mercoledì 25 settembre 2019

04-01-N2 - Victor NOIR

VICTOR NOIR

 

 

Victor Noir di Eugène Appert

Yvan Salmon è nato il 27 luglio 1848 ad Attigny[1], era figlio di Joseph Jacques Salmon, orologiaio e mugnaio, con sede ad Attigny, e di Joséphine Élisabeth Noir. Aveva come fratello maggiore Louis Salmon, detto Louis Noir, combattente della guerra di Crimea, corrispondente del giornale La Patrie, poi redattore capo del giornale Le Peuple.

Si trasferì a Parigi e nel Maggio 1868, divenne redattore del Pilori, settimanale effimero che aveva l'originalità di essere stampato in caratteri rossi e al quale contribuirono anche Arthur Arnould, l’operaio e poeta Alexis Bouvier[2], il professore di igiene e medicina Louis Combes[3], Édouard Lockroy, Eugène Razoua e Jules Vallès. Successivamente, con lo pseudonimo di Victor Noir lavorò come giornalista per il giornale La Marseillaise, diretto da Henri Rochefort.

Il principe Pierre  Napoleone Bonaparte era figlio di Luciano, fratello di Napoleone I e, di conseguenza, parente del regnante Napoleone III. Ardente liberale e deputato corso di estrema sinistra nel 1848, si allontanò dalla vita politica dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851 di suo cugino Napoleone III. All'inizio del 1870, uscì tuttavia dalla sua riserva per rispondere con un articolo virulento, apparso sul giornale L'Avenir de la Corse, ad un attacco anti-bonapartista del giornale bastiese La Revanche, che designava i repubblicani dell'isola come «traditori e mendicanti», destinati ad essere massacrati e mettere «le stenine per le porette», in altre parole: «le budella al sole».

Paschal Grousset e  Victo Noir

La polemica tra i giornali isolani si faceva sempre più accesa. Il giornale La Marseillaise, di Henri Rochefort, oppositore sistematico al regime, condusse allora una campagna contro l'Impero. “L'errore” de La Marseillaise fu di intromettersi in una «questione corsa». Pierre Bonaparte non accettò l'insulto contro la sua famiglia da parte di un oscura «manovra di Rochefort». Il celebre e bollente giornalista ricevette quindi dal principe un «cartello» provocatorio. Rochefort, di un temperamento vivace, era da lungo tempo un familiare dei duelli. Inviò quindi al principe Bonaparte i suoi due testimoni impiegati al giornale: Jean-Baptiste Millière e Arnould, che arriveranno troppo tardi al luogo d'incontro.

Nel frattempo, anche Paschal Grousset, ardente patriota corso e corrispondente parigino de La Revanche, avvertì l'ingiuria. Grousset aveva precedentemente lavorato al giornale dinastico L'Époque come collaboratore scientifico e al giornale Le Rappel. Al fine di ottenere dal principe Bonaparte la ritrattazione del suo articolo ingiurioso o in mancanza di riparazione da parte delle armi, inviò due amici come testimoni, Ulric de Fonvielle e Victor Noir. Questi arrivano nella casa di rue d'Auteuil numero 59  e vennero ricevuti dal principe, mentre all'esterno Grousset aspettava in una macchina il risultato dell'incontro in compagnia di un collega giornalista e scrittore, Georges Sauton.

Il principe si contrariò. Erano i testimoni di Rochefort, verso i quali prova un odio feroce, che attendeva. Disse di non avere nulla da rispondere a Grousset, ma chiese ai suoi testimoni se si consideravano solidali con le «carogne» di Rochefort e della sua squadra. Fonvielle e Victor Noir risposero che erano «solidali con i loro amici». L'incontro andò male, il principe tirò fuori dalla tasca una pistola carica e sparò sei volte ferendo mortalmente Victor Noir.

Fonvielle riferì che Noir avrebbe ricevuto uno schiaffo mentre il principe dichiarò per iscritto di essersi sentito minacciato dopo essere stato colpito in faccia dal Victor Noir. Secondo Bonaparte, Fonvielle aveva una pistola in tasca. Avrebbe tentato di usarla, ma, nella fretta, non sarebbe riuscito ad armarsi.

Dei sei colpi della sua pistola, Bonaparte sparò un solo colpo fatale. Fonvielle sfuggì ai proiettili ma Noir, colpito al petto, scappò per le scale e cadde sotto il portico.

Secondo il certificato di morte, sarebbe morto al alle 14.00 in rue d'Auteuil, 27. Victor non aveva compiuto ancora 22 anni e il giorno dopo si sarebbe dovuto sposare.

Pierre Buonaparte uccide Victor Noir - Disegno di Gaildran

L’omicidio di Victor Noir provocò una forte indignazione popolare e un'accresciuta ostilità verso il Secondo Impero.

Émile Ollivier[4], il capo del governo, fece arrestare Pierre Bonaparte e, prudente, fece organizzare i funerali di Noir a Neuilly-sur-Seine[5], nel cimitero antico di Neuilly, in presenza di una folla immensa, e seguendo il desiderio della famiglia, permettendo così di limitare gli eccessi, lontano dai quartieri popolari. Nonostante ciò, più di centomila persone si mossero, la maggior parte in armi e decisi a tutto alla minima provocazione, guidate dall'attivista politico Auguste Blanqui, e iniziarono un'agitazione anti-bonapartista che preludeva alla caduta del Secondo Impero.

Quasi tutti coloro che seguivano il feretro, pensavano di ritornarsene a casa sotto il governo repubblicano, o di non tornarci più.

Ci si era armati di tutto ciò che poteva servire per una lotta suprema, dal revolver al compasso. Pareva che quel giorno avremmo dovuto gettarci alla strozza del mostro imperiale. Io m'era provvista di un pugnale rubato a mio zio, già da parecchio tempo, sognando di Armodio, e m'ero vestita da uomo per non impacciare gli altri, né sentirmi in soggezione.

I Blanquisti[6], molti rivoluzionari, tutti quelli di Montmartre erano armati; la morte passava nell'aria; si sentiva prossima la liberazione.

Da parte sua l'impero aveva chiamato a raccolta tutte le sue forze: uguale spiegamento di forze non s'era più visto dal dicembre in poi.

Il corteo si allungava immenso, suscitando intorno un certo senso di spavento: in certi momenti provavamo strane impressioni: avevamo freddo, eppure gli occhi bruciavano come di fiamma; ci immaginavamo d'essere una forza, alla quale nulla potesse resistere: già la repubblica appariva trionfante.

Ma durante il tragitto, il vecchio Delescluze, che pochi mesi dopo seppe morire eroicamente, si ricordò di dicembre; e temendo il sacrificio inutile di tante migliaia di uomini, dissuase Rochefort dal portare il cadavere in giro per Parigi, accogliendo l'opinione di quelli che volevano portarlo al cimitero. Chi può dire se il sacrifizio sarebbe stato inutile? Tutti credevano che l'impero avrebbe provocato, e si tenevano pronti (Louis Michel, La Comune)”.

Il 12 gennaio 1870, 200.000 persone seguirono
il feretro di Victor Noir gridando Ven
detta!

I funerali del 12 gennaio furono frenetici. Dei parigini tagliano le redini dei cavalli per tirare il carro funebre al loro posto. In questa folla di repubblicani si incontrarono gli internazionalisti  e futuri comunardi e Eugène Varlin, Louise Michel (che prese il lutto dopo i funerali), Jean-Baptiste Millière... Per alcuni, come Gustave Flourens, i funerali furono un'occasione per scatenare il rovesciamento dell'Impero, essi reclamarono di trasportare il corpo a Parigi per chiamare la folla all'insurrezione. Ma da parte loro, i sostenitori dell'Internazionale pensarono che la rivoluzione fosse ineluttabile e che sarebbe stato imprudente comprometterla con troppa fretta. Charles Delescluze, redattore de Le Réveil, chiamò alla calma e Rochefort, Vallès e Grousset proposero di recarsi all'Assemblea nazionale, dove non vennero nemmeno ricevuti.

Questo fatto, che coinvolse un illustre personaggio, fece molto rumore. Napoleone III, già politicamente malmenato, venne messo in difficoltà da questo evento. Pierre Bonaparte fu arrestato la stessa sera. Venne rapidamente assolto, avendo l'imperatore stesso preso a suo carico le spese derivanti dall'arrivo dei testimoni a discarico al processo, ma condannato al risarcimento da parte dell'Alta Corte di giustizia, mentre Rochefort, Fonvielle e Grousset furono condannati. L'impiegato editoriale diventò un eroe nazionale. L'Impero, che già vacillava, fu oggetto di una vendetta popolare senza precedenti, gonfiata dalle catilinarie[7] di Rochefort:

«Ho avuto la debolezza di credere che un Bonaparte potesse essere altro che un assassino...»

Il Secondo Impero, dopo Sedan, non sarebbe sopravvissuto a lungo a Victor Noir.

Nel 1891, la salma, divenuta un simbolo repubblicano, fu trasferita a Parigi al Père-Lachaise. Jules Dalou, ardente difensore della Repubblica, realizzò la sua tomba in bronzo, dove Noir appare nello stato in cui sarebbe stato trovato dopo lo sparo. L'opera è concepita in un realismo privo di qualsiasi ornamento. La bocca è aperta e le mani guanti, i vestiti sbottonati, il cappello rotolato. Seguendo la tecnica corrente all'epoca, Dalou modellò dapprima la figura nuda prima di vestirla, dotando in questo caso la sua opera di una virilità ben modellata dai pantaloni. Questo realismo anatomico porta certe persone superstiziose a toccare il giacente da anni, il mito dice che strofinando la protuberanza, le labbra ed i piedi della statua si avrà un aumento di fertilità ed una vivace vita sessuale, da qui un'ossidazione scomparsa della patina e un'erosione del bronzo sul rilievo del viso, l'impatto del proiettile, la parte virile e le scarpe, che la statua presenta oggi. Il folclore vuole infatti che le donne in difficoltà di figli tocchino il giacente per essere rese fertili. È soprattutto per questa tradizione, sempre in voga, che è conosciuta la sepoltura di Victor Noir.

Il modello in gesso fu esposto al Salon de la Société nationale des beaux-arts del 1890 (nº 1255), e la tomba è stata inaugurata nel cimitero di Père-Lachaise (92a divisione 1ª linea, K, 23)) il 15 luglio 1891.




[1] Nel dipartimento dei Vosgi nella regione del Grand Est.

[2] Alexis Bouvier (Parigi, 15 gennaio 1836 – Parigi, 18 maggio 1892) era un romanziere e drammaturgo francese.

[3] Louis Combes (Parigi, 31 dicembre 1822 – Parigi, 5 gennaio 1881) era un litografo, giornalista, bibliotecario, prefetto; socialista, massone; consigliere comunale di Parigi, consigliere generale della Senna.

[4] Olivier Émile Ollivier (Marsiglia, 2 luglio 1825 - Saint-Gervais-les-Bains, 20 agosto 1913) è stato un politico, scrittore e avvocato francese.

[5] Nel dipartimento dell'Hauts-de-Seine nella regione dell'Île-de-France, confinante col 17° arrondissemente di Parigi.

[6] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.

[7] Le Catilinarie sono quattro discorsi tenuti da Cicerone contro Catilina. Le quattro orazioni deliberative furono pronunciate tra il novembre e il dicembre del 63-62 a.C. in seguito alla scoperta e alla repressione della congiura che faceva capo a Catilina.