giovedì 6 dicembre 2018

02-11-49 - Venerdì 5 maggio 1871

VENERDÌ 5 MAGGIO 1871
(15 FIORILE ANNO 79)


Di fronte al Théatre des Variétés durante il sequestro di giornali ostili alla Comune
Ieri, di notte, i versagliesi hanno sorpreso i Federati che sorvegliavano la redoute du Moulin-Saquet: hanno macellato una cinquantina di loro, dei quali hanno triturato i cadaveri, catturato duecento prigionieri e preso la posizione oltre ai cannoni delle guardie nazionali parigine. Alla periferia di Parigi, i combattimenti continuano.
La Comune continua a combattere in tutti i campi le cause dell'ineguaglianza e dello sfruttamento: un decreto vieta il cumulo degli stipendi, una decisione che colpisce abusi abituali tra gli alti funzionari. Per evitare che si sviluppi, come durante l'assedio messo in atto dai prussiani, il mercato nero dei generi alimentari (non dimentichiamo che Thiers, fra l'altro, cercava di prendere Parigi per fame), si vota un decreto per il controllo dei mercati.
La Comune favorisce la riappropriazione della città da parte di chi l'ha costruita, facendo tabula rasa dei monumenti più reazionari, come la cappella espiatoria, che i monarchici avevano costruito per «lavare l'onta» dell'esecuzione di Luigi XVI. Come per la colonna Vendôme e per la ghigliottina, un decreto ne prevede la distruzione (mancherà il tempo per eseguirla).
La «libertà senza confini», auspicata da Vallès nel settore della stampa, permette la diffusione a Parigi di giornali ostili alla Comune, o, quel che è peggio, avallanti l'inesistente volontà di Thiers e dei suoi compari di mirare a una riconciliazione. 
Con l'aggravarsi della situazione militare la Comune decide la soppressione di 5 giornali borghesi. Non figura tra questi «Le drapeau tricolore», dove Sarcey scrive: «Bisogna che Parigi si arrenda o sia sconfitta. Bisogna soffocare questa insurrezione nel sangue, seppellirla sotto le rovine della città in fiamme, non è possibile alcun compromesso». Imperativo che la soldatesca versagliese attuerà al di là di ogni più ottimistica speranza.
Hippolyte de Villemessant
A partire da questa mattina, Le Temps, La France, Le Petit Journal e L'Univers, tutta questa stampa ostile è bandita fino a nuovo avviso, presumibilmente fino a quando la situazione non sarà ripristinata. Non ci saranno più appelli per la caduta della Comune, né applausi dopo una sconfitta dei Federati. È una svolta per la Comune, che ha reso la libertà una parola d’ordine? Molte persone vedono in questa decisione il primo atto del Comitato di Salute pubblica per tuffare Parigi nel Terrore del 1793.
Tuttavia, dopo l'assedio e la proclamazione della Repubblica, il popolo ha visto emergere una nuova stampa, liberata dalla borghesia che la deteneva fino ad allora. In parecchie occasioni, i parigini sono stati in grado di vedere le bugie trasmesse dai giornali della reazione.
Così erano passati diversi giorni da quando i cittadini ostili si stavano radunando davanti al numero 26 di rue Drouot, sede del Figaro. Il suo direttore, il famoso Hippolyte de Villemessant, si lamentò che non poteva entrare o uscire senza sentire "Abbasso Le Figaro! Abbasso gli spioni".
Già il 19 marzo, i locali del giornale erano stati invasi dalla folla, costringendo il Comitato Centrale a riaffermare la libertà di stampa, sottolineando al contempo che aveva il «dovere di rispettare la Repubblica, la verità, la giustizia». Una vana raccomandazione, quando sappiamo che la maggior parte dei giornali pubblicati prima dell'euforia della Comune sono nelle mani dalla borghesia e fanno il gioco del governo di Thiers.
Versailles ha quindi un formidabile strumento di propaganda. La popolazione non è ingannata e legge più Le Cri du peuple e La sociale che Le Bien Public o Le Siècle, che vedono nella Comune la «menzogna dei reprobi della giustizia e dei criminali».
«Ci si chiede come possa esserci una stampa abbastanza ingiusta da riversare calunnie, insulti e indignazione sui suoi cittadini», chiede il Comitato centrale nel Journal officiel. «I lavoratori dovranno essere continuamente sottoposti al disprezzo? Non potranno mai lavorare per la loro emancipazione senza sollevare contro di loro un concerto di maledizioni?». 
Il 18 aprile, Raoul Rigault ha dato lettura al Consiglio della Comune alcuni brani del Bien Public e di La Cloche. Alla stampa aveva chiesto se potevamo autorizzare la pubblicazione di fogli che chiamavano le truppe di Versailles «i nostri soldati». Jules Vallès, fondatore del Cri du peuple, si era alzato per la libertà di stampa pretendendo che nessuno o tutti i giornali fossero soppressi, la libertà non poteva subire eccezioni. La Comune non seguì il suo consiglio.