venerdì 19 luglio 2019

04-01-G6 – Jules GUESDE

JULES GUESDE


Jules Bazile detto Jules Guesde è nato a Parigi l’11 novembre 1845 ed è stato un politico e giornalista francese
Figlio di un professore di scuola privata, Jules Bazile, dopo aver condotto studi classici ed essersi diplomato nel 1863, prese servizio presso la Prefettura di Parigi come addetto alla direzione della Stampa. Collaborò prestissimo a giornali repubblicani, mettendosi in luce per le audaci posizioni di opposizione al regime imperiale; è in questa occasione che scelse come pseudonimo il cognome della madre Eléonor Guesde.
Quegli anni furono quelli di una formazione politica progressivamente sempre più spostata a sinistra. Ad un giornalista del Matin che nel 1893 lo intervistava sul suo itinerario politico, rispose che era diventato repubblicano sotto l'impero leggendo di nascosto Châtiments di Victor Hugo, ateo leggendo la Critica della Ragion Pura di Kant e infine socialista grazie alla Comune di Parigi.
Si trasferì in seguito per lavoro prima a Tolosa[1] (1868) e poi a Montpellier[2] (1869-71); è da qui che criticò l'entrata in guerra della Francia nel 1870.
Jules Guesde alla fine dell'800
Difende le idee repubblicane sui giornali Le Progrès libéral di Tolosa e La Liberté e Les Droits de l'Homme di Montpellier. Dopo la caduta di Napoleone III, il 4 settembre, sostiene la nuova Repubblica e soprattutto, da marzo 1871, la rivolta della Comune. Fu condannato alla prigione per i suoi violenti articoli e, per sfuggire alla prigione, a giugno andò in esilio per qualche mese. Si rifugiò prima in Svizzera e poi in Italia, a Milano, dove visse dando lezioni di francese. Fu allora che entrò in contatto con i militanti della 1ª Internazionale (Associazione Internazionale dei Lavoratori), fondata nel 1864. Inizialmente. Guesde fu ostile a Karl Marx, poi gli si avvicinò progressivamente: non tutte le idee di Marx lo convincevano, ma ne approvava caldamente il concetto di presa del potere da parte del proletariato.
Ritornato in Francia nel 1876, Guesde puntò su due obiettivi: prima di tutto ricostruire il movimento operaio decapitato dopo la repressione della Comune di Parigi, e in secondo luogo convincere l'élite della classe operaia francese del fondamento delle dottrine del socialismo scientifico prodotte dal pensiero marxista.
A tal fine, lanciò con Paul Lafargue il giornale L'Égalité (che apparirà, con qualche interruzione, tra il 1877 e il 1883), che diffuse in Francia delle idee che, accanto al marxismo, manifestavano influenze del pensiero democratico francese, da Blanqui a Rousseau[3]. In effetti, Engels ironizzò così in una lettera ad un amico:
«Quello che qui chiamano "marxismo" è di certo un articolo molto speciale, al punto che Marx ha detto a Lafargue: “Quello che è sicuro, è che io non sono marxista”».
Il gruppo «collettivista» diretto da Guesde riuscì ad ottenere la maggioranza al Congresso operaio di Marsiglia del 1879, preludio alla fondazione, nel 1882 del Partito Operaio. Il P.O. assunse in seguito (1893) il nome di Patito operaio francese, per evitare le calunnie della propaganda nazionalista: tuttavia il P.O.F. restò fino ala fine fedele alla propria visione internazionalista.
Sorsero presto divergenze tra i dirigenti, riguardo alle condizioni per la presa del potere e le relazioni del partito con la giovane Repubblica. Per i «possibilisti», guidati da Paul Brousse[4] e Jean Allemane, conveniva fare, al più presto, le «riforme possibili», piuttosto che attendere una rivoluzione la cui realizzazione appariva poco probabile.
In quell'epoca Guesde incarnava la linea dura del movimento operaio, contraria ad ogni compromesso con le «forze borghesi». Nel corso di questa fase fondativa della sinistra francese, egli incarnò l'archetipo del militante povero, incorruttibile, in perenne viaggio per tutta la Francia per diffondere il socialismo rivoluzionario. Guesde pubblicò libri, opuscoli e articoli; guidò, nonostante la sua salute cagionevole, centinaia di manifestazioni socialiste. Si rivelò anche un buon organizzatore: strutturò con rigore il partito secondo una logica piramidale di grande efficacia, in cui ogni livello era animato da militanti, spesso di origine operaia, totalmente devoti, se non sottomessi, alla celebre «disciplina guesdista», che stupì simpatizzanti e avversari per il suo rigore. D'altra parte il Partito Operaio fu internazionalista e intrattienne stretti legami con i partiti operai stranieri, soprattutto con il Partito Socialdemocratico di Germania.
Il Partito Operaio conobbe rapidi successi. Contava appena 2.000 membri nel 1889, crebbe in forza (20.000 militanti nel 1902) e conquistò molti grandi comuni, soprattutto Roubaix[5], che restò il santuario del movimento (la «Rome du Socialisme») fino al 1914. Il P.O. raggiunse il suo punto elettorale più alto alle elezioni legislative del 1893. Molto popolare nella Francia settentrionale, sostenuto dagli operai tessili e dalla grande industria, il P.O. ebbe un'influenza meno forte e meno duratura nel Midi rosso (il Mezzogiorno francese). Guesde entrò nella Camera dei deputati per la prima volta nel 1893 per la circoscrizione di Roubaix affermandosi "collettivista, internazionalista e rivoluzionario"; fu poi battuto nel 1898 e nel 1902 e rieletto nel 1906: da allora conservò il suo seggio fino alla morte nel 1922 a Saint-Mandé[6].
Sotto l'impulso di Guesde, il P.O. fu uno dei promotori, in Francia, della giornata del Primo Maggio a partire dal 1887, la quale mirava ad ottenere per gli operai delle conquiste precise e immediate, come la riduzione della giornata di lavoro.
Nel 1899 si oppose a Jean Jaurès[7] in merito alla partecipazione di Alexandre Millerand[8] al ministero «borghese» di Waldeck-Rousseau[9].
Il nucleo di quel dibattito portò alla pubblicazione di un opuscolo dal titolo Les deux méthodes (I due metodi).
Nel 1902 il Partito Operaio Francese si fuse con il Partito Socialista Rivoluzionario di Édouard Vaillant (di tradizione blanquista) per formare il Partito Socialista di Francia. Guesde pretese che tale unificazione si basasse sulla condanna di ogni tattica «participazionista»; tale posizione fu confermata nel 1904, nel corso del Congresso operaio di Amsterdam.
Ciononostante la corrente riformista di Jean Jaurès, detta «socialista indipendente», guadagna inesorabilmente terreno in Francia. Nel 1905 il Partito Socialista di Francia di Guesde e il Partito Socialista Francese di Jaurès si fusero per formare la Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (S.F.I.O.).
La fusione del partito di Guesde nella S.F.I.O. era legato al rifiuto, sancito dalla nuova organizzazione, del «partecipazionismo». Tuttavia, nonostante questo successo tattico, il declino della corrente guidata da Guesde divenne rapidamente evidente. Se i «guesdisti» portano nella S.F.I.O. la loro capacità militante, le loro pubblicazioni e il loro apparato dottrinario, essi conoscono un declino inesorabile accentuato senza dubbio dallo stato di salute di Guesde, sempre più precario, che gli impedisce di svolgere un ruolo decisivo.
La sua corrente fu isolata soprattutto nelle questioni internazionali ma più ancora verso i sindacati. L'adozione (nel congresso della C.G.T. del 1906) della Carta di Amiens, che affermava il principio dell'indipendenza nei confronti delle organizzazioni politiche, fu possibile grazie alla messa in minoranza (da parte sia dei riformisti che dei rivoluzionari) dei guesdisti. Con quel congresso si sancì la rottura definitiva della C.G.T. con la Federazione Sindacale Internazionale.
Jules Guesde 1914
L'iniziativa di Guesde ebbe però ancora alcuni momenti di grande notorietà, come nel marzo 1910 quando, in perfetto accordo con la C.G.T., fu il solo deputato della S.F.I.O. a votare contro la legge delle pensioni per operai e contadini che egli definì un «furto legislativo» che si aggiungeva al «furto padronale» (a causa del prelievo operato da società finanziarie sui salari). Era la stessa posizione sostenuta da Paul Lafargue al congresso della S.F.I.O. nel 1910.
Denunciò:
«questo articolo 2 che, istituendo un prelevamento sui salari operai, aggrava la miseria operaia, rende più penosa ai lavoratori la vita quotidiana e riduce risorse familiari già insufficienti».
Egli si oppose alla Massoneria, che considerava una «alleata della borghesia» e «nociva alla classe operaia», come disse nel congresso socialista di Limoges del 1906. Tuttavia, numerosi massoni aderivano al P.O.F., al punto che sembrava ne costituissero un'importante corrente.
Tre giorni dopo l'assassinio di Jean Jaurès, che stava cercando di organizzare uno sciopero generale per la pace in Francia e in Germania, Guesde votò, con piena consapevolezza, l'«Union sacrée» (sacra Unione) di tutti i partiti in difesa della Patria. Si richiamava al manifesto del P.O.F., del 1893, nel quale si affermava che i socialisti combattono per la pace, ma non a qualsiasi costo:
«l'internazionalismo non è né lo svilimento né il sacrificio della patria»
e
«La Francia non avrà difensori più ardenti dei socialisti e del movimento operaio».
Guesde fu ministro di Stato tra il 1914 e il 1916 (Ministeri Viviani e Briand). Adottò posizioni patriottiche come quelle dei giacobini ai loro tempi:
«Io non ho alcuna paura dell'avvenire. La guerra è la madre della rivoluzione»
Jules Guesde pensava infatti che la guerra avrebbe prodotto una rivoluzione sociale in Francia come sotto la Rivoluzione francese e sarebbe stata così il punto di partenza di una rivoluzione internazionale. E nel novembre 1915 scriveva:
«Per questa rinascita sociale, serve la vittoria, per quanto lenta essa possa essere a venire e per quanto sangue debba scorrere».
A tale prezzo, ci furono in effetti rivoluzioni in varie parti del mondo, soprattutto in Russia (Rivoluzione di Febbraio e d'Ottobre1917) e in Germania (Rivolta spartachista del 1919).
Guesde si oppose, in Consiglio dei ministri, all'arresto dei «disfattisti», richiesto dalle autorità civili e militari.
Dopo l'armistizio, al Congresso di Tours della S.F.I.O., scelse «la vecchia casa» (la SFIO), seguendo Léon Blum[10] e Jean Longuet[11], contro la maggioranza che creò la Sezione Francese dell'Internazionale Comunista, che divenne il Partito Comunista Francese. Tuttavia le sue ultime riflessioni politiche lo avvicinarono alla rivoluzione bolscevica allora ancora incerta in Russia, benché fosse in disaccordo con la Rivoluzione d'Ottobre, contrariamente a quella di Febbraio. Egli diceva allora:
«Vegliate sulla Rivoluzione Russa».
Malato, Guesde morì a Saint-Mandé (Parigi) il 28 luglio 1922. Le sue ceneri riposano nel Cimitero del Père-Lachaise.
Jule Guesde ha lasciato tracce profonde in tutte le componenti attuali della Gauche francese. Oltre che un personaggio storico importantissimo, egli è anche un punto di sfaldatura molto forte tra i partiti comunisti e socialisti dei giorni nostri.
Ancora oggi, infatti, il rapporto tra un partito rivoluzionario e il sistema parlamentare è ancora al centro della riflessione teorica della nostra epoca. Questa difficoltà, mal risolta, è stata causa dell'indebolimento e delle scissioni del POF e una delle spiegazioni del suo declino.
L'opinione pubblica e i militanti socialisti hanno progressivamente sposato le scelte strategiche dei cd. «Indipendenti» come Millerand e soprattutto di Jaurès[7] che appariva alla vigilia del conflitto mondiale, il leader assoluto dei socialisti francesi. Alla convinzione di una crisi definitiva del capitalismo, rapidamente seguita dalla rivoluzione socialista, si era sostituita poco a poco la fede nella vittoria parlamentare definitiva.
Guesde restò fino al 1914 su posizioni di rigida non-conciliazione con la borghesia.
Un esempio delle sue visioni si ha nell'atteggiamento nel corso della vicenda dell'Affaire Dreyfus[12]. Certamente egli credeva che il capitano Dreyfus fosse innocente, e lo affermava pubblicamente, tuttavia non volle associarsi attivamente alle campagne "dreyfusarde". Disse nel novembre 1900:
«Così io sono stato dreyfusardo, cioè nel limite della lotta contro il militarismo senza limiti che giungeva a minacciare, con la copertura di un governo complice, un vero colpo di Stato».
Tomba al cimitero di Père-Lachaise
Aggiunse in seguito:
«soprattutto non si doveva imporre al proletariato di operare per la salvezza di un uomo, mentre il proletariato ha da salvare la propria classe, l'intera umanità!»
e concluse che:
«c'è una vittima particolare che ha diritto a una campagna speciale; tale vittima è uno dei membri della classe dirigente, è un capitano di Stato Maggiore, è l'uomo che, ancora nella gioventù, forte di una ricchezza prodotta dal furto operato sugli operai sfruttati dalla sua famiglia e libero di diventare un uomo utile, libero di servire l'umanità grazie alla scienza che i suoi milioni gli hanno garantito, ha scelto invece quella che chiamano la carriera militare».
A causa dell'Affaire ruppe il buon rapporto di fiducia tra Guesde e Paul Lafargue, il quale voleva effettivamente impegnarvisi:
«Il partito operaio, che è un partito politico, non può disinteressarsi delle questioni che agitano il paese...».
Atteggiamento simile Guesde conserverà allo scoppio dello scandalo di Panama[13].
Sul piano teorico, benché «marxista», il movimento guesdista non ha mai definito la propria politica su una base teorica o filosofica, ma su un piano concreto.
«Il collettivismo non si distingue affatto dal comunismo scientifico, come esso è nato dalla critica di Karl Marx. Se questa denominazione è prevalsa in Francia è perché, per i bisogni della nostra propaganda, c'era bisogno di distinguerci dai diversi sistemi comunisti che, pur forgiati da uomini più o meno geniali e di buona volontà, sono tutti vòlti verso l'utopia».
I discorsi di Guesde, come la maggior parte dei suoi articoli, sono pochissimo influenzati dalle teorie di Marx, tranne che in parole d'ordine che sembrano più slogan che effetti di una riflessione profonda, argomentata e serrata, rispettosa dei metodi del socialismo scientifico.
Intellettuali socialisti di primo piano, come Lucien Herr[14] o Charles Adler, rifiutavano le sue semplificazioni incapaci di condurre ad apporti teorici più produttivi, al di fuori della speranza quasi messianica, incarnata dal capo del P.O.F., della prossima uscita dei proletari dalla «galera capitalista».
N. McInnes riteneva che Guesde non avesse compreso il marxismo e che la sua «commistione» con il blanquismo «favoriva l'incomprensione» del marxismo. Sottolinea d'altra parte che «Guesde non si è mai fatto passare per un teorico marxista».





[1] Capoluogo della regione della Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei.
[2] Città del sud della Francia, capoluogo del dipartimento dell'Hérault nella regione dell'Occitania.
[3] Jean-Jacques Rousseau (Ginevra, 28 giugno 1712 – Ermenonville, 2 luglio 1778) è stato un filosofo svizzero di lingua francese. Illuminista nella critica ai valori culturali e all'organizzazione sociale del suo tempo in nome della fondamentale eguaglianza di tutti gli uomini, precorse il romanticismo nella rivendicazione della spontaneità del sentimento contro la ragione e, partendo dai principi giusnaturalistici, pose le basi della moderna democrazia.
[4] Paul Brousse (Montpellier, 23 gennaio 1844 – Parigi, 1º aprile 1912) è stato un politico francese francese, , anarchico militante e poi leader del gruppo dei possibilisti. Fu attivo nella Federazione del Jura, una sezione dell'Associazione internazionale dei lavoratori (A.I.L.), nella Svizzera nord-occidentale e in Alsazia. Nel 1870, il destino di Paul Brousse cambiò in favore della guerra franco-prussiana e della Comune di Parigi. Lui stesso non partecipò agli eventi della Comune, ma fu profondamente segnato da questa esperienza politica e sociale che sarà il suo modello per gli anni a venire.
[5] Nel dipartimento del Nord nella regione dell'Alta Francia.
[6] Nel dipartimento della Valle della Marna nella regione dell'Île-de-France.
[7] Jean Léon Jaurès (Castres, 3 settembre 1859Parigi, 31 luglio 1914) è stato un politico francese.
[8] Alexandre Millerand (Parigi, 10 febbraio 1859 – Versailles, 7 aprile 1943) è stato un politico francese. È stato Primo Ministro dal 20 gennaio al 24 settembre 1920 e Presidente della Repubblica di Francia dal 23 settembre 1920 all'11 giugno 1924.
[9] Pierre Marie René Ernest Waldeck-Rousseau (Nantes, 2 dicembre 1846 – Corbeil, 20 agosto 1904) è stato un politico francese. È stato il Primo Ministro della Francia dal 22 giugno 1899 al 7 giugno 1902.
[10] Léon Blum (Parigi, 9 aprile 1872 – Jouy-en-Josas, 30 marzo 1950) è stato un politico francese. Socialista, fu uno dei dirigenti della Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO) e presidente del Consiglio dal 4 giugno 1936 al 29 giugno 1937 e dal 13 marzo al 10 aprile 1938, nonché Capo del Governo provvisorio della Repubblica francese dal 16 dicembre 1946 al 22 gennaio 1947. Ha segnato la storia della politica francese per aver rifiutato l'adesione dei socialisti alla Terza Internazionale comunista nel 1920 e per essere stato il presidente del Consiglio del Fronte Popolare nel 1936.
[11] Jean-Laurent-Frederick Longuet, noto anche con lo pseudonimo di Johnny (Londra, 10 maggio 1876 – Aix-les-Bains, 11 settembre1938), è stato un politico, avvocato e giornalista francese.
[12] Alfred Dreyfus (Mulhouse, 9 ottobre 1859 – Parigi, 12 luglio 1935) è stato un militare francese. Nel 1871 la Francia era reduce dalla sconfitta subita nella guerra Franco-Prussiana, ed i rapporti interni erano ancora tesi. Nonostante il processo si basasse su documenti palesemente falsi, Dreyfus fu condannato quale estensore di una lettera indirizzata ad un ufficiale tedesco in cui venivano rivelate importanti informazioni militari francesi. Nonostante l'esplodere del caso, Dreyfus non fu interamente riabilitato prima del luglio 1906, grazie a un verdetto della Corte di Cassazione.
[13] Lo Scandalo di Panama è una vicenda di corruzione legata al taglio del Canale di Panama, che travolse molti uomini politici e industriali francesi durante la Terza Repubblica francese e mandò in rovina centinaia di migliaia di risparmiatori.
[14] Lucien Herr (Altkirch, 17 gennaio 1864 – Parigi, 18 maggio 1926) è stato un intellettuale francese. Pioniere del socialismo, fu tra i fondatori della Lega francese per la difesa dei diritti dell'uomo e del cittadino.