PROSPER OLIVIER LISSAGARAY
Hippolyte Prosper-Olivier Lissagaray è
nato a Tolosa[1] il 24 novembre
1838 in una famiglia basca da Marie-Louise Olympe Boussès de Fourcaud e Laurent
Prosper Lissagaray, di professione farmacista. Quest'uomo
piuttosto piccolo e tarchiato, dall'aspetto militare, era noto per la sua
indipendenza mentale, il suo temperamento ardente, il suo coraggio fisico unito
ad una determinazione politica senza défaillance,
che lo hanno portato a duelli, il più famoso dei quali fu quello che lo oppose
a suo cugino Paul de Cassagnac, un «mamelucco» del Secondo
Impero. Prosper-Olivier è stato un intellettuale, giornalista noto per la sua
opera storica sulla Comune di
Parigi, evento a cui ha partecipato.
Socialista, repubblicano ed anticonformista, non si schierò né per l'Internazionale
né per nessun partito, benché le sue simpatie andassero ai blanquisti
anticlericali, agli anarchici e al suo amico Amilcare
Cipriani.
Alla morte del padre, quando Prosper e il fratello
Henri erano piccolissimi, la madre, in difficoltà economiche, citò in giudizio
nel 1847 il banchiere Bernard-Adolphe Granier de Cassagnac, marito della
cognata Ursule Lissagaray, per ottenere il rimborso dei prestiti fattigli dal
marito e risolvere le difficoltà economiche. L'inimicia dividerà per tutta la
vita Lissagaray dai cugini Cassagnac.
Hyppolite studiò in un collegio di Aire-sur-l'Adour[2], dove il professore di
letteratura, l'abbate Légé, «magro, pallido e tossicchiante come un tisico, un
perfetto letterato», divideva gli allievi in due campi: i classici e i
romantici. Prosper era tra questi ultimi e con l'amico Paul Lacome d'Estalenx
scrisse un romanzo medievale, Les Mystères des Croisades, histoire de Louis VII et Eléonor d'Aquitaine (I misteri delle
Crociate, Storia di Luigi VII ed Eleonora d'Aquitania).
Nel 1860, dopo un viaggio in America Lissagaray si
trasferì a Parigi, dove fondò una specie di Università Popolare e pubblicò due
riviste letterarie: L'Année littéraire et dramatique e la Revue des
études littéraires.
Nel 1863, insieme con Juette, un professore di
scienze, Albert Leroy e Émile Deschanel, due intellettuali che avevano problemi
con la polizia politica del regime, Lissagaray fondò le Conférences de la
rue de la Paix, le cui riunioni si tenevano al Casino-Cadet, in rue de la
Paix 18. Erano conferenze su temi letterari, scientifici, filosofici e storici,
tenute per far conoscere ad un pubblico colto o comune «tutti gli oggetti
del pensiero e della curiosità umana presentati in una forma familiare e
mondana». A queste conferenze partecipavano
personaggi già famosi come Jules
Vallès, Eugène Pelletan[3] e Charles Floquet[4], Elisée
Reclus.
Si schierò contro l'Impero
e il 15 agosto 1868 fondò e pubblicò, ad Auch[5], il giornale L'Avenir,
che gli varrà numerose denunce a causa della sua posizione dichiaratamente
repubblicana e anti-bonapartista. Il giornale voleva «riunire nel
dipartimento di Gers tutte le forze sparse del più grande partito della
rivoluzione... ». La linea politica del giornale di Auch era volta a
promuovere:
Diritto di riunione e di associazione. Libertà di
stampa, parola e coscienza.
Elezioni eque, responsabilità reale degli agenti
dello Stato.
Abolizione del pubblico impiego, dei monopoli e
delle sovvenzioni.
Separazione tra Chiesa e Stato ed istruzione
gratuita e obbligatoria.
Redenzione del debito e abolizione dell'esercito
permanente.
Ricerca della pace attraverso liberi accordi
democratici.
L'obiettivo della polemica politica era il regime
imperiale e, in particolare, il suo parente Bernard Granier de Cassagnac,
notabile del Gers[6], deputato dal
1853 e redattore con il figlio Paul del giornale bonapartista Le Pays.
L'occasione gli fu data da un caso giudiziario. Nel 1845 un cognato di Granier
de Cassagnac era stato condannato a otto anni di carcere per l'omicidio di un
certo Dujarier, commesso usando una pistola appartenente a Cassagnac. Scrisse
Lissagaray il 20 agosto 1868 su L'Avenir: «Abbiamo la disgrazia di
essere parenti prossimi di Granier. Raccolto, allevato in casa nostra dalla
carità di nostro padre, ne fu vergognosamente cacciato dopo l'assassinio di
Dujarier».
Il 25 agosto rincarò la dose: Bernard Granier de
Cassagnac, «nato povero e divorato dal desiderio del successo», quando Luigi
Bonaparte era ancora un reietto in carcere, lo coprì d'insulti, e quando il
principe salì al potere, Cassagnac, «affamato e sommerso dai debiti» gli
offrì i suoi servigi indicandogli i nemici, e diventando il padrone del
dipartimento, colui che nomina e destituisce chiunque, «dal prefetto
all'ultimo dei funzionari». I suoi figli non sono da meno: il maggiore
Paul, «non sapendo ancora tenere una penna in mano, prese una spada e
attaccò briga con la gente onesta», il secondo «è ancora tenuto di
riserva». Il duello era inevitabile: il 30 agosto si batté con il cugino
Paul, temibile spadaccino, e fu ferito non gravemente. Il giorno dopo
Lissagaray gli chiese un nuovo duello, ottenendo un rifiuto: «Vi ho già
fatto molto onore accettando di essere vostro avversario. Oggi, mi ripugna
diventare il vostro salumiere».
In vista delle elezioni politiche del maggio 1869, L'Avenir
s'impegnò in favore dei candidati repubblicani e contro Bernard de Cassagnac,
ancora una volta candidato bonapartista nel Gers. Non si fecero attendere i
sequestri e le condanne: il 5 novembre 1868 Lissagaray fu condannato a 5.000
franchi di ammenda per diffamazione, il 1º dicembre venne sequestrato il
giornale per aver ricordato il colpo
di Stato del 2 dicembre 1851, il 19 dicembre e il 16 gennaio 1869 finì in carcere per «induzione all'odio
contro il governo», il 28 gennaio fu condannato a pagare un'ammenda di 1.200
franchi. Cassagnac fu rieletto, ma con meno consensi. In tutta la Francia i
bonapartisti persero 900.000 voti a favore dell'opposizione repubblicana.
Dal 3
agosto 1869 L'Avenir prese il sottotitolo di Journal démocratique du
Gers et des Hautes Pyrénées. Lissagaray tornò a Parigi per collaborare a La
Réforme politique et sociale, senza lasciare L'Avenir, cui continuò
a inviare corrispondenze da Parigi. La collaborazione con La Réforme
durò appena un mese. Questo giornale repubblicano era troppo moderato nei
confronti del potere bonapartista e il 18 novembre Lissagaray lasciò la sua
redazione.
Lissagaray riprese a partecipare ai dibattiti; era un oratore repubblicano ascoltato nei numerosi incontri
pubblici che si tenevano a Parigi nei caffè-concerto e in stanze separate delle sale
da ballo, alla presenza di un commissario di polizia che vigilava affinché i
temi delle riunioni non riguardassero la politica e la religione.
La prigione parigina di Sainte-Pélagie |
Ma Lissagaray
era soprattutto un giornalista. Già, sotto l'Impero,
aveva fatto il suo debutto nel mestiere come editore dell’«Avenir du
Gers», poi collaborò a vari giornali, «La Réforme» di Vermorel, La
Marseillaise, il giornale fondato il 19 dicembre da Henri
Rochefort con Jean-Baptiste
Millière redattore capo, lo prese come suo collaboratore, e durante gli eventi della Comune, pubblicherà
due giornali effimeri, «L'Action»
e «Le
tribune du peuple».
La prigione parigina di Sainte-Pélagie |
Dal 4 gennaio 1870 piovvero sul suo capo condanne
per quanto riportato dai suoi giornali, in particolare venne condannato per
«offese verso la persona. dell'Imperatore
e dell'imperatrice». Nella prigione di Sainte-Pélagie
ritrovò in gennaio Rochefort
e i redattori de La
Marseillaise finiti in carcere a seguito degli articoli di giornale che avevano denunciato l'omicidio
di Victor Noir, commesso dal principe Pierre Napoléon, e sempre in carcere
scrisse Jacques Bonhomme. Entretiens de politique
primaire (Jacques Bonhomme, Colloquio di politica primaria).
Dedicato «alla
Repubblica democratica e sociale», il libro riprese articoli già pubblicati
sull'Avenir. L'intenzione era quella di dare a quei milioni di francesi «che
non sanno una parola del passato, del presente e dei loro diritti» una specie
di «catechismo sociale», a loro più utile di «tutte le omelie delle bocche
d'oro dell'opposizione». Jacques Bonhomme[7] è l'uomo del
popolo, l'eterno vinto, l'autore delle rivoluzioni a vantaggio degli altri.
Lissagaray volle che egli comprendesse le cause della sua miseria e scuotesse
le catene del giogo che l'opprime: «I mali della resistenza sono grandi, ma
quelli della rassegnazione sono peggiori».
Impossibilitato ad inviare articoli a L'Avenir,
per non parlare di dirigerlo, Lissagaray lasciò il suo giornale di Gers.
Liberato il 6 aprile 1870, continuò la sua
opposizione al regime bonapartista. Napoleone
III,
per rimediare al crescente discredito dell'Impero,
aveva chiamato al governo il liberaleggiante Émile Ollivier[8].
Questi indisse per l'8 maggio un abile plebiscito, con il quale si chiamavano i
francesi ad esprimersi a favore delle riforme moderatamente liberali approvate
il 20 aprile e contemporaneamente a esprimere il loro appoggio al regime.
Si contava così di dividere l'opposizione,
costringendone una parte a votare a favore di Napoleone
III pur di non perdere il vantaggio delle riforme, e infatti l'opposizione si
divise in astensionisti e in contrari al plebiscito. Lissagaray non si espresse
per nessuna delle due opzioni, preferendo continuare a denunciare nelle
riunioni pubbliche il regime.
Questo suo impegno gli causò nuove condanne: il 14
maggio sei mesi di prigione dal tribunale di Auch[9]
e il 28 maggio un anno di prigione dal tribunale di Parigi per «offese contro
l'Imperatore»,
ma questa volta Lissagaray evitò il carcere essendo espatriato già il 10 maggio
a Bruxelles.
Quando la Francia, portata alla guerra
contro la Prussia con incosciente leggerezza dal suo governo, subì le prime
sconfitte, Lissagaray tornò a Parigi. Il 9 agosto1870 era tra i manifestanti davanti
al Palazzo
Borbone.
Il 4
settembre fu proclamata la Repubblica e attivato il Governo
di difesa nazionale, grazie ad una grande manifestazione popolare, che
consegnò ai deputati repubblicani un potere che essi stessi non si aspettavano:
«Parigi si mise senza riserve nelle mani di questa Sinistra che essa aveva
dovuto costringere a fare la rivoluzione».
In ogni quartiere di Parigi la popolazione si
riuniva in assemblee. Assumendo una posizione giacobina[10],
il 6 settembre, nella sala Lévis Lissagaray chiese la resistenza a oltranza,
organizzando la Repubblica in forma rivoluzionaria, e alle Folies Bergère
reclamò l'insurrezione dei dipartimenti contro l'invasore prussiano, tutte cose
che il governo era ben lontano dal volere, pensando già a trattare la resa con
la Prussia.
Tra i pochi che credevano possibile continuare la
guerra era Gambetta,
ministro della Guerra delegato a Tours[11],
momentanea sede del nuovo governo. Il ministro Gambetta,
il 18 settembre, nominò Lissagaray commissario della guerra, a Tolosa[12], con il compito
di organizzare nuove leve di soldati. Nel gennaio del 1871, per contrasti con
il comandante del campo di Tolosa, si fece aggregare, come capo squadra di
Stato maggiore, nell'esercito della Loira comandato dal generale Chanzy. Alla
fine del mese vi fu l'armistizio, in febbraio le elezioni dell'Assemblea
Nazionale e la costituzione del governo Thiers,
in marzo i preliminari di pace con la Germania e il trasferimento
dell'Assemblea a Versailles.
Il 18
marzo Parigi reagì al tentativo del governo di disarmarla e insorse,
proclamando la Comune,
alla quale Lissagaray vi partecipò attivamente. Fondò il giornale L'Action
sostenendo a fondo la lotta contro il governo di Thiers
e la necessità di accelerare l'attuazione delle riforme socialiste. In esso
dichiarava che il giornale:
· Poiché
non riconosce alcuna autorità se non quella della Comune,
egli rifiuta qualsiasi conciliazione con il trio di potere formato Favre,
Thiers
e Picard[13], che definisce
Triumgueusat (un'espressione inventata proprio da lui nel 1864 nel L'Avenir du
Gers contro i Cassagnac, padre e figli).
·
Denuncia
l'inesistenza dei generali e dei giovani capi e l'incapacità dei deputati.
·
Vieta
l'interdizione dei giornali anti-commune in antitesi a Vallès.
· Reclama
il programma della Comune:
«Abbiamo il diritto di essere ansiosi di realizzare il programma della Comune.
Maggiore è il rischio, maggiore è la necessita del programma. [...] Che la
Francia, impari più velocemente ... perché Parigi combatte: Questo è il primo
dovere, uomini della Comune.
· Sostiene
che gli interessi dei contadini sono eguali a quelli degli operai per cui
l'educazione può essere estesa nelle campagne.
Solo
6 numeri di questo giornale compariranno in due settimane e L'Action
cessò le pubblicazioni il 9
aprile. Il resto del tempo lo passerà fisicamente con il suo fucile nella
difesa delle barricate.
Fondò
in seguito Le
Tribun du Peuple che uscì dal 17
maggio al 24
maggio 1871. Le sue ultime parole nel giornale furono: «Al fuoco adesso!
Non si tratta più di gridare "Viva la Repubblica" ma di viverla!».
Si
batté nelle barricate durante la "Settimana
sanguinante” fino all'ultimo giorno.
Eleanor Marx |
È
stato spesso scritto che Lissagaray fu "l'ultimo soldato della Comune che
è riuscito a lasciare l'ultima barricata nell'ultimo giorno di sangue". È
fuor di dubbio che Lissagaray ha visto molto di quello che racconta nella sua storia,
e la sua presenza era reale in combattimento o sui luoghi che descrive. Egli
stesso testimonia che era presente nelle barricate già da tre giorni prima
della Settimana
sanguinante.
Ricercato
come molti Comunardi,
poi si rifugiò a Bruxelles dove pubblicò Les
huit journées de mai derrière les barricades (Le otto giornate di maggio
dietro le barricate).
Alla
fine del 1871 si trasferì a Londra, dove conobbe e frequentò Marx e
la sua famiglia, fidanzandosi segretamente con Eleanor, la terza figlia di Marx.
Senza un soldo, lavorando un po’ a destra e un po’ a sinistra, organizzò e
partecipò a conferenze, collaborò ai giornali Le Rappel,
Le
Mot d'ordre, Le courrier de l'Europe, raccolse materiale e testimonianze di
tutti i sopravvissuti in esilio a Londra e in Svizzera. Svolse un’intensa
attività di consulenza di tutti i documenti relativi alla Comune
disponibili al momento, perché "il vincitore cercherà la minima
imprecisione per negare tutto il resto". Cominciò così a scrivere la sua Histoire
de la Commune de 1871, che venne pubblicata a Bruxelles nel 1876. L'opera
fu vietata in Francia ed Eleanor, che nel frattempo aveva dichiarato “tutti i
libri sulla Comune
che sono apparsi finora sono inutili. L'unica eccezione alla regola generale, è
l'opera di Lissagaray”, la tradusse in inglese.
Nel
1880 Eleanor ruppe il fidanzamento e Lissagaray ne considerò responsabile Paul
Lafargue, il marito di Laura Marx.
L’11
luglio 1880 il Parlamento francese approvò l'amnistia
per i Comunardi, a lungo chiesta da Victor
Hugo, e Lissagaray tornò a Parigi, dove continuò la sua lotta creando, nel
1881, il giornale La Bataille politique et sociale, che si fondò con Le Citoyen
di Jules
Guesde e Paul
Lafargue, assumendo il titolo di Le Citoyen et la Bataille..
La
collaborazione fu però difficile, in primo luogo a causa di piccoli
risentimenti tra Lafargue
e Lissagaray, in secondo luogo, perché i giornalisti guesdisti non volevano
Lissagaray come redattore. Lissagaray tornò allora ad occuparsi da solo della
Bataille, con un programma che cercava di unire tutte le correnti del
socialismo francese. Le poche vendite lo costrinsero a cessare le pubblicazioni
il 23 gennaio 1886.
Il
25 maggio 1888 Lissagaray diventa segretario generale della Société des Droits
de l'Homme et du Citoyen, fondata da Georges
Clemenceau, Jules
Joffrin ed Arthur
Ranc, che si oppose alle mire reazionarie del generale Georges Boulanger[14] e di cui egli ne
scrisse il manifesto: Le bilan de Boulanger.
Dopo
aver ripreso le pubblicazioni de La Bataille nel gennaio 1889, le sospende
nuovamente nell'aprile del 1892. L'anno seguente fondò La Grande Bataille, un
giornale in cui denunciò la corruzione del governo e la passività dei deputati
socialisti. Il 6 giugno anche La Grande Bataille cessò le pubblicazioni e
Lissagaray scrisse ancora qualche articolo nel Germinal di Paschal
Grousset. Diresse poi la rivista La Vie algérienne et tunisienne e pubblicò
nel 1896 la versione definitiva dell'Histoire
de la Commune («Storia
della Comune del 1871»), subito vietata in Francia.
Hippolyte
Prosper Olivier Lissagaray è morto a Parigi il 25 gennaio 1901, all'età di 63
anni. È stato cremato al Père-Lachaise,
in presenza di duemila persone, e lo stesso cimitero ne conserva le sue ceneri.
Ad Auch, nel 1903, gli fu dedicato un monumento.
[1] Capoluogo della regione
della Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, nella Francia Meridionale.
[2] Nel dipartimento delle Landes nella
regione Aquitania-Limosino-Poitou-Charentes.
[3] Scrittore e politico francese (Saint-Palais-sur-Mer, 29 ottobre 1813 – Parigi, 3 dicembre 1884).
[5] Capoluogo del
dipartimento del Gers nella regione del Midi-Pirenei.
[6] Dipartimento francese il cui
territorio faceva storicamente parte della Guascogna e oggi è compreso nella
regione Occitania.
[7] Jacques Bonhomme è il nome attribuito da Jean Froissart a
Guillaume Caillet o Callet. In realtà, dietro l'espressione "Jacques
Bonhomme", le fonti del tempo designano tutti i ribelli della Grande
Jacquerie*. Viene dall'antica "jacques" francese, che significa i contadini,
e deriva a causa dell'uso di una giacca corta con lo stesso nome, la
"jacque". La cronaca di Jean de Venette specifica che questo
soprannome di "Jacques Bonhomme" è stato attribuito dai nobili ai
contadini, per trasformarli in ridicolo.
*Jacquerie è un termine francese, ormai entrato nella
terminologia storica comune, usato per indicare un'insurrezione popolare
(generalmente contadina), spontanea ovvero priva di una preparazione politica,
e rivolta di norma, contro il nemico più immediato (il castello del signore
locale, l'ufficio di registro catastale o tributario, gli esponenti di un
potere autoritario o dittatoriale) e che spesso sfocia nel compimento di
azioni di violenta ritorsione (resa dei conti). In maniera più
specifica, il termine indica l'insurrezione contadina iniziata il 28 maggio
1358 e conclusasi il 10 giugno dello stesso anno. Il termine è derivato da Jacques
Bonhomme, il soprannome dato ai contadini dai nobili.
[8] Olivier Émile Ollivier
(Marsiglia, 2 luglio 1825 – Saint-Gervais-les-Bains, 20 agosto 1913) è stato un
politico, scrittore e avvocato francese.
[9] Capoluogo del dipartimento
del Gers nella regione dell'Occitania.
[10] Con il termine giacobinismo
si intende un movimento e un'ideologia politica risalenti all'esperienza del
Club dei Giacobini durante la Rivoluzione francese (il
club des Jacobins fu un'associazione politica fondata a Parigi nel
novembre 1789 con sede nel convento domenicano di San Giacomo -Saint-Jacobus-
in rue Saint-Honoré). Il giacobinismo si diffuse in buona parte dell'Europa
durante l'epoca rivoluzionaria ed ebbe un'influenza politica notevole nella
storia francese per tutto il XIX secolo, in particolare negli eventi della Rivoluzione di luglio, della Rivoluzione
francese del 1848 e, soprattutto, nell'esperienza della Comune di
Parigi del 1871. Il giacobinismo è sopravvissuto a lungo alla sua fine
storica, che viene canonicamente fissata al 1800. Quello che Vovelle ha
definito giacobinismo trans-storico ha infatti alimentato le vicende
politiche della Francia e, in parte, anche del resto d'Europa. Durante la Rivoluzione
di luglio, nel 1830, si assisté a una nuova fase del giacobinismo, dove
tuttavia andarono a mescolarsi istanze repubblicane, socialiste e cattoliche,
unite solo dall'opposizione a una nuova esperienza monarchica. Il “neogiacobinismo” del XIX secolo, sempre più legato al
socialismo repubblicano, si consolidò con la rivoluzione
del 1848 e con la Seconda
Repubblica, ma finì per essere spazzato via dall'ascesa di Napoleone
III. Con la brevissima e
drammatica esperienza della Comune di
Parigi (1871), il giacobinismo tornò al governo della capitale francese, in
una replica delle forme dell'anno II, a partire dalla ricostituzione del Comitato
di salute pubblica e dalla rinnovata applicazione del vecchio Calendario
repubblicano. La diffusione del comunismo su scala europea, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, alimentò le ipotesi di una sua
discendenza dal giacobinismo. Karl Marx
e Friedrich Engels, nel 1848, lo scrissero esplicitamente: “Il giacobino del
1793 è diventato il comunista dei giorni nostri”.
[11] Capoluogo del dipartimento
Indre e Loira, nella regione Centro - Val della Loira.
[12] Capoluogo del dipartimento
Indre e Loira, nella regione Centro - Val
della Loira.
[13] Arsène Picard,
nato il 22 novembre 1831 a Carville (Calvados) e morto
il 15 giugno 1899 a Parigi, è stato un alto funzionario finanziario
e politico francese.
[14] Georges-Ernest-Jean-Marie Boulanger, generale e uomo
politico francese, nato a Rennes il 29 aprile 1837, morto a Bruxelles il 30
settembre 1891. Si presentò come candidato alla deputazione nel dipartimento
del Nord, e fu eletto (1888). Nel suo programma elettorale aveva propugnata la
revisione della costituzione del 1875. Malgrado l'appoggio di partiti filo
monarchici e bonapartisti, la sua proposta di revisione fu respinta dalla
camera dei deputati e lo spettacolo dell'ibrida coalizione che lo sosteneva
risvegliò le diffidenze dei repubblicani moderati, che furono spinti a
riavvicinarsi ai radicali per la difesa del regime. L'allarme divenne più forte
quando la stessa capitale rinnovò l'investitura di Boulanger, nominandolo
deputato a grande maggioranza. Il generale non nascose il suo proposito
d'aspirare alla presidenza della Repubblica, ritenuta dai più una semplice
tappa verso la restaurazione della monarchia. Il ministro dell'Interno,
Constant, iniziò silenziosamente una procedura giudiziaria, imputando del
delitto di alto tradimento il Boulanger; il quale, preso d'un tratto dal
panico, fuggì a Bruxelles il 1° aprile 1889.