giovedì 25 luglio 2019

02-14-LA 03 – Napoléon LA CECILIA

NAPOLÉON LA CÉCILIA


Se la prima parte dell'esistenza di Napoléon La Cécilia è ricca di prodezze bellicose, dal suo matrimonio con Marie David, è impossibile trattare separatamente le vite di questi due esseri poiché hanno partecipato agli stessi tragici eventi e condiviso lo stesso ideale.
Napoléon La Cécilia è stato un uomo del calibro di quegli eroi cavallereschi che, durante il diciannovesimo secolo, non temevano di affrontare tutti i pericoli per difendere la libertà ovunque fosse minacciata.
Napoléon-François-Paul-Thomas La Cecilia, è nato il 13 settembre 1835 a Tours[1]. Il padre, Giovanni, storico, era di origine italiana, sua madre è nata in Corsica.
Dopo aver studiato al College di Ajaccio, si trasferì a Parigi nel 1855. Matematico e filologo, la sua conoscenza delle lingue antiche e moderne era notevole. Nella capitale francese collaborò con la Revue philosophique (Rivista filosofica) di Renouvier, di cui ne divenne il discepolo. Nel 1856 diventò professore di matematica presso l'Università di Iéna, in Germania.
Rifiutò di servire il Secondo Impero e nel 1860 fu attivo nel Risorgimento italiano al fianco di Giuseppe Garibaldi partecipando alla spedizione dei Mille con il grado di capitano del genio, prima di assumere le funzioni di capo di stato maggiore del generale Avezzana. Si distinse a Marsala e Palermo.
Ardente republicano, non accettò di essere mantenuto nel suo grado di colonnello nel regio esercito italiano; abbandonò queste funzioni nel 1861 per mantenere la nazionalità francese. Trasferitosi a Napoli, insegnò sanscrito presso il college asiatico dal 1861 al 1869. E quando l’istituto venne restituito ai gesuiti, si rifiutò di continuare la professare e si trasferì ad Ulm, in Germania, dove per un po' di tempo insegnò matematica.
Decise, in seguito, di andare a Parigi. Collaborò con il quotidiano repubblicano «Le Rappel». Lì incontrò il giornalista Edgar Monteil che diventerà suo amico e lo ritroverà al tempo della Comune.
Unitosi con l'opposizione repubblicana alla fine del Secondo Impero, si arruolò dopo il 4 settembre 1870, dopo la sconfitta di Sedan e la proclamazione della Repubblica, nell’armata della Loira, partecipando alla difesa di Châteaudun e alle battaglie di Coulmiers e di Alençon e divenne, verso la fine della guerra, colonnello del primo battaglione dei Franchi-tiratori[2] di Pargi.del generale Joseph Antoine Ernest Lipowski.
Venne nominato sottotenente poi tenente e capitano dopo il combattimento di Milly-sur-Oise. Il suo battaglione si mise in evidenza a Barneville, Chateaudin, Varize e Alençon. La Cecilia venne nominato comandante dopo la battaglia di Nogent-le-Rotrou e tenente colonnello per il suo eroico contributo alla vittoria di Coulmiers (Loiret). Nel gennaio 1871 divenne colonnello.
Nonostante questa attività traboccante, Napoléon La Cécilia trovò il tempo per sposare Marie David.
Il 15 marzo 1871, La Cécilia si unì al Comitato centrale della Guardia Nazionale federata, e dopo la rivolta del 18 marzo 1871, è diventato capo di stato maggiore del generale Émile Eudes.
Il 24 aprile, venne nominato generale della piazza di Parigi, e prese il comando dell'armata della Comune che operava tra la riva sinistra della Senna e la Bievre[3].
Il suo stato maggiore era situato prima in place Vendôme, successivamente all'Ecole militaire. Prese con se il suo amico giornalista de «Le Rappel», Edgar Monteil, come ufficiale d’ordinanza. Quest'ultimo, nel suo libro dei ricordi, ci dà il ritratto del generale: "Era un uomo piccolo, magro, che camminava veloce, nervoso, la sua faccia era vuota, segnata dal vaiolo, il labbro sottile e stretto senza barba, un po' di baffi, molto miope, portava degli occhiali con lenti spesse”.
Edgar Monteil, senza valide ragioni, attribuì alla moglie di La Cecilia i cambiamenti di carattere del marito che da energico era diventato indeciso e fiacco. Louis Rossel, che sapeva apprezzare gli ufficiali competenti, affidò a La Cecilia il comando dell'esercito del centro della Comune (tra la Senna e la riva sinistra della Bievre). Dal 1° maggio 1871, ha fermamente diretto le operazioni per liberare Fort Issy. Lottò fino all'ultima ora con notevole coraggio, come affermò persino un rapporto della polizia versagliese.
Dopo la sconfitta comunarda, il generale La Cecilia andò in fuga. Come egli stesso raccontò a Victor Hugo, fu salvato da una donna, una sarta, che lo conosceva a malapena. La donna lo nascose a casa sua per cinquantadue giorni; durante una ricerca verso le quattro del mattino, lo fece mettere sul letto e lo coprì con piumini e vestiti, gli uomini della pattuglia cercarono nella stanza e trascurano il letto dove La Cecilia era nascosto.
Marie La Cécilia, sua moglie, fuggì in Belgio. Suo marito si unì a lei e, il 20 luglio 1871, riuscirono ad arrivare in Lussemburgo, a Vianden, dove si trovavano Victor Hugo e la sua famiglia espulsi dal Belgio, che è coerente con le informazioni fornite da Le Radical il 14 giugno 1872 (rimase nascosto cinquantadue giorni da una sarta).
Il poeta raccontò il suo incontro con la coppia: "Il borgomastro [di Vianden] entrò nel giardino dove si trovava un nostro tavolo e mi disse: -Vi presento due compatrioti-. Mi disse i nomi. Arrivavano da Parigi. Erano arrivati cinque giorni prima. Lui si chiamava Monsieur Lacombe. Il signore e Madame Meurice mi sembrava di conoscerli. Li ho fatti sedere. Il borgomastro se ne andò. Allora Monsieur Lacombe mi disse: -Io sono il generale La Cecilia-".
La Cecilia venne espressamente a Vianden per giustificare la sua condotta durante l'esecuzione di una spia versaigliese che non era un bambino come sosteneva la stampa reazionaria. Victor Hugo, in «L’année terrible (L’anno terribile)», aveva scritto "Johannard è crudele e Sérizier infame".
È necessario ristabilire i fatti nella loro rigida realtà. Il 18 maggio 1871, alle Hautes Bruyères, un giovane, perfettamente consapevole delle sue azioni, fu arrestato dai Federati per aver fornito ai pianificatori di Versailles le posizioni dei Comunardi e aver ricevuto 20 franchi come ricompensa per il suo tradimento. Fu condannato a morte da un Consiglio di guerra composto dal generale La Cécilia, comandante del corpo dell'esercito, Johannard, delegato della Comune e da tutti i capi battaglione della zona.
Lissagaray ha commentato così l'evento: "Questo fatto odiosamente mascherato ha fornito a Victor Hugo, che era scarsamente informato su tutta la guerra civile, lo spunto per un versetto di «L’année terrible» tanto ingiusto con La Cécilia e Johannard quanto per uno dei fucilatori di Satory, Sérizier". Victor Hugo, convinto dalle spiegazioni di La Cécilia, diede il suo apprezzamento al suo visitatore: "È un uomo distinto, con un viso molto dolce. Lui è coraggioso”.
La Cecilia e sua moglie sono riusciti a trasferirsi in Germania, dove l'ex generale fu uno dei fondatori della scuola francese destinata ai bambini dei rifugiati.
Dopo si recarono in Inghilterra, dove lavorò per giornali socialisti, insegnò francese presso la «Royal Navy School» di New Cross, a sud-est di Londra, e divenne un membro della Società Filologica d'Inghilterra. La sua cultura e conoscenza di molte lingue antiche e moderne giustifica la sua appartenenza alla Philosogical Society of England. Non appartenne a nessuna formazione politica, ma aveva affinità con i blanquisti.
Collaborò ai giornali di Vermersch e quando apprese l'esecuzione di Rossel e Ferré, scrisse il 29 novembre 1871, sul «Qui vive» di Londra, un articolo elegiaco intitolato «I Martiri»: “(...) Loro sono il coraggio! Rossel e Ferré non ci sono più. Rossel, l'ardente patriota, il fiero soldato, il più intelligente, il più capace. Ferré, l'uomo con la volontà indomabile, l'incarnazione delle idee rivoluzionarie della Comune! (...)".
Le preoccupazioni dell'amministrazione scolastica dei bambini rifugiati, i conflitti personali e gli estenuanti orari della sua vita professionale stavano rovinando la sua salute. Doveva partire di casa alle sei del mattino per insegnare al college navale, e tornare alle sei di sera per insegnare di nuovo ai bambini dei rifugiati. La sua forza si esaurì, i suoi polmoni erano fragili e il clima dell'Inghilterra non gli andava bene. Il 23 ottobre 1872, Napoléon La Cécilia fu condannato in contumacia dal 17° Consiglio di Guerra alla deportazione in un carcere fortificato. Nel frattempo, il 7 luglio 1872, a Napoléon e Marie, nacque un figlio.
All'inizio del 1877, Napoleone La Cécilia, molto malato, dovette abbandonare l'amministrazione della scuola dei bambini dei proscritti e, insieme alla moglie, decisero di lasciare l'Inghilterra per l'Egitto, dove sperava di trovare un clima più favorevole alla sua salute. Ma era già troppo tardi. Morì di tisi polmonare a Ramleh vicino ad Alessandria il 25 novembre 1878. Aveva solo 43 anni.



[1] Capoluogo del dipartimento Indre e Loira nella regione Centro-Valle della Loira
[2] L'espressione Francs-tireurs si trova nei resoconti giornalistici della guerra franco-prussiana, usata per definire un "combattente o piccolo gruppo di combattenti che pratica azioni di guerra contro truppe regolari per evitare l'occupazione o l'evacuazione di centri abitati", in poche parole “cecchini”.
[3] La Bièvre è un fiume che nasce a Guyancourt e dopo 34,6 km si getta nel principale collettore fognario di Parigi. La Bièvre una volta confluiva nella Senna a Parigi (all'altezza della stazione ferroviaria di Parigi-Austerlitz).