VICTOR
NOIR
Victor Noir di Eugène Appert |
Yvan Salmon è
nato il 27 luglio 1848 ad Attigny[1], era figlio
di Joseph Jacques Salmon, orologiaio e mugnaio, con sede ad Attigny, e di
Joséphine Élisabeth Noir. Aveva come fratello maggiore Louis Salmon, detto
Louis Noir, combattente della guerra di Crimea, corrispondente del giornale La Patrie, poi redattore capo del
giornale Le Peuple.
Si trasferì a Parigi e
nel Maggio 1868, divenne redattore del Pilori,
settimanale effimero che aveva l'originalità di essere stampato in caratteri
rossi e al quale contribuirono anche Arthur
Arnould, l’operaio e poeta Alexis Bouvier[2],
il professore di igiene e medicina Louis Combes[3],
Édouard
Lockroy, Eugène
Razoua e Jules
Vallès. Successivamente, con lo pseudonimo di Victor Noir
lavorò come giornalista per il giornale La
Marseillaise, diretto da Henri
Rochefort.
Il principe Pierre Napoleone Bonaparte era figlio di Luciano,
fratello di Napoleone I e, di conseguenza, parente del regnante Napoleone
III.
Ardente liberale e deputato corso di estrema sinistra nel 1848,
si allontanò dalla vita politica dopo il colpo
di Stato del 2 dicembre 1851 di suo cugino Napoleone
III.
All'inizio del 1870, uscì tuttavia dalla sua riserva per rispondere con un
articolo virulento, apparso sul giornale L'Avenir
de la Corse, ad un attacco anti-bonapartista del giornale bastiese La Revanche, che designava i
repubblicani dell'isola come «traditori e mendicanti», destinati ad essere
massacrati e mettere «le stenine per le porette», in altre parole: «le budella
al sole».
Paschal Grousset e Victo Noir |
La polemica tra i giornali
isolani si faceva sempre più accesa. Il giornale La
Marseillaise, di Henri
Rochefort, oppositore sistematico al regime, condusse allora una campagna
contro l'Impero.
“L'errore” de La
Marseillaise fu di intromettersi in una «questione corsa». Pierre
Bonaparte non accettò l'insulto contro la sua famiglia da parte di un oscura
«manovra di Rochefort».
Il celebre e bollente giornalista ricevette quindi dal principe un «cartello»
provocatorio. Rochefort,
di un temperamento vivace, era da lungo tempo un familiare dei duelli. Inviò
quindi al principe Bonaparte i suoi due testimoni impiegati al giornale: Jean-Baptiste
Millière e Arnould,
che arriveranno troppo tardi al luogo d'incontro.
Nel frattempo, anche Paschal
Grousset, ardente patriota corso e corrispondente parigino de La Revanche, avvertì l'ingiuria. Grousset
aveva precedentemente lavorato al giornale dinastico L'Époque come collaboratore scientifico e al giornale Le Rappel.
Al fine di ottenere dal principe Bonaparte la ritrattazione del suo articolo
ingiurioso o in mancanza di riparazione da parte delle armi, inviò due amici
come testimoni, Ulric
de Fonvielle e Victor Noir. Questi arrivano nella casa di rue d'Auteuil
numero 59 e vennero ricevuti dal
principe, mentre all'esterno Grousset
aspettava in una macchina il risultato dell'incontro in compagnia di un collega
giornalista e scrittore, Georges
Sauton.
Il principe si contrariò.
Erano i testimoni di Rochefort,
verso i quali prova un odio feroce, che attendeva. Disse di non avere nulla da
rispondere a Grousset,
ma chiese ai suoi testimoni se si consideravano solidali con le «carogne» di Rochefort
e della sua squadra. Fonvielle
e Victor Noir risposero che erano «solidali con i loro amici». L'incontro andò
male, il principe tirò fuori dalla tasca una pistola carica e sparò sei volte
ferendo mortalmente Victor Noir.
Fonvielle
riferì che Noir avrebbe ricevuto uno schiaffo mentre il principe dichiarò per
iscritto di essersi sentito minacciato dopo essere stato colpito in faccia dal
Victor Noir. Secondo Bonaparte, Fonvielle
aveva una pistola in tasca. Avrebbe tentato di usarla, ma, nella fretta, non
sarebbe riuscito ad armarsi.
Dei sei colpi della sua
pistola, Bonaparte sparò un solo colpo fatale. Fonvielle
sfuggì ai proiettili ma Noir, colpito al petto, scappò per le scale e cadde
sotto il portico.
Secondo il certificato di
morte, sarebbe morto al alle 14.00 in rue d'Auteuil, 27.
Victor non aveva compiuto ancora 22 anni e il giorno dopo si sarebbe dovuto
sposare.
Pierre Buonaparte uccide Victor Noir - Disegno di Gaildran |
L’omicidio di
Victor Noir provocò una forte indignazione popolare e un'accresciuta ostilità
verso il Secondo
Impero.
Émile Ollivier[4],
il capo del governo, fece arrestare Pierre Bonaparte e, prudente, fece
organizzare i funerali di Noir a Neuilly-sur-Seine[5],
nel cimitero antico di Neuilly, in presenza di una folla immensa, e seguendo il
desiderio della famiglia, permettendo così di limitare gli eccessi, lontano dai
quartieri popolari. Nonostante ciò, più di centomila persone si mossero,
la maggior parte in armi e decisi a tutto alla minima provocazione, guidate
dall'attivista politico Auguste
Blanqui, e iniziarono un'agitazione anti-bonapartista che preludeva alla caduta
del Secondo Impero.
“Quasi tutti coloro che seguivano il feretro,
pensavano di ritornarsene a casa sotto il
governo repubblicano, o di non tornarci più.
Ci si era armati di tutto ciò che poteva servire per
una lotta suprema, dal revolver al compasso. Pareva che quel giorno avremmo
dovuto gettarci alla strozza del mostro imperiale. Io m'era provvista di un
pugnale rubato a mio zio, già da parecchio tempo, sognando di Armodio, e m'ero
vestita da uomo per non impacciare gli altri, né sentirmi in soggezione.
I Blanquisti[6], molti rivoluzionari,
tutti quelli di Montmartre
erano armati; la morte passava nell'aria; si sentiva prossima la liberazione.
Da parte sua l'impero aveva chiamato a raccolta tutte
le sue forze: uguale spiegamento di forze non s'era più visto dal dicembre in
poi.
Il corteo si allungava immenso, suscitando intorno un
certo senso di spavento: in certi momenti provavamo strane impressioni: avevamo
freddo, eppure gli occhi bruciavano come di fiamma; ci immaginavamo d'essere
una forza, alla quale nulla potesse resistere: già la repubblica appariva
trionfante.
Ma durante il tragitto, il vecchio Delescluze,
che pochi mesi dopo seppe morire eroicamente, si ricordò di dicembre; e temendo
il sacrificio inutile di tante migliaia di uomini, dissuase Rochefort dal
portare il cadavere in giro per Parigi, accogliendo l'opinione di quelli che
volevano portarlo al cimitero. Chi può dire se il sacrifizio sarebbe stato
inutile? Tutti credevano che l'impero avrebbe provocato, e si tenevano pronti (Louis
Michel, La
Comune)”.
Il 12 gennaio 1870, 200.000 persone seguirono il feretro di Victor Noir gridando Vendetta! |
I funerali del 12 gennaio
furono frenetici. Dei parigini tagliano le redini dei cavalli per tirare il
carro funebre al loro posto. In questa folla di repubblicani si incontrarono
gli internazionalisti e futuri comunardi
e Eugène
Varlin, Louise
Michel (che prese il lutto dopo i funerali), Jean-Baptiste
Millière... Per alcuni, come Gustave
Flourens, i funerali furono un'occasione per scatenare il rovesciamento dell'Impero,
essi reclamarono di trasportare il corpo a Parigi per chiamare la folla
all'insurrezione. Ma da parte loro, i sostenitori dell'Internazionale
pensarono che la rivoluzione fosse ineluttabile e che sarebbe stato imprudente
comprometterla con troppa fretta. Charles
Delescluze, redattore de Le Réveil,
chiamò alla calma e Rochefort,
Vallès
e Grousset
proposero di recarsi all'Assemblea nazionale, dove non vennero nemmeno
ricevuti.
Questo fatto, che coinvolse un
illustre personaggio, fece molto rumore. Napoleone
III,
già politicamente malmenato, venne messo in difficoltà da questo evento. Pierre
Bonaparte fu arrestato la stessa sera. Venne rapidamente assolto, avendo l'imperatore
stesso preso a suo carico le spese derivanti dall'arrivo dei testimoni a
discarico al processo, ma condannato al risarcimento da parte dell'Alta Corte
di giustizia, mentre Rochefort,
Fonvielle
e Grousset
furono condannati. L'impiegato editoriale diventò un eroe nazionale. L'Impero,
che già vacillava, fu oggetto di una vendetta popolare senza precedenti,
gonfiata dalle catilinarie[7]
di Rochefort:
«Ho avuto la debolezza di
credere che un Bonaparte potesse essere altro che un assassino...»
Il Secondo Impero, dopo Sedan,
non sarebbe sopravvissuto a lungo a Victor Noir.
Nel 1891, la salma, divenuta
un simbolo repubblicano, fu trasferita a Parigi al Père-Lachaise.
Jules
Dalou, ardente difensore della Repubblica, realizzò la sua tomba in bronzo,
dove Noir appare nello stato in cui sarebbe stato trovato dopo lo sparo.
L'opera è concepita in un realismo privo di qualsiasi ornamento. La bocca è
aperta e le mani guanti, i vestiti sbottonati, il cappello rotolato. Seguendo
la tecnica corrente all'epoca, Dalou
modellò dapprima la figura nuda prima di vestirla, dotando in questo caso la
sua opera di una virilità ben modellata dai pantaloni. Questo realismo
anatomico porta certe persone superstiziose a toccare il giacente da anni, il mito dice che
strofinando la protuberanza, le labbra ed i piedi della statua si avrà un
aumento di fertilità ed una vivace vita sessuale, da qui un'ossidazione
scomparsa della patina e un'erosione del bronzo sul rilievo del viso, l'impatto
del proiettile, la parte virile e le scarpe, che la statua presenta oggi. Il
folclore vuole infatti che le donne in difficoltà di figli tocchino il giacente
per essere rese fertili. È soprattutto per questa tradizione, sempre in voga,
che è conosciuta la sepoltura di Victor Noir.
Il modello in gesso fu esposto
al Salon de la Société nationale des beaux-arts del 1890 (nº 1255), e la tomba è stata
inaugurata nel cimitero
di Père-Lachaise (92a divisione 1ª linea, K, 23)) il 15 luglio 1891.
[1] Nel dipartimento dei Vosgi nella regione del
Grand Est.
[2] Alexis Bouvier (Parigi, 15 gennaio
1836 – Parigi, 18 maggio 1892) era un romanziere e drammaturgo francese.
[3] Louis Combes (Parigi, 31 dicembre
1822 – Parigi, 5 gennaio 1881) era un litografo, giornalista, bibliotecario,
prefetto; socialista, massone; consigliere comunale di Parigi, consigliere
generale della Senna.
[4] Olivier Émile Ollivier (Marsiglia,
2 luglio 1825 - Saint-Gervais-les-Bains, 20 agosto 1913) è stato un politico,
scrittore e avvocato francese.
[5] Nel dipartimento
dell'Hauts-de-Seine nella regione dell'Île-de-France, confinante col 17°
arrondissemente di Parigi.
[6] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e
attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta,
del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
[7] Le
Catilinarie sono quattro discorsi tenuti da Cicerone contro Catilina. Le
quattro orazioni deliberative furono pronunciate tra il novembre e il dicembre
del 63-62 a.C. in seguito alla scoperta e alla repressione della congiura che
faceva capo a Catilina.