SIMON
MAYER
Simon Charles Mayer è
nato a Nancy[1]
il 17 maggio 1820.
Si presentava come un letterato: "Come mio
padre, mi sono dedicato in particolare alle arti e alla letteratura a cui ho dedicato una parte della mia vita e la mia
fortuna"; non conosceva
l'ortografia, ma affermava di aver fondato la "Società degli Artisti
Riuniti" e di aver pubblicato la Réforme douanière e il Monde
des Arts.
Nel 1862 teneva un caffè; il
tribunale della Seine lo dichiarò in fallimento il 2 maggio dello stesso anno.
Nel 1870 era vedovo e viveva a Vanves[2]
con i suoi quattro figli: un figlio di ventidue anni che fu chiamato
nell'esercito nel 1870; due ragazze di diciannove e sedici anni, un figlio di
quindici anni e mezzo. Simon Mayer era stato esonerato dal servizio militare
perché aveva un fratello sotto le armi; nella guerra
contro la Prussia, tuttavia, si arruolò in un battaglione di
"veterani": prestò servizio con il 169° battaglione della Guardia
Nazionale. Nominatovi capitano, il 18
marzo 1871 era di guardia a Montmartre,
allo Château-Rouge, quando il generale Lecomte
vi fu fatto prigioniero.
Cosa è successo esattamente?
Simon Mayer tendeva a minimizzare il suo ruolo, riducendolo a quello di un
semplice artista che cercava invano di fermare il dramma. Disse di aver
ricevuto dal Comitato
Centrale un ordine scritto di consegnare i generali e di averli fucilati,
ma di non aver conservato quell’ordine. Aveva avvertito Clemenceau,
sindaco del diciottesimo
arrondissement, e gli aveva consigliato di non eccitare il popolo. Mayer,
se dobbiamo credergli, ha prestato tutta la sua attenzione agli ufficiali sotto
la sua responsabilità, e dopo l'esecuzione dei generali aveva liberato i
superstiti. Poi disse di essere stato uno spedizioniere fino al 25
aprile.
Il 27
aprile era colonnello incaricato dell'organizzazione delle legioni; il 1°
maggio era comandante maggiore di Place
Vendome; il 4
maggio venne nominato vicedirettore dei movimenti al ministero della
guerra. In qualità di comandante maggiore della Place
Vendome, fu lui che rilascerà gli inviti per assistere all’abbattimento
della colonna Vendome, il 16
maggio 1871.
Mayer affermò di non aver
preso parte ai combattimento di strada: "Quattro volte sono stato
arrestato, volevamo costringermi a prendere parte alla lotta che si stava
preparando per le strade di Parigi, quattro volte ho resistito energicamente".
Arrestato il 7 luglio
all'ippodromo di Longchamp, fu condotto davanti al sesto
Consiglio della guerra e accusato di aver preso parte all'assassinio dei
generali Clément-Thomas
e Lecomte.
La sua difesa mancò di fermezza e dignità; scrisse al prefetto di polizia, il
generale Valentin, protestò la sua innocenza, affermò i suoi «sentimenti
massonici», cadde in confusione sui nomi, ecc. Fu comunque condannato a morte
il 18 novembre 1871.
La pena fu commutata il 21
febbraio 1872 ai lavori forzati a vita, e il 3 marzo Mayer fu trasferito nel
carcere di Tolone, da dove la nave Virginia lo portò in Nuova
Caledonia. Nel'Isola
di Nou, fino al 1880, fece tutte le bassezze possibili per uscire dalle
galee. Nel 1875 la sua condanna fu nuovamente commutata, questa volta in
deportazione in un recinto fortificato. Amnistiato
nel 1879, tornò con la nave Piccardia e nel 1880 pubblicò nel Petit
National i suoi "Souvenirs
d’un déporté. Étapes d’un forçat politique".
Simon Mayer era ebreo e
massone (iniziato nel 1867 alla Union Parfaite de la Persévérance, una loggia
fondata nel 1778 che accolse molti blanquisti[3]).
È morto a Basilea (Svizzera) all'inizio di giugno 1887.
Simon Mayer, comandante della Guardia Nazionale, qui in Piazza Vendome. |
[1] Nel
dipartimento della Meurthe e Mosella nella regione Grand Est.
[3] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e
attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta,
del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.