sabato 8 dicembre 2018

02-11-54 - Mercoledì 10 maggio 1871

MERCOLEDÌ 10 MAGGIO 1871
(20 FIORILE ANNO 79)


Manifesto di Rossel
I Federati hanno dovuto evacuare il forte di Issy, i combattimenti continuano nel villaggio. Sotto il fuoco costante di Versailles, gli ultimi uomini che detenevano la posizione furono costretti a fuggire la notte prima di ieri, la notte dell'8 maggio. La Comune seppe della notizia solo nel pomeriggio del 9. Rossel, delegato alla guerra e comandante delle truppe federate, fu immediatamente informato della debacle. Senza avvertire il Consiglio della Comune o il Comitato di Salute pubblica, è stato fatto affiggere un proclama redatto come segue: "La bandiera tricolore sventola sopra fort Issy, abbandonato ieri sera dalla guarnigione".
Questo è tradimento? Sappiamo che l'ufficiale conosceva la situazione del forte, in difficoltà da diversi giorni. Aveva perfino ricevuto una delegazione dai battaglioni di Issy che lo avvertiva del pericolo imminente, eppure non aveva ammesso nulla. Cosa significa questa confessione di fallimento? È un segnale inviato a Versailles
I resti di firt d'Issy
Molto presto, il dubbio non è più permesso. Rossel scrive una lettera di dimissioni alla Comune, sostenendo che rinuncia alla responsabilità «di un comando in cui tutti deliberano e nessuno obbedisce». Mandò la sua lettera al giornale, che ha avuto l'effetto immediato di scoraggiare la popolazione degli insorti, già disturbata dalla proclamazione del mattino che offendeva l'eroica resistenza dei coraggiosi difensori di Parigi e comunicava a Versailles e agli amici dell’Ordine i fallimenti militari della Comune.
Il Consiglio della Comune, in una riunione tempestosa, decide, quasi all'unanimità, di deferire Rossel alla Corte Marziale e mostra un proclama rassicurante, che annuncia che «la Comune ha appena preso le misure energetiche» che la situazione richiede. Mentre il generale Rossel, arrestato, aveva dato la sua parola e promesso di sottomettersi al giudizio del consiglio, ha dissipato gli ultimi dubbi sulla sua colpevolezza, fuggendo con il suo amico Charles Gérardin, nascondendosi in città.
In sessione, i funzionari eletti alla guerra nominano Delescluze al posto di Rossel, militante fidato, ma vecchio e malato. E militarmente inesperto; dal 1830 le sue lotte contro l'oppressione dei vari regimi le fa come giornalista.
Relatrice al club nella chiesa di Saint Ambroise
L'epicentro della lotta è ora il settore di Vauves. La pressione esercitata dall'artiglieria è continua, terribile, mentre i versagliesi concentrano tutt'attorno ingenti forze. Il villaggio di Vauves deve capitolare, il forte resisterà ancora fino al 13 maggio.
Mai a Parigi si parlava così liberamente, dalla proclamazione della Repubblica. I giornali politici, satirici e i giornali popolari si stanno sviluppando, vengono organizzati molti incontri pubblici aperti a tutti ed ovunque nascono vari club e commissioni. La Comune di Parigi ha dato un nuovo impulso a questo movimento, incoraggiando incontri politici.
In tutti i quartieri, i muri sono coperti da manifesti che annunciano incontri popolari. In queste assemblee, che si svolgono la sera, la parola è totalmente libera, per gli uomini come per le donne. Dopo il combattimento del giorno, i cittadini vengono per istruirsi e discutere nei club e nei circoli di quartiere dove si svolgono animatamente dibattito ideologici e politici. Per allargare i dibattiti alcuni circoli pubblicano dei bollettini.
I club parigini, raggruppati per quartiere o affinità politica, sono anche un potente mezzo di pressione popolare sui funzionari eletti della Comune e il controllo del loro imperativo mandato. Ce ne sono trenta. Inizialmente, le riunioni di club si svolgevano nei teatri o nelle scuole; ma con l'avvento della Comune, le chiese diventano il luogo privilegiato degli incontri politici. I repubblicani si stabiliscono lì la sera, lasciando la giornata ai servizi dei sacerdoti che non sono fuggiti da Parigi.
A Parigi, i cittadini sono organizzati per esprimere il loro malcontento: il club des Prolétaires, creato il 7 maggio, ha un organo di stampa il cui primo numero è stato pubblicato ieri. Ha incoraggiato i parigini a formare club politici, al fine di mantenere il controllo popolare sui funzionari eletti della Comune.
Ogni sera, la rivoluzione sale sul pulpito in una dozzina di chiese parigine. Il club della Révolution Sociale di Batignolles, guidata dall’Internazionale, occupa la chiesa Saint Michel, mentre quella della Révolution, nel 18° arrondissement, dove troviamo l'eletto blanquista[1] Ferré e Louise Michel, si riunisce nella chiesa Saint-Bernard in rue Saint-Luc numero 6. Le donne animano anche i circoli femminili, come alla Trinité o Notre-Dame de la Croix.
Il club des Prolétaires, che si riunisce nella chiesa di Saint Ambroise (11° arrondissement), l'11 maggio, ha persino fondato il suo giornale. Nel primo numero de Le Prolétaire, pubblicato questa mattina, l’organo del club espone il suo programma: la Comune come principio indiscutibile, il controllo diretto degli eletti dal popolo, la federazione politica e sociale, e la rimozione di qualsiasi privilegio o monopolio affinché i lavoratori beneficiano finalmente del prodotto del loro lavoro, ed ha incoraggiato i parigini a formare club politici, al fine di mantenere il controllo popolare sui funzionari eletti della Comune.
La massona Hortense Aurore David, internazionalista e blanquista[1], circondata da molti membri del comitato dell'11° arrondissement, intende diffondere «l'educazione del popolo da parte del popolo».
Nel primo numero del Le Prolétaire, un lungo editoriale funge da manifesto/programma: “Noi siamo il proletariato convinto che l'idea repubblicana radicale sia il sole, la salute, la verità del mondo moderno: non certo una repubblica di satrapi e sibariti, bensì una repubblica dell'intelligenza, del sapere... Voi borghesi siete l'egoismo, noi proletari siamo l'unione, la solidarietà, l'uguaglianza. Voi volete il benessere per il vostro esclusivo tornaconto, noi lo vogliamo per tutti, compatibilmente con le possibilità umane”.
In una lettera aperta alla Comune, Le Proletaire scrive: “Voi avete l'obbligo di dire la verità al popolo, ma voi non la dite tutta intera... Non dovete limitarvi a promettere al popolo l'avvento del socialismo nello stesso modo con cui i preti promettono ai fedeli le gioie del paradiso, non senza aggiungere immancabilmente quando passerete a miglior vita”.

Riunione di un club in una chiesa



[1] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.