perché "il vincitore cercherà la minima imprecisione per negare tutto il resto". Cominciò così a scrivere la sua Histoire de la Commune de 1871, che venne pubblicata a Bruxelles nel 1876. L'opera fu vietata in Francia ed Eleanor, che nel frattempo aveva dichiarato “tutti i libri sulla Comune che sono apparsi finora sono inutili. L'unica eccezione alla regola generale, è l'opera di Lissagaray”, la tradusse in inglese.
Nel 1880 Eleanor ruppe il fidanzamento e Lissagaray ne considerò responsabile Paul Lafargue, il marito di Laura Marx.
L’11 luglio 1880 il Parlamento francese approvò l'amnistia per i Comunardi, a lungo chiesta da Victor Hugo, e Lissagaray tornò a Parigi, dove continuò la sua lotta creando, nel 1881, il giornale La Bataille politique et sociale, che si fondò con Le Citoyen di Jules Guesde e Paul Lafargue, assumendo il titolo di Le Citoyen et la Bataille..
La collaborazione fu però difficile, in primo luogo a causa di piccoli risentimenti tra Lafargue e Lissagaray, in secondo luogo, perché i giornalisti guesdisti non volevano Lissagaray come redattore. Lissagaray tornò allora ad occuparsi da solo della Bataille, con un programma che cercava di unire tutte le correnti del socialismo francese. Le poche vendite lo costrinsero a cessare le pubblicazioni il 23 gennaio 1886.
Il 25 maggio 1888 Lissagaray diventa segretario generale della Société des Droits de l'Homme et du Citoyen, fondata da Georges Clemenceau, Jules Joffrin ed Arthur Ranc, che si oppose alle mire reazionarie del generale Georges Boulanger[14] e di cui egli ne scrisse il manifesto: Le bilan de Boulanger.
Dopo aver ripreso le pubblicazioni de La Bataille nel gennaio 1889, le sospende nuovamente nell'aprile del 1892. L'anno seguente fondò La Grande Bataille, un giornale in cui denunciò la corruzione del governo e la passività dei deputati socialisti. Il 6 giugno anche La Grande Bataille cessò le pubblicazioni e Lissagaray scrisse ancora qualche articolo nel Germinal di Paschal Grousset. Diresse poi la rivista La Vie algérienne et tunisienne e pubblicò nel 1896 la versione definitiva dell'Histoire de la CommuneStoria della Comune del 1871»), subito vietata in Francia.
Hippolyte Prosper Olivier Lissagaray è morto a Parigi il 25 gennaio 1901, all'età di 63 anni. È stato cremato al Père-Lachaise, in presenza di duemila persone, e lo stesso cimitero ne conserva le sue ceneri. Ad Auch, nel 1903, gli fu dedicato un monumento.




[1] Capoluogo della regione della Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, nella Francia Meridionale.
[2] Nel dipartimento delle Landes nella regione Aquitania-Limosino-Poitou-Charentes.
[3] Scrittore e politico francese (Saint-Palais-sur-Mer, 29 ottobre 1813Parigi, 3 dicembre 1884).
[4] Politico francese (Saint-Jean-Pied-de-Port, 2 ottobre 1828Parigi, 18 gennaio 1896).
[5] Capoluogo del dipartimento del Gers nella regione del Midi-Pirenei.
[6] Dipartimento francese il cui territorio faceva storicamente parte della Guascogna e oggi è compreso nella regione Occitania.
[7] Jacques Bonhomme è il nome attribuito da Jean Froissart a Guillaume Caillet o Callet. In realtà, dietro l'espressione "Jacques Bonhomme", le fonti del tempo designano tutti i ribelli della Grande Jacquerie*. Viene dall'antica "jacques" francese, che significa i contadini, e deriva a causa dell'uso di una giacca corta con lo stesso nome, la "jacque". La cronaca di Jean de Venette specifica che questo soprannome di "Jacques Bonhomme" è stato attribuito dai nobili ai contadini, per trasformarli in ridicolo.
*Jacquerie è un termine francese, ormai entrato nella terminologia storica comune, usato per indicare un'insurrezione popolare (generalmente contadina), spontanea ovvero priva di una preparazione politica, e rivolta di norma, contro il nemico più immediato (il castello del signore locale, l'ufficio di registro catastale o tributario, gli esponenti di un potere autoritario o dittatoriale) e che spesso sfocia nel compimento di azioni di violenta ritorsione (resa dei conti). In maniera più specifica, il termine indica l'insurrezione contadina iniziata il 28 maggio 1358 e conclusasi il 10 giugno dello stesso anno. Il termine è derivato da Jacques Bonhomme, il soprannome dato ai contadini dai nobili.
[8] Olivier Émile Ollivier (Marsiglia, 2 luglio 1825 – Saint-Gervais-les-Bains, 20 agosto 1913) è stato un politico, scrittore e avvocato francese.
[9] Capoluogo del dipartimento del Gers nella regione dell'Occitania.
[10] Con il termine giacobinismo si intende un movimento e un'ideologia politica risalenti all'esperienza del Club dei Giacobini durante la Rivoluzione francese (il club des Jacobins fu un'associazione politica fondata a Parigi nel novembre 1789 con sede nel convento domenicano di San Giacomo -Saint-Jacobus- in rue Saint-Honoré). Il giacobinismo si diffuse in buona parte dell'Europa durante l'epoca rivoluzionaria ed ebbe un'influenza politica notevole nella storia francese per tutto il XIX secolo, in particolare negli eventi della Rivoluzione di luglio, della Rivoluzione francese del 1848 e, soprattutto, nell'esperienza della Comune di Parigi del 1871. Il giacobinismo è sopravvissuto a lungo alla sua fine storica, che viene canonicamente fissata al 1800. Quello che Vovelle ha definito giacobinismo trans-storico ha infatti alimentato le vicende politiche della Francia e, in parte, anche del resto d'Europa. Durante la Rivoluzione di luglio, nel 1830, si assisté a una nuova fase del giacobinismo, dove tuttavia andarono a mescolarsi istanze repubblicane, socialiste e cattoliche, unite solo dall'opposizione a una nuova esperienza monarchica. Il “neogiacobinismo” del XIX secolo, sempre più legato al socialismo repubblicano, si consolidò con la rivoluzione del 1848 e con la Seconda Repubblica, ma finì per essere spazzato via dall'ascesa di Napoleone III. Con la brevissima e drammatica esperienza della Comune di Parigi (1871), il giacobinismo tornò al governo della capitale francese, in una replica delle forme dell'anno II, a partire dalla ricostituzione del Comitato di salute pubblica e dalla rinnovata applicazione del vecchio Calendario repubblicano. La diffusione del comunismo su scala europea, tra la fine del XIX e l'inizio del XX  secolo, alimentò le ipotesi di una sua discendenza dal giacobinismo. Karl Marx e Friedrich Engels, nel 1848, lo scrissero esplicitamente: “Il giacobino del 1793 è diventato il comunista dei giorni nostri”.
[11] Capoluogo del dipartimento Indre e Loira, nella regione Centro - Val della Loira.
[12] Capoluogo del dipartimento Indre e Loira, nella regione Centro - Val della Loira.
[13] Arsène Picard, nato il 22 novembre 1831 a Carville (Calvados) e morto il 15 giugno 1899 a Parigi, è stato un alto funzionario finanziario e politico francese.
[14] Georges-Ernest-Jean-Marie Boulanger, generale e uomo politico francese, nato a Rennes il 29 aprile 1837, morto a Bruxelles il 30 settembre 1891. Si presentò come candidato alla deputazione nel dipartimento del Nord, e fu eletto (1888). Nel suo programma elettorale aveva propugnata la revisione della costituzione del 1875. Malgrado l'appoggio di partiti filo monarchici e bonapartisti, la sua proposta di revisione fu respinta dalla camera dei deputati e lo spettacolo dell'ibrida coalizione che lo sosteneva risvegliò le diffidenze dei repubblicani moderati, che furono spinti a riavvicinarsi ai radicali per la difesa del regime. L'allarme divenne più forte quando la stessa capitale rinnovò l'investitura di Boulanger, nominandolo deputato a grande maggioranza. Il generale non nascose il suo proposito d'aspirare alla presidenza della Repubblica, ritenuta dai più una semplice tappa verso la restaurazione della monarchia. Il ministro dell'Interno, Constant, iniziò silenziosamente una procedura giudiziaria, imputando del delitto di alto tradimento il Boulanger; il quale, preso d'un tratto dal panico, fuggì a Bruxelles il 1° aprile 1889.