MAXIME
LISBONNE
Maxime Lisbonne è nato a
Parigi il 24 marzo 1839, fu un valoroso Comunardo,
soprannominato il «D'Artagnan della Comune».
Nacque in una
famiglia borghese: suo padre Auguste era ufficiale d'artiglieria e amava il
teatro, e la madre, Marie Louise Foussen, una modista che aveva una larga
clientela fra le attrici. Vita militare e teatrale influenzarono Maxime che già
a quindici anni si arruolò militare, partecipando alla guerra di Crimea.
Congedatosi nel 1864, si
appassionò di teatro, lanciandosi nell'attività d’impresario alle Folies
Saint-Antoine. Le sue rappresentazioni di opere popolari ottenerono anche dei
successi, poi le spese superarono le entrate e Lisbonne abbandonò l’impresa.
Durante la guerra
franco-prussiana, all'assedio
di Parigi, Lisbonne entrò nella Guardia
Nazionale e venne eletto tra i membri del Comitato
centrale. Aderì alla Comune e
col grado di colonnello si batté a Issy[1]
e a Vaugirard (15° arrondissement) finché il 25
maggio 1871 venne ferito e catturato dai versagliesi sulle barricate del
boulevard Voltaire. Condannato ai lavori forzati a vita, fu deportato nella Nuova
Caledonia e amnistiato
nel 1880.
Rientrato a Parigi, rivide la
moglie Elisa, il figlio Felix, i suoi compagni di lotta e si dedicò ancora al
teatro, dirigendo le Bouffes du Nord, dove fece rappresentare Nadine, una
commedia che Louise
Michel trasse dalla sua novella Le Bâtard impérial, poi Germinal,
il dramma che lo stesso Zola[2]
ricavò dal suo romanzo, e l'Hernani di Victor
Hugo. Poi Lisbonne fu ancora costretto a rinunciare per mancanza di fondi.
Lisbonne pubblicò anche un
giornale, che da buon giacobino[3]
intestò L'Ami du Peuple in omaggio di Marat[4],
nel quale voleva ricordare l'esperienza gloriosa della Comune e
dei suoi Protagonisti.
Ma il nome stesso della Comune era
tabù nella III Repubblica e il 7 agosto 1885 Lisbonne fu costretto a chiudere
il giornale. Maxime non si fece intimidire e il 6 ottobre, con l'apertura a Montmartre
di un suo nuovo locale, La Taverne du Bagne, uscirono ancora cinque
numeri de La Gazette du Bagne, nei quali Lisbonne ricordò i suoi vecchi
compagni di lotta.
La Taverne du
Bagne era un bistrot che ottenne successo. I camerieri erano vestiti da
forzati del bagno penale, con tanto di catena alla caviglia; le bevande avevano
i nomi delle località di detenzione, i bicchieri erano a forma di palla di
ferro cava e ai clienti, all'uscita, veniva rilasciato un certificato di buona
condotta. L'interno della taverna era decorato con scene della colonia penale,
tra le quali spiccavano le immagini della fuga di Henri
Rochefort e quella del comunardo Gustave
Maroteau, incatenato e agonizzante.
Quando il municipio di Parigi
non gli rinnovò la concessione del locale, Lisbonne aprì il 12 febbraio 1886 a Belleville,
un sobborgo popolare della capitale, la Taverne du Bagne et des Ratapoils,
a imitazione della precedente. Due mesi dopo fu la volta della Taverne de la
Révolution française, aperta nel centrale quartiere parigino del Marais, poi,
nel 1888, della Brasserie des Frites révolutionnaires, dove,
mangiando patate fritte, si ascoltavano canzoni popolari e si rievocava il
passato rivoluzionario.
Pubblicò ancora un periodico
di politica e letteratura, Le Citoyen de Montmartre, che uscì per due
anni fino all'agosto del 1894 e si presentò come indipendente alle elezioni
politiche, senza farsi illusioni - e infatti non fu mai eletto - nel 1889, nel
1892 e nel 1898, quando era vivo l'affare Dreyfus[5].
Quell'anno lasciò Parigi per ritirarsi nel piccolo paese di La Ferté-Alais[6],
dove si mantenne gestendo una tabaccheria. Alla sua morte, avvenuta il 25
maggio 1905, anniversario del ferimento e della sua cattura sulle barricate di
Parigi, un vecchio compagno della Comune lo
ricordò con un articolo su L'Intransigeant.
[1] Comune
a poca distanza da Parigi (confinante col 15° arrondissement.
[2] Émile
Édouard Charles Antoine Zola (Parigi, 2 aprile 1840 – Parigi, 29 settembre
1902) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, critico letterario e
fotografo francese. Durante la guerra
franco-prussiana, Zola e la moglie fuggono da Parigi. Zola torna a Parigi
nel marzo 1871; ricomincia a lavorare da Bell, che è ostile alla rivolta
della Comune. Finito sotto controllo della polizia politica, Zola è stato
arrestato il 20
marzo e rilasciato il 21.
Il 18
è stata proclamata
la Comune di Parigi. Nel mese di aprile scrive contro la soppressione di
alcuni giornali e, sotto pericolo di arresto, Zola fugge attraverso
Saint-Denis, sotto il controllo dei Prussiani, e si rifugiò in Bennecourt. Gli
Zola tornano a Parigi alla fine di maggio, dopo la Settimana
sanguinante e l'abbattimento della Comune. Benché perplesso sui metodi
della Comune, non ne fu completamente contrariato. Nel 1898 interviene con
passione nell'affare Dreyfus in difesa dell'accusato, il capitano Alfred
Dreyfus.
[3] Con
il termine giacobinismo si intende un movimento e un'ideologia politica
risalenti all'esperienza del Club dei Giacobini durante la Rivoluzione
francese. Il giacobinismo si diffuse in buona parte dell'Europa durante l'epoca
rivoluzionaria ed ebbe un'influenza politica notevole nella storia francese per
tutto il XIX secolo, in
particolare negli eventi della Rivoluzione di luglio, della Rivoluzione
francese del 1848 e, soprattutto, nell'esperienza della Comune di
Parigi del 1871. Successivamente, sia Lenin che Antonio Gramsci sostennero
una diretta filiazione del bolscevismo dal giacobinismo. Tale tesi,
inizialmente sostenuta anche da storici francesi di orientamento marxista come
Albert Mathiez e Georges Lefebvre, fu poi fermamente respinta dalla
storiografia successiva.
[4] Jean-Paul
Marat, detto l'Amico del popolo (Boudry, 24 maggio 1743 – Parigi, 13 luglio
1793), è stato un politico, medico, giornalista e rivoluzionario francese di
origini sardo-svizzere. Tra i protagonisti della Rivoluzione francese, che egli
sostenne con la sua attività giornalistica, politicamente vicino ai
Cordiglieri, fu deputato della Convenzione nazionale francese dal 20 settembre
1792 e, dal 5 aprile 1793, fu eletto presidente del Club dei Giacobini. Fu
assassinato dalla girondina Charlotte Corday.
[5] Alfred Dreyfus (Mulhouse, 9 ottobre
1859 – Parigi, 12 luglio 1935) è stato un militare francese. Nel 1871 la
Francia era reduce dalla sconfitta
subita nella guerra
Franco-Prussiana, ed i rapporti interni erano ancora tesi. Nonostante il
processo si basasse su documenti palesemente falsi, Dreyfus fu condannato quale
estensore di una lettera indirizzata ad un ufficiale tedesco in cui venivano
rivelate importanti informazioni militari francesi. Nonostante l'esplodere del
caso, Dreyfus non fu interamente riabilitato prima del luglio 1906, grazie a un
verdetto della Corte di Cassazione.