VENERDÌ 5 MAGGIO 1871
(15 FIORILE
ANNO 79)
Di fronte al Théatre des Variétés durante il sequestro di giornali ostili alla Comune |
Ieri, di notte, i versagliesi hanno sorpreso i Federati
che sorvegliavano la redoute du Moulin-Saquet: hanno macellato una cinquantina
di loro, dei quali hanno triturato i cadaveri, catturato duecento prigionieri e
preso la posizione oltre ai cannoni delle guardie nazionali parigine. Alla
periferia di Parigi, i combattimenti continuano.
La Comune
continua a combattere in tutti i campi
le cause dell'ineguaglianza e dello
sfruttamento: un decreto vieta il cumulo degli stipendi, una decisione che
colpisce abusi abituali tra gli alti
funzionari. Per evitare che si sviluppi, come durante l'assedio messo in atto
dai prussiani, il mercato nero dei generi alimentari (non dimentichiamo che Thiers,
fra l'altro, cercava di prendere Parigi per fame), si vota un decreto per il
controllo dei mercati.
La Comune
favorisce la riappropriazione della città da parte di chi l'ha costruita,
facendo tabula rasa dei monumenti più reazionari, come la cappella espiatoria,
che i monarchici avevano costruito per «lavare l'onta» dell'esecuzione di Luigi
XVI. Come per la colonna
Vendôme e per la ghigliottina, un
decreto ne prevede la distruzione (mancherà il tempo per eseguirla).
La «libertà senza confini», auspicata da Vallès
nel settore della stampa, permette la diffusione a Parigi di giornali ostili
alla Comune,
o, quel che è peggio, avallanti l'inesistente volontà di Thiers
e dei suoi compari di mirare a una riconciliazione.
Con l'aggravarsi
della situazione militare la Comune
decide la soppressione di 5 giornali borghesi. Non figura tra questi «Le drapeau tricolore», dove Sarcey
scrive: «Bisogna che Parigi si arrenda o sia sconfitta. Bisogna
soffocare questa insurrezione nel sangue, seppellirla sotto le rovine della
città in fiamme, non è possibile alcun
compromesso». Imperativo che la soldatesca versagliese attuerà al di là di
ogni più ottimistica speranza.
Hippolyte de Villemessant |
A partire da questa mattina, Le Temps, La France, Le Petit Journal e L'Univers,
tutta questa stampa ostile è bandita fino a nuovo avviso, presumibilmente fino
a quando la situazione non sarà ripristinata. Non ci saranno più appelli per la
caduta della Comune,
né applausi dopo una sconfitta dei Federati.
È una svolta per la Comune,
che ha reso la libertà una parola d’ordine? Molte persone vedono in questa
decisione il primo atto del Comitato
di Salute pubblica per tuffare Parigi nel Terrore del 1793.
Tuttavia, dopo l'assedio e la proclamazione della
Repubblica, il popolo ha visto emergere una nuova stampa, liberata dalla
borghesia che la deteneva fino ad allora. In parecchie occasioni, i parigini
sono stati in grado di vedere le bugie trasmesse dai giornali della reazione.
Così erano passati diversi giorni da quando i
cittadini ostili si stavano radunando davanti al numero 26 di rue Drouot, sede
del Figaro. Il suo direttore, il
famoso Hippolyte de Villemessant, si lamentò che non poteva entrare o uscire
senza sentire "Abbasso Le Figaro! Abbasso gli spioni".
Già il 19
marzo, i locali del giornale erano stati invasi dalla folla, costringendo
il Comitato
Centrale a riaffermare la libertà di stampa, sottolineando al contempo che
aveva il «dovere di rispettare la Repubblica, la verità, la giustizia». Una
vana raccomandazione, quando sappiamo che la maggior parte dei giornali
pubblicati prima dell'euforia della Comune
sono nelle mani dalla borghesia e fanno il gioco del governo di Thiers.
Versailles
ha quindi un formidabile strumento di propaganda. La popolazione non è
ingannata e legge più Le Cri
du peuple e La sociale
che Le Bien Public o Le Siècle, che vedono nella Comune la
«menzogna dei reprobi della giustizia e dei criminali».
«Ci si chiede come possa esserci una stampa
abbastanza ingiusta da riversare calunnie, insulti e indignazione sui suoi
cittadini», chiede il Comitato centrale nel Journal
officiel. «I lavoratori dovranno essere continuamente sottoposti al
disprezzo? Non potranno mai lavorare per la loro emancipazione senza sollevare
contro di loro un concerto di maledizioni?».
Il 18
aprile, Raoul
Rigault ha dato lettura al Consiglio
della Comune alcuni brani del Bien
Public e di La Cloche. Alla stampa
aveva chiesto se potevamo autorizzare la pubblicazione di fogli che chiamavano
le truppe di Versailles «i nostri soldati». Jules
Vallès, fondatore del Cri
du peuple, si era alzato per la libertà di stampa pretendendo che
nessuno o tutti i giornali fossero soppressi, la libertà non poteva subire
eccezioni. La Comune non
seguì il suo consiglio.