venerdì 26 luglio 2019

02-14-MI06 – Jean-Baptiste MILLIERE

JEAN-BAPTISTE MILLIÈRE


Jean-Baptiste Édouard Millière è nato a Lamarche-sur-Saône[1] il 13 dicembre 1817 ed è stato un politico, e giornalista francese.
Figlio di un operaio bottaio Millière si orientò verso la professione del padre, prima di intraprendere gli studi di legge a Digione[2]. Divenne un avvocato nel 1841, si avvicinò al socialismo attraverso la lettura dei libri di Étienne Cabet[3].
Nel 1848 divenne segretario del club de Révolution fondato da Armand Barbès[4]. Si trasferì Clermont-Ferrand[5] nel marzo 1849 e diventò redattore del giornale «L’Éclaireur républicain», a cui diede un tono francamente socialista. Tra le varie riforme, reclamava l'istruzione gratuita. Il 6 aprile 1849, il giornale venne sequestrato.
Fondò allora un settimanale, «Le Prolétaire, journal du paysan et de l’ouvrieril (Il Proletario, giornale del contadino e dell'operaio)» Predicava un socialismo anticlericale e senza compromessi, prese energicamente le difese del proletariato e attaccò i moderati e la società dell’epoca. Nel frattempo, cercava di organizzare associazioni dei lavoratori, un sindacato di sarti a Clermont e tentò invano di aprire un corso gratuito di diritto costituzionale. Il 18 aprile 1850, dopo soli venti numeri, il settimanale venne chiuso e Millière venne accusato di «eccitare all'odio», e dovette fuggire da Clermont-Ferrand.
A Parigi si oppose al colpo di Stato del 2 dicembre da parte di Luigi Bonaparte e fu arrestato e condannato alla deportazione in Algeria. Tornò in Francia, nella sua Côte-d'Or[6] con l'amnistia del 1859. Si trasferì ben presto a Parigi dove lavorò presso una grande compagnia di assicurazioni, le Soleil. Anche se stimato per la sua competenza legale e finanziaria, venne licenziato nel 1868 a causa delle sue idee socialiste.
La fine del decennio segnò una svolta sia nella sua vita che nella sua carriera di giornalista. Nel 1869 divenne redattore e amministratore del quotidiano di Henri Rochefort «La Marseillaise». Millière s’impose come uno dei leader dell'opposizione rivoluzionaria al Secondo Impero; sosteneva un socialismo che non si basava su una qualunque commiserazione per i lavoratori, ma piuttosto su un approccio e un metodo scientifico. Sviluppò un pensiero politico che non si dissociava alla Repubblica del socialismo. L’8 febbraio 1870, dopo l'assassinio di Victor Noir, venne arrestato,con l'accusa di «complotto contro la sicurezza dello Stato», negli uffici de «La Marseillaise» e detenuto a Mazas fino al 16 maggio.
Durante l'assedio di Parigi da parte delle truppe prussiane durante la guerra del 1870, impegnò tutta la sua energia per la salvezza della patria e della Repubblica. La sua guadagnata reputazione lo fece eleggere capo del 108° battaglione della Guardia Nazionale. Il 31 ottobre, fu tra coloro che occuparono - per qualche ora - l'Hôtel de Ville con lo scopo di spodestare il governo di Difesa nazionale.
Il 5 novembre, il 20° arrondissement lo nominò consigliere. L’8 febbraio 1871, Millière pubblicò un articolo nel giornale Le Vengeur che causò scalpore. Egli pubblicò le prove che il ministro Jules Favre falsificò dei documenti ufficiali per accaparrarsi un'eredità[7]. Jules Favre confessò anni dopo la sua colpevolezza, senza subire conseguenze lo aveva fatto, disse, «per garantire un avvenire ai suoi figli». Quello stesso 8 febbraio Millière venne eletto deputato all'Assemblea Nazionale; sedette all'opposizione sia a Bordeaux che a Versailles.
Appoggiò la Comune di Parigi quando questa s'impose nel marzo del 1871 e si trovò nella capitale quando iniziò la guerra tra la Comune e il governo di Versailles, e cercò di trovare una mediazione tra Versailles e Parigi, ma il 4 aprile, dopo l'attacco delle truppe di Versailles, si dissociò dall’Assemblea nazionale e abbandonò il suo intento.
In quel momento, Millière fornì prova di lucidità e di chiaroveggenza: consapevole del fatto che l'insurrezione non poteva basarsi solo sul proletariato, egli sollecitò la borghesia di fondersi con esso. Si rende conto anche che la provincia non era pronta a seguire la rivoluzione che Parigi voleva guidare. Così ha deciso di creare e animare l’Alleanza repubblicana dei dipartimenti. Costituita da parigini originari della provincia e favorevoli alla Comune, li istruì allo scopo di inviarli come delegati in ogni dipartimento per informare la provincia della realtà della vita di tutti i giorni a Parigi e le finalità della Comune, e, quindi, per incoraggiarli ad intervenire in un effetto pacificatore.
Durante i settantadue giorni di insurrezione, Millière non occupò alcuna posizione ufficiale, non esercitò alcun comando militare né prese parte agli scontri. Si occupò principalmente di giornalismo attraverso i suoi scritti apparsi in «Le Vengeur e La Commune». Egli manifestò sempre una volontà conciliatrice non negò mai i suoi principi repubblicani e comunardi.
La sua moderazione non gli impedì vivere una fine particolarmente tragica e scioccante. Il 26 maggio, mentre la battaglia infuriava, fu arrestato mentre si trovava in casa del suocero, in rue d'Ulm. Venne portato dal generale de Cissey e dal capitano Garcin in servizio al Luxembourg. De Cissey gli negò il suo titolo di deputato e gli ordinò che venisse fucilato in ginocchio sui gradini del Pantheon[8]. Millière rifiutò una tale oltraggio, e fu costretto con la forza ad inginocchiarsi. Ebbe appena il tempo di gridare " Vive l’humanité!" che una scarica di pallottole gli fracassarono il cranio.
Le sue prerogative di deputato rendevano comunque illegittima quell'esecuzione sommaria, ma alla causa intentata dalla vedova Millière contro il capitano Garcin, poi promosso generale, il tribunale si dichiarò incompetente.
Ci sono diverse ipotesi sulla morte di Millière: i versagliesi si sbagliarono con Frédéric Millière, capo della 18a legione? Fu vittima di una vendetta ordita dal falsario Jules Favre? Fu semplicemente - se così si può dire - il costo della crudeltà degli ufficiali bonapartisti? In ogni caso il suo assassinio è un’infamia in più da scrivere sul bilancio della feroce repressione che insanguinò Parigi durante l'ultima settimana di maggio 1871.



[1] Nel dipartimento della Côte-d'Or nella regione della Borgogna.
[2] Capoluogo del dipartimento della Côte-d'Or nella regione della Borgogna.
[3] Étienne Cabet (Digione, 1º gennaio 1788 – Saint Louis, 9 novembre 1856) è stato un politico francese. Tradizionalmente collocato fra gli utopisti, dedicò concretamente la propria vita alla lotta per la repubblica e una "società nuova". Fu il primo a utilizzare sistematicamente il termine comunismo.
[4] Armand Barbès, nato il 18 settembre 1809 à Pointe-à-Pitre e morto il 26 giugno 1870 a La Haye, è stato un rivoluzionario repubblicano francese e un feroce e risoluto oppositore della monarchia di luglio (1830-1848). È ricordato come un uomo la cui vita è incentrata su due giorni: 12 maggio 1839, giorno della rivolta in cui i repubblicani tentarono di rovesciare il re, Luigi Filippo. Le sue azioni poco ponderate in questo giorno hanno portato a una condanna all'ergastolo; fu, tuttavia, rilasciato dalla rivoluzione del 1848; e Il 15 maggio 1848, il giorno in cui i manifestanti hanno invaso l'Assemblea nazionale, dove Barbès ha servito, per circa tre settimane, come deputato. Lo scopo apparente dei manifestanti era di sollecitare il governo a esercitare qualsiasi influenza potesse sostenere la liberazione della Polonia. Le cose sono andate fuori controllo, tuttavia, e Barbès è stato coinvolto in quello che è stato percepito come un colpo di stato attraverso l'imposizione di un governo provvisorio.
[5] Capoluogo del dipartimento del Puy-de-Dôme nella regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.
[6] Dipartimento francese della regione Borgogna - Franca Contea.
[7] Jules Favre era Ministro degli Esteri e vicepresidente del governo di difesa nazionale, sorto all'indomani della disfatta di Sedan, presieduto da Louis-Jules Trochu. In una circolare del 6 settembre il neo ministro dell'appena costituita terza repubblica sostenne che «non un pollice del nostro suolo, non una pietra delle nostre fortezze» dovevano passare al nemico, decidendo in questo modo per il prosieguo della guerra contro la Prussia. In realtà, come gli altri membri del governo, cercò di concludere al più presto la pace e alla mezzanotte del 27 gennaio 1871 Favre accettò i termini di resa della capitale parigina (assediata da settembre) avanzati dal primo ministro Otto von Bismarck. Eletto deputato all'Assemblea Nazionale in sei circoscrizioni diverse, nel febbraio 1871 fu inviato da Adolphe Thiers a concludere la pace definitiva con i tedeschi e successivamente guidò con Thiers la repressione della Comune di Parigi. Fu definito da Karl Marx un «noto furfante» per essersi fatto una fortuna fabbricando falsi documenti, allo scopo di attribuirsi, a nome dei figli avuti in una relazione adulterina, l'eredità spettante ai figli legittimi del marito della sua amante. Lo scandalo fu denunciato da Jean-Baptiste Millière, deputato e comunardo, che fu fucilato, secondo Marx per ordine espresso di Favre, durante la Settimana di sangue.
[8] Il Pantheon di Parigi, eretto come chiesa cattolica dedicata a Sainte-Geneviève, è un monumento situato nella capitale francese nel cuore del Quartiere latino, in cima al colle di Sainte-Geneviève.